Volta a la Provincia de Valencia, Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese

Lonsdale: un danese in Piemonte per rincorrere un sogno

27.09.2025
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Questo mese di settembre Jaspar Lonsdale se lo ricorderà a lungo, di colpo tra Spagna e Italia ha raccolto due vittorie e ha trovato una fiducia che non pensava di poter avere. Il danese classe 2003 che da due stagioni veste la maglia della Ciclistica Rostese sta raccogliendo i frutti di un lungo lavoro. L’italiano lo mastica, ma quando si tratta di raccontare le sue emozioni e le sensazioni di tre settimane intense preferisce farlo in inglese. 

«Sono un po’ a corto di parole – dice sorridendo – perché in questi due anni in Italia non ero mai riuscito a entrare in una top 10, e ora nell’ultimo mese ho raccolto due vittorie e tre piazzamenti importanti. La prima alla Volta a la Provincia de Valencia è stata una liberazione, mi ha aiutato a togliermi qualcosa da dentro, come un peso. Penso di riuscire a correre in maniera più libera, senza pensieri».

Volta a la Provincia de Valencia, Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Lonsdale alla Volta a la Provincia de Valencia ha trovato la sua prima vittoria in maglia Rostese
Volta a la Provincia de Valencia, Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Lonsdale alla Volta a la Provincia de Valencia ha trovato la sua prima vittoria in maglia Rostese
Te l’aspettavi?

Sinceramente no, quando siamo arrivati in Spagna sapevo di stare bene ma non avevo idea di cosa aspettarmi. Il livello non è alto come qui in Italia, diciamo che vincere era importante per avere una svolta e una buona iniezione di fiducia. Ora penso di credere realmente in me stesso. 

In Spagna hai corso due gare a tappe, è un aspetto che ti ha aiutato?

Non saprei, direi che il concetto è più largo. Rispetto alla mia prima stagione in Italia quest’anno ho corso molto di più. Gli allenamenti sono diventati meno impegnativi e dedicati più al ricercare il giusto equilibrio tra ritmo e riposo. Insieme al mio nuovo preparatore mi sono concentrato sul rimanere “fresco” e arrivare alle gare pronto.

E’ cambiato qualcosa rispetto allo scorso anno?

Sento che il team ha davvero tanta fiducia in me e nelle mie potenzialità, quando siamo in corsa percepisco che credono nelle mie qualità e che si possa fare qualcosa di buono. Il primo anno in Italia non è stato semplice, ambientarsi e imparare a correre in un ciclismo totalmente diverso è stato difficile. 

Come mai dalla Danimarca sei andato fino in Piemonte per correre?

Volevo provare a giocarmi le mie chance per diventare un ciclista professionista. Un mio amico, Magnus Henneberg, si è trasferito anche lui dalla Danimarca alla Rostese per correre. Lui non è riuscito nel suo intento di diventare professionista ed è tornato a casa, ma quando abbiamo parlato mi ha consigliato di venire qui. Devo ammettere che mi trovo bene, dedico tutto il mio tempo al ciclismo e sto provando a realizzare il mio sogno.

Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Per Lonsdale (qui al centro) questo è il secondo anno con la Ciclistica Rostese
Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Per Lonsdale (qui al centro) questo è il secondo anno con la Ciclistica Rostese
Cosa facevi in Danimarca?

Una volta finiti gli studi sono andato a lavorare in un negozio di biciclette, facevo il meccanico. Riuscire a incastrare lavoro e allenamenti non era semplice. Ora posso concentrarmi su una cosa sola ed è bellissimo. 

Ti trovi bene qui da noi?

Moltissimo, mi piace tutto. La squadra mi ha dato un appartamento ad Alpignano, un piccolo comune poco fuori Torino. Dell’Italia mi piace tutto, il meteo, le strade e la vita. Avere tanti percorsi diversi dove allenarsi è bello e stimolante. Penso che stare qui mi abbia dato una mano a migliorare e crescere come ciclista, ad esempio mi sento più forte nelle salite corte. Credo ci sia ancora margine. 

Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Il danese si è trasferito alle porte di Torino e ha imparato ad apprezzare e allenarsi sulle strade piemontesi
Jaspar Lonsdale, Ciclistica Rostese
Il danese si è trasferito alle porte di Torino e ha imparato ad apprezzare e allenarsi sulle strade piemontesi
Un mese di settembre che può rappresentare davvero una svolta?

Fino a poco tempo fa pensavo fosse impossibile riuscire a diventare un professionista o avere qualche chance in formazioni continental. Adesso, invece, ci credo davvero. Sono felice e voglio fare un ultimo passo importante e mettermi alla prova anche nelle ultime corse di fine stagione. L’obiettivo è il Lombardia U23, voglio sfidare i ragazzi dei devo team e vedere cosa posso fare ancora.

Garzelli: «Valencia rialza la testa grazie al ciclismo»

10.02.2025
5 min
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La Volta a la Comunitat Valenciana è riuscita ad andare avanti, meglio: a ripartire. Dopo i danni provocati dalla DANA (l’alluvione che ha colpito la Regione di Valencia a fine ottobre) in pochi pensavano che gli abitanti di quella zona sarebbero ripartiti. Invece la comunità, unita, ha messo insieme le forze e radunato quel poco che era rimasto per rialzarsi. Ne avevamo parlato con Stefano Garzelli, il quale aveva raccontato e riportato storie e foto di un popolo colpito duramente. Pochi mesi dopo, esattamente tre, i danni si contano ancora ma la strada sembra meno in salita.

Riprendere

Stefano Garzelli, che a Valencia vive da anni ha costruito legami forti con questa terra. In questi giorni è stato in gara, ha visto e riassaporato il ciclismo prima di iniziare un’altra stagione ai microfoni della RAI come commentatore tecnico. Ma in questi giorni la corsa è stata un contorno, bello ed entusiasmante, ma i protagonisti sono stati altri

«Nei giorni di oggi (venerdì per chi legge, ndr) e domenica – spiega Stefano Garzelli appena rientrato a casa dopo la vittoria di Ivan Romeo ad Alpuente – le sedi di partenza di tappa sono due città colpite pesantemente dalla DANA. In totale sono quattro o cinque i Comuni colpiti che la corsa ha attraversato. Solitamente quando le città ospitano la partenza o l’arrivo di una tappa pagano, in questo caso la partenza alle due cittadine colpite (Algemesì e Alfafar, ndr) è stata lasciata gratuitamente. Tra l’altro due magazzini che contenevano materiale della corsa erano proprio in questi comuni. Casero, l’organizzatore della Volta a la Comunitat Valenciana, ha subito preso la situazione in mano con la voglia di ripartire».

Toccare con mano

Il ciclismo è uno sport che permette di valorizzare il territorio, questo lo si dice da anni quando si parla dei Grandi Giri, ma può anche essere un modo per non essere invisibili agli occhi del mondo. Lo si era fatto con il terremoto dell’Aquila, anche se poi questa iniziativa non aveva scosso le istituzioni nell’accelerare i tempi di ricostruzione. Tuttavia la Regione di Valencia ha un legame profondo con il ciclismo.

«Le immagini – prosegue Garzelli – mostrano che la gente non si è arresa, si è rialzata e ha lavorato ancora più duramente per ripartire. Far vedere certe immagini in televisione serve anche per far capire l’entità dei danni subiti e le perdite materiali. Ma una cosa del genere se non la si vede dal vivo si fa fatica a comprenderla. La vita qui continua, però si capisce che la gente ha vissuto qualcosa che si porterà dentro per sempre. Durante tutte le tappe si sono visti tanti bambini sulle strade, le scuole hanno voluto salutare il passaggio della corsa. E’ stato un modo per dare loro qualcosa di bello dopo mesi difficili.

«Dall’altro lato – dice ancora Garzelli – a Valencia il ciclismo lo si vive intensamente, soprattutto in questo periodo. Tra dicembre e gennaio sono venuti ad allenarsi su queste strade tutti i team WorldTour. Sia loro che gli staff hanno avuto modo di vedere e capire cos’è successo».

Le cicatrici

I danni si vedono ancora, basta guardare attraverso lo schermo e si vedono i segni della distruzione. Le strade sono risultate libere e pronte ad accogliere la sfida tra gli atleti, ma bastava spostare gli occhi sulle città per capire come il fango segnasse ancora muri e case. 

«L’altro giorno – conclude Garzelli – le telecamere hanno inquadrato una pila di duecento o trecento auto distrutte. Quelle sono tutte persone che hanno perso qualcosa, anche solo un mezzo per andare al lavoro. I segni sono ancora evidenti, il fango segna fin dove l’acqua è arrivata spazzando via tutto. Tanti negozi hanno ancora la serranda giù, oppure funzionano ma vedi le conseguenze di quanto successo. Il concessionario che fornisce le auto all’organizzazione ha perso trecento auto nuove in una notte, pensate al danno economico. Tanti ponti sono ancora impraticabili, con l’esercito che ha costruito vie alternative. La Volta a la Comunitat Valenciana è ripartita e ha fatto in modo che questa parte di Spagna non fosse invisibile, sta a noi non chiudere gli occhi».

Casero: «La Valenciana si farà… nonostante la Dana»

20.12.2024
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La Volta a la Comunitat Valenciana riparte con entusiasmo, nonostante le difficoltà causate dalla tremenda alluvione, la Dana, che ha colpito la regione di Valencia lo scorso fine ottobre. L’evento ha danneggiato infrastrutture e colpito la popolazione locale, mettendo inizialmente in dubbio la realizzazione della gara prevista per febbraio. Angel Casero, ex professionista e ora organizzatore dell’evento, ci ha raccontato come sono andate le cose. E come la determinazione e la collaborazione hanno permesso di ripristinare le condizioni per ospitare la corsa.

La Volta, con le sue cinque tappe maschili e la gara femminile finale, rappresenta un simbolo di rinascita per la Valenciana. Dopo settimane di lavoro intenso per ripulire e sistemare i danni, Casero conferma che tutto è pronto per l’edizione 2024.

«La Dana ha fatto molti danni – spiega Casero – distruggendo, tra l’altro, quasi tutto il nostro magazzino. Erano rimaste solo le frecce del percorso. Ma non abbiamo mai perso la speranza di realizzare la gara, anche per rendere omaggio alla popolazione colpita».

Angel Casero (classe 1972 e vincitore della Vuelta 2001) organizzatore della Valenciana
Angel Casero (classe 1972 e vincitore della Vuelta 2001) organizzatore della Valenciana

Più forti della Dana

L’alluvione ha lasciato un segno profondo a Valencia e nei territori circostanti, ma nonostante le difficoltà logistiche, il percorso della Volta è stato confermato.

«Nella popolazione di Masanasa – ha raccontato Angel – dove vivono i genitori di mia moglie, la situazione è stata critica. Per fortuna non ci sono stati incidenti gravi, ma il giorno dopo l’alluvione il nostro magazzino era completamente distrutto. Abbiamo passato tre settimane a pulire e riorganizzare tutto. Due località di salita erano state colpite, ma siamo riusciti a trovare soluzioni per garantire il regolare svolgimento della gara».

Le strade interessate dalla competizione sono state sistemate e non presentano problemi: insomma quello che si pensava fosse il problema maggiore sembra non sussistere. Tuttavia, nelle aree più colpite si percepiscono ancora i segni dell’alluvione.

«L’asfalto è marrone a causa del fango, ma vogliamo portare la corsa proprio qui, per offrire momenti che possano distogliere la mente della gente dalle difficoltà vissute».

Un’immagine dell’alluvione di Valencia dello scorso fine ottobre
Un’immagine dell’alluvione di Valencia dello scorso fine ottobre

Squadre preoccupate

La decisione di mantenere la corsa è stata sostenuta anche dalle amministrazioni locali, con le quali Casero ha lavorato a stretto contatto. Oltre alla ricerca costante degli sponsor che non mancano. Sabadell per esempio ha confermato la sua presenza.

«Abbiamo parlato con i Comuni coinvolti e tutti hanno condiviso l’idea di trasformare l’evento in un momento di rinascita. Sarà un’edizione speciale, pensata per rendere omaggio alla forza e alla resilienza della popolazione».

Tra le iniziative previste c’è una maglia speciale per il leader della corsa, decorata con simboli legati ai territori colpiti dalla Dana. Una maglia il cui design sarà svelato nei prossimi giorni. «Questa maglia – anticipa Casero – rappresenterà un tributo a chi ha vissuto questi momenti difficili».

La Valenciana non è solo una gara ciclistica, ma una vera e propria festa dello sport e soprattutto è un passaggio chiave nella preparazione degli atleti in vista degli appuntamenti che verranno e tanti team infatti hanno chiesto a Casero se si sarebbe disputata o meno.

«In tanti mi hanno chiamato, volevano sapere, organizzarsi. Posso dire che il programma prevede cinque tappe maschili e, nell’ultimo giorno, la corsa femminile al mattino seguita da una competizione per i bambini. Sarà una giornata di celebrazione per tutti, con un messaggio chiaro: nonostante le avversità, siamo qui e andiamo avanti».

McNulty è il campione in carica
McNulty è il campione in carica

La forza dello sport

L’edizione del prossimo anno quindi oltre a designare gli eredi di Marlen Reusser e Brandon McNulty vuole essere un omaggio alle comunità colpite. E infatti soprattutto in fase di presentazione si vuol fare le cose in grande.

«Vogliamo regalare due ore di normalità – ha concluso Casero – a chi ha sofferto. La presentazione delle squadre e il passaggio della corsa saranno momenti speciali per la popolazione. Credo fermamente che lo sport abbia la forza di trasformare le difficoltà in opportunità».

E su quest’ultimo aspetto Casero non ha affatto torto. Proprio lo sport e in particolare la Maratona di Valencia sono stati un grande momenti di rinascita. La gara podistica ha ormai una valenza internazionale nel mondo dell’atletica leggera, averla recuperata, si è corsa il 1° dicembre, cioè 33 giorni dopo la Dana, è stato un enorme segnale per questa regione e il ciclismo non poteva di certo tirarsi indietro.

Valencia cade, ora diamole una mano per rialzarsi

05.11.2024
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Le immagini che arrivano dalla provincia di Valencia mettono davanti a una realtà cruda e difficile da digerire. Di tutto quello che esisteva ora non rimangono che macerie e fango. Il conto delle vittime sale di giorno in giorno, non ci sono più case, negozi, vite. La Spagna è in ginocchio, consapevole che rialzarsi sarà faticoso sia moralmente che economicamente. Ci sono persone che in pochi giorni hanno perso tutto. Anzi in poche ore. Una vita da ricostruire, riadattare. Consapevoli che per ripartire non basteranno le proprie forze, ma servirà appoggiarsi sulle spalle degli altri. Di chi questa tragedia l’ha vissuta, per cancellare il dolore, e su chi ha a cuore le vite degli altri, qualunque sia il suo angolo di mondo. Chi volesse dare una mano trova in fondo all’articolo il link della raccolta fondi messa in piedi da Garzelli e sua moglie. 

Scrivere e dire: «Può succedere a tutti» è scontato e inefficace. Certe tragedie colpiscono e fanno riflettere solamente una volta avvenute. E’ difficile immedesimarsi in un qualcosa di talmente grande che nemmeno chi lo ha vissuto riesce a descriverlo. Serve affidarsi alle parole, al racconto e al ricordo di attimi indelebili. 

Macerie e detriti sono accatastati per strada in attesa di essere sgomberati
Macerie e detriti sono accatastati per strada in attesa di essere sgomberati

La distruzione

Stefano Garzelli ha legato una grande fetta della sua vita a questa terra, Valencia. Sua moglie è spagnola, i suoi figli vanno a scuola qui e sulle strade che non ci sono più si allenavano. L’ex ciclista professionista, ora commentatore tecnico per la RAI, qui ha fondato una scuola di ciclismo. Quei ragazzi ora faticano a pensare che un giorno potranno andare di nuovo in bicicletta. Sono talmente tante le cose da ricostruire che il ciclismo diventa forse l’ultima cosa a cui pensare. Per prime ci sono la vita e la voglia di ripartire. Stefano Garzelli ha vissuto una tragedia simile 12 anni fa, quando una tempesta portò via tutto, compresa la casa dove abitava. 

«A questo giro la mia famiglia e io siamo stati più fortunati – dice al telefono – perché a casa nostra non è arrivata tutta quella pioggia. Basta spostarsi di un paio di chilometri che la situazione cambia parecchio. Da me, a Betera, sono arrivate solamente forti raffiche di vento che non hanno fatto grandi danni. Ma basta uscire di poco per arrivare in una situazione che non ha aggettivi o parole per essere descritta. Ci sono paesi e città distrutte, la gente ha perso tutto, i morti aumentano di giorno in giorno (al pomeriggio di lunedì, giorno in cui stiamo scrivendo, ammontano a 217, ndr). Quello che più spaventa, forse, è il futuro. Migliaia di case sono state distrutte, non ci sono più negozi o attività commerciali».

Si contano più di 80.000 auto distrutte dall’alluvione
Si contano più di 80.000 auto distrutte dall’alluvione

Rialzarsi

Sono passati cinque giorni dalla bomba d’acqua che ha devastato tutto. I soccorsi sono arrivati prima dalla gente e poi dal governo. Come spesso accade i primi a muoversi sono stati i cittadini colpiti dal danno. 

«Ora quello che stanno facendo – prosegue Garzelli – è distribuire cibo e acqua. I supermercati e i negozi non ci sono più, quindi rifornirsi è impossibile. In più le autorità consigliano di non uscire, se non per andare al lavoro. Per chi ancora ce l’ha. Le strade sono bloccate dai mezzi pesanti oppure totalmente distrutte. In Spagna ora la polemica è contro l’intervento tardivo del Governo. I militari sono arrivati solamente quattro giorni dopo il disastro. Si rimbalzano le colpe ma sinceramente interessa poco. Per prime si sono mosse le persone colpite e i volontari: 12.000 cittadini sono scesi in strada a spalare il fango.

«La cosa che mi preoccupa maggiormente – aggiunge – è il futuro. Dei detriti, si contano tra le altre cose 80.000 auto distrutte, non si sa cosa farsene. Come fai a smaltire una così grande quantità di oggetti? Le scuole sono chiuse e anche tra i ragazzi non si parla che dell’alluvione. I miei figli con i loro amici non riescono a discutere di altro e li capisco. Uno dei miei ragazzi della scuola di ciclismo è stato preso dall’acqua, per fortuna è rimasto illeso. 

I cittadini sono scesi in strada per dare una mano, all’appello hanno risposto 12.000 persone
I cittadini sono scesi in strada per dare una mano, all’appello hanno risposto 12.000 persone

Ricordare e ricostruire

La memoria in certe situazioni conserva il dolore, lo rimpasta come fango e lo attacca alle pareti della nostra testa. La tragedia che stanno vivendo a Valencia continuerà a rimanere salda negli occhi di chi l’ha vissuta

«Dimenticare certe cose è impossibile – spiega ancora Stefano Garzelli – io e la mia famiglia lo sappiamo bene. Quando si è saputo che sarebbe arrivata questa perturbazione ero a Filottrano per lo Scarponi Day. Appena ho letto le previsioni e visto quanto successo a Bologna, dato che doveva essere la stessa perturbazione che poi sarebbe arrivata da noi, mi è venuta l’ansia. Da quel fatidico giorno di 12 anni fa ogni volta che piove forte mi prende questo stato emotivo. Anche i miei figli hanno la stessa reazione. 

«Per ripartire è necessario l’aiuto di tutti – conclude – Valencia e la sua provincia non possono farcela da sole. I cittadini sono in ginocchio. Mia moglie Maria ha ideato una raccolta fondi. Con le donazioni andremo a comprare alimenti di prima necessità, successivamente porteremo quanto acquistato nei differenti punti di raccolta nel nostro paese (Betera, ndr) e poi organizzeremo e distribuiremo il tutto casa per casa».

Chiunque abbia voglia di dare una mano può farlo a questo link.

Con Garzelli sulle strade delle corse valenciane

23.02.2023
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A volte la storia del ciclismo e dei campioni passa anche per una strada che non ci si aspetta. Una strada che, nel vero senso della parola, si snoda fra campi coltivati a mandarini e arance e che è costantemente teatro di grandi sfide tra i pro’. E’ la gran fondo Stefano Garzelli, che si terrà in Spagna, a Betera, il 2 aprile prossimo.

Il campione varesino da anni vive nella regione di Valencia. Betera dista meno di 20 chilometri a Nord Ovest di Valencia stessa.

Complici il buon clima, una certa tradizione ciclistica e strade bike friendly, è qui che si tengono corse come la Clasica Comunitat Valenciana 1969, la Volta a la Comunitat Valenciana e tanti transiti della Vuelta Espana. Anche quest’anno la quinta e la sesta tappa toccheranno quelle terre.

Colline più spoglie e grandi coltivazioni di arance e mandarini. Questa foto è stata scattata nel giorno della vittoria di Velasco
Colline più spoglie e grandi coltivazioni di arance e mandarini. Questa foto è stata scattata nel giorno della vittoria di Velasco

Nasce la GF Garzelli

A Betera Stefano Garzelli è ormai di casa e ha deciso di lanciare qui la prima edizione della gran fondo a lui dedicata.

«Più che una prima edizione – racconta la maglia rosa 2000 – per me è un po’ un’edizione zero. Immagino che ci saranno molte cose che dovranno poi essere perfezionate nel corso del tempo, ma c’è la voglia di regalare una giornata di sport e divertimento ai ciclisti della zona e non solo. Penso anche agli appassionati italiani».

E, aggiungiamo noi, ai tanti turisti del Nord Europa che vanno a “svernare” in Spagna. E, credeteci, sono tantissimi, specie i cicloturisti tedeschi e belgi. Tanto più che qualche decina di chilometri più a Sud, fra Oliva, Denia, Benidorm, Calpe, tutte le squadre svolgono i loro ritiri invernali.

Stefano Garzelli con i suoi ragazzi sul percorso della gran fondo che si terrà il 2 aprile
Stefano Garzelli con i suoi ragazzi sul percorso della gran fondo che si terrà il 2 aprile

Tracciato per tutti

Ma torniamo all’evento di Garzelli. Dicevamo “edizione zero”, ma idee chiare. Garzelli vuole unire l’aspetto ludico-turistico a quello agonistico. E per questo Stefano stesso ha pensato ad una formula molto interessante.

Il percorso si snoda su un anello di 120 chilometri per un totale di 1.200 metri di dislivello. Si parte e si arriva a Betera. La prima parte (circa 45 chilometri) è un continuo saliscendi che tende a salire. Poi a Casinos, inizia la salita di Alcublas. La seconda parte, invece è più filante.

«La prima parte – spiega il varesino – sarà ad andatura controllata, dietro macchina. Un’andatura che consentirà a tutti di pedalare senza stress e di godersi il paesaggio. Ai piedi della salita di Alcublas, scatterà la gara. La scalata tocca i 950 metri di quota. E’ lunga 7 chilometri e ha una pendenza media che oscilla fra il 6% e il 7%.

«In cima, ci sarà un grande ristoro. Aspetteremo che il gruppo si ricompatterà e una volta che tutti saranno pronti, ripartiremo per la seconda parte del percorso, che farà ritorno a Betera. Di nuovo un tratto di una trentina di chilometri dietro macchina e gli ultimi 20 chilometri, pianeggianti saranno di gara.

«Ho scelto due tratti diversi per la gara in quanto ritenevo giusto dare spazio sia agli scalatori che ai ciclisti che più amano la pianura e sono veloci. In questo modo tutti avranno le loro possibilità. E poi volevo un evento che fosse per tutti: dalla signora che ama godersi la bici, al cicloamatore che vuole “darsi le legnate” con i compagni!».

In questo modo la gran fondo diventa una “micro corsa a tappe”: una frazione per scalatori e una per velocisti, tutti ad armi pari. Se in cima non fosse previsto il ricongiungimento, le ruote veloci sarebbero tagliate fuori. Una formula innovativa e interessante.

Tanto da vedere

«Al netto dell’evento, a cui tengo molto – prosegue Garzelli – mi piaceva ideare questa gran fondo. Credo sia un’opportunità per il territorio e per gli appassionati. Bisogna considerare che nella zona di Valencia c’è molto da vedere, a partire da Valencia stessa, città stupenda. Facile da raggiungere anche via aereo dall’Italia».

Valencia è una delle città europee che più si è evoluta negli ultimi anni. Ha visto una trasformazione architettonica importante, sviluppandosi “sul mare” e alternando la modernità del litorale alla tradizione del centro storico. Basti pensare che vi sono stati disputati dei Gp di Formula 1 (proprio nell’aera litoranea) ed è stata sede dell’America’s Cup, il più importante trofeo velistico al mondo.

Strade per ciclisti

«La cosa bella di questa zona – spiega Garzelli – è anche la cultura della bici che c’è e che ormai vive nei cittadini. Pensate che la legge del metro e mezzo di distanza tra veicoli e ciclista è stata modificata in 2 metri. C’è grande rispetto per il ciclista. Qui, le auto, sono in grado di restare dietro alle bici per più chilometri senza che si attacchino al clacson.

«E anche la segnaletica è “bike friendly”. Sulle salite per esempio ci sono i cartelli che indicano la pendenza del chilometro che si va ad affrontare e quanto manca alla cima. Sono strade ampie con un buon fondo, sicure. Qui ci sono diverse gare, specie ad inizio stagione. Io ci porto i miei ragazzi, gli allievi, a pedalare. E’ da qui per esempio che viene Iker Bonillo, ora alla Green Project Bardiani e sempre qui mi allenavo io».

Un piccolo paradiso per i ciclisti dunque questa zona valenciana. E sempre per restare in tema di tradizioni e cultura, a fine gara, anziché il pasta party, ci sarà il “paella party”! Una gigantesca e gustosa paella valenciana preparata in un mega padellone.

Ma le sorprese non finiscono qui. Perla del villaggio di gara sarà il Trofeo Senza Fine, che Garzelli conquistò nel 2000. E al suo fianco ci sarà anche il tridente della Tirreno-Adriatico del 2010. Ci si potrà fare un selfie indimenticabile, magari con Garzelli stesso e con altri campioni. Anche Ivan Basso e Alejandro Valverde infatti dovrebbero far parte della sfida!

Per tutte le info potete cliccare qui.

Tuvalum mette in circolo le biciclette ricondizionate

17.02.2023
4 min
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Arriva dalla Spagna, esattamente da Valencia, un progetto davvero innovativo dedicato esclusivamente a biciclette di seconda mano. A crearlo sono stati Ismael Labrador e Alejandro Pons che hanno saputo realizzare un grande laboratorio di biciclette ricondizionate, certificate e garantite da un team di meccanici esperti. Nel farlo hanno rispettato i più alti standard qualitativi a livello europeo.

In una fase come quella attuale in cui tutti noi, dal singolo individuo alle entità collettive, siamo chiamati a fare la nostra parte per la salvaguardia del pianeta, poter ridare vita a prodotti già esistenti assume una grande importanza. Tuvalum si propone di dare il proprio contributo mettendo appunto sul mercato biciclette ricondizionate.

Ismael Labrador (a sinistra) e Alejandro Pons (a destra) sono i fondatori di Tuvalum
Ismael Labrador (a sinistra) e Alejandro Pons (a destra) sono i fondatori di Tuvalum

Ampia disponibilità

Per trovare la bicicletta ricondizionata in grado di soddisfare le proprie esigenze e i propri desideri, basta visitare il sito www.tuvalum.it. La disponibilità di modelli è davvero ampia. Si va dalla strada alla mountain bike, passando per le city bike fino ad arrivare alle e-bike. Ciascun modello disponibile, prima di essere messo in vendita, passa attraverso l’officina specializzata di Tuvalum. Un team di esperti è inoltre a disposizione del cliente per aiutarlo nella scelta della bicicletta per lui ideale.

I controlli ed i lavori svolti nei laboratori di Tuvalum sono meticolosi e volti a fornire mezzi affidabili
I controlli ed i lavori svolti nei laboratori di Tuvalum sono meticolosi e volti a fornire mezzi affidabili

Certificato di garanzia

Una volta revisionate e ricondizionate, le biciclette in vendita vengono dotate del sigillo di garanzia Tuvalum Certified: una certificazione che garantisce gli stessi requisiti tecnici che l’Unione Europea esige per le biciclette nuove, in conformità con la Direttiva sulla Sicurezza Generale dei Prodotti (GPSD, 2001/95/CE) e con la Direttiva 168/2013. Per rendere l’esperienza d’acquisto ancora più sicura e affidabile, Tuvalum offre una garanzia di 12 mesi e l’opportunità di restituire nei successivi 18 mesi la bicicletta acquistata attraverso la piattaforma. Si tratta di una soluzione volta ad agevolare gli appassionati che, stanchi della bicicletta o semplicemente desiderosi di fare un upgrade, vogliono comprare un nuovo prodotto presente nel catalogo Tuvalum.

Tutto in tempi rapidi

Grazie all’officina interna specializzata e al centro logistico potenziato, Tuvalum è in grado di fornire un servizio sempre più personalizzato ed efficiente, e di coprire richieste provenienti da tutta Europa, finalizzando ogni singola transazione entro un massimo di cinque giorni.

Recentemente Tuvalum ha raggiunto un accordo con Soisy, società fintech del Gruppo Mediobanca caratterizzata da un forte know-how nell’offerta di prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi su piattaforme di e-commerce. Grazie a questo accordo chi desidera acquistare una bicicletta attraverso Tuvalum ha oggi l’opportunità di finanziare il proprio acquisto fino a 24 mensilità.

Uno dei meccanici specializzati di Tuvalum al lavoro
Uno dei meccanici specializzati di Tuvalum al lavoro

Il pensiero dei fondatori

Chiudiamo con una dichiarazione congiunta di Ismael Labrador e Alejandro Pons, fondatori di Tuvalum, che ben riassume la filosofia che anima il loro progetto innovativo.

«E’ sempre stato nel DNA di Tuvalum ascoltare i propri clienti e lavorare per offrire loro la migliore esperienza possibile. Ecco perché nel 2015 abbiamo introdotto un sistema di revisione e di ispezione delle biciclette, che all’epoca altri marketplace non avevano. Ora, dopo aver compreso le esigenze della nostra community, abbiamo deciso di fare un ulteriore passo avanti e offrire la migliore esperienza di acquisto di biciclette ricondizionate in Europa. Quello che siamo in grado di offrire oggi è un sistema di garanzia unico nel mercato delle biciclette di seconda mano, con un livello di certificazione costruito secondo i più alti standard del ricondizionato a livello Europeo». 

Tuvalum

Marta ed Elisa, storie diverse e l’iride a vent’anni

23.02.2022
5 min
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E’ difficile dire se la notizia di domenica scorsa sia stata la seconda vittoria di Marta Bastianelli in pochi giorni o il fatto che per ottenerla si sia dovuta lasciare indietro Elisa Balsamo. Sta di fatto che quando la romana ha capito di doversela giocare contro la campionessa del mondo, ha chiesto a Sofia Bertizzolo di portarla alla sua ruota. E a quel punto ha atteso i 200 metri lanciando il testa a testa che l’ha vista imporsi sul traguardo di Valencia.

«Ho cominciato bene – dice con un sorriso così, subito prima di andare a riprendere Clarissa al pulmino della scuola – anche se non ho cambiato nulla rispetto al passato. Forse ha inciso la serenità di pensare che sarà l’ultimo anno e il fatto di vivere una situazione senza particolari ansie. Forse ho ripreso a stare bene fisicamente dopo gli acciacchi dell’anno scorso…».

Soddisfazione doppia per Marta a Valencia dopo la vittoria su Elisa Balsamo
Soddisfazione doppia per Marta a Valencia dopo la vittoria su Elisa Balsamo

La più forte del mondo

Sarà davvero l’ultimo anno? Se pensarlo alleggerisce la tensione, le buone sensazioni in bici riaprono la porta su una scelta che dovrebbe essere definitiva. E siccome questo sì potrebbe essere un pensiero destabilizzante, Marta ha deciso di riporlo nel fondo di un cassetto, riservandosi di riprenderlo quando la stagione avrà emesso i suoi verdetti.

«Nel finale di tappa – dice – ero concentrata sulla volata. Non erano rimaste tante velociste, giusto la Balsamo e io. La Wiebes si è fatta sotto alla fine, ma era sfinita e ha ceduto. Devo dire grazie a Sofia Bertizzolo che mi ha portato fino alle ruote giuste e quando ho capito che me la sarei giocata contro la più forte del mondo, ho cercato di fare al meglio il mio lavoro ed è andata bene».

Marta Bastianelli (qui con Bronzini) ha vinto il mondiale a 20 anni: 2 meno di Elisa Balsamo
Marta Bastianelli (qui con Bronzini) ha vinto il mondiale a 20 anni: 2 meno di Elisa Balsamo
Perché dici che è la più forte del mondo?

Perché è giovane e ha margini incredibili. Perché a 22 anni è già una delle più forti. Perché tiene su certe salite ed è velocissima. Perché ha una forza mentale notevole. Lo vedi se un’atleta è forte ed Elisa è incredibile. E poi mi piace tantissimo come persona.

Se lei è la più forte del mondo, tu che l’hai battuta cosa sei?

Anche io sono stata campionessa del mondo (scoppia a ridere, ndr) e sono stata battuta. Nessuna è imbattibile e lei ha dimostrato la sua superiorità nella prima tappa, che era dura. E’ rimasta davanti e ha vinto la volata.

Tu hai vinto il mondiale a 20 anni, due meno di Elisa. Che effetto fa a quell’età un peso del genere?

Me lo sono chiesta anche io. Ho pensato che a me la maglia pesò tantissimo, invece lei sembra super disinvolta. Dopo la prima tappa, siamo andate a farle i complimenti e le abbiamo detto proprio questo: «Ma a te questa maglia non fa proprio nessun effetto?». Elisa ha sorriso.

Bastianelli Balsamo Leuven 2021
Mondiali di Leuven, dopo l’arrivo l’abbraccio bellissimo fra Balsamo e Marta Bastianelli
Bastianelli Balsamo Leuven 2021
Mondiali di Leuven, dopo l’arrivo l’abbraccio fra Balsamo e Bastianelli
Elisa ha alle spalle uno squadrone, forse la Safi-Pasta Zara di allora non era così forte per te…

E’ quello che ha detto anche lei, guardando le ragazze della Trek-Segafredo. Ha indicato la Longo Borghini e Ellen Van Dijk e mi ha detto: «Se a tirarmi la volata c’è gente così, come faccio a sbagliarle?». Non ha tutti i torti…

Longo Borghini, Bastianelli, Balsamo: un pezzetto della nazionale di Leuven…

Quando vedo loro, mi sento a casa. Alla Longo piace mettersi a disposizione, ma io credo che possiamo ancora tutte fare delle belle cose nelle corse importanti.

Si può fare un bilancio di questi primi mesi con il UAE Adq Team?

Il pacchetto è lo stesso di prima, anche se in ritiro sono stati con noi il team manager Rubens Bertogliati, Melissa Moncada che è presidente del team e anche Mauro Gianetti. C’è un po’ di aria nuova e ci sono ragazze che sarebbero arrivate a prescindere dal cambio di sponsor. Io continuo a lavorare con Pino Toni, con la supervisione di Michele Devoti che sovraintende la preparazione di tutte e alcune ragazze le segue in prima persona (Mavi Garcia, ad esempio, ndr).

Si percepisce che alle spalle del team adesso c’è una realtà ben più grande rispetto a prima?

Con l’Alé sono stata bene per cinque anni, mi sono lasciata in buoni rapporti da persona matura, ma non vi nego che ci sono state alcune promesse non mantenute che mi hanno un po’ delusa! Adesso si sente chiaramente che dietro alla squadra c’è una struttura davvero grande, si parla di altre realtà ed è palpabile il fatto che ci avvicineremo sempre di più alla realtà del team maschile.

Dopo la vittoria, il UAE Adq Team ha fatto giustamente festa attorno a Marta
Dopo la vittoria, il UAE Adq Team ha fatto festa attorno a Marta
Che cosa ti è parso di Safia Al Sayegh, la campionessa degli Emirati?

E’ davvero una ragazza in gamba, che in ritiro si è trovata benissimo con noi. Si vede che con le strade di laggiù la sua preparazione era inferiore alla nostra, ma non si è mai tirata indietro. Le corse cui ha partecipato sono diverse dalle nostre e spero che ora trovi il modo di prepararsi al meglio. La particolarità rispetto alle nostre abitudini è che debba correre sempre con il velo. Ho idea che allenarsi nel deserto dovendosi coprire sia parecchio impegnativo.

E tu come stai?

Le gambe stanno bene, a prescindere che sia o meno l’ultimo anno. Voglio stare con i piedi per terra. Ogni anno si ricomincia, si tira una riga e si riparte. A Valencia mancava la SD Worx, mancavano alcune delle forti. Lo stesso sono pronta per la Omloop Het Nieuwsblad e le strade del mio Nord. So per certo che prenderò la mia dose di schiaffoni, ma di quelli non ho mai avuto paura.

Valenciana, si parte. In gruppo scalpita Conci

02.02.2022
5 min
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Ci sarà da riabituarsi alla bella fatica della gara, con un orecchio alla solita gamba che ha smesso di addormentarsi provocando dolore. Come quando ti svegli dopo giorni di mal di testa e ricominci a fare le solite cose mentre inconsciamente cerchi la spia di quel fastidio, in attesa che la mente lo rimuova. Da stamattina Nicola Conci torna in gruppo alla Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di cinque tappe: per lui la prima dal campionato italiano del 20 giugno.

«Voglio ripartire – diceva ieri mattina dal pullman che lo portava in hotel – è talmente tanto tempo… E anche prima dell’italiano non è che l’anno scorso avessi fatto chissà quante corse. Per questo ho ricominciato presto ad allenarmi. Ad agosto mi sono operato. Poi fermo per due mesi e alla fine a ottobre ho ripreso direttamente. E’ stato un lungo inverno. Abbiamo fatto due ritiri in Spagna e per fortuna anche a casa il tempo è stato buono…».

Parte oggi da Les Alqueries la Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di 5 tappe (fotoo VCV)
Parte oggi da Les Alqueries la Volta a la Comunitat Valenciana, corsa di 5 tappe (fotoo VCV)

Ce lo siamo già detti. Con 19 vittorie il secondo anno da allievo, sei da junior al primo e sette al secondo, nel ciclismo degli ultimi tempi Conci sarebbe stato tentato di passare professionista da subito. Invece scelse di fare due anni alla Zalf Fior e poi è passato alla Trek-Segafredo. Oggi, con 25 anni appena compiuti e dopo varie vicissitudini fisiche fra cui l’intervento per dicostruire l’arteria iliaca, debutta con la maglia della Gazprom-RusVelo.

Un lungo inverno in cerca della condizione e anche la conferma che sia tutto a posto?

Il punto di domanda lo porterò con me ancora per un po’. Quando ho fatto l’operazione, hanno detto che sarebbero serviti due mesi di stop assoluto e che poi per tornare alla piena efficienza, ne sarebbero passati da 6 a 9. Devo dire però che finora non ho fatto fatica a sostenere i carichi della preparazione. E negli ultimi tempi ho iniziato a sentire la voglia di correre. Andare in bicicletta è bello, ma faccio questo lavoro soprattutto perché mi piace correre.

Ci eravamo lasciati con l’incertezza di come sarebbe andata sotto sforzo.

Per ora bene. Dopo l’operazione ho fatto anche un grosso lavoro di osteopatia, perché l’intervento non è stato facile e c’era da mettere tutto in asse. L’ho fatto per tutto l’inverno e ora il solo fastidio che sento a tratti è nella zona del gluteo, però sono dolori muscolari e non quell’indolenzimento da cui solitamente iniziava tutto.

Lavoro di osteopatia e anche palestra?

Per tre volte alla settimana, avendo anche cambiato preparatore. La squadra viene seguita da Maurizio Mazzoleni e da Marco Benfatto che sta facendo esperienza. E la palestra è stata uno dei passaggi fondamentali, con le mie tabelle e così tanta voglia di ripartire e fare bene, che mi sono divertito anche a fare tutti quei lavori.

La sua ultima corsa risale al 20 giugno, giorno del campionato italiano di Colbrelli
La sua ultima corsa risale al 20 giugno, giorno del campionato italiano di Colbrelli
Nel frattempo come è andato l’ambientamento alla Gazprom?

Si è formato un bel gruppo. All’inizio c’erano gli italiani e i russi, ben divisi come è normale, anche fosse solo per il problema della lingua. Dopo due ritiri però c’è una bella amalgama.

Si parte domani (oggi per chi legge) per fare cosa?

Per fare risultato. Sicuramente è l’obiettivo della squadra e anche mio, è tempo di trovare la soddisfazione personale. Ma in questa prima fase mi basterebbe riuscire a dare il massimo per superare i miei limiti senza essere fermato da fastidi esterni.

Che cosa ha comportato cambiare preparatore?

Tornare a uno schema di lavoro più classico. Con Alberati era tutto più particolare, facevamo tanti lavori specifici. Ora ho ripreso a fare spesso la doppia fila, tanto medio in salita e lavori piramidali. Non ho sofferto e adesso voglio di più.

Da Trek a Look: problemi a trovare la posizione?

Ho avuto la bici nuova a dicembre e per non avere problemi ho dato una doppia occhiata alla posizione. Prima con i biomeccanici della squadra e poi con Vedovati con cui lavoro da tempo. Lui è molto preciso e mi fido.

Debutto alla Valenciana e poi?

E poi due settimane abbondanti sul Teide, scendendo per la Tirreno-Adriatico e il Catalunya. Sarà una bella stagione.

Tirreno vuol dire Carpegna: pronto per lasciare il segno?

Eh, il Carpegna fino al Cippo è duro. Ma certo…

Un sorriso affiora, sottile come il dubbio di essere all’altezza. Questo ragazzo è davvero forte, se tutto in quella gamba funzionerà come deve, presto anche i sogni più coraggiosi potrebbero prendere forma. Adesso la Valenciana, teniamo le dita incrociate…

Iker e Ainara, in rotta sull’Italia. Li manda Garzelli

22.10.2021
5 min
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Uno con Reverberi, l’altra con Fidanza. Iker Bonilla e Ainara Albert. Dalla Spagna stanno per arrivare due ragazzi cresciuti insieme nella zona di Valencia, che hanno scelto come proprio referente Stefano Garzelli. Non sono usciti dalla sua squadra, ma lo conoscono da così tanto tempo che a lui si sono affidati. Sono juniores e per andare avanti sulla loro strada hanno scelto l’Italia.

«Li conosco da quando avevano dieci anni – dice il varesino – correvano insieme da bambini. A volte lui batteva lei, a volte lei batteva lui. Non vengono fuori dalla mia scuola, hanno due anni più dei miei allievi. Spero di vedere qualcuno dei miei nei prossimi due anni. Nel 2022 avremo 10 juniores e 10 allievi. Non abbiamo i grossi nomi, anche se lo junior che ha vinto di più in Spagna nel 2021 ha scelto di rimanere con noi. Perché gli permettiamo di imparare a correre restando tranquilli e senza l’assillo del risultato. Gli squadroni vogliono le vittorie, per noi la più bella sarebbe vederli passare professionisti».

Duelli fra campioni

Il discorso prende il largo e scopri che una delle rivalità più accese vede i suoi ragazzi contrapposti a quelli della scuola di Valverde, che ha sponsor importanti e corridori dagli allievi agli under 23. Al Giro del Portogallo se le sono date di santa ragione, mentre Stefano ricorda una corsa in cui il primo era della sua scuola, il secondo di Valverde e il terzo di Samuel Sanchez. Il campione olimpico di Pechino ha una squadra che si chiama NMR Cycling Academy dal nome di un’azienda che fa bici e ha tutte le categorie dai 9 ai 18 anni.

Compagni di squadra nel 2013 a 10 anni, quando si dividevano le vittorie
Compagni di squadra nel 2013 a 10 anni, quando si dividevano le vittorie
Come ha fatto Iker ad arrivare con Reverberi?

A febbraio parlai con Alessandro Donati e con Rossato e così Iker fece il ritiro qui in Spagna insieme alla Bardiani. Reverberi ebbe modo di osservarlo e dato che avevano già in mente di fare il progetto giovani, a marzo abbiamo concluso l’accordo. E’ uno degli junior più forti di Spagna. E anche se non tutti sono d’accordo che passino così presto e non lo sono nemmeno io, penso che potrà crescere con le giuste tutele, perché mi fido di Donati e Rossato. Il calendario under 23 spagnolo non è come in Italia, poteva perdersi.

Per quanto tempo ha firmato?

Due anni, in cui potrà capire se è in grado di puntare più in alto. Li abbiamo visti crescere, ho una foto di Iker di quando correvo ancora con la maglia bianca dell’Acqua&Sapone. Ho anticipato i procuratori. Sono contrario che arrivino pro’ direttamente dagli juniores, ma se proprio qualcuno deve seguirlo, allora meglio che lo facciamo noi. Per ora si tratta solo di aiutarli, più avanti vedremo. Hanno la loro traiettoria già tracciata, ma avevano già persone che ruotavano attorno a loro. 

Certo però, da junior a professionista…

Un errore di tutto l’ambiente, che sto vivendo sulla mia pelle con gli allievi. Pensano tutti di essere Ayuso o Evenepoel, mentre secondo me sarebbero giusti due anni da under 23 prima di passare. Come glielo spieghi però? Ayuso lo conosco bene, è di queste parti anche lui. E’ ambizioso. Ha vinto il Giro U23 e forse era convinto di andare a vincere anche tra i pro’. Se fa fatica lui, agli altri cosa tocca?

Ainara Albert è campionessa spagnola juniores di inseguimento con record nazionale (foto Morales)
Ainara Albert è campionessa spagnola juniores di inseguimento con record nazionale (foto Morales)
Sono contenti di venire in Italia?

Contentissimi. Sarà un’esperienza che li farà crescere, con Donati da una parte e Fidanza dall’altra che li seguiranno bene. Iker potrebbe avere come obiettivo magari di fare il Giro U23, senza altre attese. Invece per Ainara le cose cambiano, perché il salto da junior a elite è alto. Perché non creare un calendario di corse U23 per le ragazze? Lei poi è caduta agli europei pista, cui è arrivata battendo il record spagnolo dell’inseguimento che resisteva da anni. Sbagliando, secondo me, subito dopo l’hanno portata agli europei strada di Trento, ma si è ritirata perché non si era ancora ripresa. Ha firmato con la Isolmant per un anno. Potrebbe avere nel mirino addirittura le Olimpiadi di Parigi.

Tanta roba per due ragazzi di 18 anni…

Sono atleti giovani che possono crescere. A 18 anni sei un ragazzino ed hai in mano il tuo futuro. Il ciclista è imprenditore di se stesso e investe 15 anni della sua vita nello sport. Venire in Italia per entrambi significa uscire dai loro standard, imparare un lavoro nuovo e capire se sono in grado di farlo. L’Italia è una sfida.

Con i piedi per terra?

Assolutamente, ma bisognerebbe fosse così per tutti. Anche quando vinci un mondiale da junior, bisognerebbe sottolineare che i mondiali veri vengono dopo. Il campione del mondo è Alaphilippe oppure Ganna, gli altri sono campioni del mondo giovanili. Invece si dimentica. In televisione si fanno dirette integrali, si usano gli stessi aggettivi per tutti, si fa confusione. E’ un attimo a 18 anni convincersi di essere campioni, la verità è che non hai neanche cominciato…