Romandia: ride solo Paula Blasi, dietro è caos fra UCI e team

16.08.2025
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Cinque squadre hanno ricevuto ieri il divieto di prendere il via al Tour de Romandie Feminin. Il motivo ufficiale, come scritto nel comunicato della corsa: “Rimozione, rifiuto o impedimento dell’installazione o rimozione di un dispositivo di localizzazione”. Dietro l’esclusione di Lidl-Trek, Visma Lease a Bike, Canyon Sram Zondacrypto, Ef Education-Oatley e Team Picnic PostNl c’è probabilmente anche altro. Qualcosa che ovviamente non viene mostrato e non passa nei comunicati dell’UCI, ma che probabilmente verrà fuori nell’azione legale che sta prendendo forma.

7 agosto: l’annuncio

Il 7 agosto l’UCI annuncia che in collaborazione con il Tour de Romandie Feminin e le squadre partecipanti, testerà un sistema di tracciamento GPS di sicurezza. L’iniziativa – si legge nel comunciato – parte degli sforzi costanti dell’UCI e di SafeR per migliorare la sicurezza degli atleti nel ciclismo su strada professionistico. Prevede che una ciclista per squadra indossi un dispositivo di tracciamento GPS.

La stessa tecnologia sarà poi utilizzata ai campionati del mondo di ciclismo su strada a Kigali, in Rwanda, dove tutti i corridori saranno dotati del dispositivo per essere collegati anche con i responsabili medici della corsa. Dopo la drammatica vicenda dello scorso anno a Zurigo, quando Muriel Furrer non fu trovata tempestivamente dopo la caduta e morì senza che si sapesse dove fosse, la risposta suona molto interessante. Il senno di poi dice che la collaborazione tanto sbandierata in realtà è un’imposizione. Vediamo perché.

Muriel Furrer, la ragazza svizzera morta ai mondiali di Zurigo 2024 per una caduta non segnalata
Muriel Furrer, la ragazza svizzera morta ai mondiali di Zurigo 2024 per una caduta non segnalata

L’alternativa dei team

Alla richiesta dell’UCI, le squadre WorldTour rispondono infatti di avere i device GPS di Velon che già utilizzano al Giro di Svizzera, al Tour de France e al Giro d’Italia. Sono gratis, funzionano e ce l’hanno tutti, perché non fare il test con quelli? L’UCI risponde di averne studiati di propri, che però non sono ancora in produzione, per cui ne hanno un numero limitato: solo poche atlete potranno esserne dotate.

E qui scatta la prima perplessità. Come può funzionare una sperimentazione che non riguarda tutte le ragazze? E se nel fosso ci finisce una che ne è sprovvista? E se il dispositivo, non collaudato, si stacca e provoca una caduta, a chi spetta di pagare i danni?

I GPS made in UCI

Quando l’UCI replica che il test riguarda i propri strumenti, le squadre accettano, ma invitano gli addetti dell’UCI a fare il montaggio in prima persona, perché ne conoscono certamente meglio le caratteristiche. La seconda obiezione riguarda la scelta dell’atleta: quale regolamento impone che debba essere la squadra a scegliere la ragazza? Perché non è stato previsto un criterio che impone di scegliere corridori entro un certo range di peso, in modo che i 63 grammi in più del GPS non impattino sul risultato? L’UCI replica che sta alle squadre scegliere il nome e che, in caso contrario, la squadra sarà squalificata.

I transponder di Velon sono già nel possesso dei team, che hanno proposto di usarli
I transponder di Velon sono già nel possesso dei team, che hanno proposto di usarli

Chi monta il device?

Continuano a parlare di grande famiglia del ciclismo e di azioni da fare in amicizia, ma la minaccia di squalifica rientra in certi canoni? Sono comunicazioni che si svolgono per lettera nei giorni che precedono la corsa svizzera, non si tratta di una discussione nata a sorpresa nell’immediata vigilia.

Nella riunione tecnica alla vigilia della prima tappa, la cronometro di ieri, si raggiunge l’accordo: sarà l’UCI a stabilire chi sarà l’atleta. Pare sia tutto scritto, nessun dubbio da parte di nessuno. Invece ieri mattina alla partenza, si verifica un altro cambio di linea. Quando le squadre arrivano al via e attendono che i Commissari UCI indichino le atlete, quelli cambiano versione e minacciano che in caso di mancata indicazione da parte dei team, scatterà la squalifica.

Cinque squadre fuori

E la squalifica scatta. Alle squadre che si rifiutano di indicare i nomi viene vietata la partenza. Invece di sanzionare la società sportiva, l’UCI se la prende con le atlete e impedisce loro di lavorare

«Nel regolamento – dice Luca Guercilena – non è previsto il fatto che io debba nominare un’atleta. Hanno dichiarato che noi non abbiamo voluto accettare il device, ma non è assolutamente vero. Noi eravamo là davanti aspettando che lo mettessero, come ci eravamo accordati. Invece il giudice ci ha detto che non saremmo potuti partire perché non avevamo nominato l’atleta».

Il comunicato ufficiale liquida così il rifiuto di far partire le 6 squadre
Il comunicato ufficiale liquida così il rifiuto di far partire le 6 squadre

Momenti di tensione

Si raggiungono momenti di tensione. Quando la prima ragazza della Ag Insurance arriva alla via della crono, il giudice applica il GPS sulla sua bicicletta. La ragazza parte, ma il device si stacca. Quando l’atleta raggiunge il traguardo, un alto dirigente dell’UCI attacca il direttore sportivo della squadra belga, dicendogli che l’ha fatto di proposito per boicottare l’iniziativa. Mentre quello cercava in tutti i modi di dirgli che il montaggio era stato fatto dal Commissario e che lui altro non aveva fatto che seguire l’atleta con l’ammiraglia.

La posizione dell’UCI

Con cinque squadre fuori dalla corsa, l’UCI emette un comunicato, condannando il rifiuto di alcune squadre di partecipare al test della tecnologia di tracciamento GPS per la sicurezza.

«L’UCI – si legge – si rammarica che alcune squadre iscritte alla lista di partenza del Tour de Romandie Féminin si siano rifiutate di conformarsi al regolamento della gara relativo all’implementazione dei localizzatori GPS come test per un nuovo sistema di sicurezza. La decisione di queste squadre è sorprendente e compromette gli sforzi della famiglia del ciclismo per garantire la sicurezza di tutti i ciclisti nel ciclismo su strada attraverso lo sviluppo di questa nuova tecnologia.

«(…) Le squadre erano tenute a designare una ciclista sulla cui bicicletta sarebbe stato installato il localizzatore GPS. Le squadre hanno ricevuto ulteriori spiegazioni durante la riunione dei Direttori Sportivi pre-evento. L’UCI si rammarica che alcune squadre si siano opposte al test non nominando una ciclista che indossasse il dispositivo di tracciamento e abbiano quindi optato per l’esclusione dal Tour de Romandie Féminin. Alla luce di questa situazione, l’UCI valuterà se siano necessarie altre misure in conformità con il Regolamento UCI».

Van den Abeele, responsabile dell’UCI, era presente ieri al Romandie a sovrintendere le operazioni
Van den Abeele, responsabile dell’UCI, era presente ieri al Romandie a sovrintendere le operazioni

La risposta dei team

Sembra che essere escluse dal Romandie sia una libera scelta delle cinque squadre, che diffondono un comunicato condiviso. «Siamo scioccati e delusi dalla decisione dell’UCI di squalificare diverse squadre, inclusa la nostra, dal Tour de Romandie Féminin. All’inizio di questa settimana, tutte le squadre interessate hanno inviato lettere formali all’UCI esprimendo sostegno alla sicurezza dei ciclisti, ma sollevando serie preoccupazioni circa l’imposizione unilaterale di un dispositivo di tracciamento GPS a un solo ciclista per squadra. Abbiamo chiarito che non avremmo selezionato noi una ciclista, né installato, rimosso o effettuato la manutenzione del dispositivo.

«L’UCI o i suoi partner erano liberi di selezionare un ciclista e installare il dispositivo sotto la propria responsabilità. Nonostante la nostra collaborazione e l’esistenza di un sistema di monitoraggio della sicurezza collaudato e collaborativo, già testato con successo in altre importanti, l’UCI ha scelto di imporre questa misura senza un chiaro consenso, minacciando la squalifica e ora escludendoci dalla gara per non aver selezionato noi stessi un corridore. Il motivo per cui non vogliono nominare un corridore è ancora sconosciuto e senza risposta.

«(…) Questa azione viola i diritti delle squadre e dei corridori, applica la misura in modo discriminatorio e contraddice l’impegno dichiarato dall’UCI al dialogo con le parti interessate. Siamo sempre in prima linea per rendere il ciclismo uno sport più sicuro, ma questo obiettivo deve essere raggiunto attraverso la collaborazione, non la coercizione».

Il Tour de Romandie sarebbe stato un importante passo di rientro per Gaia Realini
Il Tour de Romandie sarebbe stato un importante passo di rientro per Gaia Realini

Pagano gli atleti

Ancora una volta a farne le spese sono stati gli atleti. E’ abbastanza chiaro che nel nome della sicurezza l’UCI abbia trovato probabilmente una potenziale fonte di investimento nell’imposizione di device GPS di sua produzione. E’ anche abbastanza chiaro che la sicurezza e le istanze di SafeR stiano diventando uno strumento di potere al pari di quanto accedeva anni fa con l’antidoping. Si potevano multare le società, ma non colpire le atlete e gli organizzatori. Si potevano fare i test nelle Nations’ Cup Juniores e in gare minori, perché non si è fatto?

«Il Tour de Romandie – si legge nel comunicato della corsa – si rammarica dell’esito del disaccordo tra l’UCI e le squadre sulle quali non aveva alcun controllo. (…) Questi divieti di partenza alterano direttamente l’aspetto sportivo della corsa, interferendo anche con la preparazione degli eventi successivi, penalizzando le atlete delle squadre interessate, il pubblico e tutti coloro che sono coinvolti nella promozione del Tour de Romandie Féminin in tutto il mondo. E’ deplorevole e, per usare un eufemismo, dannoso che non si sia potuta trovare una soluzione positiva».

Abbiamo la sensazione che la storia non finirà qui. Ed è anche chiaro che per come è strutturata e concepita, l’UCI non rappresenti appieno tutte le sue componenti. Siamo certi che il progetto One Cycling non sia quello di cui ha bisogno oggi il professionismo di vertice? Non è la coercizione il modo per far crescere il movimento e andare incontro ad atleti e squadre su un tema importante come quello della sicurezza. Forse il sistema così com’è non funziona più bene. La crono ieri intanto l’ha vinta Paula Blasi in maglia UAE Adq, la corsa prosegue oggi con 30 atlete in meno.

Q36.5 è anche mountain bike con il kit di Tom Pidcock

24.07.2025
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La stagione di mountain bike è ormai iniziata da qualche settimana ed è il momento di proiettarsi sugli sterrati. Q36.5, brand di Bolzano che da diverse stagioni lavora nel ciclismo professionistico su strada, quest’anno è atteso da diverse sfide anche nel fuoristrada. L’arrivo nel team di Tom Pidcock ha aperto le porte ai biker e alle loro esigenze. Il britannico, campione olimpico a Parigi 2024 della specialità, ha esordito nella prova di Coppa del mondo UCI ad Andorra. 

Per l’esordio di Tom Pidcock è stato presentato da Q36.5 un kit ufficiale che verrà utilizzato nelle gare della stagione di mountain bike. Una serie di capi d’abbigliamento realizzati seguendo le idee e le esigenze tecniche raccolte durante la stagione su strada da parte di Pidcock. Il kit si compone di: maglia Gregarius Pro Team Offroad, pantaloncini Dottore, calzini Aero e body ufficiale da gara. 

Il nuovo kit realizzato da Q36.5 per la mtb ha debuttato con Tom Pidcock nella prova di Coppa del mondo ad Andorra
Il nuovo kit realizzato da Q36.5 per la mtb ha debuttato con Tom Pidcock nella prova di Coppa del mondo ad Andorra

Debutto in gara

Ogni prodotto è stato studiato, sviluppato e realizzato con l’intento di offrire la miglior prestazione possibile anche in condizioni climatiche difficili. Dato che la stagione calda è ormai nel vivo la maglia Gregarius Clima Pro Team Offroad dispone di un tessuto leggero, con un design innovativo capace di far respirare la pelle. Prestazioni e comfort vanno di pari passo grazie allo sviluppo tecnico avvenuto nei laboratori di Q36.5. 

Il debutto in corsa, avvenuto durante la prova di coppa del mondo UCI ad Andorra, è stato celebrato con una grafica esclusiva che ha voluto celebrare la vittoria a Parigi 2024. 

La maglia è cucita con tre tessuti differenti, sulle maniche Q36.5 ha optato per un design aerodinamico
La maglia è cucita con tre tessuti differenti, sulle maniche Q36.5 ha optato per un design aerodinamico

Caratteristiche tecniche

La maglia Gregarius Clima Q36.5 Pro Team Offroad è progettata con un sistema che permette una mappatura avanzata del corpo. Inoltre, sono stati utilizzati tre tessuti differenti nella fase di cucitura: il primo composto da reti ultraleggere per la parte di petto e schiena. In questo modo si riesce a garantire la giusta termoregolazione anche a velocità minori. Nella zona delle maniche, invece, Q36.5 ha optato per un tessuto aerodinamico a coste da 6 millimetri. Le tasche posteriori in power mesh favoriscono sempre la traspirabilità senza compromettere l’elasticità del tessuto. 

Per gli appassionati di mountain bike e non solo il kit replica, che prevede la sola maglietta, è disponibile alla vendita presso i rivenditori autorizzati Q36.5 e sul sito ufficiale del brand

Prezzo: 140 euro. 

Q36.5

Nuove regole UCI: manubri, ruote, rapporti… non tutto è chiaro

01.07.2025
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E’ in arrivo una svolta regolamentare nel ciclismo professionistico. A partire dal 1° gennaio 2026 entrerà in vigore una serie di regole UCI riguardanti manubri, rapporti, ruote e gomme, tutte pensate per aumentare la sicurezza e l’equità delle competizioni.

Le nuove norme sono frutto di un lavoro condotto da SafeR, l’organizzazione per la sicurezza nel ciclismo professionistico, in collaborazione con squadre e corridori. Tuttavia, il recepimento da parte degli atleti non è stato affatto unanime né così convinto. Abbiamo analizzato i tre principali cambiamenti in arrivo e raccolto il punto di vista di Cristian Salvato, presidente dell’Accpi, la rappresentanza italiana dei corridori. E non solo…

Vediamo prima nel dettaglio le regole su strada (perché alcuni cambiamenti riguardano anche pista e cross) e poi aggiungiamo le considerazioni degli interessati.

La larghezza interna minima delle leve deve essere di 32 centimetri (misurata tra i bordi interni delle leve stesse)
La larghezza interna minima delle leve deve essere di 32 centimetri (misurata tra i bordi interni delle leve stesse)

I manubri

Le bici da strada dovranno avere una larghezza minima del manubrio di 400 millimetri misurata tra i bordi esterni, con almeno 320 millimetri tra le leve freno (bordi interni) e 380 millimetri centro-centro.
Oltre al minimo, l’UCI ha fissato una distanza massima di 50 millimetri tra l’estremità interna e quella esterna del manubrio sullo stesso lato, per limitare geometrie estreme. In pratica profili troppo alari.

Questa regola mira a impedire l’adozione di manubri troppo stretti che, pur migliorando l’aerodinamica, compromettono la stabilità e la sicurezza in gruppo.
Secondo l’UCI, si tratta di uno standard condiviso dalla maggior parte dei produttori. Tuttavia, il tema ha acceso un dibattito, specie tra le atlete più minute che spesso preferiscono misure più compatte. L’approccio, secondo l’UCI, è stato condiviso con le parti in causa, ma nel gruppo c’è chi ha percepito una comunicazione a senso unico.

Parlando con i team, emerge che il questionario da compilare non sia stato particolarmente capillare. Dario David Cioni, per esempio, ci ha detto che non ha ricevuto nulla e che, se qualcosa è arrivato, è arrivato al team. Roberto Reverberi ci ha riferito che effettivamente è giunto, ma pochissimi giorni prima dell’annuncio ufficiale: come a dire “ve lo chiediamo, ma abbiamo già deciso”.

Sparirà il pignone da 10 denti di Sram? Probabilmente sì, a patto di non usare corone da 50 denti per restare entro i 10,46 m di sviluppo massimo
Sparirà il pignone da 10 denti di Sram? Probabilmente sì, a patto di non usare corone da 50 denti per restare entro i 10,46 m di sviluppo massimo

I rapporti

Un’altra grande novità riguarda la limitazione del rapporto massimo: nella seconda metà del 2025, in alcune corse a tappe ancora da definire, verrà testato il limite di 54×11 (10,46 metri di sviluppo a pedalata).
«La misura – spiega l’UCI – è volta a contenere la velocità e, quindi, il rischio di cadute e incidenti. Si tratta di una sperimentazione, ma potrebbe preludere a una regola definitiva a partire dal 2026».

Il provvedimento, però, non ha trovato il consenso degli atleti, che lo considerano inutile se non dannoso. Secondo Cristian Salvato e altri corridori interpellati, le alte velocità si raggiungono in discesa, dove i rapporti lunghi servono per non perdere terreno e non sono in sé causa di pericolo. Inoltre, la variabilità delle sezioni degli pneumatici rende complicata anche la misurazione reale dello sviluppo metrico stesso. Per molti, l’efficacia di questa regola è tutta da dimostrare.

Abbiamo chiesto anche a un meccanico, Francesco Giardiniere della Red Bull-Bora: «Queste regole ci costringeranno a fare un bel lavoro: dovremo rivedere molte misure. Per quanto riguarda le cassette, noi in SRAM abbiamo anche quella che termina con l’11, ma poi dovremo montare corone diverse. Vedremo cosa ci forniranno».
Il nuovo limite metrico è di 10,46 metri, quello del 54×11. Anche con un 52×10 si sarebbe oltre, visto che equivale a circa 11,18 metri.

Gli fa eco Stefano Zanatta, direttore sportivo della Polti-VisitMalta : «Questa cosa dei rapporti mi sembra una sciocchezza. Come si fa ad aprire ai rapporti liberi tra gli juniores e poi bloccarli tra i professionisti? E poi noi il materiale lo paghiamo: acquistare 40-50 cassette che costano 300 euro l’una è una spesa enorme. Ma chi decide queste cose non ci pensa». Anche Zanatta ha confermato che, se il questionario è arrivato, è rimasto chiuso in qualche mail di squadra senza essere diffuso.

Definiti i profili massimi delle ruote: 65 millimetri. Ma questo inciderà meno
Definiti i profili massimi delle ruote: 65 millimetri. Ma questo inciderà meno

Ruote e gomme

Terza e ultima area di intervento riguarda ruote e gomme. Dal 1° gennaio 2026 sarà vietato utilizzare cerchi con altezza superiore ai 65 millimetri nelle gare su strada. Anche in questo caso, lo scopo dichiarato è migliorare la stabilità e la maneggevolezza delle bici.

Questa misura sembra meno controversa, in quanto i profili da 60 millimetri sono già molto diffusi nel gruppo e le ruote più alte sono poco utilizzate.

Più dibattuta la questione delle gomme, che l’UCI vorrebbe rendere standard la sezione di 28 millimetri. La misura sarà oggetto di un test in una gara da individuare entro la fine del 2025.
Collegate alle sezioni delle gomme sono anche le misure interne delle forcelle e dei foderi posteriori: 115 millimetri all’anteriore e 145 millimetri al posteriore.

«Una ruota più larga – osserva Salvato – andrà anche più veloce, ma assicura anche una tenuta migliore».

Cristian Salvato, presidente ACCPI (associazione corridori ciclisti professionisti italiani)
Cristian Salvato, presidente ACCPI (associazione corridori ciclisti professionisti italiani)

Parola a Salvato

Il polverone si è alzato. Le donne si sono arrabbiate più degli uomini per quanto riguarda i manubri: tra loro, essendo più minute, è più diffuso l’uso di pieghe da 36 centimetri centro-centro. Alla fine, bisogna essere onesti: la misura di 40 centimetri esterno-esterno corrisponde spesso a pieghe da 38 centimetri, accettabili per la maggior parte degli uomini. Più delicato il posizionamento delle leve, che devono distare almeno 32 millimetri, ma questa è un’estensione della regola sulla rotazione interna di 5° introdotta tempo fa.

«Sui manubri – sottolinea Salvato – è giusto evitare estremismi come leve troppo piegate o pieghe da 35 centimetri. Ma bisogna considerare la conformazione fisica degli atleti, specie delle donne. Delle regole rigide possono creare problemi».

La sicurezza secondo Salvato non passa solo dalle regole, ma anche da arrivi con barriere più idonee e circuiti da poter mettere in sicurezza
La sicurezza secondo Salvato non passa solo dalle regole, ma anche da arrivi con barriere più idonee e circuiti da poter mettere in sicurezza

Quale sicurezza?

«Sono regole nate con intenti nobili – osserva Salvato – ma rischiano di diventare pura burocrazia. Capisco lo spirito di SafeR e dell’UCI di voler rallentare le corse per migliorare la sicurezza. Ma limitare i rapporti o la sezione delle gomme rischia di essere solo una forzatura senza benefici reali. Le vere priorità sono altre».

Più netta la sua posizione sulla limitazione dei rapporti: «E’ una misura insensata. In discesa la velocità non dipende certo dal 54×11. Inoltre si rischia di tornare ai metodi da giovanissimi, con le strisce a terra per misurare lo sviluppo. Siamo seri… La vera sicurezza è nelle barriere protettive, per dirne una, nei circuiti pensati con intelligenza. Se vogliamo proteggere i corridori, iniziamo da lì».

Salvato fa un paragone forte ma efficace: «Nel motociclismo, in 40 anni è cambiato tutto: tute, airbag, circuiti sicuri, vie di fuga. Nel ciclismo, rispetto ai tempi di Gimondi, abbiamo solo caschi più aerodinamici. Per il resto gli arrivi sono sempre gli stessi, con l’aggravante che le città moderne, piene di spartitraffico, rotonde, dossi e pali, sono pensate per le auto, non per le bici. Anche per questo insisto sui circuiti: si possono progettare e mettere in sicurezza molto meglio rispetto a una gara di 200 chilometri in linea».

Con Amadori ragionando di U23 e della nuova regola UCI

01.07.2025
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BRA – L’UCI ha ufficializzato che dalla prossima stagione i corridori professionisti, quindi coloro che già militano in squadre professional e WorldTour, non potranno partecipare alle prove di Nations Cup riservate agli under 23. Già a fine 2024, dopo i mondiali di Zurigo, l’Unione Ciclistica Internazionale aveva deciso di escludere gli atleti U23 tesserati come professionisti da europei e mondiali. 

La notizia riportata a inizio articolo, arrivata durante il Giro Next Gen, porta con sé delle novità importanti in termine di gestione dei giovani che passano nel WorldTour o in formazioni professional

Turconi è l’unico U23 che corre tra i pro’ a rientrare nei piani di Amadori per il 2025, con obiettivo Avenir (foto Tomasz Smietana)
Turconi è l’unico U23 che corre tra i pro’ a rientrare nei piani di Amadori per il 2025, con obiettivo Avenir (foto Tomasz Smietana)

Rimandato

Di questa nuova regola UCI si è parlato anche riguardo ai piani di crescita di Paul Seixas, che sta sorprendendo tutti al suo primo anno da professionista con la Decathlon AG2R La Mondiale. Il francesino potrebbe avere nel mirino il prossimo Tour de l’Avenir, visto che dal 2026 non potrà correrlo, ma la federazione francese deve capire come gestire i programmi. Lo stesso discorso vale per la nostra nazionale, infatti tra i prospetti più interessanti di quest’anno c’è Filippo Turconi. Il corridore della Vf Group-Bardiani è stato il migliore degli italiani al Giro Next Gen. Per lui però questo sarà l’ultimo anno in cui potrà contare sull’appoggio della nazionale under 23 nel suo cammino di crescita. 

«Penso che l’UCI – dice Marino Amadori, cittì della nazionale italiana U23 – stia mettendo ordine in questa categoria. Per quanto riguarda i professionisti abbiamo messo nell’orbita della nazionale under 23 solamente Filippo Turconi (i due sono insieme nella foto di apertura). Sarebbe un secondo anno, l’ho visto crescere tanto nel 2024 e con lui avevamo fatto un progetto che mi piacerebbe terminare con il Tour de l’Avenir. So che non potrà essere dei nostri all’europeo e al mondiale, ma questo è un discorso inerente solo a lui. Infatti gli altri ragazzi con i quali ho lavorato e con cui lavorerò saranno tutti presi da devo team o formazioni continental e di club».

La regola a proposito di mondiali ed europei aveva già cambiato i piani?

Sicuramente sì, il fatto che poi dal prossimo anno la regola si allargherà anche alle prove di Nations Cup è un fattore che ho dovuto tenere in considerazione. Mi spiace per quei ragazzi che saranno tagliati fuori, ma devo lavorare con corridori ai quali proporre un cammino di crescita strutturato

Turconi chiuderebbe un po’ il cerchio in questo senso?

Con lui avevamo iniziato un percorso lo scorso anno, il suo primo da under 23 e da professionista, e voglio farglielo concludere. A inizio 2025 ci eravamo detti di fare dei passi con l’obiettivo dell’Avenir. Siamo partiti dalla Polonia proprio con l’intento di testare il ragazzo, il riscontro è stato più che positivo quindi andremo avanti. Per gli altri purtroppo non si potrà fare anche perché comunque il lavoro deve essere fatto anche in ottica europeo e mondiale, senza dimenticare che l’Avenir è un banco di prova anche per atleti dei devo team e delle continental.

Come si lavorerà in ottica mondiali ed europei?

Considerando che saranno dopo l’Avenir dovrò sicuramente portare dei ragazzi che potranno essere protagonisti in quelle prove. Sarà un passaggio obbligato ma fondamentale, senza dimenticare che al mondiale per il momento avrò con me solamente quattro corridori. 

La nuova regola UCI dal 2026 metterà tanti giovani che prima lavoravano con te nelle mani di Villa, avete parlato di come gestirete la cosa?

Avete pienamente ragione. Con il fatto di avere le gare di Nations Cup aperte anche ai professionisti avevo modo di far girare tanti ragazzi e di tenerli attivi anche nell’ottica di essere convocati in nazionale. Gli under 23 professionisti dal 2026 dovranno aspettare le decisioni di Marco Villa, non so se dal prossimo anno farà qualche gara convocando i giovani o ragazzi di secondo piano.  

Il lavoro che hai sempre fatto tu come cittì dell’U23 ora va traslato sulla nazionale maggiore?

Se Villa stesso vorrà lavorare su una base di ragazzi giovani in prospettiva di Los Angeles 2028, e degli impegni futuri, dovrà fare un calendario che permetta loro di crescere e a lui di conoscerli. Questi ragazzi devono entrare nel giro della nazionale, indossare la maglia azzurra e sentirne la responsabilità. Che era il senso di fare tante prove di Nations Cup con la nazionale U23 e avere diversi ragazzi nel giro azzurro. 

Amadori, qui con Lorenzo Mark Finn al Giro Next Gen, crede molto nel lavoro dei devo team e delle squadre continental
Amadori, qui con Lorenzo Mark Finn al Giro Next Gen, crede molto nel lavoro dei devo team e delle squadre continental
In un certo senso questo limite non è troppo grande? 

Penso che chi ha in gestione gli juniores e gli under 23 deve avere un occhio di riguardo e capire, per il bene del loro assistito, quale percorso fargli fare. Ora sanno che se li portano nel mondo dei professionisti non hanno più il supporto di quella che sarebbe la nazionale di categoria. Quindi ci sarà da capire cosa fare, le alternative valide a livello under 23 ci sono perché oltre ai devo team ci sono anche formazioni continental italiane che lavorano bene. 

L’UCI ha messo un limite che in qualche modo obbliga a ragionare su una crescita graduale?

Penso di sì e sono d’accordo. Un percorso di due anni con un calendario adeguato permettono di maturare in maniera solida e di trovare la propria dimensione. Veder passare tanti junior direttamente nel professionismo è un grosso rischio perché se poi non va bene qualcosa tornano indietro e non li recuperi più.

Il Giro e i pensieri di Missaglia: Pidcock, Moschetti e non solo

26.04.2025
5 min
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La Q36.5 Cycling Team si sta avvicinando alla sua prima grande corsa a tappe, il Giro d’Italia. Il 9 maggio prossimo dall’Albania la squadra, che sarà guidata in ammiraglia da Gabriele Missaglia, si godrà il frutto della wild card arrivata nelle scorse settimane. La decisione da parte dell’UCI di accettare la richiesta degli organizzatori e portare a quattro i team invitati ha reso possibile tutto ciò. In questo modo la formazione professional svizzera, che da quest’anno vede nelle sua fila Tom Pidcock, ha iniziato il conto alla rovescia e i preparativi per la Corsa Rosa

«Speravamo nell’invito – ci spiega proprio Gabriele Missaglia – lo abbiamo metabolizzato bene e di colpo prenderemo parte a due grandi corse a tappe: Giro e Vuelta. Prepararlo in corso d’opera non è semplice, sia a livello logistico che di preparazione atletica. Alcuni dei ragazzi impegnati nelle Classiche delle Ardenne erano già in altura, tra questi proprio Pidcock. Tuttavia il focus era incentrato su queste corse».

La Q36.5 Pro Cycling ha ottenuto la wild card per il Giro, la sua prima grande corsa a tappe di tre settimane
La Q36.5 Pro Cycling ha ottenuto la wild card per il Giro, la sua prima grande corsa a tappe di tre settimane

Il punto dopo Liegi

Per sapere quali saranno le ambizioni della Q36.5 Pro Cycling al Giro ci sarà da aspettare ancora, per il momento Missaglia si sta godendo le prestazioni di Pidcock e degli altri ragazzi impegnati nelle altre corse. 

«Lavoriamo da dicembre – continua il diesse lombardo – ma senza la conferma di prendere parte al Giro era difficile concentrarsi su qualcosa di concreto. Lo stesso Pidcock ci sperava ma ancora non sapevamo niente. Ci siamo concentrati sulle prime corse del calendario, arrivando in ottima condizione. L’impegno non è stato da poco, così dopo il blocco di gare italiane, terminato con la Milano-Sanremo, si è tirato il fiato in vista delle Ardenne».

La punta della formazione svizzera sarà sicuramente Pidcock, rientrato alle corse per le Ardenne dopo un periodo di altura
La punta della formazione svizzera sarà sicuramente Pidcock, rientrato alle corse per le Ardenne dopo un periodo di altura
Anche tu tornerai al Giro dopo qualche anno…

Vero. L’ultima volta è stato nel 2021 con la Qhubeka, in quell’occasione avevamo vinto tre tappe con Nizzolo, Campenaerts e Schmid. Vedremo di eguagliare questo numero (dice con una risata, ndr). Ma a parte gli scherzi, una wild card del genere va solo onorata. 

Nizzolo lo hai ritrovato alla Q36.5, potrebbe essere uno dei nomi papabili?

Ce ne sono tanti, il roster è ancora ampio proprio per il motivo che ho detto prima: stiamo programmando il tutto. Sicuramente Nizzolo è migliorato e sta recuperando bene dopo l’infortunio. Ha fatto una bellissima Roubaix e sono contento di come si sta comportando. 

Il recupero di Nizzolo fa ben sperare, il velocista milanese ha vinto una sola tappa al Giro con Missaglia n ammiraglia
Il recupero di Nizzolo fa ben sperare, il velocista milanese ha vinto una sola tappa al Giro con Missaglia n ammiraglia
Pidcock è la star, ma c’è un altro atleta che sta raccogliendo ottimi risultati: Moschetti.

E’ un altro dei papabili e quest’anno ha fatto uno step in più a livello di performance e attitudine in gara. Anche lui nel 2024 ha subito un brutto infortunio, a luglio. Era messo male ma questa sua reazione mi rende felice e orgoglioso. 

Difficile tenere fuori un velocista in questa condizione, no?

E’ pronto ed eventualmente sarà pronto (dice con un sorriso, ndr). In questa stagione lo sto vedendo più velocista, non dico che è aggressivo ma frena di meno. Il velocista di solito è uno spericolato che entra in spazi a volte inimmaginabili. Diciamo che Moschetti è uno sprinter buono ma che ha acquistato tanta consapevolezza nei propri mezzi. 

Moschetti, a sinistra, e Parisini. I due hanno corso spesso insieme con il secondo a servizio del primo
Moschetti, a sinistra, e Parisini. I due hanno corso spesso insieme con il secondo a servizio del primo
Per lanciare un velocista serve il treno giusto, ci avete pensato?

Abbiamo tante soluzioni in squadra e se dovesse arrivare la conferma per Moschetti potremmo vedere chi lo ha guidato dall’inizio della stagione: Parisini, Frison… Non dobbiamo dimenticarci però che il nostro leader è Pidcock e sarà importante trovare il giusto equilibrio. 

Chi c’era in altura insieme a Pidcock?

Mi spiace ma non vi dico i nomi, ho già detto troppo (ride ancora, ndr). 

Al Giro d’Abruzzo David de la Cruz ha lottato per la vittoria finale, anche lui è parso in ottima forma
Al Giro d’Abruzzo David de la Cruz ha lottato per la vittoria finale, anche lui è parso in ottima forma
Tu sei pronto?

Sono tranquillo. So che c’è da lavorare tanto per preparare il tutto e al momento non sto pensando a come sarà per me il ritorno al Giro. Quando sono in gara entro nel mood che avevo da corridore, quello mi accompagna sempre. 

Allora buon lavoro e ci vediamo sulle strade della Corsa Rosa.

Grazie! E buon lavoro a voi. 

Caos rifornimenti: la regola UCI porta più problemi che vantaggi

21.03.2025
6 min
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PAVIA – Il nuovo regolamento UCI riferito ai rifornimenti sta creando più di un imbarazzo e decisamente tanti malumori. La nuova regola prevede che non siano più le squadre a individuare il luogo in cui distribuire sacchetti e borracce nella porzione di strada prevista, ma si debba sostare in punti ben precisi stabiliti dagli organizzatori su richiesta dell’UCI.

Alla Tirreno-Adriatico un rifornimento in discesa ha fatto tremare i polsi ai direttori sulle ammiraglie e reso rischiosa la fase che si è cercato per anni di rendere meno pericolosa. Con questa norma, che si dice voluta dalle squadre francesi e dalle professional, la sensazione è che si sia tornati indietro. Il perché è presto detto e punterebbe a ridurre teoricamente i vantaggi derivanti dalla superiorità di alcuni budget. Se i punti di rifornimento sono fissi per tutti, chi dispone di più furgoni, più ammiraglie e più personale non potrà trarne vantaggi. Si parcheggia dove viene indicato e non sono ammesse eccezioni.

I punti vengono individuati dagli ispettori di percorso della società che organizza la gara, in base al chilometraggio indicato. Si tratta di trovare un tratto di strada in cui far parcheggiare 25 mezzi – ammiraglie o furgoni – in cui non ci siano auto in sosta o assembramenti di tifosi. RCS Sport di solito considera un tratto di un chilometro in cui far convivere il rifornimento e l’area verde in cui lasciare i rifiuti.

Yankee Germano spiega il punto di vista dei massaggiatori, non del tutto negativo
Yankee Germano spiega il punto di vista dei massaggiatori, non del tutto negativo

Davvero tutto sbagliato?

La regola non convince nessuno. Alla Tirreno-Adriatico ne avevamo parlato con Yankee Germano, massaggiatore della Soudal-Quick Step.

«Da quest’anno – ci ha spiegato – non è più come in passato, quando i direttori sportivi nelle loro riunioni decidevano i punti in cui andare a fare il rifornimento e quindi trovavi ammiraglie sparse da tutte le parti lungo il percorso. Da quest’anno l’UCI ha messo dei punti ben precisi dove tutte le squadre sono costrette a raggrupparsi. In sostanza non è cambiato moltissimo, perché i punti sono sempre numerosi. Noi massaggiatori forse rischiamo di meno, perché non c’è più la corsa ad accaparrarsi il posto migliore».

La scena non cambia, cambiano i posti in cui i massaggiatori possono fermarsi: ora sono imposti
La scena non cambia, cambiano i posti in cui i massaggiatori possono fermarsi: ora sono imposti

Meno rischi: sarà vero?

Il punto di vista del massaggiatore veneto va contro gli umori appena raccolti nella riunione dei direttori sportivi. Alcuni tecnici sostengono che avendo una porzione così limitata di strada, la gara fra equipaggi per accaparrarsi lo spicchio migliore sia ancora più sfrenata. E’ chiaro che chi guida le squadre spinga sempre al massimo, mentre chi esegue gli ordini vi si attiene, facendo buon viso a cattivo gioco.

«La rincorsa al posto migliore – prosegue Germano – era peggio prima. Ogni 20 chilometri c’era una macchina, quindi a volte dovevi prendere qualche rischio per arrivare in tempo. I corridori aumentano le medie e quindi non è sempre facile raggiungere il posto prima di loro. Perché una volta arrivati, devi anche condividere la posizione sui dispositivi che abbiamo con noi, così il direttore sportivo vede dove siamo e lo comunica ai corridori. Diciamo che erano fasi un po’ concitate».

Il tema del rifornimento del km 192 della Sanremo è stato affrontato nella riunione dei tecnici
Il tema del rifornimento del km 192 della Sanremo è stato affrontato nella riunione dei tecnici

La scelta dei luoghi

Il ragionamento regge, ma si infrange su alcune scelte di percorso. Gli organizzatori farebbero volentieri a meno di decidere anche i punti in cui far fermare le squadre per il rifornimento, ma trattandosi di una norma UCI, non hanno alternative. Di solito prediligono i punti dotati di parcheggio, per non creare disagio nei luoghi attraversati. Un conto è avere 25 auto sparpagliate lungo il percorso, ben altra cosa è averle tutte insieme nello stesso tratto di strada.

Nella riunione dei direttori sportivi che si è tenuta alle 16 alla Camera di Commercio di Pavia, il Presidente di Giuria ha snocciolato le regole per la gara di domani. «Il rifornimento va svolto nei punti prestabiliti – ha detto Gabriel Berthelot – e non è possibile rifornire con sacchetti e borracce al di fuori di questi. E per favore ricordate ai vostri corridori di rispettare anche la litter zone, cioè l’area in cui buttare i rifiuti».

Kim Andersen, in una foto del 2022, ha sollevato il problema di un rifornimento al Km 192 della Sanremo
Kim Andersen, in una foto del 2022, ha sollevato il problema di un rifornimento al Km 192 della Sanremo

Il rifornimento al chilometro 192

A quel punto, vista la richiesta eventuale di domande, dalla platea è arrivata la domanda di Kim Andersen, direttore sportivo della Lidl-Trek, seduto in prima fila con Adriano Baffi. «Il rifornimento al chilometro 192 è in discesa – ha detto – mentre un chilometro prima si sale. A farlo in discesa si rischia di provocare cadute, non si potrebbe anticiparlo di un chilometro?».

La risposta è arrivata da Stefano Allocchio, direttore di corsa: «Lo abbiamo messo in un tratto lungo di pianura in fondo alla discesa – ha detto – dove c’è posto anche per le auto, che nella salita non ci sarebbe. Detto fra noi, sono convinto che fosse meglio l’anno scorso, ma è una decisione Uci e non possiamo farci molto. Stiamo trattando con le varie autorità perché l’anno prossimo predispongano il divieto di sosta in quei punti, però è una concessione che in Italia non è tanto facile da ottenere».

Stefano Allocchio ha spiegato i criteri con cui vengono individuati i rifornimenti
Stefano Allocchio ha spiegato i criteri con cui vengono individuati i rifornimenti

Trovata la soluzione

La risposta però non ha convinto i tecnici della Lidl-Trek, che per bocca di Adriano Baffi sono tornati a incalzare il Presidente della Giuria. «E’ possibile – ha chiesto l’ex atleta cremasco – parcheggiare sotto, nell’area prestabilita, e mandare i massaggiatori a piedi nel tratto di salita, per fare lì il rifornimento?».

Berthelot ha ascoltato e non si è impuntato più di tanto, avendo intuito che certe decisioni non si possono prendere a spese delle squadre, senza ascoltare le loro istanze. A maggior ragione in questa fase di sperimentazione. «Solo per questo punto – ha detto – ammettiamo la possibilità di fare rifornimento nei 2 chilometri precedenti e nei 2 successivi. A patto però che il personale si muova a piedi e parcheggi nell’area indicata. So che per i team è molto difficile quest’anno, ma parlando è possibile trovare la soluzione».

Tour de France 2024, i punti dei rifornimenti erano stabiliti dai team, in punti comodi e poco rischiosi
Tour de France 2024, i punti dei rifornimenti erano stabiliti dai team, in punti comodi e poco rischiosi

La riunione per il Giro d’Italia

Il rifornimento del chilometro 192 è il quinto nella Milano-Sanremo che partirà domattina alle 10,15 da Pavia. Si trova tra Vado Ligure e Spotorno, 2 chilometri prima dell’ingresso in paese. Gli altri rifornimenti si incontrano ai chilometri 38-123-164-227-266. L’ultima litter zone, cioè il punto in cui gettare i rifiuti, si incontra invece all’imbocco del Poggio.

La collaborazione fra Giuria, Direzione Corsa e gruppi sportivi ha portato a gestire e risolvere una criticità. Nella riunione che si è svolta ieri sera fra team e RCS Sport parlando del Giro d’Italia, il tema dei rifornimenti è stato affrontato con dovizia di particolari. Chissà che l’UCI non decida di ascoltare coloro che governa. La sensazione è che a volte questi organismi prendano una direzione senza la voglia di condividerne i dettagli. Allo stesso modo in cui la FCI tempo fa aveva stabilito il tesseramento obbligatorio per i giornalisti. A volte basterebbe semplicemente mettere su un tavolo comune l’esigenza da gestire e cercare insieme la soluzione migliore.

EDITORIALE / Il miope stillicidio delle wild card

17.03.2025
5 min
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Il 26 marzo, mercoledì dopo la Sanremo, l’UCI farà sapere se per i Grandi Giri sarà possibile aumentare fino a tre la quota delle wild card. Ad ora, il sistema prevede che gli inviti siano due: il Giro d’Italia è già in vantaggio su Tour e Vuelta perché la Lotto ha comunicato nuovamente che non sarà della partita, liberando il terzo invito. Se arrivasse anche la terza wild card, il Giro potrebbe fare 4 inviti, portando le due squadre italiane aventi diritto per punteggio (Team Polti-VisitMalta e VF Group-Bardiani), più Tudor Pro Cycling e Q36.5 Cycling Team. Il Tour invece potrebbe allargare la rosa con la squadra di Julian Alaphilippe che al momento sarebbe fuori. Non vorremmo passare per i soliti malpensanti, ma ci chiediamo se la faccenda andrebbe così per le lunghe se l’istanza venisse soltanto dal Giro d’Italia.

Le due italiane meritano esserci per diritto. Oltre alla necessità di tutelare il movimento nazionale, alla Tirreno hanno dimostrato di avere dedizione e sostanza (in apertura Tarozzi, che ha conquistato la maglia verde), anche se l’attuale gestione di RCS Sport ha dimostrato che il tricolore e i conti da far quadrare non sempre sono sovrapponibili. Tudor ha investito sul Giro con una campagna piuttosto incisiva. Q36.5 porterebbe al via Pidcock, un bel nome che farebbe anche da ottimo richiamo per il mondo anglosassone. Qualunque delle quattro squadre venisse lasciata fuori, porterebbe con sé delle spiacevoli conseguenze.

Gruppo (quasi) in pezzi

In questi giorni alla Tirreno-Adriatico, girando fra i pullman e facendo semplici domande, abbiamo registrato un campionario di risposte difformi e controverse. Qualcuno dice che le squadre siano tutte favorevoli, con l’eccezione di una professional belga. Altri sostengono che l’opposizione arrivi da alcune squadre WorldTour. Ci sarebbe poi il partito dei team francesi, che si oppone a tutte le decisioni contrarie alle regole scritte. Infine c’è chi tira in ballo Adam Hansen e il CPA (l’associazione internazionale dei corridori), che avrebbe opposto motivazioni di sicurezza.

Per le prime tre ipotesi, le domande poste si sono infrante sulla riservatezza. Per quanto invece riferito al CPA, Adam Hansen – cui la questione è stata posta da Cristian Salvato – avrebbe risposto con una fragorosa risata, avendo sostenuto come categoria la possibilità di portare a tre il numero delle wild card.

Adam Hansen, presidente del CPA, qui con Salvato nel giorno della neve di Livigno al Giro del 2024
Adam Hansen, presidente del CPA, qui con Salvato nel giorno della neve di Livigno al Giro del 2024

Sicurezza o inadeguatezza?

Il tema è delicato. Il numero dei 176 atleti al via, stabilito con la riforma tecnica del 2018, si raggiunge con 22 squadre da 8 corridori ciascuna. E’ una quota di prudenza legata alla sicurezza e alla possibilità per gli organizzatori di assicurarla. Nel 2017, al Giro d’Italia parteciparono 22 squadre da 9 corridori ciascuna, con 198 partenti. Autorizzare la terza wild card porterebbe i partenti a 184, comunque meno della quota 2017.

Si sta pensando a una variazione del regolamento oppure alla riscrittura della norma per andare incontro alle esigenze attuali del ciclismo? Sarebbe il modo per aggirare le regole di partecipazione legate ai punteggi o di renderne le maglie meno stringenti? E soprattutto quali sono i ragionamenti in seno all’UCI, che si ritrova in mezzo alle istanze dei grandi organizzatori e la necessità di tenere il punto sulla sicurezza in gara?

Qualunque sia la ragione del cambiamento, se esso avverrà, ciò che è tecnicamente insostenibile e va palesemente contro le esigenze degli atleti nel ciclismo della pianificazione estrema è che tutto questo sarà annunciato cinque settimane prima del Giro d’Italia, che venendo per prima sconta come sempre le indecisioni dell’UCI. Gli altri, i francesi che organizzano il Tour e anche la Vuelta, possono infatti permettersi di stare a guardare e fare buon viso a qualunque tipo di gioco.

Maestri e il Team Polti-VisitMalta alla Tirreno sono stati fra gli animatori di ogni tappa
Maestri e il Team Polti-VisitMalta alla Tirreno sono stati fra gli animatori di ogni tappa

Wild card biennali

Le wild card sono un ottimo strumento per invitare le piccole al tavolo dei grandi, ma sono così estemporanee e occasionali da non consentire investimenti lungimiranti. Come fai a proporre a uno sponsor di investire su di te, se a cinque settimane dal Giro d’Italia non sai ancora se vi prenderai parte? Le wild card dovrebbe essere quantomeno biennali e non strumento di regalìa da parte degli organizzatori ai manager del momento. Forse in questo modo anche chi parte da risorse più limitate può progettare un percorso solido di crescita.

E’ evidente la spaccatura fra il livello dei team che si ingegnano e spendono per raggiungere l’eccellenza e quello di chi li governa a tutti i livelli. Sembra poca cosa, al confronto, che ancora non si conoscano il percorso e le squadre che parteciperanno al Giro Next Gen. Se uno squadrone come la Tudor Pro Cycling non sa ancora se parteciperà al Giro d’Italia, cosa volete che si lamenti una qualsiasi continental per il vuoto totale di informazioni sulla corsa che la riguarda?

Shimano è UCI World Cycling Partner: accordo rinnovato al 2028

12.02.2025
3 min
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Shimano e l’Unione Ciclistica Internazionale hanno recentemente ufficializzato con grande orgoglio il proseguimento della loro collaborazione di lunga data, rinnovando lo stesso accordo per un ulteriore periodo di quattro anni: dal 2025 al 2028. Questo rinnovo arriva mentre le due organizzazioni celebrano oltre venticinque anni di cooperazione, un traguardo che testimonia un forte impegno congiunto nei confronti del movimento ciclistico mondiale.

L’assistenza neutra con le sue iconiche moto e auto blu alle spalle di Tadej Pogacar ai mondiali di Zurigo
L’assistenza neutra con le sue moto e auto blu alle spalle di Pogacar ai mondiali di Zurigo

Anche nei prossimi quattro anni, Shimano manterrà dunque il prestigioso status di “UCI World Cycling Partner”, rafforzando di conseguenza il suo ruolo cruciale all’interno del panorama ciclistico internazionale. Inoltre, lo stesso brand giapponese continuerà a essere il Partner ufficiale di Servizio Neutro dell’UCI durante i Campionati del Mondo di tutte le discipline. I meccanici e i piloti del Servizio Neutro Shimano, riconoscibili per le loro iconiche auto blu, forniranno assistenza tecnica essenziale ai corridori durante gli eventi internazionali, garantendo supporto anche agli atleti provenienti da Federazioni Nazionali che non dispongono di risorse complete per i loro team.

Il rinnovo della partnership riflette i valori condivisi tra Shimano e l’UCI: la passione per il ciclismo, l’impegno per l’innovazione e il desiderio di sostenere lo sviluppo di questo sport a tutti i livelli. Shimano è difatti attivamente coinvolta in numerosi Campionati del Mondo UCI, tra cui strada, para ciclismo su strada, pista, para ciclismo su pista, Mountain bike, Bmx, ciclocross, gravel e ciclismo virtuale.

Da sinistra: Amina Lanaya Direttore Generale UCI, Lappartient presidente UCI e in mezzo il Presidente di Shimano Europe Marc van Rooij
Da sinistra: Amina Lanaya Direttore Generale UCI, Lappartient presidente UCI e in mezzo il Presidente di Shimano Europe Marc van Rooij

Progresso e passione

Un altro momento saliente della collaborazione sarà il supporto di Shimano come partner principale dei Campionati del Mondo del 2027. Questo evento straordinario riunirà circa venti Mondiali UCI per diverse discipline nella regione francese dell’Haute-Savoie, per un appuntamento che promette di essere uno dei più spettacolari in assoluto nella storia del ciclismo.

«Siamo lieti di proseguire la nostra lunga partnership con Shimano – ha dichiarato David Lappartient, il Presidente dell’UCI – il vero leader mondiale nel settore della componentistica per biciclette. Avere al fianco una realtà di tale livello rappresenta un grande vantaggio per la nostra Federazione e per il ciclismo globale, sia nei grandi eventi qunto nello sviluppo di questo sport in Paesi che necessitano di ulteriore supporto».

«Gli ultimi 25 anni di collaborazione con l’UCI – ha aggiunto Taizo Shimano, il Presidente dell’azienda – sono stati un viaggio straordinario di innovazione e crescita. Siamo entusiasti di continuare a sostenere il ciclismo e contribuire al futuro di questo sport straordinario».

Con questa rinnovata collaborazione, Shimano e l’UCI si preparano a scrivere un nuovo capitolo di successi nel ciclismo internazionale, portando avanti una visione condivisa di progresso e passione per il ciclismo.

Shimano

A tu per tu con Lappartient: il ciclismo globalizzato e i costi

25.11.2024
5 min
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RIVA DEL GARDA – Al margine della presentazione del Tour of the Alps c’è stata la conferenza dell’AIOCC (Association Internationale des Organisateur de Courses Cyclistes). La corsa a tappe dell’Euregio punta in alto e vuole entrare nel ciclismo dei grandi, ne ha il diritto e la forza di farlo. A questo incontro ha partecipato anche David Lappartient, presidente dell’UCI. Il momento è delicato, il ciclismo vive un periodo di forte globalizzazione, con tante gare fuori dal Vecchio Continente. Da un lato è giusto, la crescita porta ad un’espansione del movimento e della disciplina. Dall’altra parte bisogna fare in modo che gli attori possano seguire il calendario proposto. Nel 2026 si parla di ben 14 gare WorldTour in più, un numero non da poco che obbliga le squadre a pensare al futuro, programmando già gli investimenti. 

A destra David Lappartient, mentre a sinistra Christian Prudhomme, entrambi intervenuti alla presentazione del TOTA
A destra David Lappartient, mentre a sinistra Christian Prudhomme, entrambi intervenuti alla presentazione del TOTA

Il passo giusto?

Uno degli argomenti che ha fatto discutere ultimamente è la questione campionati del mondo. L’appuntamento di Zurigo ha sicuramente regalato un grande spettacolo per il pubblico. Tuttavia è innegabile che i costi del mondiale svizzero abbiano avuto un grande impatto sui bilanci delle varie federazioni. La via però sembra ormai tracciata, e il prossimo appuntamento iridato in Ruanda non sarà di certo meno costoso

«Per noi – ci dice Lappartient in disparte – che siamo l’Unione Ciclistica Internazionale, l’obiettivo è andare ovunque. Nel 2024 siamo stati a Zurigo, ed è stato uno dei mondiali più costosi in una delle città più costose al mondo. Tuttavia l’organizzazione è stata davvero perfetta (forse Lappartient si è dimenticato della scomparsa di Muriel Furrer, la junior svizzera deceduta nella prova in linea iridata, ndr). L’anno prossimo saremo in Rwanda, non siamo mai stati in Africa e quindi è un sogno per tutti. Quando sono diventato presidente dell’UCI ho dichiarato che entro la fine del mandato saremmo andati in questo Continente. Dovevamo andare e così sarà, dopo più di cento anni il campionato del mondo arriva in Africa

Il campionato del mondo di Zurigo è stato uno dei più costosi degli ultimi anni per le federazioni
Il campionato del mondo di Zurigo è stato uno dei più costosi degli ultimi anni per le federazioni
Le federazioni nazionali, con grande probabilità, saranno costrette a sostenere un costo elevato

Sappiamo che per le nostre federazioni nazionali ha un costo. Tuttavia non siamo al pari di altre federazioni internazionali, come la FIFA nel calcio. Quindi non siamo in grado di sostenere direttamente tutte le federazioni nazionali dal punto di vista finanziario. Quello che possiamo fare è dare un sostegno a tutte le Nazioni che partecipano alla prova del mixed team relay. È una cosa che ho proposto due anni fa e che ora non è più così grande, ma almeno aiuta un po’.

Le varie Nazioni dove possono trovare il sostegno?

E’ difficile, sappiamo che è un tasto dolente per le federazioni nazionali, ma hanno le risorse per farlo o il sostegno anche da parte dei vari governi. Il ciclismo è obbligato ad andare nel mondo, nel 2026 i mondiali saranno a Montreal, per poi tornare in Europa nel 2027. 

Girmay Alcudia 2022
Per Lappartient l’arrivo del ciclismo in Africa è un passo doveroso vista la crescita di questo Continente
Girmay Alcudia 2022
Per Lappartient l’arrivo del ciclismo in Africa è un passo doveroso vista la crescita di questo Continente
Il ciclismo è davvero uno sport così internazionale?

La maggior parte delle Nazioni che prendono parte agli eventi UCI sono localizzate in Europa, così come la maggior parte dei corridori in gruppo. Tuttavia ci sono circa cento Nazioni che partecipano attivamente ai campionati del mondo. Ecco perché dobbiamo essere ovunque. 

Non è però un periodo facile, economicamente. 

Vero, lo si vede anche dai governi che tagliano le spese, è il caso dell’Italia ma anche del mio Paese (la Francia, ndr). Naturalmente di questo risentono anche i budget dello sport. A volte sono fermi, il che è vero. E’ chiaro che questa difficoltà si ripercuote anche sulle sponsorizzazioni private, le quali non stanno crescendo a causa dell’inflazione. 

La richiesta di un salary cup non fa piacere ai team che guidano la classifica UCI e che possono accaparrarsi i corridori più forti
La richiesta di un salary cup non fa piacere ai team che guidano la classifica UCI e che possono accaparrarsi i corridori più forti
Le soluzioni quali possono essere?

Cerchiamo di modellare anche altre organizzazioni. Ad esempio, abbiamo ridotto da sei a tre le tappe di Coppa del mondo su pista, passando a tappe di Coppa delle Nazioni. Questo per ridurre anche i costi per la federazione nazionale. Abbiamo anche lavorato sulla Coppa delle Nazioni juniores e under 23, per avere una maggiore collocazione a livello continentale. Non è facile, come UCI cerchiamo sempre di non aumentare gli obblighi per le nostre federazioni nazionali.

Il salary cup tanto richiesto dalle squadre è attuabile?

Crediamo che questo sia un modo per assicurarsi che non ci siano due o tre squadre in grado di dominare. Per l’interesse del gruppo e dello sport stesso è meglio avere più squadre in grado di vincere come avviene in NBA o nel campionato di rugby. Stiamo quindi lavorando a stretto contatto con l’AIGCP.

Guercilena è stato uno degli ultimi team manager ad affrontare il tema dei costi nel ciclismo
Guercilena è stato uno degli ultimi team manager ad affrontare il tema dei costi nel ciclismo
Si riuscirà a raggiungere un accordo?

Naturalmente ci sono alcune discussioni, ma il direttivo è fortemente sostenuto, non da tutti, perché ovviamente i team di punta non sono sempre completamente d’accordo. Direi che la grande maggioranza delle squadre sostiene l’argomento. Ma è vero che il diavolo si nasconde nei dettagli, quindi stiamo lavorando molto anche su quelli. La prossima settimana faremo una presentazione del progetto al seminario dei team WorldTour.

Ci sono degli obiettivi?

Vorremmo iniziare con il prossimo ciclo triennale, nel 2026. Ma inizieremo lentamente e ci vorranno tre anni per avere l’implementazione completa, visto che ci sono già dei contratti firmati che bisogna rispettare. L’obiettivo non è ridurre il budget, è solo fare in modo che il divario tra i top team e gli altri possa essere più contenuto.