Matteo Scalco, VF Group-Bardiani CSF-Faizanè

Il 2026 di Scalco: devo team XDS Astana e una finestra sul WT

14.12.2025
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Matteo Scalco in questi giorni si trova in Spagna, ad Altea, e si sta allenando sulle strade che negli ultimi tre anni lo hanno visto crescere e mettere chilometri nelle gambe. Tuttavia quest’anno qualcosa è cambiato, perché il ragazzino di Thiene si veste di nuovi colori. Ha abbandonato il nido della VF Group-Bardiani ed è pronto a spiccare il volo con la XDS Astana. Quello che lo aspetta è un altro anno da vivere come under 23, l’ultimo a disposizione, ma ciò che cambia è la prospettiva. Matteo Scalco infatti con la XDS Astana ha firmato un contratto triennale: una stagione nel devo team e due nel WorldTour. 

«Rispetto agli scorsi anni – dice Scalco – l’hotel dell’Astana è a un chilometro di distanza rispetto a quello in cui alloggiavamo con la VF Group-Bardiani. Siamo qui da quattro giorni e piano piano mi sto ambientando. Ieri (sabato, ndr) sono arrivati gli altri ragazzi del devo team».

Matteo Scalco nei tre anni con la squadra dei Reverberi è cresciuto diventando un riferimento nelle corse under 23 (Photors.it)
Matteo Scalco nei tre anni con la squadra dei Reverberi è cresciuto diventando un riferimento nelle corse under 23 (Photors.it)
Ultimo anno da under, allora perché cambiare?

In VF Group-Bardiani ero un professionista contrattualmente, ma mi sono sempre sentito come un ragazzo che fa parte di un devo team. Per questo penso di avere ancora ampi margini di crescita e che per sfruttarli al meglio sia giusto fare un passaggio intermedio. Essere parte della formazione di sviluppo qui in XDS Astana mi darà modo di prendere parte alle gare under 23 e di fare un passo alla volta. 

Pensi sia un ulteriore step?

Entrare in un devo team di una squadra WorldTour è sempre un passo in avanti. Non per togliere niente al team di Reverberi, ma sappiamo tutti che nel ciclismo moderno il budget fa tanto. Alle spalle ora ho uno staff molto più grande che mi segue in tutti gli aspetti, non che prima mancasse qualcosa, ma il cambio c’è. 

I progressi del corridore veneto (qui a Capodarco) lo hanno messo sotto la lente di tanti team WorldTour (Photors.it)
I progressi del corridore veneto (qui a Capodarco) lo hanno messo sotto la lente di tanti team WorldTour (Photors.it)
Con chi lavorerai?

Il mio preparatore sarà Cucinotta, mi seguiva già nella passata stagione. Mi sono trovato subito molto bene con lui e non avevo motivo di cambiare, anzi.

Hai già parlato di programmi di lavoro?

Tutto rimarrà invariato più o meno, il principale cambiamento sarà che non inizierò a correre a fine gennaio, ma a metà febbraio. Quando ero in VF Group il programma era stabilito su una ventina di corridori, di cui sei o sette erano under 23. Qui ci sono ventotto atleti del WorldTour e una quindicina del devo team. Per cui i programmi saranno distinti, qualche volta andrò comunque a correre con i professionisti.

Con il devo team della XDS Astana Scalco potrà correre il suo ultimo anno da under puntando a consolidare i progressi fatti (Photors.it)
Con il devo team della XDS Astana Scalco potrà correre il suo ultimo anno da under puntando a consolidare i progressi fatti (Photors.it)
Al Giro delle Valle d’Aosta parlavi di essere un corridore costante, questo ulteriore anno da under servirà per raccogliere qualche risultato di rilievo?

Nel momento in cui ho avuto i primi contatti con l’Astana abbiamo parlato proprio di questo. Il fatto di fare un altro anno da under 23 mi permetterà di tornare in certe gare per cercare di fare risultati importanti. Un calendario ben diviso tra under 23 e gare con la squadra WorldTour mi permetterà di concentrarmi al meglio. Comunque con la VF Group-Bardiani era diverso.

Cosa intendi?

Che anche nelle gare professionistiche si andava con l’obiettivo di fare il miglior risultato e di non mollare. Mentre quest’anno il mio ruolo in squadra, tra i grandi, sarà di supporto

Matteo Scalco, VF Group-Bardiani CSF-Faizanè, Poggiana 2025
Il 2025 di Scalco è stato un anno solido, impreziosito dalla vittoria al GP Sportivi di Poggiana (Photors.it)
Matteo Scalco, VF Group-Bardiani CSF-Faizanè, Poggiana 2025
Il 2025 di Scalco è stato un anno solido, impreziosito dalla vittoria al GP Sportivi di Poggiana (Photors.it)
Dopo risultati del 2025 non avevi voglia di entrare già nel WorldTour?

Mi è sempre piaciuto fare le cose con calma. Ci sono tanti ragazzi che in pochi anni entrano nel WorldTour, però sono dell’idea che non per tutti questo sia il cammino giusto. A volte serve tempo per crescere. Magari avrei anche potuto trovare un contratto di due anni nel WorldTour, ma avrei avuto le occasioni contate. Qui sento di avere tanta fiducia e il 2026 sarà un anno fondamentale per gettare le basi in vista dei prossimi due. 

Alexander Konychev vive a San Marino ed è stato ospite d'onore della festa del Comitato Provinciale FCI di Rimini (foto facebook)

Konychev “torchiato” dai più piccoli: loro chiedono, lui risponde

03.12.2025
7 min
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C’è sempre un momento in cui un adulto torna bambino grazie proprio al loro modo di vedere le cose. E’ stato così anche per Alexander Konychev durante la festa di fine stagione del Comitato Provinciale FCI di Rimini (foto in apertura). Sono appuntamenti sempre attesi dai ciclisti più giovani non solo per gli eventuali riconoscimenti, ma anche per poter avvicinare chi è una loro fonte di ispirazione. E per un pro’ è altrettanto bello rivedersi in chi sogna di diventare come lui.

Si è calato molto bene nella parte il 27enne della Voralberg, nonostante nei suoi inizi sportivi non ci sia stato quel ciclismo di cui suo padre Dimitri è stato uno dei migliori interpreti tra fine anni ‘80 e inizi 2000. Alexander infatti ha giocato a calcio fino a 16 anni. Era un mediano dai piedi buoni tanto da guadagnarsi provini per le giovanili dell’Hellas Verona, squadra per la quale simpatizzava.

Poi è scattata la scintilla per la bici, la stessa che ha ritrovato negli occhi dei suoi giovani interlocutori riminesi anche quando ha messo in palio diversi capi del suo abbigliamento da corridore. A rendere l’atmosfera più magica una lotteria gratuita messa in atto dallo zampino dello speaker Ivan Cecchini. Ogni ragazzino con un tagliando numerico, un’urna per le estrazioni e maglie, guanti, cappellini, calzini e gabbe come premi. E all’orizzonte Konychev – che nel 2026 correrà con un team continental in estremo Oriente – vuole coinvolgere tanti suoi colleghi in iniziative verso i più giovani.

Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Dopo due anni alla Voralberg, Konychev nel 2026 correrà nella continental China Anta-Mentech Cycling Team (foto MWG)
Alexander com’è andato il botta e risposta con i giovani corridori?

E’ andato molto bene, ho risposto a tante cose. Le società presenti si erano organizzate in modo da avere una serie di domande diverse fra loro. Mi hanno chiesto aspetti legati al mondo dei pro’, le gare che mi ricordo di più, le mie esperienze in generale. Diciamo che erano le classiche curiosità da ragazzini, in particolare su come ci si allena in inverno.

Che effetto fa essere ospite di eventi del genere?

Mi ha fatto davvero tanto piacere, innanzitutto perché c’erano tutte le categorie di Rimini e perché ci sono tanti giovanissimi che vanno in bici a fronte di alcune società che purtroppo hanno chiuso. E’ sempre bello confrontarsi con i più piccoli perché hanno tante ambizioni e ti accorgi che basta poco per renderli felici o dargli una motivazione in più. Vivo a San Marino dal 2022, come tanti altri pro’ e per la prossima primavera mi piacerebbe organizzare una pedalata assieme tra noi e loro.

In un certo qual modo ti sei rivisto in loro?

Ho iniziato a correre in bici da junior del primo anno, quindi relativamente tardi, specie per i tempi attuali. Però mi sono ricordato di quando ero un piccolo calciatore che aveva David Beckham come idolo, malgrado non giocassi nel suo ruolo. Tuttavia devo dire che anche il ciclismo giovanile è cambiato in modo esponenziale negli ultimi anni. Quando ero junior ho avuto la possibilità e il privilegio di correre mondiale ed europeo. Ricordo che ci allenavamo dopo la scuola quasi come se fosse uno svago, intensificando più seriamente gli allenamenti solo sotto data per le gare più importanti.

Hai trattato anche questo argomento con i ragazzini?

Certo, è quasi impossibile non farlo. Non sono vecchio, ma quando ho iniziato a correre tutti riuscivano a passare junior e di conseguenza uno sbocco tra gli U23 lo trovavi sempre. Ora gli allievi devono fare risultato, altrimenti non riescono a trovare una squadra tra gli juniores. E se consideriamo che molte squadre chiudono, ti ritrovi che questi ragazzi per non smettere devono andare fuori provincia o regione per correre. E tutto ciò diventa molto impegnativo anche per i genitori.

E’ solo una questione di aspettative?

Sicuramente le differenze delle disponibilità economiche nelle categorie giovanili fra le varie società condizionano molte cose. Avendo fatto diversi anni tra i pro’ temo per il futuro di questi ragazzini. Hanno tante, troppe pressioni. Se poi un allievo mostra doti da corridore a tappe, che sono sempre meno a differenza di altri tipi di corridori, iniziano ad instradarlo su ogni cosa fin da subito col rischio che poi arrivi agli anni decisivi già stanco di un certo tipo di vita. E nessuno si ricorda che hanno 16 anni.

Difficile essere adolescenti in questo ciclismo, non trovi?

Secondo me sì. Juniores e U23 vivono un’età particolare, dove fai fatica a rinunciare agli amici o alla ragazza. Oppure molti mollano la scuola per inseguire il sogno di diventare pro’, senza pensare alle conseguenze. So che è così perché anch’io avevo avuto pensieri del genere, ma il diploma di maturità l’ho conseguito.

Hai fatto bene perché la scuola è importante, ma perché non hai “ceduto” a quella tentazione?

Perché devi riflettere anche quando ti va tutto bene in bici. Tutte le cose prima o poi finiscono, a volte anche all’improvviso e devi sapere cosa potrai fare quando non correrai più in bici. Un diploma della maturità serve sempre, tante volte mi sono ritrovato a parlare di questo con molti miei colleghi. Alcuni mi dicono che non saprebbero cosa andare a fare, anche perché dopo tanti anni che sei in questo mondo, è difficile uscirne o pensare di trovare un lavoro diverso o lontano dalle gare.

Alexander Konychev ha pensato al “piano B” in questi anni?

Mi sono messo avanti in questo senso. Assieme ad Alessandro Fedeli abbiamo un’attività di bike-fitting e preparazione atletica sia a Bussolegno che a San Marino (FBLab studio, ndr), però non mi dispiacerebbe lavorare nell’ambito turistico visto che parlo molto bene diverse lingue. Vivo in una zona in cui ci sono tanti bike-hotel e a Rimini ci sono le persone giuste che potrebbero aiutarmi per questo lavoro. Nel frattempo però ho capito che mi piace ancora pedalare e correre.

Appunto, l’anno prossimo correrai col China Anta-Mentech Cycling Team. Raccontaci di questa nuova avventura?

Quest’anno sono riuscito a vincere quattro gare e, seppur siano minori, vi garantisco che ormai è difficile vincere in qualsiasi corsa. Ho ritrovato quelle motivazioni che avevo smarrito dopo la stagione in Corratec. Mi spiace lasciare la Voralberg, che mi ha accolto bene, dopo due annate molto belle nelle quali c’è stata una grande armonia. Fino a settembre ho assaporato la possibilità di ritornare in un formazione professional, ma non più sentito nessuno. Ho dovuto quindi resettare cercando nuovi stimoli ed anche un calendario più adatto a me.

Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro'. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro’. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro'. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Una chiacchiera e una stretta di mano con un pro’. Basta poco per rendere magici certi momenti dei giovani ciclisti
Cosa intendi?

La Voralberg è una buona formazione che ha sempre disputato gare dure, seguendo la sua indole, ed io le ho corse volentieri, anche mettendomi al servizio dei compagni nonostante le mie caratteristiche siano altre. Ad esempio lo scalatore tedesco Jannis Peter passerà alla Unibet Rose Rockets grazie alle sue prestazioni, ma per me sarebbe stato più difficile restare e cercare di mettermi in mostra. Così ho accettato la buona proposta della squadra cinese che correrà tanto in Europa in gare più inclini a me. L’obiettivo è di provare a guadagnarmi ancora l’attenzione di qualche ProTeam.

Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025

Favero: la scuola della Soudal e l’esame con la Biesse

26.11.2025
6 min
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Il periodo di riposo di Renato Favero ha tardato un po’ di più rispetto agli altri ad arrivare, infatti il corridore che dal 2026 sarà con la Biesse Carrera Premac di Marco Milesi e Dario Nicoletti ha corso i mondiali elite su pista in Cile. Solo una volta terminati i suoi impegni con il quartetto e l’inseguimento individuale ha potuto trovare la meritata pausa invernale. Una quindicina di giorni prima di riprendere la preparazione il 10 novembre. Prima in maniera leggermente più blanda con qualche sessione di palestra, della corsa a piedi, il tutto intervallato da qualche uscita in mtb

Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale
Renato Favero, Italia, mondiali pista 2025, Santiago del Cile, inseguimento individuale

Già all’opera

Nel momento in cui lo chiamiamo Favero ha appena finito una sessione di rulli, è quasi sera ma la giornata lo ha portato a fare un check insieme al suo preparatore per capire se gli esercizi in palestra vengono fatti nella maniera corretta. 

«Un controllo che ha confermato che sto facendo tutto bene – dice Favero con un sorriso – però ci siamo presi il giusto tempo, quindi non ho avuto modo di uscire in bici, così ho recuperato con una sessione di rulli. Adesso sono ufficialmente entrato nel vivo della preparazione. Non ho ancora avuto modo di conoscere personalmente i nuovi compagni e lo staff, ma dovrei farlo a dicembre ai primi test. Oppure ci sarà il tempo di farlo a gennaio con il ritiro a Denia, in Spagna. Negli anni al devo team della Soudal Quick-Step andavamo ad Altea, lì vicino. Cambia il nome della cittadina ma non quello delle salite e delle strade che faremo (sia Denia che Altea si trovano nella Comunità Autonoma Valenciana, ndr)». 

Favero (al centro) insieme a Giami e Grimod (rispettivamente a destra e sinistra) ha vinto il titolo iridato nell’inseguimento individuale da juniores (foto Uci)
Favero (al centro) è da anni nel giro della pista azzurra e da juniores ha vinto il titolo iridato nell’inseguimento individuale (foto Uci)
Che off-season è stata quella dopo il mondiale su pista in Cile?

Rilassante, sono andato in vacanza con i miei amici della pista: Etienne Grimod e Luca Giaimi. Praticamente tra mondiale e ferie abbiamo passato un mese abbondante insieme. Abbiamo un bellissimo rapporto e stare con loro è davvero piacevole. 

Dal mondiale sei tornato soddisfatto?

Speravo di fare qualcosa di meglio. Il quartetto è andato abbastanza bene alla fine, siamo arrivati a pochi decimi di secondo dal podio. Alla fine eravamo un quartetto pressoché giovane, quindi va bene così, anche perché le altre nazionali avevano un livello davvero alto. Mentre, nell’inseguimento individuale pensavo di andare molto più forte. Tuttavia dopo una stagione lunga e con le fatiche del quartetto non è stato semplice fare una buona prestazione. 

Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025
Renato Favero è passato under 23 con la Soudal Quick-Step Development nel 2023
Renato Favero, Soudal Quick-Step Development 2025
Renato Favero è passato under 23 con la Soudal Quick-Step Development nel 2023
Possiamo dire che dal prossimo anno prenderai il posto di Grimod alla Biesse? Gli hai fatto qualche domanda?

Siamo sempre in contatto e in questi due anni ha sempre parlato bene della Biesse, quindi non gli ho fatto tante domande perché sapevo già tante cose. Quando ho scoperto che non avrei più continuato con la Soudal Quick-Step ho capito che all’estero sarebbe stato difficile trovare spazio. Nel momento in cui mi hanno detto dell’interessamento della Biesse Carrera ho accettato subito, credo siano la miglior continental italiana e così ho firmato con loro. 

Perché le strade tue e della Soudal si sono separate?

A inizio luglio mi hanno detto che non avrei proseguito il mio cammino in Belgio, sinceramente il perché non mi è mai stato detto. Penso si aspettassero qualcosa in più nella prima parte della stagione, periodo nel quale ho fatto più fatica. Avevo firmato un contratto di due anni con il devo team e al termine hanno deciso di non continuare.

Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero ha deciso di seguire la strada delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Espoirs nel 2024 (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Renato Favero, Soudall Quick-Step Development, Paris-Roubaix Espoirs (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Favero ha deciso di seguire la strada delle Classiche, qui alla Paris-Roubaix Espoirs nel 2024 (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Ti saresti aspettato qualcosa in più da te stesso?

Credo di aver imparato tanto nel mio periodo alla Soudal Quick-Step, anche se non proseguirò con loro ho accumulato un bagaglio di esperienze importanti. Mi hanno insegnato il loro modo di correre, la loro mentalità e io mi sono messo alla prova in un ambiente tanto diverso dal nostro. 

E’ stato difficile?

Devi essere forte mentalmente, perché si passa tanto tempo via da casa ed è difficile trovare qualcuno che parla la tua lingua. Rispetto alla Borgo Molino, dove ho corso da juniores, è tutto diverso e grande. Quando sono arrivato ho fatto dei test e mi hanno detto che avrei potuto scegliere se far parte del gruppo delle classiche o delle corse a tappe. Ho optato per le classiche anche visto il mio fisico (Favero è alto 192 centimetri, ndr). 

Molti ragazzi partono con in testa le Classiche, ma è difficile affermarsi, per te è stato così?

Correre in Belgio, o in generale al Nord è molto diverso dal farlo in Italia. Tra pavè, vento, muri e tutto il resto c’è molto da imparare e il salto è ampio. Inoltre il modo di correre in gruppo è totalmente differente, si attacca sempre e le corse escono dure e selettive, anche perché ogni dieci minuti qualcuno attacca. 

Questo è ciò che hai imparato?

Sì, soprattutto quest’anno e in particolare nella seconda metà di stagione. Mi sono messo tanto alla prova, lanciandomi in azioni e fughe fin da inizio gara. E proprio ad agosto ho trovato la mia prima vittoria in una gara nazionale. Per me è stata una conferma di quanto fatto. 

Renato Favero, campionato italiano under 23 a cronometro, 2025
Favero torna in Italia consapevole di avere ancora ampi margini di crescita, una disciplina su cui vuole lavorare è la cronometro
Renato Favero, campionato italiano under 23 a cronometro, 2025
Favero torna in Italia consapevole di avere ancora ampi margini di crescita, una disciplina su cui vuole lavorare è la cronometro
Marco Milesi ha detto che in Italia troverai percorsi diversi, credi possa essere comunque un passo importante per crescere ancora?

Le corse del calendario italiano sulla carta sono più toste, con salite lunghe e strappi importanti. Penso sia una cosa positiva per me e non mi spaventa, anzi mi stimola. Tornare in Italia dopo due stagioni in un devo team mi dà la carica, voglio dimostrare di essere tornato più forte di prima. Ci sono ancora tanti margini, uno di questi è la cronometro. Non avevo mai corso una gara contro il tempo e al campionato italiano under 23 ho colto un bel quarto posto. Quindi sono fiducioso di quanto posso fare nella prossima stagione.

Roberto Capello, Team Grenke Auto Eder, Trofeo Emozione Juniores 2025 (Photors.it)

Capello: dalla Red Bull alla EF in cerca di spazio per emergere

24.11.2025
5 min
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Roberto Capello si trova in ritiro in Spagna, più precisamente a Girona, città ormai fulcro del ciclismo nei mesi invernali. La notizia, però, è che il giovane piemontese classe 2007 è insieme alla EF Education EasyPost. Infatti Capello, dopo una sola stagione con il Team Grenke Auto-Eder, passerà under 23 con il devo team della formazione americana. Un cambio di maglia non del tutto inaspettato, le voci sul suo futuro avevano già iniziato a girare la scorsa estate. Ora che però tutto è stato definito siamo venuti dallo stesso Roberto Capello incuriositi da questa scelta (in apertura Photors.it). 

«In questo mini ritiro di inizio stagione – ci racconta Capello – mi sono già fatto una prima impressione della nuova realtà in cui sono arrivato. Abbiamo avuto anche modo di pedalare e prendere le misure con i materiali del prossimo anno».

Roberto Capello, Italia, europeo juniores 2025 (Philippe Pradier/DirectVelo)
Roberto Capello ha concluso la sua seconda stagione da junior nell’europeo di categoria (Philippe Pradier/DirectVelo)
Roberto Capello, Italia, europeo juniores 2025 (Philippe Pradier/DirectVelo)
Roberto Capello ha concluso la sua seconda stagione da junior nell’europeo di categoria (Philippe Pradier/DirectVelo)

Primo contatto

Mentre le temperature in Italia crollano e diventano sempre più invernali, a Girona continua ad esserci un clima favorevole: ottimo per pedalare senza infreddolirsi troppo. 

«Il clima continua a sorriderci – prosegue il piemontese – ci saranno tra i dieci e i quindici gradi. Una temperatura ideale per pedalare, anche se abbiamo fatto solo qualche breve uscita, giusto per qualche test e prendere le misure con il materiale nuovo. Cambiare squadra è sempre un po’ strano, tutto è nuovo, ma il team mi ha fatto subito una buona impressione. Siamo tanti, tra staff e corridori arriviamo a 250 persone».

Roberto Capello, Team Grenke-Auto Eder, Alpes Isère Juniores 2025 (Robert Cachet/DirectVelo)
Capello nel 2025 ha corso con il Team Grenke-Auto Eder (Robert Cachet/DirectVelo)
Roberto Capello, Team Grenke-Auto Eder, Alpes Isère Juniores 2025 (Robert Cachet/DirectVelo)
Capello nel 2025 ha corso con il Team Grenke-Auto Eder (Robert Cachet/DirectVelo)
Partiamo subito, come mai lasciare la Red Bull?

Avrei avuto la possibilità di rimanere con loro nel devo team under 23. Però le prospettive di crescita e di trovare i miei spazi erano minori rispetto a quelle offerte dalla EF. Ho scelto una formazione più piccola (se così si può definire, ndr) così da avere più occasioni per giocarmi le mie chance. 

Una scelta arrivata totalmente da parte tua?

Sì, ci pensavo già da maggio. La Red Bull ha i migliori atleti under 23, l’anno prossimo ci sarà il campione del mondo Lorenzo Finn, poi saliranno tanti miei compagni della Grenke e inoltre arrivano atleti come Magagnotti. Insomma, ho pensato che sarebbe stato difficile trovare lo spazio per mettermi in mostra. In corsa ci vanno cinque o sei atleti e se non dimostri di meritare il posto rischi di correre negli appuntamenti di secondo piano. 

Il passaggio tra gli U23 lo farà con il devo team della EF Education Easy Post, una scelta per cercare maggior spazio
Il passaggio tra gli U23 lo farà con il devo team della EF Education Easy Post, una scelta per cercare maggior spazio
Che prospettiva ti ha offerto la EF Education EasyPost ?

Mi hanno fatto firmare un contratto di quattro anni: uno nel devo team e gli altri tre nel WorldTour. Mi hanno rassicurato che avrò comunque modo di crescere e arrivare al livello richiesto per competere nella massima categoria del ciclismo. 

Qual è questo livello?

Penso che la vera differenza sia adesso, tra gli juniores il livello si sta alzando ma sono pochi i corridori capaci di fare tanta differenza. Invece quando passi under 23 o pro’, il livello di tutto il gruppo diventa davvero elevato. 

Con la maglia del devo team juniores della Red Bull ha conquistato 5 vittorie e 3 podi (Photors.it)
Con la maglia del devo team juniores della Red Bull ha conquistato 5 vittorie e 3 podi (Photors.it)
Hai già corso un anno all’estero, cosa pensi di aver imparato?

A correre come richiesto a livelli internazionali, dove si attende poco e si attacca tanto. Le gare sono più nervose e questa stagione con la Grenke mi ha aiutato a fare un passo importante per la mia crescita personale. 

Si sente tanto la differenza tra Austria e America?

Da quel che ho potuto vedere, EF e Red Bull sono molto diverse. La mentalità tedesca dà meno margine, mentre alla EF sono più aperti al dialogo e ad ascoltare un punto di vista differente. Ascoltano tanto l’opinione del corridore. 

Hai conosciuto i nuovi compagni?

Tutti meno uno. Saremo quattordici nel devo team, la maggior parte saranno atleti americani, poi ci saranno anche ragazzi danesi, svedesi, un belga e infine io. Non mi fa strano essere l’unico italiano, alla fine l’anno scorso ho imparato anche a gestire questo aspetto. Mi sono rafforzato con l’inglese e mi sento più sicuro.

All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
Capello si è messo in mostra anche con in nazionale: qui verso l’argento degli europei, incitato da Frigo che si era fermato
All'europeo Capello (qui incitato da Frigo) è stato in fuga solitaria per 30 km prima di essere ripreso beneficiando dell'altura di Kigali
Capello si è messo in mostra in nazionale: qui verso l’argento degli europei, incitato da Frigo che si era fermato
La EF è un team tanto “colorato”, innovativo, che guarda ad aspetti anche esterni al ciclismo, lo si percepisce?

Da dentro tanto. Si sente un clima più “leggero” e tranquillo. Diciamo divertente.

Quando si parte ufficialmente?

Dopo questo ritiro praticamente iniziamo la preparazione. Nei mesi di dicembre e gennaio non avremo appuntamenti, il primo stage tra noi del devo team sarà a febbraioe inizieremo a correre i primi di marzo. Per il calendario avremo modo di capire bene come incastrare i vari impegni tra scuola, corse e ritiri. Quest’anno ho la maturità e va fatta nel miglior modo possibile

Bryan Olivo, Bahrain Victorious Development

Olivo è pronto a ripartire: «Voglio mostrare il mio reale valore»

02.11.2025
5 min
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Quella appena conclusa è stata l’ultima stagione da under 23 anche per Bryan Olivo, il corridore di Pordenone entrato al Cycling Team Friuli con le stigmate del campione ha vissuto quattro stagioni difficili. Nei primi tre anni con Renzo Boscolo e Roberto Bressan ha messo insieme pochissimi giorni di corsa, appena venti a stagione. Tanti stop, infortuni, frenate e ripartenze che, come spesso accade anche in gara, ti tirano il collo e alla fine ne esci stanco

«Sono a casa da qualche giorno – spiega Olivo – e sto mi sto prendendo un po’ di riposo da una stagione che mi ha stancato più mentalmente che fisicamente. Finalmente ho avuto maggiore continuità, non sono mancati gli intoppi ma di certo non sono stati pesanti come gli ultimi tre anni. E’ stata la prima stagione vissuta con una certa regolarità, però in confronto agli altri anni quando ho avuto le occasioni per mettermi in mostra non sono riuscito a centrare il risultato».

Bryan Olivo, Bahrain Victorious Development, Trofeo Piva 2025 (Photors.it)
Bryan Olivo ha corso l’ultimo anno da under 23 con il Bahrain Victorious Development (Photors.it)
Bryan Olivo, Bahrain Victorious Development, Trofeo Piva 2025 (Photors.it)
Bryan Olivo ha corso l’ultimo anno da under 23 con il Bahrain Victorious Development (Photors.it)

Step dopo step

I passi in avanti Bryan Olivo li ha comunque fatti nel suo percorso da under 23, sicuramente ad ostacoli ma non per questo privo di miglioramenti e alcune soddisfazioni. 

«Quest’anno sono mancato nei momenti in cui mi sarebbe piaciuto confermarmi – ci dice con un velo di amarezza – perché al campionato italiano a cronometro arrivavo stanco dal Giro Next Gen. Allo stesso modo, sempre al Giro, non ho avuto modo di trovare il momento giusto per entrare nella fuga in quelle due tappe dove sapevo di avere qualche chance. Mentalmente non fare risultati pesa, ti stanchi e continui a pensare. Li rincorri e loro scappano, alla fine ne esci provato.

«Peccato perché nel mio cammino da under 23 – spiega Olivo – ho visto una crescita, nonostante i numerosi problemi. A livello fisico e mentale ogni anno sento di aver fatto dei passi in avanti. Penso che se riuscissi a mettere di seguito qualche stagione normale potrei fare ancora di più». 

Il friulano è passato under 23 nel 2022 con il CTF, qui in azione al Tour of Szeklerland (foto Instagram)
Il friulano è passato under 23 nel 2022 con il CTF, qui in azione al Tour of Szeklerland (foto Instagram)
Il problema sono i risultati?

Non ci nascondiamo, nell’ultimo anno da under 23 servono quelli per passare. E’ un chiodo fisso, ma alla fine non ci ho pensato tantissimo nei momenti in cui ero chiamato a fare il mio lavoro. 

Sei passato come uno dei grandi nomi del ciclocross, ma anche per la cronometro, pensi sia mancata una direzione?

No, non direi proprio. Per quelle che sono le mie caratteristiche, per quanto riguarda la corse su strada, ho visto che ci deve essere un certo tipo di percorso. Oppure la gara deve venire selettiva per qualche motivo. Ad esempio alla San Geo, nel 2024, ho vinto in volata su un gruppo ristretto. Non ho lo spunto veloce per gli sprint di gruppo, ma in quel contesto ho dimostrato di saper vincere. 

Coppa San Geo 2024 prima vittoria in linea per Olivo che allo sprint regola quello che è rimasto del gruppo (photors.it)
Coppa San Geo 2024 prima vittoria in linea per Olivo che allo sprint regola quello che è rimasto del gruppo (photors.it)
Allo stesso modo quando la squadra è passata a essere devo team della Bahrain è cambiato qualcosa?

A livello interno, con i compagni di squadra e tanto altro magari sì, soprattutto per l’internazionalizzazione della squadra. Ma erano cose secondarie, come ad esempio la lingua. Diciamo che serviva un buon livello di inglese, mentre al CTF no. 

Per quanto riguarda l’organizzazione?

No, il team ha sempre lavorato bene. Io poi sono seguito da Alessio Mattiussi da quando ero junior, quindi non è cambiato nulla. 

Nel 2023 Olivo ha vinto il tricolore under 23 a cronometro, disciplina che da sempre è nelle sue corde
Nel 2023 Olivo ha vinto il tricolore under 23 a cronometro, disciplina che da sempre è nelle sue corde
Gli spazi in squadra ci sono sempre stati?

Se uno va forte il posto lo trova e le occasioni vengono date. Penso di aver dimostrato di essere un ottimo uomo squadra, ma che fossi bravo a dare una mano e supportare i capitani lo si sapeva già all’interno del team. Quella di non farmi passare è una scelta del team WorldTour, giustamente prendono loro la decisione finale. 

Hai parlato con altri team?

Al momento nulla, uno schermo nero. Non ho idea di cosa farò, cerco di non pensarci troppo e di godermi questi giorni di pausa. Quando sono sedici anni che fai ciclismo e a questo sport hai legato la tua vita è difficile pensare che tutto dipenda da cause esterne. 

In questa stagione ha fatto anche delle corse con il team WordlTour, eccolo alla Nokere Koerse
In questa stagione ha fatto anche delle corse con il team WordlTour, eccolo alla Nokere Koerse
C’è qualcosa che ti rimproveri?

Non saprei in realtà, forse nei primi due anni da under 23 avrei potuto raccogliere qualcosina in più a livello personale. 

Come ti senti a passare elite, è una cosa che ti preoccupa?

A mio avviso è meno importante di quanto sembri. Credo che sia una questione di dimostrare il reale valore dell’atleta, dimostrare ciò che si è e quanto si vale. E sono pronto a mettermi in gioco ancora, sedici anni non possono finire così.

Stefano Masciarelli. Aran Cucine, Coppa del Mobilio 2025 (foto Instagram)

Spunta Stefano, il più giovane dei fratelli Masciarelli

31.10.2025
5 min
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La voce è praticamente identica, tanto che si ha il dubbio di parlare con il fratello maggiore Lorenzo, invece è Stefano Masciarelli a fare un bilancio del suo primo anno da under 23. Il più giovane dei due fratelli abruzzesi sta diventando grande e in questa stagione con la Aran Cucine ha imparato tanto. La bicicletta è ferma in garage da un paio di settimane, da quando alla Coppa del Mobilio ha guardato tutti dal gradino più alto del podio (in apertura indossa la maglia dedicata al vincitore). 

«Era da un po’ di tempo che pensavo a quella gara – racconta da casa Stefano Masciarelli – perché me ne avevano parlato parecchio ed ero curioso di scoprire come fosse. Si divide in due prove, una al mattino e l’altra al pomeriggio. La prima è stata una cronometro lunga, di 30 chilometri. Mentre la seconda era una gara in linea di 132 chilometri. La somma dei tempi avrebbe poi dato la classifica finale. Ho concluso la cronometro al terzo posto, mentre la gara su strada al secondo, così ho vinto la generale».

Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Ecco Stefano Masciarelli alla partenza della prova a cronometro alla Coppa del Mobilio (foto Instagram)
Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Ecco Stefano Masciarelli alla partenza della prova a cronometro alla Coppa del Mobilio (foto Instagram)
Una cronometro impegnativa, era la prima volta su una distanza così importante?

Sì, ed è stata parecchio dura. Avevo già fatto una prova contro il tempo ma era al Giro Next Gen e su una distanza di gran lunga inferiore, meno di 10 chilometri. 

Trenta chilometri sono stati difficili da gestire?

Non molto, ho deciso di seguire un ritmo e l’ho tenuto per tutto il tempo. Certo, gli ultimi quattro chilometri ho spinto senza guardare più il computerino, ero a tutta. Ho fatto anche un paio di errori, perché in una rotonda sono entrato male e ho perso tempo. Non sarebbe cambiato molto perché sono arrivato terzo a due minuti dal primo, quindi bene così. 

Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Stefano Masciarelli ha corso il suo primo anno da U23 alla Aran Cucine, storica formazione abruzzese (foto Instagram)
Stefano Masciarelli. Aran Cucine, 2025 (foto Instagram)
Stefano Masciarelli ha corso il suo primo anno da U23 alla Aran Cucine, storica formazione abruzzese (foto Instagram)
Hai chiuso il tuo primo anno da under, com’è andato?

Tutto sommato sono abbastanza soddisfatto. A inizio anno non mi aspettavo nemmeno di poter stare bene, invece penso sia stato un periodo molto positivo. Al di là dei risultati comunque ho risposto bene anche a livello di numeri. Nella seconda parte di anno ho avuto qualche difficoltà in più, invece. Dopo il Giro Next Gen sono stato colpito da un virus che mi ha debilitato parecchio. 

Ti sei diviso tra gare nazionali e internazionali, come ti sei trovato?

E’ stato un bel modo per approcciarmi alla categoria under 23. In realtà ho corso anche tante corse regionali, alla fine sono utili per trovare il ritmo. Negli appuntamenti nazionali sono riuscito a fare ottimi risultati. Credo si vada forte ovunque ormai, solamente che nelle corse internazionali ci sono molti più corridori di alto livello, di conseguenza emergere diventa difficile. 

Come ti sei trovato con la Aran Cucine?

Molto bene, anche mio padre e mio zio hanno corso qui, conosciamo bene la realtà e la squadra. Penso sia stata una cosa positiva, così come il fatto di conoscere alcuni dei compagni. 

Qual è la cosa che ti porti via da questo primo anno?

Forse ho preso un po’ più di consapevolezza nei miei mezzi. Ho visto che se sto bene posso fare qualche risultato. Inoltre il team ha fatto un calendario completo, con gare importanti dove ho avuto modo di fare esperienza e mettermi alla prova contro i corridori più forti al mondo. 

Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025
Stefano Masciarelli si è diviso nelle corse regionali e nazionali ha avuto modo di mettersi alla prova e di correre con in testa il risultato
Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025
Stefano Masciarelli si è diviso nelle corse regionali e nazionali ha avuto modo di mettersi alla prova e di correre con in testa il risultato
La corsa che ti è piaciuta maggiormente?

Il Giro Next Gen, per il tipo di gara e per il fatto che sembrava di essere a quello dei grandi. Insomma avere RCS che organizza una gara non succede tutti i giorni. 

Che inverno sarà? A sentire tuo papà e tuo fratello in casa sei quello che ama meno il ciclocross.

Mi piace come sport, però non credo di essere troppo adatto per correre nel fango. Mi manca qualcosa a livello tecnico, ad esempio saltare gli ostacoli rimanendo sulla bici. Di solito faccio qualche garetta giusto per passione e divertimento, ma preferisco la strada. 

Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025 (foto Pettinati)
Le corse internazionali sono servite a Stefano Masciarelli per crescere e fare esperienza (foto Pettinati)
Stefano Masciarelli, Aran Cucine, 2025 (foto Pettinati)
Le corse internazionali sono servite a Stefano Masciarelli per crescere e fare esperienza (foto Pettinati)
Hai pensato quali farai?

Quest’anno penserò più a prepararmi per la stagione su strada, visto anche il cambio di team.

Dove andrai?

Il prossimo anno correrò con la SC Padovani Polo Cherry Bank, un bel salto perché è una squadra continental. Però mi sento pronto per fare questo passo nuovo, il 2025 mi è servito tanto e ora vorrei mettermi alla prova anche nelle corse all’estero.

MBH Bank e il nuovo regolamento U23: come cambiano le cose?

27.10.2025
4 min
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Lo schiaffo che l’UCI ha riservato alle formazioni professional italiane è stato forte e ben assestato. I regolamenti cambiano, lo fa anche il ciclismo e bisogna adattarsi, tuttavia le tempistiche dell’Unione Ciclistica Internazionale sono alquanto rivedibili. In meno di una settimana è andato in frantumi buona parte del lavoro fatto durante l’estate da parte delle squadre professional e dei vari progetti legati ai giovani. Il primo a parlarne è stato Roberto Reverberi, che ha ammesso di chiudere quello che era il reparto dedicato agli under 23. Un’altra squadra che ha subito lo scossone del terremoto causato dall’UCI è la MBH Bank-Ballan-Csb

«Era già nell’aria – racconta Gianluca Valoti, che a breve sarà alle prese con i corsi UCI per il patentino da diesse nei professionisti – si sapeva qualcosa, ma la notizia è arrivata in maniera inaspettata in quanto a tempistiche. E’ uscita una regola a ottobre che ci ha lasciato ben poco da interpretare. Certo che in alcuni casi determinati cambiamenti sarebbe bene comunicarli con un po’ di anticipo».

La MBH Bank-Ballan-Csb dal 2026 sarà professional e da mesi lavora alla rosa per l’anno prossimo
La MBH Bank-Ballan-Csb dal 2026 sarà professional e da mesi lavora alla rosa per l’anno prossimo

L’UCI pensa ai corridori?

Le parole di Gianluca Valoti non fanno una piega, la MBH Bank lavora da mesi con l’intento di costruire una squadra che sia in grado di essere competitiva a diversi livelli. Oltre ai nomi di esperienza come quello di Felline e Masnada erano arrivate le notizie di alcuni profili interessanti come quello di Fancellu. Ma la struttura era pronta a partire dalle fondamenta, quindi molti dei ragazzi che in questi anni sono stati protagonisti tra le corse under 23 erano stati promossi al team professional con l’obiettivo di continuare il cammino e raccogliere quanto seminato

«Saperlo prima ci avrebbe dato il tempo di metterci in regola – continua Valoti – anche perché già è difficile fare ciclismo se non si è nel WorldTour, in questo modo tutto diventa ancora più complicato. Il progetto under 23 lo avremmo portato avanti comunque, anche se la comunicazione di questo nuovo regolamento fosse arrivata con anticipo. Dispiace per i ragazzi, perché in questo modo non possono partecipare a corse di rilievo come Giro Next Gen, Trofeo Piva, Recioto, Belvedere e tutte le classiche italiane under 23».

In questi anni come continental la formazione bergamasca ha corso spesso tra i pro’, qui Nespoli al Laigueglia
In questi anni come continental la formazione bergamasca ha corso spesso tra i pro’, qui Nespoli al Laigueglia

Un ciclismo sempre più di vertice

La norma della quale stiamo discutendo è quella che dispone il divieto per le squadre professional di partecipare alle corse internazionali U23. Di per sé il ragionamento sarebbe anche corretto, se non fosse per il fatto di aver in qualche modo agevolato il lavoro dei devo team, ovvero le squadre di sviluppo delle formazioni WorldTour. Siamo chiari, tra le prime 30 squadre al mondo secondo il ranking UCI, ci sono 12 professional, di queste la metà ha una formazione development. Ma fino a quando il regolamento prevedeva che agli atleti under 23 dei team professional era permesso partecipare alle corse internazionali di categoria questa decisione rimaneva interna al team. 

«In qualche modo l’UCI ha comunque agevolato le formazioni devo – spiega Valoti – perché in questo modo noi team professional non possiamo portare in nostri ragazzi alle corse under 23 in quanto professionisti. Tuttavia i ragazzi delle devo vanno spesso a correre con le formazioni WorldTour, quindi hanno comunque modo di fare esperienze che i ragazzi di una normale continental non possono permettersi.

«Noi stessi avevamo pensato di fare una formazione devo – prosegue – ma voleva dire sacrificare una parte del budget dedicato ai professionisti. Se avessimo saputo prima del nuovo regolamento magari avremmo portato avanti l’idea della squadra under 23, anche perché lo sponsor MBH Bank tiene ai giovani, come testimonia il fatto di avere una squadra juniores». 

Cesare Chesini, MBH Bank-Ballan-Csb
Dalla prossima stagione i corridori under 23 delle squadre professional non potranno più correre le gare di categoria
Cesare Chesini, MBH Bank-Ballan-Csb
Dalla prossima stagione i corridori under 23 delle squadre professional non potranno più correre le gare di categoria

Ricalibrare l’attività

Senza la possibilità di partecipare alle principali corse del calendario internazionale under 23 si dovrà trovare il modo di garantire loro un’attività adeguata che permetta di crescere e fare le giuste esperienze. 

«Dovremo capire come gestire le corse – conclude Valoti – e questo passerà dai prossimi incontri che faremo. Uno dei primi è avvenuto proprio lo scorso fine settimana, abbiamo già avuto conferma dei primi inviti ufficiali. Non è nemmeno semplice visto che siamo una formazione nuova. Troveremo le corse adatte ai giovani per farli adattare al meglio al ritmo e alle corse dei professionisti». 

Trofeo Piva 2025, Under 23, gruppo, devo team (photors.it)

EDITORIALE / Gli under 23 che nessuno vuole più

20.10.2025
5 min
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Il divieto di partecipazione per i corridori professional under 23 alle gare internazionali della loro categoria, di cui ci ha parlato ieri Roberto Reverberi, è stato salutato con enfasi da un paio di gruppi sportivi di casa nostra che ravvedono in questo più spazio e maggiori possibilità di prendere corridori. Il punto è capire quale sarà il destino di questi ragazzi… finalmente liberi sul mercato e quali margini di carriera sarà possibile offrirgli. Se l’obiettivo è quello a medio termine per cui la piccola squadra possa fare una bella stagione nel calendario nazionale, allora ne comprendiamo la soddisfazione. Se l’obiettivo è quello a lungo termine di creare potenziali professionisti, allora l’ottimismo viene meno, dato che le squadre italiane in grado di fare formazione per i giovani atleti (per adeguatezza dei loro tecnici e mezzi a disposizione) sono sempre meno. Non si può chiedere alle professional di avere anche il devo team, si potrebbe convincerle dell’utilità di avviare collaborazioni con squadre U23 già esistenti. Il fatto di farle correre nelle internazionali era un compromesso probabilmente accettabile.

Filippo Turconi ha conquistato il Trofeo Piva under 23: dal prossimo anno non potrà parteciparvi (foto Alessio Pederiva)
Filippo Turconi ha conquistato il Trofeo Piva under 23: dal prossimo anno non potrà parteciparvi (foto Alessio Pederiva)

Cercasi squadre under 23

La situazione attuale del mercato giovanile vede i procuratori armati di setaccio, che opzionano corridori anche fra gli allievi e poi li propongono ai devo team e ai team di sviluppo U19, il più delle volte non italiani. Si parla certamente di atleti dotati di cuore, muscoli e polmoni, dato che la selezione avviene sulla base dei test. Poco si riesce a valutare, in questa fase, della maturità, dell’intelligenza tattica, della scaltrezza. I numeri comunque sono bassi: togliamo dal mazzo i grandi motori, che cosa accade a tutti gli altri?

Una delle migliori continental di casa nostra ha ricevuto 40 richieste da parte di juniores in cerca di squadra. Tanti di loro ovviamente smetteranno, anche perché nel frattempo non si registra un aumento delle società under 23, tutt’altro. Basti semplicemente annotare, un anno dopo la chiusura della Zalf Desirée Fior, che a causa della trasformazione in professional, anche il vecchio Team Colpack – dallo scorso anno Team MBH Bank-Ballannon sarà più nella categoria under 23. Mentre il CT Friuli, diventato devo team della Bahrain Victorious, quest’anno aveva solo 8 italiani sui 15 atleti dell’organico.

La MBH Bank-Ballan-CSB diventa un team professional: i suoi under 23 potranno correre soltanto tra i pro’
La MBH Bank-Ballan-CSB diventa un team professional: i suoi under 23 potranno correre soltanto tra i pro’

Motorini spinti al limite

Qualche giorno fa, Daniele Fiorin ha raccontato la difficoltà di fare formazione anche negli allievi. Ormai i ragazzi e le ragazze scelgono di investire tutto sulla strada, perché è qui che si può concretizzare il sogno di farne un lavoro. Ci si trova quindi con società e famiglie che investono (non solo tempo, anche parecchi soldi) su ragazzi di 16-17 anni, perché abbiano il livello necessario per essere notati dai procuratori e di conseguenza dagli squadroni. Ragazzi che magari avrebbero bisogno di fare due stagioni nella casetta di una squadra in cui imparare a diventare adulti e atleti, invece rincorrono il risultato e la prestazione assoluta nel momento in cui dovrebbero soprattutto maturare. Ne deriva una generazione di motori ancora da sviluppare ma spinti al limite che, qualora non trovassero lo sbocco desiderato, si ritroverebbero alle prese con i pochi posti disponibili fra gli juniores. Ha chiuso la Aspiratori Otelli e ha chiuso il Team Giorgi, le squadre che resistono sono ormai piene fino al collo.

Qualcuno dice sorridendo amaramente che se non ci fosse mai stato Remco Evenepoel, tutto questo non accadrebbe. Forse è vero. Le WorldTour sono ancora vittime della ricerca del talento in erba e hanno innescato il meccanismo di una ricerca spasmodica e autodistruttiva. Che fine fanno i diciottenni, dotati di grande motore, che non dovessero risultare appetibili per il WorldTour? Potrebbero diventare interessanti per le squadre professional, che sfrutterebbero la formazione ricevuta nei devo team e potrebbero portarli in un professionismo meno estremo.

Belletta non è arrivato nel WorldTour con la Visma-Lease a Bike e dopo un passaggio alla Solme Olmo diventa pro’ con il Team Polti
Belletta non è arrivato nel WorldTour con la Visma-Lease a Bike e dopo un passaggio alla Solme Olmo diventa pro’ con il Team Polti

Il ciclismo di una volta

La ricerca del talento passa necessariamente dai grandi numeri: se si riduce il campione, è probabile che si riduca anche la probabilità di trovare atleti su cui investire. Quante delle 10 continental italiane del 2025 possono dire di aver proposto ai loro atleti un’attività internazionale qualificata? Quanti giorni di gara all’estero sono riuscite a fare? Quante di loro dal prossimo anno pensano di poter fronteggiare i devo team nel calendario internazionale? Quante si sono date una tabella di investimenti perché i talenti scelgano di restare in Italia anziché andare all’estero?

Fa notizia per questo la scelta del toscano Del Cucina, che dopo aver svolto lo stage con la Tudor Development, ha scelto per gli U23 la SC Padovani 1909 di Ongarato e Petacchi. La sua gestione sarà la cartina al tornasole della possibilità di fare ciclismo giovanile di buon livello anche in Italia. Ma questo evidentemente non passa più per le squadre che arrivano al Giro Next Gen senza aver ancora partecipato a una corsa a tappe e si accontentano di dare ai corridori la dotazione di 10 anni fa, accompagnandola col vecchio motto: «Zitti e menare!». Il mondo è cambiato, in ogni ambito. Il ciclismo di una volta non basta più.

Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe

28 domande per scoprire il mondo di Lorenzo Finn

11.10.2025
8 min
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La prima stagione tra gli under 23 di Lorenzo Mark Finn si è conclusa sulle strade del Gran Piemonte giovedì 9 ottobre scorso. Trentotto giorni di corsa conditi da tre vittorie, tra le quali spicca il bis iridato di Kigali. Uno dei prospetti di maggior talento del movimento italiano ha terminato la sua prima stagione con la Red Bull-BORA-Hansgrohe, e noi non vediamo l’ora che inizi la prossima per vedere quanto ancora potrà crescere il giovane ligure. 

Il suo talento è esploso quando è entrato nella categoria juniores, prima con il CPS Professional Team, poi con la Grenke-Auto Eder. E’ stato il primo azzurro a lasciare l’Italia per correre all’estero, seguendo il programma della formazione juniores tedesca. Infine entrando nel devo team Red Bull. 

Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)
Lorenzo Mark Finn, Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies, Coppa San Daniele (Photors.it)
Alla Coppa San Daniele Lorenzo Finn ha messo il suo terzo e ultimo sigillo sulla stagione 2025 (Photors.it)

Racchetta e pallone

La storia sportiva di Lorenzo Finn non parte subito con la bicicletta, ma nasce con due sport totalmente differenti: tennis e calcio

«Ho iniziato a giocare a questi due sport fin da piccolo, non ricordo l’età esatta ma avrò avuto cinque o sei anni – racconta Finn – e ho continuato fino ai dodici. La scelta di giocare a calcio direi che arriva dal fatto che in Italia sia lo sport nazionale, quindi per un bambino è più facile guardare in quella direzione. Mentre il tennis non ricordo esattamente se fosse una passione mia o se volessi provare per curiosità. Poi mio padre ha sempre giocato a calcio, per cui guardandolo mi sono avvicinato a questo sport».

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Il ciclismo nella vita di Lorenzo Finn è arrivato all’età di 12 anni (foto Instagram)
Il ciclismo com’è arrivato?

La bici è arrivata perché ho avuto un po’ di problemi al ginocchio, durante l’età della crescita ho sofferto del morbo di Osgood-Schlatter. Non riuscivo a correre bene a causa del dolore, mentre andando in bici non avevo alcun tipo di problema. A parte che andavo già in bicicletta, sempre insieme a mio padre. 

Senza il pensiero di gareggiare?

No, facevamo qualche giro il sabato o la domenica e passavamo il tempo insieme. Visto il problema al ginocchio ho voluto provare questo nuovo sport e me ne sono innamorato subito. 

Quale era la cosa che ti piaceva di più nel pedalare con tuo padre? 

Stare all’aria aperta, fare le strade dove non c’era traffico. Mi ha sempre affascinato la fatica della salita, comunque la solitudine che si prova in quei momenti è qualcosa di piacevole. Quella sensazione di smarrimento, sei lì con te stesso e pensi. Una volta che la provi la capisci subito.

Sei arrivato subito alla bici da strada?

Ho iniziato al Bici Camogli, dove facevano principalmente mountain bike e ho provato a fare qualche giretto ma non mi è piaciuto molto. 

Una volta al Bici Camogli cosa ti ha conquistato?

Pian piano ho conosciuto tutto il mondo delle gare. Seguivo già il Tour de France, comunque sapevo delle grandi corse, però ho scoperto i vari ambienti del ciclismo. Nelle prime gare ho iniziato a interessarmi anche un po’ della preparazione e dei vari impegni che richiede la bicicletta. 

Ti è piaciuta questa parte analitica?

Da subito mi sono interessato all’ambito tecnico e scientifico. Non i primi anni, lì mi allenavo con il gruppo del Bici Camogli senza guardare a questi aspetti. 

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
In bici Lorenzo Finn ha subito scoperto la passione per il suo habitat naturale: la salita (foto Instagram)
Cosa ricordi di quegli anni?

Ci trovavamo a Uscia, un paese vicino a casa mia, facevamo un giro e il nostro allenatore ci seguiva nel furgoncino e ci allenavamo un po’ a sentimento. Ci divertivamo sui percorsi che trovavamo e magari facevamo qualche gara sulle salite.

Hai sempre avuto questo aspetto della competizione? 

Mi è sempre piaciuta. All’inizio non ero troppo agguerrito, però con gli anni si è sempre più sviluppato. Sì, alla fine è venuta col tempo. Mi è sempre piaciuta la sfida nel mostrare il meglio che si è in grado di fare. Tirare fuori il massimo da sé stessi e dal proprio fisico, capire dove si può arrivare lavorando al massimo. 

La voglia di provare a vincere quando è arrivata?

Da allievo, quando ho iniziato a prendere il ciclismo più seriamente. Con il tempo è arrivata anche questa sensazione

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
Le vittorie sono arrivate più avanti, ma la prima non si scorda mai (foto Instagram)
Ti ricordi la prima volta che l’hai provata?

Con la prima vittoria in Toscana. E’ stata veramente una bella giornata, inaspettata. Ero un po’ sotto shock, però da quel momento ho sbloccato il concetto di voler vincere. 

Sul passaggio alla categoria juniores?

Vedendo come si stava evolvendo il ciclismo moderno ho capito subito quanto fosse importante, che era giunto il momento di fare le cose seriamente. Anche con la scuola e la difficoltà dello studio era comunque fondamentale mantenere la concentrazione al 100 per cento su questi due aspetti. 

Nel frattempo hai studiato al liceo scientifico?

Sì, quando ho scelto l’indirizzo di studio in terza media non sapevo che poi la mia vita sarebbe andata in questa direzione. A livello accademico volevo fare un percorso che mi permettesse di crescere e svilupparmi al meglio

Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Lorenzo Mark Finn (foto Instagram)
La bici per Finn è sempre stata un po’ il luogo dei pensieri (foto Instagram)
Dall’esterno traspare questo tua parte analitica…

Sì è parte della mia natura, quindi anche a livello scolastico mi sono sentito più incline alle materie scientifiche

In bici emerge una parte meno razionale?

Quando pedalo i pensieri sono più sciolti, la mente è libera di svagare e a volte non sempre in maniera positiva. Sono ragionamenti tra alti e bassi, magari a volte mi fermo a pensare ai pericoli della strada o a varie vicissitudini. 

Hai qualche percorso che preferisci?

Sì, vicino a casa c’è una bella salita che è quella del Monte Cornua. E’ una salita che mi è sempre piaciuta, sia per i ricordi del passato visto che la facevo anche con mio padre, ma anche a livello tecnico, è esigente ma una volta che arrivi in cima hai una vista su Recco e Sauri molto bella. 

Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Il passaggio tra gli juniores al CPS Professionale Team è stato il trampolino di lancio per la sua carriera
Ti alleni solo o in compagnia?

Spesso da solo, però anche in compagnia non mi dispiace ma dipende dai lavori che ci sono da fare. 

Giornata lenta e tranquilla o ad alta intensità?

Un allenamento ad alta intensità se sto bene, passa più in fretta. 

Quando torni dagli allenamenti sei uno che ama cucinare o mangi la prima cosa che capita?

Se l’uscita è stata intensa e lunga mangio quello che trovo, altrimenti mi piace mettermi ai fornelli per fare qualcosa di più elaborato. Due dei miei piatti forti sono la pasta con zucchine e tonno e il risotto con i funghi

Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Nel 2024 Lorenzo Finn è passato al Team Grenke-Auto Eder per il secondo anno nella categoria juniores
Una volta messa la bici nel box come passi il tempo?

Mi piace viaggiare, anche se non ho avuto ancora molto tempo per farlo. Però vorrei visitare l’America o l’Asia, insomma uscire dall’Europa e vedere il mondo. 

Viaggio preferito fino ad ora?

Ho un bel ricordo di alcune vacanze fatte insieme ai miei genitori e un’altra famiglia di amici quando avevo tra gli otto e gli undici anni. Siamo andati per diversi anni in giro per l’Europa e abbiamo visitato tanti posti in bici: Olanda, Spagna, Austria. Ho un ricordo piacevole di quel periodo e dei posti visitati.

Quando sei a casa?

Generalmente guardo film, serie su Netflix, ascolto podcast e inizio anche a interessarmi di politica e attualità.

The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
The Office, Dwight Schrute
Dwight Schrute è il suo personaggio preferito della serie The Office (foto NBC)
Cosa guardi?

Film un po’ di tutto. Mentre tra mie serie preferite c’è The Office e Breaking Bad. La prima è comica e mi piace il senso dell’umorismo che c’è. 

Personaggio preferito di The Office?

Dwight (interpretato dall’attore Rainn Wilson, ndr) per il taglio comico. 

Quali podcast ascolti?

Quello di Geraint Thomas insieme al Luke Rowe mi piace molto (Watts Occurring, ndr). Parlano di cose molto interessanti, di com’è cambiato il ciclismo e toccano aspetti che mi piacciono. E’ bello sentire le differenze e gli aspetti che sono cambiati nel tempo.

Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Campionati del mondo Kigali 2025, U23, Lorenzo Finn con i genitori
I genitori di Lorenzo Finn hanno seguito i figlio in Rwanda, ma gli hanno sempre lasciato grande libertà
Ti piace anche leggere?

Preferisco guardare, sono un po’ pigro fuori dalla bicicletta. Però dovrei riprendere a leggere qualche libro. 

Hai mai pensato di continuare gli studi?

Non ancora, la scuola è finita da poco e non ho avuto tempo di rifletterci. Però è anche una cosa che si può fare in futuro. Mi piacerebbe imparare qualche lingua nuova come il francese, l’ho studiato alle medie e sarebbe bello riprenderlo. 

Come vivi tutta questa attenzione mediatica nei tuoi confronti?

Il rischio è che sia impegnativo, per fortuna c’è la squadra che mi dà una mano a gestire il tutto. Se non è ogni giorno, mi piace come aspetto, soprattutto quando magari mi fanno delle domande diverse da solito. 

Ora riposo meritato?

Abbiamo ancora un incontro a Salisburgo, quello classico senza le bici. Poi un po’ di meritato riposo.