Una spiaggia toscana dopo Tokyo preparando l’addio alla Valcar

14.08.2021
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Per smaltire la fatica e lo stress di Tokyo, Vittoria Guazzini è andata al mare in Versilia, dove le persone hanno la sua stessa parlata e per un po’ non è stata costretta a parlare di bici. Fino a ieri almeno, oggi infatti la toscana ha ripreso ad allenarsi con vista sul Simac Ladies Tour, come si chiama quest’anno il Boels che torna dopo l’annullamento del 2020.

«Cosa mi resta di Tokyo – dice – è un’esperienza positiva, con il solo rammarico della madison che avrei corso volentieri. Nelle gare di gruppo è indubbio che la sfortuna sia stata più forte di noi, altrimenti credo che Elisa (Balsamo, ndr) nell’omnium avrebbe fatto bene la sua parte. Sul quartetto invece non avevamo grosse aspettative. Ci sarebbe piaciuto fare il podio, certo, ma in ogni caso abbiamo fatto dei tempi molto buoni che fanno ben sperare per le prossime volte».

Tokyo, prima dell’ultimo quartetto, confronto fra Balsamo, Guazzini e Alzini
Tokyo, prima dell’ultimo quartetto, confronto fra Balsamo, Guazzini e Alzini

Strada e pista

Nei giorni scorsi, Salvoldi ha tracciato la road map che porterà le ragazze azzurre fino alle prossime Olimpiadi di Parigi, fra appena tre anni, annotando che ci sarebbe margine per alcune di loro di fare soltanto attività su pista.

«Ho letto – dice – ma io non lascerei mai la strada, anche se probabilmente ci sarebbero le possibilità di fare solo su pista. Si può convivere benissimo con la strada, lavorando bene si può. E io infatti adesso ricomincio proprio su strada. E dopo il Boels farò la Vuelta e non so se rientrerò nei piani per europei e mondiali su strada. Quando eravamo su in Belgio siamo state a vedere il percorso di Leuven. E’ un bel mondiale da Nord, potrebbe andarmi bene».

Valcar addio

Tra i motivi di interesse della sua estate c’è però un colpo di mercato che ha lasciato qualche strascico non proprio simpatico in casa Valcar-Travel&Service in cui Vittoria approdò nel 2019 quando aveva appena 18 anni. A un certo punto infatti, tramite il suo procuratore Fabio Perego, sul nome di Guazzini è arrivata una squadra WorldTour (il comunicato è in arrivo, anche se nell’ambiente sanno tutti il nome e la bandiera).

All’Omloop Het Nieuwsblad di febbraio, per Chiara Consonni e Vittoria Guazzini una giornata difficile
All’Omloop Het Nieuwsblad di febbraio, per Chiara Consonni e Vittoria Guazzini una giornata difficile

«Mi hanno contattato – ammette – e andrò curiosa di scoprire che cosa possano darmi di più o di diverso rispetto alla Valcar, cui auguro tutto il meglio. E’ comprensibile che ci siano rimasti male, perché mi sono stati vicini e mi hanno aspettato quando non ero al massimo. La Valcar per me resta una famiglia».

Arzeni non ci sta

La Valcar ha rilanciato con un’offerta niente male, ma la decisione era già stata presa, per la stessa dinamica che affligge le squadre maschili. I tecnici individuano i talenti più forti e progettano per loro un cammino di crescita, invece li vedono andar via di colpo… sedotti dalle promesse dei procuratori (che nel ciclismo femminile trovano terreno fertile). Il WorldTour porta anche questo, malumore compreso.

Davide Arzeni, direttore sportivo della Valcar, non ha preso troppo bene la novità. Il tecnico ha grandissima stima per la toscana, ne conosce i mezzi e pensa di avere le chiavi per portarla alla maturazione. Si parla di lavoro: un lavoro particolare, di una durezza estrema. E se ha senso che dal prossimo anno Elisa Balsamo vada a guadagnare quello che merita in un team WorldTour, Arzeni pensa che la toscana debba consolidarsi parecchio, visto che tra Covid e Olimpiadi hanno lavorato insieme davvero poco.

Alzini e Guazzini, due punti fermi del quartetto durante gli allenamenti a Montichiari
Alzini e Guazzini, due punti fermi del quartetto durante gli allenamenti a Montichiari

Gambe dure

E mentre la squadra bergamasca ha rinnovato il contratto con Chiara Consonni ed Eleonora Gasparrini, le sfide dell’estate bussano alla porta.

«Ho dieci giorni per ritrovare la gamba – scherza la toscana – e togliermi la ruggine di dosso. Dopo una settimana completamente senza bici, al Boels probabilmente avrò le gambe dure, poi confido che le cose andranno a migliorare. Vado con qualche ambizione, vedremo come andrà a finire».

La Valcar ha già pronta la prossima regina: Eleonora Gasparrini

21.07.2021
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L’anno scorso agli europei di Plouay si fece un gran parlare della vittoria di Nizzolo e solo in seconda battuta si raccontò del successo di Elisa Balsamo. Poco o quasi nulla fu scritto del successo fra le junior di Eleonora Gasparrini, che nell’anno balordo del Covid sarebbe stato da salutare come un germoglio prezioso. Così quando al Giro d’Italia Donne Davide Arzeni, direttore sportivo della Valcar, ci ha detto che per i prossimi anni punterà forte sulla piemontese, abbiamo riaperto il file. Perciò, per chi non la conoscesse ancora, ecco qui Eleonora Camilla Gasparrini nata a Torino, classe 2002, residente a San Dalmazzo di None.

Ritiro sul lago

Le ragazze del team sono in ritiro a Ispra, sul lago Maggiore, vicino casa del loro tecnico, preparando la seconda parte di stagione. Nel gruppo c’è anche Chiara Consonni, che ha rinnovato il contratto per il prossimo anno e si sta riprendendo dal brutto schiaffo dell’esclusione olimpica. Più che la cosa in sé, non sono andati giù i modi e il fatto di averlo saputo alla fine, quando era ormai tardi per preparare il Giro d’Italia. Al fresco del lago, si gettano le basi per il resto della stagione.

«In realtà è caldo come in tutta Italia – dice Eleonora – non cambia molto. Saremo qui fino a venerdì, poi andremo al Giro di Norvegia, con qualche gara open per riprendere il ritmo. Prendo un attimo fiato, perché forse farò gli europei under 23 su pista e poi sicuramente andrò al Boels. Farò tutto d’un fiato, senza tornare a casa, quasi un mesetto in giro».

Eleonora Gasparrini riprenderà a correre dalla Giro di Norvegia
Eleonora Gasparrini riprenderà a correre dalla Giro di Norvegia
Come sta andando questo primo anno fra le grandi?

Molto bene, sono contenta. A inizio stagione ho fatto tante belle corse, da subito. Praticamente ho fatto tutta la campagna del Belgio e quella sicuramente è stata una grande esperienza, che da primo anno è un valore aggiunto. La partecipazione al Giro è stata inaspettata, ma l’ho finito in crescendo, sopra le aspettative.

L’anno scorso eri alla VO2, come mai sei passata alla Valcar?

Vo2 ha fatto la squadra, ma con un’attività prettamente italiana. La Valcar è la squadra giusta per crescere. Ci seguono anche al livello personale, non sei solo un numero come in squadre più grosse e ti accompagnano in un percorso di crescita. E’ una squadra più contenuta, ho un po’ più di spazio e infatti sono riuscita a fare anche belle gare. In altre squadre, forse non avrei la possibilità. E poi c’è tanto da imparare dalle altre ragazze. Sono giovani, ma hanno già 3-4 anni di esperienza in più e sono tanti. In corsa sono dei riferimenti e mi serve tanto. Vedo come muovermi, dove stare e… tutto. Anche fuori corsa negli allenamenti.

Quanto è durata la… sbornia dopo la vittoria degli europei?

Ho rimesso subito i piedi per terra. Diciamo che ho festeggiato senza esagerare. Era il campionato europeo juniores, perciò finiti i festeggiamenti, sono ripartita come prima. Come non avessi fatto niente.

Alcune ragazze dicono che sarebbe utile la categoria under 23 anche per le ragazze.

Potrebbe aiutare un po’ nel passaggio, che è duro. Si sente tanto la differenza e a parte qualche caso particolare, all’inizio si farebbe meno fatica. Quest’anno mi è capitato di non finire qualche corsa, perché ti trovi a correre con le grandi, che magari hanno il doppio dei tuoi anni e dell’esperienza e magari si allenano con gli uomini. E tu arrivi da una categoria juniores, in cui sei abitata a fare 80 chilometri di gara a un altro ritmo, e ti trovi catapultata in questo mondo. Sarebbe un aiuto per il passaggio. D’altro canto però, buttarsi subito nel mezzo ti fa crescere più in fretta.

C’è mai stato un giorno in cui ti sei chiesta chi te l’abbia fatto fare?

Al Giro ci sono stati tanti momenti in cui l’ho un po’ pensato (ride, ndr), come è normale che sia. Dici: ma perché? Però quando ci ripensi a mente fredda, capisci che è stato bello, tutta esperienza. Il Fiandre è stato davvero brutale, perché è stata una gara molto più nervosa, senza tempo per respirare. Poi era molto lunga e praticamente ad inizio di stagione, con pochi chilometri e gare alle spalle, è stata molto dura.

Il ciclismo sarà la tua professione?

Ho finito il liceo quest’anno e in ogni caso continuerò a studiare. Farò Scienze Motorie, perché mi piacerebbe rimanere nel giro dello sport il giorno che smetterò. Finché riuscirò a correre però, vorrei continuare. Dopo la scuola, la vita è cambiata tanto. Riesco a dedicare il 100 per cento alla bici. Ho tempo per il recupero, il riposo, lo stretching. Ho fatto qualche mese a scuola che riuscivo a malapena ad allenarmi e ho dovuto mettere da parte il recupero e tutto il resto. Ora vado in bici e basta.

Stare fuori casa così tanti giorni è pesante?

Ci sono periodi che è impegnativo, perché… casa è casa. Ma se sei nel gruppo giusto, i giorni passano anche in fretta ed è fattibile. Sono abituata a stare fuori casa, quindi non mi pesa tanto. Però quando sono a None, sto coi miei amici, cerco di spassarmela un po’, fare shopping e queste cose qui. Se però non ho voglia di uscire, guardo qualcosa su Netflix. I miei amici capiscono che cosa significhi fare sport ad alto livello. Fino a un certo punto, ma capiscono.

Hai parlato di europei, continuerai anche con la pista?

Non so ancora se andrò, in realtà. In pista non vado da un bel po’, perché da casa mia comunque per andare a Montichiari servono due ore e mezza e la disponibilità di mia mamma, che di solito mi accompagnava. Lo abbiamo fatto fino a gennaio-febbraio e poi l’ho mollata perché non ce la facevo. Andare una volta a settimana, significava perdere ogni volta un giorno di scuola, che aggiunto alle assenze per le gare, era proprio troppo.

Al ritiro della Valcar sul lago c’è anche Chiara Consonni, attesa a un bel rilancio
Al ritiro della Valcar sul lago c’è anche Chiara Consonni, attesa a un bel rilancio
Tua mamma è sempre così disponibile?

Sono stati i miei che andavano già in bici a farmi venire la passione. E in questo sono abbastanza avvantaggiata, perché mi supportano. Quando rientro, cercano di assistermi.  

Davide Arzeni, il tuo direttore sportivo, dice che per il prossimo anno punterà molto su di te, visto che alcune ragazze andranno via. Un peso oppure uno stimolo?

Mi dà fiducia il fatto che mi aspettino e mi fa piacere. E’ bello essere già vista così. Non mi è mai pesato essere quella che ha vinto l’europeo, non sento la pressione. Sono una che la vive abbastanza tranquillamente. Se i risultati vengono, bene, altrimenti non mi metto pressione. So che se sono tranquilla, poi rendo meglio.

Agli ultimi campionati italiani, i corridori del Piemonte hanno fatto incetta di maglie. E’ un caso?

C’è una bella ondata di ragazzi del Piemonte, è vero (ride, ndr). Con la Barale eravamo nella stessa squadra, con il discorso della nazionale, abbiamo passato tanto tempo insieme. Ci conoscevamo da prima, alle gare, venendo dalla stessa regione. Anche se siamo di zone completamente opposte. Chissà come mai… Sarà l’aria che si respira?

La “Conso” si morde la lingua e si prepara per il Giro

01.07.2021
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Chiara Consonni te l’aspetti sempre che rida, quel che è strano semmai è che per due giorni non abbia risposto ai messaggi. Come spia di malumore bastava quello, senza chiederle altro. Invece quando ieri ha risposto mentre preparava la valigia per il Giro d’Italia Donne, il timbro era quello dei soliti giorni. Anche se giusto sabato ha saputo che non andrà alle Olimpiadi. E per il suo orgoglio, il suo ruolo di animatrice, vincente e quasi simbolo del gruppo pista, il colpo non è passato inosservato. E ha preferito mordersi la lingua.

«Vi dico la verità – dice – sapevo di non essere al meglio la settimana scorsa. Si sapeva che una sarebbe restata a casa e quando Dino mi ha chiamato, ho capito che toccava a me. La cosa è inaspettata. Mi sono serviti due giorni per mettere ordine ai pensieri. E ora mi sono data altri obiettivi. Faccio il Giro, speriamo di portare a casa qualche tappa».

Selezioni anomale

La selezione è avvenuta con le prove cronometrate della settimana scorsa, dopo le quali Salvoldi ha dato i nomi. E si è materializzato il dubbio sollevato giorni fa da Elisa Balsamo, che si disse perplessa per selezioni fatte a quel modo: «e se una quel giorno sta poco bene, è giusto che comprometta tutto?». E’ il motivo per cui subito dopo sollevammo qualche quesito sul meccanismo delle convocazioni.

Con le ragazze del quartetto azzurro nel ritiro siciliano a febbraio: mancava solo la Paternoster…
Con le ragazze del quartetto azzurro nel ritiro siciliano a febbraio: mancava solo la Paternoster…
Facciamo subito gli avvocati del diavolo: vedi qualche motivo per cui è stato giusto lasciarti fuori?

Bella domanda (ride nervosamente, ndr). Sicuramente a inizio stagione, dopo la prima parte di Belgio, abbiamo fatto le prime prove cronometrate e poi veramente tanta palestra. Tanti lavori di forza che forse nemmeno ero abituata a fare a marzo e che forse nelle corse su strada successive un po’ mi hanno penalizzato. Comunque dopo le Olimpiadi ci sarà altra pista, non è lavoro buttato. E intanto farò la strada che mi serve.

Sei convincente a metà…

Non lo do tanto a vedere, sono impulsiva, è stato bene non rispondere per quei due, tre giorni. Mi sono davvero morsa la lingua. Capisco le scelte, ma ripeto che non me lo sarei mai aspettato.

Avevi già pronto il discorso da fare per chi fosse rimasta fuori, invece è toccata a te…

Il fatto è che partono in 6, ma correranno in 5. Per cui forse di fronte alla possibilità di dedicare un altro mese alla pista e poi restare lo stesso fuori, tanto vale dedicarsi bene alla strada e provare a fare dei risultati.

Pronta per il Giro?

Mica tanto, per partire domattina (oggi, ndr), intendo… Sonoo in un momento critico, davanti alla valigia ancora vuota. Faccio sempre le cose all’ultimo, ma adesso mi ci dedico e la chiudo.

Hai visto un po’ il percorso del Giro, trovato una tappa che ti piace?

Ci sono alcuni piattoni che potrebbero venirmi bene, ma soprattutto quella che fa il Giro del lago di Como, la sesta, da Colico a Colico. Quella mi potrebbe piacere.

E in futuro?

In futuro ci saranno europei e mondiali. E una squadra che magari perderà qualche pezzo importante, ma che sarà sempre competitiva. Mica mi fermo qui, fra tre anni ci sono le Olimpiadi di Parigi

Sicurezza e sorriso, il tricolore lancia Sanguineti 2.0

24.06.2021
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E’ un fiume in piena Ilaria Sanguineti mentre, a distanza di qualche giorno, ti parla del suo terzo posto al campionato italiano ottenuto il 20 giugno a Castellana Grotte dietro a Longo Borghini e Guderzo.

Per la verità già nel 2019 – in Abruzzo a Castellalto quando vinse Marta Bastianelli – era salita sul gradino più basso del podio tricolore, ma questo ha un gusto diverso, che le dà più consapevolezza nei suoi mezzi nonostante finora tra le elite avesse già vinto 6 gare (le più importanti sono una tappa e la classifica generale al Tour of Bretagne nel 2015 ed un’altra frazione l’anno successivo).

Il podio pugliese di domenica 20 giugno, con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)
Il podio pugliese di domenica 20 giugno, con Longo Borghini, Guderzo e Sanguineti (foto Ossola)

Proviamo quindi a raccontare l’atleta della Valcar & Travel Service – nata a Sanremo il 15 aprile 1994, due giorni prima che Berzin vincesse la Liegi-Bastogne-Liegi – che in Puglia, in una giornata caratterizzata dal vento e da un caldo incredibile, ha saputo raccogliere un buonissimo risultato al termine di una gara condotta con molta lucidità.

Ilaria com’è andata la corsa? Al traguardo scuotevi la testa, speravi in qualcosa di meglio?

Sono felicissima del mio terzo posto perché sono in un buon momento fisico e mentale. Onestamente, ad un certo punto per come si era messa la gara, quando ho visto che eravamo in poche ed erano quasi tutte scalatrici, mi sono detta che forse avrei potuto giocarmela allo sprint se fossimo arrivate così. Ci speravo, ero l’unica velocista.

Eibar, 16 maggio: arrivo in salita e vittoria di Van der Breggen. Non resta che sorridere…
Eibar, 16 maggio: arrivo in salita e vittoria di Van der Breggen. Non resta che sorridere…
E invece…

E invece Elisa (Longo Borghini, ndr) con la sua classe immensa ci ha staccate su un cavalcavia a meno di 2 chilometri dalla fine. Avevo tenuto un suo allungo quando abbiamo chiuso assieme su Camilla Alessio un chilometro prima e siamo rimaste in tre. Poi lei è ripartita, ci ha lasciate lì, da dietro sono rientrate, siamo partite a turno e forse, ripensandoci, ho perso l’attimo giusto, perché la volata per il secondo posto l’ho fatta in rimonta. In ogni caso devo ringraziare le mie compagne Piergiovanni e Malcotti che mi avevano aiutata a rientrare dopo l’ultimo scollinamento a 13 chilometri dall’arrivo.

Che differenza c’è fra il terzo posto del 2019 e quello di quest’anno?

A mio parere vale di più questo. Due anni fa era stata una volata di quindici atlete e gli sprint sono sempre una roulette, anche se vinse la più forte. Qui invece per restare davanti bisognava avere una gran condizione e per quanto mi riguarda essere riuscita a rimanere agganciata agli svariati attacchi delle più forti è una gran cosa.

Assieme è Stitch, il bulldog francese di Ilaria (foto Instagram)
Assieme è Stitch, il bulldog francese di Ilaria (foto Instagram)
E che differenza c’è tra la Sanguineti di allora e quella attuale?

Negli ultimi due anni sono migliorata tantissimo in salita anche perché sono riuscita a calare di peso. Prima mollavo subito di testa ora invece no, sto lavorando sulle salite lunghe per difendermi meglio in quelle corte e per tenere meglio mentalmente.

A cosa devi questo cambiamento?

Ho avuto gente attorno a me che mi ha aiutata molto, soprattutto la persona con cui vivo che è più grande di me e che è una scalatrice (ride, ndr), quindi dovevo migliorare per forza su quel terreno.

Anche psicologicamente ti senti migliorata?

Sì, credo di essere cresciuta anche sotto questo aspetto. Forse ora credo un po’ di più in me stessa, così come mi dicono che dovrei fare sempre sia compagne che avversarie. E questo podio conta, anche se…

Tartu 2015, seconda dietro Niewiadoma agli europei U23: brucia ancora…
Tartu 2015, seconda dietro Niewiadoma agli europei U23: brucia ancora…
Cosa?

Anche se devo ancora trovare un vero equilibrio. Sono un po’ umorale, lo ammetto. Domenica ero partita non troppo convinta e durante la gara avrò cambiato idea mille volte sulla mia condizione. Però sono tornata a casa così felice che lunedì mattina alle 6, dopo che ero andata a dormire sfinita alle 3 dopo un viaggio lunghissimo, ho portato fuori Stitch (il suo cane, un bulldog francese, ndr) che doveva uscire senza sentire la stanchezza.

Ora quali sono i tuoi programmi?

Sabato 26 giugno corro La Course by Tour de France e poi il Giro d’Italia dal 2 all’11 luglio.

Obiettivi e ambizioni?

Due e due al momento. Un obiettivo l’ho centrato, scendere sotto i 60 chili prima degli italiani, l’altro sarebbe tornare a vestire la maglia azzurra in qualche competizione, visto che mi brucia ancora l’argento europeo del 2015 (fu seconda in Estonia nella rassegna continentale U23 dietro la Niewiadoma, ndr). Le ambizioni invece sono a breve termine. Fare risultato a La Course in Bretagna, dove ho già vinto, e poi magari vincere la tappa di Colico al Giro visto che vivo nella zona del lago di Como. Per quel giorno ho fatto un cerchiolino rosso sul calendario.

«La felicità – scrive su Instagram – è in tante cose. La felicità è quando sorridi e non te ne accorgi»
«La felicità – scrive su Instagram – è in tante cose. La felicità è quando sorridi e non te ne accorgi»
Infine, qual è il sacrificio più grande che hai fatto per essere la miglior Sanguineti di sempre?

Chiudere la bocca! Nel senso che io sono una gran golosona. Prima non stavo sempre attenta, mentre ora mi viene più facile rinunciare a qualcosa, senza esasperazioni, che quelle, col cibo, non vanno mai bene.

Montichiari, giorni di lavoro e un’attesa che logora…

16.06.2021
5 min
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«Cerco di stare tranquilla – dice Elisa – di guardare a quel che faccio io e non le altre. Voglio migliorare me stessa per non aver recriminazioni. Perché se mai andrò a Tokyo, come ha detto Viviani, guardandomi indietro in quei giorni non vorrò vedere cose che potevo fare e non ho fatto».

E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo parlato con Elisa Balsamo. Il Giro d’Italia ha portato con sé ogni cosa come una piena, ma in quel periodo la piemontese (un palmares con otto titoli europei e tre mondiali fra strada e pista) si allenava in altura. Adesso però, con la tensione olimpica che monta e memori delle parole di Martinello sul fatto che Elisa sia ormai la leader carismatica del quartetto, siamo tornai alla sua porta. Per fare il punto, certo, ma anche per il piacere di ragionare con una ragazza mai banale. Immaginando anche che nelle lunghe ore a Montichiari (ieri sera, come negli ultimi giorni, le ragazze hanno lasciato l’impianto dopo le 19), lavorando senza sapere chi sarà convocato e chi no, la tensione sia ormai alle stelle. Ci sono nove ragazze fra cui Salvoldi dovrà scegliere e l’assenza degli europei ha reso tutto più impalpabile.

Il Ceratizit Festival Elsy Jacobs è stato l’ultima gara di un’intensa primavera
Il Ceratizit Festival Elsy Jacobs è stato l’ultima gara di un’intensa primavera
Sarebbe servito correre a Minsk?

Mi scoccia tanto che gli europei siano saltati. Quest’anno fra una cancellazione e l’altra abbiamo dovuto reinventarci la stagione più di una volta, questa è stata l’ennesima. Sarebbe stato utile in primis ai tecnici, perché secondo me si fanno meglio le selezioni guardando delle gare. E poi sarebbero stati un bel modo per vedere a che punto sei. Nessuno ci sarebbe arrivato al top della forma, ovviamente, sarebbero stati un passaggio. Il riferimento degli altri serve, anche se poi ciascuno nei giorni che mancano deve lavorare per trovare il suo livello migliore.

Quanto pesa nel gruppo questa attesa?

C’è un bell’ambiente, ma avendo ritardato così tanto le selezioni, c’è anche tensione. Tutte ci tengono, chiaramente, ti senti messa alla prova in ogni cosa. Spero che nel giro di dieci giorni vengano fuori questi nomi. Almeno chi andrà a Tokyo potrà concentrarsi sulla preparazione e chi fosse fuori potrà pensare ad altri obiettivi.

Ai Laghi di Cancano a fine maggio prima del rientro alle corse e in pista (foto Instagram)
Ai Laghi di Cancano a fine maggio prima del rientro alle corse e in pista (foto Instagram)
Un bell’ambiente, ma anche un bello stress insomma?

Ha poco senso secondo me concentrare le scelte in due giorni di test, se così dovesse essere, quando sono anni che Dino ci conosce. E soprattutto non è giusto che, se una in quei due giorni sta poco bene, rischi di rimanere fuori. Non penso che sapendo di essere fuori, non sarei più venuta in pista e lo stesso credo sarebbe per le altre. Le Olimpiadi sono importanti, ma non sono la fine di tutto. Poi ci sono comunque europei e mondiali e c’è anche la strada, anche se riprendersi da tanti lavori specifici fatti per la pista non è semplice.

Quindi le ultime corse sono state funzionali alla pista?

Sì, blocchi di lavoro da integrare con quello specifico.

Nei tuoi programmi c’è il Giro d’Italia come parte dell’eventuale avvicinamento a Tokyo?

Se sarò convocata, comunque non andrò al Giro. Correrò a Fiorenzuola in pista, non mi sento pronta per una corsa a tappe così impegnativa in questo momento e per la preparazione che sto facendo. Però al contempo ringrazio la Valcar per avermi fatto correre tanto questa primavera, perché è stato molto gratificante. Non ce l’avrei fatta ad allenarmi soltanto in pista. Mentre pare che il gruppo di Tokyo potrebbe partecipare a una corsa a tappe, forse il Baloise Ladies Tour, come gli uomini correranno al Giro di Sardegna.

Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Il 14 marzo ha vinto in Belgio il Gp Oetingen, battendo Marianne Vos
Riesci anche a studiare in tutto questo periodo?

Ci sto provando, porto con me i libri ovunque vada. Volevo dare un esame a fine giugno, Storia della Lingua Italiana (il corso avanzato, avevo già fatto il livello base), ma non c’è il tempo materiale per studiare. Mi mancano quattro esami, l’idea è di andare un solo anno fuori corso.

Martinello dice che sei il riferimento del quartetto.

Io invece non ho la certezza di nulla, anche perché sono parecchio scaramantica. Ognuna di noi ha il suo ruolo. C’è quella che fa battute e sdrammatizza. Quella che vede le cose con più lucidità. Quella con cui puoi andare a parlare se hai qualche problema. Il mio ruolo? Dovreste chiederlo alle altre

Un’ultima cosa, stiamo puntando molto anche sul tema sicurezza in strada, parlando anche della storia di Silvia Piccini…

Una delle cose belle del fare tanta pista è che mi sento sicura. Devo avere occhi per le rivali, per i cambi del quartetto, ma non devo guardarmi dalle auto. Quando esco su strada, cerco strade poco trafficate, ma lo stesso si vedono cose incredibili. Loro devono rispettare noi, noi dobbiamo rispettare loro. Chi pedala per mestiere, sa che deve stare in fila e se ci mettiamo affiancati, sappiamo quando e come possiamo farlo. Ugualmente qualche tempo fa, eravamo appunto in due a fare lavori specifici, quindi in fila, e un tale ci ha superato urlando che avrebbe voluto tagliarci la gola.

Settima alla Dwars door de Westhoek vinta da Loreno Wiebes
Settima alla Dwars door de Westhoek vinta da Loreno Wiebes
Chi pedala per mestiere, mentre gli altri?

Vedo amatori che a volte si allargano e occupano tutta la strada e questo è sbagliato. Ma se accade di domenica mattina, che fretta hai di superarli rischiando di ammazzarli? Devi andare al lago? Non ci sono grandi regole né sanzioni, ma c’è una mentalità difficile da sradicare. Chi ha la macchina dovrebbe rendersi conto del rapporto di forza. E drammi come quelli di Silvia non dovrebbero esistere per nessuna ragione al mondo…

Dal Brabante alla Liegi, è ripartita anche Arzuffi

17.04.2021
3 min
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E’ tutto un altro Belgio, pensa Alice Maria Arzuffi pedalando sulle strade dal Brabante alle Ardenne. Per lei che lassù ci passa tutti i mesi d’inverno, il profilo boscoso della regione vallone è uno scenario tutto nuovo. Ma il fatto di ricominciare a correre su strada da queste parti la fa sentire in qualche modo a casa.

Oltre alla campionessa italiana di ciclocross, la Valcar-Travel&Service è sbarcata nuovamente al Nord con Balsamo, Guazzini, Pirrone, Piergiovanni e Malcotti. Nuovamente una casa in affitto e nuovamente Dalia Muccioli in cucina. Arzuffi è rientrata alle corse mercoledì alla Freccia del Brabante. Il lungo stacco dopo la stagione del cross è finito ed è tempo di ricominciare, cercando di mettere chilometri nelle gambe e belle sensazioni negli occhi.

A fine gennaio a Lecce ha conquistato il primo tricolore elite nel cross
A gennaio a Lecce il primo tricolore elite nel cross

«Ho fatto l’ultima gara di cross il 24 febbraio – sorride – e poi mi sono concessa una bellissima vacanza di tre settimane a… Seregno. Ho comprato casa l’anno scorso, non si può andare da nessuna parte, ma se riesci a staccare con la testa, va bene qualsiasi posto. Per quest’anno almeno è andata così».

Sono tante tre settimane senza bici…

Infatti sto facendo tanta fatica. Però, dato che il mio obiettivo rimane il cross, da qui comincia un lungo periodo che porterà alla prossima stagione invernale. Per cui non serve avere troppa fretta, anche perché le gare quassù non saranno tanto allenanti, piuttosto saranno delle belle tirate di collo. Perché i percorsi sono duri. Alla Freccia del Brabante c’erano delle belle salite e dei tratti in pavé, ci sono ragazze che vanno a mille per cui darò una mano e starò semmai in gruppo. Spero di andare meglio in Spagna e poi al Giro d’Italia.

Se inizia la rincorsa al cross, con quale spirito correrai su strada?

Cercando di portare a casa dei buoni risultati. Al Giro voglio puntare a qualche tappa, senza guardare alla classifica generale. Pensando di prendere qualche fuga, correndo in modo aggressivo, non aspettando passivamente le salite. Qualche anno fa potevo ambire a una classifica, ma il ciclismo si sta specializzando e non basta fare cross per essere una scalatrice al livello delle più forti.

A Livigno con sua cugina Maria Giulia Confalonieri (foto Instagram)
A Livigno con sua cugina Maria Giulia Confalonieri (foto Instagram)
Tanto diverso questo Belgio dalle… tue Fiandre?

E’ un altro posto. Nelle mie gare vedo campi e terreni, qua ci sono altri paesaggi. L’unica volta che si viene di qua, è per la Coppa del mondo a Namur.

Ti sei allenata con Maria Giulia Confalonieri nelle scorse settimane?

La mia cuginetta… Abbiamo fatto qualche uscita in bicicletta prima che lei ricominciasse a correre. Se siamo entrambe a casa, ci alleniamo insieme, ma in questo periodo è difficile beccarci. Al massimo ci incrociamo.

Si sta bene alla Valcar?

Sono molto soddisfatta, mi piace andare in giro per l’Europa con questo gruppo. Sono proprio contenta di essere tornata.

Manubrio HollowGram Save SuperSix Evo Valcar

Il manubrio delle SuperSix EVO della Valcar

12.04.2021
4 min
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In occasione delle Classiche del Nord abbiamo avuto modo di vedere da vicino le Cannondale SuperSix EVO in dotazione alla Valcar-Travel&Service, la squadra di Elisa Balsamo, Ilaria Sanguineti e Chiara Consonni. C’è un aspetto che ci è saltato agli occhi, parliamo del manubrio usato dalle ragazze, che rispetto alla dotazione standard in commercio è diverso. Per capire i motivi di questa scelta abbiamo parlato con Ivan Panseri, meccanico della Valcar e anche della nazionale femminile.

Una scelta diversa

Tra i nostri test di biciclette c’è anche quello che abbiamo avuto il piacere di fare con la Cannondale SuperSix EVO, che ci ha permesso di conoscere ancora meglio questa bicicletta dalle prestazioni eccellenti. Fra i componenti che colpiscono maggiormente c’è sicuramente il cockpit, costituito nelle configurazioni di serie dal manubrio e dall’attacco HollowGram Knot. Ma nelle SuperSix della Balsamo e compagne questo elemento è diverso.
«Sulle biciclette delle ragazze abbiamo montato l’attacco e il manubrio HollowGram Save – ci dice subito Ivan Panseri – che sono diversi per alcune caratteristiche rispetto al Knot con cui solitamente vengono equipaggiate le SuperSix Evo».

Più sottile

A prima vista non si direbbe che ci siano grandi differenze, ma non è così.

«Il manubrio Knot ha una superficie maggiore del Save – precisa Panseri – noi abbiamo deciso di optare per quest’ultimo che è un po’ più sottile e le ragazze si trovano meglio».

In effetti le ragazze hanno mediamente mani più piccole rispetto ai ragazzi e un manubrio più sottile può facilitare la presa. C’è anche un’altra caratteristica diversa, infatti il Save è disponibile anche nella larghezza di 36 centimetri, mentre il Knot parta da un minimo di 38 centimetri. Questo potrebbe essere un ulteriore motivo per scegliere il Save, ma il meccanico della Valcar ci tiene a precisare un aspetto.

«Sulle misure c’è da dire che noi per convenzione misuriamo la larghezza del manubrio da centro / centro, mentre Cannondale la misura da lato interno. Questo vuol dire che una nostra misura da 40 per Cannondale è un 38. Comunque di tutte le ragazze solo la Magri usa il 38, mentre le altre hanno il 40»

Un passaggio cavi diverso

Ci sono delle differenze anche per quel che riguarda l’attacco, infatti il Save non ha la cover per far passare i cavi internamente.
«I cavi escono da due fori posti nella parte inferiore del manubrio – ci spiega Panseri – e poi li facciamo entrare direttamente nel tubo sterzo che ha un ampio passaggio. Noi usiamo una guaina termosaldata per mettere insieme i due cavi (quello del freno e quello che va alla centralina dello Shimano Di2, ndr). In questo modo rimane tutto più pulito. Non è un sistema complicato da montare, anzi è piuttosto semplice».

Cavi manubrio Save SuperSix Evo valcar
I cavi vengono uniti e fatti passare nel tubo sterzo
Cavi manubrio Save SuperSix Evo valcar
I cavi uniti con un nastro termosaldato vengono inseriti nel tubo sterzo

Due pezzi ma sembra uno

Entrambi i modelli sono formati da due pezzi, manubrio e attacco. Il primo in carbonio e il secondo in alluminio.
«Anche se è in due pezzi, sembra che sia un manubrio integrato, e le ragazze si trovano molto bene – precisa Panseri – anche nelle Classiche con molto pavé i feedback sono stati ottimi. Le ragazze dicono che assorbe bene le vibrazioni e non abbiamo avuto nessuna rottura o tipo di problema».

Manubrio Save SuperSix Evo Sanguinetti
Il manubrio della Sanguineti è leggermente inclinato
Manubrio Save SuperSix Evo Sanguinetti
Il manubrio della Sanguineti è leggermente inclinato verso il basso

Inclinazione a piacimento

Il sistema HollowGram Save permette di variare l’inclinazione del manubrio di 8 gradi e soddisfare le necessità delle atlete.
«Il manubrio si aggancia con l’attacco tramite quattro viti e in questa zona si trova una specie di mezzaluna che permette di regolare l’inclinazione del manubrio per abbassare o alzare le leve freni. Ad esempio, la Sanguineti ha una inclinazione negativa, mentre le altre ragazze preferiscono stare parallele al terreno»

Un giorno a Bruges fra le Cannondale della Valcar

10.04.2021
3 min
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Approfondimento nei giorni del Nord sulle Cannondale della Valcar-Travel&Service guidata da Davide “Capo” Arzeni, che ha in Elisa Balsamo la punta di diamante. E' Ilaria Sanguineti a spiegarci la Cannondale SuperSix EVO con cui il team corre quest'anno. Una bici leggerissima, aerodinamica e pronta nella risposta. I freni a disco che rendono il gruppo più sicuro. E sensazioni di guida da prima classe. Sono i giorni del Fiandre e della Ronde de Mouscron vinta proprio da Chiara Consonni su questa bici.

Approfittando delle pause fra le corse del Nord, siamo andati nella villa vicino Bruges in cui alloggiava la Valcar-Travel&Service. Volevamo studiare un po’ meglio le Cannondale gialle, che in gruppo tante ragazze guardano con una sottile punta di invidia.

I dati diffusi al riguardo dalla casa americana sono entusiasmanti. Parlano di 30 watt. Ecco quanta potenza si risparmia grazie alla forma dei tubi e il design integrato della nuova SuperSix EVO rispetto alla precedente versione, calcolata a una velocità di 48,3 chilometri all’ora.

Nostra guida per questo viaggio tecnico è Ilaria “Iaia” Sanguineti, ligure di Sanremo classe 1994, che alla Valcar corre dal 2018 e di mestiere fa la velocista. Tirando spesso le volate a ragazze come Elisa Balsamo e Chiara Consonni, che quassù proprio lunedì scorso ha vinto la Ronde de Mouscron.

La SuperSix EVO di Ilaria Sanguineti al via della Ronde de Mouscron
La SuperSix EVO di Ilaria Sanguineti al via della Ronde de Mouscron

Provata con Bettiol

Avevamo già testato la SuperSix EVO su bici.PRO, nella configurazione che Cannondale ha riservato ai professionisti della Ef-Nippo. Avevamo riscontrato il cambiamento nella sezione dei tubi, non più tondi dato che la galleria del vento ha confermato che la forma tonda non è la più aerodinamica.

E’ proprio il loro profilo troncato migliora l’efficienza aerodinamica: risultato che le ragazze apprezzano in pianura ma anche se c’è tanto vento.

«E’ una via di mezzo – spiega Sanguineti – fra la SystemSix (che ad ora la Valcar tiene di scorta, ndr) che era molto aerodinamica e quelle più leggere che usavano le scalatrici. La SuperSix va bene dovunque, anche in volata».

Il carro posteriore è compatto e breve: la reattività nasce da qui
Il carro posteriore è compatto e breve: la reattività nasce da qui

Risposta immediata

Quel che lascia senza fiato le ragazze e tutti coloro che hanno potuto provare questa bici, è la risposta alle accelerazioni. In salita, allo sprint, in pianura.

«La senti come una parte di te – dice Ilaria, durante l’incontro nella casa alle porte di Bruges – e molto dipende dalla forma del carro posteriore così compatto».

Un punto determinante del telaio è infatti il carro posteriore, che si innesta nel piantone davvero molto in basso e con foderi di 40,8 centimetri. Una scelta in controtendenza da quando l’uso dei freni a disco e le forze che essi esercitano proprio sul telaio, ha portato tutti gli altri ad allungare questa parte della bici.

La bici monta lo Shimano Ultegra Di2, ecco il comando della batteria
La bici monta lo Shimano Ultegra Di2, ecco il comando della batteria

Tubeless al debutto

La bici della Valcar è montata con lo Shimano Ultegra Di2, sella Prologo, ruote Vision e coperture Veloflex.

«Nelle corse del Nord – spiega Sanguineti – abbiamo corso con cerchi da 40, ma a disposizione ne abbiamo anche di più alti. Proprio a partire da De Panne invece, per la prima volta abbiamo usato i tubeless da 28 mm e mi sono trovata così bene che ho chiesto di averli anche nella corsa successiva».

Guidabilità. Leggerezza. Compattezza. Sono queste le tre qualità principali della bici della Valcar. Da Bruges per ora è tutto. Ora le ragazze di “Capo” Arzeni sono attese dalla seconda parte di Nord, dalla Freccia del Brabante, all’Amstel Gold Race di domenica prossima.

Balsamo, rischio pazzesco. Il podio va bene…

07.04.2021
3 min
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Certi giorni devi prendere il buono che viene e rendere grazie. Questo pensa forse Elisa Balsamo mentre racconta la sua disavventura e il podio arrivato in modo ormai inaspettato

Dopo l’arrivo, le compagne si sono strette per chiederle come fosse andata
Dopo l’arrivo, le compagne si sono strette per chiederle come fosse andata

«A meno 10 più o meno dall’arrivo – dice – il gancio della ruota davanti di una si è agganciato nei raggi della mia. Siamo rimaste incastrate. Sono stata fortunata a non cadere. Ho distrutto la scarpa strisciando. Lei continuava ad andare avanti, io avevo un piede giù e pattinavo ancora. Non pensavo neanche di riuscire a rientrare per fare la volata. Alla fine è arrivato il podio, sono un po’ dispiaciuta, ma va bene così».

Prova al debutto

Un freddo cane, da ragionare alla partenza se valesse la pena correre. Nevica da ieri, in certe zone i prati sono bianchi. Anche tutto intorno alla villa presa in affitto dalla Valcar la campagna era congelata e bianca, mentre nel salone al pianterreno Elisa studiava e di tanto in tanto guardava fuori per capire che tempo avrebbe trovato l’indomani. E stamattina a Schoten c’era solo un freddo cane. E’ la prima edizione della Scheldeprijs per le donne, dopo che quella degli uomini ha visto la luce nel 1907 ed è la corsa più antica del Belgio.

Interviste in inglese per Elisa, prima del podio
Interviste in inglese per Elisa, prima del podio

Con i bar tutti chiusi, ti salvano la vita gli amici delle squadre con un bicchierino bollente che ti salva la vita. Alle 10 la riunione dei tecnici ha stabilito che gareggerà sull’intera distanza e quando la corsa è cominciata, nessuna delle ragazze si è tirata indietro oppure è parsa disposta a farsi regali.

Giornata storta

Dopo l’arrivo le compagne le sono corse incontro, chiedendo il risultato, raccontando le proprie disavventure, alcune scusandosi per l’apporto forse non all’altezza. E chissà se senza il ritiro di Vittoria Guazzini il finale sarebbe stato diverso. Probabilmente sì. ma come dice Elisa, con i se e con i ma non si va da nessuna parte.

«Sono dispiaciuta – dice – perché questa campagna del Nord è andata molto bene, sono arrivati tanti piazzamenti positivi, ma mi è mancato il podio a De Panne e a Gand. Oggi eravamo qui per vincere, poi il podio va bene, ma dispiace un po’».

Podio finale per Wiebes che ha vinto, davanti a Norsgaard e Balsamo
Podio per Wiebes davanti a Norsgaard e Balsamo

Viaggio a Roma

Eppure il suo viaggio è appena iniziato. Stasera intorno all’ora di cena, le ragazze di Arzeni avranno il volo di ritorno e domattina di buon’ora Balsamo e Guazzini sono attese a Roma per il vaccino, poi torneranno a casa in attesa di ripartire con gli allenamenti in pista. Da qui a Tokyo non ci saranno tanti periodi di recupero. Tanto che scherzando, nella casa sperduta nella campagna belga, ieri si dicevano fra loro di approfittare di quelle ore di attesa. Presto davvero ne sentiranno la mancanza.