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Decathlon Italia ti veste dei colori dell’iride

17.08.2023
4 min
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LISSONE – Quella che ci siamo lasciati alle spalle è stata un’edizione dei mondiali di ciclismo e paraciclismo davvero straordinaria, non solo per i risultati sportivi che si sono registrati. Si è trattato infatti del primo mondiale “allargato” con tutte le discipline coinvolte che per dieci giorni hanno reso Glasgow e la Scozia il centro del mondo a pedali.

Per quanti amano andare in bicicletta e desiderano portare ancora con sé un ricordo della rassegna iridata esiste oggi la possibilità di “vestirsi” da campione del mondo grazie a Decathlon Italia, che recentemente ha intensificato la propria collaborazione con Santini, sponsor storico dell’UCI.

A raccontarci qualcosa di più su questa bella opportunità riservata a tutti gli appassionati di ciclismo è Rosario Cozzolino, Cycling Category Manager di Decathlon Italia.

La Rainbow Jersey, replica della maglia iridata realizzata da Santini
La Rainbow Jersey, replica della maglia iridata realizzata da Santini
Quando nasce la vostra collaborazione con Santini?

La collaborazione nasce nel 2021. Inizialmente vendevamo la sola maglia di campione del mondo. Successivamente abbiamo ampliato la nostra offerta attraverso la creazione di una collezione di capi e accessori caratterizzati dalla famosa iride. Il successo è stato così grande da portare nel 2022 alla firma di un accordo di distribuzione globale tra Santini, UCI e Decathlon Group.

Parlando di Decathlon Italia e quindi del mercato italiano cosa possiamo dire?

Siamo soddisfattissimi della collaborazione con Santini e soprattutto dell’intuizione che abbiamo avuto nel 2021 di introdurre nei nostri store la maglia di campione del mondo. Successivamente è arrivata la collezione “UCI Rainbow seguita poi dalla linea “Premium” composta da prodotti alto di gamma firmati sempre Santini. Oggi la nostra offerta è davvero completa. La collezione “UCI Rainbow” è disponibile nell’80 per cento dei nostri negozi mentre la linea “Premium” è possibile trovarla in ben 30 store Decathlon.

Quella tra Santini, UCI e Decathlon è una collaborazione nata nel 2021
Quella tra Santini, UCI e Decathlon è una collaborazione nata nel 2021
La stessa collezione è disponibile anche online?

Certamente, tutti i prodotti sono comunque disponibili online sul nostro sito. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nei giorni della rassegna iridata di Glasgow abbiamo avuto un incremento del 40% nella vendita dei prodotti legati al mondiale. Una conferma della bontà della scelta che abbiamo fatto tempo fa.

Come è oggi il rapporto tra Decathlon Italia e Santini?

Direi ottimo. A maggio abbiamo avuto l’opportunità di visitare la nuova sede Santini a Bergamo per iniziare a impostare con loro il lavoro per il 2024. Per il prossimo anno stiamo già lavorando alla realizzazione di un pantaloncino top di gamma con un fondello davvero speciale.  In occasione della nostra visita abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci direttamente con Monica Santini, CEO dell’azienda di famiglia. La cosa che ci ha maggiormente colpito è il suo amore e la sua conoscenza del prodotto. Ma c’è di più…

Rosario Cozzolino, Cycling Category Manager di Decathlon Italia
Rosario Cozzolino, Cycling Category Manager di Decathlon Italia
Che cosa esattamente?

Uno degli obiettivi che si prefigge da sempre Decathlon è quello di offrire alla propria clientela un servizio all’altezza. Tutto questo non può che passare da una formazione costante del nostro personale. A inizio anno alcuni nostri addetti alla vendita hanno avuto l’opportunità di visitare la sede Santini, seguire da vicino la produzione, vedere in prima persona come nascono i prodotti firmati Santini in vendita presso i nostri store. Siamo rimasti così soddisfatti dell’esperienza che hanno vissuto i nostri collaboratori da decidere di replicarla anche il prossimo anno.

Per chi desiderasse acquistare la maglia di campione del mondo, la stessa conquistata da Mathieu Van der Poel, ricordiamo brevemente le sue caratteristiche principali. Grazie al tessuto ultraleggero e all’inserto sui fianchi ii tessuto mesh, la traspirabilità è ottimale. Il tessuto della parte frontale e delle tasche posteriori è creato con filato derivato da PES riciclato. Inoltre, le tre tasche posteriori, di cui una con zip, sono pensate per portare con sé tutto il necessario durante la propria uscita in bicicletta. Le maniche sono tagliate al vivo e il grip in silicone a fondo maglia mantiene il capo in posizione durante tutta la pedalata. La maglia presenta una vestibilità classica ed è disponibile dalla taglia S alla 2XL.

Decathlon

Pettorine made in Bergamo per i mondiali

09.08.2023
3 min
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Le pettorine che in questi giorni vengono indossate ai mondiali di Glasgow dalle persone dello staff (giudici, volontari, controllori, ecc.) e dai fotografi accreditati hanno un forte legame con Bergamo e le aziende del suo territorio. L’UCI ha infatti deciso di affidare a Santini, suo storico partner, il compito di realizzarle utilizzando materiale ecosostenibile. Si tratta di una richiesta che rientra nell’UCI Climate Action Charter, un manifesto voluto dalla stessa UCI nel 2022 per la sostenibilità ambientale dello sport attraveso azioni specifiche finalizzate a ridurre gli sprechi e accelerare la transizione verso un’economia circolare. 

Il filato è prodotto da RadiciGroup ed è totalmente made in Italy
Il filato è prodotto da RadiciGroup ed è totalmente made in Italy

Bergamo fa squadra

Per realizzare le pettorine secondo gli standard richiesti dall’UCI, Santini ha deciso di coinvolgere cinque aziende della provincia di Bergamo. Si tratta di RadiciGroup, Sitip, EFITM Reggiani e Acerbis.

I tessuti sono stati realizzati con un filato in nylon made in Italy prodotto da RadiciGroup. Le proprietà elevate del filato garantiscono al materiale comfort e prestazioni ideali per l’abbigliamento tecnico-sportivo e un aspetto più morbido e pregiato. Un altro elemento innovativo è che il filato individuato permette facilità e qualità di stampa, per rendere il tessuto altamente personalizzabile.

Il filato è stato successivamente fornito a Sitip che produce il tessuto indemagliabile “ARAS NG” (gr.95/100 mtq.). Una monofibra composta al 100% da poliammide, e totalmente riciclabile.

Si tratta del primo tessuto di questo materiale in grado di rispondere alle richieste di performance legate alla stampa transfer, arrivate da EFI Reggiani, la terza azienda coinvolta nel progetto.

La scelta di questo tessuto è stata frutto di numerose analisi di ricerca applicata, che ha visto EFI Reggiani testare un’ampia rosa di tessuti per trovare la miglior resa del colore e la miglior resistenza allo sfregamento e al sudore, parametri necessari per l’uso specifico richiesto della pettorina. Un valore aggiunto è costituito dal fatto che EFI Reggiani, oltre ad aver scelto i nuovi inchiostri a base acqua IRIS Plus, certificati GOTS, ha scelto una soluzione di stampa su carta transfer che non consuma acqua e richiede quantità minima di energia al metro quadrato. 

Il tessuto bianco di Sitip e la carta transfer stampata da EFI Reggiani sono arrivati infine a Santini che si è occupata di trasferire tutte le grafiche delle pettorine dalla carta al tessuto per poi cucirle utilizzando esclusivamente fili e componenti realizzati in nylon o materiale chimicamente affine. Tutto questo per consentire poi alle pettorine stesse, a conclusione dei mondiali, di poter essere riciclate senza ulteriori lavorazioni. 

Lavorazione delle pettorine per i mondiali UCI Glasgow 2023
Lavorazione delle pettorine per i mondiali UCI Glasgow 2023

Una seconda vita

Una delle richieste arrivate dall’UCI a Santini è stata infatti quella di realizzare delle pettorine in materiale riciclabile. Una fase questa di cui si occuperà RadiciGroup attraverso i suoi impianti specializzati nella rigranulazione del materiale recuperato.

Il materiale così ottenuto potrà diventare il componente di un prodotto finito e firmato Acerbis. I paramani X-Elite sono posizionati anche sui manubri di alcune mountain bike, proprio per proteggere le mani da elementi esterni e le leve dei freni da cadute.

Il progetto delle pettorine per i Mondiali di ciclismo 2023 può tranquillamente essere considerato a KM Zero, grazie alla collaborazione di aziende geograficamente vicine tra loro, unite dall’obiettivo comune di creare un prodotto riciclabile e destinato a una seconda vita.

Santini

EDITORIALE / Van Vleuten, una sconfitta annunciata

31.07.2023
5 min
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E’ più sorprendente che Demi Vollering abbia vinto il Tour Femmes o piuttosto che non ci sia riuscita Annemiek Van Vleuten? E’ la domanda che ci frulla nella testa da quando abbiamo visto la campionessa del mondo concludere la tappa del Tourmalet con una rassegnazione che non le appartiene.

Prima ha messo la squadra a tirare sull’Aspin, facendo presagire il grande attacco. Con lei sono rimaste soltanto Vollering, Niewiadoma e la sorprendente Kopecky, rientrata in un secondo momento. Quando poi si è trovata sotto le ruote la salita finale (versante di La Mongie), l’iridata ha scoperto di non avere gambe per fare la differenza. Malanno di giornata? Stanchezza inattesa? Strapotere delle rivali?

Prima e seconda: Vollering e Kopecky hanno avuto un avvicinamento mirato al Tour. La belga ha corso di più
Prima e seconda: Vollering e Kopecky hanno avuto un avvicinamento mirato al Tour. La belga ha corso di più

Van Vleuten spuntata

Siamo propensi a escludere il malanno e puntiamo il dito sulla stanchezza inattesa al confronto di avversarie più fresche. Demi Vollering l’aveva battuta già nel testa a testa alla Vuelta, ma la classifica era rimasta appannaggio di Annemiek. Al Tour è successo qualcosa di diverso.

La cartina tornasole è Lotte Kopecky, fino a quel giorno in maglia gialla. Va bene la condizione straordinaria, ma è abbastanza chiaro che se un’atleta con le sue caratteristiche riesce a stare con le migliori fino a 5 chilometri dall’arrivo sul Tourmalet, qualcosa non va. Qualcuno non è andato forte come doveva.

Da quel punto, quello in cui la sua compagna ha attaccato, Kopecky ha preso infatti 3’32” di distacco, mentre 2’34” sono toccati a Van Vleuten. Per cui è chiaro che se la bagarre fosse iniziata ai 10 chilometri dall’arrivo, come lasciava intuire la tattica del Movistar Team, Kopecky sarebbe saltata in modo più netto. Perché Van Vleuten non è riuscita ad attaccare, come ad esempio aveva fatto al Giro d’Italia?

Labous 5ª al Tour, dopo il 2° posto del Giro. Anche lei ha attaccato, ma sul Tourmalet è crollata a 2’46”
Labous 5ª al Tour, dopo il 2° posto del Giro. Anche lei ha attaccato, ma sul Tourmalet è crollata a 2’46”

21 giorni sono pochi

Il motivo a nostro avviso è nel calendario e proprio nel fatto che l’olandese abbia corso e vinto il Giro, avendo poi appena tre settimane per andare al via del Tour de France. Mentre Vollering e la sua squadra, come pure molte altre, hanno lavorato soltanto per la sfida francese. E proprio la maglia gialla non ha corso per tutto il mese precedente.

Van Vleuten ha pagato pegno nelle ultime due tappe del Tour, le più dure, sicuramente scontando i suoi anni e la forza della vincitrice, ma anche e soprattutto il mancato recupero dopo il Giro, a fronte della freschezza delle rivali.

Si spacca da anni il capello, ragionando sul mese di giugno. Quei 30 giorni fra il Giro e il Tour degli uomini, che è troppo breve perché un grande campione provi a vincerli entrambi. L’ultimo, Marco Pantani, era diretto discendente dalle divinità dello sport e ci riuscì sfruttando anche alcune circostanze favorevoli nelle prime due settimane del Tour 1998. Trenta giorni non sono sufficienti per i più forti professionisti del gruppo e si ritiene che per le ragazze ne bastino ventuno? Va bene, non parliamo di corse di tre settimane (una parità più volte invocata proprio da Van Vleuten), ma in proporzione il livello dell’impegno richiesto alle atlete è pari a quello degli uomini. Chi compila i calendari queste cose le sa?

Froome vinse il Giro nel 2018 e al Tour si piegò a Thomas e Dumoulin, a sua volta secondo anche al Giro
Froome vinse il Giro nel 2018 e al Tour si piegò a Thomas e Dumoulin, a sua volta secondo anche al Giro

Chi scrive i calendari

Probabilmente no, perché alla fine il nodo che giunge al pettine ha la stessa sigla: UCI. Proprio in questi giorni, sono sotto gli occhi di tutti le lamentele dei tecnici delle nazionali per l’assurda disposizione delle gare ai mondiali di Glasgow: fiore all’occhiello e fonte di reddito per l’Unione Ciclistica Internazionale.

La sensazione è che non si possano conciliare qualità e quantità se alla base mancano competenza e attenzione verso le esigenze degli atleti. Concentrare nello stesso posto e negli stessi giorni atleti olimpici e paralimpici (nel velodromo si annuncia un traffico da ora di punta), sovrapporre le specialità e non curarsi delle difficoltà che così si creano a chi lavora per mesi ed è poi costretto a rinunciare a qualche obiettivo fa capire che esiste un punto in cui il marketing e lo spettacolo prendono il sopravvento sullo sport.

Magnaldi è stata la miglior italiana al Tour: 13ª a 13’51”, dopo essere arrivata 5ª al Giro, a 5’34” da Van Vleuten
Magnaldi è stata la miglior italiana al Tour: 13ª a 13’51”, dopo essere arrivata 5ª al Giro, a 5’34” da Van Vleuten

Giro o Tour

Così, mentre aspettiamo di vedere come andranno le cose nei prossimi giorni a Glasgow, torniamo per un istante col pensiero al WorldTour delle donne e al calendario che cresce e offre occasioni e gare pari a quelle degli uomini.

Una riflessione occorre. In primis perché le squadre non hanno l’organico e il budget adatti per una simile mole di impegni: lo dimostra il fatto che la LIV Racing TechFind alla fine abbia dovuto fondersi con la Jayco-AlUla e altre fusioni probabilmente arriveranno. In secondo luogo, si va verso la riproduzione degli stessi difetti nel funzionamento del giocattolo.

Il WorldTour, nato per avere i migliori atleti nelle gare più importanti, ha iniziato a spaccare il gruppo anche fra le donne. Chi fa il Giro non può vincere il Tour. Tre settimane sono poche e se non si fa in modo di passare a 30 giorni fra l’uno e l’altro, presto l’esiguo gruppo delle donne si spezzerà in due tronconi. E anziché avere Giro e Tour col meglio possibile, dovremo rassegnarci al fatto che una delle due avrà al via le giovani o le seconde schiere. Con buona pace di RCS Sport che ha fatto il diavolo a quattro per prendersi il Giro d’Italia.

Santini festeggia 30 anni di cubetti Mapei

27.07.2023
4 min
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Sono passati esattamente trent’anni dall’ingresso nel mondo del ciclismo del marchio Mapei. Era infatti la primavera del 1993 quando, alla vigilia del Giro d’Italia, Giorgio Squinzi, titolare della Mapei, intervenne per salvare il team Eldor-Viner in grosse difficoltà economiche, consentendogli di partecipare al Giro e di concludere la stagione. Il mito ciclistico della Mapei e della sua maglia a cubetti iniziò lì e per dieci anni (1993–2022), la formazione italiana ha impresso la sua impronta nel mondo del ciclismo ottenendo oltre 600 successi.

Mapei è rimasta nel ciclismo fino al 2002, qui la vittoria di Bettini alla Liegi dello stesso anno
Mapei è rimasta nel ciclismo fino al 2002, qui la doppietta di Bettini e Garzelli alla Liegi dello stesso anno

Insieme a Santini

Per celebrare i trent’anni da quel felice debutto nel ciclismo, Mapei ha pensato di realizzare una divisa celebrativa e per farlo ha scelto di rivolgersi ad un “vecchio compagno di viaggio”. Stiamo parlando del maglificio Santini che ai tempi del team Mapei aveva realizzato la divisa della squadra caratterizzata dai famosi cubetti. 

In realtà Mapei e Santini in tutti questi anni non si sono mai persi di vista dal momento che entrambe le aziende sono da sempre legate all’Unyon Cycliste Internationale. Santini è sponsor tecnico dell’UCI dal 1998 realizzando tutte le maglie di campione del mondo. Mapei è stata dal 1998 Main Sponsor dei campionati del mondo di ciclismo su strada e da quest’anno è Official Partner della rassegna iridata di Glasgow.

La maglia celebrativa realizzata da Santini per i 30 anni di Mapei nel ciclismo
La maglia celebrativa realizzata da Santini per i 30 anni di Mapei nel ciclismo

Una maglia speciale

Come detto, per celebrare i trent’anni dal debutto di Mapei nel ciclismo e la lunga collaborazione con l’UCI, Santini ha confezionato un completo da ciclismo caratterizzato dalla presenza, a livello grafico, degli iconici cubetti colorati, rappresentativi del mondo delle costruzioni e identificativi del team Mapei.

L’idea di utilizzare come motivo decorativo della divisa dei cubetti colorati, insieme alle spatolate, tipiche dei prodotti Mapei, nasce da un’intuizione di Adriana Spazzoli, direttore Marketing e Comunicazione Mapei fino al 2019, che aveva compreso le potenzialità comunicative di questa sponsorizzazione. Grazie ai risultati eccezionali della squadra, i cubetti Mapei sono diventati ben presto iconici, ridefinendo l’estetica dell’abbigliamento ciclistico e contribuendo alla notorietà dell’azienda in Italia e nel mondo. Ancora oggi la sponsorizzazione della Mapei viene considerata un esempio di quanto il ciclismo possa ridare a livello di immagine e di ritorno economico a chi voglia investirci.

Ecco anche i pantaloncini, con gli iconici cubetti
Ecco anche i pantaloncini, con gli iconici cubetti

Ritornano i cubetti

Gli iconici cubetti Mapei sono il segno distintivo del completo celebrativo realizzato da Santini. La maglia, dalla vestibilità slim, è realizzata con tessuti estremamente leggeri. Nella parte posteriore il tessuto super traspirante è caratterizzato da piccoli canali per il rilascio del sudore. Le maniche, in tessuto liscio e con taglio al vivo, aderiscono al corpo senza costrizioni mentre l’elastico interno sul fondo della maglia la mantiene sempre in posizione.  

I pantaloncini, sono realizzati in tessuto ad azione compressiva. A fondo gamba presentano delle bande con grip interno per mantenere il pantaloncino sempre in perfetta posizione, e sono dotati di bretelle con parte anteriore in tessuto elasticizzato e con rete estremamente traspirante sul retro.

Oggi Mapei è ancora attiva nel mondo dello sport, non solo del ciclismo, grazie al Mapei Sport di Olgiate Olona, in provincia di Varese. Stiamo parlando di una struttura di riferimento a livello internazionale in materia di preparazione e di attività di ricerca scientifica.

Nel corso degli anni, oltre a proseguire l’attività nel settore ciclistico, la struttura ha allargato i propri settori di intervento dedicandosi anche ad altre discipline sportive quali calcio, pallacanestro, podismo, golf, sci alpino e sport motoristici mantenendo sempre inalterati i propri obiettivi.

Santini

Ekoi con il Tour de Pologne: i valori sono condivisi

24.06.2023
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Il brand francese Ekoi, riconosciuto ed apprezzato marchio produttore di abbigliamento ed accessori per il ciclismo, è entrato a far parte della grande famiglia del Tour de Pologne, definendo una rilevante partnership all’insegna di alcuni importanti valori che stanno particolarmente a cuore al Lang Team, quest’ultimo il comitato organizzatore dell’evento ciclistico polacco. Per oltre quindici anni Ekoi si è ben distinto all’interno del palcoscenico degli eventi UCI WorldTour e questo grazie al supporto diretto offerto a numerose squadre professionistiche e alla propria, riconosciuta esperienza nella produzione di abbigliamento, di caschi ed occhiali. Da quest’anno Ekoi sarà anche per la prima volta partner di un evento UCI WorldTour

Per la prima volta nella sua storia Ekoi sarà sponsor di un eventi del circuito UCI WorldTour
Per la prima volta nella sua storia Ekoi sarà sponsor di un eventi del circuito UCI WorldTour

Partnership “emotiva” e commerciale

«La collaborazione con Ekoi – ha dichiarato Czeslaw Lang – promette davvero molto bene. Sono particolarmente lieto che un’azienda di portata internazionale, che condivide con noi valori come la sicurezza dei corridori, si unisca alla schiera dei nostri partner. Nell’ambito della nostra collaborazione, verrà preparata una collezione speciale di caschi con il logo del Tour de Pologne. Sono fermamente convinto che questa iniziativa rafforzerà la posizione di Ekoi sul mercato polacco».

«Il Giro di Polonia – ha ribattuto Jean-Christophe Rattel, il fondatore di Ekoi – è per la sua storia e per i campioni che lo hanno vinto un evento imperdibile del calendario ciclistico mondiale. E l’arrivo di John Lelangue come Direttore Generale del Lang Team ha reso possibile questa partnership molto importante per noi, sia dal punto di vista emotivo che commerciale, perché la Polonia è un mercato importante e in crescita, oltre ad essere un paese con una grande cultura ciclistica».

Il brand francese di caschi e abbigliamento sportivo segue da vicino i corridori della Israel Premier Tech
Il brand francese di caschi e abbigliamento sportivo segue da vicino i corridori della Israel Premier Tech

Edizione speciale in arrivo

Durante lo svolgimento delle sette tappe del Tour de Pologne 2023, in programma lo ricordiamo dal 29 luglio al 4 agosto, tutti i caschi e gli occhiali Ekoi saranno presentati al pubblico nell’ambito del villaggio dedicato agli sponsor. Una presenza rafforzata dal fatto che squadre come Cofidis e Arkéa-Samsic saranno in corsa con prodotti simili a quelli esposti e disponibili per la vendita.

Quello tra Ekoi e il Tour de Pologne si annuncia dunque come un legame tra due realtà che promettono azioni di co-branding dalle interessanti prospettive future, anche per contribuire ad allargare la cerchia di sponsor storici del grande evento polacco rafforzando la cooperazione tra eventi e aziende.

Ekoi

EDITORIALE / Parità e ambiente fanno rima con ipocrisia

15.05.2023
5 min
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Bacchettando il ricorso agli elicotteri sul Gran Sasso e parlando di parità e ambiente, l’Unione Ciclistica Internazionale ha scritto un’altra pagina nella sua raccolta di ipocrisie.

«Questo fatto – fa sapere con un comunicato il governo centrale del ciclismo – costituisce un vantaggio che va contro i principi di fair play e le disposizioni regolamentari per garantire la parità di trattamento per il trasferimento delle squadre ai loro alberghi. Inoltre, l’uso di un elicottero da parte di alcuni corridori per questo scopo va contro il principio della riduzione dell’impronta di carbonio, come indicato nelle specifiche degli organizzatori dell’Uci WorldTour. L’Uci adotterà le misure e le sanzioni necessarie per garantire che tale pratica non si verifichi in futuro. L’Uci condanna fermamente questo comportamento che va contro i principi di fair play ed equità, valori fondamentali dello sport».

Il presidente dell’UCI Lappartient non ha dettato la svolta tecnica che ci si aspettava da lui: la politica resta al centro
Il presidente dell’UCI Lappartient non ha dettato la svolta tecnica che ci si aspettava da lui: la politica resta al centro

La parità

Cominciamo dalla parità. Ci sono parità e fair play nel fatto che ad esempio, preparando il Giro, la Jumbo Visma, la Ineos oppure la Soudal-Quick Step abbiano potuto pagarsi così tanti giorni di ritiro dall’inizio dell’anno? Ci sono squadre che i ritiri li lasciano alla discrezione e alle tasche degli atleti?

Si può considerare equo far correre i team professional nello stesso gruppo dei WorldTour, esponendoli spesso a figure barbine? C’è parità nella possibilità di mettere a punto l’assetto da crono spendendo una fortuna in galleria del vento? Ci sono corridori di squadre più piccole che a malapena ricevono la bici prima del Giro.

C’è parità nel fatto che basti avere un mucchio di soldi e si possano portare il WorldTour e il campionato del mondo in qualsiasi angolo, compreso il deserto del Qatar? E’ segno di equità il fatto che si spremano risorse ovunque, per mantenere in piedi la sede di Aigle che ha i costi di una reggia?

Giro d’Italia 2010, Zoncolan: vince Basso, Nibali settimo. I due scendono a valle in elicottero
Giro d’Italia 2010, Zoncolan: vince Basso, Nibali settimo. I due scendono a valle in elicottero

La funivia intasata

Gli elicotteri di Campo Imperatore appartengono a una società di cui si serve l’organizzazione del Giro e che, a pagamento, potevano trasportare gli atleti a valle. La storia del ciclismo è piena di leader portati via in elicottero, perché di colpo si è ritenuto di stigmatizzarne l’uso?

Dopo la deludente tappa sul Gran Sasso, le squadre hanno portato via i loro atleti con le ammiraglie. I pochi che si sono azzardati a scendere con la funivia, fra loro Bettiol, si sono fermati davanti alla fila dei tifosi. Rispetto al passato infatti non era stata prevista una corsia preferenziale per la gente del Giro. Passino i giornalisti che, come chi scrive, hanno impiegato un’ora per raggiungere il Quartier Tappa ai piedi del monte, forse nei confronti degli atleti occorreva un altro riguardo, che i team più ricchi hanno ritenuto di pagare, avendone la possibilità.

Le due squadre accusate per l’uso dell’elicottero sono state la Soudal-Quick Step (in apertura Evenepoel) e la Bahrain: qui, Caruso
Le due squadre accusate per l’uso dell’elicottero sono state la Soudal (in apertura Evenepoel) e la Bahrain: qui, Caruso

La parità dei salari

C’è parità nel fatto che con il solo stipendio di un Pogacar o di Evenepoel si possa pagare l’intera stagione di una professional? Altre leghe dello sport professionistico hanno da tempo previsto un tetto ai compensi o comunque hanno trovato il modo per distribuire diversamente i talenti più forti nelle varie squadre. Nel ciclismo della parità, i più ricchi comprano tutto e gli altri si arrangino.

Il problema sorge quando qualcuno se ne accorge e sicuramente vedere andar via i primi della classe su un elicottero anziché nell’ammiraglia potrebbe aver fatto storcere il naso a qualcuno: a chi non è dato di saperlo, visto che i piccoli sono abituati ai privilegi dei grandi. Forse allora c’è da pensare che uno squadrone che non abbia fatto ricorso all’elicottero si sia lamentato con l’Unione Internazionale?

Ci sono professional dal budget inferiore allo stipendio di Pogacar: c’è parità in questo?
Ci sono professional dal budget inferiore allo stipendio di Pogacar: c’è parità in questo?

Ambiente e ciclismo

E poi l’ambiente, punto molto caldo che sta a cuore a tutti. Dopo aver stabilito multe e squalifiche per chi butta borracce e carte di barrette fuori dai luoghi preposti, adesso si parla degli scarichi degli elicotteri. Perché invece non parlare del numero sconsiderato di veicoli che seguono le corse? Quante ammiraglie? Quanti auto e mezzi che non c’entrano nulla con la corsa?

C’è parità ed è ecologico che ci siano squadre con il camion cucina, il camion officina e il camion ristorante, oltre chiaramente al pullman, mentre ce ne sono altre che hanno il camion officina e il pullman e ad averli si sentano anche ricche?

Insomma, bacchettando il ricorso agli elicotteri l’UCI non ha fatto un gesto necessariamente sbagliato, ma che stride terribilmente con la realtà dei fatti e l’evidenza di uno sport in cui i soldi hanno da tempo scavato un solco incolmabile fra i soggetti che ne fanno parte. Non prendere atto di questo e colpire una delle manifestazioni della disparità è il chiaro segno che non si abbia il minino interesse nell’appianarla. Conta solo che nessuno se ne accorga.

In casa Santini si respira già il clima mondiale

11.05.2023
5 min
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Il Giro d’Italia è appena iniziato e l’attenzione di tutti gli sportivi è giustamente catalizzata dalla lotta per la conquista della maglia rosa. In casa Santini in questi giorni si guarda sicuramente al Giro, anche grazie alla presenza in corsa della Trek-Segafredo. Uno sguardo attento è già però rivolto ai prossimi campionati del mondo di Glasgow. La rassegna iridata non è poi così lontana, anche perché dopo tantissimi anni torna a disputarsi in piena estate, per l’esattezza dal 3 al 13 agosto.

Tre completi speciali

Grazie alla collaborazione di alcuni designer scozzesi, Santini firma oggi tre completi che raccontano la bellezza di Glasgow e della Scozia, chiamata per la prima volta nella sua storia ad ospitare i mondiali di ciclismo. 

Due sono i completi dedicati al ciclismo su strada. Si tratta rispettivamente del kit Cloudscape e del completo City Grid. Il primo è stato creato dai designer scozzesi O Street e celebra i panorami mozzafiato della Scozia, con i suoi boschi verdi e i profili delle montagne che si specchiano nei laghi. Il completo City Grid, realizzato con il designer Patrick Hughes, gioca invece su varie tonalità di blu e verde e richiama alcune forme dell’architettura della città di Glasgow. Il completo Cloudscape presenta maglia, pantaloncini, baselayer e accessori, mentre City Grid include anche uno smanicato e una giacca anti-vento e anti-pioggia. 

Dal momento che quest’anno la rassegna iridata comprenderà, oltre alla strada, anche pista e mountain bike, ecco un completo specifico per il mondo off road. Si tratta del kit Rocky. E’ realizzato con i designer scozzesi Fourtwentyseven e Stuco, e si ispira alla foresta di Glentress, molto rinomata per i percorsi  MTB, con un design che richiama i boschi, nei colori verde e marrone.

Una nuova collezione UCI

La rassegna iridata scozzese è stata da spunto in Santini per realizzare una nuova collezione UCI, a conferma di un rapporto ormai fortemente consolidato fra l’azienda bergamasca e l’istituzione che governa il ciclismo a livello mondiale.

Oltre alle repliche della maglia del campione del mondo UCI di tutte le discipline e delle jersey per il Women’s World Tour, sono stati realizzati diversi capi estivi e invernali identificati dalle strisce iridate.

Santini ha inoltre creato una capsule collection chiamata Grandi Campioni, che fa parte della nuova collezione UCI. E’ composta da cinque completi che si ispirano ai poster realizzati in occasione di alcuni mondiali che hanno fatto la storia del ciclismo. Sul retro della maglia presentano una patch che racconta l’evento. I mondiali celebrati dai nuovi completi Santini sono: Salò 1962, Imola 1968, Barcellona 1973, Goodwood 1982 e Colorado Springs 1986.

«Abbiamo disegnato cinque completi per cinque Mondiali di ciclismo su strada – racconta Fergus Niland, Creative Director di Santini Cycling Wear – e per farlo ci siamo ispirati ai poster storici realizzati per questi eventi. La nuova collezione Santini Grandi Campioni vuole raccontare la storia di una vittoria mondiale, anzi di cinque vittorie mondiali!».

I completi sono formati da maglia, baselayer e pantaloncini ed è disponibile, con l’immagine del poster, anche una t-shirt in cotone per il tempo libero.

La nuova collezione UCI e la linea dedicata a Glasgow 2023 sono in vendita sul sito www.santinicycling.com e nei migliori negozi di ciclismo del mondo dallo scorso 27 aprile.

Santini

Manubri e crono: la riforma Rogers riletta con Pinotti

11.03.2023
5 min
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Durante l’inverno parecchi atleti di taglia alta, fra cui Kung (foto di apertura) e Ganna, hanno dovuto rimettere mano alla posizione da crono. La riscrittura del regolamento tecnico da parte dell’UCI ha infatti permesso a diversi corridori di ottenere una miglior posizione aerodinamica. Redditizia almeno quanto quella degli atleti più bassi. Il grosso problema infatti lo avevano quelli alti fra 1,80 e 1,90 e la rilettura delle regole da parte di Michael Rogers ha in parte sanato il difetto. Lo sa bene Marco Pinotti, con cui abbiamo provato a sviscerare l’argomento.

Marco Pinotti è uno dei tecnici del Team Jayco AlUla, con un occhio in più per le crono
Marco Pinotti è uno dei tecnici del Team Jayco AlUla, con un occhio in più per le crono

Il punto con Pinotti

Il bergamasco ha seguito la storia con interesse, avendo sotto mano i cronoman del Team Jayco-AlUla. E dato che alle squadre le novità sono arrivate prima che fossero ufficializzate, il lavoro di revisione è iniziato da dicembre.

«La sensazione che ho avuto io – spiega Pinotti – è che il cambiamento ci sia stato da quando Michael Rogers ha preso in carico questo settore. Mi pare che stia mettendo un po’ di ordine, portando l’esperienza da corridore e quelle che sono le esigenze degli atleti. La regola di prima penalizzava proprio la categoria da 180-190, soprattutto i corridori alti da 185 a 190. Hanno creato una categoria intermedia e come interpretazione mi pare corretta».

Durbridge è alto 1,87 e grazie alle nuove regole riesce a essere più aerodinamico
Durbridge è alto 1,87 e grazie alle nuove regole riesce a essere più aerodinamico

Tre categorie

L’UCI ha diviso il gruppo in categorie determinate dall’altezza: Categoria 1 fino a 179,9; Categoria 2 fino a 189,9; Categoria 3 oltre 190. Per ciascuna di esse ha poi riscritto le misure della bicicletta da cronometro.

Per quelli più alti di 190 centimetri ha disposto che la distanza fra la punta della sella e quella delle protesi possa arrivare fino a 850 millimetri e che la punta delle stesse protesi possa innalzarsi fino a 140 millimetri rispetto al piano orizzontale.

I ciclisti alti fino a 1,79 possono arrivare a 800 millimetri di lunghezza e altezza di 100.

Quelli fino a 189,9 avranno invece il limite di lunghezza a 830 millimetri e altezza di 120 millimetri.

In questo modo Ganna, che grazie alla nuova posizione ha appena vinto la crono della Tirreno-Adriatico, ha potuto inclinare le protesi di 30° rispetto all’orizzontale (nel 2022 il massimo consentito era invece di 15°). Di conseguenza, Pippo ha potuto allungarsi e contemporaneamente chiudere lo spazio fra mani e testa

«Sapevamo già di questa modifica a giugno – spiega Pinotti – ma è stata annunciata tardi. Abbiamo saputo da dicembre del cambio di inclinazione da 15 a 30 gradi e a dicembre abbiamo potuto metterci mano. Intendiamoci, quei 15° non incidono tantissimo, però ad esempio consenti a quelli più alti di arrivare con le punte del manubrio a 140 di altezza senza bisogno di allungarsi per forza fino a 85. L’obiettivo è chiudere al meglio la superficie fra le mani, la testa e il tronco. Che è un po’ la posizione che portò Landis per la prima volta nel giro di California 2006 e poi Leipheimer. Diciamo che i veri precursori di quel tipo di filosofia sono loro due, secondo me. Ma adesso quelli che sono vicini al limite, tipo quelli alti 1,88, hanno la possibilità di stare bene in bici. Prima invece erano tanto penalizzati».

Dai poggioli al manubrio

Fra i cambiamenti dettati dall’UCI, è stata regolamentata anche la distanza fra i poggioli per gli avambracci e la punta delle protesi: minimo 180 millimetri. Non è un caso che nessuno vi poggi ormai i gomiti, ma siano diventati punto di contatto per gli avambracci.

Fu Landis al California del 2006 a inclinare le protesi marcatamente verso l’alto
Fu Landis al California del 2006 a inclinare le protesi marcatamente verso l’alto

«La vera differenza per i più alti – conferma Pinotti – è la variazione nella distanza fra l’appoggio dei gomiti e la fine del manubrio. Diciamo che forse per Ganna, che ha inclinato di più le protesi, non è cambiato molto, perché lui aveva già intelligentemente messo gli appoggi molto alti. Adesso c’è un limite anche lì, visto che oggi devono stare almeno a 18 centimetri. Nella nostra squadra, Sobrero non ha dovuto rivedere nulla. Invece è toccato a Durbridge, Scotson, Hamilton…

«A dicembre, i medici hanno raccolto le misure dei corridori e sono state messe in un modulo. L’ho firmato io e l’ha firmato il medico. Poi è stato mandato all’UCI, affinché alla verifica delle misure della bici, si sappia a quale categoria di altezza si appartiene. Non ho mai visto i giudici misurare gli atleti alla partenza di una crono, diciamo che basta l’autocertificazione».

EDITORIALE / Il ciclismo non ha ricette complicate

06.02.2023
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Una volta sulla cima di Guzet Neige, nel lontano Tour del 1995 (foto di apertura), chiedemmo a Marco Pantani se non trovasse strano correre e vincere così all’antica, con quegli attacchi da lontano che sembravano giungere da un ciclismo precedente. E Marco, cui certo non mancava una visione di ciò che avrebbe potuto rendere spettacolare questo sport, rispose in modo chiaro.

«Non credo di correre all’antica – disse – forse sono semplicemente troppo moderno».

Negli anni in cui si limavano i secondi in salita e si distribuivano minuti a crono, il ciclismo era più un esercizio di equilibri. Pertanto l’avvento di quello scalatore così… sovversivo ebbe lo stesso effetto che si osserva oggi quando nel gruppo ci sono Van der Poel e Van Aert, Pogacar ed Evenepoel. Nessuno si sognerebbe di fargli la stessa domanda, tutt’altro. Si elogia il ciclismo moderno che in certi giorni manda in malora i calcoli e fa esplodere il gruppo. Pantani faceva lo stesso.

Van Aert e Van der Poel concordi sull’importanza della loro rivalità: per lo sport e per se stessi
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La meraviglia di Hoogerheide

Non tutti sono capaci e non sempre le imprese sono possibili se non si ha un rivale che le renda necessarie. Il campionato del mondo di ciclocross corso ieri a Hoogerheide ne è stato la prova lampante. E le parole finali del vincitore Van der Poel davanti allo sconfitto Van Aert hanno ottimamente sintetizzato il concetto.

«Sono felicissimo per questa vittoria – ha detto l’olandese – che considero una delle tre più importanti. Incredibile, perché ottenuta a due passi da casa e scaturita al termine di una lotta leale ed appassionante con Wout. Vi assicuro che la nostra è una sana rivalità che fa bene a questo movimento e che ci migliora in modo reciproco. Certo quando si perde brucia, ma se manca uno di noi alla partenza, la gara non ha lo stesso sapore».

Il fatto che Van Aert, seduto accanto, gli abbia dato prontamente ragione fa capire che gli stessi campioni siano consapevoli di quale sia l’ambiente ideale per rendere lo sport davvero appassionante e una vittoria memorabile.

Il Tour del 2020 fu super avvincente per il duello fra Pogacar e Roglic
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Il gioco delle coppie

Gli ingredienti sono sempre gli stessi e una sana rivalità è forse il principale. I monologhi di uno o dell’altro alla lunga stancano, i duelli all’ultimo colpo di pedale infiammano il pubblico. Coppi e Bartali. Gimondi e Merckx. Moser e Saronni. Hinault e Lemond. Bugno e Chiappucci. Cunego e Simoni. Pantani e Indurain, Tonkov oppure Ullrich.

La più grande sfortuna per un campione è non avere qualcuno contro cui lottare per la gloria. E’ stato ben più spettacolare il primo Tour di Pogacar vinto in extremis su Roglic, rispetto al secondo, corso senza veri avversari. Per lo stesso motivo è stato elettrizzante il Tour di Vingegaard, capace di disarcionare lo stesso Pogacar.

La differenza fra questi campioni e tutti gli altri, oltre alla dotazione naturale da cui non si può prescindere, sta nell’aver capito che per vincere bisogna rischiare di perdere. Per questo sono felici quando vincono e non fanno drammi eccessivi quando non ci riescono: se te la giochi a viso aperto, perdere fa parte del gioco. Le formule perfette e tutti i calcoli di questo mondo vanno bene quando ci si allena, poi però bisogna essere capaci di accettare il dolore che viaggia con la fatica, spingendosi sempre più a fondo. E questo a ben vedere è mancato troppo a lungo nel ciclismo degli ultimi anni.

Quintana ha corso i campionati colombiani da isolato: può correre, ma nessuno lo prende
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Una grande primavera

Pensare che rivedremo presto Van der Poel e Van Aert contrapposti alla Strade Bianche, poi alla Sanremo e sulle stradine del Nord è già un buon motivo per augurarsi che la primavera arrivi in fretta. Aspettare Pogacar ed Evenepoel al UAE Tour sarà il primo momento per vedere contrapposti due che non si accontentano mai semplicemente di esserci. Il danno degli squadroni che fanno incetta di campioni sta proprio nell’impoverimento del gruppo. Sarebbe stato interessante vedere Evenepoel alla Liegi contro Alaphilippe, invece il francese è stato dirottato sul Fiandre.

Per lo stesso motivo Pantani rifiutò a suo tempo di infilarsi nella Mapei, pagando alla lunga di tasca propria. A ben vedere il mondo non è poi così diverso. Ci sono i campioni. Ci sono le grandi squadre. E c’è chi governa il ciclismo, esercitando il potere come meglio ritiene, spesso senza metterci la faccia. E così, dopo aver azzerato la Gazprom senza offrire una via d’uscita, adesso ha deciso di fermare Quintana e Lopez, facendo però in modo che la scelta ricada sugli altri. I due possono correre, hanno licenza e passaporto biologico. Che colpa ne hanno quelli che governano (e dispensano consigli: richiesti e non) se nessuno vuole più tesserarli? Squalificateli, se ci sono gli elementi, oppure lasciateli in pace. Che colpa avevano se il Tour smise di invitare Pantani, aprendo la strada al nuovo dominatore? Visto come finì la storia, peccato che dalle lezioni del passato non si riesca quasi mai ad imparare.