Cafueri, il terzo uomo degli Under 23? Forse anche di più

Cafueri, il terzo uomo degli under 23? Forse anche di più

29.11.2025
5 min
Salva

Senza grandi proclami, Tommaso Cafueri prosegue il suo cammino di crescita, su strada e nel cross. Se c’è una caratteristica che lo contraddistingue è la costanza, che lo porta a farsi vedere su strada e a emergere quando possibile nell’attività sui prati, dove si è già ritagliato un ruolo di “primo degli umani” dietro le due grandi stelle internazionali Mattia Agostinacchio e Stefano Viezzi che raccolgono soddisfazioni anche all’estero.

L'arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni
L’arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni
L'arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni
L’arrivo di Cafueri a Cantoira, una vittoria non sufficiente per fargli vincere il Giro delle Regioni

Mai fuori dai primi 10

Nello scorso fine settimana il friulano si è preso il lusso di conquistare la tappa finale del Giro delle Regioni, portando decisamente sul positivo la lancetta della sua stagione.

«L’anno scorso ho avuto, da giugno 2024, un po’ di complicazioni – dice – tra infortuni, vari cambiamenti e altro. Quindi la stagione scorsa non era andata molto bene.  Tutto questo 2025 l’ho passato a ricostruire tutto quello che avevo perso l’anno precedente, quindi ero arrivato abbastanza preparato, tenevo ad avere risposte e nel complesso devo dire che è iniziata bene anche se non ho fatto grossissimi risultati. O almeno non prima di Cantoira. Ma sono stato molto costante, perché non sono mai uscito dai 10».

Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l'obiettivo è rientrare in nazionale
Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l’obiettivo è rientrare in nazionale (foto Billiani)
Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l'obiettivo è rientrare in nazionale
Il friulano della DP66 Pinarello in gara a Osoppo. Per lui l’obiettivo è rientrare in nazionale (foto Billiani)
A Cantoira è stata più la gioia per la vittoria o il dispiacere per quel punto mancante per vincere la classifica finale?

Per me era la seconda vittoria, avevo vinto il weekend prima a Roverchiara. Ero contento sicuramente di aver vinto, sapevo che era un po’ difficile prendere la maglia del Giro all’ultima tappa anche se mancava Scappini. Ho dato tutto, ma quando sono arrivato ero cosciente che quel punto faceva la differenza e che Folcarelli ne aveva tenuto conto.

Che cosa significa competere nella stessa categoria con due dei più forti al mondo?

Beh, sicuramente dà morale, nel senso che sono due ragazzi che fanno da riferimento a livello internazionale, quindi quando vengono qui in Italia, in quelle poche gare dove riusciamo a confrontarci con loro, sicuramente è un bel punto di riferimento che ci stimola sempre di più anche a noi a crescere.

Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nella gravel
Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nel gravel
Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nella gravel
Durante la stagione estiva il corridore della Trevigiani si è disimpegnato anche nel gravel
Tu sei in crescita di condizione, due vittorie in stagione. L’obiettivo a questo punto è riuscire a entrare appunto in nazionale dietro loro due?

Sì, anche perché finora probabilmente non ho ancora convinto abbastanza il cittì Pontoni per farmi convocare, quindi devo cercare di fare ancora qualche altra bella prestazione e concentrarmi in vista dei prossimi obiettivi, dimostrare che posso meritarmi anch’io quella convocazione.

Tu l’anno prossimo sarai sempre alla Trevigiani. De Candido ha detto che sei uno dei due confermati per la prossima stagione. Come ti trovi con il nuovo diesse?

All’inizio ci siamo dovuti capire. Lui doveva anche entrare un po’ in sintonia con la categoria, perché comunque gestire una nazionale a livello juniores e gestire una Continental a livello under 23 è tutta un’altra cosa, c’è una mentalità diversa. Quindi ci siamo dovuti venire incontro e dopo piano piano ci siamo trovati. Io mi sto trovando molto bene, è molto disponibile, ci stiamo sentendo anche tutt’ora, si interessa molto della mia attività invernale. Quindi finisco il ciclocross e poi quando sarà tempo di girare pagina mi concentrerò bene sulla strada e parlerò per bene con Rino dei futuri obiettivi.

Cafueri (a sinistra) è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Cafueri (a sinistra) è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Cafueri è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Cafueri è con Fabbro uno dei due confermati alla Trevigiani anche per il prossimo anno
Ciclocross e strada: hai una preferenza fra le due?

Mi piace di più il cross, lo sento più mio e mi diverto maggiormente, ovviamente anche quando vado su strada punto sempre a dare il massimo, ma lì l’aspetto ludico traspare meno. Comunque con i giusti tempi, i giusti riposi, si cerca sempre di dare il massimo in tutte e due le discipline.

Il ciclocross è una specialità più individuale, la strada un po’ più di squadra. Che ruolo riesci a ritagliarti nelle prove su strada?

Quest’anno ho lavorato molto nel treno per il velocista che avevamo, Riccardo Fabbro. Ho lavorato spesso per tenere davanti il treno o comunque nelle battute finali, per portarlo nella miglior posizione e poi lanciare il penultimo uomo, ma ho anche provato tante fughe. Presumo che il prossimo anno sarà un po’ diverso e spero che Rino riesca a darmi anche un po’ più di fiducia, me l’ha già detto, quindi sicuramente in gare vallonate e un po’ dure, cercherò di farmi valere.

Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Ora mirino puntato sui campionati italiani e poi sulla strada, alla ricerca di soddisfazioni personali
Adesso fai il ciclista a tempo pieno?

Diciamo di sì, anche se sono iscritto alla facoltà di Scienze Motorie e voglio andare avanti con gli studi. Per il momento do la preminenza all’attività per vedere dove mi porterà. Ora mi sto preparando al meglio per i campionati italiani, poi si vedrà come andrà la il finale di stagione.

La Trevigiani di De Candido, vecchi sistemi per crescere bene

12.11.2025
5 min
Salva

Se per un allenatore di calcio entrare a stagione in corso è sempre un impegno gravoso e complicato, figurarsi quando si parla di ciclismo, a maggior ragione di quello giovanile. Ma Rino De Candido (a sinistra nella foto d’apertura) a oltre 70 anni, ne ha viste di tutti i colori e non si spaventa certo per questo. L’ex cittì della nazionale juniores è stato chiamato in fretta e furia all’UC Trevigiani Energiapura Marchiol quando la frattura fra società e il diesse Rocchetti è diventata insanabile.

Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2'54" dalla #Technipes Emiliaromagna
Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2’54” dalla #Technipes Emiliaromagna
Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2'54" dalla #Technipes Emiliaromagna
Il quartetto che ha preso parte al campionato italiano della cronosquadre, finendo 6° a 2’54” dalla #Technipes Emiliaromagna

Il suo lavoro non poteva che essere parziale in questo 2025, chiuso con una doppia vittoria (i primi successi della stagione) grazie a Riccardo Perani che poi ha lasciato la squadra al pari di altri e su questo torneremo. Il bilancio di De Candido è comunque abbastanza positivo: «La Trevigiani è una delle società più vecchie d’Italia, ha una storia che rappresenta anche una responsabilità. Io non mi aspettavo questa opportunità – ricorda – un giorno è squillato il cellulare e dall’altra parte mi hanno chiesto se ero disponibile ad affrontare una situazione che era diventata difficile. “Tu saresti la persona giusta per riuscire a risolverla”, mi hanno detto e così d’improvviso mi sono ritrovato a lavorare per ricostruire un po’ il gruppo e ripartire. Proprio come l’allenatore di calcio, quando entra in una squadra a metà campionato crea sempre un po’ di scompenso, perché i corridori erano abituati diversamente».

Come ti sei posto di fronte a questo impegno?

Io voglio portare in società qualcosa di innovativo, che ha a che fare davvero con una società continental su tutti i punti di vista. il presidente mi ha dato l’incarico ed è favorevole a questa situazione e pertanto io mi sto muovendo in questa direzione.

Un momento della riunione d'inizio mese, prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Un momento della prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Un momento della riunione d'inizio mese, prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Un momento della prima presa di contatto per i tanti nuovi elementi della Trevigiani con De Candido e lo staff
Sono tutti ragazzi molto giovani, tra i 18 e i 22 anni. Tu che hai lavorato sempre con i giovani li trovi diversi rispetto a come erano un po’ di tempo fa?

Tantissimo, ma è cambiata tutta la mentalità a livello ciclistico di tutto l’ambiente. Oggi i ragazzini sanno tutto su tutto, partono con un bagaglio di informazioni che in passato non era neanche pensabile. Pertanto devi essere molto schietto con loro, veritiero, concreto nel dirgli le cose come stanno esattamente e come dovrebbero essere per fargli raggiungere gli obiettivi che loro vogliono. Viviamo con questa mentalità sfrenata di voler arrivare subito all’ambito professionistico, col paradosso che a 22 anni si sentono già vecchi, trascurati.

Un sistema che a te non è mai piaciuto molto…

Io dico sempre che le cose vanno un po’ ponderate, magari ci sono dei ragazzini che a 17-18 anni sono già fisicamente formati, ma mentalmente non sono ancora maturi per fare quel salto e sappiamo bene che bisogna saper tenere con la testa prima ancora che con le gambe… Certi non riescono a sopportare questi stress, queste situazioni lontani da casa. Io dico che ci vuole pazienza, magari un annetto o due ancora che facciano le cose con più passione e tranquillità e non buttarli dentro subito in un vortice che ti tritura e consuma.

Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
A destra Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
Riccardo Perani e Roberto Fabbro, i due elementi che si sono messi più in luce nella stagione
L’unica vittoria è arrivata proprio in extremis alla fine della stagione, con Perani che tra l’altro l’anno prossimo non ci sarà. E’ una stagione da giudicare negativamente o secondo te è anche normale, considerando anche che c’è stato un cambio in corso d’opera?

Io non la trovo del tutto negativa. Abbiamo fatto due vittorie con Perani, poi abbiam fatto sei secondi posti con Fabbro, un bel velocista giovane e questo mi rinfranca perché onestamente non avevo la squadra per riuscire a tirar le volate o fare altre cose di un certo livello. Dovevamo arrivare a fine anno e devo dire che verso la fine hanno cominciato a muoversi come team. Se guardiamo la Trevigiani di alcuni anni fa, capisco anch’io che sono mancate le vittorie, ma dobbiamo anche capire che io l’ho presa a metà anno e secondo me c’era qualche ragazzino che non aveva quelle potenzialità per poter ambire a un livello elevato.

Tu hai sempre lavorato con i giovanissimi, c’è tra questi ragazzi qualcuno che ha colpito la tua attenzione e ha delle potenzialità?

Del gruppo di quest’anno ne sono rimasti solo due: Cafueri che sta facendo ciclocross e Fabbro. Abbiamo già preso altri quattro bei ragazzini juniores che possono dare molto se gestiti con calma, anche perché hanno la scuola. I più grandi sono passati, ora c’è un livellamento abbastanza generale tra quelli che sono rimasti. Non c’è il Finn o l’Agostinacchio, ma credo che gestendoli in un modo corretto e giusto come intendo io riusciremo a  tirarne fuori qualcosa di buono a livello di risultati.

Samuele Massolin è uno dei tanti elementi della Trevigiani che non è stato confermato per il 2026
Samuele Massolin è uno dei tanti elementi della Trevigiani che non è stato confermato per il 2026
Samuele Massolin è uno dei tanti elementi della Trevigiani che non è stato confermato per il 2026
Con la riunione che avete fatto a inizio mese, inizia da lì il tuo vero lavoro?

Esattamente, abbiamo dei ragazzini che sono appena passati e poi altri corridori che ho preso da altre squadre. Voglio dare una mia impostazione a tutto quello che è la preparazione, che vengano coinvolti tutti in maniera molto forte, che ci sia un bel gruppo anche con lo staff, come chi curerà l’alimentazione. Poi avremo un mental coach per come riuscire a cogliere gli obiettivi e tutta una serie di tecnici.

Parlando con alcuni dei ragazzi che venivano dalla Trevigiani che hanno fatto la stagione quest’anno, dicevano che sono rimasti colpiti dal rapporto che avevano con te, estremamente professionale e meno amicale. Secondo te è il sistema giusto per introdurli verso il mondo del ciclismo di oggi?

Ma tu pensi che uno junior che va in un devo team venga trattato in maniera amichevole? Lì sono professionali al massimo, ti danno tutte le opportunità per emergere, ma hai due anni di tempo, se ci sei bene, altrimenti torni indietro. Non ci sono sconti e non credo che questo sia un sistema “amichevole”. Io presumevo che con ragazzi di 21-23 anni ci fosse più professionalità, invece ho visto che qualcosa non andava. Se ambiscono a passare professionisti, serve quella professionalità giusta per farlo. Mi auguro che cambiando squadra ci riescano, ma ci vuole un’altra mentalità sicuramente.

Perani, da quel secondo posto nascono tante riflessioni

22.10.2025
5 min
Salva

Quanto male può fare perdere una corsa a tappe avendo alla fine lo stesso tempo, al secondo, di colui che ha vinto? Non capita spesso e ancor più raro è il caso che siano ben tre a chiudere la gara e a giocarsi la vittoria finale in base ai piazzamenti. E’ quanto accaduto a Riccardo Perani, ma il corridore della Trevigiani ha già imparato che dalle corse bisogna prendere il meglio, anche se il retrogusto è amaro.

Al Giro del Veneto era filato tutto liscio, con anche una vittoria di tappa, ma alla fine non è bastato per battere il belga Ferre Geeraerts (DL Chemicals-Experza Cycling Club): «Io non mi attendevo di tenere in classifica generale, non sono certo un uomo da corse a tappe nel loro complesso. Mi sono un po’ stupito di me stesso, di aver tenuto duro, anche a livello mentale, grazie a delle persone che mi stanno seguendo e che mi hanno fatto credere in me e infatti è arrivato un buon risultato».

Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d'onore del giorno prima (Photobicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d’onore del giorno prima (Photobicicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d'onore del giorno prima (Photobicailotto)
Seconda tappa al Giro del Veneto, Perani centra il successo dopo la piazza d’onore del giorno prima (Photobicicailotto)
Come erano le tre tappe?

Le prime due erano completamente piatte, infatti abbiamo fatto una media altissima. L’ultima era più frastagliata con salite corte negli ultimi 50 chilometri e si pensava che lì ci sarebbe stata selezione. Ma io su quel tipo di ascese vado bene, infatti ho tenuto. La prima tappa è andata bene, peccato un po’ che nel finale le gambe non erano delle migliori, non pensavo neanche di riuscire a fare lo sprint invece ho chiuso al secondo posto. La seconda tappa era simile alla prima, soltanto che c’era da fare due volte la salita di 5 km bella impegnativa, con due corridori in fuga ripresi a 5 chilometri dal traguardo. Lì Luca Rosa mi ha aiutato a chiudere i buchi sul finale, io sono partito a 500 metri e riprendendo Oioli ed è arrivata la vittoria.

E nell’ultima tappa?

Sulle salite di Vicenza è andata via una fuga molto pericolosa con dentro due uomini di classifica, Cretti e Valent insieme all’inglese Harding della Zappi, con un mio compagno di squadra dentro che faceva da stopper. Dietro mi sono messo a tirare con i miei compagni di squadra per andare a chiudere insieme alla squadra belga. Abbiamo chiuso ai -4 e lì sono partiti un po’ i continui scatti e controscatti, ma alla fine siamo arrivati in volata. Lì ho sbagliato un po’ la posizione, sono uscito un po’ troppo all’aria e negli ultimi 300 metri è andata male.

Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Il belga Ferre Geeraerts, aggiudicandosi la terza tappa ha vinto la corsa veneta (foto Instagram)
Alla fine è più la soddisfazione, anche la sorpresa di essere arrivato a quel livello o la rabbia per aver perso una corsa a pari merito con il belga?

A mente fredda prevale la soddisfazione perché nonostante abbia fatto secondo, mi è piaciuto questo Giro del Veneto perché abbiamo corso proprio da squadra, io e i miei compagni, anche lo staff. Certo alla fine perderla così è un po’ brutto, ripensi sempre a quel che avresti potuto cambiare per guadagnare quel secondo decisivo.

Quest’anno sembra che comunque ci sia stato un progresso da parte tua nei risultati, pur essendo un corridore più da corse in linea…

Sì e devo dire grazie al mio preparatore Filippo Rocchetti che mi ha aiutato tantissimo accompagnando la mia crescita fisica. Mi è stato dietro tutto l’anno, nonostante quello che è successo in squadra. E’ infatti anche grazie a lui che è arrivata una condizione fisica così brillante. E’ stata una stagione non sempre semplice, puntavo molto al Giro NextGen ma non sono stato bene fisicamente. Volevo tanto una tappa al Giro d’Italia o almeno un buon piazzamento, ma non ero a posto. Ma rispetto all’anno scorso ho fatto un finale di stagione in crescendo nella condizione, nella forma fisica da Capodarco in poi.

Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (Photors)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (photors.it)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (Photors)
Prima del Giro del Veneto, Perani aveva vinto il GP Somma con un colpo di mano (photors.it)
Accennavi ai problemi della squadra, com’è stata l’atmosfera in tutto l’anno?

All’inizio andava tutto bene, poi a fine aprile la società ha deciso di cambiare, chiudendo il rapporto con Rocchetti dopo che non sono state rispettate certe promesse che a noi erano state fatte. Infatti Filippo è andato via, non ci ha più seguito, è arrivato il nuovo direttore sportivo Rino De Candido, uomo di grande esperienza ma che è tutto l’opposto di Filippo.

Come vi trovate con lui?

Abbiamo un rapporto molto professionale. Lavorativo nel senso stretto del termine. Ci vediamo in corsa, ci relazioniamo in settimana per gli allenamenti. E’ un po’ il mio datore di lavoro. Con Filippo avevo innanzitutto un rapporto anche di amicizia, nonostante magari la gara andasse male o succedeva qualcosa, c’era, sapeva come smorzare la tensione, stemperare la rabbia del momento.

Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Per il corridore della Trevigiani una dozzina di Top 10 in stagione. Ora cambia categoria e anche squadra (foto Instagram)
Anche i suoi compagni vivono questo trapasso allo stesso modo?

Sì, con Filippo avevamo un rapporto più di amicizia, con Rino è strettamente legato alla corsa. Magari c’è una chiamata a settimana, ma Filippo ci stava molto più dietro, magari ci si sentiva tutti i giorni anche per delle semplici cose, per sapere come stai.

Il prossimo anno cambierai squadra?

Sì, vado alla Beltrami TSA. Sarò il primo anno elite, lavorerò con Matteo Provini che da quest’anno è il nuovo direttore sportivo e ho molta fiducia in lui, per cercare di portare a casa più risultati e magari riuscire a fare il salto fra i professionisti, perché penso che fisicamente ho ancora margini di crescita. Il fatto che passo Elite non mi ha tolto la speranza, anzi mi ha dato uno stimolo in più per cercare di dimostrare che nonostante io abbia – sembra assurdo a dirsi – un’età avanzata per il ciclismo di adesso, sono ancora pienamente abile per il ciclismo di adesso. Proprio perché non mi sta bene, sono pronto per dimostrare di più l’anno prossimo.

La Trevigiani torna Continental, un’alternativa fatta di giovani

08.01.2025
5 min
Salva

E’ un ritorno all’antico per Uc Trevigiani Energiapura Marchiol, che approda nel mondo continental o per meglio dire vi fa ritorno, considerando che l’ultracentenaria formazione veneta (è nata addirittura nel 1913) era già parte di quel mondo che poi aveva deciso di lasciare.

Luciano Marton (a destra), a 70 anni ha ancora la voglia di rivoluzionare tutto
Luciano Marton (a destra), a 70 anni ha ancora la voglia di rivoluzionare tutto

Un ritorno che fa parte di una strategia a lungo termine, come spiega il manager Luciano Marton: «Noi c’eravamo già, attraverso il nostro team sono usciti tanti ragazzi poi diventati professionisti e che si erano formati con un giovane e valido diesse come Mirko Rossato che si è evoluto allo stesso modo entrando nel mondo del professionismo. Poi abbiamo vissuto un periodo di transizione perché c’era bisogno di ripartire su nuove basi e ora lo stiamo facendo».

Perché cambiare?

Perché il ciclismo richiede sacrifici, ma anche un adeguamento. I tempi sono cambiati e bisogna muoversi in fretta rivolgendosi ai più giovani. La nostra sarà infatti una squadra molto giovane, nella quale porteremo i ragazzi a fare i passi giusti per crescere e affacciarsi al ciclismo che conta. Il nostro messaggio è chiaro: noi dobbiamo dare un’alternativa ai giovani ciclisti italiani, altrimenti costretti ad emigrare, approdare in team esteri di nome ma dove trovare i giusti spazi nei giusti tempi è difficile. Si può fare attività di spicco anche qui, se ci si pone nel modo giusto.

Lorenzo Montanari, 2° al Trofeo Cleto Maule. Un passista che può crescere molto (foto Facebook)
Lorenzo Montanari, 2° al Trofeo Cleto Maule. Un passista che può crescere molto (foto Facebook)
Contrapporsi al fascino dei devo team è difficile…

Guardiamo in faccia la realtà: spesso i ragazzi vanno all’estero e non maturano, vengono quasi parcheggiati finché non si adattano a ruoli di contorno. Il prestigio, la storia del ciclismo italiano meritano di meglio. Quella strada non è chiusa, possiamo fare tanto anche da noi, infatti la nostra sarà una squadra tutta di under 23 e giovane anche nel suo staff.

Quanti corridori avete confermato?

Avremo un roster di 13 elementi dei quali 4 sono rimasti dallo scorso anno (nella foto di apertura, ndr): Simone Griggion, Riccardo Perani, Marco Di Bernardo e Luca Rosa. Sono elementi che a dispetto della giovane età hanno dimostrato di poter fare molto bene e hanno esperienza, come anche Raffaele Mosca, che sarà un po’ il fulcro della nostra squadra vista la sua esperienza con la Q36.5, a dispetto della sua giovane età. L’elenco degli atleti lo stiamo definendo in questi giorni.

Proveniente dalla Q36.5, Raffaele Mosca sarà il capitano in corsa della squadra
Proveniente dalla Q36.5, Raffaele Mosca sarà il capitano in corsa della squadra
C’è qualche nuovo arrivo che, a parte Mosca, può essere annunciato?

Verranno da noi Lorenzo Montanari, che si è già messo in mostra alla Hopplà Petroli, poi Luca Fraticelli della B&P e Tommaso Cafueri, atleta che si è già fatto vedere da junior e che abbina al meglio l’attività su strada con quella di ciclocross. Per il resto stiamo vedendo, comunque sono ben distribuiti fra atleti all’ultimo anno nella categoria e più giovani. Ma a proposito di gioventù porrei l’accento su un altro aspetto.

Quale?

Io guardo quel che avviene nelle altre formazioni all’estero e pochi mettono l’accento sul fatto che negli staff ci sono giovani davvero preparatissimi. Direi anzi che la differenza fra Italia ed estero è proprio su questo aspetto. Abbiamo a che fare gente giovane ma estremamente informata, che si aggiorna di continuo e noi dobbiamo andare verso questa direzione. E’ proprio su questo aspetto che si fa la differenza e noi vogliamo seguire questa nuova strada.

Nuovo incarico per Filippo Rocchetti, diesse fra i più giovani d’Italia
Nuovo incarico per Filippo Rocchetti, diesse fra i più giovani d’Italia
E’ in quest’ottica che va inquadrato l’arrivo di Filippo Rocchetti nello staff?

E’ l’esatto prototipo di quel che dicevo. Un ex corridore con l’esperienza ancora fresca che dialoga con i giovani e che proprio per questa sua “freschezza” sa farsi ascoltare. Io me ne accorgo, c’è differenza su come si relazionano i ragazzi rispetto a noi della vecchia generazione. All’estero hanno tutti preparatori under 30 proprio perché parlano un linguaggio universale. Noi, come ciclismo italiano nel suo complesso, dobbiamo aggiornarci.

Che cosa vi attendete?

Di continuare sulla lunghezza d’onda del 2024, nel quale abbiamo vinto 12 gare ma con ben 66 piazzamenti nei primi 5. Agiremo a livello di calendario disputando corse di qualità per ben figurare anche per dare il giusto riscontro agli sponsor, che ci hanno chiesto espressamente un’attività di qualità.

Cafueri continua a dividersi fra strada e cross. Ora il passaggio alla Trevigiani
Cafueri continua a dividersi fra strada e cross. Ora il passaggio alla Trevigiani
Considerando il calendario italiano, c’è però da fare anche i conti con l’esigenza di far disputare ai ragazzi un adeguato numero di corse a tappe…

Per questo faremo anche trasferte all’estero proprio per corse a tappe. Sono passaggi fondamentali, lo scorso anno ne abbiamo avuto un esempio lampante con Zamperini che era a confronto con i più forti in Francia, gli stessi devo team lo temevano, poi una caduta ha infranto tutti i sogni. Noi vogliamo fare lo stesso. Ma teniamo sempre conto che è un passaggio di un cammino che avrà il suo traguardo molto più in là che nel 2025.

Zamperini respira (a metà) e riparte dal devo team dell’Arkea

17.12.2024
5 min
Salva

BREMBATE – Edoardo Zamperini, il campione italiano under 23, non passerà professionista nel 2025 dopo una stagione di ottimi risultati con la maglia della U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol. Lo scalatore veneto ha mostrato di poter fare grandi cose, ma forse queste non sono bastate per attirare l’attenzione dei team professionistici. Sia italiani che esteri. Mandata giù la delusione con un boccone amaro Zamperini ripartirà dal devo team dell’Arkea-B&B Hotels (in apertura foto Nicolas Mabyle/DirectVelo). 

«Ho finito la stagione al Del Rosso – ci racconta dentro il bar del Vittoria Park mentre fuori i crossisti si danno battaglia nel Trofeo Guerciotti – era una domenica. Il martedì successivo mi ha contattato l’Arkea dicendomi che nella formazione di sviluppo si era liberato un posto. Uno dei ragazzi era passato con il WorldTour (Giosuè Epis, ndr) e che volevano prendermi, dato che stavano cercando uno scalatore».

Giornata Fan Club di Zamperini, il corridore veneto premiato insieme allo staff dell’U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol
Giornata Fan Club di Zamperini, il corridore veneto premiato insieme allo staff dell’U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol

La parola data

Viste che le acque erano rimaste calme, forse fin troppo dopo la stagione disputata dal giovane classe 2003 dal fisico alto e slanciato, la Trevigiani era rimasta in parola. Se non avesse trovato un’alternativa degna sarebbe rimasto con la formazione under 23 (che dal 2025 diventerà continental, ndr). 

«Il devo team dell’Arkea farà qualche gara in più all’estero – prosegue – quindi il progetto diventa interessante. Anche con la Trevigiani ho corso fuori dall’Italia, ma solo una volta alla Ronde de l’Isard. Appena il team francese mi ha chiamato, ho parlato con la squadra e mi hanno lasciato il via libera. In Trevigiani hanno riconosciuto che questo per me è comunque un passo in avanti».

Durante la Ronde de l’Isard Zamperini stava facendo vedere ottime cose, poi la frattura della clavicola ha fermato tutto (foto DirectVelo/Florian Frison)
Durante la Ronde de l’Isard Zamperini stava facendo vedere ottime cose, poi la frattura della clavicola ha fermato tutto (foto DirectVelo/Florian Frison)
Ti saresti aspettato un maggiore interesse dal mondo dei professionisti?

Non posso negarlo. Però, da un certo punto di vista, essendo ancora al quarto anno da under, non è così male. Alla fine posso fare anche gare di categoria e crescere ulteriormente. Avrò comunque l’occasione di essere affiancato al team WorldTour in qualche occasione. Inizierò a prendere familiarità e a capire determinate dinamiche. In più potrò ancora fare qualche gara con gli under 23.

Farai un calendario a metà…

Sì, non dico che sia quasi meglio, perché comunque passare professionista mi avrebbe tolto un pensiero, che invece mi rimane ancora. Però è un passaggio intermedio. Sono un atleta che ha sempre fatto le cose gradualmente, passo dopo passo. 

L’avvicinamento al Giro Next Gen non è stato dei migliori e la prestazione ne ha risentito (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
L’avvicinamento al Giro Next Gen non è stato dei migliori e la prestazione ne ha risentito (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Avrai più occasioni per metterti in mostra?

Non è come qui in Italia dove bisogna puntare a fare bene in quelle cinque gare di rilievo internazionale che ci sono nel calendario. Con un devo team ogni gara è buona per farti vedere.

Dopo una stagione del genere ti saresti aspettato più contatti, ce ne sono stati?

Ci sono stati due contatti con Tudor e Tour de Tietema dopo la Ronde de l’Isard. Dopo il Giro Next Gen nessuna delle due si è fatta avanti perché comunque l’ho corso abbastanza sottotono visto che venivo dall’infortunio. Molti team ora guardano i vari siti di statistiche, ma quelli servono fino a un certo punto. Magari hanno visto che al Giro Next Gen non ho fatto bene, ma non sapevano che mi ero rotto la clavicola alla Ronde de l’Isard un mese prima. 

Zamperini al Giro della Valle d’Aosta è tornato a farsi vedere (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Zamperini al Giro della Valle d’Aosta è tornato a farsi vedere (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
In Francia stavi andando davvero forte. 

Vero, però alla fine di tutto sono caduto e nelle statistiche viene fuori DNF (Did Not Finish, ndr). Adesso tutti sanno i risultati che fai, ma si fa fatica a contestualizzarli. E’ un po’ il bello e il brutto del ciclismo moderno.

Non si è mosso nulla nemmeno dopo la vittoria del campionato italiano?

Subito dopo la vittoria del tricolore pensavo di trovare una sistemazione, comunque avevo fatto un’ottima primavera e quella era la ciliegina sulla torta. E invece…

I contatti con il team TDT Unibet si sono raffreddati, gli olandesi hanno preferito Sergio Meris (in prima posizione, photors.it)
I contatti con il team TDT Unibet si sono raffreddati, gli olandesi hanno preferito Sergio Meris (in prima posizione, photors.it)
C’è qualcosa che ti rimproveri?

La cosa che è mancata maggiormente è stata una bella prestazione al Giro Next Gen e forse qualche gara in più all’estero. Poi sapete, bisogna sempre essere al posto giusto nel momento giusto, ma non è facile. Riuscire a diventare professionista è uno dei passaggi più difficili della carriera, e quest’anno ne ho avuto la dimostrazione. Però basta continuare a crederci.

Non hai mai mollato.

Mai. Dopo la pausa di metà stagione ho continuato a lavorare e comunque qualche bel risultato nel finale di stagione è arrivato. 

Zamperini nel finale di stagione ha colto altri podi, che hanno convinto l’Arkea a puntare su di lui (photors.it)
Zamperini nel finale di stagione ha colto altri podi, che hanno convinto l’Arkea a puntare su di lui (photors.it)
Arrivare al quarto anno da U23 ti preoccupa? Oppure sei consapevole di poter ancora migliorare?

Pensare di fare il quarto anno da under 23 in Italia mi preoccupava molto. Essere in un devo team mi preoccupa molto meno, sono in un team che può comunque decidere di puntare su di me. Anche se dovessi avere infortuni o periodi negativi saprebbero a cosa sono dovuti e riuscirebbero a capire la situazione. 

Hai parlato con gli altri italiani del devo team?

Sia Milesi che Epis mi hanno detto che è un gruppo molto organizzato. Comunque la prima squadra è una WorldTour, quindi il team di sviluppo lavora allo stesso modo. Ho già avuto modo di andare in ritiro con loro e devo dire che mi sono trovato bene fin da subito. L’ambiente è familiare e non ci sono distinzioni tra WorldTour e devo team. La sera ci trovavamo tutti insieme in hotel e parlavamo del più e del meno. 

Sei pronto quindi per il 2025?

Sono molto motivato, non vedo l’ora di iniziare.

Europei in vista, ma prima torniamo con Zurlo al mondiale gravel

08.10.2024
6 min
Salva

Alle spalle di Van der Poel e secondo miglior italiano ai mondiali gravel di Leuven, Matteo Zurlo è tornato a casa nella notte di domenica pieno di sonno e acciacchi (in apertura, nella foto Sportograf, Vakoc, il vincitore uscente Mohoric e Van der Poel). Prima di lui, nella gara degli azzurri, è finito Mattia De Marchi, uno dei migliori specialisti italiani della specialità. Ma i valori sono così simili e i confini così labili che nel 2023 al campionato italiano, il corridore della Trevigiani-Energia Pura fece meglio del friulano e conquistò la maglia tricolore. Dovendo selezionare la squadra per Leuven e avendo capito che i team della strada non avrebbero mai lasciato i loro atleti, il cittì Pontoni ha così puntato anche su un drappello di specialisti e fra loro anche Zurlo.

Leuven è stato per Zurlo il secondo mondiale gravel, dopo quello del 2023 a Treviso
Leuven è stato per Zurlo il secondo mondiale gravel, dopo quello del 2023 a Treviso

Da Leuven ad Asiago

Lo abbiamo sentito in pieno recupero dalle botte e con l’obiettivo di doppiare la convocazione azzurra sui sentieri di Asiago, teatro nel fine settimana dei campionati europei. Poi la sua stagione potrebbe essere finita. Ci sarebbe ancora in ballo la Serenissima Gravel, che lo scorso anno chiuse al 13° posto, ma quella è legata agli inviti e alla Trevigiani-Energia Pura non ne sono ancora arrivati.

«Il gravel mi piace – racconta – l’anno scorso ho vinto l’italiano e poi ho partecipato agli europei e ai mondiali, dove feci ventesimo, quindi anche benino. E’ una specialità che mi ha preso fin da subito. Domenica il percorso era molto veloce, però impegnativo.  Pieno di strappi con pavé, la solita campagna del Belgio. La gara è stata molto tirata, perché siamo partiti in 300 e c’era una qualità piuttosto alta fra professionisti del gravel e stradisti. Poi c’erano anche quelli che di solito fanno ciclocross. Insomma, c’era parecchia concorrenza. Io sono partito con il numero 75, quindi una posizione non ottimale, ma neanche brutta, tutto sommato. Però ho avuto qualche inconveniente nella partenza. Ho preso male una curva e mi sono quasi fermato».

La partenza da Halle, l’arrivo a Leuven: quasi 300 al via. Zurlo partiva dalla 75ª posizione (foto Sportograf)
La partenza da Halle, l’arrivo a Leuven: quasi 300 al via. Zurlo partiva dalla 75ª posizione (foto Sportograf)
Quindi sei partito con la necessità di risalire sin da subito?

Purtroppo, ma non è finita lì. Dopo otto chilometri sono caduto e ho perso un bel po’ di posizioni che a quel punto erano fondamentali. Si stavano creando i gruppetti e in quelli bisognava esserci. Per cui se già in partenza ero un po’ indietro, dopo la caduta sono sprofondato.

E’ stata da subito una gara veloce?

Van der Poel ha vinto a 38,5 di media, noi abbiamo fatto 37. In un percorso così, di strappi e sterrato, sono tanti, quindi era bello veloce. Non c’era una vera salita e non c’era solo pianura. Alla fine sono venuti fuori 1.600 metri di dislivello in 181 chilometri. Non sono tantissimi, ma fatta tutta a strappi si fa sentire anche nelle gambe. Si parla tanto dei percorsi del gravel, ma la sensazione è che vada come per la strada. Ci sono anni che fanno mondiali per velocisti e altri per scalatori. Si prende quel che viene, insomma. Per fortuna sono riuscito a recuperare qualcosa e alla fine siamo arrivati in un gruppetto di una ventina e ho fatto 39°. I primi sedici erano a 14 minuti, inavvicinabili. Ma ad esempio il diciassettesimo era a due minuti da noi, quindi non è che fossimo tanto distanti.

Per Van der Poel anche l’iride nel gravel, dopo cross e strada. Manca solo la MTB (foto Sportograf)
Per Van der Poel anche l’iride nel gravel, dopo cross e strada. Manca solo la MTB (foto Sportograf)
Visto il percorso, hai dovuto fare qualche scelta tecnica particolare?

Mi sono regolato. La bici è la Guerciotti Escape da gravel che mi fornisce la squadra. Come coperture ho scelto di andare su una gomma un po’ più scorrevole per l’asciutto, perché comunque non era fangoso. Ho gonfiato basso, perché a gonfiare troppo nel gravel si rimbalza. Ho messo a 2,5 atmosfere davanti e anche dietro. E poi ho nastrato sul telaio due gonfia e ripara, perché almeno avrei potuto fronteggiare due forature.

Sei stato il secondo migliore dei nostri, c’era un piano tattico oppure è stata da subito una lotta per restare a galla?

Nel gravel è difficile trovare delle tattiche, perché sono gare tirate dall’inizio alla fine. Non è come su strada, che va via la fuga e puoi decidere di lasciarla andare. Nel gravel bisogna stare davanti dal primo colpo di pedale, a meno che non sei una nazionale come quella del Belgio che ha gli uomini e i numeri per organizzare qualcosa. Per il resto, siamo grandi e anche vaccinati, quindi sappiamo gestire i momenti. Magari se ci troviamo in due davanti, ci gestiamo. Ma fondamentalmente bisogna avere tante gambe, che è l’unico modo per fare qualcosa. E noi ci abbiamo provato. Abbiamo cercato di difenderci con le unghie e coi denti e dove possibile abbiamo cercato di stare davanti.

Sei mai riuscito a vedere i primi?

Per come è andata la partenza, non li ho mai visti. Forse, se non avessi sbagliato quella curva, se avessi fatto una buona partenza e non fossi caduto, magari li avrei potuti avvicinare. Invece dopo pochi chilometri ero veramente dietro. Ho recuperato, recuperato e recuperato ancora, ma loro erano già andati. Non ho grossi rimpianti perché ho dato tutto e il fatto di cadere nel gravel è all’ordine del giorno. Come il salto di catena e altri inconvenienti che bisogna mettere in conto.

Continuerai a fare gravel?

Sicuramente è una bella esperienza. Partecipare a questo genere di questi eventi è sempre gratificante, per cui se ci saranno altre possibilità, risponderò presente. E’ una disciplina nuova, questo si sa, quindi magari non c’è ancora un grandissimo interesse generale. Però se mai si comincia, mai si può arrivare, giusto? Le potenzialità ci sono tutte, soprattutto vedendo il parterre dei corridori presenti. Non è che fossero lì a caso…

Zurlo è stato tricolore gravel nel 2023. Qui in azione alla Serenissima Gravel, chiusa in 12ª posizione
Zurlo è stato tricolore gravel nel 2023. Qui in azione alla Serenissima Gravel, chiusa in 12ª posizione
Come va con gli acciacchi?

Serviranno di sicuro 2-3 giorni. Ieri mi sono svegliato che avevo male ovunque, le braccia, le gambe, la schiena… Sono state cinque ore tirate dall’inizio alla fine e anche se stai a ruota, sugli sterrati fai fatica. Farò un massaggio domani, ma quello è soggettivo. Se uno si trova bene a farli tutti i giorni, se li può fare tutti i giorni, allora fa bene. Intanto bisogna recuperare bene e poi si farà un bel massaggio in vista del fine settimana. Correrò gli europei di Asiago e poi vediamo per la Serenissima Gravel. In ogni caso mi aspetta un bell’inverno di lavoro. Ho qualche trattativa, sicuramente andrò avanti. Adesso l’obiettivo è che mi passi in tempo questo mal di tutto…

Baseggio secondo a Kranj, ma la scadenza si avvicina…

07.09.2024
5 min
Salva

Il GP Kranj regala sempre spunti di discussione. L’ultima edizione ha premiato il russo di casa CTF Victorious Roman Ermakov, che ha fatto il paio con l’altra gara disputata neanche 24 ore prima, ma alle sue spalle è svettato Matteo Baseggio e non è un caso perché è praticamente tutta l’estate che viaggia nei quartieri alti delle gare a cui prende parte, con 7 Top 10 dal 28 giugno a questa parte.

Parliamo di un corridore di 26 anni, facente parte dell’Uc Trevigiani Energiapura Marchiol, quindi in una situazione quantomeno delicata. Il prossimo sarà l’ultimo anno nel quale potrà militare nella categoria, poi cadrà la mannaia: o uno sbocco quantomeno in una squadra continental, o l’addio a questo mondo. Parlando con il corridore, non si sentirà mai però la pur minima scivolata nello scoramento. Baseggio è pienamente inserito nel gioco e ha sempre accettato le sue conseguenze.

Il podio finale di Kranj con il russo Ermakov vincitore fra Baseggio e lo svizzero Balmer
Il podio finale di Kranj con il russo Ermakov vincitore fra Baseggio e lo svizzero Balmer

Il secondo posto lo ha soddisfatto appieno: «Era una gara internazionale di livello elevato, con molti team che hanno subito lanciato la gara su ritmi altissimi. A metà gara eravamo rimasti nel gruppo davanti in una cinquantina, a due giri dalla fine in 20 a giocarci la vittoria. Quando Ermakov è andato via io e Balmer abbiamo provato a riprenderlo ma andava davvero forte, d’altronde aveva un altro ritmo e si era visto il giorno prima che era in stato di grazia».

Un risultato il tuo non inaspettato, visto come andavi nel periodo…

Sono sceso da Livigno che sentivo di avere una buona condizione e ho cercato di farla fruttare, ma spero che duri ancora a lungo. Io cerco di fare sempre più che posso, di partire per ogni gara per metterci la mia firma, ho un rendimento costante ed è sempre stata questa la mia caratteristica, sperando che mi porti anche a svettare in qualche circostanza. Questa comunque non è una vittoria ma poco ci manca considerando anche che c’erano delle Professional e lo stesso Balmer è uno che ha frequentato assiduamente il WorldTour.

Il corridore dell’Uc Trevigiani mette Balmer alle sue spalle ed è secondo nella corsa slovena
Il corridore dell’Uc Trevigiani mette Balmer alle sue spalle ed è secondo nella corsa slovena
Tu non ti sei mai lamentato del fatto di essere Elite, di essere costretto a un calendario forzatamente ridotto. Non ti pesa?

Lamentarsi non serve, sono sempre stato dell’idea che fa parte delle regole del gioco. Se non sei passato ne prendi atto, scegli che cosa fare. Io pensavo di smettere, poi però questo mondo mi piace a prescindere e sono andato avanti. Mi diverto, non mi pesa allenarmi, fare la vita del corridore. Anche per me come per gli altri l’obiettivo è sempre stato passare e finché sei in questo ambiente la speranza c’è sempre, ma se il passaggio non arriverà, almeno potrò dire di aver dato sempre il massimo e di non avere rimpianti.

Parlavi di speranza: tu sei senza procuratore, fai parlare per te i risultati, ma quella speranza ce l’hai sempre?

Altrimenti non sarei qui, io voglio continuare finché mi sarà possibile e mettendomi a disposizione se qualcuno si trovasse con un posto disponibile sapendo che qui c’è un corridore che in ogni gara dà il 110 per cento, anche, anzi soprattutto per gli altri. Se mi dicessero passi ma dovrai sempre tirare, io direi di sì e tirerei sempre… Oggi tutti i giovani che passano sono super ambiziosi ed è giusto che sia così, ma io posso garantire il mio impegno a favore di chi ha più chance di emergere.

La vittoria di Baseggio al Memorial Mantovani di fine marzo, rifilando distacchi pesanti (Photors)
La vittoria di Baseggio al Memorial Mantovani di fine marzo, rifilando distacchi pesanti (Photors)
Eppure, facendo le dovute proporzioni, i risultati anche da parte tua non mancano…

Dall’inizio della stagione ho una vittoria e qualcosa come 17 Top 10, significa che sono sempre lì a lottare. Alcuni, proprio come quello di Kranj, hanno anche più valore considerando il livello di gara internazionale e la partecipazione.

In società che cosa dicono?

Sono contenti del mio rendimento, ma anche del mio comportamento: essendo uno dei più “grandi”, faccio un po’ da mediatore fra i più giovani e lo staff, contribuisco a fare gruppo, dando quel quid che poi serve anche in corsa. Non è neanche qualcosa che mi hanno chiesto nello specifico, mi fa piacere farlo, tutto qui.

Con Diego Beghini alla General Store-Essedibi nel 2020. Tante speranze non tutte realizzate (Photors)
Con Diego Beghini alla General Store-Essedibi nel 2020. Tante speranze non tutte realizzate (Photors)
Tu non hai procuratore, hai mai provato a cercare direttamente un approdo in una continental magari estera? Di corridori italiani in giro per il mondo capita di vederne…

Non nascondo di averci pensato, ma servono i contatti. Ad esempio con i team asiatici che pure hanno budget interessanti, ma non basta avere un indirizzo mail e scrivere se non hai qualcuno che accompagna la proposta, che conosce, che può metterci una buona parola. Forse sono anche io che non mi ci metto più di tanto proprio perché per me chiudere a fine 2024 non sarà la fine del mondo. Ho studiato meccanica, in questo mondo ci si può rimanere anche in altre vesti. Io intanto continuo su questa strada, provando a fare risultato sempre sin dall’Astico-Brenta di domani, poi si vedrà.

Guzzo riassapora il successo, sperando non sia tardi

13.08.2024
4 min
Salva

Di Federico Guzzo si erano un po’ perse le tracce. Partito fortissimo fra gli juniores, in evidenza anche al suo approccio con gli Under 23, a inizio agosto è tornato ad assaporare il dolce gusto del successo aggiudicandosi una classica del settore come la Zané-Monte Cengio. Una vittoria che ci voleva come il pane, per restituire entusiasmo a un corridore dai molti mezzi ma passato un po’ troppo presto nel dimenticatoio.

Il podio della Zané-Monte Cengio, con il veneto fra l’eritreo Zeraj (2°) e l’olandese Van Der Meulen (3°)
Il podio della Zané-Monte Cengio, con il veneto fra l’eritreo Zeraj (2°) e l’olandese Van Der Meulen (3°)

Le vittorie non bastano mai

Eppure di vittorie non ne ha ottenute poche: 5 nel 2022 con un inizio al fulmicotone con Empoli e San Vendemiano in sequenza, una corsa di prestigio come il GP Città di Brescia lo scorso anno, quest’anno poche gare ma già successi al GP La Torre e Trofeo Gino Visentini fino alla prova veneta. E nel frattempo?

I risultati non dicono tutto. Non sono stati anni facili. Nel 2023 è emerso un problema alla tiroide di non facile soluzione. C’è stata anche la mononucleosi non curata bene. Poi dopo un buon inizio anno un incidente al ginocchio ed altro stop. Tutte queste fermate hanno avuto un prezzo altissimo: Guzzo era entrato nell’orbita di molti team, alcuni anche del WorldTour, ma poi spaventati da tanta sfortuna si sono tirati indietro lasciandolo con un pugno di mosche in mano.

Tre vittorie in stagione per il corridore di Conegliano, al suo primo anno Elite
Tre vittorie in stagione per il corridore di Conegliano, al suo primo anno Elite

Un successo ottenuto di forza

Ora forse si riparte: «A luglio ero già andato bene, con il podio a Brescia e il 4° posto al Giro del Medio Brenta. Ma poi un altro stop mi aveva impedito di sfruttare la condizione. Ho ripreso proprio con la corsa del Monte Cengio, cogliendo una vittoria che mi restituisce morale. Nella fuga iniziale abbiamo inserito tre uomini, ma io sapevo però che decisiva sarebbe stata la salita nel finale. Era lunga, bisognava saper attendere, a metà era veloce e nel finale a giocarci la vittoria eravamo in 7. Svoltando per il Monte Cengio siamo rimasti in 3 ma io non volevo aspettare lo sprint, così sono partito ai -3».

Una vittoria che premia una volta di più la sua scelta di lasciare la Zalf per passare all’Uc Trevigiani, dove è molto coccolato tanto che il presidente Ettore Renato Barzi era il più felice al traguardo, quasi avesse vinto un figlio: «Mi trovo bene nel team, del passato non voglio parlare. Il gruppo merita molto, mi è vicino. Mi hanno cercato loro, dandomi un’occasione».

Guzzo è nel team da quest’anno. Ha trovato molta collaborazione e sostegno per le sue gare
Guzzo è nel team da quest’anno. Ha trovato molta collaborazione e sostegno per le sue gare

Si decide tutto a fine stagione

A inizio stagione, certamente non in un buon periodo, Guzzo aveva paventato per fine stagione un suo ritiro, essendo al primo anno Elite, se non si fossero palesate possibilità. E ora? «La mia posizione rimane la stessa, se non quaglierà nulla penso che lascerò, non ha senso rimanere così a bagnomaria. Il problema è che siamo ad agosto, il che significa che il mercato sta chiudendo e i contatti sarebbero già dovuti arrivare, invece non c’è nulla di concreto all’orizzonte. Io spero che i risultati, magari proprio questa vittoria riesca ad aprire uno spiraglio».

D’altronde Guzzo non ha procuratori che lo seguono: «L’avevo, ma non ha portato a nulla. Ora mi affido totalmente a me stesso. Alla mia capacità di emergere. E’ chiaro che non posso pretendere che venga da me la Visma o la Uae: io vorrei solo una chance per correre un calendario più competitivo e vicino a quello dei pro. Riuscirci esclusivamente attraverso miei meriti sarebbe un risultato enorme, ma se non succede, non so se avrò la forza di insistere».

Guzzo aveva un contratto annuale con la Zalf. Entrato nel 2020 ha chiuso nel 2023
Guzzo aveva un contratto annuale con la Zalf. Entrato nel 2020 ha chiuso nel 2023

Ora le corse più adatte

Allora bisogna andare a caccia di altri risultati, fare sempre meglio: «Arrivano gare che si adattano molto alle mie caratteristiche come la Firenze-Viareggio, il Giro del Casentino e le prove pavesi. Io ce la metterò tutta, sperando che mi portino bene e che magari alla fine il telefono squilli…».

Vecchi a 25 anni? Baseggio vuol dimostrare di no

25.04.2023
5 min
Salva

Nel numeroso affollarsi di eventi giovanili del ciclismo italiano che ogni fine settimana riempiono le cronache, quando ti accorgi che un corridore riesce a vincere due volte a distanza di 24 ore è sempre qualcosa che colpisce. A maggior ragione se accade in due regioni diverse e soprattutto in due specialità diverse, se poi a farlo è un atleta di 25 anni, che si ritrova a correre con ciclisti più giovani e vive su di sé il dubbio se quelle agognate porte del professionismo potranno ancora aprirsi a dispetto della carta d’identità, c’è abbastanza materiale per raccontare una storia. Quella di Matteo Baseggio.

Al venerdì primo nella cronocoppie di Porto Sant’Elpidio insieme al compagno di colori (e di esperienze… anagrafiche) Matteo Zurlo, al sabato trionfatore a Pontedera. Il portacolori dell’Uc Trevigiani non è nuovo a simili imprese, ma guarda a questi risultati fra il disincanto e la consapevolezza che è l’unica strada per ambire ancora a quel sogno coltivato fin da quand’era G2, bimbo che correva per seguire le orme del papà.

«Io affronto la mia attività in maniera tranquilla – afferma dopo la doppietta – quel che per me conta è non avere rimpianti e non ne ho. La mia caratteristica è essere sempre stato costante nei risultati, non so se questo sia sufficiente, ma questo sono io, il mio modo di interpretare questo mestiere. Parlo con i risultati, non avendo un procuratore e so che non sono il solo, anche Zurlo e Onesti vivono questa situazione, ma lo facciamo senza angoscia, prendendo quel che viene».

Il successo di Baseggio a Pontedera, con 36″ su Cordioli e 38″ sul gruppo
Il successo di Baseggio a Pontedera, con 36″ su Cordioli e 38″ sul gruppo
La speranza ce l’hai sempre?

Certamente e l’esempio di Lucca, passato proprio quest’anno è lì davanti a noi a dirci che bisogna crederci sempre. Noi dobbiamo esprimerci sui pedali, producendo risultati, poi se sarà destino, qualcosa succederà.

Riscontri comunque interesse intorno a te?

Offerte non me ne sono arrivate, ma so che comunque nell’ambiente si parla, le squadre di livello superiore mi seguono, per questo è importante quello che faccio. Spero che prima o poi qualcuno si avvicini. Il fatto di non avere un procuratore è sicuramente un handicap, ma quando sono passato io under 23 era una figura quasi sconosciuta, ora anche gli junior ce l’hanno e anzi già da allievi vanno in cerca. Ma d’altronde è cambiato tutto.

Il veneto è uno dei più esperti nel team, punta per le volate ma anche uomo da fughe da lontano
Il veneto è uno dei più esperti nel team, punta per le volate ma anche uomo da fughe da lontano
Si ha la sensazione che la vostra generazione sia quella che ha patito di più un cambiamento così improvviso e repentino…

E’ vero, ormai già dopo massimo un anno in questa categoria sai chi passerà professionista e chi resterà al palo, ma questo seppur vero non chiude ogni porta. C’è anche chi è passato dopo e noi ci affidiamo a questo pensiero.

Veniamo alle vittorie che hai ottenuto, completamente diverse seppur così ravvicinate.

Nella cronocoppie l’importante è essere costanti, io mi sono trovato con Matteo Zurlo che ha le mie stesse caratteristiche, quindi abbiamo potuto lavorare bene insieme. Non l’abbiamo neanche preparata, ma sapevamo di essere bei passisti, dovevamo solo impostare un buon ritmo e darci cambi regolari. Il giorno dopo a Pontedera era una gara vallonata, sono andato in fuga con Gianluca Cordioli che a 6 chilometri dal traguardo ha preso una buca sull’asfalto e rotto la ruota anteriore. Così sono arrivato da solo.

Zurlo e Baseggio primi nella cronocoppie di Porto S.Elpidio, con 33″ su Cao e Di Bernardo, loro compagni di team
Zurlo e Baseggio primi nella cronocoppie di Porto S.Elpidio, con 33″ su Cao e Di Bernardo, loro compagni di team
Due vittorie simili dimostrano anche buone doti di recupero…

Effettivamente è una mia caratteristica. Io non sono uno scalatore, mi reputo un passista veloce che anche in volata se la gioca. Nelle corse a tappe non posso competere per la classifica perché non ho le doti adatte, ma sono un cacciatore di tappe dall’inizio alla fine, quando capita l’occasione ci sono.

Ciclismo a parte?

Ho preso il diploma di perito meccanico, poi non sono andato avanti con gli studi, dedico la mia vita al ciclismo perché se non ci provi con tutto te stesso non vai lontano. A me quello del ciclismo è un mondo che piace da matti, se proprio le cose dovessero andar male non mi dispiacerebbe trovare comunque in quest’ambiente una strada per il mio futuro.

Baseggio è nato il 18 giugno ’98 a Bassano del Grappa. E’ alla Trevigiani dallo scorso anno
Baseggio è nato il 18 giugno ’98 a Bassano del Grappa. E’ alla Trevigiani dallo scorso anno
Quali gare ti attendono?

Quando sei oltre gli under 23, il calendario non è che offra poi molto. Io punto alle gare dove potermi mettere in luce, dove ci sia gente dell’ambiente a guardare. Ogni volta che parto so che devo fare qualcosa di più di chi è più giovane.

Nel team come ti trovi?

Davvero bene, sono contento che lo scorso anno l’Uc Trevigiani sia ripartita in pieno. E’ una società molto seria, tante cose sono andate migliorando giorno dopo giorno, mi danno il giusto supporto. Se vinco c’è molto anche del loro. So che, se si aprisse uno spiraglio, sarebbero i primi a festeggiare con me.