Fergus Niland è il direttore creativo di Santini, personaggio a tratti eclettico e grande appassionato di ciclismo. Con lui abbiamo trascorso un fine settimana carico di emozioni, quello della Parigi-Roubaix. L’argomento principale è stata la bicicletta, ma si è chiacchierato ad ampio spettro di come il mondo dell’abbigliamento, dei tessuti e delle membrane hanno cambiato il modo di fare sport. Di come le collaborazioni con i team pro’ di altissimo livello e delle partnership con aziende come Polartec, permettono al consumatore finale di “andare in bicicletta sempre”.
L’evoluzione dei tessuti ha cambiato il modo di vivere il ciclismo?
I tessuti sono migliorati, sotto tutti i punti di vista. Sono più funzionali a prescindere dalla loro categoria e indirizzo specifico. Ci permettono di sfruttare una serie di compromessi, un fattore vantaggioso per il consumatore finale. I tessuti oggi disponibili offrono tanti vantaggi: ad esempio permettono di costruire capi tecnici sempre più specifici, leggeri e protettivi, tutti aspetti che giocano un ruolo importantissimo quando si pedala e si fa sport in genere. Oggi possiamo stare in bicicletta più a lungo e pedalando meglio, anche quando fa molto freddo e piove a dirotto. Questo avviene anche grazie ai capi che abbiamo a disposizione, costruiti con tessuti e membrane inimmaginabili fino a qualche anno a dietro.
Cosa è cambiato prima di tutto?
Il modo di interpretare la traspirazione corporea, non solo nel ciclismo. Il gioco delle prestazioni legate ai capi tecnici ha sempre un soggetto, ovvero la traspirazione. Oggi non esistono più le mantelline della pioggia, che proteggevano dagli agenti esterni, ma diventavano controproducenti perché facevano sudare tantissimo. Le tecnologie attuali ci permettono di utilizzare le membrane, che non bloccano la sudorazione e la termoregolazione. Polartec è un ottimo esempio di questo concetto. E’ molto complicato sviluppare una membrana e renderla sfruttabile a 360°, ma riuscire a farlo ci permette di sfruttare dei capi che ci piace definire multiuso, ampiamente sfruttabili in diverse situazioni.
Quanto tempo è necessario per lo sviluppo di un capo tecnico?
Ci vogliono 7/8 mesi circa, dipende dalla tipologia di prodotto. Ci sono diversi passaggi fondamentali da tenere in considerazione, uno di questi è avere uno stretto contatto con il fornitore del tessuto e della membrana che vogliamo applicare sul capo. Collaborare a stretto contatto e avere una scambio costante di idee è fondamentale. Il ciclismo è da sempre una disciplina molto esigente e permette di sviluppare molto in fatto di tecnica e di idee.
Però c’è anche la linea produttiva, dove materialmente i capi prendono vita
Forse non è il primo, ma di sicuro è uno dei primissimi passaggi da considerare. Il maglificio Santini si basa su una produzione sartoriale, dove non ci sono solo le macchine, ma esistono gli operatori che cuciono fisicamente le giacche, le maglie e il resto della collezione. Solo loro sono in grado di fornire delle indicazioni precise di come è lavorata una membrana e un tessuto, se è possibile fare quel taglio e applicare quella cucitura, oppure no.
E poi ci sono le squadre dei pro’. Quanto conta lavorare con loro?
E’ fondamentale, se si tratta di un’azienda che vuole sviluppare e innovare. Gli atleti professionisti sono focalizzati nella ricerca della funzionalità ai massimi livelli e questo ci permette di affrontare situazioni che vanno anche oltre il limite. Il mondo del professionismo è una sfida continua, si provano costantemente nuove soluzioni, le stesse che troveremo a disposizione del consumatore.