La Champions League della pista: 6 round e maglie Santini

06.06.2021
4 min
Salva

Un nuovo capitolo nella storia del ciclismo su pista, lanciato poche settimane fa e destinato a far decollare le discipline veloci e di endurance a un nuovo livello di prestigio. C’è l’aspetto tecnico e c’è ovviamente quello commerciale. La UCI Track Champions League, sei round di gare in giro per il mondo, sarà una grande operazione sportiva e un significativo veicolo promozionale.

Si comincia il 6 novembre con il primo di sei eventi internazionali. Lo scopo, dichiarato dal presidente dell’Uci Lappartient insieme a sir Chris Hoy (nella foto di apertura) e Christina Vogel è quello di svecchiare la pista, portando in primo piano la sua faccia più spettacolare, facendola girare per il mondo grazie a trasmissioni televisive progettate e realizzate ad hoc da Discovery con il supporto di Eurosport Events, con l’obiettivo di sviluppare una narrativa che duri tutto l’anno attorno alla pista per aumentare il coinvolgimento di fan e sponsor.

Sei round

Il primo round si svolgerà il 6 novembre a Palma de Mallorca, al Velòdrom Illes Balears. Una struttura da 5.200 posti, aperta nel 2007 in occasione dei campionati del mondo.

Secondo round il 20 novembre a St Quentin en Yvelines, Francia, nel velodromo nazionale di Saint-Quentin-en-Yvelines. Aperto nel 2014, ha ospitato i campionati del mondo nel 2015 e i campionati europei nel 2016. Il velodromo ospiterà gli eventi di ciclismo su pista ai Giochi Olimpici di Parigi del 2024.

Terzo round il 27 novembre a Panevezys, Lituania, nella Cido Arena. Si tratta di un impianto multisportivo inaugurato nel 2008 nonché dell’unico velodromo standard olimpico negli Stati baltici. Lo stadio da 4.230 posti ha ospitato i campionati europei del 2012.

Doppio round a Londra il 3-4 dicembre, nel Lee Valley VeloPark. Si tratta del velodromo costruito per i Giochi Olimpici di Londra 2012, rinomato per il suo design del tetto curvo. Oltre alle Olimpiadi, ha ospitato i campionati del mondo del 2016 e il tentativo di successo del record dell’Ora di Sir Bradley Wiggins nel 2015.

Sesto round a Tel Aviv, Israele, l’11 dicembre, nel velodromo nazionale Sylvan Adamss. Si tratta della struttura più avanzata del Medio Oriente, finanziata appunto da Sylvan Adams. La sede ospiterà i mondiali juniores nel 2022.

Ecco il trofeo della Champions League 2021
Ecco il trofeo della Champions League 2021

Un format unico

Ogni round presenterà lo stesso programma, suddiviso fra discipline Sprint o Endurance. Ogni categoria ha due diversi tipi di gare in cui i concorrenti possono accumulare punti: i velocisti correranno sia lo Sprint che il Keirin, mentre i corridori Endurance correranno sia l’eliminazione che lo scratch. In ogni categoria gareggeranno 18 corridori, per un totale di 72 atleti: pari numero fra maschi e femmine.

Le classifiche saranno determinate dai punti assegnati in ogni gara. I punti verranno sommati in una classifica. Al termine di ogni round, i quattro leader di ogni categoria (due maschi, due femmine) verranno premiati con la maglia di leader da indossare alla gara successiva.

Maglie di leader e kit da gara realizzato dalla bergamasca Santini
Maglie di leader e kit da gara realizzato dalla bergamasca Santini

Premi uguali

I 36 uomini e le 36 donne che si contenderanno la vittoria nelle categorie Sprint e Endurance saranno motivati da un montepremi di oltre 500.000 euro, con premi uguali fra uomini e donne, come parte dell’impegno per l’uguaglianza di genere nello sport e in linea con la politica di parità di premi in denaro dell’UCI in tutti i suoi eventi.

Verranno assegnati premi in denaro per i primi 10 in ogni gara della serie. I vincitori della gara riceveranno 1.000 euro. Il vincitore assoluto di categoria riceverà inoltre 25.000 euro, con premi a scalare per ogni posto nella classifica generale.

Il presidente Uci Lappartient al lancio della challenge
Il presidente Uci Lappartient al lancio della challenge

Maglie Santini

La maglia dei leader è una creazione del marchio italiano Santini, che proprio in questi giorni sta vestendo i leader delle varie classifiche del Giro di Svizzera. La Viper Z2 TT Speedsuit di Santini sarà indossata dai migliori corridori uomini e donne nelle categorie Sprint ed Endurance. Inoltre, Santini fornirà a ciascuno dei 72 corridori in gara una tenuta da gara personalizzata, completa della bandiera nazionale del corridore e del logo della UCI Track Champions League. Ogni atleta manterrà lo stesso numero di gara per tutta la serie di gare e avrà i propri sponsor personali sulla divisa.

Copertura tivù

L’UCI Track Champions League beneficerà di un’ampia strategia di distribuzione televisiva globale, con l’obiettivo di raggiungere e coinvolgere il maggior numero possibile di appassionati di ciclismo. I sei round della gara saranno ampiamente trasmessi sui canali di proprietà di Discovery, tra cui Eurosport, TV lineare e streaming, oltre a GCN+ e ai canali digitali GCN Racing.

Nell’ambito dell’ambizione della Lega di raggiungere un pubblico più ampio per lo sport e attirare nuovi fan, sono state concordate anche partnership di distribuzione con emittenti di alto livello. Ulteriori dettagli sui partner di trasmissione sono in fase di definizione.

Con Salvato continuiamo a parlare di transenne

17.04.2021
3 min
Salva

Cristian Salvato ha letto il pezzo di ieri sulle transenne del Belgio e si è ricordato di quando un’idea simile venne anche all’Accpi, che la passò al Cpa . A sua volta l’Associazione mondiale dei corridori se ne fece interprete nelle tante riunioni con l’Uci, inserendo l’argomento transenne nella dettagliata serie di richieste, purtroppo rimaste in parte disattese.

«I belgi sono stati più bravi a farle – dice il presidente del sindacato italiano dei corridori – come quelle di Boplan non le avevo mai viste. Però ricordo che ho fatto vari studi, per capire come siano fatte le transenne negli altri sport di velocità. Francamente trovo assurdo che nel 2021 ancora non ci sia un regolamento tecnico omogeneo per queste protezioni».

Cristian Salvato è presidente dell’Associazione italiana corridori professionisti
Cristian Salvato è il presidente dell’Accpi

Matteo Trentin lo ha scritto su Twitter, parlando dell’iniziativa di Harelbeke e Flanders Classics e rilanciando il nostro servizio: «I primi e finora unici organizzatori a pensare ad un miglioramento per la nostra sicurezza senza che a loro venisse chiesto. Dovrebbe essere sempre così, ma purtroppo la realtà è diversa!».

Ogni corsa ha i suoi standard. Gli organizzatori piuttosto che accogliere la novità, vanno in cerca del difetto. Qualcuno ha tenuto a dire che ad Harelbeke quelle transenne non iniziavano 300 metri prima…

Il Giro ha transenne verticali su cui si appoggiano pannelli inclinati
Il Giro ha transenne verticalil su cui si appoggiano pannelli inclinati
Salvato, cosa fanno negli altri sport?

Il pattinaggio di velocità ha un documento di tre pagine che spiega come vadano fatte transenne e protezioni. Idem lo sci alpino. Da noi si dice solo, appunto, che devono essere inclinate e iniziare 300 metri prima dell’arrivo e finire 100 metri dopo, senza interruzioni.

Le transenne di Boplan assorbono l’urto.

Questa dovrebbe essere la prima caratteristica. Nel pattinaggio usano una sorta di gomma piuma, che però non è immaginabile per il ciclismo, non fosse altro per il numero di camion necessari per il trasporto. E allora mi ero messo a lavorare con Jonny Mole, socio di Pozzato, immaginando una soluzione pneumatica. Ma qualunque sia la ricetta finale, sarebbe necessario un protocollo Uci che costringa gli organizzatori ad adottare lo stesso standard. Quelle del Tour sono le peggiori. Sono fatte a blocchi che ogni tot si interrompono, motivo per cui prima mettevano il poliziotto in piedi sull’arrivo. Poliziotti che facevano foto o provocavano cadute. Non ci può essere uno in piedi sul rettilineo. Così adesso ci mettono un cuscino (foto di apertura, sulla destra di Bennett, ndr), ma le transenne restano quelle di quando correvo io.

E queste invece sono le transenne utilizzate ad aprile in Belgio
E queste invece sono le transenne utilizzate ad aprile in Belgio
In Italia come siamo messi?

In Italia la maggior parte delle situazioni le gestisce Italtelo. Ha transenne verticali alte 1,50 su cui si applicano i pannelli inclinati. L’altezza è giusta, per impedire a qualsiasi tifoso, anche alto, di sporgersi per fare foto e toccare il corridore.

L’Uci cosa risponde?

Per ora nulla. Feci notare che le transenne dei mondiali di Harrogate erano pericolosissime. Basse, alte da terra che sotto poteva passarci chiunque. Per fortuna l’arrivo era in salita e non ci sarebbe mai stata una volatona, ma ugualmente andrebbe previsto un protocollo. Sono tanto precisi per le cose che riguardano i corridori, le borracce e la posizione in sella, ma sul resto sembra quasi che non vogliano vedere.

Santini completo iridato

Santini e Decathlon, con la benedizione dell’Uci

31.01.2021
3 min
Salva

La storica collaborazione tra Santini e l’Unione Ciclistica Internazionale, di cui vi avevamo già parlato in un nostro precedente articolo, si arricchisce di un nuovo capitolo. A partire dal prossimo mese di marzo presso la maggior parte degli store Decathlon di Italia, Belgio, Ungheria e Svizzera, saranno allestiti corner dedicati e brandizzati Santini & UCI. Sarà possibile acquistare i capi e gli accessori da ciclismo caratterizzata dai colori iridati, simbolo dei Mondiali UCI.

Strisce iridate

La collezione, creata in collaborazione con UCI, includerà la replica della maglia di campione del mondo, un completo total black composto da jersey e calzoncino e una gamma di accessori. Tutti i capi presentano le iconiche strisce iridate e racchiudono la qualità e il know-how di Santini relativo alla produzione di abbigliamento tecnico da ciclismo. Tutti i capi sono in vendita ad un prezzo davvero competitivo e saranno disponibili anche sul sito decathlon.it.

Santini Decathlon maglia iridata
Il completo iridato che sarà disponibile presso Decathlon
Santini Decathlon maglia iridata
Il completo iridato che sarà disponibile presso Decathlon

Il ciclismo a portata di tutti

La scelta di avvalersi dei punti vendita Decathlon è stata fortemente voluta da Santini e dell’UCI. L’obiettivo infatti è quello di rendere il ciclismo accessibile a chi si avvicina per la prima volta a questo sport. Grazie alla collaborazione di Decathlon e alla sua capillare rete vendita si vuole sensibilizzare un pubblico sempre più vasto sul piacere del pedalare. In questo modo si vuole avvicinare sempre più persone alla bicicletta in tutte le sue forme: dalla modalità training allo spostamento in città.

Promozione per il ciclismo

Il Presidente dell’UCI David Lappartient ha dichiarato: «L’iniziativa congiunta UCI – Santini in collaborazione con Decathlon è una magnifica opportunità per portare la popolarità del ciclismo oltre il suo pubblico tradizionale. La commercializzazione di articoli di alta qualità, interessanti e a buon prezzo, e identificati dai colori iridati simbolo mondiale del ciclismo, in un’importante realtà come Decathlon, caratterizzata non solo dalla commercializzazione ma anche dall’ideazione e creazione di prodotti per la pratica sportiva, ci consentirà di raggiungere nuove categorie di ciclisti. Ciò è in linea con il nostro desiderio di promuovere il ciclismo in modo più ampio, come delineato nell’Agenda 2022 dell’UCI e alla base della nostra campagna Ride and Smile».

Completo scuro iride per Decathlon
Il completo Santini su base scura con l’iride
Completo scuro iride per Decathlon
Il completo Santini su base scura con l’iride

Iride protagonista

Monica Santini, Amministratore Delegato di Santini Cycling Wear commenta: «La UCI, nel contesto della campagna Ride and Smile, ha scelto Decathlon con l’obiettivo di diffondere la passione per il ciclismo. Noi siamo entusiasti di poter collaborare con queste due realtà creando una linea di capi in esclusiva per gli store del colosso di articoli sportivi. Protagonista di questa collezione sarà l’iride: un elemento presente su ogni articolo che la renderà unica e desiderata da tutti gli appassionati delle due ruote».

Distribuzione capillare

Il Category Manager del Ciclismo su strada di Decathlon Italia, Donato Favale ha infine aggiunto: «La partnership commerciale con Santini soddisfa la duplice ambizione di Decathlon Italia di mettere in sella il maggior numero di appassionati di ciclismo e di allacciare delle collaborazioni che consentano di portare a compimento la nostra mission “Sport for the many”. L’offerta delineata con Santini e UCI sarà presente nel 75% dei negozi fisici Decathlon sul territorio italiano e nel 100% dell’offerta on line disponibile su decathlon.it».

santinicycling.com

decathlon.it

uci.ch

Michele Coppolillo, Sestriere, Giro d'Italia 1994

Coppolillo e la bici: ieri, oggi e domani

24.10.2020
4 min
Salva

Una foto su Facebook, un ricordo che riaffiora, i casini di ieri: sentire Coppolillo sarà certo un bel viaggio nella memoria e dalla memoria al futuro. Perché il futuro si costruisce sulla corretta elaborazione del passato. E chi invece pensa o vuole cancellarlo dovrebbe prima quantomeno conoscerlo.

11 giugno 1994

La foto del ragazzo biondo in maglia verde viene dal traguardo di Sestriere al Giro d’Italia del 1994. Era l’11 giugno. Il giorno prima la corsa aveva applaudito l’ultimo attacco di Pantani sul Colle dell’Agnello, vanificato dalla poca collaborazione di Buenahora sul Lautaret che annunciava Les Deux Alpes. Il Giro d’Italia si sarebbe chiuso con la tappa di Sestriere che annunciava la volata di Milano. Berzin resisteva in maglia rosa, conquistata il quarto giorno e mai più mollata.

Neve a Sestriere

«Fu il classico giorno da pronti, via – ricorda Coppolillo – con il Lautaret, il Monginevro e due volte Sestriere. Nevicava. Andai in fuga e speravo che al primo passaggio sul traguardo ci avrebbero fermato, invece no. Ci tengo a dire che per me era la quarantunesima tappa, perché avevo fatto anche la Vuelta che finiva sette giorni prima del Giro. E l’avevo fatta sempre all’attacco, perché ero e resto un operaio del ciclismo. Insomma, come fu non ricordo. Ma sul Lautaret vidi che partiva la fuga e mi buttai dentro».

Mauro Vegni, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Mauro Vegni a Morbegno, messo davanti al fatto compiuto
Mauro Vegni, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Vegni, nel giorno dello sciopero

Gestione sbagliata

Le lotte sindacali, qualunque sia l’ambito di cui si vuole parlare, sono state e vengono ancora fatte per migliorare le condizioni di lavoro. Anche il ciclismo ha intrapreso questa strada. Ha ridotto i chilometraggi rispetto agli anni in bianco e nero. Ha umanizzato gli orari di gara. Ha imposto l’uso del casco. Ha sposato la tutela della salute, combattendo il doping e le condizioni climatiche estreme. Ha avallato l’utilizzo dei pullman per non lasciare i corridori al freddo delle partenze e degli arrivi. Poco sta ancora facendo per la sicurezza stradale a vantaggio di chi usa la bici ogni giorno. Ma non ha voltato le spalle alla sua storia, che lo vede sport di fatica e sacrificio. Il solo capace di guardare negli occhi il calcio e far dire ai suoi attori e ai suoi appassionati che «noi non ci fermiamo perché piove, noi non siamo signorine!». Quello che è successo ieri poteva avere un fondamento condivisibile, ma è stato fatto in modo poco corretto, con l’atteggiamento degli studenti che si parlano in una chat segreta per non farsi sentire dai professori. E i professori sono i loro direttori sportivi e i team manager.

Anche Michele è direttore sportivo di una squadra U23, che si chiama #InEmiliaRomagna.

La storia insegna

«Ci sono le tappe in cui le condizioni sono avverse – dice Coppolillo – la storia insegna. E’ stato sbagliato il metodo, piuttosto davanti a un problema serio bisognava organizzarsi prima, non a mezz’ora dalla partenza. E poi se parti, arrivi. Non ti fermi dopo dieci chilometri. Tutti sanno e nessuno sa. Quando succedono queste cose, vengono fuori tutte le debolezze di questo mondo. Io ai miei ragazzi insegno che ciclismo significa anche sacrificio, freddo e pioggia. E anche io penso che la sicurezza venga prima di tutto. Non mi piace dire come fossimo ai miei tempi. Il Giro a ottobre forse è una forzatura, ma questo abbiamo. Due mesi fa non si sapeva nemmeno se si sarebbe ripartiti. La tappa di 250 chilometri fra i tapponi c’è sempre stata. Quella che va insegnata nelle categorie giovanili è la vera essenza del ciclismo. Se un padre è troppo indulgente, il figlio non cresce bene».

Michele Coppolillo, Michele Bartoli, NoiConVoi 2016
La bici ora è un piacere: Copolillo con l’ex capitano Michele Bartoli
Michele Coppolillo, Michele Bartoli, NoiConVoi 2016
Con l’ex capitano Michele Bartoli

Rosa Berzin

A Sestriere vinse Pascal Richard, che con quei posti doveva avere una qualche affinità, dato che l’anno successivo a Chianale avrebbe vinto la tappa fermata in anticipo per le slavine sul Colle dell’Agnello. Secondo arrivò Ruè, mentre Coppolillo si piazzò al terzo posto, staccato su quell’ultima salita di 1’31” dallo svizzero. Pantani e gli altri di classifica arrivarono a 4’36”, consacrando la rosa del russo Berzin.

Il vento in faccia

«Agli atleti – riprende Coppolillo – bisognerebbe far toccare con mano che cosa significa gestire una squadra, magari d’inverno. Mettersi lì e far vedere cosa c’è in ballo. Io da corridore non me ne rendevo conto e anche Cunego ieri in diretta ha ammesso di aver scoperto un lato del ciclismo che non conosceva. So anche di aver fatto tappe peggiori di quel giorno a Sestriere. Quella di Corvara al Giro del 1992. Certi giorni alla Vuelta, che si correva ad aprile, sulla Sierra di Madrid, sempre nella neve. Le corse del Belgio, che in un solo giorno vedevi le quattro stagioni. Ho letto qualche commento sul fatto che è sempre facile commentare dal divano, ma la bicicletta è questa. E non parlo così perché ho dimenticato, ma proprio perché lo so bene. Anche io ho partecipato ai miei scioperi, ma ieri si poteva correre. I ragazzi dobbiamo formarli a tutto tondo, non solo perché siano delle macchine da corsa. Lo vedo bene che adesso vanno fortissimo, però hanno queste lacune e in certi momenti sono un po’ molli. Il vento in faccia è diverso da quello di su un rullo, ma mi rendo conto che non tutti la pensano così».

Mauro Vegni, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020

Asti, storia di un pasticcio all’italiana

23.10.2020
5 min
Salva

Josef Cerny ci ha provato a dire che la storia non terrà conto delle proteste di stamattina e che ad Asti ha vinto lui. Lui ha vinto la sua tappa e poco gli importa di dare risposte sul perché non si sia partiti da Morbegno.

«Non era così freddo da non partire – dice – ma andiamo a tutta da Palermo e pioveva ed è stata una buona occasione da cogliere».

Succede solo al Giro, quando mai si sarebbero sognati di imporlo ai francesi del Tour?

Vegni furioso

Vegni è inviperito. Il suo punto di vista è ineccepibile: ha disegnato un percorso che è stato approvato e nessuno, nel momento in cui lo stesso è stato rimodulato per ottobre, si è preso la briga di verificare la fattibilità delle tappe. Le associazioni di categoria servono a questo.

Cristian Salvato, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Cristian Salvato, presidente italiano dei corridori e delegato del Cpa
Cristian Salvato, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Cristian Salvato, presidente Accpi

«Finirà che sono stato io a decidere – dice il patron del Giro d’Italia – e che non me ne sono neanche accorto, mentre si è trattato di un tranello. C’è rammarico per la brutta figura. Una giornata così oscura tutto quanto di buono abbiamo fatto fino adesso per portare alla fine il Giro d’Italia. Non c’erano presupposti per una decisione simile. A me non è arrivata nessuna proposta. E’ evidente che tra i corridori e le loro squadre non c’è dialogo. Perché stamattina, molti corridori si domandavano cosa stava succedendo? Perché c’erano corridori schierati alla partenza? Perché i manager delle squadre chiedevano a me cosa stesse succedendo e io non sapevo nulla?».

Salvato indeciso

I direttori sportivi italiani si sono tutti schierati contro la decisione, ma è parso che nessuno li abbia interpellati, quasi che la decisione sia stata presa dalle squadre straniere.

«Una volta al Giro – si è lasciato scappare in mattinata Cristian Salvato, presidente dell’Accpi e delegato del Cpa – c’erano dodici squadre italiane e avevano gioco facile a trovare un accordo. Una volta in una situazione simile sarebbero partiti di sicuro, mentre gli stranieri non si fanno convincere facilmente. E’ stata una decisione giusta. Undici gradi con la pioggia sono freddi, sto con i corridori».

Peccato però che la decisione non sia venuta applicando il Protocollo per le Condizioni Estreme: unico presupposto per cancellare una corsa. E peccato anche che lo stesso Salvato, portavoce dei corridori, non abbia fatto poi molto per farli ragionare. Mentre una decisione del genere, come ha giustamente detto Vincenzo Nibali, non può transitare in una chat su Telegram e avrebbe avuto bisogno di più collegialità.

Wilco Kelderman, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Wilco Kelderman, il più contento del taglio della tappa
Wilco Kelderman, sciopero corridori, Morbegno, Giro d'Italia 2020
Kelderman, il più contento del taglio

Martinelli deluso

Ai microfoni Rai, dopo l’arrivo di Asti, prima Volpi e poi Martinelli hanno preso duramente posizione.

«Abbiamo sbagliato di brutto – dice Martinelli – ma sono arrivato tardi alla partenza e ho trovato tutto già organizzato. I corridori mi hanno detto che c’era una riunione e mi sono subito incavolato e gli ho detto di partire. C’erano tutti i presupposti per correre. Sono con loro, lavoro per loro, ma sarebbero serviti altri modi».

Damiani duro

Roberto Damiani è dello stesso avviso e dal suo hotel di Asti tuona senza mezzi termini.

«Noi siano andati sulla linea di partenza – spiega il diesse della Cofidis – sapete bene come la penso. Ieri sera i corridori hanno detto che stavano arrivando dei messaggi e io gli ho risposto che noi siamo qui per correre e quindi avremmo corso. Potevamo essere i primi ad averne vantaggio, avremmo dovuto controllare per meno chilometri, ma i miei erano là. Pare ci sia stato un accordo tra il Cpa e tutti gli altri. Adam Hansen si è esposto in quanto delegato del Cpa, non so cosa ne pensino i suoi capi alla Lotto. Sarebbe stata una tappa massacrante, ma perché non si fanno queste discussioni quando si presentano i percorsi? Come Roberto Damiani e come Cofidis io mi discosto da quello che è successo».

Joseph Cerny, Asti, Giro d'Italia 2020
Joseph Cerny ha vinto ad Asti, ma domani sui giornali si parlerà d’altro
Joseph Cerny, primo ad Asti

Kelderman fa festa

Il più contento di tutti ad Asti è parso Wilco Kelderman, c’è da capirlo. Avete visto come ha ribadito la bontà della scelta? Avrebbe dovuto pedalare per 258 chilometri sotto la pioggia e con 11 gradi, che poi sono saliti fino a 14. E domani nella tripla ascesa di Sestriere le sue chance di tenere la maglia rosa si sarebbero assottigliate.

«Capisco la frustrazione di Mauro Vegni – ha detto – ma oggi è stata presa la giusta decisione. Siamo stati contenti di correre il Giro e le grandi montagne. Siamo stati contenti di fare lo Stelvio, ma oggi la decisione di tagliare la tappa era la più giusta. E’ stato trovato l’accordo e la decisione è stata presa».

E quando gli è stato chiesto se sapesse fra quali attori fosse stato trovato l’accordo, ha liquidato la domanda parlando del Cpa, che in questo caso era rappresentato da Cristian Salvato, dato che Bugno, presidente dell’associazione, era ad Asti nella postazione Rai.

La morale

Sicuramente un grosso pasticcio in cui ciascun attore aveva qualcosa da difendere. Rcs e la Rai hanno denunciato il danno a un prodotto che per loro riveste una grande importanza strategica. I corridori, facendo sfoggio di scarsi spessore e senso di responsabilità, hanno trovato il modo di risparmiarsi una giornata di freddo e pioggia. I sindacati dei corridori hanno dimostrato la loro inadeguatezza per non essersi mossi con la necessaria tempestività. E la gente per strada, ignara e incolpevole, ha continuato ad aspettarli sperando che prima o poi sarebbero passati.

P.S. E’ arrivata nella serata di Asti la notizia che i premi di giornata saranno devoluti a favore di una struttura sanitaria impegnata nella lotta contro il Covid.

David Lappartient, Monica Santini

Santini-Uci, altri quattro anni iridati

26.09.2020
4 min
Salva

L’Uci e Santini si sono stretti nuovamente la mano e per i prossimi quattro anni la maglia iridata avrà il logo dell’azienda bergamasca. La novità dell’accordo di Imola è un occhio rinnovato all’ambiente e alle tematiche ecologiche

A partire da gennaio 2021, infatti, dai mondiali di ciclocross in Belgio, la maglia iridata sarà realizzata con tessuti riciclati da Polartec. Saranno eco-friendly anche la maglia per il campione del mondo master e quelle leader del circuito Women’s World Tour. Tutte le maglie saranno infine inserite in una confezione biodegradabile.

«Un capitolo importante della nostra storia aziendale – ha commentato Monica Santini, Amministratore Delegato di Santini Cycling Wear – che racconta della collaborazione con la più alta istituzione del ciclismo mondiale. La scelta di materiali riciclati conferma il nostro impegno verso l’ambiente. Da anni, infatti, scegliamo fornitori locali e stiamo sempre più utilizzando tessuti riciclati».

Galleria iridata azienda Santini Bergamo
Nella sede dell’azienda, una parete racconta tutti i mondiali dal 1988
Galleria iridata azienda Santini Bergamo
Nella sede bergamasca dell’azienda, una parete racconta tutti i mondiali dal 1988

Un passo indietro nella storia di Santini lo abbiamo fatto con Paola Santini, Direttore Marketing di Santini Cycling Wear. Le due sorelle, figlie del cavalier Pietro, sono oggi la colonna portante dell’azienda.

Da quanto tempo Santini realizza la maglia iridata?

Santini è partner dell’Uci dal 1988 e questo legame rappresenta un capitolo fondamentale nella storia aziendale. Vestire i campioni del mondo è fonte di grande orgoglio. 

La maglia iridata si presta a variazioni? 

E’ una maglia iconica che non cambia nel tempo. Abbiamo fatto un restyling nel 2016 quando l’Uci ha aggiornato il logo ed è stato deciso di rendere la grafica unica per tutte le discipline.

Quindi non si cambia?

Quindi sul design della maglia iridata non c’è molto da fare, ma abbiamo la piena fiducia di Uci per la scelta dei tessuti che vengono aggiornati costantemente. Per quanto riguarda invece la linea Uci, abbiamo mano libera per disegnarla, nel rispetto delle linee guida dell’uso dei colori e del logo.

Taglio stoffa iridata, carta, Santini
La macchina taglia il tessuto, inizia il percorso che porterà alla maglia iridata
Taglio stoffa iridata, carta, Santini
La macchina taglia il tessuto, inizia il percorso che porterà alla maglia iridata
Quanti eventi iridati coprite ogni anno? 

Forniamo le maglie ai campionati del mondo per tutte le specialità. Dalla strada alla pista, dal ciclocross alla mountain bike, passando per indoor cycling e para-cycling. Ci attiviamo anche con la creazione di una linea dedicata per alcuni di questi eventi, lavorando direttamente con l’organizzatore locale e l’Uci.

La maglia iridata è anche un prodotto da vendere? 

Le vendite riguardano soprattutto i prodotti della linea Uci con i colori dell’iride. La maglia iridata non è il prodotto più venduto. Credo che in parte sia dovuto ad un certo imbarazzo nei confronti di una maglia così importante per il ciclismo. Una maglia che molti pensano si possa indossare solo se meritata, sudata e vinta.

Santini, rotoli stoffa iridata
Si stampa su carta la striscia iridata che passerà poi sul tessuto delle maglie
Santini, rotoli stoffa iridata
Si stampa su carta la striscia iridata che passerà poi sul tessuto delle maglie
Le tante grafiche dei mondiali vi hanno complicato la vita? 

La parte complicata è il fatto che ogni mondiale ha un organizzatore diverso e quindi persone nuove cui spiegare ogni volta cosa facciamo. Una volta superato questo scoglio, il nostro direttore creativo, Fergus Niland, si diverte a disegnare la linea dedicata.

C’è stato un campione del mondo cui l’azienda è stata più legata che ad altri? 

Più di uno e per diverse motivazioni. A livello emozionale posso citare Bugno e anche Freire, con i quali abbiamo avuto un rapporto molto stretto di collaborazione e amicizia. Poi ci sono campioni come Sagan o tutti gli australiani, da Evans a Dennis.

Perché gli australiani?

Perché hanno vinto il mondiale vestendo già Santini con la propria nazionale. Mads Pedersen invece è stato speciale perché era da molto che un corridore di un team sponsorizzato Santini, la Trek-Segafredo, non vinceva un mondiale su strada. Avrei una lista infinita e non vorrei dimenticare le donne.

Santini, timbro maglia iridata, punzone
La maglia è pronta. Cucita la zip, resta soltanto da apporre il timbro con il logo Santini
Santini, timbro maglia iridata, punzone
La maglia è pronta. Cucita la zip, resta soltanto da apporre il timbro con il logo
Quali vogliamo ricordare?

Anna Meares, con cui abbiamo un bellissimo rapporto e che per noi è un’icona, non solo per le vittorie che ha conseguito in carriera ma anche per quello che rappresenta per il ciclismo femminile su pista. Oppure “Lizzie” Deignan, che ha dimostrato come l’essere donna e mamma non significhi smettere di vincere! Con entrambe abbiamo sviluppato alcune delle nostre linee dedicate alle donne e quindi abbiamo lavorato a stretto contatto creando un rapporto unico.