Simmons e il coraggio di provarci: stupito anche Tadej

11.10.2025
6 min
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Per vincere il suo quinto Lombardia di fila, questa volta Superman Pogacar ha dovuto sconfiggere Capitan America. In pochi, alla partenza da Como avrebbero scommesso che sarebbe stato il barbuto Quinn Simmons l’ultimo baluardo a resistere al supereroe sloveno, arrendendosi soltanto ai 33,7 chilometri dal traguardo, quando mancavano soltanto 2,6 km alla cima del Passo di Ganda. 

Solo a 82 km dall’arrivo

Tutti si aspettavano un monologo del bicampione del mondo e, invece, la lunga fuga di giornata che ha visto tra gli altri protagonisti anche un redivivo Michael Matthews e il nostro Filippo Ganna è stata l’azione che ha animato la classica delle foglie morte. Una giornata più estiva che autunnale viste le temperature sempre superiori ai 20 gradi. Con un vantaggio sempre attorno ai 3 minuti, gli attaccanti hanno tenuto viva la corsa e ai -82 chilometri da Bergamo. E’ stato proprio il ventiquattrenne del Colorado che ha lasciato la compagnia e ha provato l’impresa, facendo risplendere al sole la sua maglia a stelle e strisce. 

«Non mi aspettavo di arrivare così lontano – ci ha raccontato mentre si faceva largo come un funambolo tra i tantissimi tifosi che l’acclamavano sulla via del ritorno al bus della Lidl-Trek – quando sono scattato. Speravo di essere l’uomo di riferimento per “Skjel“ (Mattias Skjelmose, ndr), ma poi mi hanno detto alla radio che non stava bene e stava già soffrendo. Così ho deciso di provarci in prima persona e di vedere fino a dove avrei potuto spingermi».

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons sul passo Gandia tra ali di folla
Simmons ha attaccato il Passo di Ganda con 2 minuti su Pogacar ed è stato ripreso a 3,4 chilometri dallo scollinamento
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons sul passo Gandia tra ali di folla
Simmons ha attaccato il Passo di Ganda con 2 minuti su Pogacar ed è stato ripreso a 3,4 chilometri dallo scollinamento

Pogacar, qualcosa di disumano

Quando Tadej l’ha affiancato ai -34, il campione nazionale statunitense ha sbuffato e provato a resistere per 300 metri, ma ha subito capito che non era il caso. «La velocità a cui saliva Pogacar era qualcosa di disumano», ha risposto, prima di abbandonarsi all’abbraccio della futura moglie Sydney, alla quale ha fatto la proposta di matrimonio lo scorso luglio ai Campi Elisi al termine di un Tour de France all’arrembaggio.  Nelle interviste post-gara, lo stesso alieno sloveno ha ammesso di non aspettarsi Quinn come maggiore minaccia alla sua cinquina in serie da primato. 

Il terzo gradino del podio è sfuggito di appena 25 secondi, ma Simmons ci è salito lo stesso per ricevere il premio Pier Luigi Todisco, per il primo corridore che transitava in vetta al Ghisallo, la salita preferita della compianta firma della Gazzetta dello Sport. «Io però speravo di salire sul vero podio dei primi tre. Sarà per la prossima volta», ha ribadito prima di infilarsi all’interno del bus.

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, podio per il Premio Todisco
Sul podio Simmons c’è salito per ricevere il Premio Todisco, essendo passato per primo sul Ghisallo
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, podio per il Premio Todisco
Sul podio Simmons c’è salito per ricevere il Premio Todisco, essendo passato per primo sul Ghisallo

Lottare per il podio

A raccontarci altri particolari di questo folle Lombardia in casa Lidl-Trek ci ha così pensato il diesse Maxime Monfort, che ha ricostruito i piani studiati il mattino alla partenza di Como.

«L’azione era pianificata a tavolino – spiega – perché volevamo mandare avanti un nostro uomo, ma non ci aspettavamo che avrebbe preso così piede. La composizione della fuga era perfetta con 14 uomini, esattamente come speravamo per poter piazzare uno dei nostri che avrebbe potuto essere una pedina importante ai piedi del Ganda. All’inizio della salita però, il vantaggio era di 2 minuti e mezzo, per cui ci siamo resi conto che Quinn poteva davvero lottare per il podio. E’ stato inaspettato, ma al tempo stesso fantastico».

In quegli istanti, in cui uno dei tre gradini era ancora alla portata, Monfort ha provato a galvanizzare il suo ragazzo. «Gli ho detto di non provare a seguire Pogi perché tanto in un modo o nell’altro l’avrebbe staccato e lui sarebbe esploso. Dietro c’era un bel gruppo e speravo che riuscisse a rimanere con Remco fino alla cima della salita, così avrebbe avuto ancora qualche chance sull’ultimo strappo verso Bergamo (la Boccola; ndr). Non è andata così, ma siamo comunque felicissimi per questo quarto posto». 

Dopo tutto il giorno in fuga, l’arrivo di Simmons a Bergamo è stato vissuto come un successo
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, arrivo sul traguardo di Bergamo
Dopo tutto il giorno in fuga, l’arrivo di Simmons a Bergamo è stato vissuto come un successo

Per la Liegi o il Lombardia

Di sicuro un piazzamento che apre nuovi orizzonti per la prossima stagione, anche perché già alle Tre Valli Varesine, Capitan America aveva provato a lasciare il segno. Oggi è stato, a detta di tutti, l’unico a provare a scompaginare un copione già scritto.

«Ha fatto più di 200 chilometri a tutta e anche sul Ganda – prosegue Monfort – ha tenuto un grandissimo passo al netto della stanchezza. Una giornata come questa ci obbliga a fare dei bei ragionamenti e riconsiderare tutto. Lui diceva di non riuscire a performare su salite superiori ai 10 minuti e, invece, oggi abbiamo come si è comportato su una da mezz’ora. Ci dimentichiamo sempre che è ancora molto giovane, forse perché è nel giro da tanti anni. A volte sembra un veterano di 28/29 anni, ma ha ancora tanto da migliorare e dobbiamo studiarci il calendario per bene. Può davvero dire la sua in corse come la Liegi o il Lombardia. Questo piazzamento ci permettere di terminare la stagione alla grande e non è un caso che chiuderemo l’anno al terzo posto nel WorldTour».

Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, abbraccio con la sua ragazza
Alla fine di tutto, con il quarto posto in salvo, Simmons si condede all’abbraccio della futura moglie Sydney
Giro di Lombardia 2025, Quinn Simmons, abbraccio con la sua ragazza
Alla fine di tutto, con il quarto posto in salvo, Simmons si condede all’abbraccio della futura moglie Sydney

L’arrivo di Ayuso

Anche Jacopo Mosca, prima di imboccare la strada di casa, elogia il compagno: «Quinn ha fatto davvero un bel numero. Non era il nostro piano iniziale, ma quando hai una squadra così forte, puoi giocarti tutte le carte. In una giornata un po’ matta come questa, lui ha saputo inserirsi alla perfezione». Sul dominio Uae nelle corse di un giorno, il piemontese aggiunge: «Bisogna essere realisti. Pogi ha dimostrato quanto va forte, ma bisogna sempre trovare il modo di combattere. E penso che l’azione odierna di Quinn abbia dimostrato che un modo c’è, per cui andiamo in vacanza felice». 

Anche perché per il 2026, la Lidl-Trek ha ulteriormente rafforzato l’organico, con l’innesto di Juan Ayuso. In tanti hanno dubbi sull’inserimento a livello caratteriale dello spagnolo, come dimostrano anche le scaramucce verbali a distanza con Skjelmose, ma Mosca ha è di tutt’altro avviso.

«Arrivano corridori sempre più forti – dice – e intanto crescono quelli che abbiamo già in squadra. La prossima stagione si prospetta bene e non mi esprimo sul carattere di Juan perché quello che dicono gli altri non mi interessa affatto. Sono sicuro che sarà un ragazzo eccezionale, che si troverà benissimo nel nostro gruppo e ci penserà la strada a mettere a tacere le polemiche dei giornalisti. Sono pronto a scommettere su questo». E come già dimostrato con l’incredibile Simmons, la Lidl-Trek è pronta a stupire ancora.

Lombardia 2021, Colle Aperto, Bergamo, Fausto Masnada, Tadej Pogacar

Lombardia con Masnada: «Ganda trampolino ideale per Pogacar»

10.10.2025
5 min
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«E’ bello tornare a certi ritmi, rivedere la testa del gruppo. La fatica da fare è ogni anno più elevata e il livello in corsa si alza costantemente, l’ho visto alla Vuelta e al mondiale, ma anche al Giro dell’Emilia e giovedì (ieri, ndr) al Gran Piemonte. Avevo bisogno di una stagione del genere, con due Grandi Giri e senza intoppi. Fare risultato con questa UAE è difficile, vincono tutto e dappertutto. Domani sulle strade del Lombardia sarà complicato inventarsi qualcosa».

Fausto Masnada, XDS Astana Team, Gran Piemonte 2025
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia
Fausto Masnada, XDS Astana Team, Gran Piemonte 2025
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia

Sempre in viaggio

A parlare, a meno di ventiquattro ore dal Lombardia, ultima Monumento della stagione, è Fausto Masnada. Il bergamasco sta vivendo un finale di stagione intenso, partito a luglio con la preparazione della Vuelta e che terminerà in Cina. 

«Dal training camp di Livigno, a luglio – racconta – fino al Lombardia sono tornato a casa per un totale di quattro giorni. Però sono contento delle esperienze fatte, il mondiale è stato un qualcosa di unico ed entusiasmante. Non è stato affatto semplice riadattarsi al clima europeo. Il Lombardia è la corsa che conclude questo periodo intenso, andrò anche in Cina ma lì dovremo fare i conti con le energie rimaste in corpo».

Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Frigo, Matteo Sobrero, Fausto Masnada in allenamento
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita
Campionati del mondo, Kigali 2025, Marco Frigo, Matteo Sobrero, Fausto Masnada in allenamento
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita

Le strade di casa

Per Fausto Masnada il Giro di Lombardia si correrà sulle strade che lo hanno visto crescere ed allenarsi per gran parte della sua carriera. Nell’alternarsi tra Bergamo e Como quest’anno la Classica delle Foglie Morte arriverà in Città Bassa. Su questo arrivo, nel 2021 Masnada raccolse un prezioso secondo posto alle spalle di Tadej Pogacar. Lo sloveno era al primo successo al Lombardia, corsa che per gli anni successivi ha dominato in lungo e in largo. Domani, sempre a Bergamo, il campione del mondo potrà chiudere un cerchio e conquistare il quinto successo consecutivo

«Il percorso lo conosco a occhi chiusi – spiega Masnada – e inventarsi qualcosa sarà difficilissimo, se non impossibile. Quando in corsa c’è una squadra faro come la UAE, capace di fare il gioco che vuole, è tosta sorprenderli. Con quattro salite da venti o trenta minuti di percorrenza pensare di anticipare equivale a un suicidio sportivo. Nelle edizioni precedenti l’attacco decisivo è sempre arrivato sul Passo di Ganda, l’ultima prima di arrivare a Bergamo. Ma vedendo quello che Pogacar ha fatto al mondiale e all’europeo non è da escludere che possa muoversi prima».

Lombardia 2021, Tadej Pogacar, Alejandro Valverde
Lombardia 2021, il copione è uguale a quello degli anni successivi: Pogacar in testa e gli altri a ruota
Intendi dalla salita di Dossena?

La UAE potrebbe fare un forcing proprio li per sgranare il gruppo e arrivare in venti corridori ai piedi del Passo di Ganda. Oppure Pogacar potrebbe attaccare e portarsi dietro quattro o cinque atleti, in quel caso le carte si mischierebbero ancora di più perché servirebbe una squadra forte e in grado di chiudere il gap. 

Il problema è che quando Pogacar attacca nessuno gli sta dietro… 

Lo abbiamo visto al mondiale e all’europeo, se provi a tenere il suo passo rischi di esplodere definitivamente. Inoltre credo che la salita del Passo Ganda sia perfetta per lui, parte regolare e con pendenze comode per uno come Pogacar. Poi spiana leggermente, mentre gli ultimi quattro chilometri sono tosti. 

Sul traguardo di Bergamo non c’è storia, lo sprint è di Pogacar che vince il suo primo Lombardia
Giro di Lombardia 2021, Bergamo, Tadej Pogacar, Fausto Masnada
I momenti chiave quali saranno?

Si deve partire subito concentrati, perché più che alle salite iniziali del Ghisallo e della Roncola si dovrà fare attenzione alle discese. Sono strade strette e tortuose dove il gruppo si allunga sempre e il rischio di buchi o di subire la classica “frustata” è sempre dietro l’angolo. Stare davanti permette di risparmiare le giuste energie

Anticipare è impossibile?

Quello del Lombardia, per certi versi, è un percorso molto simile a quello del mondiale di Kigali. Non per le altimetrie ma per la velocità di percorrenza. Si va sempre forte e le velocità alte impediscono a qualcuno di uscire prima. Si può pensare di entrare nell’azione del mattino, ma serve gente di gamba. Magari qualche seconda linea dal nome importante può provare a fare questo gioco. Però è difficile.

Lombardia 2023, Tadej Pogacar
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Lombardia 2023, Tadej Pogacar
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Perché?

Lo abbiamo visto ieri al Gran Piemonte, i corridori nella fuga iniziale erano nomi forti e interessanti ma la UAE ha gestito perfettamente la corsa con due sole pedine. Quando si mettono in testa un obiettivo difficilmente sbagliano, hanno una squadra davvero forte con corridori che potrebbero fare i capitani in altri team.

Se Pogacar attacca sul Passo di Ganda poi non lo rivedi più, anche se il terreno per farlo ci sarebbe…

La pianura non manca, magari una decina di corridori potrebbero andare a riprenderlo. Tra la discesa del Selvino e lo strappo che porta in Città Alta c’è spazio. Solo che negli ultimi tempi nessuno è mai rientrato su Pogacar in pianura. Inoltre molte volte dietro, quando ormai è andato, si pensa al secondo posto. L’unico che può provare è Evenepoel. Si deve sperare che Pogacar non abbia una giornata super, certo che quando la UAE ha in testa un obiettivo

Tadej Pogacar, maglia iridata

Alé Custom Lab: una personalizzazione a prova di… iride

09.10.2025
3 min
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Tadej Pogacar è ancora Campione del Mondo. L’impresa del fenomeno sloveno, che bissa il successo dell’anno precedente, ha ridefinito la leggenda del ciclismo su strada. In Rwanda, lo scorso 28 settembre, Pogacar ha conquistato il suo secondo titolo mondiale consecutivo. Lo ha fatto dominando la prova in linea. Una fuga solitaria, partita a oltre 100 chilometri dal traguardo, ha spazzato via la concorrenza…

Questo secondo trionfo iridato non celebra solo l’atleta. Sottolinea anche la qualità dell’abbigliamento tecnico indossato dallo sloveno: il body da gara PR.S 2.0 fornito da Alé. L’azienda italiana, partner della Federazione Ciclistica Slovena dal 2022, si conferma così un riferimento per quanto riguarda la produzione di divise per il ciclismo personalizzate ad altissime prestazioni.

Tadej Pogacar, Slovenia, Alé Cycling, body, mondiali 2025, Kigali, Rwanda
Tadej Pogacar ha conquistato il suo secondo titolo mondiale indossando il body PR.S 2.0 di Alé Cycling
Tadej Pogacar, Slovenia, Alé Cycling, body, mondiali 2025, Kigali, Rwanda
Tadej Pogacar ha conquistato il suo secondo titolo mondiale indossando il body PR.S 2.0 di Alé Cycling

La tecnologia aero del body PR.S 2.0

Il successo in una corsa così impegnativa come il Campionato del Mondo dipende da ogni minimo dettaglio. L’abbigliamento gioca un ruolo cruciale. Il body PR.S 2.0 di Alé è un concentrato di innovazione. È un capo studiato per massimizzare l’aerodinamicità e la performance.

Il design e la costruzione sono il risultato della filosofia Body Mapping. Questa tecnologia posiziona tessuti specifici in zone strategiche del corpo. L’obiettivo è ottimizzare ventilazione, traspirazione e supporto muscolare. Il body è estremamente leggero e aderente. Garantisce un effetto seconda pelle cruciale per la velocità. Tessuti di ultima generazione compongono il body da ciclismo. Sono stati scelti per la loro resistenza e capacità di gestione della temperatura corporea. L’attenzione ai dettagli è maniacale. Si vedono nelle maniche a taglio vivo e nelle soluzioni che riducono al minimo l’attrito con l’aria. L’apporto del design italiano è davvero evidente…

Alé Custom Lab: come essere un pro’

La partnership tra Alé e la Nazionale slovena è una collaborazione che ha fornito divise personalizzate a fuoriclasse del calibro di Tadej Pogacar, Primoz Roglic e Matej Mohoric. L’azienda non si limita a fornire capi d’abbigliamento standard, ma al contrario offre un servizio di abbigliamento personalizzato per team di altissimo livello.

Il progetto di customizzazione è curato nel dettaglio, dal design grafico ai test sui materiali. Questo approccio garantisce che ogni singolo atleta riceva un kit perfettamente adattato alle sue esigenze. Il logo Alé sulla divisa slovena simboleggia un sodalizio vincente. È il culmine di un lavoro che unisce tecnologia, sartorialità e una profonda conoscenza del mondo del ciclismo.

Alé Cycling, grazie al suo servizio Alé Custom Lab, rende accessibile questa tecnologia anche a club e team amatoriali. La stessa qualità e innovazione che hanno accompagnato Pogacar al titolo mondiale sono sempre disponibili per chiunque ricerchi il massimo della performance e della personalizzazione.

Alé Cycling

Campionati europei 2025, Drome et Ardeche, Tadej Pogacar tra la folla in salita

EDITORIALE / Percorsi troppo duri o Pogacar troppo forte?

06.10.2025
4 min
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La lunghezza del mondiale e la sua durezza. Nei giorni di Kigali si è fatto un gran parlare del fatto che soltanto trenta corridori avessero finito la corsa: dove sta lo spettacolo? I 267,5 chilometri a 1.600 metri di quota e per giunta all’Equatore erano probabilmente troppi. Avrebbero potuto tirare via una cinquantina di chilometri e il risultato non sarebbe cambiato: Pogacar campione del mondo. Condivisibile o meno, probabilmente l’assunto è giusto. Va fatto notare, che se l’organizzazione non avesse fermato gli atleti staccati, al traguardo ne sarebbero arrivati di più. Ma cambia poco.

La controprova si è avuta ieri ai campionati europei in Drome et Ardeche. Corsa di 202,5 chilometri: lo stesso vincitore e appena 17 corridori all’arrivo. Considerando che Pogacar è rimasto da solo a 77 chilometri dall’arrivo, vogliamo dire che sarebbe bastato un percorso di 125 chilometri? Questa è chiaramente una provocazione, ma ci permette di fare una premessa e due osservazioni in materia di calendario e di eccezionalità di questa fase storica.

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
La grande selezione dei mondiali di Kigali sarebbe stata identica anche con 50 chilometri in meno? Probabilmente sì
Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
La grande selezione dei mondiali di Kigali sarebbe stata identica anche con 50 chilometri in meno? Probabilmente sì

Il mondiale ad agosto

La premessa: non cadiamo nell’errore di parametrare tutto sull’anomalia di Pogacar. Tadej vincerebbe anche se le gare avessero un chilometraggio minore, per tutti gli altri c’è una bella differenza fra 200 e 250 chilometri. Detto questo, se serve per rendere il ciclismo più spettacolare, lasciando i Monumenti alle distanze originali, nulla vieta di ragionare su durata e lunghezza. Flanders Classics si è unita a Cycling Unlimited e ha preso in mano l’organizzazione del Giro di Svizzera. Hanno ridotto i giorni di gara, equiparando quelli degli uomini a quelli delle donne: lo spettacolo non cambierà. Un errore? Proviamo e poi valutiamo.

Il calendario. Se il mondiale è davvero una corsa importante, è tempo di riportarlo ad agosto, com’era fino al 1994. C’erano i corridori che uscivano bene dal Tour e quelli che si erano preparati dopo il Giro. Era un ciclismo meno veloce dell’attuale e a maggior ragione prevedere ancora il mondiale a fine settembre, con corridori spremuti come limoni dall’intera stagione e dalla Vuelta, è fare un torto alla gara più rappresentativa dell’UCI. Nessuno dei corridori della Vuelta ha fatto bene a Kigali, ad eccezione di Ciccone.

Altra annotazione sul calendario è che troviamo sciocco aver ravvicinato così tanto i mondiali e gli europei, proponendo per giunta percorsi pressoché identici. Lo hanno fatto notare sia Pogacar sia Evenepoel, ci meravigliamo che non lo capiscano i padroni del ciclismo, nonostante lo sfoggio di scienza con cui modificano ogni cosa senza chiedere riscontri. Ma questo non avviene per caso e ci porta alla seconda considerazione sull’eccezionalità di questa fase storica.

Evenepoel campione europeo della crono dopo aver vinto il mondiale: questa maglia nel 2026 non la vedrà nessuno
Evenepoel campione europeo della crono dopo aver vinto il mondiale: questa maglia nel 2026 non la vedrà nessuno

Pogacar, la testa e le gambe

Tutti vogliono Pogacar in fuga. E’ come avere la possibilità di scritturare il cantante più in voga e puntare sempre e soltanto su quello che vende più dischi. Chiaramente gli sponsor sono più contenti di… vestire una sua vittoria, piuttosto che quella di un velocista. Eppure è anche un fatto di opportunità. Sapevano tutti che in caso di vittoria dello sloveno il prossimo anno non avremmo visto la maglia di campione europeo sulle strade del mondo, come accadrà con quella di campione della crono conquistata da Evenepoel. Evidentemente il ritorno della vittoria di ieri copre anche il prezzo della scomparsa del simbolo.

Il periodo è eccezionale perché tolto Pogacar, le corse avrebbero uno sviluppo ben più normale. Il gruppetto uscito compatto dal Mount Kigali sarebbe entrato nel circuito finale del mondiale e si sarebbe giocato la corsa con altri equilibri. Ma qui non stiamo dicendo che non vogliamo Pogacar in azione, semplicemente sarebbe interessante se gli rendessero la vita meno facile. Che noia erano i Tour de France con le crono da 60 chilometri per favorire Indurain? Se gli organizzatori lavorassero per amore del ciclismo e dello spettacolo, disegnerebbero percorsi aperti a più soluzioni, dimostrando anche un rispetto superiore per il resto del gruppo. Per i corridori africani in Rwanda, ad esempio. Per il resto del gruppo agli europei. Pogacar vincerebbe lo stesso, però magari per farlo dovrebbe usare anche la tattica e non dovrebbe accontentarsi solo delle gambe.

Campionati Europei 2025, Tadej Pogacar

Pogacar non molla niente e si prende l’Europa. Scaroni da applausi

05.10.2025
7 min
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Stavolta di chilometri ne mancavano 75. Ormai bisogna contare questi dati per sorprendersi ancora, almeno un po’, quando si parla di Tadej Pogacar. Lo sloveno però non voleva – come a Kigali del resto – restare da solo tanto presto. Semplicemente e giustamente voleva togliersi di mezzo da una situazione tattica a dir poco fastidiosa con cinque belgi.

Il problema per Pogacar è che Remco Evenepoel ha retto la sua ruota per circa un minuto, poi si è spostato nel vero senso della parola, prima di esplodere del tutto. E forse questa è stata la decisione più giusta di giornata, quella che ha tenuto un filo di suspense per questo campionato europeo.

Momento decisivo della corsa: 75 km all’arrivo, troppi belgi per Pogacar che decide di attaccare
Momento decisivo della corsa: 75 km all’arrivo, troppi belgi per Pogacar che decide di attaccare

Difendersi attaccando

E così dopo il mondiale, Tadej Pogacar conquista anche il Campionato Europeo. Una maglia che, a parte la foto di apertura, non vedremo mai di fatto. Completano il podio appunto Remco e uno stratosferico ragazzino di 19 anni, Paul Seixas, beniamino di casa. Sarebbe stato bello che sul podio ci fosse un gradino in più. La medaglia di legno è andata a Christian Scaroni. L’azzurro è stato bravissimo, generoso, coraggioso… ma contro questi mammasantissimi cosa vuoi fare? E sì che ne ha anche staccato uno, Juan Ayuso.

«Sapevamo – ha raccontato Pogacar – che la gara sarebbe stata molto difficile dal terzo giro con la salita lunga in poi, ma il Belgio ha attaccato dal secondo e ho iniziato a perdere compagni di squadra. Al terzo giro, appunto, mi sono accorto di essere solo, mentre i belgi erano in quattro o cinque (a tratti anche in sei vista la generosità dello slovacco Martin Svrcek, compagno di club di Evenepoel, ndr). Così mi sono detto che era meglio attaccare io piuttosto che avere troppi avversari che avrebbero potuto mettermi in mezzo».

L’arrivo di Pogacar, cannibale dell’era moderna. La Slovenia, che lo ha scortato bene nella prima metà della gara, lo attendeva dopo la lineaa
L’arrivo di Pogacar, cannibale dell’era moderna. La Slovenia, che lo ha scortato bene nella prima metà della gara, lo attendeva dopo la lineaa

Tadej il ragioniere

A quel punto è iniziata la sua lunga cronometro. Quasi due ore da solo faccia al vento. Non solo, ma per quasi 30 chilometri Pogacar aveva solo due rifornimenti fissi, quello dei box e quello in cima allo strappo, in quanto l’ammiraglia non era stata fatta passare.

«Mi sono trovato davanti – ha ripreso Tadej – e ho cercato di mantenere il mio vantaggio intorno al minuto perché sapevo che il distacco era buono. Non ritengo di aver dominato totalmente la gara perché Evenepoel era molto forte e mi inseguiva sempre. Non ho potuto mollare fino al traguardo e sono stato costretto a dare il massimo. Sono contento di aver conquistato un altro titolo».

Come ormai ci ha abituato a fare dal mondiale dell’anno scorso, quando si trova in queste situazioni Pogacar cerca di costruirsi un margine di sicurezza e poi si attesta su quel distacco, in modalità “velocità crociera”. Centellina energie e controlla. Alla fine in questo modo non è mai a rischio di saltare. E ci riesce molto bene anche senza radioline.

Non solo, ma modula la velocità anche in base a chi segue. Lo stesso Pogacar ha detto che, una volta saputo che ad inseguirlo era Remco da solo, ha aumentato un po’. Quel po’ che ha fatto sì che il belga non recuperasse troppo e restasse attorno al minuto o poco più.

«Ogni volta – ha concluso il neo campione europeo – voglio dare il massimo e acquisire esperienza provando gare diverse. Sono fortunato a vincere tutte queste corse e devo sfruttare al meglio tutto ciò finché posso». Ormai questo senso di consapevolezza che più su non può andare lo ripete ogni volta.

Lo strano tris di Evenepoel

Ancora secondo, come sette giorni fa. Quasi una gara “copia e incolla”, anche se non è stato affatto così.
«E’ stata una delle prime volte in cui sono riuscito a rispondere all’attacco di Pogacar – ha spiegato Evenepoel – ma è durato un po’ troppo a lungo per me. Ho dovuto mollare la presa sull’ultimo tratto ripido prima di riprendermi dallo sforzo. Sono poi riuscito a trovare un buon ritmo. In cima, il distacco era di soli 30”, quindi non eravamo stati completamente spazzati via. Purtroppo, la collaborazione nel nostro gruppetto non è stata ottimale».

E ancora Remco: «Serge Pauwels dall’ammiraglia è venuto a dirmi che dovevo attaccare, che potevo guadagnare qualcosa, ma il distacco è rimasto complessivamente lo stesso. Pogacar ha meritato la vittoria e io ho fatto la mia gara. Nel complesso, sono contento di aver resistito bene e di essere riuscito a mettergli un po’ di pressione. Ho lottato bene, è il posto che meritavo. Mi spiace solo che nelle gare dei titoli quest’anno sia finito sempre secondo: europei, mondiali e campionato nazionale».

Christian Scaroni è arrivato quarto, ma è stato assoluto protagonista dell’europeo. Impegno massimo per il bresciano
Christian Scaroni è arrivato quarto, ma è stato assoluto protagonista dell’europeo. Impegno massimo per il bresciano

Applausi a Scaroni

Ma in questa giornata francese il giusto spazio lo deve avere Christian Scaroni. L’azzurro è stato bravissimo. Ha mostrato gambe e coraggio. Gli è mancato davvero poco per un bronzo che sarebbe stato tanto, tanto per la sua stagione e anche per la sua carriera, che comunque è in piena luce.

«Mi hanno tolto diversi anni di vita – ci racconta scherzando Scaroni – penso che passerò un po’ di giorni a letto!». E in effetti glielo abbiamo fatto notare: dalla tv si vedeva quanto fosse impegnato nel gesto della pedalata per seguire Ayuso, Seixas e soprattutto Evenepoel. Questo vuol dire che ce ne metti più degli altri e che non ti spaventi di fronte a chi ne ha più di te. Davide contro Golia, per questo va applaudito.

«Mi è scappato Seixas proprio nel finale, su quel falsopiano dopo la Cote de Val d’Enfer. Ma proprio non ne avevo più. Paul ha dato una botta secca, violenta. Ho perso quei dieci metri, un po’ di vento e non ho più chiuso. Da questo punto di vista non posso proprio rammaricarmi di niente. Certo, dispiace per il podio. E dire che quando si era staccato Ayuso avevo iniziato a crederci per davvero, ma l’altro aveva una buonissima gamba. E dalla sua, questo talentuosissimo ragazzino, aveva anche il tifo. Un pubblico pazzesco per lui… com’era normale che fosse, visto che eravamo in Francia».

Quello che diceva Scaroni in una foto. Su ogni strappo e ad ogni sua tirata, Remco allungava il quartetto e tirando il collo a tutti. Non certo la mossa ideale per creare collaborazione
Quello che diceva Scaroni in una foto. Su ogni strappo e ad ogni sua tirata, Remco allungava il quartetto e tirando il collo a tutti. Non certo la mossa ideale per creare collaborazione

I nervi di Remco

Con “Scaro” si continua a parlare del suo sforzo e di come fosse impressionante vedere Remco in pianura filare stabile e quasi pacato, mentre gli altri dietro “sventolassero” alla sua ruota, come si dice in gergo.
«Vero – spiega il bresciano – Remco è devastante in pianura. Magari da fuori non ci si rende conto di quanto va forte. Però magari non ne capisce troppo di certe cose, di tattiche. Si arrabbiava con noi perché tiravamo poco. Ci richiamava, parlava. Ma dico: se sugli strappi acceleri e ci metti in croce, se in pianura vai il doppio cosa chiedi i cambi? E soprattutto non puoi pretendere che andiamo come te… vista quanta ne hai. Vi dico: è stato un bene quando se n’è andato. Almeno noi tre abbiamo potuto collaborare e prendere il nostro passo».

Un altro pregio della corsa odierna di Scaroni è l’aver tenuto il punto, quando la scorsa settimana per un po’ sembrava dovesse partire al volo per il Rwanda in sostituzione di Pellizzari. Christian aveva impostato un programma, ci credeva, e ha detto di no. Aveva le idee chiare.
«Sapevo che il percorso era adatto alle mie caratteristiche. Lo avevo già fatto a febbraio, quando quel giorno ci fecero sbagliare strada alla rotatoria. Conoscevo bene sia la salita lunga che lo strappo. Con il cittì Marco Villa se ne era iniziato a parlare già a giugno di questo europeo. Ho solo tremato un po’ la scorsa settimana quando ho avuto un po’ d’influenza, ma essendo la condizione buona tutto è andato bene.

Ora Scaroni cercherà di sfruttare la gamba per queste ultime gare. «Dal Gran Piemonte le farò tutte fino alla Veneto Classic. Sto bene, speriamo di divertirci».

Campionati europei, Francia 2025, Tadej Pogacar, allenamento sul percorso

Il giorno dei giorni: scontro fra giganti agli europei

05.10.2025
5 min
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Ci siamo, è il giorno dei giorni. Gli europei francesi vedono al via un bel gruppo di corridori in condizione, ma soprattutto i tre più attesi. Vingegaard, che non corre con la nazionale dal 2018. Pogacar, che arriva dall’impresa dei mondiali e sfoggerà la fresca maglia iridata. Evenepoel, che ha già ribadito la sua condizione vincendo la crono e magari vorrà rifarsi dello smacco di Kigali.

Attorno alla loro voglia di soffrire a fine stagione e dare spettacolo ruoterà la riuscita di un campionato europeo che raramente ha avuto al via così tanti nomi di grido e in condizione. Lo hanno fatto rilevare anche loro nella conferenza stampa di vigilia.

Campionati europei, Francia 2025, Jonas Vingegaard, allenamento sul percorso
Vingegaard non ha mai corso una gara di campionato da quando è professionista
Campionati europei, Francia 2025, Jonas Vingegaard, allenamento sul percorso
Vingegaard non ha mai corso una gara di campionato da quando è professionista

Jonas e le classiche

Vingegaard parteciperà oggi alla prima gara di campionato dall’inizio della sua carriera professionistica. Il solo mondiale in precedenza fu quello di Innsbruck 2018 da under 23, che chiuse al 63° posto. L’ultima classica che ha concluso fu il Lombardia del 2022, in cui arrivò sedicesimo.

«Ho deciso di correre gli europei – ha detto Vingegaard, vincitore della Vuelta – perché è un buon momento per riprovarci. Altrimenti, la mia stagione sarebbe comunque finita. Ho sempre detto che mi piacerebbe fare più corse di un giorno, ma non ho mai trovato la ricetta per ottenere buoni risultati. Se dovesse andare bene, potrei dare più spazio alle corse con la nazionale (i prossimi due mondiali saranno ugualmente molto duri, ndr), perché si inseriscono meglio nel mio programma annuale rispetto, ad esempio, alla Liegi-Bastogne-Liegi. I mondiali e gli europei sono a fine anno, quindi potrei fare la mia preparazione per il Tour e alla fine pensare alla nazionale. Questo è un percorso che mi si addice, ma non sono sicuro della mia forma dopo un’estate con due Grandi Giri. Pogacar che dice che non parteciperei se non fossi in forma? Se sapessi che verrei staccato per primo, non lo farei. Quindi non succederà. Ma se non sono in forma per competere e vincere, voglio aiutare Skjelmose».

Campionati europei, Francia 2025, Tadej Pogacar nella conferenza stampa
Gli europei avranno uno sviluppo diverso rispetto ai mondiali: secondo Pogacar sarà difficile andare via da tanto lontano
Campionati europei, Francia 2025, Tadej Pogacar nella conferenza stampa
Gli europei avranno uno sviluppo diverso rispetto ai mondiali: secondo Pogacar sarà difficile andare via da tanto lontano

Tadej e i calendari

Fasciato della seconda maglia iridata, Pogacar vive con leggerezza il momento. Ha provato il percorso con Urska Zigart, la sua compagna che ieri ha chiuso all’undicesimo posto nella gara vinta da Demi Vollering. Lo sloveno ha ammesso più volte che se potesse correre tutte le gare cui partecipa anche lei, sarebbe molto contento. E’ consapevole delle attese, ma ormai c’è abituato e ci scherza.

«Mi sento abbastanza bene – ha detto Tadej – anche dopo il lungo viaggio di ritorno dal Rwanda e poi fino a qui. Le salite sono davvero dure, ma più brevi, quindi sarà una corsa più esplosiva, molto incalzante. Ci saranno più corridori in lotta per la vittoria, anche perché la gara è più corta di 70 chilometri, quindi richiederà un diverso stile di corsa. Per vincere da soli, bisognerà davvero volare, avere una potenza enorme. Non credo che succederà, ma vedremo: mai dire di no. Ovviamente l’europeo non è l’obiettivo principale della stagione o della carriera. Non è un bene che si corra negli stessi giorni del Giro d’Emilia (vinto ieri dal suo compagno Del Toro, ndr), perché alcuni corridori hanno dovuto scegliere tra correre per la squadra o per la nazionale… La perfezione non esiste, ma se me lo chiedessero, cambierei molte cose nel calendario ciclistico. Intanto però siamo qui. Spero che la gente sia contenta che siamo qui tanti e così forti. Non parlo solo di Remco e Jonas (Evenepoel e Vingegaard, dr), molti corridori sono in ottima forma! Sarà una grande giornata di ciclismo».

Campionati europei, Francia 2025, Remco Evenepoel, allenamento sul percorso
La Val d’Enfer ricorda davvero la Redoute: Evenepoel è già arrivato secondo agli europei del 2021. Ora vuole vincere
Campionati europei, Francia 2025, Remco Evenepoel, allenamento sul percorso
La Val d’Enfer ricorda davvero la Redoute: Evenepoel è già arrivato secondo agli europei del 2021. Ora vuole vincere

Remco e la Redoute

E poi c’è Evenepoel. Nella crono ha piegato Ganna, imponendogli un distacco ben più pesante di quando fossimo abituati a subire negli ultimi anni. Questo ha fatto capire che il belga è in grande condizione. Al pari di quanto è accaduto in Africa, ci sarà da vedere se basterà per contrastare Pogacar.

«Il fatto che io sia qui – ha detto Evenepoel – ha sicuramente a che fare con la natura del percorso. Tuttavia, penso che quest’anno stiamo esagerando un po’. Sarebbe meglio se i mondiali e gli europei si completassero a vicenda. Uno per gli scalatori o gli attaccanti, uno per i velocisti. Sarà dura, molto dura. Dal momento in cui si arriva al circuito, la corsa diventa difficile. Tre volte la salita lunga di Saint Romain des Lerps, poi sei volte la Val d’Enfer: per me è più duro del Rwanda. Se sommi la lunghezza delle tre salite, arrivi a un vero passo di montagna, seguito da sei volte la Val d’Enfer. Non credo che ci sarà molta esplosività nelle gambe su quell’ultima salita. La Val d’Enfer mi ricorda La Redoute, ma con un fondo peggiore. Mi ispira. Mi aspetto che le cose si muovano solo sull’ultima salita, che è quella lunga. Non credo che il percorso si presti a un attacco da lontano, è più probabile un corpo a corpo nell’ultimo giro».

Ci sono tutti gli ingredienti per una super domenica sul divano, il giusto antipasto per Il Lombardia che bussa alle porte. L’Equipe scrive scherzando che in Drome e Ardeche, la regione in cui si corrono questi europei, non passa un treno passeggeri dal 1973. Ma quello che passerà oggi sarà certo indimenticabile.

Mondiale Rwanda 2025

Come si disegna un mondiale equilibrato? risponde Cassani

03.10.2025
5 min
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Ancora alla vigilia del mondiale di Kigali in diversi si erano interrogati su come fosse possibile, su un tracciato così selettivo, con oltre 5.000 metri di dislivello, battere Tadej Pogacar. E in effetti il fenomeno sloveno non ha lasciato spazio ad interpretazioni, facendo la differenza già a 105 chilometri dal traguardo. Cioè ancora prima del 2024, quando era scattato a 101 dall’arrivo, cosa che già pareva oltre il limite dell’immaginabile.

Ma come si disegna il tracciato della corsa più importante dell’anno? Come si trova il giusto equilibrio tra selettività e spettacolo? L’abbiamo chiesto a Davide Cassani che, oltre ad essere stato cittì della Nazionale italiana, è stato anche in prima linea nell’organizzazione (fulminea) del mondiale del 2020.

Davide Cassani 2025
Davide Cassani, ex cittì della Nazionale, è stato in prima linea nel disegnare il percorso del mondiale di Imola del 2020
Davide Cassani 2025
Davide Cassani, ex cittì della Nazionale, è stato in prima linea nel disegnare il percorso del mondiale di Imola del 2020
Davide, come ti è sembrato il percorso del mondiale in Rwanda? Molti hanno detto che fosse troppo duro.

Mi sembra che fosse sì, certamente duro e impegnativo, ma credo che ogni tanto un percorso duro ci voglia, perché premia i corridori più forti. Anche perché è vero che al traguardo sono arrivati in pochi, ma è anche perché li hanno fermati giro dopo giro. 

Quindi duro sì, ma non troppo? 

Forse sì e forse no. I mondiali di solito, negli ultimi anni o decenni, si decidevano quasi sempre nell’ultimo giro. E’ da quando sono arrivati questi corridori che esplode prima. L’anno scorso è stato reso durissimo perché i corridori hanno attaccato  a 100 dall’arrivo. Per dire che tante volte sono i corridori a rendere duro un percorso. Per fare un esempio, se ci fosse stato un Pogacar ad Imola, forse la gara si sarebbe decisa ad 80 chilometri dall’arrivo, e non all’ultimo giro.

Alaphilippe mondiale 2020
L’attacco decisivo di Alaphilippe nel 2020, in un tracciato selettivo ma equilibrato
Alaphilippe mondiale 2020
L’attacco decisivo di Alaphilippe nel 2020, in un tracciato selettivo ma euilibrato
Parliamo appunto del mondiale di Imola 2020. Come avete disegnato il percorso?

Sai, quella era una situazione particolare. Abbiamo dovuto organizzare tutto in meno di un mese. Io avevo in mente il percorso del mondiale del ‘68, poi L’UCI ci ha chiesto di adeguarlo all’altimetria del percorso svizzero già in programma e allora l’abbiamo modificato.

E come avete fatto?

Abbiamo aggiunto due salite, quella di Mazzolano e la Gallisterna. Io sono quello che ha avuto l’idea e l’ho proposta alla Regione, poi sono loro che assieme agli organizzatori l’hanno portata avanti.

Mondiali 2025 Ciccone Ayuso
Che gli ultimi mondiali siano stati tra i più duri della storia lo conferma il numero degli atleti arrivati al traguardo, soltanto 30 su 165 partenti
Mondiali 2025 Ciccone Ayuso
Che gli ultimi mondiali siano stati tra i più duri della storia lo conferma il numero degli atleti arrivati al traguardo, soltanto 30 su 165 partenti
Un’idea che sembra aver funzionato…

Devo dire che la Regione è stata perfetta. L’asfalto è stato sistemato subito, per esempio, e gli organizzatori sono stati eccezionali, certo anche facilitati dall’arrivo dell’autodromo, che ha reso tutto più semplice. Ma anche quello faceva parte del nostro progetto. Non a caso, credo, dall’UCI poi sono arrivati i complimenti per l’abilità di mettere in piedi un mondiale in così poco tempo. 

A proposito di tempo, a parte la vostra esperienza, gli organizzatori quanto prima devono pensare al tracciato? Possono costruirlo già in base ai corridori o si inizia troppo presto?

La mia unica esperienza è quella di Imola, cioè di qualcosa fatta in un mese o anche meno. Secondo me, sia nella mia esperienza da corridore che da cittì, il comitato organizzatore propone e poi l’UCI manda i propri tecnici a vedere se funziona. Anche quando correvo, i mondiali me li trovavo così, di volta in volta, senza una grande programmazione a monte.

Podio mondiale Glasgow 2023
Il podio del mondiale del 2023, uno dei più belli degli ultimi anni: corridori da classiche che si sono sfidati con corridori da grandi giri
Podio mondiale Glasgow 2023
Il podio del mondiale del 2023, uno dei più belli degli ultimi anni: corridori da classiche che si sono sfidati con corridori da grandi giri
Torniamo al presente. Se potessi decidere oggi il tracciato migliore del prossimo mondiale, come lo disegneresti?

Farei un percorso abbastanza impegnativo, ma non troppo. In modo da avere tutti i più grandi campioni a giocarselo. Lo farei un po’ meno duro di quello di quest’anno, per invogliare tutti i corridori più forti del panorama a venire a darsi battaglia per in una gara così importante. Evitando, per esempio, di non avere gente come Van der Poel o Van Aert, come è successo quest’anno.

Il percorso che più ti è rimasto nel cuore, tra quelli vissuti sia da corridore che da cittì?

Bella domanda. Forse, alla fine, quello di Varese. Mi sembra sia stato molto interessante perché era duro, ma non durissimo. Con due salite sì impegnative, ma non impossibili, che hanno lasciato comunque aperta la corsa. Poi certo, lì abbiamo avuto anche un gran bel finale.

Davide, ultima domanda. Come vedi il tracciato dell’anno prossimo, più o meno aperto di quello del 2025?

Se ho capito bene dovrebbe rispecchiare abbastanza  il GP di Montreal. Quindi un percorso non durissimo, ma comunque impegnativo, che Pogacar ha già vinto più volte e che quest’anno ha regalato ad un compagno di squadra. Quindi in teoria dovrebbe essere più abbordabile anche per corridori da classiche ed essere più aperto. Ma se Pogacar rimarrà a questo livello batterlo sarà comunque dura, durissima, per chiunque altro.

4Endurance, Slovenia, Tadej Pogacar, mondiali, Kigali 2025

4Endurance “iridata”! E’ partner delle nazionali slovene

02.10.2025
3 min
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4Endurance non è un semplice negozio online, ma anche un marchio di nutrizione sportiva nato dall’esperienza diretta degli atleti. Questa realtà slovena, specializzata nella vendita di integratori per il ciclismo e gli sport di endurance, sta rapidamente guadagnando visibilità e credibilità a livello internazionale.

La partnership consolidata con la Federazione Ciclistica Slovena (KZS) ne è la prova. Anche quest’anno, 4Endurance ha difatti rivestito il ruolo di partner e fornitore tecnico ufficiale delle nazionali slovene. Una visibilità amplificata enormemente dal bis iridato di Tadej Pogacar ai recenti Campionati del Mondo di Kigali, in Rwanda, che ha proiettato il brand sotto i riflettori globali, confermando la qualità dei prodotti utilizzati dagli atleti elite.

4Endurance, Slovenia, Tadej Pogacar, mondiali, Kigali 2025
4Endurance ha affiancato gli atleti della nazionale slovena durante gli ultimi mondiali in Rwanda
4Endurance, Slovenia, Tadej Pogacar, mondiali, Kigali 2025
4Endurance ha affiancato gli atleti della nazionale slovena durante gli ultimi mondiali in Rwanda

Qualità e convenienza: “Fuel for Everyone!”

Ma chi si cela dietro il nome 4Endurance? Semplice, un team di atleti dedicati agli atleti. Il loro percorso nel settore della nutrizione sportiva affonda le radici in anni di competizioni e allenamenti intensi. Il team conosce profondamente l’importanza di un recupero efficace e di nutrienti di alta qualità per superare i propri limiti. Questa consapevolezza si traduce in una missione chiara: aiutare ogni singolo sportivo a realizzare il proprio potenziale atletico. Ogni prodotto nasce da questa profonda comprensione e dall’esperienza sul campo.

L’obiettivo primario di 4Endurance è fornire il supporto nutrizionale necessario per eccellere, rendendolo accessibile.

Il marchio persegue una filosofia semplice ma potente: nutrizione di alta qualità a prezzi realmente convenienti, basandosi sulla convinzione che lo sport di alto livello non debba essere un lusso. Il segreto di questa accessibilità è un’efficiente produzione interna. Controllare direttamente il processo produttivo permette difatti a 4Endurance di bilanciare la qualità con l’economicità.

Questo approccio garantisce prodotti che supportano al meglio gli obiettivi di resistenza, mantenendo l’alimentazione sportiva di qualità uno standard e non un’eccezione per l’atleta. Il loro mantra è esplicito e inclusivo: “Fuel for Everyone!”

I prodotti 4Endurance sono in costante evoluzione. Questo processo di miglioramento continuo è guidato dal feedback reale di una rete di atleti, nutrizionisti, allenatori e professionisti. Tale approccio collaborativo assicura che gli integratori non siano solo formulati in modo ottimale ed efficaci, ma anche gustosi e facili da consumare durante l’attività fisica.

L’impegno del brand va oltre la vendita. 4Endurance attribuisce grande valore all’educazione. L’azienda si impegna a fornire costantemente le ultime ricerche, tendenze e approfondimenti nel campo della nutrizione, dell’allenamento e degli sport di resistenza. Collaborando con i massimi esperti del settore, il brand offre contenuti che informano e guidano gli atleti a prendere decisioni consapevoli. Per 4Endurance, la conoscenza è potere, ed è essenziale per scegliere le strategie e i prodotti giusti.

4Endurance, Slovenia
4Endurance, marchio sloveno, ha una partnership consolidata con la Federazione Ciclistica Slovena Slovenia
4Endurance, Slovenia
4Endurance, marchio sloveno, ha una partnership consolidata con la Federazione Ciclistica Slovena Slovenia

Lo shop e la comunità endurance

4Endurance si configura dunque come qualcosa di più di un e-commerce di integratori. È una vera e propria comunità dinamica che aggrega atleti, allenatori, nutrizionisti e medici. L’obiettivo comune è elevare l’intero settore degli sport di resistenza. Il brand è attivo in numerose iniziative, come l’organizzazione di una delle più grandi leghe Zwift a livello globale e la collaborazione con numerosi club e organizzazioni sportive in Europa. Inoltre, vengono regolarmente organizzati eventi dal vivo. Queste attività non solo rafforzano i legami all’interno della community, ma aggiungono anche un importante aspetto ludico e sociale al viaggio di endurance di ogni ciclista.

4Endurance si rivela come un partner ideale per chi cerca integratori per la resistenza che combinino l’eccellenza garantita dall’uso professionale con un prezzo accessibile, il tutto supportato da una community forte e attenta all’educazione dell’atleta.

4Endurance

Campionati europei 2025, Drome Ardeche

Mondiali ancora caldi, ma è già tempo di europei

30.09.2025
5 min
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Siamo ancora in piena sbornia post mondiali, con le immagini di Kigali che scorrono fresche nella memoria, eppure è già tempo di voltare pagina. Dall’1 al 5 ottobre la scena si sposta in Francia, tra Drôme e Ardèche, per i campionati europei 2025. Un appuntamento che arriva quasi senza respiro, ma che porta con sé fascino, storia e la voglia di indossare quella maglia bianco-blu stellata che negli ultimi anni ha acquisito sempre più prestigio.

Il percorso degli élite, uomini ma anche donne, sarà al centro dell’attenzione, perché dopo i Mondiali si avverte aria di grande rivincite. Remco su Pogacar, le big donne sulle outsider. In tutto ciò la Francia si prepara a offrire un palcoscenico che fa fregare le mani, grazie a tracciati sì selettivi ma non impossibili e che pertanto dovrebbero essere più aperti.

Europei a crono di livello stellare (qui Ganna). Tutti le gare misureranno 24 km, ad esclusione della prova juniores femminile che sarà di 12 km
Europei a crono di livello stellare (qui Ganna). Tutti le gare misureranno 24 km, ad esclusione della prova juniores femminile che sarà di 12 km

Prima le crono

Il menu degli Europei sarà ricco e distribuito in cinque giornate. Si parte domani con le cronometro, che vedranno impegnate tutte le categorie: dalle juniores donne fino agli élite uomini. Le prove contro il tempo saranno il primo banco di prova, anche perché in Francia il tracciato offrirà difficoltà tecniche interessanti, con tratti vallonati che non favoriranno solo i passisti puri e un finale molto tosto.

In totale saranno assegnati 14 titoli tra cronometro e gare in linea e mix relay, uno in più rispetto ai mondiali. Ci sarà infatti anche la staffetta mista juniores.

Le prove contro il tempo hanno un parterre ricco forse come non mai. Al via tutti i top rider, da Remco Evenepoel fresco di maglia iridata, fino a Filippo Ganna, passando per Kung e Tarling, Almeida, Armirail… Un livello pazzesco.

Percorsi più aperti

Il culmine degli Europei sarà ovviamente la prova élite maschile. Il percorso misura 202,5 chilometri e presenta oltre 3.300 metri di dislivello. Si tratta di un tracciato misto, ben più equilibrato rispetto a quello di Kigali. Un tracciato che unisce durezza e scorrevolezza: salite brevi e ripetute, tipiche del paesaggio dell’Ardèche. Un profilo così potrebbero tagliare le gambe agli scattisti, ma non far scappare gli scalatori. Il profilo ricorda molto quello di una Liegi-Bastogne-Liegi. O, perché no, di una Clasica de San Sebastian. I numeri sono molto, molto simili alla classica basca. Secondo altri, invece, questo percorso ricorda molto le prime frazioni dell’ultimo Delfinato.

La gara femminile, élite chiaramente, non è invece durissima: 116 chilometri e poco più di 1.500 metri di dislivello. Se si pensa, insomma, alla nostra Elisa Longo Borghini, la sfida potrebbe essere sin troppo aperta. Per loro, rispetto agli uomini, lo strappo di Val d’Enfer sarà da affrontare solo due volte nel finale.

In entrambe le categorie, la gestione tattica sarà cruciale. Non ci saranno muri impossibili, ma la continua alternanza di salite e discese manterrà il gruppo in tensione. Su carta a decidere il tutto dovrebbe essere, come accennavamo, la Cote du Val d’Enfer: 1,7 chilometri al 9,3 per cento di pendenza media, con una porzione centrale al 14 per cento. Occhio però al falsopiano tra un passaggio sulla stessa Cote. Un momento d’incertezza lì potrebbe essere fatale, specie in campo femminile.

Un percorso che favorisce coraggio e aggressività, pronto a essere plasmato da chi saprà muoversi nel momento giusto. Per questo le varie nazionali dovranno essere attente e compatte, ben più che in Rwanda. La squadra davvero potrà essere un elemento chiave. Una curiosità poi. E’ vero che le previsioni meteo oltre i tre giorni hanno scarsa attendibilità, ma sembra che proprio le donne potrebbero incappare in una giornata di pioggia battente. Ecco dunque un’altra variabile che potrebbe risultare determinante.

Tre favoriti e tanti outsider

Quando si parla di favoriti, è inevitabile guardare al trittico del Tour de France: Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Tadej Pogacar. Saranno loro i fari dell’Europeo, pronti a rinnovare la sfida che ha infiammato i mondiali e Tour. Vingegaard avrà dalla sua la resistenza e la freschezza di chi si è evitato una lunga trasferta e ha le gambe che lascia un Grande Giro (ha vinto la Vuelta). Di certo non vorrà essere da meno. Remco ha detto che senza problemi meccanici a Kigali se la sarebbe giocata con Pogacar. E Tadej sarà pronto a difendere il leadership con attenzione massima.

Eppure il percorso di Drome e Ardèche potrebbe aprire la porta anche a soluzioni diverse. Corridori come Skjelmose, Skujins o Healy hanno dimostrato di sapersi esaltare su terreni mossi e duri. Potrebbero approfittare della marcatura stretta dei tre big. E poi Almeida, Ayuso, Van Baarle, di certo almeno un francese che in casa darà più di quello che ha… La lista è lunga. E a questa lista lasciateci aggiungere Mads Pedersen: chiaro che se gli scalatori la butteranno giù dura lui è del tutto tagliato fuori, ma Mads appartiene alla schiera dei “mega motori” e quantomeno va citato.

E gli azzurri? L’Italia si presenterà con una selezione che sarà un mix tra nuovi innesti e atleti che erano presenti in Africa. Ulissi, Bettiol, Scaroni… per provare a giocarsela magari con un’azione da lontano, sfruttando qualche situazione tattica ambigua. Non sarà facile fronteggiare avversari di questa caratura, ma un piazzamento di prestigio, che ci servire come il pane, potrebbe non essere impossibile.