Ekoi al quattordicesimo Tour (e arriva un nuovo casco)

13.06.2022
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Tra poco meno di un mese scatterà l’ora del Tour de France e l’edizione 2022 della Grande Boucle – che ricordiamo prenderà il via dalla splendida capitale danese di Copenhagen – rappresenterà un “momento” molto importante per il brand francese Ekoi

Ininterrottamente dal 2009, Ekoi associa difatti il proprio brand e sponsorizza direttamente moltissimi corridori professionisti di numerosi team internazionali. E anche quest’anno il Tour non rappresenterà di certo un’eccezione: tutt’altro, se si pensa che sarà la quattordicesima edizione consecutiva “partecipata” dal marchio che, solamente da gennaio di quest’anno, ha totalizzato ben 60 vittorie sui traguardi di corse organizzate praticamente in tutto il mondo!

Uno dei team supportati da Ekoi durante il Tour sarà la Cofidis
Uno dei team supportati da Ekoi durante il Tour sarà la Cofidis

Tecnologia e protezione

Per Ekoi, le collaborazioni attive con i corridori hanno da sempre rappresentato un autentico valore aggiunto: una risorsa importante e innovativa. Oppure, come amano definirla in azienda, «una vittoria per tutti». Proprio grazie a queste importanti e continue attività di sponsorizzazione Ekoi stessa è in grado di sviluppare ed innovare sempre più i propri prodotti. Si tratta di un vero e proprio “dialogo” che il brand instaura con alcune delle migliori squadre e atleti professionisti in circolazione. 

Come anticipato il brand transalpino è ai massimi livelli dal 2009. In quell’anno si registrò la vittoria di Brice Feillu con il casco Squadra nella settima tappa del Tour ad Andorra. Fino ad arrivare alla stagione 2021, dove i suoi prodotti sono stati utilizzati da ben quattro squadre al via della corsa francese

Il team Arkea Samsic avrà come leader Nairo Quintana
Il team Arkea Samsic avrà come leader Nairo Quintana

Quest’anno, Ekoi accompagnerà – meglio, asseconderà – le performance di tre squadre pronte a prendere il via da Copenhagen: l’Arkea Samsic, la Lotto Soudal (in apertura con Thomas De Gendt all’ultimo Giro d’Italia) e il team Cofidis.

E, novità delle novità, proprio durante la prossima edizione 109 del Tour de France, Ekoi svelerà al grande pubblico degli appassionati un nuovissimo casco, testimone di una  sensazionale tecnologia: un casco altamente innovativo, ci suggeriscono dal quartier generale Ekoi di Frejus, in grado di offrire una ventilazione ottimale, una straordinaria leggerezza, ma soprattutto una migliore protezione. 

Non ci resta a questo punto che attendere la partenza del Tour de France per poter scoprire assieme a voi questo nuovo riferimento Ekoi…

Ekoi

Van Aert e le ambizioni di classifica? «No, sì, vedremo…»

10.06.2022
4 min
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Glielo chiedono tutti: vincerà il Delfinato? Van Aert però non abbocca. Un po’ perché è realista e un po’ perché se anche lo pensasse, non verrebbe mai a dirlo. Così getta acqua sul fuoco e probabilmente ha ragione. 

«Impossibile – ha detto ieri dopo l’ennesima vittoria – questo minuto di vantaggio sparirà sabato in men che non si dica. Il Galibier, la Croix-de-Fer… Non sono pane per i miei denti. Certamente no, soprattutto se gli uomini di classifica faranno la corsa. In tappe come sabato e domenica giocheremo le carte Roglic e Jonas Vingegaard (in apertura Wout è proprio con il giovane danese, ndr)».

Forse un giorno

Eppure il tema resta sul tavolo. E mentre ad esempio Ganna fa di tutto per starne lontano, Van Aert che pure ne condivide l’imponenza (pur con 2 centimetri e 5 chili di meno), si lascia tentare.

«Forse un giorno ci proverò – ha detto – l’anno scorso alla Tirreno ho cercato di puntare alla classifica finale (arrivò secondo a 1’03” da Pogacar, ndr). E’ stato bello, ma per un corridore con il mio profilo, il Delfinato è una delle corse più difficili da vincere. Ci sono molte montagne. Alla Parigi-Nizza di solito c’è una sola e mi si addice di più. Anche la mia vittoria dell’anno scorso nella tappa del Ventoux non è una misura assoluta. Sono partito che avevo cinque minuti di vantaggio e alla fine ne era rimasto uno. Questo dice abbastanza…».

Ecco la celebre azione sul Mont Ventoux che lo scorso anno permise a Van Aert di vincere a Malaucene
Ecco l’azione sul Mont Ventoux che lo scorso anno permise a Van Aert di vincere a Malaucene

Meglio le tappe

Il bello di questi super atleti è che in apparenza possono fare tutto: girano il selettore su una nuova modalità e diventano imbattibili. Ma sarà sempre vero?

«Dovrei reimpostare i miei allenamenti – ha spiegato – il motivo per cui ho una buona posizione in classifica è perché ho ottenuto molti abbuoni negli sprint e sono andato forte nella crono. Ma se mi concentro di più sulla salita, perdo qualcosa allo sprint. Quindi meno abbuoni e meno potenza nelle crono. Ci sono pro e contro. E io a questo punto della mia carriera, preferisco puntare alle vittorie di tappa. Il Tour è dietro l’angolo. Voglio vincere le tappe e puntare alla maglia verde».

Nella crono di La Batie d’Urfe, Van Aert secondo ad appena 2″ da Ganna
Nella crono di La Batie d’Urfe, Van Aert secondo ad appena 2″ da Ganna

Si corre per vincere

Quel che traspare è però una filosofia di corsa vincente, sul piano della prestazione e del conseguente impatto sul pubblico.

«Non ho particolari segreti – ha spiegato – mi alleno duramente e corro poco. Ma ogni volta che attacco il numero alla maglia, cerco di cogliere ogni opportunità alla mia portata. Anche per questo la squadra non vuole che corra troppo. Preferiscono che io sia forte e veloce quando serve. E quando corro, mi piace dare il 100 per cento. E’ davvero speciale essere lì ogni volta».

Così sul traguardo di Chastreix Sancy Gaudu ha beffato Van Aert
Così sul traguardo di Chastreix Sancy Gaudu ha beffato Van Aert

Un bel regalo

Il ragazzo ha anche senso dell’ironia. E così, dopo aver spiegato tecnicamente la beffa subita da Gaudu (errore che ad Alaphilippe è costata una Liegi e a Zabel una Sanremo), ha strappato un sorriso alla platea.

«Mezza ruota di differenza con Gaudu – ha detto – nel momento in cui ho staccato le mani dal manubrio. Se anche fosse stato indietro di mezza bici, non sarebbe cambiato nulla. C’era vento contrario e anche forte e su un arrivo così in pendenza, è bastato che mi alzassi per perdere immediatamente velocità. Soprattutto con qualcuno che ti pedala a ruota. E’ stato ridicolo, gli ho fatto proprio un bel regalo. Guarderò ancora quelle foto, ma non troppo spesso. Sono curioso di vedere da dove sia spuntato effettivamente Gaudu. Non l’ho mai visto arrivare. Ho guardato alla mia sinistra e ho visto Lafay della Cofidis. E’ stato uno sprint allo sfinimento, non mi era rimasto molto. L’ho praticamente finito con gli occhi chiusi. E poi all’improvviso è saltato fuori lui».

Porte 2022

Porte, si avvicina l’addio per il tasmaniano sfortunato

08.06.2022
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Scena: scorso gennaio, casa di Richie Porte a Lanceston in Tasmania. Un giornalista australiano lo sta intervistando per telefono per parlare della sua nuova stagione: a un certo punto Richie si interrompe, la sua voce poi è concitata e sembra quella di uno che ha appena vinto una classica: «Eloise ha appena iniziato a camminare, questa sì che è una vittoria…».

Per Richie quel momento ha significato molto, lo ha anche portato a riflettere. Forse è nato proprio in quell’attimo speciale il suo proposito di chiudere la sua carriera a fine stagione. A 37 anni suonati, dopo 13 da pro’, Porte è pronto a dire basta, per cambiare lavoro e rimanere sì nel ciclismo, a patto però che possa avere più tempo per la famiglia e per crescere i suoi figli, Luca e proprio quella Eloise nata senza di lui, che doveva scappare verso il Tour de France del 2020.

Porte Felino 2009
Un giovanissimo Porte vincitore al GP Città di Felino 2009
Porte Felino 2009
Un giovanissimo Porte vincitore al GP Città di Felino 2009

Il messaggio della moglie…

Sua moglie Gemma, in procinto di partorire, fu comprensiva e allo stesso tempo chiara, sapendo quanto suo marito teneva a quell’appuntamento, anzi a quegli appuntamenti così diversi: «Vai pure, Richie, ma non farti vedere in fondo al gruppo, non farmi sapere che le cose non vanno, non voglio vedere in tv il tuo viso imbronciato. Vai e vinci». Sarà un caso, ma da quel Tour è arrivato il primo e ultimo podio di Porte in un grande giro.

Facciamo un passo indietro: Porte si affaccia fra i professionisti nel 2010 e subito si mostra estremamente competitivo nelle corse a tappe, conquistando da neofita il 7° posto nella classifica generale del Giro d’Italia aggiudicandosi la maglia bianca di miglior giovane. Quello sembra un preciso segnale: considerando le sue eccellenti qualità di passista con cronometro vinte in serie e un’ottima predisposizione per le salite, il suo futuro è assicurato.

Porte Pogacar 2020
L’australiano insieme a Pogacar sul podio del Tour 2020, il culmine della sua carriera
Porte Pogacar 2020
L’australiano insieme a Pogacar sul podio del Tour 2020, il culmine della sua carriera

Il migliore nelle corse brevi

La sua carriera andrà così avanti perennemente in equilibrio fra due estremi: da una parte l’australiano diventa sempre più specializzato per le corse a tappe medio-brevi, anzi molti addetti ai lavori lo considerano il migliore al mondo in quel particolare settore e il bilancio corrobora questo giudizio: Parigi-Nizza nel 2013 e 2015; Giro di Catalogna e Giro del Trentino sempre nel 2015; Tour Down Under (la gara di casa) nel 2016 e 2020; Romandia ancora nel 2016; Svizzera nel 2019; Delfinato nel 2021. A ben guardare, manca solo la Tirreno-Adriatico e quest’anno ci ha provato a portarla a casa, finendo quarto.

Dall’altra però c’era la perenne attesa di un suo exploit in un grande giro. Per anni viene accreditato come uno dei favoriti al Tour, soprattutto dopo essersi liberato dei compiti di gregariato al Team Sky passando alla Bmc pronta a investire molto su di lui. Ma qualcosa non va mai come si deve: nel 2016 perde quasi 2 minuti già alla seconda tappa, riesce sì a risalire, ma non dà mai l’impressione di poter impensierire Froome e così finisce 5° a 5’17”. L’anno dopo cade in discesa nella nona tappa quand’era quinto e curiosamente accade lo stesso, allo stesso numero di frazione, l’anno successivo.

Porte Giro 2022
Il Giro di Porte è finito due giorni prima della conclusione, dopo tanto lavoro per Carapaz
Porte Giro 2022
Il Giro di Porte è finito due giorni prima della conclusione, dopo tanto lavoro per Carapaz

Un grande aiuto per Carapaz

Passa alla Trek-Segafredo, è 11° dopo tre settimane anonime, poi finalmente, nel 2020, la conquista del podio dopo una corsa costante, culminata con un’ottima prestazione nella crono di Planche des Belles Filles, quella della rivoluzione firmata da Pogacar. Quel giorno Gemma, guardandolo alla tv, ha sorriso, il suo messaggio era stato recepito…

Ci teneva particolarmente, Porte, all’ultimo Giro d’Italia. Voleva chiudere il cerchio, l’ultimo grande giro dove aveva vissuto il primo. Non aveva ambizioni di classifica, ha corso esclusivamente per Carapaz, anzi era un po’ il regista in corsa e finché c’è stato lui, l’ecuadoriano sapeva di potercisi appoggiare e controllare la corsa. Sarà un caso, ma con lui fuori, la Ineos si è sbriciolata e il giorno dopo il suo ritiro di Castelmonte, Hindley ha portato l’affondo decisivo.

Porte famiglia 2021
Richie con la famiglia, alla consegna delle chiavi della città di Lanceston
Porte famiglia 2021
Richie con la famiglia, alla consegna delle chiavi della città di Lanceston

Alla ricerca di talenti aussie

E ora? Ora per Porte, sbrigati gli ultimi impegni (in agenda per adesso c’è solo il Giro di Gran Bretagna a settembre, al Tour sicuramente non andrà) si profila un’altra vita. Il suo proposito è restare nel mondo del ciclismo per aiutare i giovani australiani a trovare spazio nelle fila dei professionisti. La Ineos è già disposta a farne un suo osservatore, Richie dal canto suo programma di fare un’attenta disamina della situazione del ciclismo giovanile per scovare nuovi talenti. Senza però togliere spazio a Luca, Eloise e sua moglie Gemma, che hanno già dato…

Madiot 2022

Rotta verso il Tour, Madiot lancia una provocazione

08.06.2022
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La Groupama FDJ per il Tour de France è un “work in progress”, ma questa volta la pattuglia francese non si accontenterà di volate vincenti come è avvenuto al Giro d’Italia. Marc Madiot è stato chiaro, da qui al 1° luglio, giorno di partenza della Grande Boucle, si costruirà la squadra che dovrà essere pronta a scalare la classifica. Vincere? Madiot non è persona da grandi annunci, ma certamente si va per fare classifica. Per salire più su possibile, senza aver paura di guardare la cima…

Le vittorie di Démare al Giro avevano un po’ addolcito un bilancio che era stato fino allora deficitario. Prima della corsa rosa erano arrivati il successo di David Gaudu in una tappa alla Volta Ao Algarve e quello di Thibaut Pinot nella frazione finale del Tour of the Alps, dopo essere stato secondo il giorno prima. Poi, tanti piazzamenti, alcuni anche prestigiosi come i podi di Madouas al Fiandre e di Kung alla Roubaix, ma le aspirazioni erano ben altre.

In un’intervista a Le Quotidien du Sport, Madiot ha fatto il punto della situazione, non lesinando giudizi pesanti ma facendo anche un’analisi molto specifica sull’andamento di questi primi mesi: «Ci sono stati alti e bassi, difficoltà, infortuni, ma per fortuna c’è ancora tanto da fare e il verdetto si darà solo a fine stagione. Quel che è certo però è che esso deriverà dai risultati: Démare non ci ha rimesso sulla giusta rotta».

Gaudu Delfinato 2022
Gaudu in trionfo sul podio della terza tappa del Delfinato, una liberazione per lui…
Gaudu Delfinato 2022
Gaudu in trionfo sul podio della terza tappa del Delfinato, una liberazione per lui…

Tutta colpa del Covid…

Un giudizio che sembra significare come in casa Groupama ci sia stata maretta: «Un capo di una squadra deve essere pragmatico, il resto conta poco. Non potevo essere contento, nelle classiche siamo andati bene e abbiamo fatto il nostro, Kung è stato efficiente e si è messo in evidenza. Ma è nelle corse a tappe che siamo mancati e per noi quelle sono un marchio di fabbrica. Abbiamo pagato la caduta di Gaudu alla Parigi-Nizza e il successivo ritiro al Giro dei Paesi Baschi. Poi Storer si è ammalato al Giro di Romandia».

Sulle cause di tanti acciacchi, Madiot ha portato la sua personale analisi, destinata a generare discussioni: «Il Covid ha colpito duro. Ha lasciato conseguenze pesanti dimostrando che tutta la vicenda è stata gestita male. I corridori hanno minori difese immunitarie perché utilizzando continuamente le mascherine non ne abbiamo più sviluppate. Nel gruppo non solo il Covid, ma qualsiasi virus si diffonde a macchia d’olio proprio perché i fisici dei corridori sono inermi.

Pinot Alps 2022
Per Pinot una bella vittoria al Tour of the Alps, ma sarà pronto per il suo 9° Tour?
Pinot Alps 2022
Per Pinot una bella vittoria al Tour of the Alps, ma sarà pronto per il suo 9° Tour?

I problemi delle mascherine

«Ne ho parlato con i medici della squadra – ha proseguito nella sua disamina Madiot – a dicembre, nei raduni prestagionali, nessuno si è ammalato, ma lì avevamo le mascherine. Nelle prime gare sono fioccati gli ammalati, ma non solo per colpa del covid, ecco che anche influenze, bronchiti e altro si sono diffusi. Probabilmente non avremmo dovuto utilizzare le mascherine in preparazione, i fisici dei corridori forse da una parte si sarebbero ammalati, ma dall’altra rafforzati e difesi meglio per la stagione delle corse».

Storer 2022
Dopo la splendida Vuelta 2021, il neoacquisto Storer (qui con Sivakov) reclama un ruolo di spicco al Tour
Storer 2022
Il neoacquisto Storer (qui con Sivakov) reclama un ruolo di spicco al Tour

Gerarchie dopo la Svizzera

Tutto questo comunque fa parte del passato. Ora Madiot è proiettato con nuova verve sulla nuova avventura al Tour, ma se gli si chiede con che obiettivi e soprattutto uomini, resta abbottonatissimo: «Questo mese sarà fondamentale, voglio vedere come andranno Gaudu e Storer al Criterium du Dauphine con il primo che mi ha già dato segnali più che positivi e poi Pinot al Giro di Svizzera, alla fine avremo le idee più chiare su quali saranno le gerarchie della squadra e gli uomini da inserire per costruirla». Una scelta anche per favorire un po’ di concorrenza fra i tanti galli nel pollaio.

Su un aspetto Madiot si sente comunque sicuro: i suoi ragazzi sono pronti a collaborare come si è visto anche al recente Mercan Tour Classic Alpes Maritimes, dove Pinot, sapendo di non essere ancora al massimo della forma (andrà in Svizzera proprio con quell’obiettivo) si è messo a disposizione dei compagni tirando in maniera veemente per tutta la prima parte per poi passare il testimone a Reichenbach. Alla fine, nella gara vinta dal danese Fuglsang (Israel Premier Tech), Gaudu è stato 3° e il giovane Martinez 8°. A chi gli chiedeva alla fine come fosse andata, Pinot ha risposto serafico: «Gaudu era più avanti di me, era giusto lavorare per lui, peccato solo che non sia arrivata la vittoria».

Stewart Mayenne 2022
Jake Stewart dopo ottime esperienze fra i big è pronto per il GIro U23
Stewart Mayenne 2022
Jake Stewart dopo ottime esperienze fra i big è pronto per il GIro U23

Giro U23, attenti a Stewart…

Già, quella vittoria che rischia di diventare un’ossessione. Intanto però Madiot, coadiuvato da suo fratello Yvon che cura la formazione Under 23, guarda anche al Giro d’Italia di categoria dove conta di portare un team molto competitivo, con il 20enne Paul Penhoet per le volate e i due inglesi rampanti Lewis Askey e Jake Stewart (quasi omonimo dell’ex campione del mondo di formula 1 e che ha fatto molto bene quando è stato chiamato nella squadra maggiore) per la classifica. Considerando l’armata dei rivali dell’AG2R Citroen, anche qui se non arriva qualche risultato…

Cozzi e il circolo virtuoso di Froome. I segnali positivi di Chris

08.06.2022
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«Chris finalmente non ha più dolori e può allenarsi bene». Il Chris in questione è Froome, chiaramente. Queste parole Claudio Cozzi, direttore sportivo della Israel-Premier Tech, ce le aveva dette al Tour of the Alps e ce le aveva ripetute al Giro d’Italia.

E in effetti qualcosa si muove per il britannico. I segnali positivi ci sono stati sia nelle sue sensazioni, sia in corsa, e nel suo computerino che è tornato a parlare di wattaggi importanti.

Mentre Froome pedala il Tour de France al Delfinato, torniamo a parlare con Cozzi.

Claudio Cozzi (classe 1966) è uno dei diesse della Israel-Premier Tech
Claudio Cozzi (classe 1966) è uno dei diesse della Israel-Premier Tech

Dolori giù, watt su

«Confermo tutto – dice Cozzi – nelle ultime settimane ci sono stati dei miglioramenti in allenamento, ma anche in corsa. E lo abbiamo abbiamo visto al Mercan’Tour. So che in questi primi giorni del Delfinato le sue sensazioni sono buone. Io non sono con la squadra adesso, ma ho sentito Chris anche pochi giorni fa in quanto voleva provare una nuova radio e mi ha ripetuto che non ha dolori e per questo ragione è motivato e contento».

La cosa più importante, ancora prima dei valori espressi in bici che sono tornati ottimi, è proprio l’assenza di dolore. Questo cambia tutto. Cambia l’umore, aumenta l’ottimismo e ti fa tornare la voglia di allenarti forte. Cosa che comunque a Froome proprio non è mai mancata. Lui è uno stakanovista del lavoro. S’innesca il famoso circolo virtuoso.

«Al Tour of the Alps per la prima volta ci aveva detto che non avvertiva più i soliti dolori. Che rispetto allo scorso anno stava meglio e quindi sapeva di essere sulla buona strada. In quanto a chilometri e volumi di lavoro, non che sia cambiato molto: Chris non è mai stato restio ad allenarsi, neanche quando stava male.

«Riguardo ai valori che crescono, in questi giorni non sono in grado di quantificarli e non posso, però il fatto che qualche giorno fa, quando ha vinto Fuglsang (il Mercan’Tour, ndr) sia stato con il gruppetto dei primi fino ai 10 chilometri dall’arrivo è un’ottima notizia. E’ qualcosa che fino a qualche mese fa sarebbe stata impossibile».

Il britannico sta ritrovando il sorriso
Il britannico sta ritrovando il sorriso

Forza mentale

Come lo squalo che fiuta mezza goccia di sangue e fa scattare il suo istinto killer, anche Froome se sente “mezza gamba” come si dice in gergo, cambia i suoi orizzonti. 

Il britannico può davvero fare bene, può davvero essere ad una nuova svolta della sua carriera. E già la crono o un arrivo di tappa in salita fatte bene al Delfinato possono dire molto. Se dovesse arrivare con i primi… automaticamente ritornerebbe la testa del campione di vertice.

«Vedendo che va si carica – riprende Cozzi – questo è sicuro. Chris già è carico di suo. Mi diceva: «Io non sono sicuro se tornerò a vincere un grande Giro, ma non voglio finire così”. 

«Se riuscirà a tornare in alto, il 90% sarebbe da attribuire proprio alla sua voglia, alla sua testardaggine, alla sua forza mentale. Poi se dovesse arrivare una volta davanti sì, ripeto, sarà contento e motivato, gli scatterà qualcosa nella testa ma non ha comunque la bacchetta magica».

«Froome non si pone obiettivi di corsa o di posizioni al Tour. Tra l’altro per correttezza devo dire che neanche è ufficiale la sua presenza alla Grande Boucle: ci sono in lista 11 atleti per 8 posti e lui ne fa parte. L’obiettivo è tornare ai suoi livelli e quello sarebbe un punto di partenza. Se Froome torna Froome, poi può vedere una volta per tutte cosa fare».

Cozzi, per onestà dice che non c’è ancora una convocazione ufficiale, ma di certo il Tour de France è l’obiettivo di Froome: uno come lui vuole e “deve” esserci in Francia.

Froome è al Delfinato pensando al Tour, anche se ufficialmente non è ancora certa la sua presenza
Froome è al Delfinato pensando al Tour, anche se ufficialmente non è ancora certa la sua presenza

Meglio in sella

Il lavoro una volta era impostato per il Tour e provare a vincerlo, adesso è sempre per il Tour, ma come detto, prima ancora per ritrovare se stesso. E in tale senso il Tour è una delle tappe da affrontare.

«Si è allenato bene ad Isola 2000 con la squadra. Tanta quantità e tanta qualità: non sono mancati lavori specifici, fuori giri che riproducano le situazioni di gara e dietro motore.

C’erano Woods, Fuglsang, Clark… ne hanno approfittato anche per fare delle ricognizioni. Ma lui ha poco da scoprire sul Tour, visto che ne ha vinti quattro!».

Cozzi parla poi di un Froome visto bene anche in sella. L’assenza di dolori hanno migliorato anche questo aspetto.

«Non che Chris sia un grande “stilista” in bici – conclude il diesse della Israel PremierTech – però da quel che ho visto al Tour of the Alps e da quel che vedo nelle corse alla tv, mi sembra meglio dello scorso anno. Per esempio nella corsa che ha vinto Fuglsang l’ho visto bene quando era davanti con i primi. E quando dico bene intendo che si muove meno in sella. E’ più stabile.

«Con Gary Blem, il meccanico che si porta dietro dal vecchio team, hanno lavorato bene. Chris si fida ciecamente di lui».

Alaphilippe, via all’operazione Tour con qualche domanda

07.06.2022
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Sono passati 47 giorni dalla caduta di Julian Alaphilippe alla Liegi-Bastogne-Liegi e dal suo ricovero all’ospedale di Herentals, la città di Van Aert. Era il 24 aprile e il colpo fu violentissimo. Il campione del mondo finì contro un albero a circa 70 all’ora e il colpo fu così violento che il francese riportò la frattura di una clavicola e di due costole, oltre a un emopneumotorace (un versamento di sangue tra il polmone e la parete del torace). La sua compagna Marion e il figlio Nino furono costretti a raggiungerlo in Belgio, dato che Julian non era ancora in grado di viaggiare. Poi le cose hanno iniziato a risolversi con la velocità tipica dei corridori.

E’ il 24 aprile, Romain Bardet scende nella scarpata per soccorrere Alaphilippe (immagini televisive)
E’ il 24 aprile, Romain Bardet scende nella scarpata per soccorrere Alaphilippe (immagini televisive)

Dai rulli all’altura

Il 12 maggio infatti, leggendo le cronache de L’Equipe, Alaphilippe ha fatto sapere che il pneumotorace si era completamente risolto e che avrebbe potuto riprendere ad allenarsi in modo blando sui rulli. Questa fase è durata il minimo indispensabile. Infatti dopo pochissimo tempo, Alaphilippe è sceso dai rulli ed è tornato su strada. Al punto che i medici della Quick Step hanno dato il via libera per la partecipazione dell’iridato al training camp in altura di Sierra Nevada di fine maggio (foto Instagram di apertura).

«Sono super felice di essere qui – ha detto dopo il primo allenamento con Senechal e Jakobsen – fa bene al morale tornare in mischia. Il mio programma è piuttosto leggero rispetto agli altri, i carichi di lavoro sono completamente diversi. Devo attenermi a questo, è importante non esagerare. Faccio principalmente uscite di resistenza. Non posso fare sprint e sforzi violenti. Bisognerà vedere come si evolverà la situazione. Per ora non so quando tornerò in gruppo, ma sono felice».

I medici della Quick Step hanno dato via libera ad Alaphilippe, visti i suoi miglioramenti (foto Instagram)
I medici della Quick Step hanno dato via libera ad Alaphilippe, visti i suoi miglioramenti (foto Instagram)

Porte aperte al Tour

La pagina Tour de France va aperta con cautela. Se il recupero proseguirà senza intoppi, il francese potrebbe essere in tabella per arrivare al primo luglio nelle condizioni giuste. Ma come è facile intuire, ogni cosa dovrà procedere senza il minimo intoppo.

«Non si può escludere che ci siano complicazioni – dice Lefevere, consapevole delle differenze di un Tour con o senza la maglia iridata in gruppo – ma deve rimanere cauto. Terremo aperte le porte del Tour fino all’ultimo momento, ma Julian non può fare miracoli. Anche se tutto va bene, sarà limitato».

Motivazioni a mille

I corridori allontanano i limiti e alzano l’asticella. L’esempio di Bernal è ancora davanti agli occhi e anche se non è sempre rose e fiori, abbiamo imparato che la giusta mentalità permette di spianare anche gli ostacoli più alti.

«Mi sto allenando tranquillamente – dice Alaphilippe – e senza stress, ma sempre con l’idea di partecipare al Tour. Se ci riuscirò, la mia condizione non sarà certamente ottimale e la preparazione diversa dal solito, ma non è questa la cosa più importante. Ho recuperato velocemente e bene, ho ripreso abbastanza presto a pedalare e fare il Tour è un obiettivo che mi motiva molto. Questo è essenziale».

Al Tour 2021 un giorno in maglia gialla, poi presa da Van der Poel
Al Tour 2021 un giorno in maglia gialla, poi presa da Van der Poel

Punto a fine giugno

Non ci sono date previste per il recupero. Inizialmente Julian aveva previsto di rientrare al Delfinato e poi sarebbe andato in ricognizione su alcune tappe del Tour, prima di partecipare ai campionati nazionali.

«Ma giugno è arrivato troppo in fretta – ha detto Lefevere – Julian ha un grande morale, le sue ferite si sono rimarginate in fretta, ma nessuno è in grado di dire quando tornerà in gara».

Il Delfinato intanto è partito senza di lui, il campionato nazionale sarà un’importante verifica. Se dovesse saltarlo, anche il Tour sarebbe necessariamente a rischio. In caso contrario, lo vivrà come importante verifica, prima di prendere la decisione definitiva.

Bettiol si allena e dalla Toscana guarda ai prossimi impegni

04.06.2022
5 min
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Oggi l’allenamento si è prolungato oltre il tempo previsto, segno che le distanze aumentano mentre diminuiscono i giorni che lo separano dalle gare. Bettiol in questi giorni sta pedalando tanto sulle strade della sua Toscana, mettendo chilometri e metri di dislivello nelle gambe.

Il 12 giugno inizia il Giro di Svizzera e Alberto sarà al via con i suoi compagni della EF Education Easy Post. Il corridore toscano non corre dal 24 aprile, giorno della Liegi-Bastogne-Liegi. La sua “campagna del Nord” non è andata come sperava, complice il Covid che ha fatto sentire i suoi strascichi per un lungo periodo.

L’ultima corsa disputata da Alberto è stata la Liegi-Bastogne-Liegi il 24 aprile
L’ultima corsa disputata da Alberto è stata la Liegi-Bastogne-Liegi il 24 aprile

Un bel maggio

Dopo la tempesta esce sempre il sole. In questo caso, volendo sposare l’animo scaramantico di Alberto, potremmo dire che il sole non è ancora uscito, ma le nuvole si stanno diradando. 

«Complici le complicazioni – ci dice Alberto con il suo inconfondibile accento toscano – ho corso anche Liegi e Freccia Vallone. Sono stato in supporto alla squadra dando sempre il meglio. L’idea era, dopo la Liegi, di fermarmi una settimana, recuperare e riprendere gli allenamenti in vista della seconda parte di stagione.

«Le aspettative dopo il Giro delle Fiandre erano pari a zero ma, dopo qualche ritiro (al Fiandre, appunto, e poi alla Freccia del Brabante, ndr) ho trovato la motivazione e la carica per riuscire a concludere le gare successive. Certe corse è importante anche riuscire a finirle per avere qualcosa in più nel serbatoio nella seconda parte di stagione».

Il feeling giusto per la seconda parte di stagione Bettiol l’ha trovato riuscendo a finire le gare nonostante una condizione non eccellente
Il feeling giusto Bettiol l’ha trovata finendo le gare nonostante una condizione non eccellente

Un passo alla volta

A maggio Bettiol è stato in ritiro con la squadra, insieme ai suoi compagni ha lavorato molto ed ora le sensazioni sono migliori rispetto a qualche mese fa. Le prossime gare sono importanti e il Giro di Svizzera sarà un bel banco di prova per vedere i progressi fatti.

«Ora si riparte con il Giro di Svizzera – spiega Bettiol – e poi ci saranno i campionati italiani, l’obiettivo principale di queste gare è riprendere il colpo di pedale e fare qualche fuori soglia per riprendere il ritmo gara. Quello ad Andorra con la squadra è stato un bel ritiro, siamo stati 12 giorni, il meteo era favorevole e ci siamo allenati bene, siamo tutti motivati per fare un bel Tour de France.

«Dal Giro di Svizzera non so cosa aspettarmi, le gare che anticipano il Tour sono tutte dure, vedi anche il Delfinato. Sicuramente il livello degli avversari sarà alto, le formazioni principali saranno già tutte settate per il Tour».

Bettiol, insieme alla squadra ha fatto un ritiro di 12 giorni ad Andorra nel mese di maggio (foto Strava)
Bettiol, insieme alla squadra ha fatto un ritiro di 12 giorni ad Andorra nel mese di maggio (foto Strava)

Verso la Francia

Bettiol è stato al Tour nel 2020, mentre lo scorso anno ha corso il Giro, vincendo la tappa di Stradella, la più lunga di quell’edizione. 

«Al Tour dipenderà tutto da me – dice – se starò bene, avrò il sostegno della squadra, altrimenti mi metterò a disposizione. Come corsa altimetricamente non è difficile, lo è di più il Giro, tuttavia il livello è altissimo. Nelle tappe in cui non sarò di supporto al capitano, potrò tentare di giocarmi le mie carte, entrando in qualche fuga. Sicuramente la terza settimana sarà fondamentale perché i livelli tra noi atleti si pareggeranno, dipenderà tutto da come si saranno superate le due settimane precedenti».

Ora Alberto si sta allenando sulle strade della sua Toscana (foto Strava)
Ora Alberto si sta allenando sulle strade della sua Toscana (foto Strava)

Il caro vecchio pavé

Il Tour affronterà anche dei tratti in pavè: nella quinta tappa le pietre saranno protagoniste, un crocevia importante per gli uomini di classifica ma una bella occasione per chi vuole mettersi in mostra.

«Sono sincero – dice – mi aspetto una tappa nervosa. I tratti di pavé saranno pianeggianti, non in salita come i classici muri, quindi la vedo più lontana dalle mie caratteristiche. In quell’occasione sarò chiamato più ad un lavoro di supporto del capitano, anche se tutto è relativo. Prevedo che ci sarà una grande bagarre, dove tutti lotteranno per sé, ognuno deve cercare di andare avanti il più possibile».

Rispetto al periodo di marzo sentiamo un Alberto più sereno, forse anche rilassato. Il corridore toscano non si sbilancia, ma ha detto più volte che le sensazioni sono buone.

«Triste non lo sono mai stato, si è tristi per altre cose. Sicuramente ero un po’ abbattuto, mentalmente ora sto bene. Il programma di lavoro fatto con la squadra è stato buono, mi sento soddisfatto. Insieme al preparatore in ritiro abbiamo messo giù un bel piano di allenamento con tanta distanza, lavori specifici in salita e anche con la bici da crono. I chilometri nelle prove contro il tempo tra Giro di Svizzera e Tour saranno tanti (25 in Svizzera e 53 alla Grande Boucle, ndr)».

Santini per Critérium du Dauphiné, la collezione unica e stilosa

03.06.2022
4 min
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Santini consolida la sua partnership al fianco di ASO con un’altra collezione esclusiva dedicata al Critérium du Dauphiné. La corsa iconica che si svolge nella regione del Delfinato, nel Sud-Est della  Francia, rappresenta il preambolo per quelli che saranno i protagonisti della corsa regina, il Tour de France. La capsule colletion omaggia la corsa in programma dal 5 al 12 giugno con una grafica che riprende i paesaggi montani della regione del Delfinato. Sui capi spicca infatti il profilo stilizzato delle cime e dei valichi protagonisti della corsa.

La partnership

Posizionato nel calendario a tre settimane dall’avvio della Grand Boucle, il Critérium du Dauphiné è una corsa che spesso ospita l’elite del ciclismo mondiale. Con questa collezione Santini vuole omaggiare l’evento con una kit disegnato e progettato per rappresentare le icone di questa regione. 

«La scelta dei colori blu e giallo – commenta Fergus Niland, creative director di Santini – è legata alla maglia del leader della classifica generale. Questa jersey è infatti gialla con una striscia blu in mezzo e noi abbiamo invertito l’ordine sui nostri capi, creandoli blu con dettagli gialli».

La creazione della collezione Critérium du Dauphiné si inserisce all’interno degli accordi tra Santini e ASO, un arricchimento della partnership che prevede la fornitura delle maglie leader per il Critérium du Dauphiné e il Tour de France, così come le capsule collection dedicate a tutte le altre gare del circuito.

La collezione

La collezione è costituita da maglia, smanicato, calzoncino, intimo e accessori. Nello specifico la maglia a manica corta dal taglio classico è realizzata con tessuto Race per fronte e retro, in rete nell’area dei fianchi e con maniche tagliate al vivo. E’ rifinita con dettagli rifrangenti per la massima visibilità su strada. Il prezzo consigliato al pubblico è di 99,90 euro. 

I calzoncini abbinati sono realizzati in un tessuto compressivo e con il fondello GITevo in gel che assorbe gli urti in modo graduale, per il massimo comfort nelle lunghe pedalate. Il prezzo consigliato al pubblico è di 139,90 euro. 

A completare il look ci sono gli accessori che riprendono i profili delle montagne e i colori che rendono questo Critérium du Dauphiné riconoscibile in tutto il mondo. L’intimo baselayer ha un prezzo consigliato al pubblico di 29 euro. I calzini hanno un prezzo di 16 euro. I guantini sono acquistabili per 30 euro, infine il cappellino ha un prezzo di 19 euro.

Santini

Dopo due secondi posti, Mozzato alza il tiro

03.06.2022
4 min
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Ci sono piazzamenti che hanno un sapore diverso a seconda di dove e quando arrivano. Luca Mozzato ha collezionato due secondi posti a distanza di due settimane, in Francia al Tro-Bro Léon e in Belgio alla Marcel Kint Classic. Chi conosce la sua storia sa quanto tenga a tagliare per primo il traguardo, a mettere la firma su una corsa, per dare anche un senso alla coraggiosa scelta presa nel 2020, prima del lockdown, di approdare alla B&B Hotels, formazione professional francese. Si potrebbe pensare che sia maggiore la stizza per le occasioni sfuggite, ma non è così.

Soprattutto l’ultima gara ci restituisce un Mozzato molto tonico, innanzitutto psicologicamente: «E’ stata davvero una bella gara, che mi ha dato molta motivazione. Vengo da un bel momento, con 4quattro top 10 da metà aprile a oggi, significa che la forma sta arrivando. E’ vero, ci tengo molto a cogliere la prima vittoria, ma non è un assillo, continuando così verrà il momento…».

Mozzato De Lie 2022
Mozzato sul podio di Zveregem, al fianco del vincitore De Lie, terzo è stato l’altro belga Thijssen
Mozzato De Lie 2022
Mozzato sul podio di Zveregem, al fianco del vincitore De Lie, terzo è stato l’altro belga Thijssen
Quella in Belgio che corsa è stata?

E’ stata modificata rispetto allo scorso anno, nelle ultime stagioni si arrivava sempre in gruppo, così hanno deciso di fare una corsa più dura inserendo due muri mitici come Paterberg e Kwaremont. E’ venuta fuori una gara dura, molto più lottata anche se alla fine è sempre finita con una volata, ma molto più ristretta, anche perché ci siamo ricompattati all’ultimo chilometro. Tutti cercavano di fare la differenza, ma c’era un controllo ferreo. Io in discesa su una curva sono finito sdraiato, ma per fortuna il gruppo non andava troppo forte e mi sono riagganciato.

Se sei andato bene su muri simili è la conferma che quelle gare si prestano molto alle tue caratteristiche…

Sui muri mi trovo bene, anche l’ultimo Fiandre è stato abbastanza buono, ho chiuso 25°. Bisogna saperli affrontare sapendo che vanno tutti a grandi velocità e non devi affrontarli partendo da troppo dietro perché rischi di perdere il treno. Sicuramente è un dato positivo, ma spero di avere altre occasioni e fare meglio, anche nelle classiche di primissimo livello.

Mozzato Hofstetter 2022
La volata a due del Tro-Bro Leon, vinta dal francese Hofstetter. Per Luca un duro colpo
Mozzato Hofstetter 2022
La volata a due del Tro-Bro Leon, vinta dal francese Hofstetter. Per Luca un duro colpo
Che cosa dicono in squadra?

Sono molto soddisfatti del mio rendimento, la squadra lavora bene. Domenica avevamo un uomo nella fuga importante, così abbiamo fatto lavorare gli altri. Io mi trovo molto bene e d’altronde queste gare meglio si confanno alle mie caratteristiche. In Italia hanno un andamento più codificato, con la fuga iniziale, il gruppo che si muove solo dopo un certo periodo, a me piace invece lottare sempre e qui devi essere concentrato al massimo dall’inizio alla fine. Questo secondo me aumenta la mia competitività.

Dopo tre anni puoi anche fare un piccolo consuntivo, non tanto ciclistico quanto personale: resteresti a vivere da queste parti?

No, troppo freddo… Io sono mediterraneo, amo il sole e qui si vede davvero poco. Quando sono qui si sta in compagnia, siamo sempre almeno 2-3 corridori a condividere allenamenti ma anche le attività esterne, siamo autosufficienti per il mangiare e tutte le necessità. Io comunque cerco di fare un po’ la vita del pendolare: quando è periodo di gare mi fermo anche una settimana, ma poi torno a casa e riparto per le successive.

Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha già otto top 10 all’attivo. Le corse del Nord gli si adattano molto
Mozzato Belgio 2022
Quest’anno Mozzato ha già otto top 10 all’attivo. Le corse del Nord gli si adattano molto
Ora che cosa ti aspetta?

Da lunedì sarò al Giro del Delfinato, poi vedremo, aspettiamo tutti in squadra le convocazioni per il Tour de France e sinceramente spero di esserci, sarebbe il mio primo grande Giro di 3 settimane, a 24 anni penso che sia arrivato il momento di mettermi alla prova.

Con che ambizioni la tua squadra, che ricordiamo è una professional presente grazie alla wild card, si presenterà alla Grande Boucle?

Il sogno è vincere una tappa. Certamente non abbiamo uomini per la classifica o velocisti di punta, quindi dovremo inventare il nostro Tour giorno per giorno. Puntare alle fughe e agli attacchi anche se, rispetto al Giro, c’è meno libertà da questo punto di vista. Dovremo trovare le occasioni giuste e infilarci dentro. Guardando al passato, penso ad esempio che le fughe abbiano più possibilità dopo i primi giorni di gara nei quali si tende a tenere il gruppo unito.

Mozzato nazionale 2021
Il nome del veneto è sul taccuino di Bennati, soprattutto per un percorso veloce come quello dell’europeo
Mozzato nazionale 2021
Il nome del veneto è sul taccuino di Bennati, soprattutto per un percorso veloce come quello dell’europeo
Incrociando le dita, se dovessi esserci?

Farò di tutto per farmi trovare pronto se si presenterà l’occasione, in qualche volata non classica, ossia con arrivo leggermente più frastagliato o con meno corridori posso dire la mia. Chissà che la prima vittoria non arrivi nell’occasione più bella…