La nuova avventura di Cipressi. Sulle orme della Bronzini

03.01.2025
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Era stata molto chiara, Giorgia Bronzini, nel tracciare il profilo di Carlotta Cipressi come nuovo acquisto per la Human Powered Health. Per la forlivese significa approdare al circuito maggiore per una strada diversa da quella preventivata, dopo due anni al devo team della Uae. Un cambiamento di rotta che non l’ha particolarmente scossa, anzi. Troppo l’entusiasmo per il salto di categoria che per molti versi chiude un 2024 con poche luci e molte ombre.

La romagnola (prima a sinistra) durante il primo ritiro con la nuova squadra (foto Instagram)
La romagnola (prima a sinistra) durante il primo ritiro con la nuova squadra (foto Instagram)

«Ho pagato dazio all’inverno, a una preparazione stoppata per problemi fisici. Ho iniziato a gennaio molto lentamente affrontando settimane che sono state davvero dure. La prima corsa è arrivata solamente a fine aprile. Alla fine ho messo insieme 24 giorni di gare, davvero troppo pochi e mai affrontati con la piena consapevolezza di me, delle mie forze. La prima corsa ero esausta, con pochi chilometri nelle gambe. Ho anche cambiato in corsa calendario di gare, cosa mai semplice».

Quindi dai un giudizio negativo alla tua stagione…

Non del tutto perché alla mia età i risultati non sono tutto. E’ stato anzi un anno molto utile, sono cresciuta sia dal punto di vista personale che come valori numerici, come prestazioni nella seconda parte dell’anno. Devo dire grazie al team, nel primo anno è stato un vero apprendistato, nel secondo però ho avuto occasioni per correre contro squadre del WorldTour e questo mi ha permesso di crescere.

La forlivese ha buone prestazioni anche contro il tempo. Il team punta su di lei per le brevi corse a tappa
La forlivese ha buone prestazioni anche contro il tempo. Il team punta su di lei per le brevi corse a tappa
Ora di quel WorldTour ne fai parte integrante…

Sì e per certi versi cambia tutto. Può sembrare strano dirlo venendo da un devo team ma è così. Ho già avuto modo di tastare il terreno nella nuova realtà, è come avere una grande azienda alle tue spalle, che fa di tutto per farti rendere al meglio. Entri in un’ottica diversa, vedi tante persone che lavorano per lo stesso obiettivo. E’ uno step di crescita ulteriore, molto importante.

Quanto ha influito nella scelta di cambiare direzione il fatto che alla Human trovi la Bronzini?

Direi che è stato fondamentale. Ci conosciamo da tempo, è una persona preziosa, ha tanta esperienza in bici e fuori perché ha vissuto appieno questo ambiente. La prima cosa che mi ha detto è stata di mettermi subito a lavorare perché vuole vedermi all’opera già nelle prove spagnole d’inizio anno e per me è stato un grandissimo stimolo proprio considerando com’è andata la stagione scorsa. Io ho dato, a lei come a tutto il team, la mia piena disponibilità per lavorare per la squadra.

Ben dotata in salita, la Cipressi ha chiuso due anni all’Uae Development Team utili per apprendere
Ben dotata in salita, la Cipressi ha chiuso due anni all’Uae Development Team utili per apprendere
D’altronde guardando il roster sei la più giovane…

Sì, già nel primo ritiro ero un po’ la “piccoletta” del gruppo. Avevamo già avuto un primo incontro a Boston dove abbiamo conosciuto i vertici del team, abbiamo avuto una prima infarinatura di quel che ci attende. Per me non è proprio una novità, anche alla Uae ero vista come la più piccola, ma io non voglio che questo diventi un cliché, voglio essere vista e giudicata per quel che faccio in gara a prescindere dall’età.

Per te è comunque un cambiamento, stando al devo team della Uae era presumibile che avresti continuato la tua strada lì. Ci sei rimasta male?

Non voglio guardare al passato. Mi porto via il meglio di questo biennio, sfortunato per certi versi soprattutto nella seconda stagione. Ora voglio concentrarmi sulla nuova avventura, il primo anno sarà fondamentale per scoprirci, voglio far capire al team che atleta ha davanti, per questo mi sono gettata sul lavoro con grande entusiasmo, pianificando subito ogni cosa.

Pur in una stagione difficile, la romagnola ha corso gli europei, sia a cronometro che su strada
Pur in una stagione difficile, la romagnola ha corso gli europei, sia a cronometro che su strada
Sei un po’ spaventata dall’approccio con il grande mondo?

Gasata più che spaventata. Il mio obiettivo, non lo nascondo, è guadagnarmi la selezione per un grande giro e andare lì non per partecipare e basta, ma essere nelle condizioni di essere utile alla squadra e, perché no, tirar fuori anche soddisfazioni personali. Per farlo però dovrò essere al massimo della forma e questa prospettiva mi carica tantissimo. Sono animata da grande fiducia.

E’ pur vero però che finora il tuo curriculum latita a livello di vittorie ad alto livello. E’ arrivato il momento di segnare questa casella?

Io lo spero, d’altronde la vittoria è quella che tutti cercano. Tutte vogliamo il massimo risultato, ma io sono convinta che le cose arrivano quando sono mature. Un successo è come un puzzle nel quale tutte le tessere sono andate al loro posto, io sto lavorando per completarlo e sono convinta che ci riuscirò quanto prima.

Cipressi si era messa in bella evidenza alla prima tappa della Vuelta Andalucia
Cipressi si era messa in bella evidenza alla prima tappa della Vuelta Andalucia
Guardiamo però un attimo indietro, c’è una gara che salveresti dall’ultima stagione?

Direi la prima tappa della Vuelta Andalucia, era durissima, tutta salita con arrivo ad Alcalà del Valle. Quel giorno ho chiuso al 10° posto, ma se guardate l’ordine di arrivo, dietro mi sono rimaste fior di campionesse. Era la mia quarta corsa stagionale e mi ero rinfrancata, considerando ad esempio che avevo corso su una bici che avevo testato solo per un’ora, ma io sono una che va molto a sensazione. Pedalando trovo subito il feeling giusto, spero sia così anche quest’anno.

Cipressi, fortemente voluta da Bronzini per la sua Human

11.12.2024
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PIACENZA – La Human Powered Health sta diventando sempre più ad immagine e somiglianza di Giorgia Bronzini. L’ingaggio di Carlotta Cipressi, una delle cinque nuove arrivate nella formazione statunitense che ha rinfoltito la pattuglia italiana, è stato fortemente voluto proprio dalla diesse piacentina.

Solo diciotto giorni di corsa con la UAE Development Team (di cui alcuni con la prima squadra) ed altri sei con la nazionale U23 tra Avenir Femmes ed europeo. Il 2024 per Cipressi è iniziato tardi per forza di cose come ci aveva raccontato lei a fine giugno, ma tanto è bastato per attirare l’attenzione di Bronzini. Abbiamo quindi cercato di capire con lei quali progetti abbia per la 21enne di Forlì, che è salita nel WorldTour con un contratto biennale.

Cipressi ha firmato un biennale alla Human e sarà la quinta italiana del team dopo Borghesi, Malcotti, Ragusa e Zanardi
Cipressi ha firmato un biennale alla Human e sarà la quinta italiana del team dopo Borghesi, Malcotti, Ragusa e Zanardi

Nel mirino

Lo scouting sul campo è particolarmente redditizio nel ciclismo. Dal vivo si possono vedere sempre tante sfumature che appaiono invisibili invece attraverso uno schermo di un computer dove si leggono solo risultati. Bronzini aveva messo nel mirino Cipressi, però doveva completare il suo resoconto.

«Era tanto tempo che seguivo Carlotta – racconta Giorgia – come possibile nostro nuovo innesto per il 2025. L’ho tenuta sotto osservazione durante il Thuringen Tour che abbiamo vinto con Ruth Edwards. Ho chiesto qualche parere a Karlijn (Swinkels, la sua compagna, ndr) che era in squadra con lei e mi ha aperto un po’ di più gli occhi su Carlotta. Karlijn era andata molto bene in quella corsa e mi aveva detto che le era stata molto di aiuto. In pratica aveva confermato l’impressione che avevo già».

Bronzini seguiva da tempo Cipressi. L’ha vista all’opera al Thuringen Tour, dove ha lavorato molto per Swinkels
Bronzini seguiva da tempo Cipressi. L’ha vista all’opera al Thuringen Tour, dove ha lavorato molto per Swinkels

«A fine Thuringen – prosegue Bronzini – ho fatto una chiacchierata al telefono con Carlotta, chiedendole di mandarmi qualche suo dato per capire qualcosa in più. Ho parlato anche con Luca Zenti, suo allenatore in UAE, e ho passato tutte queste informazioni al nostro responsabile delle performance. Il nostro staff si è sentito con Carlotta che ha risposto molto bene a tutte le domande. E’ piaciuta tantissimo anche come persona al nostro team. Quando ho avuto il via libera, abbiamo definito tutto».

D’altronde quando ti chiamano dal WorldTour non puoi dire di no, anche se Cipressi è rimasta stupita, forse senza parole. «Quando ci siamo sentite la prima ed unica cosa che mi ha detto è stato “grazie” (dice Bronzini sorridendo, ndr). Battute a parte, Carlotta non si aspettava la mia chiamata, ma probabilmente aveva capito che non era passato inosservato ciò che aveva fatto. Ci ha ringraziato per questa apertura alla trattativa perché adesso se non sei la ragazza giovane vincente, tipo la Cat Ferguson del momento, è difficile che ti guardino o ti prendano in considerazione».

Bronzini vorrebbe portare in forma Cipressi a metà stagione e farle correre uno dei tre Grandi Giri (foto Oskar Scarsbrook)
Bronzini vorrebbe portare in forma Cipressi a metà stagione e farle correre uno dei tre Grandi Giri (foto Oskar Scarsbrook)

Caratteristiche da definire

Una delle doti più evidenti di Cipressi è sempre stata la sua predisposizione alla cronometro fin dalle categorie giovanili. Altre invece sono ancora in via di definizione e Bronzini sa che può lavorare bene su una ragazza che gradisce a sua volta lavorare sodo per crescere.

«Sono molto contenta del suo arrivo – continua la tecnica della Human – perché Carlotta può esprimersi molto bene. Non è ancora categorizzata su che tipo di corridore sarà, ma è talmente giovane che può prendere qualsiasi strada. Cercheremo di far risaltare le sue doti e le sue qualità. Vorrei farle fare uno dei tre Grandi Giri a tappe. Se così non fosse, allora le farei disputare delle corse a tappe più corte tipo Itzulia, Burgos o Catalunya o altre simili. Sicuramente la vorrò vedere nella parte centrale della stagione. Proprio perché è ancora molto giovane, ho i miei dubbi nel farla partire forte. Altrettanto per farla finire forte considerando che le stagioni sono sempre molto lunghe. Preferirei vederla in forma tra giugno e agosto. In ogni caso vedremo a breve il suo calendario agonistico».

Per problemi fisici nel 2024 Cipressi ha totalizzato solo 18 giorni di gara con la UAE tra devo team e prima squadra
Per problemi fisici nel 2024 Cipressi ha totalizzato solo 18 giorni di gara con la UAE tra devo team e prima squadra

Riscontri e nuove scommesse

Quando correva, Bronzini vedeva da dentro come si muovevano certi corridori. E capitava talvolta che quando i suoi dirigenti le dicessero di voler prendere una determinata atleta, lei storcesse il naso oppure confermasse il buon acquisto. Ora che è direttrice sportiva chiede riscontri direttamente alle ragazze in corsa.

«Personalmente – spiega – ho bisogno di trarre spunti di approfondimento o di interesse. Li ho sempre reputati fondamentali, perché io posso vedere o non vedere certi particolari. Se vedo una che si stacca non posso sapere cos’ha fatto davanti se non ho poi il video della gara intera. Ad esempio con Kathrin Schweinberger, che abbiamo preso dalla Ceratizit, è andata così in Cina, in una delle ultime gare del 2024».

La crono è la specialità preferita da Cipressi. Con la Human può crescere ulteriormente
La crono è la specialità preferita da Cipressi. Con la Human può crescere ulteriormente

«A metà corsa – conclude Bronzini – Zanardi era rimasta attardata assieme a lei. Via radio le ho detto di prendere la sua scia per rientrare perché avevo visto Kathrin che stava tirando forte. Quando sono tornate in gruppo, Silvia con un filo di voce via radio mi dice di aver fatto almeno un minuto a wattaggi impressionanti e di aver faticato tantissimo per starle a ruota. Quando ho avuto i valori di Schweinberger su Training Peaks, ho capito che Silvia aveva ragione e che aveva avuto un buon colpo d’occhio nel riportarmelo. Per dire una volta di più quanto siano importanti i riscontri diretti delle ragazze in corsa. E comunque ve lo anticipo, Schweinberger è una passista veloce molto interessante che può fare grandi cose e sulla quale scommetto tanto assieme alla stessa Cipressi».

Cipressi, è tornato il sorriso dopo la paura. E ora tante corse

29.06.2024
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In queste ore Carlotta Cipressi é in gara al Thuringen Ladies Tour, la prima con la maglia della UAE Team ADQ, in prestito dal devo team. Domani correrà l’ultima tappa e per lei sarà solo il diciottesimo giorno di corsa della stagione.

Il contatto diretto dalla Germania con Cipressi diventa una sorta di breve diario quotidiano sulle sue prestazioni. Anzi, più giusto dire sulle sue sensazioni, perché sono quelle che interessano maggiormente. La ventunenne forlivese ha iniziato a correre solo a fine aprile e il suo inverno è stato a dir poco tormentato, per usare un eufemismo. Fino ad allora sembrava sparita dai radar senza conoscerne il reale motivo dopo un 2023 positivo in cui aveva vinto il Giro del Mediterraneo in Rosa ed il titolo italiano U23 a crono. Ed ecco quindi che il secondo posto nella medesima prova di quest’anno ci ha dato lo spunto per scoprire la sua rinascita.

Il rientro di Cipressi è stato all’Elsy Jacobs in Lussemburgo a fine aprile, poi alla Vuelta Andalucia ha centrato subito una top ten
Il rientro di Cipressi è stato all’Elsy Jacobs in Lussemburgo a fine aprile, poi alla Vuelta Andalucia ha centrato subito una top ten
Carlotta intanto dacci un aggiornamento sulla tua partecipazione al Thuringen. Come stai?

Mi sento bene. Ogni giorno che passa va meglio e sono davvero soddisfatta delle mie prestazioni. Siamo qua in Germania per supportare Swinkels nella generale. Inizialmente siamo partite in cinque e dopo un giorno siamo rimaste in quattro. A parte Karlijn, che comunque ha venticinque anni, siamo tutte giovanissime (le altre sono Venturelli e Ivanchenko, ndr), ma stiamo facendo davvero un grande lavoro in mezzo a formazioni al completo o più esperte. Peccato per quella prima tappa…

Cosa è successo?

Era fuori una fuga a due. Dietro abbiamo tirato per ricucire finché sull’ultima salita a venti chilometri dalla fine le migliori hanno aperto il gas. Per noi c’era appunto Swinkels, ma il suo gruppetto quando è arrivato a pochi secondi dal ricongiungimento con le battistrada, è stato fermato ad un passaggio a livello. Le due fuggitive erano transitate poco prima che si abbassassero le sbarre e sono arrivate fino in fondo (vittoria di Vanpachtenbeke su Edwards, al momento ancora le prime due della generale, ndr). Dietro invece ci siamo tutte ricompattate, tagliando il traguardo ad oltre due minuti e mezzo, prendendoci un altro passaggio a livello chiuso (sorride, ndr). Peccato dicevo, perché Karlijn ha una grande condizione. Il quarto posto nella generale ed il secondo dell’ultima tappa lo testimoniano. In ogni caso per lei ci sono ancora una crono di 31 chilometri (oggi, ndr) e frazione finale di domani per tentare il tutto per tutto. Noi ci proveremo.

Cipressi al Thuringen Tour, assieme alle compagne, sta lavorando molto per Swinkels per le tappe e la generale
Cipressi al Thuringen Tour, assieme alle compagne, sta lavorando molto per Swinkels per le tappe e la generale
A proposito di crono, in quella del campionato italiano hai chiuso seconda in un podio tutto della UAE Development Team.

Va bene il risultato, però personalmente non sono contenta della mia prova. Purtroppo non sono riuscita a preparare la gara come volevo io, anche se comunque il percorso non era così ondulato come piace a me. Ho fatto la prima parte bene, poi sono calata. Forse mi sono salvata solo di esperienza, se così possiamo dire. Mi dispiace andare alle corse e non averle potute preparare a dovere. Comunque ci tenevo ad esserci, credetemi.

In effetti tu hai cominciato il 2024 tardi. Per quale motivo?

Purtroppo lo scorso ottobre mi hanno riscontrato una miocardite particolarmente brutta. L’hanno scoperta durante una visita di controllo periodica legata ad una ablazione che avevo fatto nel 2021. Secondo i medici avevo un valore troppo alto e pericoloso. C’erano già stati casi come il mio, però non riuscivano a capire come mai non calasse dopo una serie di altri accertamenti e cure. Non sapevamo se sarei potuta tornare in bici. Era una situazione che andava oltre l’aspetto sportivo.

Ci dispiace molto. Che pensieri ti sono passati per la testa?

Ho vissuto davvero un brutto periodo, ha avuto un po’ di paura. Trascorrevo intere giornate a letto o sul divano. Mi avevano detto di non fare nemmeno le scale di casa perché era un affaticamento che non potevo avere. Quasi non ci credevo. Ero abbattuta moralmente, anche se cercavo di trovare motivi per essere fiduciosa. Poi, continuando a fare i controlli, i dottori hanno capito il problema. Quel valore è tornato ad essere nel range giusto ed ho iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel. Nel frattempo a dicembre mi era arrivata a casa la bici nuova. La guardavo ogni giorno e le dicevo “fra poco sarai nuovamente mia” (sorride, ndr). E’ stato uno stimolo anche quello.

Cipressi si è detta poco soddisfatta della crono tricolore U23, nella quale non è riuscita a riconfermare il titolo del 2023
Cipressi si è detta poco soddisfatta della crono tricolore U23, nella quale non è riuscita a riconfermare il titolo del 2023
Quando sei potuta tornare in bici?

Il 27 gennaio è stata la prima volta. Le prime tre settimane sono state un incubo. Facevo giri da un’ora e rientravo a casa sfinita. Ce ne mettevo il doppio per recuperare dallo sforzo. In quei giorni mi sono persa i training camp e tante altre cose con la squadra. Ho dovuto ricominciare da zero, ma se la mente regge, allora anche il fisico ti segue nonostante sia fuori allenamento.

Come sei uscita da quella situazione a livello psicologico?

Stavo chiusa in casa e non avendo avuto modo di sfogarmi, ho lavorato molto col mio mental coach. Sono rimasta concentrata pensando ad un obiettivo alla volta senza fretta. Ad esempio sul piano alimentare sono rimasta sempre sul pezzo e di questo devo ringraziare la nostra nutrizionista. E naturalmente la squadra che non mi ha mai lasciato sola.

Cipressi ha chiuso il tricolore in linea con una buona gara, ad una trentina di secondi da Longo Borghini
Cipressi ha chiuso il tricolore in linea con una buona gara, ad una trentina di secondi da Longo Borghini
Il rientro com’è stato?

Impegnativo. Contestualizzando tutto che è successo, sono contenta, soprattutto del mio decimo posto alla Vuelta Andalucia, alla mia quarta gara. Gli allenamenti li ho affrontati con più energia psico-fisica. Ho voglia di correre e recuperare il tempo perso, tuttavia senza esagerare. Quel brutto periodo mi ha insegnato molto in generale, sia nella vita che per la bici. Sono rientrata con uno spirito più forte. Questo è il lato positivo.

In tutto ciò, Carlotta Cipressi si è fissata degli obiettivi?

Assolutamente sì. Finito il Thuringen, a luglio farò un periodo a casa per macinare chilometri e preparare tutti i vari appuntamenti con la squadra. Vedremo come starò, a partire dal recupero di questi giorni. Fra le varie gare, vorrei provare anche a guadagnarmi un posto per Tour de l’Avenir Femmes, mondiale ed europeo. Devo dimostrare tutto, ma sono sicuramente degli stimoli importanti per crescere.

Venturelli, dove eri sparita? «Debutto sfortunato, ma arrivo»

22.04.2024
5 min
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Lara Gillespie, irlandese del UAE Development Team ha vinto ieri a Barletta la terza tappa del Giro del Mediterraneo in Rosa, la seconda per lei. La corsa va avanti e si concluderà domani sul traguardo in salita di Motta Montecorvino, ma intanto ha già fatto segnare il ritorno di Federica Venturelli (foto Ossola in apertura). La ragazza di San Bassano, lo stesso paese in provincia di Cremona da cui viene Marta Cavalli, era sparita dai radar.

Corsa del debutto stagionale il primo aprile alla Ronde de Mouscron, chiusa con un ritiro. La seconda, due settimane dopo a Chambery, con un venticinquesimo posto. E poi finalmente in questi giorni il ritorno convincente in gruppo, con il terzo posto nella prima tappa a Terzigno, il secondo del giorno successivo a Torre del Greco e il quarto ieri, appunto a Barletta, su un percorso impegnativo per le sue caratteristiche.

Il debutto stagionale di Venturelli è avvenuto alla Ronde de Mouscron il primo aprile
Il debutto stagionale di Venturelli è avvenuto alla Ronde de Mouscron il primo aprile

Problemi alla schiena

Che fine aveva fatto Federica, che ricordiamo brilla per i titoli conquistati su strada, su pista e nel cross e che da quest’anno è passata fra le under 23 nel team degli Emirati?

«Ho avuto dei problemi alla schiena – spiega con la consueta gentilezza – e quindi ho dovuto ritardare parecchio l’inizio della mia stagione. Ho ripreso l’uno aprile a Mouscron, dove sono caduta a 50 metri dall’arrivo. In realtà è caduta una ragazza davanti a me e non ho potuto evitarla. Quindi prima gara abbastanza traumatica. Poi ho corso ancora a Chambery il 14 e anche lì ho avuto problemi meccanici. Ho dovuto cambiare due volte bici. Quindi le prime due gare della stagione sono state abbastanza sfortunate. Adesso invece, terza gara, direi che sta andando bene. Meglio delle prime due…».

E la schiena è a posto adesso?

Va meglio. Riesco ad allenarmi e a correre, quindi sicuramente meglio di prima. Sto continuando a lavorarci, a fare gli esercizi e per adesso va bene. Non è mai stato molto chiaro da cosa sia dipeso il problema, però l’importante è che si stia risolvendo.

Ovviamente questo ha rallentato la preparazione, adesso come va?

Ho dovuto ritardare all’inizio, diciamo, perché a febbraio ho potuto fare solamente allenamenti corti e comunque sempre tranquilli, senza fare lavori. Quindi ho ricominciato a tutti gli effetti a marzo e sono ancora nel pieno della preparazione e della crescita. Rispetto a tutte le altre, ho iniziato parecchio dopo. Era anche previsto che andassi alla Nations’ Cup su pista a Hong Kong, però sempre per il problema della schiena è saltato anche quello.

Come hai riorganizzata quindi la stagione?

Dopo il Giro del Mediterraneo in Rosa, sicuramente correrò il GP Liberazione a Roma. Invece per i prossimi mesi è tutto ancora in definizione. Può capitare a tutti di avere dei problemi fisici, l’importante è risolverli e ritornare competitivi nel minor tempo possibile. Ed è quello che sto cercando di fare.

Nella seconda tappa, in posa con Gillespie: prima e seconda (foto Ossola)
Nella seconda tappa, in posa con Gillespie: prima e seconda (foto Ossola)
Tanto male non va, visti i piazzamenti…

Le sensazioni sono buone. Le prime due tappe erano abbastanza adatte alle mie caratteristiche, perché erano mosse, però senza salite troppo lunghe o troppo pendenti, su cui le scalatrici potessero fare davvero la differenza . Sicuramente il mio non è un fisico da scalatrice e i prossimi giorni, in particolare gli ultimi due (oggi a Castelnuovo della Daunia e domani a Motta Montecorvino, ndr), mi metteranno molto alla prova. Vedremo come andrà su percorsi ancora più tosti, con più dislivello.

Che cosa ti sembra finora della corsa, che è appena nata?

L’organizzazione è molto buona. Anche la qualità delle strade, l’organizzazione del traffico, è tutto fatto con diligenza. Non abbiamo mai avuto problemi. E’ una bellissima gara, sia come percorsi che come organizzazione.

Il UAE Development Team sta dando la sua impronta al Giro del Mediterraneo in Rosa (foto Ossola)
Il UAE Development Team sta dando la sua impronta al Giro del Mediterraneo in Rosa (foto Ossola)
Quindi diciamo che sei su una buona strada del ritorno?

E’ la corsa giusta per tornare, bisogna cominciare dal giusto livello e poi crescere. Ho la fortuna di avere una squadra ottima. Le mie compagne sono sempre fantastiche, ci aiutiamo a vicenda, per chiunque ci sia da lavorare. Rientrare alle corse e trovare una squadra così è sempre una bella cosa. Per cui andiamo avanti. E semmai ci vediamo al Liberazione…

La prima di Sara Fiorin, sprinter sempre più convinta

06.03.2024
5 min
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Certe vittorie hanno un sapore più dolce di altre e non dipende neanche tanto dalla loro importanza. Per Sara Fiorin il trionfo della scorsa settimana all’Umag Trophy Ladies è stata come una pioggia di miele, necessaria per proseguire la stagione e per dimostrare che le cose, dopo il primo anno al devo team della Uae, stanno cambiando.

E’ ormai già da un po’ che la sua vita somiglia a quella di una pallina da tennis, rimbalzando da una parte all’altra del Vecchio Continente. La vittoria in terra croata è già messa alle spalle, ora c’è da pensare anche alla pista e infatti quando la rintracciamo la Fiorin è in un momento di riposo durante i canonici due giorni di lavoro con il gruppo azzurro a Montichiari.

«Settimana prossima si parte e si va dall’altra parte del mondo, a Hong Kong per la tappa di Nations Cup. Per la seconda volta sarò chiamata a gareggiare anche nel quartetto, la prima è stata agli europei quando abbiamo ottenuto il bronzo U23 e sinceramente non vedo l’ora. Poi ci sarà la mia specialità preferita, l’eliminazione che mi dà scariche di adrenalina. E’ davvero la più divertente e adatta alle mie caratteristiche».

Le ragazze del bronzo europeo U23. Da sinistra, Quaranta, Basilico, la riserva Crestanello, Fiorin, Bragato, Collinelli e Vitillo
Le ragazze del bronzo europeo U23. Da sinistra, Basilico, Crestanello, Fiorin, Bragato, Collinelli e Vitillo
Quanto ritieni che sia utile la pista per la strada e quanto viceversa l’attività su strada per quella nei velodromi?

Io credo che siano complementari, soprattutto per una ciclista con le mie caratteristiche. La pista non può assolutamente mancare, ci sono lavori che non servono solo per l’attività specifica, ma danno un enorme aiuto anche per le gare su strada. Non è un caso se nel nostro team siamo in tante a fare la doppia attività: io, Venturelli, Pellegrini ma anche la tedesca Kunz e l’irlandese Gillespie. Il team vede molto di buon occhio questo nostro impegno e non ci sentiamo forzate. Poi saranno le nostre carriere a indirizzarci verso la miglior scelta, se unica o continuando sul doppio binario.

Veniamo allora alla vittoria di fine febbraio, quanto è stata importante per te?

Moltissimo, anche perché tutta la squadra ha lavorato al meglio e io ho dovuto solo finalizzare. Era una corsa anche un po’ frastagliata, collinare, ma si sapeva che si sarebbe arrivati alla volata. Perlomeno era quello il nostro obiettivo e le compagne hanno lavorato sodo per tenere unita la corsa. Io sono arrivata alla volata nelle condizioni migliori e il risultato è finalmente stato portato a casa.

Il suo sprint vincente ha messo in fila le altre italiane De Grandis, Bernardi e Crestanello (foto Bonaita)
Il suo sprint vincente ha messo in fila le altre italiane De Grandis, Bernardi e Crestanello (foto Bonaita)
Lo scorso anno, salvo la vittoria di tappa al Giro Rosa Mediterraneo, ti si era vista poco nei quartieri alti delle classifiche. Hai sofferto il tuo primo anno in un team così importante?

Non è stato un anno semplice, questo è sicuro. Era tutto nuovo e ci ho messo un po’ ad adattarmi, mi accorgevo soprattutto nelle gare estere, quelle in Belgio in particolare, che il livello era molto alto e io facevo fatica. E’ stato un anno di adattamento, che però alla fine ha portato frutti perché mi sento molto migliorata e più a mio agio. Ora quel livello è anche il mio.

Eri arrivata alla Uae senza una precisa identità tecnica, ora con un po’ di esperienza in più ti ritieni una sprinter pura?

Sì, è quella la mia specializzazione, non si discute. Sto però lavorando molto anche per migliorare in salita. Non sarò mai una specialista, ma tenere su alcuni strappi mi consentirebbe di allargare il numero di gare con possibile conclusione allo sprint dove essere competitiva. Ormai non basta più essere veloci, bisogna anche saper tenere in certi percorsi.

La lombarda sul podio di Umago. Nella successiva prova a Porec ha chiuso invece 22esima (foto Bonaita)
La lombarda sul podio di Umago. Nella successiva prova a Porec ha chiuso invece 22esima (foto Bonaita)
Chi ha iniziato prima fra te e Matteo?

Lui e la cosa strana è che è anche più piccolo di due anni. Solo che a 3 anni andava già in giro senza rotelle e io ero gelosa, così l’ho seguito e ci siamo ritrovati entrambi a fare quest’attività. Devo però dire che condividere la nostra passione ci ha legati ancora di più.

Considerando però le vostre attività, soprattutto ora che fai parte di un team straniero, avrete poche occasioni per vedervi…

E’ vero, lui poi ha ancora la scuola, quest’anno avrà la maturità, ma anche lui viaggia molto fra gare e ritiri con la nazionale. Ci sentiamo telefonicamente e ci supportiamo sempre. Matteo è sempre molto prodigo di consigli. Ad esempio nell’affrontare l’eliminazione mi ha dato molti spunti per andare sempre meglio, conoscendo quanto mi piaccia quella specialità.

Sara Fiorin è all’Uae Development Team dal 2023. Il primo anno è stato un po’ complicato
Sara Fiorin è all’Uae Development Team dal 2023. Il primo anno è stato un po’ complicato
Come ha reagito alla tua vittoria?

E’ stato contentissimo, anzi credo di avergli restituito un sorriso dopo la caduta a Misano che gli è costata la frattura della clavicola e tanto lavoro perso. Anche lui era in predicato di partire per Hong Kong, davvero non ci voleva. Correrò anche per lui.

Ora che cosa ti aspetta?

Prima della partenza per l’Asia andrò in Olanda per la Drentse Acht van Westerveld dove correrò con il team maggiore. Sarà la seconda volta nella prima squadra e la cosa mi fa un certo effetto, sento il carico di responsabilità. In questo caso non saranno certo le altre a correre per me, sarò io a lavorare per colei che sarà reputata la prima punta del team.

Per Fiorin ora arriva la trasferta in Olanda, dove sosterrà le compagne del WT (foto Instagram)
Per Fiorin ora arriva la trasferta in Olanda, dove sosterrà le compagne del WT (foto Instagram)
Per una velocista pura quanto cambia in questo caso il lavoro, ad esempio nell’essere il “pesce pilota”?

Non mi è mai capitato in gara, ma credo sia sempre questione di coordinazione fra gli elementi del team. Io sono pronta in quel caso a fare la mia parte, a lanciare la volata molto più da lontano, tipo ai 300 metri per poi lasciare spazio ai 150. L’importante è che a vincere sia la nostra maglia…

Piergiovanni, il podio che serviva per fare il salto in avanti

08.02.2024
6 min
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Anche se quello di domenica scorsa alla Vuelta CV Feminas non è il suo primo podio, è certamente quello che ha il valore più alto. Col terzo posto ottenuto a Valencia, Federica Damiana Piergiovanni è come se fosse entrata in una nuova dimensione, in cui vuole trovare conferme lungo il suo 2024.

Dentro ad un piazzamento si racchiudono sempre tanti spunti di discussione. Per qualcuno possono servire a riflettere su ciò che è mancato per arrivare alla vittoria, per la ventiduenne pugliese della UAE Development Team invece sono l’occasione ripensare alla bontà della sua prestazione. Ora Piergiovanni si gusta il risultato a casa, ma sa che deve guardare subito avanti. Prima che riparta per la Spagna per le prossime gare, l’abbiamo conosciuta meglio avvalendoci della sua spigliatezza.

Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Alla Vuelta CV, Piergiovanni (qui con la vincitrice Kerbaol e Raaijmakers) ha conquistato il suo primo podio in una gara 1.1
Federica iniziamo a raccontare questo terzo posto.

Non mi aspettavo assolutamente di salire sul podio per diversi motivi. Prima di tutto perché arrivavamo da un bel blocco di lavoro, infatti all’esordio ad Almeria avevo fatto parecchia fatica nonostante il tracciato fosse adatto a me. D’altronde sapevamo che le gare iniziali sarebbero state più un contorno a quegli intensi giorni di allenamento. Il secondo motivo era legato al fatto che noi come squadra sembravamo poco portate per il percorso di Valencia. La nostra tattica prevedeva di decidere cosa fare dopo l’ultimo scollinamento.

Siete riuscite a rispettarla?

Diciamo di sì. Nella prima metà di gara c’erano due salite toste, specie la seconda che era lunga e con pendenze molto severe. Io ho tenuto duro e sono riuscita a restare nel gruppo delle migliori, dove eravamo circa una trentina, ma ero senza compagne di squadra. Human e Movistar hanno tirato forte per andare a riprendere Andersson, Bego e Kerbaol, le tre fuggitive che erano fuori da prima del secondo gpm. Nel frattempo Kerbaol era rimasta sola, mentre dietro ai meno 3 c’è stata una caduta. In quel frangente ho pensato che dovessi giocarmi le mie carte.

Cos’è successo?

Sono riuscita a schivare la caduta e rientrare subito su Raaijmakers, che finirà seconda, e Baril, che invece aveva vinto alla grande ad Almeria, che avevano preso già un buon margine. Nel finale mi sono buttata in questo mini sprint anomalo, io che non sono veloce, e sono riuscita a fare terza battendo una come Olivia (Baril, ndr) che conosco bene perché siamo state compagne sia in Valcar che l’anno passato in UAE. Potete immaginare quindi la mia grande felicità per questo terzo posto.

A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
A Valencia nel finale Piergiovanni ha saputo cogliere l’attimo evitando una caduta e anticipando lo sprint ristretto
Che indicazioni ti ha dato questo piazzamento?

Innanzitutto devo ringraziare Davide Gani, il nostro diesse, che negli ultimi chilometri mi ha dettato tante direttive che si sono rivelate preziose. Per il resto mi è piaciuta la brillantezza e la prontezza con cui ho deciso di portarmi sulle contrattaccanti senza pensare ad un esito cattivo. Sicuramente ho preso più fiducia nei miei mezzi. Devo essere più coraggiosa. Come dicevo prima, non sono veloce e tante volte parto sentendomi già battuta.

Stai lavorando su questo aspetto?

Sì, perché è un mio tallone d’Achille e non l’unico. Quest’anno ho cambiato preparatore, mi seguirà Dario Giovine e gli ho parlato subito dei punti in cui voglio migliorare maggiormente o curare in modo più approfondito. Ad esempio vado bene a crono e vorrei investirci un po’ di tempo per puntare ad un bel risultato al campionato italiano. Un altro aspetto è il cambio di ritmo. Lo soffro ancora abbastanza, specie in salita. Vorrei avere più esplosività.

Tu però sulla carta saresti una scalatrice, giusto?

Contrariamente a quello che hanno sempre detto gli altri, in realtà non lo sono (sorride divertita, ndr). Anzi, adesso sono una che se arriva sotto un muro duro si stacca subito. Mi sento più una passista che ha tanta resistenza e ama fare le salite con passo forte e regolare. Vorrei migliorare la stessa resistenza per essere utile alle compagne e per giocarmi le mie possibilità quando ce ne sarà l’occasione. Riflettevo che tenendo conto delle mie caratteristiche, il numero che ha fatto la Kerbaol, che è una grande atleta, piacerebbe farlo a me (sorride ancora, ndr).

Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?

Fin da quando ero nelle categorie giovanili, il mio idolo è sempre stata Longo Borghini. Innanzitutto mi piace perché è sempre stata umile nonostante sia una delle più forti in circolazione. Mi rivedo nelle sue caratteristiche, con le debite proporzioni ovviamente. Invece da quando sono in UAE quella a cui mi sento più simile è Bertizzolo, anche se lei è molto veloce. Mi piace molto anche Sofia. Come vi aveva detto Venturelli e molte altre mie compagne, lei è sempre stata disponibile e pronta a condividere la sua esperienza con noi giovani.

Rispetto all’anno scorso hai notato differenze nel vostro devo team?

Ho visto subito che siamo più organizzati in generale. In gara siamo più compatte ed affiatate. Sappiamo cosa dobbiamo fare, rispettando ognuna i propri compiti e facendoci trovare pronte all’occorrenza. Per ciò che riguarda il calendario al momento è ancora provvisorio, ma sappiamo che sarà abbastanza fitto e che potremo correre nel team WorldTour in alcune corse.

Per Federica Piergiovanni è un sacrificio correre in un devo team?

Non posso nascondere che ogni tanto mi dispiaccia sapere di non poter correre una classica o un grande Giro. Tuttavia però qui nella UAE Development Team ci sto molto bene perché sto completando il mio processo di crescita, stando a contatto con grandi tecnici e grandi atlete. A Valencia quando mi sono sentita dire che la squadra avrebbe lavorato per me, è stata una grande soddisfazione. Anche in questo bisogna fare tutto a passi ben calcolati. Per assurdo mi sto ritrovando ad essere una delle più esperte in squadra. In Spagna ero in camera con Lola Bryson-Boe, ragazza neozelandese di 18 anni arrivata quest’anno e che era tesa per la corsa. Mi ha fatto piacere tranquillizzarla, proprio come avevano fatto con me le più grandi.

Per il 2024 ti sei fissata degli obiettivi?

Sarò scontata, ma trovare una vittoria non sarebbe così male (sorride, ndr). Il ciclismo femminile è cresciuto tanto e vincere anche una gara minore non è così semplice come si pensa. Guardando all’attualità, voglio fare bella figura col team WorldTour che mi ha convocata per la Volta Valenciana (dal 15 al 18 febbraio, ndr). Sono molto felice, stimolata e a disposizione delle compagne. Mi piacerebbe restare anche nelle considerazioni del cittì Sangalli, però so che devo lavorare tanto e meritarmi una chiamata per il futuro.

Venturelli è diventata grande. Si parte subito con gli europei

09.01.2024
6 min
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L’Università a Brescia. L’ingresso nel mondo delle pro’ poche settimane fa in ritiro in Spagna. Il suo primo evento ufficiale da domani in Olanda agli europei su pista. Tutto il resto più avanti. E’ diventata grande Federica Venturelli, che ha iniziato il 2024 subito calata perfettamente nella parte (in apertura foto K13/Luis Solana).

E questa settimana non si farà mancare nulla. Il fiato lo userà non solo per pedalare, ma anche per soffiare sulle candeline della torta di compleanno. La cremonese della UAE Development Team festeggerà i 19 anni venerdì nel velodromo di Apeldoorn, prima di potersi concentrare a fondo sulla disciplina che le ha assegnato il cittì Villa. Domenica 14 gennaio correrà l’inseguimento individuale, in cui è già stata campionessa continentale e mondiale in entrambe le stagioni da junior. Fra un impegno e l’altro, siamo riusciti a sentire Venturelli, ormai navigata negli incastri del suo personale “tetris”e sempre brava a spiegare tutto quello che fa.

Federica, nemmeno il tempo di realizzare di essere passata elite, che c’è già una corsa importante che ti attende.

Proprio così, anche se inizialmente non ero sicura di farli, non era nei programmi. Lo abbiamo deciso circa un mese fa. Quando sono rientrata dal ritiro con la squadra, sono andata a Montichiari per lavorare con le altre ragazze. Ho cercato di affinare la condizione ed anche l’intesa con le compagne nelle prove di quartetto, che però non farò.

Cosa ti aspetti da quella prova?

Intanto parto sapendo che sarà più lunga e più difficile da gestire. Da junior l’inseguimento individuale è di due chilometri, mentre da elite sono tre, quindi mezza gara in più da fare. Per me sarà un tipo nuovo di sforzo. Non se ne parla di medaglie o piazzamenti (sorride, ndr). L’obiettivo al momento è fare esperienza e cercare di realizzare una buona prestazione. Sono migliorata anche nella cosiddetta ansia da prestazione, perché ho capito che la gara è il solo momento in cui si mette in pratica il lavoro degli allenamenti. Credo di essermi preparata bene, pertanto sono serena e tesa il giusto. Sicuramente essere già agli europei elite nell’anno olimpico è un motivo di grande orgoglio per me. Poi ovvio che spero di andare forte e superare le qualificazioni per le fasi successive.

Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Come ti sei trovata col gruppo azzurro delle grandi?

Benissimo (risponde raggiante, ndr). Sono molto contenta di come mi hanno accolta. Pensavo che avrei fatto più fatica, invece si vede subito che è un gruppo affiatato. Con Chiara (Consonni, ndr) c’era un briciolo di confidenza in più perché eravamo assieme al ritiro della UAE, però tutte le ragazze mi hanno dato consigli.

Ecco, il training camp in Spagna con il tuo nuovo club invece com’è andato?

Molto bene anche quello. Sia la prima squadra che noi del devo team eravamo nello stesso hotel. Facevamo chiaramente allenamenti separati, ma per le riunioni e le cene eravamo assieme. Anzi a tavola ci siamo sempre sedute mischiate per favorire la conoscenza fra tutte. Lì abbiamo avuto modo di confrontarci con le atlete più esperte ed è un aspetto importante per potersi migliorare.

Tra le ragazze della prima squadra con chi ti sei rapportata maggiormente?

Come dicevo prima per Consonni, conoscevo già bene Silvia (Persico, ndr) per il ciclocross. Lei è sempre stata un mio riferimento, anche per il salto di qualità che ha fatto negli ultimi anni. Devo dire però che mi hanno colpito molto Bertizzolo e Magnaldi per la loro forte personalità. Quando mi ricapiterà l’occasione, vorrei approfondire la conoscenza con loro per avere i loro punti di vista.

Altri particolari?

Tutte le ragazze sono molto precise nell’alimentazione. Ho capito che una buona prestazione passa da qui. Nel complesso ho notato subito una grande cura dei dettagli, della grande organizzazione che c’è dietro e degli allenamenti più intensi. E poi mi ha fatto una buona impressione l’essere state valutate dalla fisioterapista della squadra. Non mi era mai capitato prima di avere uno screening di questo genere. Lo reputo molto interessante.

Il programma gare di Federica Venturelli cosa prevede?

L’agenda è fitta, contando anche l’Università dove ho l’obbligo di frequenza (è iscritta alla facoltà di Farmacia a Brescia, ndr). Lo studio non potevo lasciarlo perché mi piace e mi serve, ma a dire il vero non ho idea di come farò per conciliare tutto (sorride, ndr). Battute a parte, farò il calendario del devo team, ma potrebbero esserci anche le gare con la nazionale. Sia in Nations Cup su pista sia su strada con le U23. So che ci verrà data l’occasione di correre anche col team WorldTour, ma non saprei quando tra tutti questi impegni. Infine ci sarebbe ancora il ciclocross. C’è un’ipotesi-mondiale, sempre che arrivi la convocazione, ma prima ci sarebbe anche la prova di Coppa del mondo a Benidorm a metà gennaio.

Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Ti sei posta degli obiettivi per questa stagione?

Premetto che la scelta di andare in un devo team è dovuta proprio anche per prendere meglio coscienza dell’impegno tra studio e ciclismo. Arrivando dalla categoria juniores, sapevo che erano due mondi totalmente differenti e l’ho visto subito. Fino all’anno scorso ero un’atleta che su strada faceva un po’ tutto, quest’anno invece non credo. Ad esempio farò gare a tappe più lunghe di quelle di due-tre giorni da junior. Avrò modo di capire quali sono i miei limiti ovunque. D’altronde sono una ragazza a cui non piace stare con le mani in mano…

Carbonari, una videochiamata le ha cambiato la vita

01.12.2023
7 min
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Una videochiamata che doveva essere di semplice programmazione e invece le ha cambiato la vita. Così Carbonari ha saputo che sarebbe passata nel UAE Team ADQ, anziché fare un’altra stagione nel “devo” team. E’ successo il 13 novembre e probabilmente quel giorno la marchigiana se lo ricorderà a lungo.

La storia, in breve, dice che Anastasia ha vissuto un 2023 a corrente alternata, per tutta una serie di motivi personali e tecnici. Così dopo il mondiale, la scelta da prendere sembrava obbligata: trovare un’altra squadra e salutare Davide Arzeni che aveva creduto in lei portandola alla Valcar e poi alla UAE. Sembrava che la scelta stesse per cadere sulla Israel Premier Tech, quando la marchigiana ha riflettuto e ha cambiato decisamente rotta.

«E’ innegabile che non fossi molto soddisfatta di come è andata questa stagione – racconta – quindi le aspettative di passare nel team World Tour le avevo accantonate. Obiettivamente avevo fatto alcuni buoni piazzamenti, quando ho corso con la prima squadra mi sono sempre fatta vedere, come dicevano anche i report dei direttori sportivi. Però a ottobre ancora non sapevo nulla e così ho pensato di trovare un altro team e ne ho parlato direttamente con Camila (Maria Camila Garcia, Head of Strategy del team, ndr) perché avevo due anni di contratto con il “devo” team. Lei mi ha detto che se avessi trovato una squadra più grande, mi avrebbero lasciata libera. Però lo ha detto in un modo che mi ha fatto pensare».

Al Thuringen Tour dominato dalla SD Worx, Carbonari ha lavorato (bene) per Marta Bastianelli
Al Thuringen Tour dominato dalla SD Worx, Carbonari ha lavorato (bene) per Marta Bastianelli
In che modo?

«Noi vogliamo il tuo bene e la tua crescita. Attualmente – ha continuato – non sappiamo se passerai nella prima squadra, ma se hai delle altre richieste, non saremo noi a fermare il seguito della tua carriera». Così ci ho pensato, mi è parso che ci tenessero davvero. E le ho risposto: «Guarda Camila, a questo punto preferisco rimanere un altro anno nella continental, ma con la possibilità poi di passare nella WorldTour, una delle più grandi del mondo. Piuttosto che fare un anno in una squadra più piccola e non avere tutto l’appoggio che ricevo qui». Era ottobre, poco dopo sono partita per una vacanza in Marocco e ci siamo salutate così.

Poi cosa è successo?

Mi ha ricontattato e mi ha detto che voleva fare una videochiamata con me, alla presenza di Cherie Pridham, il nuovo capo dei direttori sportivi. Anche l’anno scorso avevamo fatto delle videochiamate, in cui mi avevano presentato i preparatori e i direttori sportivi. Pensavo che fosse qualcosa del genere. Invece Camila mi ha dato la notizia che pensavo ormai impossibile: «Sarai nella prima squadra, la notizia è questa». La videochiamata è durata 20 minuti, perché lei ha visto che ero strafelice e che non capivo niente. Perciò ci siamo salutate dicendo che ci saremmo risentite quando avessi metabolizzato la notizia, per parlare di programmi, di direttori, preparatori e di contratto. «Adesso ti lascio un attimo libera – ha sorriso – perché mi sembri abbastanza provata!».

Cherie Pridham è arrivata al UAE Team ADQ come capo dei tecnici, prima era alla Lotto-Dstny
Cherie Pridham è arrivata al UAE Team ADQ come capo dei tecnici, prima era alla Lotto-Dstny
Come te lo ha spiegato?

Mi ha detto: «Sai, tante volte nella vita le scelte giuste ripagano. Noi vogliamo premiare la fedeltà che tu hai dato al team, preferendo rimanere un altro anno nella continental, piuttosto che andare in altri ambienti. Vogliamo premiare questa tua scelta e pensiamo che tu faccia al caso nostro per completare il team per il 2024. Il duro lavoro, l’impegno e i sacrifici nella vita ripagano e tu te la sei giocata bene».

Saresti rimasta davvero volentieri nella continental?

Magari avrei potuto fare l’anno buono che doveva essere il 2023, mettendomi in mostra. Avrei cambiato alcune cose nella preparazione e nell’avvicinamento alle gare. Questa notizia ovviamente è stata un valore aggiunto, una gioia in più. Cherie Pridham l’ho vista per la prima volta in quella chiamata e mi è piaciuta molto. Sembra una persona con molta personalità e molto tatto. Anche lei mi ha detto di festeggiare, perché poi ci sarà da rimboccarsi le maniche. A me piace avere questa concretezza in un direttore sportivo. Come Arzeni, che sa motivarti e darti il consiglio giusto, però è severo quando c’è da dire qualcosa di importante. Uno che ti rimette in carreggiata quando capisce che stai sbagliando.

Le vacanze in Marocco e poi la sorpresa del passaggio al team WorldTour (foto Instagram)
Le vacanze in Marocco e poi la sorpresa del passaggio al team WorldTour (foto Instagram)
Arzeni come ha commentato la notizia?

L’ho sentito la sera stessa. Camila mi aveva fatto promettere di non dire niente a nessuno, fino a che non avessi firmato il contratto, perché volevano essere loro a comunicarlo. Per cui non ho detto nulla neppure a Davide e lui un po’ ha fatto l’offeso. Io mi sono scusata, dicendo che lo avevo promesso a Camila e lui a quel punto mi ha messo in viva voce ed era lì con Camila e con Cherie. E mi hanno fatto ancora i complimenti per la correttezza.

Che cosa significa rimboccarsi le maniche?

Significa che partirò dall’Australia, quindi la stagione sarà subito bella impegnativa. Intanto ho iniziato a lavorare con un nuovo preparatore, che si chiama Dario Giovine e allena anche Erica Magnaldi, e mi sto trovando molto bene. Stiamo già lavorando in modo intenso, poi nel ritiro che inizia a Oliva il 7 dicembre sicuramente faremo un bel blocco di lavoro fino al 20.

Che cosa soprattutto ti ha impedito di ottenere risultati nel 2023 e su cosa lavorerai questo inverno?

Io penso che non sia stato un aspetto tecnico, ma più un fatto mentale. Non ho avuto problemi ad allenarmi bene e fare la vita atleta, perché è uno stile di vita che mi piace. Non mi pesa stare a casa il sabato e non andare a ballare, è una cosa che attualmente non mi interessa. Più che altro vorrei lavorare molto sull’approccio alle gare, su come gestire lo stress e l’ansia dello stare tanti giorni fuori. Sono energie che a fine stagione mi mancano, sono arrivata ad agosto sfinita. Quindi, dato che la prossima sarà una stagione molto impegnativa e molto più lunga, vorrei lavorare su questo aspetto. 

A chi hai dato la notizia per primo?

A Riccardo, il mio fidanzato. Il 2023 è stato un periodo duro per entrambi. Ci siamo trasferiti a Parma dalle Marche per il suo nuovo lavoro, che invece è andato molto male. Si è dovuto licenziare e mentalmente non ce la faceva più. Quindi abbiamo vissuto con uno stress molto grande, con un affitto sulle spalle a tre ore di macchina da casa. Ha messo in gioco le amicizie e il suo stress è diventato stress per entrambi. Anche perché io nel frattempo ero alle prese con aspettative diverse da quelle con cui ero passata alla continental.

A Glasgow con un 39° posto: il piazzamento è servito per guadagnare a Carbonari un posto alle Olimpiadi
A Glasgow con un 39° posto: il piazzamento è servito per guadagnare a Carbonari un posto alle Olimpiadi
Invece ora?

Invece ora c’è stata la svolta per entrambi. Io passerò alla WorldTour e lui ha trovato un nuovo lavoro che sta andando benissimo. Abbiamo vissuto un periodo difficile che ci ha avvicinato ancora di più. Il prossimo passo sarà scegliere un nuovo posto in cui vivere. Non c’è più ragione di stare a Parma, anche perché io non ho trovato compagni di allenamento e strade convincenti. Perciò stiamo pensando di andare verso Bergamo o Como, più vicine al suo lavoro e più comode per me per allenarmi, visto che ci sono molte mie compagne di squadra.

Al puzzle a questo punto manca solo il tassello delle Olimpiadi…

Altra cosa venuta fuori in modo del tutto inatteso. L’ho saputo mentre ero in vacanza in Marocco, ma non era ancora ufficiale. Quando lo è stato, la federazione lettone ha fatto un post su Facebook in cui mi hanno taggato, scrivendo che mi ero qualificata per le Olimpiadi. Sembrava che la qualificazione fosse impossibile, invece con il piazzamento al mondiale e il fatto che ci fossero dei posti liberi, mi hanno riaperto le porte. Insomma, questa volta a Capodanno abbiamo più di qualcosa per cui brindare. E’ stato davvero l’anno dei colpi di scena…

Per Venturelli è arrivato (a malincuore) il tempo delle scelte

16.11.2023
3 min
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MILANO – «Scusa Federica, cosa ci fai qui, se domani c’è la Coppa del mondo di ciclocross in Belgio?». Venturelli sgrana gli occhi e per un istante esita. Poi capisce che è uno scherzo e sorride. Però intanto la ragazza dai mille talenti, in bici e nello studio, ha dovuto accantonarne uno e ne ha fatto le spese appunto il cross. Il passaggio fra le under 23 su strada richiede un inverno di maggior concentrazione e migliore distribuzione degli sforzi e così una delle azzurre più forti ha appeso la bici al chiodo.

«Comunque era una bella domanda – riflette – e la risposta è che ho deciso di staccare dopo la stagione su strada e prendermi il mio tempo. Sarà un inverno molto impegnativo con la preparazione sia della strada sia della pista, quindi ho dovuto fare una scelta e mettere un po’ da parte il ciclocross. Questo non vuol dire abbandonarlo completamente, però appunto ridimensionare il calendario e il numero di gare».

Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Scelta difficile? Era nell’aria, ma finora erano state solo teorie…

Molto difficile. Il cross mi è sempre piaciuto, è la disciplina che mi fa divertire di più. Mi ha sempre permesso di staccare la testa anche in inverno, che per gli altri è un periodo di sola preparazione, e di darmi degli obiettivi a breve termine da cercare di centrare. Ma sono arrivata al punto in cui non si può fare più tutto come negli anni scorsi, quindi la decisione è stata inevitabile.

Si parla di te come di una perfezionista in ogni cosa faccia. Lasci il cross perché non riusciresti a farlo al top?

Purtroppo negli ultimi anni ho dovuto imparare a staccarmi dall’opinione degli altri. Non sono una macchina e devo mettermi dei limiti. Questo è il mio lato umano che viene fuori quando si tratta di scelte. Adesso sono all’università e quindi ho anche questo tipo di impegno che è ugualmente nuovo, quindi sto cercando di bilanciare tutto. Ho cominciato con le lezioni a metà ottobre, a gennaio e febbraio avrò i primi esami.

Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Hai ricevuto un premio dal Presidente Mattarella come Alfiere del lavoro. Sei uscita dal liceo con 100 e lode, vai forte in bici. Forse davvero la ricerca della perfezione ti appartiene?

Sono una ragazza abbastanza organizzata, so gestire il tempo. Poi conta la testa, la consapevolezza di dover fare tutto nel modo migliore, per cui anche quando sono stanca, continuo sino in fondo. Non ho mai valutato di smettere di studiare per fare solo l’atleta, anche se forse ha significato sacrificare la vita sociale. Però davanti a certi risultati, è un sacrificio che si può sostenere.

Perché prevedi un inverno molto impegnativo?

Essendo passata under 23 e dovendo quindi correre anche con le elite, la preparazione sarà diversa. Devo avere certamente più fondo, ma devo concentrarmi anche sulla preparazione dal punto di vista della forza. C’è un elevato numero di ritiri, mentre l’anno scorso avevo potuto dedicarmi al ciclocross, facendo la preparazione per la strada a fine febbraio. Adesso invece devo già cominciare e quindi la differenza è evidente dal punto di vista della preparazione. E immagino che dovrò lavorare diversamente anche in palestra, ma ho appena ricominciato con la bici e non so ancora nulla sulla preparazione specifica richiesta dalla squadra. Credo però che a breve saprò tutto.