I fratelli Fiorin, uniti da un cambio importante

Fratelli Fiorin, l’anno di una svolta importante

22.11.2025
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Due fratelli, uniti dalla stessa passione, dalla stessa doppia scelta strada-pista, ultimamente anche dalla necessità di cambiare squadra il che non è sempre un passaggio leggero per le sue implicazioni. Matteo e Sara Fiorin si ritrovano ad attendere il via del 2026 con tanti punti in comune. Lontani geograficamente, indirizzati verso obiettivi differenti ma legati come solo chi ha lo stesso sangue può essere.

Matteo in questa settimana è impegnato alla Sei Giorni di Gand, nella prova U23 con Davide Stella e la sua presenza non è casuale: «Per me è la prima volta qui e si sente che l’atmosfera è diversa da ogni altra gara su pista. Speriamo nei prossimi anni di correre anche quella elite, perché c’è un seguito fantastico».

La vittoria di Matteo Fiorin alla Vicenza-Bionde, la seconda nel giro di 24 ore
La vittoria di Matteo Fiorin alla Vicenza-Bionde, la seconda nel giro di 24 ore
La vittoria di Matteo Fiorin alla Vicenza-Bionde, la seconda nel giro di 24 ore
La vittoria di Matteo Fiorin alla Vicenza-Bionde, la seconda nel giro di 24 ore
Come giudichi in generale la tua stagione, sia per la strada che per la pista?

Bisogna fare due discorsi distinti. Per quanto riguarda la strada, di sicuro non è stato un inizio stagione ricco di soddisfazioni, nel senso che speravo di riuscire a vincere prima del 25 aprile quando ho vinto la prima corsa. E’ stato un anno dove sono migliorato tanto perché ho avuto la possibilità di allenarmi, cosa che l’anno scorso non era successa perché sono stato fermo parecchio tempo a causa degli infortuni. Ho raggiunto una buona condizione fino a inizio agosto, ma non ho avuto impegni per sfruttarla, poi a inizio settembre in una gara di rifinitura a Verona sono caduto, mi sono rotto la clavicola e lì è finita la mia stagione.

E per la pista?

Da inizio giugno in poi mi ci sono dedicato molto, anche perché gli impegni su strada scarseggiavano e quindi Salvoldi mi ha dato tanto spazio, mi ha fatto correre molto in giro per l’Europa e sono arrivati i risultati, come il bronzo nell’inseguimento a squadre al campionato europeo U23 di Anadia, quindi posso essere solo che contento. Dopo l’europeo ho fatto due 6 giorni, a Pordenone e Fiorenzuola e ho notato di essere migliorato davvero tanto su quel tipo di sforzo in pista di nelle gare di gruppo. Penso che sia la strada giusta.

Dopo l'esperienza all'europeo di febbraio, Matteo puntava ai mondiali, sfumati per un infortunio
Dopo l’esperienza all’europeo di febbraio, Matteo puntava ai mondiali, sfumati per un infortunio
Dopo l'esperienza all'europeo di febbraio, Matteo puntava ai mondiali, sfumati per un infortunio
Dopo l’esperienza all’europeo di febbraio, Matteo puntava ai mondiali, sfumati per un infortunio
Quando hai cominciato a pensare al cambio di società?

E’ una scelta maturata abbastanza naturalmente, visto che la MBH Bank, passando fra le professional, ha dovuto fare delle scelte. Io non sono riuscito a esprimere al meglio le mie potenzialità, quindi non si è mai concretizzata la possibilità di passare professionista. Quando poi sono stato contattato dalla Solme Olmo sapevo che aveva preso molti miei compagni di nazionale in pista, quindi ho pensato che fosse la scelta migliore.

E’ un po’ una scelta presa in comune accordo anche con Salvoldi, per potervi avere sotto mano con più facilità?

Credo che Giampietro Forcolin parlasse più dei ragazzi Arvedi che ha preso. E’ certo però che non avrò bastoni fra le ruote quando chiederò di andare in pista, ma non li ho mai avuti neanche quest’anno, quindi da quel punto di vista cambierà poco per me. E per quanto riguarda invece il discorso strada, magari avrò più occasioni di emergere con un treno ben strutturato. Ovviamente bisognerà trovare quell’intesa che serve, poi non sono l’unico velocista, quindi dovremmo anche fare delle scelte fra me, Anniballi e Fantini, ma ci conosciamo da tempo e non ci saranno problemi per decidere chi dovrà fare la volata e chi dovrà tirarla.

Durante l'estate il corridore di Seveso ha gareggiato molto su pista in tutta Europa
Durante l’estate il corridore di Seveso ha gareggiato molto su pista in tutta Europa
Durante l'estate il corridore di Seveso ha gareggiato molto su pista in tutta Europa
Durante l’estate il corridore di Seveso ha gareggiato molto su pista in tutta Europa
Cambiate squadra sia te che tua sorella, chi dei due si sente un po’ più ad affrontare un salto nel buio?

Sono due situazioni diverse, non ne abbiamo parlato. Lei viene da una WorldTour che è fallita, quindi è stata una scelta obbligata. Per quanto riguarda il salto nel buio, di sicuro nessuno ha la possibilità di fare una scelta sapendo effettivamente a cosa andrà incontro. Credo che tutti i cambi di casacca abbiano delle incognite.

Cosa ti aspetti ora dalla nuova stagione?

L’infortunio di settembre mi ha rovinato i piani, impedendomi di poter andare ai mondiali di Santiago. Dove avrei potuto provare a giocarmi un posto, anche se fortunatamente la concorrenza in questo momento è molto alta. Vorrei per questo ancor più partecipare all’europeo a inizio febbraio, perché sono più avanti nella preparazione rispetto a tutti, a causa dell’infortunio ho praticamente fatto un’off season molto anticipata. E quindi credo di poter arrivare con una buona condizione all’europeo. Su strada potermi giocare le carte in ogni volata a cui partecipo.

Un solo anno alla Ceratizit, poi i guai economici hanno costretto Sara Fiorin a cambiare ancora
Un solo anno alla Ceratizit, poi i guai economici hanno costretto Sara Fiorin a cambiare ancora
Un solo anno alla Ceratizit, poi i guai economici hanno costretto Sara Fiorin a cambiare ancora
Un solo anno alla Ceratizit, poi i guai economici hanno costretto Sara Fiorin a cambiare ancora

Sara va in Spagna, ma sarà come casa

Matteo giustamente sottolinea come le premesse per il cambio di squadra siano diverse, Sara è stata quasi costretta a trovarsi un nuovo team, approdando alla Laboral Kutxa. Lei comunque cerca di prenderla con filosofia: «In realtà mi sono trovata bene avevo preso le misure a questo mondo già dalla UAE, quindi non mi sono trovata in un ambiente totalmente nuovo. La stagione era iniziata alla grande, avevo fatto buoni piazzamenti all’UAE Tour, ho viaggiato tantissimo e devo ritenermi soddisfatta anche con la vittoria in El Salvador il 5 aprile».

Poi cosa è successo?

Al Giro d’Italia io puntavo alle tappe piatte, ce n’erano due e sono rimasta un po’ delusa dalla tappa con il passo del Tonale perché dopo essere rientrata nel gruppo, c’è stata la caduta in rotonda e fortunatamente non sono andata per terra. Sono riuscita a rimanere in piedi, ma il gruppo per la vittoria era ormai andato e mi è un po’ dispiaciuto perché un bel piazzamento secondo me sarei riuscita a portarlo a casa. Nella seconda tappa piatta invece non avevo proprio le gambe.

Il Giro Women è stato sfortunato, con la tappa alla quale puntava sfuggita per una caduta
Il Giro Women è stato sfortunato per Sarà Fiorin, con la tappa alla quale puntava sfuggita per una caduta
Il Giro Women è stato sfortunato, con la tappa alla quale puntava sfuggita per una caduta
Il Giro Women è stato sfortunato, con la tappa alla quale puntava sfuggita per una caduta
Poi però sei scomparsa dal calendario, una sola gara in Maryland…

La settimana dopo avevo l’europeo su pista ad Anadia, dove ho chiuso seconda nello scratch. Poi non avevamo più gare, la squadra si è trovata in difficoltà. Io ho fatto qualche gara su pista in estate e avrei dovuto finire lì, per l’America sono stata chiamata il giorno prima di partire perché una mia compagna si è sentita male.

Il contatto con la formazione basca quando è nato?

Fine settembre. Mi avevano già cercato l’anno scorso e mi ha fatto davvero piacere che si siano ricordati, vuol dire che credono nelle mie potenzialità e vedono in me una buona opportunità.

Quanto ha influito il fatto che si sta costruendo lì, nella squadra dei Paesi Baschi, un nocciolo importante tutto italiano?

Ci ho pensato, è una cosa che mi rende anche un po’ più tranquilla. Il fatto di poter parlare la mia lingua fa sempre piacere in squadra. Anche perché quest’anno ero l’unica italiana. Avere qualche compagna è sempre bello, soprattutto perché vivono anche vicino a me, quindi avrò l’occasione di allenarmi spesso con loro.

Sara Fiorin sul podio agli europei U23 di Anadia, argento nello scratch dietro la Brautigam (GER)
Sara Fiorin sul podio agli europei U23 di Anadia, argento nello scratch dietro la Brautigam (GER)
Sara Fiorin sul podio agli europei U23 di Anadia, argento nello scratch dietro la Brautigam (GER)
Sara Fiorin sul podio agli europei U23 di Anadia, argento nello scratch dietro la Brautigam (GER)
Nella scelta del team quanto ha influito anche la possibilità che ti lascino fare la pista?

E’ un argomento che tiro sempre fuori in sede di contrattazione, perché è una cosa a cui tengo molto, la pratico fin da bambina e abbiamo esempi in Italia che dimostrano che si possa integrare bene con la strada. Nella squadra basca non ci sono molte altre che la fanno, ma per loro conta che non intacchi il calendario del team. Appena sapremo anche gli impegni su pista mi gestirò per fare il meglio in entrambe le situazioni.

La squadra nella quale sei entrata è veramente una multinazionale, perché ci sono molte nazioni che ne fanno parte e il gruppo italiano è quello più ricco, anche più delle spagnole stesse…

Io mi aspetto due anni di crescita in cui vorrei un po’ sistemare ogni tassello, a partire dalla preparazione, dalla nutrizione, anche a livello mentale. La preparazione è già avviata, ho anche cambiato preparatore e mi sto trovando molto bene. Sono sicura e fiduciosa che sia l’anno del grande salto di qualità.

Con Matteo vi trovate a cambiare squadra su basi differenti. Vi siete confrontati su questo tema?

No, sinceramente non ne abbiamo parlato, forse perché è avvenuto abbastanza naturalmente. L’ho visto molto tranquillo, poi è più bravo di me ad adattarsi alle nuove situazioni. E’ una sfida come lo è ogni cambiamento, che per me può sempre portare a qualcosa di buono.

Foto 1 - Vittoria Lorenzo Annibali al Memorial Vincenzo Mantovani : Foto facebook Sissio Team

Nalini vestirà la Solme Olmo nel suo debutto continental

18.11.2025
3 min
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Solo pochi giorni fa Gian Pietro Forcolin, presidente della Solme Olmo, ci raccontava dei programmi e delle aspettative del suo team in vista della nuova stagione, soprattutto alla luce del passaggio alla categoria continental

Proprio in questi giorni la formazione trevigiana è tornata a incontrarsi. Un’occasione per far integrare al meglio volti vecchi e nuovi dei ragazzi che daranno vita al roster 2026.

In un certo senso possiamo tranquillamente affermare che la nuova stagione della formazione veneta sia già iniziata, grazie all’arrivo di un nuovo partner tecnico di assoluto prestigio. Stiamo parlando di Nalini. Sarà infatti il brand mantovano a vestire la Solme Olmo nel suo debutto ufficiale nella categoria continental.

Photors.it : Visita Solme Olmo alla sede Moa Sport
Visita del team Solme Olmo alla sede Moa Sport, azienda proprietaria del marchio Nalini (Photors.it)

A casa Nalini

Per conoscere meglio chi li vestirà il prossimo anno, nei giorni scorsi i ragazzi della Solme Olmo hanno fatto visita in quel di Castel d’Ario alla sede produttiva di Moa Sport, azienda proprietaria del marchio Nalini. Ad accoglierli hanno trovato Giuseppe Bovo, Direttore Generale dell’azienda mantovana. Si è trattato di un momento di conoscenza reciproca. Gli atleti della rosa 2026 hanno inoltre avuto l’opportunità di provare in anteprima i nuovi capi che indosseranno il prossimo anno e conoscere più a fondo i tessuti e le tecnologie applicate nella loro realizzazione. 

Ecco le prime parole del presidente della Solme Olmo Gian Pietro Forcolin in merito a questa nuova partnership tecnica: «Per noi sarà un onore poter vestire i capi griffati da Nalini che è una delle eccellenze italiane applicate al ciclismo. Il 2026 segnerà per la nostra società un ulteriore step di crescita e in questo contesto, poter contare su di un partner prestigioso e di grande esperienza come Nalini, sarà certamente un valore aggiunto».

Foto 2 - Vittoria Lorenzo Annibali al Memorial Vincenzo Mantovani : Foto facebook Sissio Team
La vittoria di Lorenzo Annibali al Memorial Vincenzo Mantovani
Foto 2 - Vittoria Lorenzo Annibali al Memorial Vincenzo Mantovani : Foto facebook Sissio Team
La vittoria di Lorenzo Annibali al Memorial Vincenzo Mantovani

Destino già scritto?

Che le strade della Some Olmo e di Nalini si dovessero presto incontrare era forse già scritto nel destino. Fra i successi ottenuti quest’anno dal team veneto spicca infatti il Memorial Vincenzo Mantovani, vinto da Lorenzo Annibali. Si tratta di una gara che ha un significato davvero speciale per Claudio Mantovani, oggi alla guida dell’azienda di famiglia. E’ stata infatti pensata per ricordare suo fratello Vincenzo, che negli anni sessanta, al termine della sua carriera da ciclista, aveva creato la Moa Sport.

A ricordare il successo della Solme Olmo nella gara di casa e in un certo senso a “benedire” il nuovo accordo è lo stesso Claudio Mantovani: «Seguo e conosco da anni la Solme Olmo che quest’anno, proprio qui, sulle strade di Castel d’Ario si è aggiudicata anche il Memorial Vincenzo Mantovani che la nostra azienda sostiene nel ricordo di mio fratello. Gian Pietro Forcolin ha fatto le cose per bene, facendo crescere gradualmente questo team e portandolo a livello internazionale in vista della prossima stagione. Siamo felici di essere al loro fianco, certi che sapranno regalarci grandi soddisfazioni».

La collaborazione tra Moa Sport e la Solme Olmo permetterà agli atleti del team trevigiano di avere a disposizione i capi d’abbigliamento più comodi e performanti tra quelli disponibili sul mercato. Allo stesso tempo gli stessi atleti potranno fornire i propri feedback al Nalini Lab per lo sviluppo di nuovi prodotti.

Nalini

Nuova vita per la Solme Olmo, diventata Continental

Nuova vita per la Solme Olmo, diventata continental

14.11.2025
5 min
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Una delle novità della prossima stagione è l’approdo fra le continental della Solme Olmo. Una decisione importante quella presa dal presidente Gianpietro Forcolin, che ha forti ripercussioni sulla stessa struttura del team che dal prossimo anno si fonderà con la Arvedi, cooptando nella propria squadra 5 elementi del team che hanno basato la propria principale attività sulla pista, da Lamon a Sporzon, da Galli a Patuelli, Fiorin e Sasso.

Giampietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest'anno affiancata anche da Arvedi
Gianpietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest’anno affiancata anche da Arvedi
Giampietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest'anno affiancata anche da Arvedi
Gianpietro Forcolin, vulcanico presidente della Solme Olmo da quest’anno affiancata anche da Arvedi

Forcolin è un presidente che è l’anima pulsante del suo team, seguendolo come si farebbe con un figlio: «Noi veniamo da 2-3 stagioni molto buone – racconta – dove abbiamo fatto buonissimi risultati e dove i nostri atleti sono emersi. Il passaggio fra le continental è dettato dal fatto che vogliamo dare la possibilità ai nostri ragazzi di confrontarsi ed avere maggiori possibilità di svolgere delle corse a tappe. La crescita di un ciclista passa attraverso questo, quindi magari faremo meno corse di un giorno e qualche corsa a tappe in più, perché noi cerchiamo di preparare dei ragazzi che abbiano un bagaglio tale di esperienza che li possa aiutare nel proseguo».

Come sarà strutturata la squadra?

Noi vogliamo arrivare ad avere 19 ragazzi il prossimo anno, comprensivi del quintetto che arriva dall’Arvedi che possono essere considerati degli specialisti della pista e che svolgeranno la loro attività principalmente per questa, prendendo parte anche alle gare su strada per allenarsi e completare la serie di lavori necessari per eccellere nei velodromi. Sei ragazzi sono confermati dallo scorso anno, possiamo arrivare a 19-20. Abbiamo già definito con il Pool Cantù GB Team anche il passaggio fra gli Under 23 di Julian Bortolami e Luca Morlino che esordiranno con noi nella nuova categoria.

Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Lorenzo Anniballi, qui vincitore al Memorial Mantovani, uno dei corridori confermati per il 2026
Quello per la pista è un lavoro anche importante, è fatto in sinergia con Salvoldi per far lavorare bene i ragazzi anche in funzione degli allenamenti a Montichiari e degli impegni su pista?

Sì, lavoreremo in sinergia per far combaciare il periodo della strada con quello della pista. Bisogna fare dei percorsi congiunti e concordati, considerando che siamo una squadra molto giovane. E’ mia ambizione avere anche qualche elemento con esperienza, un po’ più grande, ma devo vedere quanti mi permette l’UCI di schierare all’interno della formazione Continental. Il regolamento prevede 16 più massimo quattro specialisti. Al momento gli elite sono Lamon e Galli, vedremo se ci sarà possibilità di allargare il numero, poi avremo 5 corridori all’esordio fra gli U23.

Tutti italiani o come quest’anno ci sarà anche qualche straniero?:

Tutti italiani, è una scelta netta quella fatta quest’anno. Nel 2025 abbiamo avuto anche un atleta colombiano. C’erano state delle possibilità di portare dei ragazzi stranieri in Italia, ma onestamente ragionandoci un po’ sopra abbiamo detto no, è meglio che diamo spazio ai corridori italiani anche perché ne abbiamo comunque di validi. In Italia i posti sono quelli, pertanto a questo punto cerchiamo di far correre i nostri.

Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l'unica vittoria internazionale, a Visegrad
Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l’unica vittoria internazionale, a Visegrad
Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l'unica vittoria internazionale, a Visegrad
Dario Igor Belletta, arrivato a marzo, ha portato l’unica vittoria internazionale, a Visegrad
Si dice sempre che in Italia si faccia un po’ la guerra a chi vuole fare pista o altre discipline che non siano la strada. Voi andate un po’ controcorrente…

Noi ne siamo sempre stati fautori, io in principal modo in tempi non sospetti ho detto che la multidisciplinarietà va bene. Trentin ha sempre fatto cross con ottimi risultati tutte le stagioni e poi ho visto che anche nei primi anni del professionismo continuava a farlo. Perché era un modo comunque diverso di approcciare il ciclismo divertendosi, ma allo stesso tempo facendo allenamento in maniera diversa e soprattutto un allenamento proficuo per quello che doveva fare dopo.

Idem per la pista?

Vale lo stesso discorso. Non è un peggiorativo per la strada, come la strada non è un peggiorativo per la pista. E’ logico che in determinate situazioni dovremo fare delle scelte, ma sono compatibili al 100 per cento.

Christian Fantini, primo alla Medaglia d'Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Christian Fantini, primo alla Medaglia d’Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Christian Fantini, primo alla Medaglia d'Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Christian Fantini, primo alla Medaglia d’Oro di Monza, continua la sua avventura alla Solme Olmo
Quest’anno avete avuto una sola vittoria internazionale…

Io guardo al complesso, abbiamo portato a casa 7 successi. Poi abbiamo fatto secondo al Circuito del Porto, quarto alla Popolarissima, se parliamo di corse a livello internazionale abbiamo avuto molti piazzamenti, c’eravamo insomma. Quindi è un bilancio sicuramente positivo, quello di questo anno. Noi siamo contenti di quello che abbiamo fatto.

Fare il passaggio fra le continental quanto vi cambia a livello societario?

Per me influisce solo a livello economico. Serve quindi un sostegno maggiore nella ricerca di sponsor. Se uno guarda i budget e gli atleti che avevo lo scorso anno, tutta l’attività svolta, noi abbiamo fatto 20 giorni di gara all’estero, senza tener conto di tutte gare in Italia a cui abbiamo partecipato. Fare costantemente doppia attività a volte è davvero dispendioso, perché ti manca la materia prima. In determinati momenti, nonostante avessimo 18 ragazzi, facevo fatica a mettere insieme i 7 per partire.

Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Il roster per il 2026 comprende per ora 13 atleti, fra cui 5 pistard. Si dovrebbe arrivare almeno a 19
Farete quindi anche attività all’estero?

Il motivo che ci ha spinto a passare continental è stato proprio questo. Noi come società ci siamo prefissati, nel limite del possibile, di far fare ai nostri ragazzi una corsa a tappe al mese. E’ logico che i corridori andranno a rotazione, perché non è che tutti possono fare tutto. Tante corse a tappe che ci sono in Europa sono 2.1. Di conseguenza se non fai parte della categoria Continental non puoi esserci. Io la scorsa stagione avevo ricevuto degli inviti, ma non ho potuto andarci perché eravamo squadra di club. Ora finalmente potremo.

Da Santiago arriva un Grimod nuovo, forte e ambizioso

Da Santiago arriva un Grimod nuovo, forte e ambizioso

10.11.2025
5 min
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Tra i giovani che si sono messi più in vista ai recenti campionati mondiali su pista c’è anche il nome di Etienne Grimod, arrivato davvero a un soffio dalle finali dell’inseguimento individuale. Il valdostano rientra in pieno nell’identikit tracciato dal cittì Salvoldi delle figure che dovrebbero avvicinarsi come rendimento a Ganna, Milan e Consonni, a prescindere se gli olimpionici di Tokyo decideranno di intraprendere un’altra avventura olimpica proiettata sul 2028. Perché da soli, con il livello che c’è, non bastano più, servono linfa nuova, nuovi talenti.

Il valdostano era stato in gara nell'inseguimento anche agli europei di Zolder, finendo sesto
Il valdostano era stato in gara nell’inseguimento anche agli europei di Zolder, finendo sesto
Il valdostano era stato in gara nell'inseguimento anche agli europei di Zolder, finendo sesto
Il valdostano era stato in gara nell’inseguimento anche agli europei di Zolder, finendo sesto

Grimod, a Santiago, l’inseguimento a squadre non l’ha neanche fatto: «A Montichiari avevamo provato tante volte il quartetto perché ero nel gruppo dei papabili. Poi alla fine il cittì ha deciso di schierare Giaimi come terzo. Ma se non ci fosse stato così poco divario tra la qualifica e il primo turno, a livello di tempi probabilmente schierava anche me come nuova entrata. So però di far parte del gruppo, ma in Cile mi ha spinto a concentrarmi di più sulla prova individuale per far vedere il mio valore».

Come giudichi la tua trasferta cilena?

Sicuramente è stata in primis una grandissima esperienza. Eravamo tutti abbastanza giovani, ci siamo ritrovati in un evento ai massimi livelli, alla fine per noi che eravamo al debutto è andata anche bene. Se dovessi dare un voto, penso che sia un 8 pieno.

Grimod insieme al cittì della strada Villa, che era al seguito della squadra anche a Santiago
Grimod insieme al cittì della strada Villa, che era al seguito della squadra anche a Santiago
Grimod insieme al cittì della strada Villa, che era al seguito della squadra anche a Santiago
Grimod insieme al cittì della strada Villa, che era al seguito della squadra anche a Santiago
Nell’individuale ti aspettavi di arrivare così vicino alle finali?

Sinceramente no. Quando però siamo andati in pista a provare, ho visto che comunque stavo bene e ho capito che potevo anche essere abbastanza vicino ai primi. Ma la gara è sempre qualcosa d’imprevisto, non sapendo che il livello degli altri fosse così alto. Non mi aspettavo di arrivare così vicino ai primi.

Come tempi, i tuoi sono stati i migliori che hai mai fatto. Una prestazione come questa pone anche la tua candidatura per poter entrare a far parte del quartetto in pianta stabile, in quale ruolo?

In realtà da junior ho provato un po’ tutto, ho fatto il lancio all’europeo, poi ho fatto il quarto al mondiale. Quest’anno all’europeo di Zolder fra gli elite ero il secondo carrello, in Cile nel caso sarei stato il terzo. Diciamo che la duttilità è un’altra delle mie caratteristiche. E’ chiaro che, io come tutti, punto soprattutto al quartetto per poter ambire a una partecipazione olimpica e anche a qualcosa di più.

L'azzurro fa parte del gruppo del quartetto, nel quale può ricoprire tutti i ruoli
L’azzurro fa parte del gruppo del quartetto, nel quale può ricoprire tutti i ruoli
L'azzurro fa parte del gruppo del quartetto, nel quale può ricoprire tutti i ruoli
L’azzurro fa parte del gruppo del quartetto, nel quale può ricoprire tutti i ruoli
Tu sei un altro di quei ragazzi che abbinano pista e strada. Il rapporto nel tuo caso qual è, quale disciplina prediligi e quanto ti ci dedichi?

Diciamo che faccio un 70 per cento strada e un 30 per cento pista, in alcuni periodi il rapporto diventa anche 60-40. E’ chiaro che devo dedicare molto più tempo alla strada, molte più ore. Ma siamo già d’accordo con il cittì che da dicembre iniziamo a fare comunque almeno 1-2 giorni a settimana in pista. E’ necessario per acquisire certi automatismi se, come nel mio caso, la pista è un obiettivo primario.

La pista la vedi più un aiuto o certe volte anche un ostacolo per la tua attività su strada?

No, non è assolutamente un ostacolo, ti dà quel colpo di pedale in più, quella forza in più, lo sprint, ti dà tante cose che la strada non può dare. Per me è una conditio sine qua non per proseguire la mia attività e devo dire che alla Biesse Carrera ho trovato sempre ampia disponibilità in tal senso.

Grimod aveva vinto a fine settembre la Targa Crocifisso a Polignano a Mare (foto Facebook)
Grimod aveva vinto a fine settembre la Targa Crocifisso a Polignano a Mare (foto Facebook)
Grimod aveva vinto a fine settembre la Targa Crocifisso a Polignano a Mare (foto Facebook)
Grimod aveva vinto a fine settembre la Targa Crocifisso a Polignano a Mare (foto Facebook)
Su strada che caratteristiche hai e come giudichi la tua stagione?

Sono un passista veloce che però tiene anche in salita e ha un buono spunto veloce. Tutte caratteristiche che la pista aiuta ad affinare, per questo dico che non ci rinuncerei mai. Vado bene sul passo, sulle salite brevi e non troppo pendenti. A dir la verità all’inizio della stagione non sono partito benissimo.

Che cosa è successo?

Nella parte centrale dell’anno ho avuto un po’ di problemini. La condizione è arrivata nella seconda metà fino a chiudere con la prima vittoria proprio in extremis, al Puglia Challenge. Sicuramente il bilancio rispetto alla pista è stato inferiore, ma spero che nel 2026 la fortuna guardi anche dalla mia parte.

Su strada Grimod ha militato nella Biesse Carrera. Nel 2026 passerà alla Solme Olmo
Su strada Grimod ha militato nella Biesse Carrera. Nel 2026 passerà alla Solme Olmo
Su strada Grimod ha militato nella Biesse Carrera. Nel 2026 passerà alla Solme Olmo
Su strada Grimod ha militato nella Biesse Carrera. Nel 2026 passerà alla Solme Olmo
Dove sarai il prossimo anno?

Vado alla Solme Olmo, resto quindi in ambito continental, per il mio terzo anno fra gli Under 23. So che mi gioco molto, è quasi un anno decisivo e lo affronto sicuramente sulla base di questo secondo anno. Ho imparato a stare molto più tranquillo perché ero partito appunto col piede sbagliato, mettendomi pressioni inutili e quindi sicuramente lo affronterò più tranquillamente, senza pormi troppi problemi, quello che sarà sarà. Ho imparato che quello che arriva si prende, si porta a casa senza rimuginare troppo. Resta però un imperativo: abbinare strada e pista, cercando il meglio da entrambe.

E’ chiaro comunque che sei uscito da Santiago con un’aura diversa rispetto a quella che avevi prima. Sei anche più conosciuto, più apprezzato…

Esatto, è stata sicuramente un’iniezione di fiducia. Infatti può sembrare strano da dire, ma non vedo l’ora che inizi la prossima stagione…

Belletta: la voglia di ripartire per amore del ciclismo

03.07.2025
4 min
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DARFO BOARIO TERME – Sotto il gazebo, mentre aspetta la premiazione del campionato italiano, Dario Igor Belletta ha ritrovato il sorriso. La rabbia e la delusione del secondo posto vanno via presto. Vero, rimane la beffa di non aver vinto e di esserci andato davvero vicino, ma la soddisfazione di correre e di provare a vincere gli mancava da un po’ di tempo. Il resto lo ha fatto la voglia di non mollare, la Solme Olmo gli ha offerto un’occasione per ripartire e lui l’ha colta al volo. La vittoria che tanto cerca è sì per se stesso ma anche per coloro che lo hanno accolto quando tutto sembrava difficile. 

«Al Giro Next Gen – dice Belletta – stavo molto molto bene. Purtroppo non c’erano molte occasioni per corridori come me, ma ho cercato di fare del mio meglio. Sapevo di avere una condizione ottima, già alla cronometro di giovedì ho fatto i miei valori migliori. Sono arrivato a questo campionato italiano con la massima fiducia nei miei mezzi. Purtroppo a pochi metri dal traguardo il sogno tricolore è sfumato perché ci siamo guardati un secondo di troppo e Borgo è scappato via. Ci tenevo tanto a vincere, in particolare all’italiano, con la Solme Olmo dopo quello che è stato un periodo davvero difficile».

Il secondo posto dietro Borgo al campionato italiano per Belletta è un mix di emozioni dolci e amare
Il secondo posto dietro Borgo al campionato italiano per Belletta è un mix di emozioni dolci e amare
Che periodo è stato dopo l’addio alla Visma Lease a Bike?

Alla fine la vita è fatta di alti e bassi. Dopo questo inverno ho avuto un momento davvero basso. Però ora mi sento bene, so qual è il mio talento e quando lavori bene le cose si sistemano. 

Abbiamo parlato tanto della nazionale ma nella tua ripartenza c’è stata anche la mano della Solme Olmo…

Avendo cambiato squadra a stagione iniziata (Belletta è passato dalla Visma Lease a Bike Development, una continental, alla Solme Olmo, ndr) non potevo firmare con altre formazioni continental a causa del regolamento UCI. Quella di cercare una squadra di club è stata una scelta obbligata e la Solme Olmo mi ha accolto. Sono arrivato in quella che è la miglior squadra di club in Italia e mi hanno accolto benissimo. Li ringrazio davvero di cuore, come ringrazio Marino Amadori per avermi portato con la nazionale nelle due prove di Nations Cup. 

Belletta ha vinto la volata ma subito sul suo volto si è dipinta la delusione per l’occasione mancata (foto Sprint Cycling/Tommaso Pelegalli)
Belletta ha vinto la volata ma subito sul suo volto si è dipinta la delusione per l’occasione mancata (foto Sprint Cycling/Tommaso Pelegalli)
Com’è stato ripartire dopo quel momento di difficoltà?

Andare in bici mi piace, quindi sono ripartito da questo. Non sapevo nemmeno se sarei riuscito a correre prima dell’uno di agosto (data in cui i corridori sono liberi di cercare altre squadre, ndr) perché quando cambi squadra è tutto difficile. Sono ripartito dalla mia voglia di andare in bici, ci ho messo un po’ a ingranare però ora sono in ottima forma. 

E’ mancata forse la vittoria?

Sì, non sono riuscito a raccogliere quanto seminato, peccato ma ci sarà modo di riprovarci. Dopo il Trofeo Città di Brescia (corso ieri e terminato al quinto posto, ndr) e il Medio Brenta mi fermerò un attimo per recuperare.

Belletta è arrivato alla Solme Olmo e fine marzo con l’obiettivo di correre e la voglia di tornare a fare fatica
Belletta è arrivato alla Solme Olmo e fine marzo con l’obiettivo di correre e la voglia di tornare a fare fatica
Cosa hai provato nel rimettere il numero sulla schiena a inizio stagione?

Una bella emozione, mi piace correre in bici e dare il massimo in ogni gara, stare cinque ore in sella con il caldo e andare forte su tutti gli strappi. Siamo un po’ matti forse ma i ciclisti sono anche questo. 

Continuerai la stagione con la Solme Olmo?

Vediamo, loro mi hanno accolto e sono davvero grato per ciò che hanno fatto. Ho tante idee in testa, al momento voglio finire la prima parte di stagione e cercare di ottenere una vittoria per ripagarli della fiducia. Poi staccherò un attimo e capirò. 

Belletta: un faro per Amadori e ora il Next Gen con la Solme Olmo

03.06.2025
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Nelle ultime due prove di Nations Cup il filo conduttore per la nazionale di Marino Amadori è stata la presenza di Dario Igor Belletta, oltre ai risultati ottimi raccolti prima in Polonia e poi in Repubblica Ceca. Il profilo del lombardo, passato a inizio stagione dalla Visma Lease a Bike Development alla Solme-Olmo ha avuto sicuramente risalto nelle trasferte azzurre. Il suo arrivo nel team di Giampietro Forcolin e il cammino verso il prossimo Giro Next Gen sono stati temi importanti per il cittì Amadori, il quale ha voluto puntare tanto sul ventunenne lombardo (in apertura foto Tomasz Smietana). 

Ora Belletta si trova in ritiro proprio con la Solme-Olmo per rifinire la condizione in vista del Giro Next Gen

«Si tratta dell’appuntamento principale della stagione – ci racconta subito – perché per un ragazzo italiano non credo ci sia gara più importante. Le gare con la nazionale under 23 mi hanno dato una grande mano per migliorare e presentarmi in buona condizione al via di Rho, che tra l’altro è a pochi chilometri da casa mia (Belletta è nato e vive a Magenta, ndr)».

Dario Belletta il terzo da destra, ha corso entrambe le prove di Nations Cup con la nazionale U23, qui in Polonia (foto Tomasz Smietana)
Dario Belletta il terzo da destra, ha corso entrambe le prove di Nations Cup con la nazionale U23, qui in Polonia (foto Tomasz Smietana)

Maggio azzurro

Il mese di maggio è stato un importante crocevia per Amadori che ha potuto vedere i suoi ragazzi all’opera e prendere appunti in vista degli appuntamenti cardine della stagione azzurra. Le risposte arrivate in Polonia e Repubblica Ceca hanno messo in evidenza le qualità del gruppo under 23 che ha trovato un equilibrio importante sia in corsa che fuori. Una parte del merito è da attribuire anche Dario Igor Belletta.  

«Ci siamo divertiti – dice – e abbiamo fatto divertire. Torniamo a casa con due top 3 in classifica generale (Mellano e Turconi in Polonia e Gualdi in Repubblica Ceca, ndr). L’opportunità di correre entrambe queste gare con la nazionale mi ha fatto molto piacere e devo dire grazie a Marino Amadori. Gli ho scritto l’altro giorno, lunedì, una volta tornati a casa. L’ho ringraziato dicendogli che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa per ricambiare la fiducia. Mi ha risposto che vuole vedermi lottare al Giro Next Gen».

Dopo un avvio di stagione a rilento la condizione è migliorata gara dopo gara e queste due corse a tappe sono state fondamentali (foto Tomasz Smietana)
Dopo un avvio di stagione a rilento la condizione è migliorata gara dopo gara e queste due corse a tappe sono state fondamentali (foto Tomasz Smietana)
Quindi il prossimo obiettivo è già nel mirino?

Assolutamente, nei prossimi giorni visionerò le prime due tappe, ma il Giro Next Gen sarà ricco di occasioni. Mi piace molto la seconda frazione, che arriva a Cantù, ma per il resto ci sono tante tappe adatte a corridori come me.

Dopo un inverno senza giorni di corsa quanto era importante trovare il ritmo in gruppo?

Tanto. Sapevo di non essere nella mia miglior condizione ma sono contento di aver messo nelle gambe due gare a tappe internazionali e di aver aiutato i miei compagni. Sono riuscito a fare quello che mi aveva chiesto Amadori e ne sono contento, anzi ho fatto anche leggermente meglio di quello che mi sarei aspettato. Magari ho sacrificato qualche risultato ma era la cosa giusta da fare per cercare di ottenere il meglio come squadra. 

Un bel modo per rientrare, stare accanto a compagni giovani e talentuosi. 

Mellano, Turconi e Gualdi sono ragazzi forti, molto. Mi è piaciuto ricoprire questo ruolo che sento mio. Per motivi fisici, visto che peso 75 chili e sono alto 187 centimetri, fare classifica è difficile. Far vedere che sono capace di condurre una gara in supporto e farmi trovare pronto è una bella cosa e penso sia un biglietto da visita anche per una chiamata nel professionismo. Tante squadre cercano un profilo come il mio. 

C’è qualcosa che senti di avergli trasmesso?

A livello atletico sono validi ma non si erano mai trovati in situazioni di corsa del genere in cui sei chiamato a fare classifica e guidare una squadra in gare internazionali. Hanno risposto bene conquistando piazzamenti davvero di ottimo rilievo. Sono ragazzi di grandissimo talento e adesso dovrò affrontarli al Giro Next Gen da avversari, non sarà semplice ma avremo obiettivi diversi. 

Per Belletta il miglior risultato in stagione è stato il secondo posto alla Milano-Busseto, ora al Giro Next Gen vuole ripagare la fiducia della Solme-Olmo (photors.it)
Per Belletta il miglior risultato in stagione è stato il secondo posto alla Milano-Busseto, ora al Giro Next Gen vuole ripagare la fiducia della Solme-Olmo (photors.it)
Ora avrai anche spazio per cercare un risultato personale e ripagare anche la fiducia della Solme-Olmo?

Penso che per la squadra sia stato bello avere un corridore presente a entrambe le prove di Nations Cup. Però sì, ora ho la possibilità di raccogliere qualche risultato con la loro maglia. Al Giro Next Gen la squadra non parte con ambizioni di classifica, quindi saremo liberi di muoverci. A parte le tappe del Passo Maniva e di Prato Nevoso penso di avere ottime chance. 

Come ti senti a livello di condizione?

Aver corso in due gare a tappe mi ha dato tanto. Sia in Polonia che in Repubblica Ceca sono riuscito a rimanere tante volte con i migliori anche in percorsi non tanto adatti alle mie caratteristiche. Segno che la condizione c’è. Dopo un inverno difficile dal punto di vista mentale sento di aver trovato la serenità giusta che mi sta facendo migliorare tanto. 

Gli ultimi giorni prima del via come li trascorrerai?

In maniera tranquilla insieme ai miei compagni in ritiro e poi inizierà la sfida. Sono pronto e non vedo l’ora di partire.

Buda un anno dopo. Miglior dilettante italiano, ma non passa pro’

06.11.2024
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Con Simone Buda un anno dopo. Il corridore romagnolo è stato il miglior dilettante dell’anno. Per il corridore della Solme-Olmo, 30 top 10, 20 top 5 e ben cinque vittorie. Questo lo ha portato ad avere il miglior punteggio in graduatoria. Eppure, per Buda tutto ciò non basta per passare professionista. Come mai?

A quanto pare la “colpa” è di essere del 1999, pertanto, è considerato “vecchio” per questo ciclismo. Un anno fa, lo stesso Simone ci disse che era difficile migliorare e che si trovava di fronte a un bivio. Ha tenuto duro ed è migliorato ancora. Ma, sul filo dei 25 anni, la strada verso il professionismo non è in salita: è verticale per lui. Ora si sente definitivamente maturo e si percepisce, e non poco, anche da come parla.

Simone Buda (classe 1999) quest’anno ha ottenuto 5 vittorie
Simone Buda (classe 1999) quest’anno ha ottenuto 5 vittorie
Allora Simone, partiamo da questa tua stagione: il miglior dilettante italiano…

Direi che come è andata lo dicono i numeri. Sinceramente, ad oggi sono deluso e stanco di parlarne. Quel che ho fatto è sotto gli occhi di tutti. Lo scorso anno, nonostante la mia buona stagione, mi fu chiesto di migliorare ancora. Ho accettato, nonostante lo scetticismo di molti, increduli che a 23 anni si potesse migliorare ancora. Ci sono riuscito.

Cosa non ha funzionato secondo te?

Io i miei problemi li ho avuti. Di fatto ho perso le mie stagioni migliori con il Covid. Il terzo e quarto anno da dilettante, quando s’inizia davvero ad andare forte, in pratica non ho corso. Nei due anni precedenti ero al servizio dei compagni. Mettiamoci anche l’accelerata da parte dei giovani ed ecco che di colpo le cose per quelli come me sono peggiorate.

Per assurdo, ti sarebbe convenuto essere del 1998: in quel caso la Federazione tese una mano ai ragazzi nel periodo del Covid…

Vero, però siamo di nuovo ai “se e ai ma”. A quel punto cosa potevo fare? Ci credevo e sono andato avanti fino a diventare élite. Ho lavorato tanto, sapevo dove potevo arrivare. Quando dico una cosa la mantengo. Lo scorso anno di questo periodo ero lì, lì per smettere. Mi fu detto di provare ancora. Se dovevo farlo però avrei dovuto dare il 101 per cento. Al team manager Forcolin dissi che avrei vinto cinque gare. Mi prese per matto. Ma io sono così: determinato. Se faccio una promessa la mantengo.

Grande affiatamento nella Solme-Olmo di Forcolin, al centro con i suoi ragazzi (Avigh Foto)
Grande affiatamento nella Solme-Olmo di Forcolin, al centro con i suoi ragazzi (Avigh Foto)
Ora come sei messo?

Ambire ai pro’ è difficile, ma io ho fatto tutto quello che potevo e dovevo. Mi è stato chiesto di migliorare e l’ho fatto. Di vincere più gare e l’ho fatto. Mi sono stati chiesti dei test di un certo livello ed ho risposto alle aspettative. Mi è stato chiesto di migliorare nelle corse più dure e ho fatto anche quello. Davvero, non so più cosa potrei fare. Se non trovo una squadra, chiuderò da numero uno. Poi rifletto anche su una cosa.

Quale?

Se il ciclismo italiano è così ben messo da perdere il suo dilettante migliore, allora mi faccio da parte. Certo, correre mi piace, potrei farlo fino a 35 anni, ma non ne varrebbe la pena. Bisogna guardare in faccia la realtà. Con certi risultati devi fare il salto di categoria; se non lo faccio, dico basta. Poi magari potrei essere il peggior professionista del mondo, anche se non credo, ma a quel punto lascerei tutto. Ma una risposta l’avrei avuta. Quel che mi spettava l’avrei ottenuto.

Veniamo ad aspetti più tecnici: hai parlato di migliorare nelle corse più dure. Come sei migliorato?

Per il corridore che sono (un passista molto veloce, ndr) non andavo piano, ma insieme al mio coach Giovanni Pedretti e al supporto della squadra ho aumentato la tenuta nelle corse più mosse e importanti. Ero stato accusato sulla qualità delle mie vittorie. Ebbene, quest’anno, nelle internazionali, ho sempre fatto bene. Ho vinto in Ungheria, ho fatto secondo al Circuito del Porto e alla Popolarissima. La squadra mi ha supportato al 100 per cento. Ha creduto in me, i compagni hanno creduto in me. Nonostante corressi, e corressimo, con il dito puntato, visto che avevo già più di 23 anni.

Solo nelle ultime due stagioni Buda ha vinto 9 corse, ottenendo 36 top 5 (foto AV)
Solo nelle ultime due stagioni Buda ha vinto 9 corse, ottenendo 36 top 5 (foto AV)
Al Porto ha vinto un certo Jakub Mareczko

Se devo dirla tutta, quel giorno sono caduto a 6 chilometri dall’arrivo e ho fatto la volata col 14. Alla Popolarissima in volata c’è stato un problema con delle transenne spostate… Non ho la prova per dire che sarebbe andata diversamente, quindi sto zitto. Ma è successo anche questo. Lo accetto: certe cose accadono correndo in bici. Ma tutto il resto?

Possibile, Simone, che davvero non ci sia stata neanche una trattativa, un interessamento di qualche team?

Tante parole, ma poi nulla di fatto. Contatti con dei procuratori, anche importanti, che poi sono spariti.

Perché secondo te?

Sinceramente non lo so ed è quello che mi chiedo. Da parte mia, ho sempre voluto far parlare la strada, tenendomi lontano dalle polemiche. Dal management della mia squadra ho cercato di farmi proteggere il più possibile, facendomi stare lontano da eventuali trattative, voci… Volevo avere la serenità e la mente libera: un atleta per rendere ne ha bisogno, non gli bastano solo le gambe. Poi è chiaro che qualche notizia me la davano. Però, per dire, anche in questo caso volevo tenermi lontano dalle polemiche e restare concentrato solo sul ciclismo. Ma pongo io una domanda.

Vai…

Okay i giovani, ma una squadra prende chi va forte o chi potrebbe andare forte? Chi vince o chi potrebbe vincere? Se così fosse, i Ballan, i De Marchi e in qualche modo anche Vingegaard… per dire, non ci sarebbero.

Buda, sprinter, è migliorato anche nelle corse più mosse
Buda, sprinter, è migliorato anche nelle corse più mosse
O anche Tarozzi per restare ad esempi più concreti e vicini…

Tarozzi è praticamente un fratello. Usciamo sempre insieme. Siamo stati anche compagni. Ci siamo visti anche ieri sera. Pensate che gente come lui, ma soprattutto coetanei di altre squadre, rivali, se così possiamo dire, mi chiamano e mi chiedono: «Allora, novità?». Io rispondo: niente. E questo credo sia spaventoso anche per loro. Anche loro sono increduli. Immagino si domandino: «Ma come, se lui che è stato il numero uno della stagione non passa, noi cosa facciamo?».

Prima ti abbiamo chiesto delle trattative e poi ti abbiamo interrotto…

Qualche team continental, italiano e straniero, si è fatto avanti. Mi davano anche dei buoni soldi, ma non accetto questa via, non mi accontento dopo quel che ho fatto. Io voglio diventare professionista. Vorrei che la mia esperienza fosse un insegnamento. Che senso avrebbe se il prossimo anno mi ripresento alla San Geo (una delle prime gare stagionali, ndr)? Cosa direi al Simone Buda ragazzino del 2013?

Chiaro…

Ci pensavo proprio qualche giorno fa. Anche da esordiente vinsi la classifica dell’anno. Ho sempre vinto molto. Quel ragazzino aveva il sogno di migliorarsi, la gioia di andare in bici e di passare professionista. E ora? Cos’è il ciclismo italiano? Se uno vince la Serie B, l’anno dopo passa in Serie A. Idem con la Formula 2 e il passaggio in Formula 1. Perché noi no? Cosa dimostra il ciclismo italiano? Davvero, non so più cosa dire e cosa pensare… Perché non ho un procuratore? Perché non ho soldi?

Come stai passando questi giorni?

Anche se non so cosa farò, come andranno le cose, ho ripreso ad allenarmi. Ho fatto 20 giorni di stacco. Ho corso dal 27 febbraio all’8 ottobre. Adesso magari non faccio sei ore di bici, ma ho ripreso con la corsa a piedi, la palestra…

Il mondo della Solme Olmo: passi piccoli, ma decisi

14.06.2024
5 min
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Tra le squadre escluse dal Giro Next Gen c’è la Solme Olmo, team che nel corso degli anni ha lavorato sempre in maniera ottima, con un percorso di crescita costante. Forse portare alla corsa rosa under 23 una squadra come la loro sarebbe stato un premio e un incentivo a continuare un lavoro metodico. Sulle scelte fatte da RCS ancora ci sono dei dubbi, ma sul metodo di lavoro della Solme Olmo sembrano essercene ben pochi (in apertura, immagine photors.it) 

«Per il discorso Giro Next Gen – spiega subito il presidente Gian Pietro Forcolin – dobbiamo chiarire che si parla di business, che non sempre va d’accordo con il merito. Me ne faccio una ragione, anche se è vero che guardando alle squadre scelte si potrebbe aver da ridire. RCS si è trovata in mano l’organizzazione di questa corsa e ha deciso per i propri interessi. Sarebbe stato compito di chi ha lasciato il Giro U23 dare indicazione su come distribuire gli inviti. Il Giro è una corsa della Federazione che è passata nelle mani di RCS, con tutti gli oneri e onori del caso. Quest’ultima ha ragionato da azienda e il dado è tratto».

Gian Pietro Forcolin, presidente della Solme Olmo, alla presentazione della squadra (photors.it)
Gian Pietro Forcolin, presidente della Solme Olmo, alla presentazione della squadra (photors.it)

Impegno costante

La Solme Olmo è una squadra abituata a muoversi, viaggiare e correre all’estero. Abitudine rinforzata sicuramente in questi ultimi anni, ma che è diventata subito una parte importante del lavoro di Forcolin e del suo staff.

«Innanzitutto – prosegue il presidente Forcolin – noi corriamo tutto il calendario nazionale e internazionale in Italia. Spesso siamo anche fuori confine tra Slovenia, Ungheria, Croazia, Romania e Polonia. Abbiamo costruito ottimi rapporti con questi territori e ci piace andare alle loro corse. Il 6 e 7 luglio saremo in Slovacchia e Ungheria per due gare. Poi il 4 agosto in Romania per una corsa di un giorno e il 6 saremo al via del Tour of Szeklerland, sempre in Romania.

«Abbiamo iniziato a gettare lo sguardo oltre confine, vista la mancanza di corse a tappe in Italia. Ci siamo arrangiati. All’estero le federazioni nazionali danno spazio alle squadre del Paese con gare adeguate (problema affrontato nell’editoriale di lunedì, ndr). L’estero si è dimostrato un’ottima palestra, lì ci sono tante squadre professional e i corridori sono di buon livello».

La squadra tra luglio e agosto correrà molto all’estero, più precisamente nell’Est Europa (photors.it)
La squadra tra luglio e agosto correrà molto all’estero, più precisamente nell’Est Europa (photors.it)

Diversi obiettivi

Investimenti di tempo e denaro hanno portato la squadra di Forcolin a correre fuori dall’Italia. Il calendario del nostro Paese perde corse e tante ne ha perse in passato, e se in quelle poche che si sono vengono preferiti i devo team allora è facile far migrare le squadre verso altri mondi. 

«Molti – dice ancora Forcolin – ci considerano una squadra piccola, forse hanno anche ragione. Ma la nostra struttura è solida e di buon livello. La squadra conta su una casa con una dozzina di posti letto, nella quale vive un massaggiatore. Abbiamo quattro diesse, un meccanico fisso e altri due a chiamata. E da quest’anno, per la prima volta abbiamo deciso di avere un preparatore unico per tutta la squadra».

Un bel mix

«La rosa è composta da 18 ragazzi – continua – con una buona distribuzione tra under 23 ed elite. Per noi è più facile avere corridore elite di qualità che under 23 (questa potrebbe essere l’unico motivo valido all’esclusione della Solme Olmo dal Giro Next Gen, visto che i punti sono stati ottenuti principalmente da corridori elite: Buda, Chiarucci e Nordal, ndr). Gli juniores quando passano preferiscono andare negli squadroni, però poi trovare spazio lì è difficile e il rischio è quello di tirare per il più forte.

«Nel 2023 abbiamo preso Menghini al primo anno juniores, era senza squadra e rischiava di smettere. L’anno scorso ha ottenuto tanti buoni risultati e in inverno è passato alla General Store, squadra continental. Penso che avere buoni corridori elite permetta ai giovani di crescere, migliorare e imparare tanto».

Nel 2023 Forcolin e il suo staff hanno rilanciato Alessio Menghini che rischiava di rimanere senza squadra (photors.it)
Nel 2023 Forcolin e il suo staff hanno rilanciato Alessio Menghini che rischiava di rimanere senza squadra (photors.it)

Budget

I soldi muovono gran parte dell’attività e degli atleti, c’è poco da girarci intorno. Avere un budget elevato permette di prendere le prime scelte e di avere una rosa più competitiva. Però questo non è sempre detto, soprattutto con i giovani, dove spesso la chiave giusta è la pazienza, arma che non si può comprare. 

«Abbiamo un budget inferiore alle continental – continua – e alle altre squadre, ma è anche una scelta. Sembra che tutto si basi sul rimborso ai corridori, noi facciamo fatica a proporre un rimborso sostanzioso. Per questo magari molti corridori non ci pendono in considerazione, ma negli ultimi anni le quote sono cambiate. Abbiamo tanti progetti in testa, non è facile però trovare gli sponsor, noi la struttura l’abbiamo. Chiaro che sarebbe più facile fare una cosa come fanno i Reverberi con professionisti e under 23, così da partecipare alle migliori gare. Se dovesse arrivare lo sponsor giusto non avrei dubbi sul da farsi».

Lo sfogo di Buda: la mia carriera è una salita senza fine

22.08.2023
6 min
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Simone Buda si era fatto notare questa primavera per due vittorie ravvicinate. Poi la stagione è andata avanti e di buoni risultati ne sono seguiti altri. Tanti altri a dire il vero. Tanto da essere il corridore della categoria Elite-U23 con più top cinque a questo punto della stagione.

Una costanza di rendimento importante, per un ragazzo che ha la “croce” – passate questo termine che forse è anche un po’ forte, ma rende l’idea – di essere nato nel 1999 e quindi è al quinto anno dei dilettanti. E il quinto anno nel ciclismo di oggi diventa un problema: tema che abbiamo ripreso più volte. Simone, lo ricordiamo, è un romagnolo dalle caratteristiche di sprinter o comunque passista veloce che veste i colori della Solme-Olmo.

Simone Buda (classe 1999) vince a Castel d’Ario, prima vittoria stagionale. Per lui la più bella anche in virtù del grande aiuto della squadra
Simone Buda (classe 1999) vince a Castel d’Ario, prima vittoria stagionale. Per lui la più bella anche in virtù del grande aiuto della squadra
Simone, come stai? Hai iniziato con un sacco di buoni propositi…

Io penso che quei propositi si siano realizzati. Anzi, ad un certo punto anche un po’ meglio di quello che pensavo.

Abbiamo visto un bel salto di qualità: vittorie, piazzamenti, una grande costanza di rendimento…

Un salto di qualità che ci voleva. Ho vinto due gare e mi sono confermato anche nei mesi dopo. E confermarsi non è facile. Sono seguite altre affermazioni importanti. E sono cose che mi dicono coloro che mi sono vicino.

In questo periodo come ti stai allenando? Abbiamo visto che non hai corso…

In effetti ho fatto un decina di giorni di stacco dopo una corsa a tappe in Romania, in cui sono caduto ad 80 all’ora. Per un attimo ho anche pensato che fosse tutto finito, in realtà poi sono state solo importanti abrasioni. Adesso però ho ripreso e giusto stamattina ho fatto palestra.

Palestra nel pieno della stagione: perché avevi staccato?

In realtà l’ho portata avanti per tutta la stagione in accordo con il mio preparatore, Giovanni Pedretti. In questo modo posso lavorare bene solo sulla forza, forza pura. Mi dà qualcosa di più a livello di forza e basta, sull’esplosività, sulla forza massimale. Quindi palestra e poi trasformazione in bici. Fare la forza su strada, le classiche Sfr, significa includere mille variabili: la tacchetta non perfettamente dritta, le buche, il vento… Così posso lavorare sulla forza senza intoppi.

La squadra trevigiana spesso si è raccolta attorno a Buda
La squadra trevigiana spesso si è raccolta attorno a Buda
Quindi tu non fai le Sfr?

Le faccio, ma molto meno che in passato. Ieri per esempio dopo la parte in palestra, ho fatto un paio di richiami di SFR in bici, prima le SFR erano molte di più.

Torniamo al discorso del salto di qualità: come mai è arrivato tutto insieme? 

Credo sia stato un salto generale. Se devo essere sincero non vado così tanto più forte che in passato. Sì, in volata e in salita i watt sono un po’ di più, ma siamo sui valori dell’anno scorso. Purtroppo nel ciclismo deve girare tutto bene, non si tratta solo di valori. Quest’anno c’è l’atmosfera giusta… Io alla fine al primo e al secondo anno ho fatto tanta fatica e ho incontrato diverse difficoltà. Al terzo e quarto anno col Covid di mezzo ho corso pochissimo. Ora al quinto anno, sento di essere nella squadra giusta, certi meccanismi funzionano bene anche in corsa. E io sono più maturo.

Sei un classe 1999, oggi è un “problema” per passare professionista. Un discorso delicato, ma reale…

Parlo con i dati alla mano: i miei risultati. Da inizio anno sono tra i corridori più costanti. Ogni mese ho portato a casa 15-20 punti. Ho quattro vittorie, una decina di podi e sono colui che vanta più piazzamenti nei primi cinque. Mi dicevano che vincevo solo i “circuitini”, ho risposto con vittorie e piazzamenti internazionali. Ho vinto una corsa UCI in Ungheria, ho fatto terzo in una tappa in Romania nella quale c’erano anche le professional. Ho la sfortuna che non posso fare il Giro U23, alcune classiche internazionali… che danno più punti e visibilità. Nonostante tutto su 7-8 corse internazionali fatte, mi sono piazzato in cinque.

Al Gemenc GP (corsa di classe 2.2) tappa e maglia per Buda
Al Gemenc GP (corsa di classe 2.2) tappa e maglia per Buda
Quindi c’è qualche squadra che si è fatta sentire?

Solo chiacchiere. E questo mi dispiace.

E’ stata proprio la tua costanza di rendimento a colpirci e allora ti chiediamo: cosa mancava prima?

Qualcuno mi dice: «Potevi svegliarti prima». Prima non ero preparato io. Non ero pronto. Io nelle categorie giovanili davvero vincevo 20 corse l’anno quasi senza allenarmi. Uscivo in bici, ma se un giorno volevo, andavo a giocare a beach volley. Poi da under 23 è cambiato il mondo. Mi sono trovato il muro e ci ho messo un po’ ad adattarmi, specie nei primi due anni. Poi, al terzo anno, è arrivato il Covid e ho fatto 8 corse. L’anno successivo mi avevano promesso mille cose e ne ho fatte solo 25. Lo scorso settembre mi dicono che la squadra chiude. In quel momento ho anche pensato di smettere.

Ma sei ancora qua…

Poi le persone che mi sono state vicine mi hanno convinto a tenere duro. Ragazzi, io ho fatto 24 anni il 14 agosto e mi dicono che sono vecchio. Non guardo al futuro adesso. Se la sera ci penso e ho vicino i miei cari, non voglio pensare in modo negativo, ma non è facile. Quel che mi viene da dire è che a questo punto non dipende più da me. Se penso che Roglic è arrivato su strada a 27 anni. Van der Poel  e Vingegaard hanno esordito a 24 anni. Non dico di essere come loro, ma neanche di essere vecchio o non degno di alcuna attenzione. Specie quando vedo e sento che c’è gente che passa senza meritocrazia. 

Hai un procuratore?

Mi sto muovendo. Come ho detto mi hanno anche rimproverato di non averlo fatto prima, ma cosa andavo a proporre di me? Mi sembrava come voler correre su strada, ma avendo una Mtb. Qualche risultato, qualche piazzamento, ma non ero pronto. Passare eventualmente senza merito, senza la giusta crescita… no, non faceva per me. Quindi ho lavorato su me stesso. Ho trovato un ambiente sano che mi ha aiutato in tutto ciò e mi sono messo sotto.

Grande affiatamento nella squadra del presidente Gian Pietro Forcolin (al centro). A destra Favero e a sinistra Tabarin
Grande affiatamento nella squadra del presidente Gian Pietro Forcolin (al centro in seconda fila)
Non è facile Simone. E’ davvero una situazione complessa…

Sono migliorato tanto, anche a livello mentale. Mi impegno, mi hanno chiesto sempre risultati più importanti e li ho ottenuti. Non saprei davvero cosa fare. Non dico che sono disperato, ma quasi. Sembra una salita senza fine. Se dovessi chiudere con il ciclismo ci resterei male. Lo farei in malo modo. Ho fatto anche il corso da direttore sportivo di terzo livello. Spesso vado ad aiutare i ragazzi delle categorie giovanili, ma cosa gli dico in questa situazione? Sei vai così e nessuno si fa sentire. No, non capisco.

Ora cosa prevede il tuo programma?

Come detto ho ripreso ad allenarmi, ma sto smaltendo anche le botte della caduta in Romania. E tutto sommato è stata quasi un bene perché mi ha permesso di staccare veramente. Tanto più che mi chiedevano continuamente dei risultati. Rientrerò in gara il 24 a Rosa, poi il 26 c’è Carnago, che non conosco ma mi dicono essere veloce e quindi potrebbe già essere adatta a me, ma soprattutto miro a fare bene al Giro del Friuli, dove ci sono tappe veloci, e alla tre giorni in Puglia.