Sono passati cinque giorni (di gara) fra l’ultima vittoria 2023 e la prima del 2024. Dalla tappa a La Cruz de Linares della Vuelta alla Figueira Champions Classic in Portogallo. E’ iniziato così il nuovo anno di Remco Evenepoel, in perfetta solitudine e a capo di 55 chilometri di fuga solitaria. Il perfetto testimonial per la corsa portoghese, giunta alla seconda edizione (nel 2023 vinse Casper Pedersen, ugualmente della Soudal-Quick Step), nella città che ambisce a imporsi fra le destinazioni turistiche del Portogallo.
Il sindaco è stato premier del Portogallo e non stava nella pelle. Remco è stato chiamato sul podio per quattro volte, in una celebrazione che, da attore consumato, ha reso ancora più plateale con una delle sue mimiche. Ha finto infatti di prendere il telefono dalla tasca posteriore della maglia e di parlare, riattaccando poco prima di tagliare il traguardo. Che vi piaccia o no, lui è fatto così.
Quando è stato chiaro che il solo Knoxx non poteva reggere il forcing della Movistar, Evenepoel ha iniziato a pensare all’attaccoQuando è stato chiaro che il solo Knoxx non poteva reggere il forcing della Movistar, Evenepoel ha iniziato a pensare all’attacco
Sul filo dei 60
Gambe fenomenali, questo ha pensato Tom Steels a bordo dell’ammiraglia. E siccome il finale di gara si svolgeva appunto in circuito, l’allenatore della Soudal-Quick Step si è tolto il gusto di prendere i tempi nei quattro chilometri finali del penultimo giro, il settore dell’attacco.
«Li ha completati in 4’20” – ha raccontato in seguito – il suo ritmo era sempre vicino ai 55-60 all’ora. Continuo a trovare affascinante che qualcuno possa andare in bicicletta così velocemente, anche se ormai siamo abituati a Remco».
Del Toro e con lui Hirschi hanno provato a opporsi, ma invanoDel Toro e con lui Hirschi hanno provato a opporsi, ma invano
Uno sguardo e via
Chissà se Remco si è abituato a Remco, forse non ancora. Non aveva nei piani di attaccare, ma si è accorto che dopo il gran lavoro di Pieter Serry, né Cattaneo né Landa avevano una grande condizione e il solo James Knoxx non sarebbe bastato a contenere le altre squadre. Così si è guardato intorno, ha soppesato il gruppo e ha deciso di andarsene.
«Non era previsto che partissi a due giri dalla fine – volevo piuttosto aspettare l’ultima salita, ma quando ho attaccato erano rimasti solo 20-25 corridori in gruppo ed erano tutti appesi a un filo. I miei compagni cominciavano ad avere difficoltà a mantenere il ritmo molto alto che avevamo impostato. Quindi sono partito, cercando di capire se ci fosse qualcuno intenzionato a venire via con me. Se mi sono divertito? Divertirsi è una parola grossa, ma è stato un bel modo di vincere restando da solo per un giro. Ho tenuto un buon ritmo in pianura, sono andato forte in salita e ho recuperato in discesa. In questo modo sono riuscito anche a difendermi dal vento».
Che li abbia sopravvalutati o abbia voluto minimizzare il suo attacco nel tratto più duro della salita, sta di fatto che né Del Toro né Hirschi sono riusciti a prendergli la ruota. Ha attaccato sulla principale asperità della giornata, la Rua Parque Florestal (un muro di 2,3 chilometri al 7,9 per cento con tratti al 16,5), e non l’hanno più visto.
Alle spalle di Evenepoel, Vito Braet, suo compagno di squadra nel 2017 al Forte Cycling Team, e VelascoAlle spalle di Evenepoel, Vito Braet, suo compagno di squadra nel 2017 al Forte Cycling Team, e Velasco
La nuova posizione
Fra i motivi di interesse, salta all’occhio che la sua presa del manubrio sia notevolmente influenzata dalle nuove regole e dalle leve dei freni non più rivolte verso l’interno, che gli davano una penetrazione migliore.
«Le impugnature ora sono di nuovo diritte – ha fatto notare il freschissimo direttore sportivo Iljo Keisse – e questo è aerodinamicamente svantaggioso, ma non ho mai sentito Remco lamentarsene. E’ meno aerodinamico sulla bici, ma in proporzione conta più per gli avversari che per lui».
La sua stagione sarà impegnativa e Remco ha fatto capire di essere già pronto. Ha dichiarato di voler fare bene al Tour, ma che il vero obiettivo sia la doppia Olimpiade. Eppure con questa facilità di azione (il video su Instagram che mostra l’attacco è da vedere e rivedere per rendersi conto della sua forza) non ci sarà certo da escluderlo dalle corse a tappe e le classiche di qui a luglio. Forse davvero quest’anno assisteremo al duello con Pogacar sulle strade della Liegi e sarà qualcosa di maestoso.
Prima o poi forse sapremo come sarebbe dovuta finire la fusione della Soudal-Quick Step e se davvero il partner prescelto fosse la Jumbo-Visma o piuttosto il Team Ineos Grenadiers innamorato di Evenepoel. In ogni caso anche la Soudal-Quick Step, che nel corso dell’inverno ha visto partire un bel numero di corridori (Ballerini e Bagioli, per restare fra i nostri), si è ritrovata in casa un gruppo di giovani a dir poco interessanti. E se una volta i panni del talent scout per il team belga li vestiva Matxin, oggi il ruolo è di Johan Molly, che questa volta ha dimostrato di avere la vista davvero lunga. Ecco allora come lo scopritore ha descritto i suoi ragazzi, alcuni prelevati dal devo team, altri pescati fuori dopo risultati importanti.
Johan Molly è il talent scout dei giovani per la squadra belga (foto Soudal-Quick Step)Johan Molly è il talent scout dei giovani per la squadra belga (foto Soudal-Quick Step)
Gil Gelders, 21 anni
Lo scorso anno il corridore di Asse (alto 1,79 per 66 chili) ha vinto la Gent-Wevelgem U23, la Ruota D’Oro a Terranuova Bracciolini e la 2ª tappa al Giro Next Gen. Quest’anno Gelders ha debuttato con il quinto posto nella Down Under Classic.
«Gil sarebbe potuto diventare professionista lo scorso anno alla Bingoal-WB – spiega Molly – ma ha fatto la scelta giusta. E’ rimasto un anno in più nel nostro devo team e questo gli ha permesso di fare un altro grande passo. Secondo me entro un paio di anni potrebbe essere vincente nelle cinque gare Monumento. Nella Gand U23 ha attaccato per tutto il giorno, fino a quando l’ultimo corridore ha dovuto lasciare la sua ruota».
In azione sulla salita di Mount Lofty al Tour Down Under: ecco Gil GeldersIn azione sulla salita di Mount Lofty al Tour Down Under: ecco Gil Gelders
William Junior Lecerf, 21anni
Se ne è andato dal 2023 vincendo il Piccolo Giro di Lombardia. E’ uno scalatore alto 1,69 per 54 chili: leggero ma anche bravo a muoversi in gruppo. Anche lui è figlio del devo team.
«I suoi risultati – dice Molly – parlano da soli. Lo scorso anno è stato molto regolare: quarto al Giro Next Gen, quinto al Tour de l’Avenir. Non vogliamo farne un secondo Isaac Del Toro, ma William in Francia ha impressionato. E’ importante per un corridore: sembrava che migliorasse ogni giorno».
Due maglie in casa Soudal all’AlUla Tour: Lecerf la bianca dei giovani, Merlier la rossa a puntiDue maglie in casa Soudal all’AlUla Tour: Lecerf la bianca dei giovani, Merlier la rossa a punti
Luke Lamperti, 21 anni
Il corridore americano è veloce e ha una struttura importante: alto 1,80 per 74 chili. Proviene dalla Trinity Racing e in squadra lo definiscono l’erede di Jakobsen, ma si immagina che in futuro sarà più di un semplice sprinter.
«Lamperti è un ottimo corridore – conferma Molly – ma non un vero velocista. Se deve trovare la sua traiettoria in uno sprint, ha ancora qualche difficoltà. Fortunatamente in quei casi avrà accanto dei corridori capaci di portarlo perfettamente nel punto giusto e a quel punto potrà giocarsi la volata. Un tipo alla Michael Matthews, capace in prospettiva di fare bene in corse come l’Amstel e la Freccia del Brabante»
Lamperti è arrivato alla Soudal-Quick Step dalla Trinity RacingLamperti è arrivato alla Soudal-Quick Step dalla Trinity Racing
Paul Magnier, 19 anni
Prima corsa e prima vittoria, al Trofeo Ses Salines a Mallorca (foto di apertura). Gran fisico (1,87 per 70 chili), il francese che arriva come Lamperti dalla Trinity College ha fatto sorridere quando, da ex atleta della mountain bike, ha confessato di non sapere chi fosse Lefevere. Il suo risultato più eclatante del 2023 è stato il terzo posto agli europei.
«Ho avuto il primo contatto con lui da junior nel 2022 – racconta Molly – durante il Valmorey Tour. A fine anno ha svolto uno stage con noi. Volevamo inserirlo nel devo team, ma alla fine tramite Specialized è andato alla Trinity Racing. E’ un talento davvero eccezionale. Ci piacerebbe portarlo alla Liegi U23 e al Giro Next Gen, ma non so se sarà più possibile visti i risultati che ha ottenuto tra i professionisti».
Warre Vangheluwe con Bramati all’AlUla Tour: un debutto faticosoWarre Vangheluwe con Bramati all’AlUla Tour: un debutto faticoso
Warre Vangheluwe, 22 anni
Nel 2023 ha vinto la Gullegem Koerse e la Youngster Coast Challenge battendo in volata Alec Segaert dopo una fuga a due di 60 chilometri. Un metro e 89 per 79 chili, fiammingo purosangue, l’importante per lui è che la strada non sia in salita.
«Uno che non ha mai problemi a tirare per la squadra – dice Molly – ma che può anche ottenere risultati per se stesso. Se riesci a battere Segaert in quel modo, hai diritto sicuramente a un posto tra i professionisti».
Pepijn Reinderink ha vinto il campionato nazionale U23 dello scorso anno (foto Instagram)Pepijn Reinderink ha vinto il campionato nazionale U23 dello scorso anno (foto Instagram)
Pepijn Reinderik, 21 anni
Alle sue spalle ci sono due anni nel Development Team DSM. Un metro e 79 per 67 chili, lo scorso anno ha vinto la prima tappa del Trittico Ardennese e il campionato olandese U23. Va forte in salita, ma non ha esperienza sulle grandi salite, al punto che forse gli avrebbe fatto bene un anno in più in una squadra U23.
«Alla DSM– spiega Molly – Pepijn era ormai in un vicolo cieco, finché Kevin Hulsmans lo ha portato nella nostra squadra, dove l’anno scorso ha impressionato fin da subito. E’ stato prezioso per Ethan Vernon nelle due vittorie al Tour of Rwanda. A dire il vero proprio lì ha avuto una brutta caduta, ma ha tenuto duro, mentre sono certo che altri si sarebbero fermati. L’intenzione era che passasse tra i professionisti solo nel 2025, ma a causa del programma ricchissimo e dei tanti giovani che abbiamo reclutato, abbiamo deciso di prendere un corridore in più».
Siamo tornati dai mondiali di Glasgow con quei 12 secondi di differenza fra Evenepoel e Ganna, cercando di capire come avrebbe fatto l’azzurro per guadagnarli. Non abbiamo pensato minimamente che nel frattempo anche il belga si sarebbe dato da fare per aumentarli. L’ironia della sorte è che per farlo, Evenepoel e la Soudal-Quick Step hanno accanto Castelli, che con Ganna ha conquistato alcune tra le vittorie più belle e ancora lo supporta in nazionale. L’azienda di Fonzaso sa come infilarsi nel vento e scapparne a velocità doppia. E la sfida di rendere più veloce Evenepoel (e anche il nostro Cattaneo) suona davvero straordinaria.
La posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unicoLa posizione a cronometro di Evenepoel evidenzia la sua compattezza: questo lo rende unico
Compattezza non comune
Lo testimoniano le parole pronunciate qualche giorno fa da Alvin Nordell, l’americano che fa da raccordo tra squadra e azienda, con cui avevamo già raccontato la dotazione per il team belga in vista delle classiche del Nord. L’occasione è stato un comunicato al termine di una sessione nella galleria del vento del Politecnico di Milano.
«Remco rappresenta una sfida unica – dice l’americano – perché la sua posizione è così compatta e aerodinamica che la maggior parte delle soluzioni che funzionano per altri corridori non danno lo stesso risultato con lui. Siamo al livello in cui i migliori ciclisti hanno bisogno di soluzioni personalizzate. Fortunatamente, Remco ha sempre riconosciuto l’importanza di questo lavoro e dedica molto tempo ai test e al miglioramento. Insieme continueremo a renderlo sempre più veloce».
Il tema è ghiotto, queste considerazioni su Evenepoel ricordano quelle di De Rosa su Berzin nel 1994. E così abbiamo voluto vederci più chiaro e siamo tornati da Alvin Nordell, mentre fuori nevicava e per lui che arriva dal Colorado era un po’ come essere tornato a casa.
Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)Evenepoel, che il 25 gennaio compirà 24 anni, ama la ricerca sui materiali per guadagnare margine (foto Castelli)
In cosa consiste il lavoro che state facendo con Remco e la squadra?
Stiamo lavorando in galleria del vento con i vari team. Lo facciamo ormai da dieci anni e ogni volta che andiamo impariamo qualcosa in più. Proviamo cose nuove per vedere se possiamo acquisire conoscenze diverse e ovviamente Remco e la sua posizione compatta sono una sfida molto interessante. Con lui si parte dalle conoscenze che abbiamo e poi cominciamo a… giocare con alcune variabili, come i tessuti e il posizionamento, per cercare di ottenere il miglior risultato possibile.
Da dove siete partiti?
Abbiamo iniziato con il body che avevamo testato nelle ultime due stagioni nella galleria del vento e poi abbiamo apportato alcune modifiche. Alcuni nuovi modelli, alcuni nuovi tessuti e diverse variabili per vedere se potevamo guadagnare un paio di watt a suo vantaggio. Martedì è stata una giornata davvero lunga, ma siamo riusciti a mettere insieme alcune cose che lo hanno reso più veloce. Alla fine posso dire che è bello trascorrere una giornata così lunga se diventa anche produttiva. C’è stato molto duro lavoro sia da parte della squadra sia di Castelli, ma siamo riusciti nel nostro intento. Remco avrà dei body nuovi da provare per la prima cronometro della stagione.
E’ tanto diverso lavorare con un atleta alto come Cattaneo e uno compatto come Remco?
A questo punto della storia, l’aerodinamica è diventata molto specifica per il singolo corridore. Remco è molto compatto, ha pochissima superficie frontale. Quindi le cose che funzionano su di lui non necessariamente funzionano su alcuni dei corridori più grandi, più alti o magri. Al contrario, le soluzioni che abbiamo usato su corridori molto più alti e con maggiore superficie frontale non hanno funzionato su Remco. Questa fu una delle scoperte della prima volta che andammo con lui in galleria del vento. Vedemmo che non era così veloce e che una delle ragioni era la lunghezza delle maniche. Andava con quelle corte, così provammo ad allungarle fino a trovare la misura perfetta che portò il maggior risparmio.
La superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di RemcoLa superficie frontale di Cattaneo, che qui vince la crono al Polonia, è superiore rispetto a quella di Remco
Avere già lavorato con un corridore riduce le variabili anno dopo anno?
Diciamo che ci permette di avere più consapevolezze. Quando siamo andati martedì, abbiamo provato una manciata di prototipi e diverse opzioni. Abbiamo cominciato con un body che sappiamo essere veloce e poi abbiamo iniziato a provarne altri con delle piccole differenze. Specialmente con Remco, non sempre le cose che proponiamo funzionano come speriamo. Per questo abbiamo portato molte opzioni diverse e fortunatamente alla fine siamo arrivati al risparmio di qualche watt.
E’ importante accumulare dati dei vari test per arrivare a soluzioni più efficienti?
Lavoriamo con lui in galleria del vento da quando abbiamo iniziato a lavorare con il team, quindi dal 2022. A gennaio lo portammo per la prima volta e iniziammo a studiarlo. Poi lo abbiamo portato nuovamente nel 2023 e abbiamo provato ancora. Visto che quest’anno è così importante, sia con il Tour che con le Olimpiadi e si spera un altro titolo mondiale, siamo tornati in galleria questa settimana. Probabilmente ce lo porteremo ancora nei prossimi anni, per mettere a punto alcuni dettagli e andare in cerca di qualche altro watt. Un watt qui, un watt là: ormai si deve fare così.
E’ solo un fatto di forme o anche di materiali?
Entrambi, davvero. Abbiamo provato un paio di tessuti diversi solo per lui e abbiamo provato un approccio diverso, mettendo i materiali in modo diverso nella costruzione delle maniche. Poi abbiamo provato un paio di diversi disegni delle maniche con lo stesso materiale, in modo da poter confrontare cosa ha funzionato e cosa no. E’ venuto fuori che la costruzione di una manica sembrava più veloce usando un materiale o l’altro. E dopo aver passato tutta la giornata, siamo riusciti a trovare il meglio di tutto.
Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)Il test nella galleria del vento è stato fatto in assetto da gara. Solo i copriscarpe non erano nuovi (foto Castelli)
Ovviamente ha provato in assetto da gara?
Quando si va in galleria, cerchiamo di eliminare tutte le variabili. Quindi aveva tutto ciò che userà il giorno della gara. I body che dovevamo provare. La bicicletta predisposta con la ruota a disco. Il casco da cronometro. Le scarpe da gara. In realtà non ha provato i nuovi copriscarpe. Ogni volta cerchiamo di renderlo il più vicino possibile all’assetto da gara, perché sai che se cambi qualcosa, l’intero sistema può esserne influenzato.
Perché non ha provato i copriscarpe?
Perché sono abbastanza facili da mettere insieme, basta trovare i tessuti che funzionino. In realtà nel corso degli anni con Remco abbiamo provato cinque o sei diverse varianti e l’altro giorno abbiamo utilizzato i più veloci. Per farli serve comunque tempo, perché a volte i tessuti funzionano bene e altre no. Le scarpe si muovono, l’aria interagisce in modo diverso con le gambe che si muovono rispetto alle braccia che invece stanno ferme. Quindi abbiamo effettivamente trovato un tessuto per i copriscarpe e un altro per il body.
In passato hai lavorato con Ganna: è importante conoscere le caratteristiche dell’avversario per aiutare il proprio atleta?
Alla fine il nostro obiettivo è rendere Remco il più veloce possibile. Alcune cose che per lui vanno bene non hanno funzionato per Ganna e la nazionale italiana. Quindi a questo punto, proprio perché i guadagni stanno diventando sempre più risicati, si deve essere molto specifici.
Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)Evenepoel è sempre molto attento ai risultati dei test e si presta volentieri ogni volta che serve (foto Castelli)
Avete fatto mai test in galleria sulla bici da strada? Dicono che Remco abbia una posizione ugualmente redditizia…
Due anni fa, quando avevamo Fabio Jakobsen, andammo in galleria del vento per renderlo il più veloce possibile allo sprint. Quindi portammo la sua bici, il casco, l’assetto completo. Provammo cose molto diverse, perché la posizione in sella durante lo sprint è molto diversa da quella sulla bici da cronometro. Ugualmente, il modo in cui l’aria ti colpisce quando sei sulla bici da strada rispetto alla bici da cronometro è molto diverso. E posso dire che Remco ha un’ottima posizione su strada, ma è molto più aerodinamico a cronometro. Non c’è proprio paragone.
I body da gara vengono realizzati in base alla velocità media della gara. Poi è tutto un fatto di tessuti, lisi e rugosi. La galleria per le ultime prove
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CALPE (Spagna) – Una nuova Specialized SL8 per Remco Evenepoel e i suoi compagni chiaramente. Ma quella del belga ha una colorazione speciale, con quella bandiera a scacchi che tanto richiama alla velocità di Remco e al suo modo di correre all’attacco. E non mancano i colori del Belgio, di cui è campione in carica.
Non è solo estetica. Ogni inverno c’è sempre qualcosa da ritoccare e migliorare. Ed Evenepoel non è stato da meno, specie se si cambia anche il telaio. Già durante la scorsa estate, Evenepoel era passato dalla Specialized Tarmac SL7 alla SL8, con differenze sostanziali.
Tuttavia ci sono degli adattamenti. Se alcune differenze infatti sono intrinseche del telaio, come il peso (circa 150 grammi in meno tra SL7 e SL8), altre sono legate alle scelte tecniche dell’atleta. E in tal senso la novità, anche piuttosto grossa, è la lunghezza delle pedivelle.
Le pedivelle da 165 millimetri. Cosa davvero insolita per un pro’Le pedivelle da 165 millimetri. Cosa davvero insolita per un pro’
Pedivelle corte
Il talento della Soudal-Quick Step ha deciso di utilizzare pedivelle cortissime, 165 millimetri: prima aveva le 170 millimetri.
La cosa è andata così: Remco utilizzava questo set già sulla bici da crono e si trovava molto bene quando spingeva a tutta. Quindi ha voluto provare a “trasportare” la soluzione anche sulla bici da strada. Sembra che il “la” definitivo a questa prova sia stato dato dal muro finale nella crono di Glasgow, che Remco ha affrontato con grande piglio e un’ottima cadenza (e un wattaggio elevatissimo). Quindi perché non replicare su strada?
Evenepoel, ci hanno detto dallo staff del team belga, sta girando con queste pedivelle da inizio dicembre. E’ già un mese e mezzo dunque che le sta provando e i feedback cominciano ad essere attendibili. E’ lecito pensare che le terrà per tutta la stagione, visto che ci si trova bene. Ma la scelta non è definitiva.
Alla base di questa prova, oltre alle buone sensazioni, c’è anche il fatto che sulle pendenze estreme Remco non sia il dominatore assoluto come in quasi tutti gli altri settori. Questa soluzione gli consente di difendersi molto meglio, aumentando la frequenza. Insomma, può essere più agile e sfruttare meglio i rapporti come il 34, che Shimano mette a disposizione nella sua scala standard.
Sella 3D Power Pro. L’off-set leggermente avanzato e la taglia piccola, fanno sì che Remco pedali caricato sull’avantrenoSella 3D Power Pro. L’off-set leggermente avanzato e la taglia piccola, fanno sì che Remco pedali caricato sull’avantreno
Sella su…
Come conseguenza diretta, la soluzione delle pedivelle corte porta con sé altri cambiamenti, il più importante dei quali è l’altezza della sella. Con mezzo centimetro in meno di estensione (e flessione) della gamba, va da sé che qualcosa andasse rivisto. Ebbene lo staff, dopo attente verifiche, ha alzato la sella di 6 millimetri.
Perché? Primo per compensare, come detto, un giro pedale che è più corto. Secondo, perché in questo modo Remco migliora la sua efficienza. E di efficienza ci hanno parlato proprio i tecnici a Calpe.
Con pedivelle più corte e sella più alta, Remco è più stabile sulla sella anche quando è a tutta. Ne guadagna un po’ anche la respirazione, riprendendo il concetto della crono, ma soprattutto Evenepoel riesce a scendere un po’ con il busto. Anche se meno di quel che si possa pensare, come vedremo.
Il manubrio integrato Roval Rapide: 40 cm di larghezza, attacco da 120 mm per Remco (e leve nella nuova norma UCI)I cavi non prendono aria, coperti dall’inclinazione del manubrio stesso. Grande pulizia per questo setIl manubrio integrato Roval Rapide: 40 cm di larghezza, attacco da 120 mm per Remco (e leve nella nuova norma UCI)I cavi non prendono aria, coperti dall’inclinazione del manubrio stesso. Grande pulizia per questo set
Manubrio largo
A proposito di busto infatti, le soluzioni “a catena” ancora non sono terminate. E riguardano la zona del manubrio.
La SL8, a parità di misura, è più alta di qualche millimetro rispetto alla SL7, utilizzata da Remco e compagni fino a metà stagione. Nella taglia del campione belga, la 52 per esempio, il tubo di sterzo è passato dai 113 millimetri della SL7 ai 120 della SL8. E questa differenza va a compensare, in parte, l’aumento dell’altezza di sella.
Tuttavia le inclinazioni dei nuovi manubri integrati sono leggermente differenti rispetto ai precedenti set e portano ad avere un manubrio un po’ più basso. Ecco dunque che l’aumento di misura del tubo di sterzo è parzialmente compensato.
Fausto Oppici,meccanico del team, ci ha spiegato che il nuovo modello della SL è stato pensato proprio per i manubri integrati, tutti i corridori quindi non solo Evenepoel, sono passati a questa soluzione.
Altra questione legata ai set integrati riguarda le misure degli stessi manubri. Remco ha bisogno di un attacco da 120 millimetri e la piega con questo attacco è disponibile con larghezza da 40 centimetri e non da 38. Per ora dunque il belga userà un manubrio più largo.
Non solo bandiera a scacchi e colori del Belgio, sulla SL8 di Remco sono impresse anche le sue inizialiNon solo bandiera a scacchi e colori del Belgio, sulla SL8 di Remco sono impresse anche le sue iniziali
Novità in vista?
Se si considera anche la nuova regola delle leve, che possono essere inclinate verso l’interno al massimo di 5°, per Remco si tratta di un bel cambiamento. Ma visti i recenti tempi fatti segnare sul Coll de Rates, sembra che queste novità funzionino.
E’ anche vero però che in casa Specialized, si sta lavorando ad una piega specifica per Remco con larghezza da 38 e attacco da 120, così che possa avere la possibilità di essere più aereodinamico all’anteriore.
Per il resto, tutto è come lo scorso anno: reggisella, gruppo Shimano Dura Ace Di2 a 12 velocità, con guarnitura 54-40. Gomme da 26 millimetri (copertoncini Turbo Cotton) e sella Specialized 3D, la Power Pro with Mirror.
Matilde Vitillo in Spagna aspettando l'inizio della stagione. I problemi del 2023 hanno condizionato il 2024. Ora però la base è buona e la fiducia è tanta
CALPE (Spagna) – Uno spagnolo in Belgio. Mikel Landa è approdato alla Soudal-Quick Step per essere l’alfiere pregiato di Remco Evenepoel. Ormai non è più cosa rara che dei grandi campioni vadano a lavorare per i fenomeni. Basta pensare ad Adam Yates per Tadej Pogacar. O ai leader della Jumbo che spesso s’interscambiano.
Ma il basco ha le idee chiare e aver lasciato la Bahrain-Victorious non significa precludersi gli orizzonti del tutto. Anzi, per certi aspetti, come vedremo, questi potranno essere anche ampi. Molto ampi.
Mikel Landa (classe 1989) è arrivato alla corte di Lefevere con lo scopo principale di aiutare Evenepoel (foto Wout Beel)Mikel Landa (classe 1989) è arrivato alla corte di Lefevere con lo scopo principale di aiutare Evenepoel (foto Wout Beel)
Mikel, sei ancora un leader o sei un gregario?
Tutte e due! Sono arrivato in questa squadra per mettere a disposizione un po’ della mia esperienza per Remco e poi per avere anche qualche spazio per me. In questo team c’è sempre stato un modo diverso d’intendere le corse (il riferimento è alle classiche, ndr), ma ora la cultura è un po’ cambiata e un corridore come me ci può stare bene.
Sei qui per aiutare Evenepoel, ma visto che lui va al Tour hai pensato al Giro d’Italia? Poteva essere una buona occasione per te?
No, quest’anno non ho valutato il Giro d’Italia. Ci aspetta una bella sfida al Tour de France con Remco e credo sia molto importante pianificare bene il tutto. E ancora più importante era correre tanto insieme a lui. Se avessi fatto il Giro avremmo avuto dei programmi differenti. E così ho deciso di fare Tour e Vuelta.
In cosa puoi aiutare Remco? Puoi aiutarlo anche a correggere i suoi errori, quelli magari che notavi in lui da avversario?
Mi aspetto di essere vicino a Remco in salita, prima di tutto, anche se dovesse restare solo o se invece dovesse attaccare. Ho corso con e contro molti campioni che hanno vinto dei grandi Giri e magari riesco a capire prima quali sono i momenti in cui si può vincere una gara e quando invece si può perdere. Spero dunque di riuscire a vedere queste situazioni un po’ prima di lui e di dargli qualche consiglio prezioso in quei momenti. Questo è uno sport difficile, in cui è più facile perdere che vincere. Quindi è molto importante riuscire a salvarsi nelle giornate in cui non stai bene, che guadagnare quando invece sei super. Ecco, io mi aspetto di poterlo aiutare soprattutto in quei giorni difficili. Tanto più oggi in cui i percorsi sono diversi e sono duri già dalla prima settimana.
Remco vive in Spagna e Landa ha detto che sta imparando la sua lingua. Aspetto importante ai fini di un buon feeling (foto Instagram)Remco vive in Spagna e Landa ha detto che sta imparando la sua lingua. Aspetto importante ai fini di un buon feeling (foto Instagram)
Pogacar, Vingegaard, Roglic… non sono avversari normali, non credi?
Sì, sono più forti. Sono forti nelle cronometro. Sono esplosivi e possono anche guadagnare sugli arrivi “corti” in cui ci sono in palio degli abbuoni. Ma credo che Remco sia uno di loro.
In allenamento avete provato a fare un po’ di “guerra” tra di voi?
Ancora no a dire il vero, ma credo che entro la fine di questo ritiro qualcosa faremo. Per ora abbiamo iniziato tranquillamente. Poi magari, visto che lui vive in Spagna (nella zona del Sud, ndr) qualche volta mi sposterò io da lui se da me, nei Paesi Baschi, dovesse essere brutto tempo. Ma sicuramente faremo molte ore fianco a fianco, nel camp che precederà il Tour.
Sei stato chiamato a stare vicino a Remco, ma c’è qualche opportunità per te? Dove ti piacerebbe vincere?
Il Catalunya potrà essere un’opportunità. E anche ai Paesi Baschi potrei fare bene. Lì ci sarà anche Remco, ma correrò in casa e magari ci potrebbe essere spazio anche per me. E poi ci sarà la Vuelta, dove sarò leader. Ma l’idea di poter aiutare un compagno, un amico che vince grandi corse mi motiva. E’ uno stimolo per me. E poi come per il “landismo”, è bello veder correre un atleta come Remco. Ti fa saltare dal divano. Attacca. Dà spettacolo.
Alla Vuelta per vincere dunque?
Sono realista: si va per fare bene, ma vincere credo sia dura. Magari è più concreto puntare ad un podio o a una vittoria di tappa.
Non dovremmo più vedere scene così: Remco che forza e Landa (in terza ruota) che insegue. Semmai sarà il contrarioNon dovremmo più vedere scene così: Remco che forza e Landa (in terza ruota) che insegue. Semmai sarà il contrario
Tu e Remco parlavate mai in gruppo, prima del tuo passaggio in questa squadra?
Alla Vuelta, quando era ormai chiaro che sarei venuto qui, abbiamo iniziato a parlare un po’. E quindi abbiamo scherzato.
Mikel, com’è dopo tanti anni correre senza il tuo “fratello” Pello Bilbao?
Abbiamo corso tanto insieme da quando eravamo juniores, a volte come compagni e spesso come rivali. Quest’anno torniamo rivali e penso sia buono per il ciclismo basco avere corridori così importanti che combattono nelle migliori gare del mondo.
Hai detto del ciclismo basco e del ciclismo spagnolo invece cosa ci dici? Avete due ragazzi fortissimi: Juan Ayuso e Carlos Rodriguez. Chi è il più forte?
Io li vedo bene. Sono entrambi giovani, ambiziosi soprattutto e stanno già andando forte da un bel po’. Questo è un bene per il ciclismo spagnolo. Gli auguro una buona carriera, ma spero di trovarli ancora un po’ in difficoltà! Chi è più forte non lo so. Sono due ragazzi molto diversi. Carlos è più regolarista, meno esplosivo, più riflessivo e credo abbia bisogno di più tempo per vincere. Juan è più esplosivo, è cattivo ed è più pronto.
CALPE (Spagna) – Andare a Parigi è l’obiettivo di Mattia Cattaneo, senza se e senza ma. E’ bello imbattersi in un corridore che ha le idee così chiare. Così come è chiaro il ruolo che si è ricavato al fianco di Remco Evenepoel. Forse non è un caso che durante la presentazione della Soudal-Quick Step lo stesso Cattaneo insieme a Fausto Masnada fossero seduti ai due lati del belga.
Mattia sembra decisamente aver trovato la sua dimensione di corridore. Va per i 34 anni e la saggezza si fa sentire. Al Giro d’Onore ci aveva parlato di parecchi argomenti. Stavolta l’argomento è lui.
Evenepoel tra Cattaneo (alla sua sinistra) e Masnada: una scena premonitrice di quanto vedremo in corsa?Evenepoel tra Cattaneo (alla sua sinistra) e Masnada: una scena premonitrice di quanto vedremo in corsa?
Mattia, come stai?
Ora bene, qualche malanno a dicembre, ma ho recuperato. E poi meglio a dicembre che a marzo, no?
Qual è l’ossatura del tuo programma di gare per questa stagione?
Inizio a Mallorca, poi faccio più o meno il calendario di Remco (Ardenne, Baschi, Delfinato e Tour, ndr). L’obiettivo è arrivare pronti al Tour de France. Spero di guadagnarmi un posto in quella squadra con lui.
Niente Giro, dunque?
No, purtroppo o per fortuna no. Sai, quando ti poni un obiettivo come il Tour con un corridore come Remco, poi diventa difficile essere competitivi in entrambi i Giri. O meglio, è possibile, però vorrebbe dire che dopo il Tour finisci la stagione. E a me piacerebbe riuscire ad arrivare con la migliore condizione possibile nel post Tour, per guadagnarmi un posto nella cronometro delle Olimpiadi.
Vista la tua espressione quando abbiamo nominato il Giro, torniamo a mettere il dito nella piaga. Il percorso del Giro era piuttosto adatto alle tue caratteristiche. Potevi essere un buon leader…
Sì, sì era un bel Giro d’Italia. Le due crono mi favorivano. Però io credo di aver trovato il mio posto, la mia dimensione e di conseguenza, per me prima di tutto viene la squadra. Se devo pensare ad un momento per me stesso, scelgo le Olimpiadi, perché è l’ultima volta che posso andarci. Non credo che fra quattro anni sarò ancora così competitivo. E neanche so se sarò ancora un corridore! Purtroppo è capitato un Giro adatto a me nell’anno in cui ci sono tante altre priorità.
Che supporto per Remco alla Vuelta! Cattaneo stesso ne è rimasto soddisfattoChe supporto per Remco alla Vuelta! Cattaneo stesso ne è rimasto soddisfatto
Hai detto: «Ho trovato il mio posto. Ho sposato una filosofia». Ma se avessi voluto, parlando con la squadra, ci sarebbe stato margine per andare al Giro da capitano?
Non lo so, magari sì, ma è una cosa di cui onestamente non abbiamo neanche parlato. E a me non è passata per la testa. Uno, perché come detto voglio prendermi quel posto per la crono di Parigi: ce l’ho fisso in mente. Due, perché provo a fare classifica per cosa? Non ho 22 anni che un piazzamento mi cambia la carriera. Io al massimo posso fare ottavo, settimo, se volo… Piuttosto quello che ho fatto l’anno scorso alla Vuelta in supporto a Evenepoel, mi fa dire: «Vai Mattia, fai bene il tuo lavoro». Voglio sfruttare al massimo l’occasione di provare a partecipare alle Olimpiadi.
Sei stato molto chiaro…
Preferisco fare un lavoro che so di poter svolgere bene al 200 per cento che prendermi il rischio del Giro. Un rischio fine a se stesso.
Tu e Masnada eravate seduti ai lati di Remco durante la presentazione…
Anche Fausto ormai si è votato alla sua causa. Masnada viene da un anno in cui ha avuto tanti problemi fisici, però credo che quando è il vero Fausto può fare la differenzaper la squadra e per se stesso. Anche perché poi è anche più giovane di me!
Quindi Remco vi ha battezzato come i suoi uomini di fiducia?
Chiedetelo a lui! Possiamo essere due corridori importanti per quello che che vuole fare lui. Sappiamo fare il nostro lavoro, abbiamo esperienza.
Mattia, assieme a Sobrero e Affini si giocherà un posto per Parigi 2024 al fianco di GannaMattia, assieme a Sobrero e Affini si giocherà un posto per Parigi 2024 al fianco di Ganna
Beh si è visto come lo hai supportato alla Vuelta specie nel giorno di crisi. Anzi, tu stesso lo hai raccontato sulle nostre “pagine”…
La Vuelta dell’anno scorso è stato uno dei momenti più gratificanti della mia carriera. Ho sentito veramente di aver raggiunto un livello in cui tutti i giorni ero lì. Forte. Poi, logico, ci vuole anche fortuna. Però dico sempre che la fortuna arriva quando hai le gambe. Perché se arriva quando non le hai, ti passa davanti e neanche la vedi. La Vuelta 2023 mi ha dato tanta consapevolezza del tipo di lavoro che posso fare. Che poi tutto sommato era come al Giro. In quei 10 giorni in Italia ero come in Spagna, poi è andata come è andata. Mentre alla Vuelta sono riuscito a tenere fino in fondo. Ci sono immagini e video in cui mi vedo lì davanti e mi dicevo: «Ero lì con i più forti».
Hai parlato molto della crono di Parigi 2024. Quanto stai lavorando su questa disciplina?
E’ da quando sono in questa squadra che ci lavoro tantissimo. Le crono sono sempre state un mio pallino. L’obiettivo è sempre stato quello di migliorarmi e credo di aver raggiunto il livello eccellente. Non sarò mai Ganna o Remco. L’anno scorso ho vinto la crono al Polonia, ho colto degli ottimi risultati sia ai mondiali che agli europei e per me essere nei primi dieci al mondo e nei primi cinque in Europa è un risultato super.
Su cosa ti stai concentrando in questo periodo?
Con l’evoluzione dei materiali ci sono sempre degli aggiustamenti, ma ora stiamo lavorando parecchio sull’abbigliamento. Ci siamo accorti che è il margine più grande su cui possiamo limare. La posizione è davvero buona già dallo scorso anno. E’ molto veloce di conseguenza l’abbigliamento è l’ultimo passo per raggiungere il mio massimo. Nel ciclismo di oggi questi aspetti fanno la differenza, anche se credo che bene o male il mio livello sia quello che si è visto l’anno scorso.
Il tatuaggio di Cattaneo che invita al buon umore e il body Castelli con cui sta lavorando per migliorare ancora nella cronoIl tatuaggio di Mattia che invita al buon umore e il body Castelli con cui sta lavorando per migliorare ancora nella crono
Quando parli di abbigliamento di riferisci al body?
Sì, alla fine tutto serve. Il body ideale ti può far guadagnare quei 15” che al posto di un quinto posto, cogli il quarto. Si tratta di 3-4 watt.
Tornerai in galleria del vento a Morgan Hill, in California?
Non credo. Ci ho lavorato lo scorso anno e poi vengo da una stagione infinta. Quella in cui ho corso di più da quando sono professionista. Ho fatto quasi 90 corse. Ho finito con il Lombardia e il 23 ottobre mi sono sposato. Andare a Morgan Hill voleva dire non staccare mai. Poi ripeto, c‘era anche la consapevolezza che i margini sulla posizione e i manubri ormai erano davvero infinitesimali, quindi ci siamo concentrati sull’aspetto del vestiario con Castelli a Milano.
A proposito di materiali, adesso avete il 12 velocità anche sulla bici da crono. Cosa cambia?
Che bloccherò la corona grande una volta del tutto! Dietro potrò usare fino al 34 e con quella scala si fa praticamente tutto.
CALPE (Spagna) – Un leader. Vero. Formato. Affermato. Così ci è parso come mai prima Remco Evenepoel. Sensazioni avute da come si muoveva in seno alla squadra, al rapporto con i compagni e forse anche con i media. Sembrava più a suo agio. Più spontaneo. Non doveva fare il “duro” come magari aveva lasciato intendere altre volte. E senza Alaphilippe, in Australia, ancora di più ha fatto lui gli onori di casa.
Due giorni fa per Remco e compagni è andato in scena il primo grande lungo della stagione, oltre 200 chilometri, ieri invece giusto una sgambata. C’erano la presentazione della squadra e il successivo “media day”. Dall’alto dello Sky Bar del Suitopia Hotel il belga della Soudal-Quick Step si è concesso ai microfoni.
Con la maglia di campione belga, Evenepoel posa per la sua sesta stagione da pro’Con la maglia di campione belga, Evenepoel posa per la sua sesta stagione da pro’
Remco il saggio
Una maturazione figlia forse della prima grande sconfitta della carriera, quella del Giro d’Italia, ma anche della caduta e rinascita della Vuelta e anche di successi importanti come la Liegi e il mondiale a crono. Ma forse c’è dell’altro.
E l’altro riguarda le tante voci che hanno coinvolto la sua squadra in autunno. La fusione con la Jumbo, poi quella con la Ineos-Grenadiers, le conseguenti incertezze.
«In realtà – ha detto Remco – è stato un periodo folle, come folle è stato che tutte queste storie abbiano avuto grandi titoli. Dall’esterno la cosa è stata molto più grande di quanto non fosse in realtà. Quindi è stato sorprendente per me vedere così tanti dettagli che non erano nemmeno la verità.
«Poi è chiaro che cerchiamo di elevarci ad un livello superiore con tutti, staff incluso. E si pensi a come migliorare. Ma è così se vuoi essere lassù a combattere con UAE, Jumbo… per i grandi Giri».
Parole da veterano. Remco non nega, ma calma le acque. E se vogliamo si prende la situazione sulle spalle. Anche nella mimica è sempre rimasto tranquillo.
Ormai è un riferimento per i compagni. Eccolo in allenamento sulle strade di Calpe (foto Wout Beel)Ormai è un riferimento per i compagni. Eccolo in allenamento sulle strade di Calpe (foto Wout Beel)
Tre obiettivi
Ma poi c’è l’aspetto tecnico, quello più importante. Evenepoel ha detto senza troppi giri di parole che i grandi obiettivi del 2024 sono tre: una buona primavera, comprendendo non solo le Ardenne ma anche la Parigi-Nizza, il Tour de France e le Olimpiadi.
«Quanto è importante la primavera? Dipende, non è solo una scelta personale, ma anche della squadra. Se punti al Tour allora ha avuto ragione anche Vingegaard che ha perso la Parigi-Nizza da Pogacar e poi ha vinto il Tour. Dipende come vuoi arrivare alla tua forma migliore, se fare dei picchi o una progressione.
«Per quel che mi riguarda le classiche sono importanti e ce ne sono alcune che ancora vorrei vincere. Questo darebbe fiducia a me e farebbe stare tranquilla la squadra, vedendo che fila tutto liscio».
Si è parlato di Olimpiadi. Con così pochi corridori al via, la corsa si annuncia molto meno controllabile del solito e questo per un corridore come Remco, che attacca da lontano, senza fare troppi calcoli potrebbe essere un ulteriore vantaggio. Ma questo modo di correre non va sempre bene.
«Chiaro – ha aggiunto il classe 2000 – che è divertente vedermi attaccare, ma in un grande Giro di sicuro non posso correre in quel modo. Fino alle corse di una settimana posso ancora correre come mi piace, ma al Tour e credo anche al Delfinato non potrò fare così».
Remco (classe 2000) esordirà in Portogallo a febbraio con Figueras e AlgarveRemco (classe 2000) esordirà in Portogallo a febbraio con Figueras e Algarve
Ma le Olimpiadi…
Non è ancora chiaro come Remco vorrà affrontare il Tour de France. Di fatto un grande Giro lo ha vinto e se puntasse alla classifica generale non ci sarebbe nulla di strano. Certamente farà così, anche se lui ha detto che sarebbe un successo anche una sola vittoria di tappa. Ma poi afferma anche che la squadra sarà impostata per fare classifica. Fatto sta che in molti ancora pensano che non sia pronto per la Grande Boucle.
Non si tratta solo di watt. Si tratta di tenuta anche di nervi nelle tre settimane, di resistere alla pressione mediatica (e se i giornalisti belgi che erano presenti a Calpe sono il buongiorno, troppa ne avrà Remco in Francia questa estate). Si tratta di avere anche una squadra all’altezza. Ed ecco che, messo tutto insieme, di colpo l’obiettivo Tour diventa Tour più Olimpiadi. E non a torto…
«Ho vinto un grande Giro, dei monumenti, dei titoli iridati, manca la medaglia olimpica e il cerchio sarebbe completo. La cosa buona è che in Francia i due percorsi (crono e strada, ndr) dovrebbero essere adatti a me. Quindi spero di uscire dal Tour davvero bene, sentendomi in buona forma e dare assalto ai due podi olimpici.
«La cosa crudele è che nel ciclismo, il secondo e il terzo posto non contano troppo, il che non è proprio la mentalità olimpica. Ma proprio nella prova a cinque cerchi le cose sono un po’ diverse anche per noi ciclisti».
Nei suoi nove giorni al Giro, il belga è stato nove volte in maglia rosaNei suoi nove giorni al Giro, il belga è stato nove volte in maglia rosa
Quel conto aperto
Prima di congedarci dal campione belga, non potevamo non chiedergli del Giro d’Italia. Ha un conto aperto con la corsa rosa, con l’Italia e i tifosi italiani. In molti ancora non hanno digerito le modalità del suo ritiro lo scorso maggio, quando era in maglia rosa.
Il percorso del Giro 2024 è perfetto per Remco, due crono lunghe, nessuna pendenza estrema. Qualche tecnico era persino convinto che dopo la presentazione del percorso Evenepoel sarebbe tornato sui suoi passi e avrebbe scelto il Giro al posto del Tour.
«Non ho guardato bene il percorso del Giro – dice Remco – o almeno non alla sua presentazione, ma ho visto il tracciato successivamente. Sì, poteva essere un buon percorso ma avevamo già preso una decisione ed era quella di fare il Tour de France.
«Di sicuro un giorno tornerò al Giro per provare a vincerlo perché quello era un obiettivo dell’anno scorso, ma mi è stato portato via in modo innaturale. Ripeto, è un percorso molto bello, ma è bello anche quello del Tour».
ALTEA (Spagna) – Era il 29 giugno del 2021 quando sul traguardo di Fougeres Mark Cavendish vinse la quarta tappa del Tour. Erano passati cinque anni dall’ultima volta e in mezzo il velocista ne aveva passate i tutti i colori. Neanche doveva andarci a quel Tour: riprendendolo come per fargli un favore, Lefevere lo aveva escluso categoricamente. Poi Sam Bennett ebbe problemi a un ginocchio, mentre Mark continuava a vincere corse, così il manager belga decise di dargli fiducia, riaprendo il libro della storia. Fra le prime braccia in cui Cavendish si perse dopo quella prima tappa, ci furono quelle di Michael Morkov, il suo ultimo uomo. Dopo Fougeres, Mark vinse altre tre tappe, ugualmente pilotato dal danese che a Tokyo di lì a poco avrebbe vinto l’oro olimpico della madison.
Perciò, quando si è trattato di affrontare la sfida del record del Tour (avendo già appaiato Merckx a quota 34 vittorie a Carcassonne, foto di apertura con Morkov che lo lancia), Cavendish ha chiesto che l’Astana prendesse proprio il danese. La sua permanenza alla Soudal-Quick Step rischiava di perdere interesse, data la partenza di Jakobsen. E alla fine Vinokourov ha avuto la meglio anche rispetto all’offerta della Ineos Grenadiers, scesa in campo in sostegno di Viviani. I due correranno insieme fino al Tour, partendo da un ritiro e dal Tour Colombia che nel 2019 fu a dir poco balsamico per Alaphilippe.
In ritiro si parla di materiali: qui Morkov con Francesco Sergio, parlando del passaggio da Shimano alle scarpe NibmbIn ritiro si parla di materiali: qui Morkov con Francesco Sergio, parlando del passaggio da Shimano alle scarpe Nibmb
Morkov ci raggiunge al piano rialzato della hall. Scherzando, dice che parla anche un discreto italiano, ma preferirebbe l’inglese, a meno che il nostro danese non sia migliorato fino a livelli accettabili. Si ride e poi si parte. Morkov ha 38 anni. Gli stessi di Cavendish.
Che cosa significa per te tornare con Mark?
Beh, è emozionante. E’ uno dei migliori velocisti con cui abbia lavorato. L’Astana sta facendo davvero un grande lavoro per sostenere lui e il gruppo di cui faccio parte. Avere un team intero entusiasta del fatto che “Cav” vinca un’altra tappa fa bene a tutti.
E’ solo un ottimo sprinter o anche un buon amico?
A volte è difficile dividere le due sfere. Si può dire che siamo amici, perché lui si è fidato di me al 100 per cento ed è per questo che sono entusiasta di correre di nuovo con lui. Un progetto così non lo vedi spesso nel ciclismo. Il più delle volte, pensando al Tour, le squadre si concentrano sugli scalatori e il velocista deve lottare per trovare posto in squadra. Invece l’Astana sta davvero supportando Mark al 100 per cento e questo vale anche per me.
UAE Tour del 2022, Cavendish ha già saputo che Lefevere non lo porterà al Tour. Morkov è dalla sua parteUAE Tour del 2022, Cavendish ha già saputo che Lefevere non lo porterà al Tour. Morkov è dalla sua parte
In che modo vi sta sostenendo?
Abbiamo un ottimo calendario, con ritiri e programmi di gara. Ho la sensazione che gli sponsor tecnici spingano al limite per fornirci i migliori materiali. Mi sento davvero fortunato a far parte di questo gruppo.
Ballerini ci ha detto che avete ricreato una sorta di Wolfpack alla kazaka. Ci sono corridori che vengono dalla Quick Step e anche l’allenatore Anastopulos.
E’ importante soprattutto per me che cambio squadra. Vasilis è un grande riferimento, con lui ho già lavorato e anche con Ballerini, che ha contribuito alle vittorie del 2021. Ma ancora più importante è stato capire la vera disponibilità nel prendere nuovi corridori e sposare nuove idee per supportare uno sprinter come Mark.
Cosa ricordi dell’ultimo Tour con lui?
Nessuno poteva credere a quello che stava succedendo. E’ stata un’avventura estrema, perché dovevamo andare con Sam Bennett che poi si è infortunato. Mark è arrivato all’ultimo momento e penso che nemmeno lui credesse di poter vincere una tappa. Poi arrivammo al quarto giorno e vinse in modo molto netto. E’ andata avanti così per tre settimane, come in una sorta di sogno che, vincendo gli sprint intermedi, lo ha portato a Parigi con quattro tappe e la maglia verde. Che si faccia la storia oppure no, vincere al Tour è il livello più alto ed è una grande gioia.
Morkov con Lasse Norman Leth nella madison di Glasgow 2023: un quinto posto sulla strada di ParigiMorkov con Lasse Norman Leth nella madison di Glasgow 2023: un quinto posto sulla strada di Parigi
Che differenze ci sono tra Mark e Jakobsen secondo te?
A essere sincero, sono un po’ deluso dagli ultimi due anni di lavoro con Fabio. Lui mi piace davvero e ho provato a farlo funzionare, ma non ci siamo mai riusciti. Se guardo al passato, Viviani è stato un grande velocista per me, sapeva davvero come utilizzarmi nel miglior modo possibile e abbiamo raggiunto dei grandi successi. Lo stesso con Bennett e Cavendish, il cui talento più grande è la capacità e l’intelligenza nell’usare la sua squadra. Lo ha fatto per tutta la sua carriera, prima con Renshaw. So che lo renderò migliore, ma che lui renderà migliore me.
Dopo il Tour tornerà l’obiettivo olimpico?
Certamente. Lottare per la madison è un grande obiettivo. Il 2021 fu magico anche per questo. Prima vincemmo al Tour, poi andai alle Olimpiadi e vinsi quella medaglia d’oro. Sarebbe un sogno ripetersi, per questo già dalla scorsa stagione lavoro sodo anche in pista. Finito il Tour, ci saranno quasi tre settimane. Ricordo che nel 2021 ero così concentrato sulla pista che il passaggio dalla strada funzionò benissimo e il Tour si rivelò per me la migliore preparazione.
Cavendish agli occhi di Morkov è sereno e molto determinato nella rincorsa al Tour (foto Astana)Cavendish agli occhi di Morkov è sereno e molto determinato nella rincorsa al Tour (foto Astana)
Che differenze vedi fra il Cavendish di oggi e quello nello stesso periodo nel 2020?
La coincidenza è che anche allora eravamo in questo hotel, perché il Suitopia Suites in cui la Quick Step va da anni, era chiuso per il Covid. Anche allora dividevamo la camera ed è proprio la stessa di adesso. Perciò stare qui mi porta alcuni bei ricordi. Lo vedo meglio oggi, soprattutto sul piano psicologico. Sembra stare molto bene e sembra felice. Penso che ci stiamo godendo il momento con la squadra, non ci sono le pressioni di quella volta e percepiamo il sostegno. In più lo vedo pedalare davvero bene e questo mi dà fiducia.
«Abbigliamento invernale – scrive Masnada – gambe indolenzite, battiti alle stelle, sensazioni di ipoglicemia dopo una sola ora di allenamento, salite di 2 chilometri che sembrano infinite: ecco il riassunto delle prime uscite su strada. Sono il solo?».
Con queste parole il bergamasco ha salutato i suoi follower su Instagram alla ripresa degli allenamenti. Fausto viene da due anni storti, fra il Covid e soprattutto i problemi al soprasella, risolti con un intervento chirurgico, che lo hanno costretto a rinunciare prima ancora di averci provato. Per cui se da un lato c’è da aspettarsi che abbia voglia di spaccare il mondo, dall’altro vederlo alle prese con i disagi di chiunque rimonti in bici dopo un lungo periodo senza allenarsi lo rende molto umano. E questo fa crescere la voglia di approfondire il discorso.
Dopo il Giro di Ungheria di metà maggio, Masnada è tornato in gara a Plouay a inizio settembreDopo il Giro di Ungheria di metà maggio, Masnada è tornato in gara a Plouay a inizio settembre
I problemi alle spalle
Il rientro in gruppo dopo tre mesi senza corse, da maggio a settembre, gli ha fatto capire che quei problemi sono alle spalle. Per cui ora, avendo cura che tutto sia a posto, dal fondello alla posizione in sella, la preparazione è ripresa con la giusta gradualità. Ma è vero dunque che anche i professionisti soffrono?
«Quando si riprende – sorride – le sensazioni sicuramente sono di fatica. Alla fine sono stato fermo più o meno 24 giorni e il corpo dimentica subito che sei un atleta di alto livello. Dopo due, tre settimane ti sembra veramente di ripartire da zero. E allora te lo dici anche. “A fine stagione ero in uno stato di condizione super e bastano tre settimane per ritrovarsi a fare una fatica così assurda?”. Però, già dopo 15 giorni si riprende a pedalare discretamente, anche se il lavoro per ritornare a una condizione ottimale è davvero lungo».
Non c’è niente di meglio di un caffè prima di partire: alla ripresa, l’alimentazione cambia (foto Instagram)Non c’è niente di meglio di un caffè prima di partire: alla ripresa, l’alimentazione cambia (foto Instagram)
Qual è la sensazione più negativa?
Proprio quella di salire in bicicletta, tornare alla posizione classica e pensare che non sia la tua. Non ho toccato niente nelle misure, è come l’ho lasciata, ma quando ci sono salito non sembrava la solita bici. Non ero comodo. Sembra quasi che non sei più capace di guidarla. Sembra che qualcuno abbia toccato l’altezza della sella e del manubrio. Sembra tutto sfasato. In realtà è questione di abitudine, di come il corpo si adatta a ogni cambiamento. Però la sensazione più brutta è proprio questa.
E poi c’è l’aspetto psicologico? Il cervello ricorda come facevi certe salite, ma le gambe non ce la fanno…
Sì, assolutamente. Sono coinvolte tutte le sensazioni. I battiti sono alti. Ti sembra di non andare avanti. Fai fatica sulle salite che solitamente usi per fare riscaldamento e di colpo ti sembrano impegnative. Proprio capisci di non essere in condizione e di essere ripartito da una fase zero. E sai che devi far fatica.
Cosa dice la bilancia?
Difficilmente d’inverno mantengo il peso che ho a fine stagione. Quest’anno dopo l’ultima corsa ero molto magro, per cui diciamo che 3 chili e mezzo li ho messi tutti. Ma per perderli il cammino sarà lungo, questo è un passaggio molto importante.
Ventesimo al Lombardia, nel finale di stagione Masnada aveva ritrovato una buona condizioneVentesimo al Lombardia, nel finale di stagione Masnada aveva ritrovato una buona condizione
E’ bene che il ritorno al peso forma sia un processo lungo?
Sì, perché se perdi 3 chili e mezzo in due settimane, vuol dire che hai fatto qualcosa di non sano e salutare. In questa fase si lavora sulla forza, si sta in palestra e si gettano le basi, per cui è giusto mangiare normalmente. E’ giusto allenarsi bene, fare delle tabelle di lavoro in cui aumenti gradualmente i carichi di lavoro. Allo stesso tempo, allenandoti cala anche il peso. Alla fine si ingrassa perché dal bruciare 3-4.000 calorie al giorno, si sta in spiaggia per tutto il giorno e se ne bruciano 2.000. E poi si mangia peggio, anche come genuinità dei cibi.
Per cui il dimagrimento deve essere integrato con il ritorno della condizione?
Non sono le tre settimane che influenzano una stagione. Più che altro è importante come mangi da quando ricominci. La strategia attraverso cui perdi peso è molto mirata e calcolata anche nei tempi, con il supporto del dietologo della squadra. Lui conosce il nostro storico, conosce i nostri dati e ci imposta la dieta. Può anche succedere che nel primo mese non si perde neanche un chilo, però si pareggiano le calorie assunte con quelle bruciate, mantenendo lo stesso peso.
E quando si svolta davvero?
Quando si valuta che si è fatto un mese in cui abbiamo lavorato parecchio sulla forza in palestra, non allenandosi per 30 ore a settimana, perché siamo ancora nella fase iniziale. Concluso questo periodo, si cambia marcia e magari iniziamo a togliere 3-400 kilocalorie al giorno, per arrivare alla prima gara che abbiamo già perso un chilo e mezzo. Sarà necessario aver eliminato i chili di troppo per l’appuntamento più importante. La questione del perdere peso è diventata molto studiata e mirata.
L’ultima gara 2023 è stata la Japan Cup, insieme ad Alaphilippe e Knox, chiusa al 14° postoL’ultima gara 2023 è stata la Japan Cup, insieme ad Alaphilippe, chiusa al 14° posto
Nel momento in cui risali in bicicletta, c’è anche una svolta nell’alimentazione?
E’ il momento in cui comincio a dare più importanza alla qualità del cibo. Nella prima fase non sono uno che già pesa gli alimenti o guarda le quantità. Comunque inizio una dieta sana ed equilibrata. So per esperienza a quante calorie corrispondano più o meno le porzioni, ma sono ancora nella fase di ripresa dal periodo delle vacanze. Per cui ho ricominciato a mangiare sano e in base agli allenamenti che faccio. Quando poi mancherà un mese alla prima corsa oppure inizierò ad allenarmi molto di più, allora anche l’alimentazione diventerà più precisa.
C’è qualche alimento che comunque alla ripresa va eliminato?
I fritti. In vacanza capita di mangiare le patatine o piatti diversi dal solito. Il dolce ancora lo tengo, magari per il giorno in cui faccio tanto allenamento. Però le cose più elaborate e grasse cerco di eliminarle.
In queste settimane che portano al primo ritiro si cerca una condizione che permetta di reggere il lavoro tutti insieme?
Il ritiro non è una gara. Per quanto mi riguarda, sarà importante arrivare pronto alla prima gara. Il ritiro di dicembre è un avvicinamento, ma comunque molto dipende dai programmi. Noi arriveremo in Spagna e avremo i primi tre giorni per fare le foto e le varie attività per gli sponsor e la squadra. Solo successivamente inizieremo ad allenarci, però essendo consapevoli che siamo a dicembre e non siamo ancora a un mese dalle corse.
Masnada ha sempre fatto parte del gruppo Evenepoel, ma il suo avvio di 2024 sarà diverso (foto Instagram)Masnada ha sempre fatto parte del gruppo Evenepoel, ma il suo avvio di 2024 sarà diverso (foto Instagram)
Quindi come si lavora?
Ci alleniamo comunque, facciamo le nostre 3-4 ore. Andiamo in palestra. Lavoriamo gradualmente, seguendo un piano. Non c’è più la moda di andare in ritiro e fare 30 ore a settimana. Siamo a dicembre, non avrebbe senso. Bisogna pianificare il lavoro. Ma è chiaro che nessuno arriva al ritiro senza allenamento, perché tutti hanno ricominciato la preparazione. Tutti stanno seguendo a casa le proprie tabelle, però non c’è assolutamente nessuna sfida. Si farà il primo test, ma è un test che serve per avere dei parametri su cui allenarsi dal primo mese e fino al ritiro di gennaio. Sono solo valutazioni dello stato attuale di condizione, sapendo che c’è tutto il tempo per lavorare e arrivare alle corse con una buona forma.
A dicembre si guarda anche la posizione in sella, per poi non toccarla più?
La squadra ci dà la libertà di andare dal proprio biomeccanico, io avrò un check definitivo settimana prossima. Così porterò le misure in ritiro e i meccanici potranno iniziare a preparare le bici per la prossima stagione. Mi appoggio ancora a Vedovati, che mi conosce da sempre e gli lascio fare l’ultima verifica, però lavoro con il Centro Salute Integrata. Lo ha aperto da poco il mio osteopata di sempre, che collabora con un biomeccanico di Terni, che viene su a Bergamo proprio per farci il posizionamento in bicicletta. Hanno sistemi avanzati. Ad esempio la videoanalisi e un macchinario che misura la pressione in sella in base ai vari spostamenti e alle misure del bacino, permettendo di modificare dettagli minimi che possono fare la differenza in un’attività di endurance come la nostra.
Con la squadra avete già fatto un team building in Belgio, come è andata?
C’era una bella atmosfera, nonostante 11 ragazzi abbiano cambiato squadra. E’ arrivato un bel gruppo di 5-6 giovani, molto svegli e molto simpatici, con cui abbiamo legato subito. Abbiamo fatto una giornata solo tra noi corridori, in cui lo psicologo ci aveva assegnato delle prove da compiere. In una di queste, dovevamo arrivare a Ostenda con il treno, senza la possibilità di utilizzare i telefoni ed effettuando alcune sfide lungo il percorso. Un team building vero e proprio e secondo me è stato molto bello perché abbiamo parlato direttamente con le persone, senza essere distratti dal telefono. E’ stata una cosa molto intelligente.
Nel mini ritiro di novembre in Belgio, Masnada ha avuto modo di legare con Moscon (foto Instagram)Nel mini ritiro di novembre in Belgio, Masnada ha avuto modo di legare con Moscon (foto Instagram)
Come hai visto Moscon?
Veramente motivato. Alla fine ho passato più tempo con lui che con gli altri, perché essendo italiano c’è sempre più affiatamento. Una sera siamo rimasti con Cattaneo, Bramati e lui a chiacchierare dopo cena ed è stato bello, perché Gianni è una bella persona, alla fine è un buono. Si era un po’ perso per una serie di motivazioni, però è un atleta di talento, quello che ha vinto non l’ha inventato. Il motore ce l’ha e i numeri li ha. Secondo me servirà dargli un po’ di fiducia e che lui torni a credere in se stesso. Mi ha fatto una bella impressione e anche lui è tornato a casa contentissimo.
Invece che cosa vogliamo per Fausto Masnada dal 2024?
Sicuramente che torni a fare una stagione ad alti livelli da febbraio fino a ottobre. Non voglio più avere problemi di salute, vorrei semplicemente riuscire a fare il mio lavoro senza nessun inghippo. Quando riesco a lavorare bene, i risultati arrivano e l’ho sempre dimostrato. Vengo da due stagioni veramente catastrofiche ed era difficile trovare sempre una giustificazione, però davvero non stavo bene. Credo che avrò un calendario leggermente diverso da Remco, soprattutto nei primi mesi della stagione. Se poi mi schiereranno al Tour per aiutarlo nel suo grande obiettivo di stagione, sarò super contento di andare. Ma voglio tornare ad alto livello, quella sarà la prima cosa.