Omrzel prepara l’entrata nel WorldTour. Senza guardare a Pogacar

Omrzel prepara l’entrata nel WorldTour. Senza guardare a Pogacar

02.11.2025
6 min
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Che cosa rappresenta Tadej Pogacar per il suo Paese? I successi del campione vincitutto hanno sensibilmente condizionato l’evoluzione della percezione sportiva in Slovenia che principalmente grazie a lui (e in ambito femminile ai successi di Anja Garnbret nel freeclimbing) non è più vista solamente come una nazione forte negli sport invernali e basta. Di questa percezione ha parlato anche Jakob Omrzel.

Parliamo di uno dei giovani più in vista in ambito internazionale in questa stagione, con dalla sua il successo al Giro NextGen e la conquista della maglia bianca di miglior giovane al Giro di Slovenia e di Croazia (un’accoppiata che non poteva passare inosservata visti i rapporti fra i due Paesi, in apertura la foto di Omrzel in Croazia) e il titolo di campione nazionale che gli sono valsi la firma di un contratto con il team Bahrain Victorious. Il diciannovenne di Novo Mesto non è però definito solo dai risultati, ma soprattutto dal suo atteggiamento verso lo sport e la vita e in un’ampia intervista a Siol.net, un’importante sito nazionale, ha toccato anche l’argomento del rapporto indiretto con il numero uno mondiale, attraverso una chiacchierata toccando anche argomenti delicati.

Il giovane della Bahrain insieme a Pogacar, alla serata di festa del ciclismo sloveno (foto Mediaspeed)
Il giovane della Bahrain insieme a Pogacar, alla serata di festa del ciclismo sloveno (foto Mediaspeed)
Il giovane della Bahrain insieme a Pogacar, alla serata di festa del ciclismo sloveno (foto Mediaspeed)
Il giovane della Bahrain insieme a Pogacar, alla serata di festa del ciclismo sloveno (foto Mediaspeed)

«Io voglio essere “solo” Omrzel…»

«Spesso capita di essere paragonati a lui, questa è una legge alla quale ogni ciclista sloveno quasi soccombe. Ma io non voglio essere “come” Tadej, io voglio essere solo Jakob Omrzel, essere paragonato a me stesso. Certamente ammiro Tadej e ci sono aspetti ai quali mi ispiro, in primis la disciplina. Tadej dedica tutto il suo tempo al ciclismo. Credo di poter imparare molto da questo e cerco di seguire il suo esempio. Anche a lui piace andare in bici nel tempo libero: tutto è subordinato al ciclismo, alimentazione, riposo, allenamento… Se vuoi essere il migliore non puoi prescindere da questo».

Omrzel ha staccato completamente la spina alla chiusura della stagione, per ricaricare le batterie e appropinquarsi nella maniera migliore alla nuova stagione, la prima “tra i grandi”: «Mi rendo conto di quanto sia importante prendersi davvero questo periodo per riposare. Cerco di fare il meno possibile fisicamente e allo stesso tempo di staccare la testa dalla bici. Poi ricomincio lentamente a correre, camminare o andare in mountain bike».

Omrzel a casa con al fianco la maglia rosa conquistata al Giro NextGen (foto Ana Kovac)
Omrzel a casa con al fianco la maglia rosa conquistata al Giro NextGen (foto Ana Kovac)
Omrzel a casa con al fianco la maglia rosa conquistata al Giro NextGen (foto Ana Kovac)
Omrzel a casa con al fianco la maglia rosa conquistata al Giro NextGen (foto Ana Kovac)

L’importanza della maglia di campione sloveno

Un anno importante quello che lo attende, innanzitutto perché entrerà nel massimo consesso con indosso la maglia di campione nazionale che rappresenta anche qualcosa che ti tiene sempre davanti ai riflettori: «E’ vero e ne sono davvero orgoglioso, perché dà una sensazione speciale e allo stesso tempo è un ulteriore incentivo. Sai di essere competitivo e di essere dove sei per un motivo per qualcosa che hai fatto ma soprattutto per qualcosa che rappresenti».

Non tutto però è andato nel migliore dei modi. Attesissimo al Tour de l’Avenir dopo la vittoria al Giro NextGen, poi non è stato un fattore per la vittoria: «Penso che i momenti di delusione siano i più importanti nello sport – risponde Omrzel in maniera schietta e matura – Quando tutto va secondo i piani e tutto è perfetto, niente ti è difficile: provi soddisfazione quando ottieni un buon risultato. Ma è completamente diverso quando non va, come è successo anche al Giro della Valle d’Aosta. E’ proprio dai momenti di crisi e dal tentativo di superarla che si impara di più. Ho capito che è molto difficile raggiungere due picchi di forma in una stagione. In Francia non mi sentivo al meglio, dovevo recuperare la forma ed ero proprio in quella fase in cui non ero al massimo. Ma la situazione è migliorata verso fine stagione, con il culmine al Giro di Croazia».

Il trionfo ai campionati nazionali di Slovenia, del tutto inaspettato per lui ancora U23 (foto Luka Kotnik)
Il trionfo ai campionati nazionali di Slovenia, del tutto inaspettato per lui ancora U23 (foto Luka Kotnik)
Il trionfo ai campionati nazionali di Slovenia, del tutto inaspettato per lui ancora U23 (foto Luka Kotnik)
Il trionfo ai campionati nazionali di Slovenia, del tutto inaspettato per lui ancora U23 (foto Luka Kotnik)

La tragedia di Privitera, un peso enorme

Omrzel non cita il Giro della Valle d’Aosta a caso, perché quella corsa, per lui come per tutti gli altri in gara, non è stata più la stessa dopo la tragica fine di Samuele Privitera: «Quello è stato il fattore principale: qualcosa che ti butta completamente a terra. Soprattutto mentalmente. Ho imparato molto da quell’esperienza, soprattutto su come ha reagito il mio corpo in quel momento e su come io stesso ho percepito gli eventi. Se dovessi scegliere, direi che questa è stata la gara più difficile che abbia vissuto. Devo dire grazie al mio allenatore Alessio Mattiussi. E’ stato lui a venire nella mia stanza e a parlare con me. Senza di lui, probabilmente non avrei continuato la gara. Alessio è in un certo senso il mio contrappeso. Nei momenti in cui potrei essere un po’ amareggiato per la mia vita, lui mi dice come stanno le cose e quindi calma la situazione. Penso che giochi un ruolo molto importante nella mia carriera».

I successi di quest'anno hanno destato grande attenzione fra i media sloveni
I successi di quest’anno hanno destato grande attenzione fra i media sloveni
I successi di quest'anno hanno destato grande attenzione fra i media sloveni
I successi di quest’anno hanno destato grande attenzione fra i media sloveni

Il “clan” sloveno alla Bahrain Victorious

Un altro aspetto importante per Omrzel, che l’ha spinto a continuare la sua esperienza alla Bahrain facendo il salto diretto nella prima squadra, è stato il fatto di poter far gruppo con i suoi connazionali: «C’è Zak Erzen con cui siamo cresciuti insieme all’Adria Mobil e siamo ottimi amici, stiamo insieme praticamente ogni giorno e il fatto che ora saremo anche compagni di squadra è la cosa più bella. Anche il meccanico del team, Aljaz Zefran, è un buon amico, e mio fratello Aljaz guida il pullman della squadra, quindi siamo tutti insieme, il che è fantastico. E’ più facile allentare la tensione quando si ha un ambiente che ti sostiene».

Il ruolo di capitano, ricoperto più volte nel corso della stagione, non lo spaventa: «Saper creare un legame con la squadra, mantenere la calma e prendere decisioni rapide è un fattore importante. Ho dovuto abituarmi un po’. ma quando si crea un legame con i ragazzi e un’atmosfera positiva nella squadra, allora non è affatto difficile. Ma non è difficile nemmeno fare l’assistente. Al Giro di Slovenia e Croazia ho anche detto che non ho problemi ad aiutare gli altri. Quel che conta è che so che posso ancora imparare molto e migliorare».

Omrzel a Kigali, con la maglia della nazionale. Nel 2026 gli europei casalinghi saranno un suo obiettivo
Omrzel a Kigali, con la maglia della nazionale. Nel 2026 gli europei casalinghi saranno un suo obiettivo
Omrzel a Kigali, con la maglia della nazionale. Nel 2026 gli europei casalinghi saranno un suo obiettivo
Omrzel a Kigali, con la maglia della nazionale. Nel 2026 gli europei casalinghi saranno un suo obiettivo

Obiettivo: migliorare a cronometro

Molto da migliorare anche nelle sue prestazioni: «Sotto quasi tutti gli aspetti. Quest’anno mi sono dedicato poco alla cronometro, ad esempio, semplicemente perché non c’era abbastanza tempo. La prossima stagione dovrò approfondire molto di più questa disciplina. Sarà importante costruire un buon calendario, ma credo che non ci saranno disaccordi sulla composizione del programma. Sappiamo che sono ancora giovane e che partecipare ai Grandi Giri in questa fase sarebbe ancora inutile. Se voglio avere una carriera di qualità che duri anche a lungo, allora penso che non ci sarà nulla di male nell’aspettare un po’ di più. E’ meglio concentrarsi su gare di una settimana che sorpassare con gare di tre settimane».

Presentazione Tour de France 2025, Parigi, Christian Prudhomme (foto A.S.O./ Maxime Delobel)

Tour e spettacolo: l’edizione 2026 è un’occasione sprecata?

28.10.2025
5 min
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Era molto più smaliziato il vecchio Leblanc, che quando decideva di favorire un corridore piuttosto di un altro, piazzava sul percorso del Tour degli ostacoli studiati in modo perfido. Chiedete a Bugno e Chiappucci come facevano gli organizzatori di allora per spianare la strada a Indurain. Piazzavano un prologo e due crono piatte da 60 chilometri e poi potevi fare le imprese che volevi in montagna, che tanto il passivo era pressoché insormontabile.

Indurain vinse cinque Tour, andando forte in salita, ma schiantando ogni anno i rivali nelle crono
Indurain vinse 5 Tour, schiantando i rivali nelle crono. Alle sue spalle nella foto, l’indimenticato fotografo italiano Sergio Penazzo
Indurain vinse cinque Tour, andando forte in salita, ma schiantando ogni anno i rivali nelle crono
Indurain vinse 5 Tour, schiantando i rivali nelle crono. Alle sue spalle nella foto, l’indimenticato fotografo italiano Sergio Penazzo

Dalla parte dei vincitori

Il Tour è sempre stato dalla parte dei vincitori, oppure li ha sempre resi imbattibili disegnando percorsi su misura. Il gigante spagnolo ha avuto campo libero per cinque anni. Poi decisero di aprire il ciclo di Ullrich, secondo nel 1996 e primo nel 1997. Però fecero male i conti e si trovarono tra i piedi quel genio di Pantani che, nonostante le crono interminabili, lo mise al tappeto con un paio di giornate ben fatte in montagna.

A quel punto battezzarono la ruota di Armstrong. Pantani in qualche modo se lo tolsero dai piedi e per sette stagioni si consegnarono all’americano, che era tanto più forte da non avere bisogno di percorsi su misura.

Dopo gli anni di Sky e del solo Nibali che trovò l’estro e il coraggio per interromperne la serie, la stessa superiorità adesso ce l’ha Pogacar, senza che si provi a rendergli la vita difficile con tracciati per lui meno comodi (posto che poi esistano davvero!). Eppure in Francia ora si dibatte sulla possibilità che Pogacar possa non farcela a centrare il quinto Tour.

Nel 1998 Pantani riuscì a spezzare il filotto della Telekom e chissà che non ci sarebbe riuscito anche con Armstrong…
Nel 1998 Pantani riuscì a spezzare il filotto della Telekom e chissà che non ci sarebbe riuscito anche con Armstrong…

L’insidia del Col de Sarenne

E’ quello che emerge leggendo gli articoli che L’Equipe ha dedicato alla Grande Boucle dopo la presentazione dell’edizione 2025 (la foto di apertura è di A.S.O./ Maxime Delobel).

«L’unico momento in cui potrebbe essere in difficoltà – dice Thierry Gouvenou, direttore tecnico del Tour – è durante la penultima tappa, quando affronteremo le salite più lunghe in alta quota. Con il Col de Sarenne, che è accidentato e non molto scorrevole, non potrà avere una giornata negativa, perché potrebbero volare minuti. Lo abbiamo già visto cedere in passato sulle lunghe salite, sul Granon e il Col de La Loze, ma la speranza è minima».

«Ogni volta che c’è una vetta importante – è il controcanto di Prudhomme – Pogacar vuole vincerla. Quindi immagino che quando vedrà l’Alpe d’Huez due volte, vorrà conquistarla, come i più grandi. Come Hinault insieme a LeMond, ma saranno passati quarant’anni. Non è un’impresa da poco».

Tadej Pogacar, Col du Granon 2022
Nonostante quanto detto da Gouvenou, il Pogacar attuale è ben più solido di quello che perse la maglia sul Granon nel 2022
Nonostante quanto detto da Gouvenou, il Pogacar attuale è ben più solido di quello che perse la maglia sul Granon nel 2022

I Pirenei spuntati

Sarebbe interessante entrare nelle stanze segrete e scoprire quanto la quinta vittoria di Pogacar piaccia agli sponsor del Tour e quanto siano tutti interessati che lo sloveno possa ottenerla e poi proseguire fino a cancellare le sette macchie di Armstrong.

Raccogliendo pareri qua e là, i giornalisti de L’Equipe evidenziano come lo stesso Christian Prudhomme abbia fatto notare che i Pirenei in avvio, poco dopo il via da Barcellona, sarebbero potuti diventare già un momento decisivo e per questo si è deciso di non spingere troppo sul gas. 

«Volevamo che il Tour – dice – andasse in crescendo. Abbiamo scelto di non renderlo subito difficile, anche se andremo sul Tourmalet. Volevamo che ci fosse una progressione attraverso i cinque massicci: Pirenei, Massiccio Centrale, Vosgi, Jiura e Alpi, con una penultima tappa con 5.600 m di dislivello. Qualunque sia la situazione, tutto può essere capovolto il giorno prima dell’arrivo finale».

E qui però sorge un dubbio: si punta allo spettacolo oppure allo stesso esito finale, con l’accortezza di chiudere il discorso soltanto alla fine e non nella seconda settimana?

Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l'oro olimpico?
Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l’oro olimpico?
Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l'oro olimpico?
Quanto sarebbe grande la suggestione di Evenepoel che si gioca il Tour in una crono a Parigi dopo l’oro olimpico?

Un occhio per Remco

Che cosa avrebbe fatto a questo punto il disegnatore con le mani libere? Avrebbe sfogliato la rosa dei partenti e si sarebbe reso conto che uno come Remco Evenepoel va utilizzato meglio. Non puoi consegnarlo alla sconfitta proponendogli percorsi che non gli si addicono. E allora, memore della crono dei mondiali, avrebbe messo sul percorso non solo la cronosquadre di 19 chilometri in partenza, ma altre due cronometro individuali ben più sostanziose dei 26 chilometri previsti nella terza settimana.

Una il martedì della seconda settimana, l’altra a Parigi. Avrebbe così dato a Evenepoel la possibilità di prendere vantaggio prima delle salite e messo Pogacar nella condizione di affrontare le montagne di rimonta. La resa dei conti finale nella cornice di Montmartre e dei Campi Elisi sarebbe stata irresistibile.

«C’è stato un vero cambiamento dal 2019 – dice Prudhomme – quando i corridori hanno iniziato a sfruttare quasi ogni salita, attaccando da ogni punto. Ovviamente, per l’organizzatore, non è il vincitore che conta, ma che ci sia una lotta il più a lungo possibile e che ci sia suspense».

Il 24 luglio 1989, la crono di Parigi ribaltò il Tour, consegnando la vittoria a Lemond per 8″. Il suo distacco da Fignon era di 50″
Il 24 luglio 1989, la crono di Parigi ribaltò il Tour, consegnando la vittoria a Lemond per 8″. Il suo distacco da Fignon era di 50″

La sensazione è che non sia così e che si sia voluto mantenere il solco fra Pogacar-Vingegaard e gli altri. Avere una crono a Parigi come quella che consegnò il Tour a Lemond per 8 secondi su Fignon nel 1989, ma all’indomani della doppia Alpe d’Huez, potrebbe cambiare tutto o celebrare ancora una volta la grandezza di Pogacar. Ma forse la possibilità di veder vacillare il vincitore predestinato è un rischio troppo grande nell’anno che potrebbe consegnarlo alla storia.

Alessandro Covi, UAE Team Emirates 2025

Dal primo all’ultimo giorno: il viaggio in UAE di Covi

24.10.2025
6 min
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I giorni di vacanza di Alessandro Covi sono iniziati con una piccola operazione, infatti il corridore di Taino una volta parcheggiata la bicicletta al termine della Veneto Classic ha tolto il dente del giudizio. Un intervento semplice e rapido, che però ha dovuto attendere la fine della stagione agonistica per essere effettuato. Ora è alle prese con la convalescenza e tutto procede serenamente. 

«Mi sono rivolto a Stefano Speroni, il dentista del Giro d’Italia – racconta Alessandro Covi – abita vicino a casa dei miei genitori, così ne ho approfittato per fermarmi da loro e togliere il dente del giudizio. Mi aveva dato un po’ di fastidio in un paio di momenti durante l’anno, la scelta migliore è stata di aspettare e toglierlo una volta finite le gare».

Alessandro Covi, Veneto Classic 2025
La Veneto Classic dello scorso 19 ottobre è stata l’ultima corsa in maglia UAE per Covi
Alessandro Covi, Veneto Classic 2025
La Veneto Classic dello scorso 19 ottobre è stata l’ultima corsa in maglia UAE per Covi

Un inverno diverso

Il periodo di stacco per Alessandro Covi non sarà tanto differente rispetto agli altri anni, a breve partirà per le vacanze e poi una volta tornato sarà il momento di ripartire con gli allenamenti. Ma la grande differenza sarà che dopo sei stagioni lascerà il UAE Team Emirates per vestire la maglia della Jayco AlUla. Negli ultimi mesi ha avuto modo di metabolizzare una scelta partita qualche mese fa e che si è concretizzata e lo ha messo davanti alla voglia di ripartire verso nuovi obiettivi.

«Mi sono goduto ogni singola gara nell’ultimo mese e mezzo – dice Covi – perché in tutte le occasioni c’era qualcuno da salutare, compagno o membro dello staff, che poi non avrei rivisto. Anche ora arrivano continuamente chiamate da tante persone giusto per un saluto. Alla fine il lavoro non cambierà, ci vedremo in gruppo, però è finito qualcosa che è stato davvero bello. Però più che le corse, il bello lo fanno i momenti passati insieme fuori. Quando vai a una gara ci sono quelle quattro o cinque ore in bici, ma ne facciamo almeno quarantotto tutti insieme. Sono quelli i momenti che ricordi con maggiore gioia e che creano legami profondi».

Il Puma di Taino ha contribuito alla stagione record della UAE con due successi, questa la vittoria di tappa alla Vuelta Asturias
Il Puma di Taino ha contribuito alla stagione record della UAE con due successi, questa la vittoria di tappa alla Vuelta Asturias
C’è qualcuno che ti porterai nel cuore?

Tutti, perché lavori e crei un legame con ogni membro del team. La cosa bella è che addirittura qualcuno di loro lo ritroverò anche in Jayco. L’elenco delle persone è davvero infinito.

Come ci si saluta dopo sei anni?

Con grandi abbracci e sorrisi, non è un funerale. Quello che ci unisce è un grande affetto reciproco e la felicità di aver passato dei bei momenti insieme. Mi mancheranno tutti quelli che lascio in UAE. 

Alessandro Covi, Isaac Del Toro, UAE Team Emirates 2025
Nella restante parte della stagione Covi ha affiancato spesso Del Toro nei suoi successi
Alessandro Covi, Isaac Del Toro, UAE Team Emirates 2025
Nella restante parte della stagione Covi ha affiancato spesso Del Toro nei suoi successi
Lasci la squadra numero uno al mondo, dopo una stagione da record di vittorie. 

E’ stato bello far parte di questa trasformazione che ci ha portati ad essere la miglior squadra del mondo. Anno dopo anno siamo cresciuti, è vero, ma a inizio stagione non pensavamo di poter fare così bene. Dall’interno è stato un viaggio interessante, nel quale ho scoperto cosa vuol dire avere una mentalità vincente e correre per cercare il massimo risultato. Abbiamo messo insieme 96 vittorie (l’ultima nella notte con Del Toro che ha conquistato i campionati nazionali messicani, ndr). 

E’ un momento storico del ciclismo…

Vero, e sono orgoglioso di aver preso parte a questa annata e di aver contribuito al conteggio con due vittorie. Anche se la mia firma è in almeno altre trenta, perché sono stato presente in 15 dei sedici 16 di Del Toro. Pogacar l’ho vissuto di più fuori dalle gare, visto che entrambi viviamo a Montecarlo ed è capitato di allenarci insieme. 

Il lavoro di Covi a supporto dei compagni è stato prezioso in questa stagione dei record
Il lavoro di Covi a supporto dei compagni è stato prezioso in questa stagione dei record
Li hai visti da vicino, cosa li accomuna?

Hanno entrambi una mentalità vincente, Pogacar è il numero uno della storia probabilmente. E la cosa incredibile è quanto sia spensierato. Vive alla leggera nonostante il mondo che lo circonda sia frenetico. Un’altra cosa che accomuna Pogacar e Del Toro è la voglia di vivere una vita normale, senza pressioni. In Del Toro riconosco un talento simile a quello di Pogacar, anche se ora Tadej è ancora un gradino sopra. 

Cosa ti ha impressionato maggiormente di Del Toro?

La sua crescita è stata esponenziale in queste due stagioni. Però la cosa che mi ha colpito di più è come si comporta con i compagni, è sempre disponibile, sorridente e gentile. Anche su questo lato lui e Pogacar sono molto simili. Figuratevi che una volta Tadej mi ha anche tirato una volata, per farvi capire quanto sia umile e disponibile. 

Alessandro Covi, Saudi Tour 2020, UAE Team Emirates
Saudi Tour 2020, la prima gara in maglia UAE per Alessandro Covi
Alessandro Covi, Saudi Tour 2020, UAE Team Emirates
Saudi Tour 2020, la prima gara in maglia UAE per Alessandro Covi
Quando?

Alla Vuelta Andalucia del 2023. Aveva vinto tre tappe su quattro e nella frazione conclusiva doveva essere lui a fare la volata finale. Pogacar nella riunione sul bus, mentre parlavamo della tattica in corsa ha detto: «Oggi facciamo la volata per il Puma (il soprannome di Covi, ndr)». Così nel finale hanno fatto il treno prima Pogacar e poi Wellens per lanciarmi. Sono arrivato secondo alle spalle di Fraile, è stata la sua ultima vittoria in carriera. Scherzando a volte gliela ricordo.

Quanto porterai in Jayco in questi sei anni?

Penso un’infinità di cose e tutto quello che ho imparato lo metterò a disposizione del team. Spero di avere anche più spazio per me e di poter diventare un buon corridore, a 27 anni è il momento giusto. 

Che ricordo hai del Covi che passa dall’essere un under 23 al far parte del UAE Team Emirates?

Ero già entrato in orbita UAE nel 2018, quando correvo in Colpack e andai a fare uno stage da loro. La formazione bergamasca era una specie di vivaio della UAE Emirates, che poi era la ex Lampre. Ricordo il giorno in cui ho firmato, sono andato al magazzino del team insieme a Bevilacqua e ho incontrato Gianetti e Saronni

Alessandro Covi, Murcia 2022, UAE Team Emirates
Vuelta Ciclista a la Region de Murcia 2022, Covi vince la sua prima gara da professionista davanti a Trentin
Alessandro Covi, Murcia 2022, UAE Team Emirates
Vuelta Ciclista a la Region de Murcia 2022, Covi vince la sua prima gara da professionista davanti a Trentin
Un impatto grande?

Immenso, da piccolo ero tifoso della Lampre e conoscevo i corridori per nome e fama. Entrare a far parte di quella squadra fu un onore immenso, ricordo che ai primi ritiri e gare avevo quasi timore nell’approcciarmi a quei campioni. A cena non sapevo dove sedermi, da qualsiasi parte mi girassi ero circondato da grandi corridori: Rui Costa, Kristoff, Ulissi, Gaviria, Aru…

Hai già messo il naso nel mondo Jayco?

Non ancora, c’erano le visite mediche della squadra il giorno dopo il Lombardia ma io ero impegnato in corsa alla Parigi-Tours (terminata al decimo posto, ndr). Avrò modo di farlo nei primi ritiri dell’anno, a novembre.

La crescita di Urska Zigart, uscita dall’ombra di Tadej

La crescita di Urska Zigart, uscita dall’ombra di Tadej

23.10.2025
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Europei di Ronse. Tadej Pogacar conclude la sua ennesima cavalcata trionfale e i fotografi presenti sul posto, come anche gli operatori Tv, inquadrano i suoi compagni che gli si fanno intorno per congratularsi, ma poi lasciano spazio alla ragazza bionda che va ad abbracciarlo. A Urška Zigart però il ruolo di compagna del campione vincitutto ormai va stretto perché parliamo di una ciclista che nel frattempo ha trovato la sua dimensione.

Questa, per la ventottenne di Slovenska Bistrica, è stata sicuramente la stagione migliore come quantità di risultati, soprattutto dall’estate in poi, con ben 5 podi, un Romandia corso da protagonista e una top 10 sfiorata agli stessi europei, quand’era Tadej quello all’arrivo ad aspettarla.

Il bacio fra Urska e Tadej al suo arrivo a Ronse, replicando una settimana dopo quanto avvenuto a Kigali
Il bacio fra Urska e Tadej al suo arrivo agli europei, replicando una settimana dopo quanto avvenuto a Kigali
Il bacio fra Urska e Tadej al suo arrivo a Ronse, replicando una settimana dopo quanto avvenuto a Kigali
Il bacio fra Urska e Tadej al suo arrivo in Francia, replicando una settimana dopo quanto avvenuto a Kigali

«All’inizio non sembrava un granché – afferma la slovena parlando della sua annata – ma quando sono tornata alle gare dopo essermi ripresa dall’influenza a maggio, ho finalmente trovato la giusta onda e sono riuscita a cavalcarla fino alla fine della stagione. Ho ottenuto alcuni ottimi risultati in questi ultimi due mesi, ma penso sia importante anche che abbia iniziato a divertirmi di più a gareggiare e questo conta più di ogni altra cosa».

Da giugno hai ottenuto 13 top 10: in che cosa pensi di essere migliorata per arrivare a tanto?

Penso che il potenziale ci sia sempre stato, quindi in termini di allenamento o numeri non è cambiato molto. Sono sempre stata molto professionale nel mio approccio al ciclismo. Ma ciò che è cambiato è il modo in cui vedo le gare ora, come il mio team AG Insurance Soudal mi vede nella squadra. Insieme siamo riusciti finalmente a ottenere il meglio da me anche in termini di risultati. Spero di poter ancora migliorare e continuare a ottenere buoni risultati l’anno prossimo.

Soudal la slovena ha trovato più spazi e maggiore supporto alle sue ambizioni
Alla Ag Insurance Soudal la slovena ha trovato più spazi e maggiore supporto alle sue ambizioni
Soudal la slovena ha trovato più spazi e maggiore supporto alle sue ambizioni
Alla Ag Insurance Soudal la slovena ha trovato più spazi e maggiore supporto alle sue ambizioni
Quale pensi sia stato il risultato più importante per te quest’anno?

E’ molto difficile scegliere, perché sono stati tutti importanti per motivi diversi. Forse la prima tappa del Giro di Svizzera è stata fondamentale per aprirmi gli occhi sull’essere lì con i più grandi nomi del ciclismo femminile. Il Giro di Romandia è stato ovviamente il più vistoso, affrontato con determinazione, ma anche con una calma e una disinvoltura che non avevo mai provato prima in una gara. Alla fine ovviamente cambierei alcune cose ora, ma ha anche acceso un fuoco dentro di me per perseguire ciò che è possibile in futuro.

Ti vedi meglio nelle corse di un giorno o nelle corse a tappe?

Sicuramente nelle corse a tappe, perché penso che uno dei miei punti di forza sia avere un buon recupero giorno dopo giorno.

Il podio finale del Romandia, con la Zigart a sinistra, battuta dalla Chabbey per 7"
Il podio finale del Romandia, con la Zigart a sinistra, battuta dalla Chabbey per 7″
Il podio finale del Romandia, con la Zigart a sinistra, battuta dalla Chabbey per 7"
Il podio finale del Romandia, con la Zigart a sinistra, battuta dalla Chabbey per 7″
Quanto ha influito il cambio di squadra sulla tua crescita?

Credo che abbia avuto un impatto notevole. A volte hai bisogno di questo cambiamento e di un ambiente nuovo, perché dopo un po’ di tempo con la stessa squadra puoi avere la sensazione di essere stato inserito in un circolo vizioso su chi è Urška e che cosa può fare, ed è difficile uscirne. Qui, in AG Insurance Soudal ho trovato un nuovo approccio sia ai miei punti deboli che ai miei punti di forza. Grazie alla fiducia, alle opportunità e agli incoraggiamenti di tutta la squadra, quest’anno sono riuscita a fare un passo avanti e a rivelare un po’ del mio potenziale agonistico.

Per la Zigart la nazionale ha un grande valore e ha sofferto la mancata convocazione per Parigi 2024
Per la Zigart la nazionale ha un grande valore e ha sofferto la mancata presenza a Parigi 2024
Per la Zigart la nazionale ha un grande valore e ha sofferto la mancata convocazione per Parigi 2024
Per la Zigart la nazionale ha un grande valore e ha sofferto la mancata presenza a Parigi 2024
I successi di Tadej stanno avendo un impatto anche sul ciclismo femminile sloveno? Ci sono più atlete?

I successi di tutti i ciclisti sloveni negli ultimi due anni hanno portato a un grande boom del ciclismo in Slovenia, anche tra le donne. Ci sono molte più donne in bici, ma purtroppo non abbiamo ancora assistito a un grande aumento nelle categorie più giovani. Ce ne sono ovviamente molti di più rispetto a quando ho iniziato, ma c’è ancora un grande divario tra i ragazzi che vogliono diventare ciclisti e le ragazze che lo vedono come qualcosa che desiderano diventare da grandi. Ci sono alcuni giovani talenti che stanno emergendo ora. Ora gareggiano di più in mountain bike, ma sono sicuro che abbiano un grande potenziale per brillare anche su strada. Non vedo l’ora di vederli crescere, perché non sono più la più giovane e c’è un bel divario tra me e i prossimi che arriveranno.

Dopo questo salto di qualità, cosa ti aspetti dal prossimo anno?

Ogni anno il ciclismo femminile fa un altro grande passo avanti, quindi spero di poter seguire questo ritmo e continuare a migliorare. Vorrei consolidare i risultati di quest’anno e, avvicinandomi a una grande vittoria, ho assaporato un po’ di ciò che posso ottenere. Abbiamo appena finito questa stagione, quindi è la prima volta che ci prendiamo un po’ di vacanza e poi, a novembre o dicembre, ci riuniremo con la squadra e faremo la giusta programmazione.

Zigart e Pogacar insieme, è il momento della ricognizione sul percorso degli ultimi mondiali
Zigart e Pogacar insieme, è il momento della ricognizione sul percorso degli ultimi mondiali
Zigart e Pogacar insieme, è il momento della ricognizione sul percorso degli ultimi mondiali
Zigart e Pogacar insieme, è il momento della ricognizione sul percorso degli ultimi mondiali
Secondo te, quanto è importante che tu e il tuo partner facciate lo stesso lavoro? E’ un vantaggio o uno svantaggio?

Ha i suoi pro e contro, ma alla fine penso che funzioni per noi. Sappiamo cosa sta vivendo l’altro nei momenti belli e in quelli brutti e possiamo supportarci a vicenda nel modo migliore. I periodi peggiori sono quelli in cui non possiamo vederci e corriamo dall’altra parte del mondo, ma ci sono anche giornate a casa in cui possiamo stare insieme tutto il tempo e fare tutte le cose insieme, perché abbiamo lo stesso lavoro.

Il Lombardia 2025, Simone Petilli

Petilli dice addio: «Un viaggio incredibile che auguro a tutti»

18.10.2025
5 min
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COMO – Il Lombardia, come tutto il mese di ottobre in generale, ha visto la conclusione di tante carriere. Storie diverse legate insieme dalla passione verso il ciclismo, uno sport che ha donato tanto a ognuno di loro. A Como, al via dell’ultima Classica della stagione, il saluto del gruppo e del pubblico ha abbracciato diversi protagonisti che negli anni si sono messi alla prova sulle strade di tutto il mondo. Tra di loro c’è anche Simone Petilli

Per lui il Lombardia è stata una corsa speciale, l’ultima come per tanti altri, ma per un ragazzo che è nato sulla sponda lecchese del lago la Classica delle Foglie Morte acquista un significato differente. Profondo. 

L’abbraccio di parenti e amici

Il pullman dell’Intermarché-Wanty è nascosto dietro gli altri, in una vietta chiusa dove il pubblico fatica ad arrivare. A qualche metro da loro ci sono i mezzi del UAE Team Emirates e la folla attende che Tadej Pogacar e il suo ciuffo scendano quei pochi gradini. Così davanti al pullman della formazione belga ci sono pochi appassionati, ma tutti aspettano l’arrivo di Simone Petilli. Il lombardo nel frattempo è al foglio firma a salutare parenti e amici. 

«Insomma – ci racconta appena tornato – è l’ultima corsa della mia carriera. Fa uno strano effetto dirlo, però sono contento di terminare questo viaggio lungo dieci anni sulle strade di casa. Probabilmente me ne renderò conto con il passare dei giorni, però sono contento e soprattutto fiero di concludere la mia carriera dove tutto è nato».

Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Ecco Petilli al foglio firma del Lombardia, pronto per le foto di rito alla sua ultima corsa in carriera
Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Ecco Petilli al foglio firma del Lombardia, pronto per le foto di rito alla sua ultima corsa in carriera
Che viaggio è stato?

Bello, non mi sono quasi reso conto di quello che ho fatto in questi dieci anni da professionista, però ne sono più che orgoglioso. Auguro tutto ciò a qualsiasi ragazzo che inizi a correre in bici, auguro anche di vincere tante corse. Ho avuto la fortuna di conoscere tanti campioni in carriera e ognuno di loro mi ha dato qualcosa. 

Chi è quello che ti ha colpito maggiormente?

Tadej (Pogacar, ndr) avendo vinto insieme a lui la sua prima corsa alla Volta Ao Algarve nel 2019. Inoltre in questi anni siamo sempre rimasti in ottimi rapporti. Ma ce ne sono tantissimi altri, come Rui Costa, Diego Ulissi, Fabio Aru. 

Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Petilli è stato uno dei due corridori dell’Intermarché a concludere il Lombardia, terminato all’87° posto
Il Lombardia 2025, Simone Petilli
Petilli è stato uno dei due corridori dell’Intermarché a concludere il Lombardia, terminato all’87° posto
Un aggettivo per ognuno di loro?

Dei campioni veri, direi: incredibili. 

E per Simone che viaggio è stato? 

Forse avrei augurato a me stesso sicuramente qualche risultato in più e qualcosa di meglio. Però se potessi tornare indietro non cambierei nulla perché grazie a questi dieci anni sono diventato quello che vedete oggi. Mi sono formato, ho accumulato tantissima esperienza e sono felice di questo

Vuelta Espana 2025, Simone Petilli, Fabio Aru
Vuelta 2025, Simone Petilli insieme a Fabio Aru, i due hanno corso insieme al UAE Team Emirates nel 2018 e nel 2019
Vuelta Espana 2025, Simone Petilli, Fabio Aru
Vuelta 2025, Simone Petilli insieme a Fabio Aru, i due hanno corso insieme al UAE Team Emirates nel 2018 e nel 2019
Cosa ti hanno donato questi dieci anni?

Tantissime persone, amici, campioni e soprattutto a non mollare mai. Non c’è un momento particolare, ho tantissimi ricordi piacevoli. Il ciclismo in questi anni è cambiato tanto, sono tutti più professionali e il livello medio si è alzato parecchio. D’altro canto devo ammettere che lo spettacolo che viene offerto agli spettatori sulle strade e a casa è aumentato parecchio. Ogni corridore merita dei sinceri complimenti, siamo tutti parte di questo progresso. 

Hai già pensato al post carriera?

Vorrei rimanere nell’ambiente. Ho studiato Scienze motorie e Scienze tecniche dello sport all’università, quindi mi vedrei bene in un ruolo di preparatore o coach. 

Volta ao Algarve 2019, Pogacar vince la sua prima corsa da pro’, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
Volta ao Algarve 2019, Pogacar vince la sua prima corsa da pro’, l’abbraccio con Petilli è l’inizio della storia
Qual è anche un po’ la filosofia che ti piacerebbe seguire?

Vorrei unire le mie esperienze da corridore a quello che ho studiato sui libri. Insomma, mettere insieme teoria e pratica, aspetto che nel ciclismo di oggi è fondamentale e che non tutti hanno. 

Com’è stato correre e studiare insieme?

Ho capito cosa c’è dietro un allenamento, una performance e questo mi ha dato una mano nel corso degli anni. Pedalare e studiare mi ha permesso di capire e di riuscire a distrarmi nei momenti in cui ero maggiormente sotto pressione. Capire quello che stavo facendo mi ha permesso di avere una prospettiva differente. 

Simone Petilli è stato un riferimento per i giovani italiani della Intermarché-Wanty, qui insieme a Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Simone Petilli è stato un riferimento per i giovani italiani della Intermarché-Wanty, qui insieme a Francesco Busatto (foto cycling media agency)
Quando hai annunciato il ritiro tanti tuoi compagni, soprattutto i giovani come Gualdi, Busatto e altri hanno avuto parole di stima per te, che rapporto hai creato con loro?

Bellissimo. Ho sempre tenuto a trasmettere la mia esperienza ai più giovani, quindi sono fiero di quello che ho fatto e mi è piaciuto il ruolo che ho ricoperto in questi anni. E voglio continuare a trasmettere ai questa conoscenza, magari in un’altra veste. 

La corsa che ti porti nel cuore?

Giro d’Italia, Lombardia e Strade Bianche.

Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025

Storer e un altro passo verso i grandi: «Tosatto mi fa sognare»

17.10.2025
5 min
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La stagione di Michael Storer è appena finita, il corridore australiano arrivato in Europa qualche anno fa per diventare un professionista si è poi stabilito a Varese. Quando risponde al telefono il suo italiano perfetto ci fa dimenticare di aver davanti un atleta partito da così lontano. Anche l’addetta stampa della Tudor Pro Cycling ci ha guardato sorridendo quando nelle interviste al termine del Lombardia lo scalatore della terra dei canguri rispondeva alle domande in un italiano che farebbe invidia a molti che qui ci sono nati.

Il terzo gradino del podio al Giro di Lombardia è il premio finale per una stagione corsa sempre ad alti livelli. Accanto a lui c’erano Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, i due protagonisti di questo mese di settembre. Storer. all’interno della zona mista camminava un po’ timidamente tra tutti i giornalisti e intanto rispondeva alle loro domande con la calma alla quale ci ha abituati da tempo.

«E’ stata una bella esperienza – racconta – e sapevo di stare bene. Quest’ultimo mese di gare ho raccolto parecchi risultati positivi, a partire dal podio al Giro della Toscana. Al quale è seguita la vittoria al Trofeo Pantani, la prima in carriera in una gara di un giorno».

Podio Lombardia 2025, Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Michael Storer
Il terzo posto al Lombardia è il miglior piazzamento in una Classica Monumento per Michael Storer
Podio Lombardia 2025, Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Michael Storer
Il terzo posto al Lombardia è il miglior piazzamento in una Classica Monumento per Michael Storer
Pensavi di poter chiudere così bene la stagione, con un podio in una Monumento?

Sapevo che al Giro dell’Emilia e al Lombardia avrei avuto delle buone occasioni. Sinceramente avevo in testa di raggiungere la top 10 al Lombardia, al massimo la top 5. Poi il mio diesse, Matteo Tosatto, mi ha detto di guardare più in alto ancora, che il podio ha tre gradini e l’ultimo sarebbe stato in palio. Mi sembrava un po’ esagerato, però poi alla fine ci sono salito davvero. 

E cosa ti ha detto Tosatto?

«Te l’avevo detto!». Lui certe cose le vede, è dura averlo come diesse perché non si accontenta mai (ride, ndr), mi spinge a dare sempre il massimo e a volte serve. Dice che mi accontento troppo ed è vero. Lui mi fa sognare di più, nelle corse si crea sempre l’occasione. 

Il Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Michael Storer
Una volta che Pogacar ha attaccato, Storer è stato l’unico capace di seguire il ritmo di Evenepoel in salita
Il Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Michael Storer
Una volta che Pogacar ha attaccato, Storer è stato l’unico capace di seguire il ritmo di Evenepoel in salita
Che effetto ti ha fatto salire sul podio al Lombardia?

Ero emozionatissimo. Non pensavo di riuscire a raggiungere tale risultato in una Classica. Il Lombardia è l’unica Monumento che si avvicina alle mie caratteristiche e non è semplice centrare la giusta occasione quando corri una volta all’anno su certi palcoscenici. 

Hai messo un altro mattoncino nella tua crescita? 

Quest’anno ho avuto modo di migliorare molto anche nelle corse di un giorno e ho raccolto dei bei risultati che sono frutto del lavoro combinato tra allenamento e mentalità. Non rivelerò mai i miei segreti (ride ancora, ndr) ma ho trovato il modo di performare al massimo in queste corse. Posso dire che sono aspetti sui quali si cresce anno dopo anno, è da tanto tempo che mi alleno con lo stesso preparatore. Abbiamo iniziato nei miei tre anni alla DSM per poi ritrovarci ora alla Tudor. 

Memorial Pantani 2025, Michael Storer, prima vittoria in carriera nelle corse di un giorno
Al Memorial Pantani per Storer è arrivata la prima vittoria in una corsa di un giorno
Memorial Pantani 2025, Michael Storer, prima vittoria in carriera nelle corse di un giorno
Al Memorial Pantani per Storer è arrivata la prima vittoria in una corsa di un giorno
Hai parlato anche di mentalità…

In questi anni ho preso parte a più gare nelle quali posso lottare per vincere, prima non ero in grado di farlo. E’ un aspetto importante perché per imparare a vincere bisogna correre con quell’obiettivo in testa, ed è diverso dal fare il gregario e ogni tanto avere una chance. E’ una cosa che si impara da juniores, poi quando passi professionista è difficile continuare a farlo. Tutti guardano ai giovani che vincono subito, ma sono in due su duecento. 

Pensi di aver avuto la giusta maturazione?

E’ interessante guardare i miei risultati al Lombardia, dal 2018 al 2025 l’ho corso per sei volte e ogni anno è andata sempre meglio. E’ stata una crescita lineare.

Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025
Nel 2025 Storer ha corso Giro e Tour, dimostrando di saper reggere lo sforzo fisico e mentale di due Grandi Giri ravvicinati
Michael Storer, Tudor Pro Cycling, Tour de France 2025
Nel 2025 Storer ha corso Giro e Tour, dimostrando di saper reggere lo sforzo fisico e mentale di due Grandi Giri ravvicinati
Quest’anno hai anche corso, per la seconda volta in carriera, due Grandi Giri, pensi ti abbia dato un qualcosa in termini di crescita?

Ho corso al Giro d’Italia e poi al Tour de France, ho visto che il mio corpo risponde bene e ce la fa a preparare due corse così importanti in maniera ravvicinata. La parte più difficile è stata gestire la fatica, soprattutto al Tour dove sono andato con l’obiettivo di correre giorno per giorno. Sarebbe stato bello vincere una tappa, ma ho dimostrato di esserci. 

L’inverno lo farai a Varese o torni in Australia?

Fino al ritiro di dicembre starò in Italia, in Australia spero di tornarci per i campionati nazionali che quest’anno si corrono nella mia città, a Perth. Sarebbe bello fare anche il Tour Down Under, però non so se la squadra lo farà. In caso potrei rimanere in Australia il mese di gennaio per poi andare direttamente al UAE Tour, non torno a casa dal febbraio del 2024, sarebbe bello riuscire a incastrare gli impegni. Ormai mi sono abituato agli inverni di Varese, che stanno diventando più caldi e asciutti.

Storer ha costruito il suo cammino passo dopo passo, diventando sempre più forte sotto ogni aspetto
Storer ha costruito il suo cammino passo dopo passo, diventando sempre più forte sotto ogni aspetto
Pensi già agli obiettivi del 2026?

Ho finito la stagione contento ma non stanco e credo questo possa essere un vantaggio in vista della prossima. Mi concentrerò sulla preparazione, devo partire bene e lavorare nella maniera corretta. Sogno sempre di vincere una tappa al Giro o al Tour. Se vogliamo esagerare posso dire che mi piacerebbe ottenere un podio al Giro, ma non lo dico ad alta voce altrimenti Tosatto mi dice: «Perché non vincerlo?» (ride ancora, ndr).

Giro di Lombardia 2025, Tadej Pogacar vince a Bergamo

Pogacar sempre in fuga? La miglior difesa è l’attacco

15.10.2025
5 min
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Una stagione monumentale per Tadej Pogacar, un 2025 da record per la Uae Team Emirates-XRG. Non fosse bastato quanto visto prima di mondiali ed europei, vinti peraltro dallo stesso alieno sloveno, ecco il filotto degli ultimi 10 giorni. Dal 3 al 10 ottobre, la corazzata bianconera ha collezionato la bellezza di 8 successi, compresi la cinquina da leggenda al Lombardia di Pogi e l’acuto a Oropa di Adam Yates al Trofeo Tessile&Moda. Novantaquattro affermazioni in quest’anno solare e il numero potrebbe ancora crescere nelle ultime uscite di ottobre

Con Pogacar e Wellens, nel 2024 Baldato ha scortato l’iridato nel sopralluogo della Roubaix
Con Pogacar e Wellens, nel 2024 Baldato ha scortato l’iridato nel sopralluogo della Roubaix

La logica dietro l’attacco

Insieme a Fabio Baldato abbiamo provato ad analizzare non solo le fredde cifre, ma anche come arrivano queste vittorie, in particolare quelle del numero uno del ranking Uci. Se non fosse stata per la tenace azione del campione statunitense Quinn Simmons, il leitmotiv di sabato sarebbe stato quello di capire a che chilometro sarebbe partito Tadej. Ma perché, visto anche il suo incredibile spunto sugli arrivi esplosivi, non attende i chilometri finali e preferisce, invece, sfoderare attacchi da lontano che ricordano un ciclismo d’altri tempi. Smania di stravincere o scatto pianificato a tavolino?

«Ad una prima occhiata – comincia a spiegare Baldato – sembra che sia qualcosa di impulsivo. Se lo si analizza bene, lui parte da lontano quando non ha più compagni a disposizione. Lo si è visto anche ai mondiali. Nel momento in cui non c’è più nessuno che lo possa supportare, sa che tutti gli correrebbero contro perché è il più forte, per cui parte. E’ la logica, lui studia sempre l’attimo. Come alla Tre Valli, in cui si è mosso quando erano rimasti solo lui e Del Toro». 

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
La fuga del mondiale. Prima con Del Toro e poi da solo: secondo Baldato, per Pogacar l’attacco resta la miglior difesa
Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
La fuga del mondiale. Prima con Del Toro e poi da solo: secondo Baldato, per Pogacar l’attacco resta la miglior difesa

Infallibile dopo le sei ore

E il copione si è ripetuto anche nella Monumento che ha chiuso la stagione. Jay Vine che si scosta perché ha finito il suo lavoro e Pogacar parte ai -37 chilometri dal traguardo, col messicano pronto a far da stopper su Remco e compagnia.

«Non è che si diverta sempre a partire a 60, 70 o 80 chilometri dall’arrivo solo per dare spettacolo – prosegue il cinquantasettenne ds veneto – si tratta di un ragionamento che arriva da lui, ma che è condiviso anche da noi in ammiraglia. E’ quasi obbligato a muoversi, per evitare di essere attaccato e isolato dagli altri. Si tratta di una situazione di corsa che lo porta a questa mossa che a molti può sembrare azzardata ma che, per uno come lui, non lo è affatto».

Ciò che stupisce di più è come in queste cronometro individuali riesca a tenere testa a gruppi più o meno folti e a specialisti del calibro di Evenepoel che detiene tutti i titoli possibili delle prove contro le lancette: «Quando la corsa è di sei ore, come avviene al Lombardia, ai mondiali o agli europei, entrano in scena altre dinamiche e pesa la gestione dello sforzo in questo ampio lasso di tempo. Tadej ha una grinta e una convinzione che non hanno eguali».

Giro di Lombardia 2025, Tadej Pogacar in azione sulla salita finale di Bergamo Alta
Il lavoro con Javier Sola e la maturazione hanno permesso a Pogacar di guadagnare in efficienza e definizione muscolare
Giro di Lombardia 2025, Tadej Pogacar in azione sulla salita finale di Bergamo Alta
Il lavoro con Javier Sola e la maturazione hanno permesso a Pogacar di guadagnare in efficienza e definizione muscolare

Maniacale per ogni aspetto

Certo è che se lo scorso anno aveva colpito la vittoria delle Strade Bianche con l’attacco da così lontano, quest’anno è diventato il marchio di fabbrica dei sigilli di Tadej nelle classiche: un aspetto su cui si è concentrato molto tanto lo scorso inverno.

«Lui lavora molto col suo allenatore personale, Javier Sola – prosegue Baldato – Tadej guarda, studia e prepara le corse nel minimo dettaglio. Javier gli dà le basi, ma poi sappiamo che tutti gli anni migliora. Il suo segreto è che al termine di ciascuna stagione fa tesoro di quello che ha fatto di buono e perfeziona quello che ha sbagliato. L’esperienza e gli anni di lavoro ti portano a capire quello che è meglio fare per alzare ancora il livello».

Da ex corridore e grande amante delle Monumento, Baldato stesso resta a bocca aperta nel vedere il continuo progresso del campione che si trova a guidare: «L’impegno e la costanza che mette ogni giorno sono qualcosa di straordinario. E’ un fenomeno, ma non si siede sugli allori ed è maniacale in qualunque aspetto. Dal mangiare all’allenarsi, fino alla vita quando non è in gara. Finché fa così, è imbattibile. L’aspetto che più affascina è che sta diventando sempre di più un uomo da classiche, dando spettacolo anche sul pavé, che è sempre stato il mio terreno prediletto quando correvo».

Parigi Roubaix 2025, Urska Zigart, Tadej POgacar
Il bello di Pogacar? Il divertimento. Dopo la prima Roubaix, sul prato del velodromo ha raccontato la corsa alla sua compagna
Il bello di Pogacar? Il divertimento. Dopo la prima Roubaix, sul prato del velodromo ha raccontato la corsa alla sua compagna

Nuovo assalto alla Roubaix

E a proposito di pietre, ecco che l’obiettivo del 2026, per Baldato, non è così irreale: «Non mi sono stupito a vederlo salire sul podio alla prima Roubaix, perché già in allenamento avevo visto quanto andava forte, anche se farlo al primo tentativo e senza esperienza pregressa, è qualcosa di superlativo. Il Fiandre l’ha vinto al secondo tentativo, vediamo che combinerà. Gli obiettivi chiedeteli a lui, ma io ci spero perché dovrei essere lì a guidarlo. Lo valuterà coi manager e con Matxin, ma credo che sia bello che l’ultima parola spetti a Tadej e lo squadra lo assecondi nei suoi desideri».

Nel 2025, per puntare su Sanremo e Roubaix, Pogacar ha rinunciato a Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza che aveva disputato nelle annate precedenti, riducendo i giorni di corsa per assecondare la voglia di dare spettacolo nelle Monumento. «Alla fine dell’anno, va a fare una sessantina di giorni di gara – spiega ancora Baldato – mentre noi abbiamo corridori che ne fanno anche 80-85. Però lui pianifica tutto e lo fa al meglio».

Tadej Pogacar e Remco Evenepoel, Europeo 2025

Come deve lavorare Remco per chiudere il gap su Pogacar?

14.10.2025
6 min
Salva

«Non sono mai riuscito a tenere così a lungo un attacco di Pogacar». Così Remco Evenepoel dopo il Campionato Europeo. Quel giorno, sulla salita più lunga, il belga si era messo a ruota dello sloveno e poi, dopo un minuto o poco più, si è letteralmente spostato. L’altro giorno, al Giro di Lombardia, non ha neanche provato a rispondere all’affondo di Tadej Pogacar: «Il ritmo era già alto da troppo tempo», ha detto ancora Remco.

Allora viene da chiedersi come potrà fare Evenepoel a contrastare Pogacar. E su quali percorsi? Su che tipo di salite? Perché, se le cose stanno così, anche una Liegi-Bastogne-Liegi con côte lunghe come Rosier o Redoute, o al limite anche Roche-aux-Faucons, diventa un terreno proibitivo. Va bene una Sanremo? Una Freccia del Brabante? Ne abbiamo parlato con il preparatore Pino Toni.

Toni 2022
Il coach toscano, Pino Toni oggi lavora sia con i giovani che con i professionisti
Toni 2022
Il coach toscano, Pino Toni oggi lavora sia con i giovani che con i professionisti
Pino, partendo dalla frase tra il soddisfatto e il rassegnato di Remco sull’essere riuscito a tenere Pogacar tanto a lungo, dove lo può sfidare?

Remco è un “animale da gara” particolare, non è il solito campione. In quell’intervista, fatta a un giornale belga, ha detto anche di sentirsi vincente e lo è, anche di testa. Corre sempre per vincere, ma secondo me soffre un po’ Pogacar e soprattutto soffre molto di più la sconfitta rispetto a lui.

Chiaro…

Io sono convinto che Pogacar sia anche un pochino più forte di lui mentalmente. Tadej sa trasformare i momenti di difficoltà in stimolo, per lavorare ancora meglio.

Ma in cosa consiste lavorare meglio? Questo dovrebbe valere anche per Remco…

Lavorare meglio significa continuare a fare quello che fai se sei Pogacar, perché gli altri sono ancora un po’ lontani da lui. E lo sono a ogni livello. Riguardo a Remco, mi stupisce che cambiando squadra non abbia voluto cambiare anche lo staff.

Perché ti stupisce?

Perché un atleta non deve restare nella comfort zone. Deve sempre trovare nuovi stimoli. Se sei un vincente e sei intelligente, capisci che in questo momento, per vincere ancora, devi fare qualcosa di diverso. Per carità, ha fatto delle cronometro superbe, ma il suo lavoro non è solo quello. Dove, tra l’altro, è avvantaggiato da numeri aerodinamici molto migliori di Pogacar. Insomma, cambiando team avrei cambiato qualcosa di più. Mi sarei messo più in gioco.

Giro di Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Ganda
Sul Ganda ritmo altissimo da oltre 5′, Remco sa già che non ne avrà per rispondere all’imminente attacco di Tadej
Giro di Lombardia 2025, Remco Evenepoel, Ganda
Sul Ganda ritmo altissimo da oltre 5′, Remco sa già che non ne avrà per rispondere all’imminente attacco di Tadej
Però attenzione: lo stesso Remco ha dichiarato che il fatto di staccarsi di fronte agli attacchi violenti di Pogacar è un problema del suo nuovo allenatore…

Okay, il coach è nuovo, ma tutto il resto no. Bici, materiali, meccanico, il direttore sportivo che lo conosce… Si è portato dietro “la corte”.

Ma Pino, è davvero un problema del suo nuovo allenatore o anche di limiti fisiologici? Pogacar parte da una soglia aerobica pazzesca: si dice che la sua Z2 sia la Z3 alta di molti altri…

Questo è vero e va preso in considerazione. Se fa la Z2 a 320-350 watt e quindi va a 40 all’ora in condizioni di totale normalità, diventa un problema per gli altri. Anche per questo dico che Evenepoel si è portato dietro troppe persone per poter cambiare davvero. Sapendo che è in rincorsa, cioè che deve chiudere un gap, avrebbe dovuto osare di più.

Anche a costo di andare più piano?

Sì, anche a costo di andare più piano. Se poi quella strada fosse stata sbagliata, almeno ci aveva provato. Lui, come ha detto, è un vincente. Ma una cosa è certa: se continua così, con Pogacar non vince. E se parliamo di Grandi Giri, ne ha almeno un altro davanti: Jonas Vingegaard.

Remco Evenepoel, Paul Seixas, Europei 2025
Europei 2025: dopo aver tentato di resistere all’attacco di Pogacar, Remco recupera e aspetta il gruppetto di Seixas
Remco Evenepoel, Paul Seixas, Europei 2025
Europei 2025: dopo aver tentato di resistere all’attacco di Pogacar, Remco recupera e aspetta il gruppetto di Seixas
Almeno?

Almeno, perché ci sono ragazzini che stanno crescendo forte. Il francesino Paul Seixas è ancora un po’ immaturo, ma è un fenomeno. Più fenomeno di tutti questi, a livello di precocità. E poi, uno come Joao Almeida, anche se ha valori inferiori, ha mostrato più solidità, mentre Remco ha ancora un modo di gestire la corsa un po’ particolare nei Grandi Giri: ha ancora dei vuoti di una giornata.

Pino, quale può essere attualmente un terreno di sfida, un punto di incontro tra i due? Quale tipologia di corsa?

Nelle gare di un giorno li vedo abbastanza alla pari un po’ in tutti i tipi di percorso. Consideriamo che non sono macchine, ci sono i giorni migliori e quelli peggiori. Poi certo, se ci sono salite lunghe…

Al Lombardia neanche ha risposto, all’Europeo invece si è proprio spostato, come se fosse scattato l’allarme rosso. Perché?

Perché aveva capito che poco dopo sarebbe saltato. Il problema di questi sforzi è che se eccedi di pochi secondi, recuperi in un determinato tempo. Se invece eccedi troppo, ti serve molto di più per recuperare. E alla fine, pur spostandosi, Remco e gli altri inseguitori dopo la salita non erano lontanissimi. Il fatto è che poi Pogacar si è regolato sul loro passo. Non era mica a tutta. Uno così, ragazzi, non si è mai visto.

Da preparatore, se tu fossi il coach di Evenepoel, lo faresti lavorare di più sul fuorigiri o prima alzeresti il VO2 Max?

Per dire come lavorare con una persona, la devi conoscere davvero bene. Devi avere i dati per capire quali sono i suoi limiti. Da quello che posso dire da fuori, lavorerei sull’intensità, sulla capacità massima di prestazione.

Potendo ingerire grandi quantità di carbo, in parte “viene meno” il concetto di endurance
Potendo ingerire grandi quantità di carbo, in parte “viene meno” il concetto di endurance
Perché?

Alla fine ciò che conta è la resistenza. Con i nuovi tipi di alimentazione puoi integrare fino a 120 grammi l’ora di carboidrati, qualcuno è arrivato anche a 140, e in questo modo il concetto di endurance cambia. Chiaramente stiamo parlando di atleti dotati, con valori fuori dal comune e molto economici nella loro azione. Proprio per questo motivo, se fossi il suo coach, lavorerei sulla capacità di massima prestazione, cercando di migliorare quegli sforzi intensi che lo mettono in difficoltà.

Chiaro…

Noi prendiamo come riferimento una particolarità: Pogacar stesso. Se andiamo a vedere bene, a Remco non manca nulla. E’ l’altro che ne ha di più. Però, per avvicinarsi, andrei proprio a migliorare i valori sui 5 minuti in particolare. Ma anche sul minuto e sui 20′. Insomma, come dicevo, sulla massima prestazione. Lì Pogacar è micidiale: esprime 7 watt per chilo… dopo 5 ore di corsa!

Ma anche di più. All’Europeo l’attacco in salita è durato oltre 16 minuti, nei quali ha espresso quasi 7,3 watt/chilo…

E ci sta tutto. Vi dico, fatte le debite proporzioni, che qualche giorno fa ero a una gara di juniores e hanno fatto 14 minuti a 6,3 watt/chilo… E sono arrivati in 20 allo sprint. Questo rafforza il discorso che ormai lavorare sulle ore serve fino a un certo punto: bisogna lavorare sulla qualità. E anche i giovani che lo fanno raggiungono presto queste prestazioni. Oltretutto, se li alimenti bene, mettono sempre “benzina” nei muscoli, non vanno in crisi di fame, non entrano in catabolismo. Uno come Seixas va già così forte perché oggi non deve prima diventare economico in bici, non deve abituare il corpo a certe distanze o stress. Non ne ha bisogno. Oggi non deve essere economico.

Il Lombardia 2025, Tadej Pogacar, UAE Team Emirates-XRG

Pogacar fa 5 e saluta Majka, Evenepoel senza rimpianti

11.10.2025
5 min
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BERGAMO – Lo aveva detto Fausto Masnada ieri alla vigilia di questo Lombardia: «Il Passo di Ganda è il trampolino perfetto per Pogacar». Detto, fatto. Lo sloveno prende la rincorsa e spicca il volo verso il suo quinto Lombardia consecutivo, il record che tutti aspettavano è stato infranto e già c’è chi pensa al sesto. Quando si assapora il gusto dolce della vittoria è difficile pensare di smettere

«Ho battuto un record – racconta Pogacar in sala stampa – e ne sono felice. Dopo l’arrivo ho parlato anche con Ernesto Colnago ed è stato fantastico parlare con lui. Però continuo a sentire tanti paragoni con il ciclismo e i ciclisti del passato. Non è una cosa che mi fa sempre piacere, credo che nessuno sia felice di essere sempre accostato a qualcosa accaduto nel passato». 

Un cammino lungo 7 anni

Una mano aperta sull’arrivo, dal quale si intravede la fine della discesa che il campione del mondo affronta in totale controllo. Il maggior pensiero glielo hanno dato dei segnali spartitraffico che Pogacar ha schivato a gran velocità. Il pensiero è al suo quinto Lombardia, ma anche alla crescita che lo stesso Tadej e il UAE Team Emirates-XRG hanno avuto in questi anni

«Quando sono entrato in questa squadra nel 2019 – spiega il due volte iridato – era totalmente differente. Non dico che non fosse professionale, ma nelle ultime stagioni siamo cresciuti parecchio e in ogni dettaglio. Il primo grande obiettivo è stato il Tour de France, e lo abbiamo vinto per due volte nel 2020 e nel 2021. Poi la Visma Lease a Bike ci ha battuto nelle due edizioni successive, spingendoci a lavorare ancora più duramente. La UAE ha trovato i migliori materiali, corridori e ha scovato i giovani più promettenti».

«Dopo tanti anni – continua Pogacar – la motivazione arriva anche dal godersi la bellezza di un giro in bici. Trovare un bel posto dove allenarsi è qualcosa che dona una prospettiva differente. Anche queste sono vittorie, a modo loro, credo che nessun ciclista sia qui per vincere e basta».

Tutto come previsto

Il UAE Team Emirates ha controllato tutta la giornata, con l’aiuto della Decathlon AG2R LA Mondiale e della Red Bull-BORA-Hansgrohe nella parte iniziale. Nemmeno il vantaggio superiore ai due minuti con il quale Quinn Simmons ha approcciato la salita finale è sembrato impensierirlo. Anche se nel tratto di pianura prima della salita finale la Soudal-QuickStep ha preso in mano la situazione per chiudere il gap. 

È bastato il lavoro di Rafal Majka, all’ultima corsa della carriera, e di un immenso Jay Vine per riportare il gruppo (o quel che ne rimaneva) alla ruota di Simmons. Da lì l’assolo di Tadej Pogacar, ripercorrendo le stesse strade come due anni fa.

«Penso che questo Lombardia – dice ancora Pogacar – sia un po’ più speciale. Sapere che è stata l’ultima corsa di Rafal Majka l’ha resa unica e bellissima. E’ stato il mio mentore e il mio fratello nel ciclismo per gli ultimi cinque anni. Regalargli questa vittoria è un bel modo per salutarlo e credo che anche lui sia felice di questo grande risultato». 

Remco tra passato e futuro

Il secondo posto, come accaduto ai mondiali e agli europei è toccato a un sorridente Remco Evenepoel. Il belga quando Pogacar ha attaccato non si è messo alla sua ruota ma lo ha lasciato andare. Impossibile seguire lo sloveno, il suo distacco dal rivale, una volta superato il traguardo era di 1 minuto e 48 secondi.

«L’obiettivo a inizio giornata – spiega Evenepoel sorridente – era di avere un corridore in fuga, ed è stato bravo Pieter Serry a inserirsi. In questo modo noi altri siamo stati tranquilli in gruppo. Oggi non abbiamo sbagliato nulla, anche la mia posizione sul Passo di Ganda era corretta. Il ritmo era già elevato da alcuni minuti, quindi era questione di momenti prima dell’attacco di Pogacar. E’ stato impossibile reagire, ho trovato il mio passo e sono andato avanti. Alla fine posso solo essere felice di come ho corso nell’ultimo mese e mezzo e di come ho concluso la mia esperienza in Soudal-QuickStep. Sono felice di essere stato il capitano di questo team e di aver vinto tanto insieme. Volevo dare ancora il massimo per loro e ci sono riuscito. Gli ultimi sette anni sono qualcosa che porterò con me per il resto della mia vita. Ma penso che ora sia il momento di iniziare qualcosa di nuovo».