Faccia a faccia con la Corneo, sergente di ferro della BePink

30.10.2021
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Sigrid Corneo, diesse della BePink, la intercettiamo mentre sta lavando le bici della squadra. Neanche il tempo di finire l’attuale stagione che già è ora di ripartire con quella nuova. Ormai il ciclismo moderno non conosce soste o periodi di stacco, né per le atlete né tantomeno per i dirigenti. Ma questo è tuttavia un ottimo momento per sentire le loro voci, tracciare qualche bilancio e fare qualche chiacchiera più informale del solito.

«Non preoccupatevi – ride – ho gli auricolari così ho le mani libere per continuare con la pulizia dei mezzi. Qua bisogna saper far tutto. Ed essere organizzati sempre di più».

Dieci anni di BePink, ma la storia di Sigrid Corneo e Walter Zini è ben più lunga
Dieci anni di BePink, ma la storia di Sigrid Corneo e Walter Zini è ben più lunga

Dieci anni di BePink

Fra qualche settimana saranno dieci anni di BePink. A metà novembre del 2011, infatti, nasceva la formazione di Walter Zini con l’ex ciclista italo-slovena da sempre al suo fianco (sono anche compagni di vita), fin da quando ancora correva. Sfruttando proprio l’esperienza della Corneo da corridore e da direttore sportivo, cerchiamo di fare un confronto sul ciclismo femminile. Oltre a chiederle un riassunto sulla loro ultima annata, impreziosita dal bellissimo oro europeo under 23 su strada di Silvia Zanardi (e dagli altri suoi tre in pista nella rassegna continentale).

Silvia Zanardi è stata l’atleta più rappresentativa della BePink nel 2021. Rimarrà anche il prossimo anno
Silvia Zanardi è stata l’atleta più rappresentativa della BePink nel 2021. Rimarrà anche il prossimo anno
Sigrid iniziamo dalla differenza che c’è nel ciclismo femminile tra quando correvi tu ed oggi?

Ci sono pro e contro. Oggi c’è più professionalità, le ragazze sono molto più preparate, sanno già tante cose. E hanno attorno tante figure come il nutrizionista, preparatore personale, mental coach. E’ senz’altro un bene che può diventare un male, perché possono creare molta confusione. Senza contare poi che le ragazze ora tendono ad ascoltare poco la squadra. Hanno genitori, parenti, fidanzati, procuratori che le dicono cosa fare. Non è un aspetto positivo, ma non è l’unica cosa che non va…

Cos’altro c’è?

Le cicliste di oggi vogliono tanto e subito, con poco. Non sono propense alla fatica. Non vale per tutte chiaramente, ma per tantissime la mentalità è questa. Poche si chiedono: «Ho fatto davvero tutto per andare più forte?». Quando correvo io, eravamo tutte pronte alla fatica, invece adesso tante arrivano con la cultura errata del risultato pensando di essere tutte campionesse. Ad esempio, quando mi è capitato di spiegare ad alcune come si allenano Van Vleuten, Van der Breggen o altre, mi hanno risposto che non sono matte per farlo anche loro. Certo, le mie sono giovani e non bisogna sovraccaricarle ed alcune sono state ben dotate da madre natura, ma anche chi ha talento deve metterci tanto impegno e sacrificio. Questi sono due fondamenti che non sono cambiati nel ciclismo per andare forte o fare bene il mestiere.

Silvia Valsecchi ha chiuso la carriera proprio quest’anno, vincendo una corsa
Silvia Valsecchi ha chiuso la carriera proprio quest’anno, vincendo una corsa
Sigrid prima di parlare del vostro 2021 ci giochiamo subito il carico pesante e non ci pensiamo più. La Zanardi l’anno prossimo che fa? Eravamo rimasti a qualche contatto con team WorldTour…

Dobbiamo ancora renderlo ufficiale, ma Silvia nel 2022 sarà ancora con noi. E’ vero, abbiamo avuto diversi contatti con diverse formazioni WorldTour, di cui una italiana (senza dirlo è chiaro il riferimento alla Alè Btc Ljubljana, ormai acquisita dal UAE Team Emirates, ndr), ma la ragazza ha capito che ha ancora bisogno di imparare e crescere. E’ ancora giovane, ha ventuno anni e stare con noi può farle bene. Perché, lei lo sa, è ancora molto incostante. Poi a fine dell’anno prossimo vedremo come saranno andate le cose.

Quindi potrebbe partire a fine 2022? 

Quest’anno sarà più osservata del solito dagli altri team. Certo, per noi è sempre un orgoglio far crescere delle atlete e poi vederle nel WorldTour. Attenzione però, l’importante è che passino al momento giusto e che di là si facciano valere. Perché poi sembra che siamo noi squadre più piccole a mandarle fra le grandi senza aver insegnato nulla. 

Indubbiamente la Zanardi quest’anno vi ha regalato grandi gioie ed emozioni. Per il resto che stagione è stata per voi?

Siamo contenti e lo sono anche gli sponsor per i nostri risultati. All’inizio siamo partiti maluccio, perché non riuscivamo a concretizzare il gran lavoro fatto. A parte l’europeo di Trento con Silvia, abbiamo totalizzato sei vittorie, anche se sono tutte in gare open. Una di Crestanello, una di Zanardi e quattro di Vitillo, bravissima proprio pochi giorni fa ad aver conquistato le due tappe e la generale del Giro di Campania (23-24 ottobre, ndr). Poi la Valsecchi ha vinto il criterium post campionato Italiano in Puglia.

Cosa significa avere in squadra la campionessa d’Europa U23?

Fa tanto, anche se poi è una maglia che non indosserà. Ed è molto soddisfatto e contento di noi anche Cristiano De Rosa, che ci fornisce le bici e che proprio in questi giorni ne sta ultimando una con colorazioni ad hoc per la Zanardi impegnata nella Champions League della pista (in programma tra l’1 novembre e l’11 dicembre tra Spagna, Francia, Lituania, Regno Unito e Israele, ndr).

Nel 2022 non ci sarà più Silvia Valsecchi che si è ritirata. Qualcuno prenderà il suo posto di veterana? Che squadra avrete e sarete?

Vi posso anticipare che abbiamo preso Valentina Basilico, junior che arriva dal Racconigi Cycling Team. Il resto delle conferme e dei nuovi arrivi lo annunceremo a breve.

Ai mondiali del 1994, la prima da sinistra è proprio Sigrid, poi Cappellotto, Zocca, Rizzi e Bonanomi
Ai mondiali del 1994, la prima da sinistra è proprio Sigrid, poi Cappellotto, Zocca, Rizzi e Bonanomi
Da chi ti aspetti un salto di qualità l’anno prossimo?

Una che potrà fare tanto bene è Matilde Vitillo. Fa quello che le si dice e per tornare al discorso che facevamo prima, non ha paura di far fatica e di patire un grande mal di gambe. Lei può fare un ulteriore step. Mi aspetto qualcosa di più anche da Nadia Quagliotto che è una bravissima ragazza. Ha le carte in regola per fare la regista e tante altre potenzialità per andare forte. Sono già sei anni che è elite e la sprono sempre ad osare di più altrimenti il tempo passa.

Per chiudere, hai corso nelle elite da inizio anni ’90 fino al 2010, vincendo diverse gare. Hai disputato mondiali in maglia azzurra e u’ Olimpiade a Pechino con quella slovena. Sigrid Corneo come si troverebbe in gruppo oggi?

Non mi piace fare paragoni, specialmente quando parlo con le mie atlete, però a volte penso di essere nata nell’epoca sbagliata. Se avessi corso in questi ultimi anni probabilmente mi sarei tolta le stesse soddisfazioni, ma mi sarei sentita più adatta. Caratterialmente mi sento più grintosa di tante atlete che hanno la mia stessa età di allora.

Il body europeo della Zanardi? Ci pensa Re Artù

25.09.2021
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Silvia Zanardi ha recentemente conquistato a Trento il titolo europeo U23 su strada. E grande è stata la soddisfazione del Team BePink e degli sponsor che sostengono l’attività di questa squadra giunta al decimo anno di attività. Tra loro c’è Re Artù, realtà forlivese che veste il team di Walter Zini. Così abbiamo colto lo spunto della bella vittoria per visitare la sede di Re Artù il giorno stesso in cui si preparavano i primi body “europei” per la campionessa di Fiorenzuola d’Arda.

Paolo Castellucci, titolare di Re Artù, al lavoro sul design del body
Paolo Castellucci, titolare di Re Artù, al lavoro sul design del body della campionessa europea Silvia Zanardi
Che cosa rappresenta per la vostra azienda realizzare questo body?

Per noi è un vero onore – ci ha subito confidato Paolo Castellucci, il titolare di Re Artù – ed è anche una prima volta, eccezion fatta per alcune maglie di campioni europei amatori che abbiamo realizzato negli anni scorsi.

Avete libertà assoluta?

La realizzazione di una maglia di campione europeo, così come il confezionamento di una divisa iridata, è soggetta a dei vincoli molto definiti e se vogliamo rigorosi.

Il body è finalmente pronto: Castellucci lo mostra con orgoglio. Ora si può fotografare
Il body è finalmente pronto: Castellucci lo mostra con orgoglio. Ora si può fotografare
Spiegaci meglio…

Prima abbiamo applicato tutte le direttive che la UEC (lUnione ciclistica europea, ndr) impone per la produzione della maglia. Le misure dei loghi degli sponsor sono definite e non possono superare un massimo consentito. Lo spazio a disposizione è poco perché la maglia di campione europeo deve salvaguardare l’immagine della bandiera stilizzata sul petto… Da questo punto di vista però la UEC ci è venuta immediatamente incontro, inviandoci un regolamento disciplinare e tecnico/cromatico molto chiaro e semplice da seguire.

La divisa della Zanardi ha qualche particolarità?

Queste prime maglie realizzate per Silvia in realtà sono tutti body. Nello specifico, proprio nel momento in cui parliamo, stiamo stampando e confezionando assieme sia i body per la crono sia quelli per le lunghe distanze. Silvia, che ha visitato la nostra azienda in dicembre proprio per prendere le misure dell’abbigliamento, è una taglia 38… Ma per lei applichiamo qualche dettaglio su misura, come il pantaloncino più lungo, per adattarci meglio alle sue esigenze».

In cosa differiscono i body da crono e quelli da lunga distanza?

I capi che realizziamo a mano in Re Artù appositamente per le prove veloci, corte e contro il tempo, sono body in Lycra, poco traspiranti, più attillati e dunque maggiormente aerodinamici. Quelli invece per le lunghe distanze sono caratterizzati dall’impiego di un tessuto speciale (che si chiama Full Moon) molto traspirante. Inoltre, su questi ultimi prevediamo la zip sul davanti per consentire un’ampia apertura. Per entrambe le tipologie di body, prevediamo un pantaloncino con un leggero effetto compressivo, con taglio vivo e senza cuciture, accoppiato ad un fondello specifico per donna a due densità estremamente comodo e performante.

Qual’è l’esperienza che dall’agonismo trasferite agli amatori?

Lavorare con i professionisti, con le donne elite in questo caso, ci arricchisce di tantissima esperienza. Pensate. Il body della Zanardi passa da ben quattro diverse macchine da cucito nel momento in cui deve essere confezionato. E la stessa cosa per noi è valida anche se dobbiamo realizzare delle divise per un team amatoriale. In Re Artù i nostri capi tecnici per il ciclismo sono tutti rigorosamente fatti a mano. E la qualità per noi rappresenta una vera è propria regola.

reartu.bike

Silvia Zanardi lancia la volata lunga verso Parigi

20.09.2021
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Nelle rispettive giovani storie, Silvia Zanardi entrò nelle pagine di bici.PRO lo scorso 12 ottobre, pochi giorni prima dell’effettiva messa online del sito, per la vittoria agli europei under 23 della corsa a punti a Fiorenzuola. Rimanemmo colpiti quando ci raccontò che alla fine del lockdown, per celebrare quell’insolito ritorno alla vita, prese la bici e partì dalla casa del ragazzo in cui aveva trascorso la clausura e se ne tornò verso Piacenza pedalando. C’era da approfondire e così, durante il ritiro della nazionale sull’Etna a gennaio, raccontammo un’altra interessante fetta della sua storia. A distanza di otto mesi, Silvia è diventata campionessa europea delle under 23 e quel suo urlo sul traguardo di Trento ha mostrato una grinta spesso nascosta dietro il suo sorriso.

«Ho urlato – ride – perché non ero affatto sicura di riuscire a vincere. Blanka Vas mi aveva già battuto, per cui ho lasciato che fosse lei a lanciare la volata dal davanti. Io mi sono messa dietro, sapendo che ho una bella rimonta. E quando effettivamente ci sono riuscita e lei si è piantata, allora ho urlato davvero forte».

L’inizio di stagione non era stato dei migliori, ma assieme al suo allenatore Walter Zini, Silvia è ripartita alla grande
L’inizio di stagione non era stato dei migliori, ma assieme al suo allenatore Walter Zini, Silvia è ripartita alla grande

Fino a ieri, l’atleta della Bepink era a Barcellona per delle gare su pista. E se pure il 26 correrà su strada in Italia, nel suo mirino ora ci sono gli europei elite su pista, cui è certa di partecipare.

Ti aspettavi una stagione così buona?

La verità? No. Non era cominciata benissimo, avevo qualche chiletto di troppo. Poi con il mio preparatore abbiamo fissato degli obiettivi, che erano vincere qualcosa agli europei in pista, a quelli su strada e vincere finalmente una classica su strada. Prima degli europei in pista ho cominciato ad avvertire buone sensazioni. E alla fine gli obiettivi li ho centrati tutti.

Hai detto che l’europeo di Trento vale più di quello su pista.

Perché non avevo mai vinto una grande classica su strada ed era importante dimostrare di poterlo fare. Per me la strada vale più della pista, ma non ho mai avuto un riferimento, qualcuno da seguire. Ero vicina alla Bronzini, che mi ha sempre dato una mano. Seguivo i suoi allenamenti e una volta mi portò dal suo preparatore. Per il resto mi piace Sagan, ma perché è veloce come me.

Foto di gruppo al belvedere di Taormina durante il ritiro azzurro di gennaio. Silvia Zanardi è la prima in basso a sinistra
Foto al belvedere di Taormina durante il ritiro di gennaio. Silvia Zanardi è la prima in basso a sinistra
Qual è il bello di uscire in bici?

Il fatto di poter stare da sola e pensare. Mi aiuta a sfogare il mio stress, che è tanto e pesante. Non si può essere sempre al top, mantenere sempre le aspettative. Io poi mi faccio condizionare molto…

Da cosa?

Dal giudizio della gente. Ci resto male se arriva una critica. Sul momento sembra che non ci faccia caso, invece mi metto a rimuginarci sopra. Per fortuna non sono una grande fan dei social. Leggo e rispondo a chi mi scrive, ma meglio se c’è da commentare una vittoria.

Quanto cambia la tua dimensione dopo la vittoria negli europei?

Direi di nulla, salvo per il fatto che ho più consapevolezza di me stessa. Ora so di essere all’altezza di certi appuntamenti.

Hai mai riguardato il finale degli europei di Trento?

Mi capita spesso e ogni volta mi viene la pelle d’oca. Sul traguardo c’era tutta la mia famiglia, ci tenevo a dimostrare.

Zanardi Pordenone 2021
La vittoria di Silvia Zanardi al Giro Provincia di Pordenone, che l’ha finalmente sbloccata (foto Ossola)
Zanardi Pordenone 2021
La vittoria di Silvia Zanardi al Giro Provincia di Pordenone, che l’ha finalmente sbloccata (foto Ossola)
Ti è dispiaciuto non andare a Tokyo?

Certo, ma ero consapevole che ci fossero delle altre ragazze forti. Adesso voglio andare a Parigi, per cui parteciperò agli europei su pista di Grenchen e poi spero di conquistarmi una convocazione per i mondiali di Roubaix.

Di recente abbiamo dedicato spazio al mondo juniores maschile, ma veniamo tirati da più parti per ficcare il naso nel femminile…

C’è un po’ la tendenza a esagerare. In nazionale pretendono tanto perché abbiamo un potenziale importante, ma non si deve strafare. Lo dico sempre alle ragazze della mia squadra, bisogna crescere senza saltare gli step.

E tu con quella maglia addosso, sei pronta per il WorldTour?

Ancora non so niente, ma certo che mi piacerebbe. Qualcuno mi ha cercato, ma la stagione è ancora lunga.

Zanardi Europei pista 2021

Gli Europei d’oro della Zanardi, dall’Olanda verso il mondo

21.08.2021
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Quando corre su pista, Silvia Zanardi è una ragazza che pedala ad alte percentuali. Ad Apeldoorn, in Olanda, in questi giorni durante gli Europei U23 su pista la ventunenne ha fatto filotto di medaglie d’oro nelle tre specialità a cui ha partecipato tra il 17 ed il 20 agosto: inseguimento individuale, a squadre e corsa a punti.

E nelle altre competizioni internazionali ha sempre ottenuto grandi risultati: nel 2018 ad Aigle due ori nell’inseguimento a squadre e corsa a punti prima ai Mondiali junior, poi un oro (ed un ottavo posto) nelle stesse discipline agli Europei junior, nel 2020 nella sua Fiorenzuola d’Arda oro nella corsa a punti (e quarto posto nell’inseguimento individuale) agli Europei U23 ed infine a Plovdiv, in Bulgaria, argento nella medesima specialità agli Europei elite. Una garanzia.

Intercettiamo al telefono la piacentina in forza alla BePink la sera della sua ultima medaglia mentre fuori dal velodromo Omnisport sta per prendere il pullmino per tornare in hotel. Si merita una buona cena ed una bella dormita, nel mezzo invece ci sarà spazio per i festeggiamenti.

Zanardi Apeldoorn 2021
Tre vittorie agli Europei U23 per Silvia Zanardi: possibile poker in vista con la madison?
Zanardi Apeldoorn 2021
Tre vittorie agli Europei U23 per Silvia Zanardi: possibile poker in vista con la madison?
Silvia congratulazioni per questo 3 su 3 incredibile. Un flash sul tuo stato d’animo.

Sono davvero contentissima. Ci tenevo tanto a fare bene in ogni specialità, forse non mi aspettavo tre ori però ero fiduciosa perché sapevo che avevo preparato molto bene questi Europei insieme al mio allenatore (e team manager della BePink, ndr) Walter Zini.

Partiamo dal primo oro, quello dell’inseguimento individuale dove hai battuto l’irlandese Lara Gillespie. In pratica una novità per te. Come l’hai preparata?

Sì giusto. Mi avevano quasi obbligata a farla l’anno scorso, dove avevo chiuso quarta. Mi era rimasto un po’ sul gozzo quel piazzamento e volevo riscattarmi, almeno ottenere una medaglia. Ho avuto buone sensazioni nelle qualificazioni e durante la finale sono rimasta sempre in tabella. Per la verità non ci avevo lavorato molto perché lo abbiamo saputo circa due settimane fa però con Walter ci siamo allenati bene.

L’inseguimento a squadre lo avevi già vinto in passato. In questo caso avete battuto le temibili britanniche.

Esatto, bella prova. Siamo state forti e ringrazio le mie compagne (Chiara Consonni, Martina Fidanza ed Eleonora Camilla Gasparrini, ndr). Il merito lo divido molto volentieri con loro.

Zanardi quartetto 2021
Silvia in mezzo alle ragazze junior della velocità in gara ad Apeldoorn: Alessia Paccalini, la Zanardi, Sara Fiorin e Gaia Bolognesi
Zanardi quartetto 2021
Silvia in mezzo alle ragazze junior della velocità in gara ad Apeldoorn: Alessia Paccalini, la Zanardi, Sara Fiorin e Gaia Bolognesi
Nella corsa a punti quest’anno come l’anno scorso hai battuto la belga Bossuyt, che era già arrivata terza ai Mondiali junior nel 2018. Questa è la tua gara per eccellenza in cui c’è sempre un tuo marchio di fabbrica.

È vero, in effetti guadagnare il giro è una mia specialità. In questa corsa volevo riconfermare la vittoria dell’anno scorso ma non è mai facile, perché è sempre aperta. Avevo studiato la tattica col cittì (Dino Salvoldi, ndr), ovvero provare ad attaccare per guadagnare il giro e sfruttare il mio spunto veloce negli altri sprint. Ci sono riuscita, la mia avversaria principale no e a quel punto ho gestito il resto della gara, controllando anche le altre rivali.

E con la gestione della pressione invece come va? Ci ricordavamo che solitamente sapevi convivere piuttosto bene con la tensione pre-gara.

Eh insomma, vi dirò che nella corsa a punti avvertivo un po’ di ansia ma ci ha pensato la mia compagna Martina Fidanza a sdrammatizzare, a farmi rilassare e non farmici pensare. Mi è servito molto. Nelle altre due prove, nei giorni precedenti, invece ero più tranquilla.

Questi tre ori a chi li dedichi?

Senz’altro a Walter Zini e poi a tutta la Nazionale che mi ha dato la possibilità di partecipare.

Zanardi Pordenone 2021
La vittoria della Zanardi al Giro Provincia di Pordenone, che l’ha finalmente sbloccata (foto Ossola)
Zanardi Pordenone 2021
La vittoria della Zanardi al Giro Provincia di Pordenone, che l’ha finalmente sbloccata (foto Ossola)
In questa stagione sei andata un po’ a corrente alternata poi l’8 agosto a San Vito del Tagliamento hai vinto su strada piuttosto bene una gara open, il Giro della Provincia di Pordenone. Quel successo ti ha sbloccata?

Assolutamente sì, ci voleva, mi ha dato morale. In realtà tutte le mie annate sono così come questa. Ad inizio stagione sono un po’ indietro, faccio un po’ fatica a trovare la giusta condizione anche perché ho sempre qualche chiletto di troppo che faccio fatica a perdere. Poi arriva il caldo, trovo il giusto ritmo, entro in condizione e inizio a fare qualche risultato in più. Ma questa vittoria mi serviva tanto.

E Zini che dice? Non si lamenta se tutte le stagioni vanno così?

Sì (ride, ndr), me lo dice sempre che dobbiamo svegliarci un po’ prima. Si arrabbia ed ha ragione, cerco di accontentarlo nel limare il peso. Diciamo che con questi tre ori magari si scioglie un po’ e mi faccio perdonare.

Ti è dispiaciuto non essere entrata nel gruppo per Tokyo? Le Olimpiadi di Parigi non sono lontane, sono un obiettivo.

All’inizio dell’anno ero stata in ritiro con la Nazionale in Sicilia ma avevo saputo da subito che sarei stata riserva in patria. A quel punto mi sono concentrata solo sulla strada ma in Giappone ci sono andate quelle che andavano più forte e che se lo meritavano di più. Giusto così. Ovviamente punto ad andare alle Olimpiadi del 2024.

Consonni Apeldoorn 2021
Dopo 4 giornate il bottino europeo azzurro porta 6 ori, 3 argenti e 4 bronzi. Qui la Consonni prima nello scratch U23
Consonni Apeldoorn 2021
Dopo 4 giornate il bottino europeo azzurro porta 6 ori, 3 argenti e 4 bronzi. Qui la Consonni prima nello scratch U23
Ed invece ragionando nel breve termine ci sono gli Europei U23 su strada a Trento dove c’è un percorso molto adatto alle tue caratteristiche. Sei tra le papabili? Con che ruolo ti ci vedi? Anche da capitana?

Non so se il cittì mi chiamerà ma naturalmente ci spero. Se sarò convocata sarò a disposizione della squadra e delle compagne e per tutto quello che mi verrà chiesto. Se si farà la corsa per me? Sarebbe un onore e mi farebbe piacere, non avrei problemi. Di sicuro mi farò trovare pronta per l’eventuale chiamata.

Chiudendo, è tempo di ciclomercato. Guazzini, tua coetanea, lascerà la Valcar e anche Balsamo dovrebbe andare in un team WorldTour. Insomma, tante giovani azzurre sono richieste dall’estero. Silvia Zanardi dopo questi tre ori che farà nel 2022?

Ehm scusa, devo andare a cena che mi aspettano (ride, ndr). So che qualche team si è interessato a me e ovviamente mi fa piacere ma io nella mia squadra ci sto davvero molto bene. Quindi ci penserò solo quando e se sarà il momento. Ora scappo a mangiare.

Silvia Zanardi

Neon Road, occhi ben protetti e visibilità ottima

01.04.2021
3 min
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Neon è un marchio nato nel 2013 ad Arona sulle sponde del Lago Maggiore, che produce caschi e maschere da sci, caschi da bici e occhiali da ciclismo. Proprio su quest’ultimi poniamo la nostra attenzione, in particolare sul modello Road, che da quest’anno utilizza anche la BePink. Per capire meglio come è fatto abbiamo parlato con Silvia Zanardi, nella foto di apertura (Credit Flaviano Ossola), l’atleta piacentina in forze alla formazione di Walter Zini.

Sempre in posizione

Da quest’anno le ragazze della BePink possono contare sul supporto degli occhiali Neon Road, che per l’occasione sono stati realizzati con una montatura blu e una lente magenta che si intonano alla perfezione con la divisa della squadra.

I Neon Road sono realizzati utilizzando materiali di alta qualità come il TR-90 per il telaio, che lo rende leggero e allo stesso tempo flessibile, adattandosi alla perfezione alla forma del viso. Il nasello in megol conferisce un ottimo grip sul naso anche in caso di alta sudorazione.
«Devo dire che mi trovo molto bene, hanno una vestibilità ottima – ci conferma Silvia Zanardi – una cosa che apprezzo molto è che non scendono, anche se non hanno l’inserto in gomma all’interno delle aste, rimangono in posizione ben saldi al viso».

Silvia Zanardi Neon
Silvia Zanardi in azione con gli occhiali Neon Road (Credit Flaviano Ossola)
Silvia Zanardi Neon
Silvia Zanardi con i Road con i colori personalizzati per la BePink (Credit Flaviano Ossola)

Lente grande

Oltre alla vestibilità un punto importante degli occhiali è la qualità visiva. Nel caso dei Neon Road hanno una lente realizzata in Policarbonato Base 5,5 cilindrica che è resistente agli urti e ai graffi. Inoltre, fornisce protezione dai raggi UV400.

«Mi trovo bene anche come visibilità, infatti la lente protegge bene anche nelle giornate piene di sole senza avere riflessi fastidiosi. Inoltre, la lente è grande e non mi da fastidio la montatura nella parte alta, che a volte quando si è a testa bassa toglie un po’ di visibilità».

Occhiali Neon Road
Lente ampia con i fori dell’aria nella parte superiore
Occhiali Neon Road
I Neon Road hanno una lente ampia dotata di fori ampi nella parte alta

Non si appannano

Il fattore meteorologico è determinante per la visibilità.
«Con i Neon Road si possono cambiare le lenti – ci spiega la Zanardi – infatti ne ho una seconda chiara che uso in caso di brutto tempo».

Con il brutto tempo o le temperature basse, infatti, può succedere che gli occhiali si appannino. Per prevenire questo inconveniente i tecnici di Neon hanno ideato un sistema di aerazione innovativo formato da piccoli fori nella parte alta della lente funzionando come anti-fog.

«Ho notato che anche con le temperature un po’ basse non si appannano. Questa è una qualità che per me è molto importante. Quando invece fa caldo e si suda molto, capita che qualche gocciolina cade sulla lente, ma questi occhiali rimangono sempre puliti. Come se le goccioline non si vedessero».

Occhiali Neon Road
Il telaio è in TR-90 un materiale leggero e flessibile
Occhiali Neon Road
Il telaio è in materiale TR-90 molto leggero e anche flessibile

Protezione dal vento

Infine, c’è un aspetto che fa la differenza alle alte velocità soprattutto in discesa.
«Stando molto attaccati al volto non mi entra l’aria negli occhi quando sono in discesa – e poi sottolinea – per me è molto importante perché porto le lenti a contatto e sono più sensibile. Sono molto contenta della protezione che mi danno i Road».

Zanardi, questo sport è una scuola per la vita

Giada Gambino
23.01.2021
5 min
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Fuori c’è tanta neve, fa freddo, ma dentro il Rifugio Sapienza l’ambiente è così caldo e tranquillo che rende tanto piacevole sedersi a un tavolo e chiacchierare. Così Silvia Zanardi, atleta della BePink, inizia a raccontare la sua storia e la sua carriera ciclistica nata da una continua “lotta” con la madre che voleva continuasse a fare danza.

Lasciare la danza per il ciclismo… 

Mio fratello aveva iniziato a fare ciclismo e io, per un anno, sono andata sempre a vedere agli allenamenti. Il mondo del ciclismo mi affascinava molto, principalmente perché ogni domenica potevo gareggiare e confrontarmi con altre ragazzine; mentre nella danza l’unico momento di confronto era il saggio che si faceva una volta l’anno e questo non mi andava bene. L’anno successivo riuscii a convincere mia madre e da G2 iniziai. 

In partenza dell’allenamento con la grande amica Martina Fidanza
In partenza dell’allenamento con Martina Fidanza
Ricordi la prima vittoria? 

L’ultima gara da G6, era stata organizzata dalla mia squadra e ci tenevo tantissimo a fare bene. Le emozioni di quel momento le ricordo benissimo. Ho appeso in camera la foto dell’arrivo proprio di quella gara, non ho alzato le mani perché non potevo da regolamento, ma ho fatto un urlo enorme

Quella più bella ? 

Ne ho fatte un paio su strada e su pista, quella che mi sta più a cuore è sicuramente il doppio oro al mondiale junior 2018 su pista: il quartetto e la corsa a punti. Due maglie iridate, davvero un sogno. 

Pista o strada? 

Pista! Non mi pesa fare gli allenamenti. Ogni settimana non vedo l’ora di andare al velodromo di Montichiari, il tempo passa via velocemente. 

Come hai scoperto questa specialità?

Da esordiente di primo anno, ero in una squadra maschile dove sono stata formata tantissimo. Poi l’anno successivo sono andata in un team femminile e da lì ho subito iniziato. Avevo la pista di Firenzuola proprio vicino casa e sono stata completamente rapita. 

Fra la strada e la pista, Silvia preferisce la seconda. E qui due risate con Chiara Consonni…
Fra la strada e la pista, Silvia preferisce la seconda
I tuoi allenamenti… 

Mi piace fare i lunghi in compagnia. Se sei un po’ giù di morale… parlando scacci via i pensieri negativi e si rende anche molto piacevole un allenamento di più di 100 chilometri che passano velocemente. Se invece sono da sola mi metto le cuffiette e penso, penso tanto, un po’ a tutto. Andare in bici è il mio sfogo. Quando, ad esempio, devo fare dei lavori specifici preferisco stare da sola, ma nei lunghi… impazzirei! (ride, ndr) 

Come prepari un grande appuntamento?

Il mio preparatore mi aiuta molto durante gli allenamenti, cerca sempre di spronarmi e motivarmi.  Quando devo preparare una gara importante seguo alla lettera tutto ciò che mi dice, soprattutto per quanto riguarda la dieta. Anche se è un po’ difficile… mi piacciono molto i dolci. A volte devo contenermi! 

La scuola? 

Ho fatto il liceo artistico, sinceramente… (guarda e scoppia a ridere, ndr) non ero una cima. Non mi piaceva studiare, ma mi piaceva tanto disegnare. Dai… non si può riuscire in tutto, mi sono dedicata allo sport. 

L’argento all’europeo 2020 su pista élite…

E’ stata un po’ una batosta! Mi sarebbe naturalmente piaciuto salire sul gradino più alto del podio. Però, come mi dice sempre una mia compagna di nazionale, che penso sia davvero molto matura: «Non è una medaglia persa, ma è un argento vinto». Ed è vero, sono giovane, sono al secondo anno U23 e anche solo correre con le elite è stata un’opportunità immensa e di questo sono molto grata a Dino (Dino Salvoldi, tecnico azzurro della pista, ndr). 

Silvia Zanardi, europei Plovdiv 2020
L’argento agli europei elite nella corsa a punti l’ha vissuto come una batosta, avendo vinto quello U23
Silvia Zanardi, europei Plovdiv 2020
Argento europeo elite (con rammarico) nella corsa a punti
Il tuo prossimo obiettivo ? 

Teoricamente era quello di partecipare alle Olimpiadi 2024, ma Dino mi ha dato una mezza speranza per poter essere convocata a quelle di Tokyo e sto cercando di fare del mio meglio per riuscirci. Su strada mi piacerebbe vincere una classica, ma non ho proprio una corsa dei sogni da voler conquistare. 

La vittoria più emozionante di una tua compagna? 

L’europeo elite, la vittoria di Martina Fidanza. Eravamo tutte lì a fare il tifo per lei, ci credevamo davvero (i suoi occhi diventano lucidi, ndr). C’era una ragazza in fuga e quando Dino le ha detto di partire, lei ha seguito alla lettera quanto gli diceva ed è riuscita a vincere (si emoziona e le scendono lungo il viso le lacrime, come se stesse rivivendo il momento, ndr).

Martina Fidanza… 

Ultimamente ho legato molto con lei, siamo anche in camera insieme qui sull’Etna. Con tutte ho un buon rapporto. Certo, siamo diverse tra noi, ci sono quelle un po’ più pazzerelle come la Consonni e quelle più tranquille che equilibrano il gruppo. Io sono a metà. Avere un gruppo unito è molto importante, quando vediamo che qualcuna di noi è un po’ giù di morale cerchiamo di scherzare e farla divertire. 

Sul belvedere di Taormina, prendendo in giro Chiara Consonni che ha paura dell’altezza
Sul belvedere di Taormina, prendendo in giro Chiara Consonni che ha paura dell’altezza
Cosa rappresenta per te il ciclismo? 

Questo sport insegna a non mollare e a credere in se stessi. Quando ti stai allenando per un appuntamento si deve pensare all’obiettivo e concentrarsi su quello per non abbattersi. Una frase che ripeto sempre a una mia grandissima amica, Martina Sgrisleri, che non è nella mia stessa squadra, ma abbiamo corso insieme nelle categorie giovanili, è questa: «Ricordati perché lo stiamo facendo! Vogliamo ottenere ciò che desideriamo, questo è ciò che conta!». Il ciclismo è proprio una scuola di vita. Ti aiuta ad esprimerti al 100 per cento e ti insegna a confrontarti con le altre persone, sta un gradino sopra tutti gli altri sport. 

C’è qualcosa che invece non ti piace? 

Il pavè! Non mi piace per nulla. Anche i ciottoli che si trovano all’interno dei paesi mi fanno impazzire; non riesco a spingere. E poi il vento… odioso (sbuffa e alza gli occhi al cielo, ndr).

Chi è per te un idolo? 

Giorgia Bronzini è un punto di riferimento. Mi ha dato tanti consigli, la sua carriera è stata di grande livello e vorrei ottenere anche la metà delle maglie conquistate da lei.

Se non avessi fatto ciclismo…

Di certo ( sorride, ndr) non sarei diventata una ballerina! Mi sono sempre piaciuti tanto sport come la pallavolo e l’atletica. 

Il segreto per riuscire nello sport?

Divertirsi! Mi hanno insegnato che soprattutto da piccolini ci si deve sempre divertire, non si deve pensare sempre e solo alla vittoria. E questo è ciò che ho sempre fatto e che continuo a fare. 

Matteo Donegà, Jonathan Milan europei 2020

Milan, Donegà e Zanardi che non ci sta…

14.11.2020
5 min
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Stasera ci eravamo tutti convinti che Jonathan Milan avrebbe fatto i buchi per terra. Quando poi il gigante biondo del Ct Friuli ha ceduto al peso della tensione e del rapporto, anziché provare delusione ci siamo messi a fare un paio di considerazioni elementari.

La prima: Oliveira, che l’ha battuto, ha corso prima la Vuelta e fatto l’intera stagione WorldTour. Quindi aveva recupero e forza da vendere.

La seconda: Oliveira che l’ha battuto, sempre lui, ha 4 anni di più.

La terza: quando Ganna nel 2016 vinse il primo mondiale aveva anche lui vent’anni e fece 4’16”141, mentre oggi Milan in qualificazione ha impiegato 4’06”890. Dieci secondi di vantaggio sul campione del mondo.

Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Milan alla partenza: uno sguardo al Garmin che registrerà i watt e si parte
Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Uno sguardo al Garmin e Milan va in partenza

Semifinale super

«Ho dato tutto in semifinale – racconta Jonny – perché avevo paura di Gonov e ovviamente anche di Oliveira. E’ venuto fuori il mio miglior tempo di sempre, mentre poi in finale ho dato tutto, ma si sono sommate le fatiche dell’inseguimento a squadre. Volevo tirare fuori la vittoria. Quei 6 decimi sono niente, ma abbastanza perché lui stasera faccia festa ed io no. Ma fra tre mesi ci sono i prossimi europei e io mi rifarò».

Eri nervoso?

E non poco, che disastro! Marco Villa ha cercato di calmarmi, di darmi tranquillità. Lo stesso i compagni. E alla fine sono partito abbastanza motivato. Ho dato il 101 per cento con l’obiettivo di non farmi battere.

Sei partito forte, poi sei calato.

Abbiamo cercato di mantenere una tabella leggermente superiore alla semifinale. Giravo in 15”100-200 a giro, leggermente più alto del mattino. Ho cercato di essere il più regolare possibile, ma a metà è sceso il piombo.

Marco Villa, Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Per Milan, tabella più lenta che in semifinale: 15″100-200 a giro
Marco Villa, Jonathan Milan, inseguimento, europei Plovdiv 2020
Si gira un po’ meno che in semifinale
Sembrava quasi che non ce la facessi a spingere il rapporto…

Mi chiedo anche io perché. Forse ho ceduto un po’ mentalmente, ma negli ultimi due giri ho provato a mangiucchiargli ancora qualcosa. E’ stata una stagione corta ma fantastica, l’anno prossimo ci riprovo. Ho dato tutto, ora è il momento di riposare.

Hai fatto la pace con Bressan, dopo lo screzio sul passaggio al professionismo?

Sì e mi dispiace che ci sia stata quella discussione. “Bress” ci vuole un bene dell’anima, questo risultato è anche merito suo.

Sorpresa Donegà

La stessa maglia del Ct Friuli l’ha addosso Matteo Donegà, classe 1998 di Bondeno (Ferrara), che agli europei non doveva neanche andarci. Aveva concluso i suoi due giorni di allenamento a Montichiari e se ne era tornato a casa, quando i tamponi positivi di Scartezzini e Bertazzo hanno indotto Villa a richiamarlo.

«Era di sabato – ricorda – il lunedì ho fatto i tamponi e poi sono partito per la Bulgaria. Avevo quasi staccato, è stata una sorpresa».

Lo scratch è andato male, l’individuale molto meglio, come mai?

Ho saputo dello scratch la mattina stessa, perché quelli del quartetto volevano concentrarsi solo sull’inseguimento. Solo che non ho corso alla Donegà, non ho saputo gestirla e sono finito decimo.

Matteo Donegà, corsa a punti, europei Plovdiv, 2020
Donegà, una corsa a punti con 20 scatti in 20 giri
Matteo Donegà, corsa a punti, europei Plovdiv, 2020
Donegà, corsa a punti con 20 attacchi
Che cosa significa correre alla Donegà?

Significa fare 20 scatti in 20 giri. Costringerli a inseguire. Già la convocazione è stata una sorpresa, ma arrivare sul podio al primo europeo elite è stato anche di più. Sono partito con la consapevolezza che sarebbe stato difficile. Fin dall’inizio ero abbastanza teso. Sapevo che avrei fatto la corsa a punti, la specialità che più mi piace. Ma non credo che la tensione abbia giocato brutti scherzi, semplicemente Mora è andato più forte.

Ma in futuro?

Ho la consapevolezza che in futuro ci sarò anche io. Per cui adesso stacco qualche giorno e ricomincio con la palestra. E’ un attimo che si ricominci…

Zanardi con rabbia

Chiudiamo con Silvia Zanardi, classe 2000 di Fiorenzuola d’Arda, e la sua rabbia per l’argento. Il bello è che non fa molto per mascherarla e questo va bene, se si corre per vincere. Nel velodromo della sua città d’origine a ottobre ha vinto la corsa a punti agli europei under 23, ma questa volta contro la Archibald ha saputo da subito che il compito sarebbe stato difficile.

«Infatti direi che sono stata più contenta a Fiorenzuola – ammette – perché ho indossato la maglia, ma certo questo secondo posto mi fa onore».

Silvia Zanardi, europei Plovdiv 2020
E poi c’è Silvia Zanardi: l’argento non le basta. Voleva vincere!
Silvia Zanardi, europei Plovdiv 2020
Rammarico Zanardi: era meglio vincere
Questo non significa che fossi rassegnata in partenza, giusto?

Certo che no, sono partita convinta e ci ho provato. Ma già da subito si è visto che lei ne aveva di più.

C’è così tanta differenza rispetto alle gare U23?

Le prestazioni sono superiori. Inoltre, dato che non c’erano tutte le nazionali, è stato più difficile controllare.

Salvoldi ha parlato dei difficili equilibri fra di voi…

Noi cerchiamo di fare gruppo (e intanto ride, ndr) ma sappiamo che ci giochiamo il posto. Però non ci facciamo la guerra e quando ci togliamo il body da allenamento, siamo tutte amiche. Io però quando salgo in pista, voglio vincere. Sarebbe stato meglio vicere. Sì, un po’ rosico…

Quindi adesso vacanze?

Non troppo, del resto con il lockdown ci siamo riposati abbastanza. E’ stato un anno positivo per quel poco che ho potuto correre. Una bella stagione, in crescita. Con il mio allenatore stiamo lavorando per migliorare ogni anno. Sto crescendo piano piano, sto seguendo il mio percorso.

Chiara Consonni, Martina Fidanza, madison europei 2020

Martina Fidanza, il tris è servito

12.10.2020
3 min
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Martina Fidanza, figlia di Giovanni e sorella di Arianna cresce e cresce bene. Aveva già in carniere due europei e due mondiali juniores in pista nel 2017, ma agli ultimi europei il suo tris di medaglie è stato da applausi. Ventun anni da compiere il 5 novembre e compagna di Riccardo Stacchiotti, professionista alla Vini Zabù-Ktm, la più piccola delle sorelle bergamasche a un certo punto è stata chiamata anche per sostituire Elisa Balsamo, caduta e ferita al ginocchio.

Si era allenata bene, ma al momento della convocazione ha dovuto fare i conti con lo splendido nervosismo che ti attanaglia quando ti avvisano che andrai in scena un secondo prima del sipario. Ma dopo un po’ ha smesso di agitarsi e ha pensato a tutto il lavoro fatto fino a quel punto. Si è rimboccata le maniche. Ha stretto gli scarpini. E la magia è cominciata ed ha preso la forma di tre medaglie d’oro nell’inseguimento a squadre, nello scratch e nell’americana (in coppia con Chiara Consonni).

Martina Fidanza, scratch europei 2020
Lo scratch conquistato uno sprint dopo l’altro
Martina Fidanza, scratch europei 2020
Lo scratch conquistato uno sprint dopo l’altro
Perché il nervosismo?

Non mi aspettavo molto. Mi ero preparata parecchio, ma non dovevo correre tre specialità e farle così bene mi ha sorpreso.

Nervosismo vero?

Era proprio panico. In realtà non ho mai avuto il dubbio di non essere in condizione, solo che non essendo la titolare, un po’ di paura di non essere all’altezza l’avevo.

Fidanza al posto di Balsamo. Nella testa di una riserva non dovrebbe esserci la voglia di dimostrare di essere all’altezza?

Quella c’è sempre, ma sapevo che con Elisa non c’era molta storia. Ho aspettato che si facesse sera, sapevo che era caduta, ma non quanto fosse grave. Mi avevano detto che avesse messo dei punti, ma non quanti e soprattutto non che fosse interessato il ginocchio.

Ma agli europei puntavi, giusto?

Erano un obiettivo da inizio anno. Se le cose fossero andate normalmente, non essendo nel giro olimpico, avrei puntato sugli europei U23. Ma la stagione è stata come è stata e nemmeno si sapeva più se li avrebbero organizzati. Però sono contenta di non aver mai avuto clamorosi cali di tensione.

Cosa resta ormai di questo 2020?

I campionati italiani su strada e gli europei elite in pista.

Anche Martina Fidanza preferisce la pista alla strada?

Lo confesso. Mi trovo più in sintonia con la gente, con lo staff e con la pista stessa, rispetto alla strada. Si è creato un gruppo eccezionale, con campionesse come Balsamo e Paternoster che prendo a riferimento.

Martina Fidanza, scratch europei 2020
Madison, quartetto e scratch: il tris è davvero servito
Martina Fidanza, scratch europei 2020
Madison, quartetto e scratch: il tris è davvero servito
Dove hai trascorso il lockdown?

A Recanati, a casa di Riccardo. E’ stato un caso. Ero andata da lui dopo i mondiali in pista di Berlino per stare una settimana tranquilla, invece ci hanno bloccato. Non mi è pesato, ma non poter uscire in bici non è stato semplice.

Se hai resistito tante settimane con Stacchio, l’unione è solida! Ricordi la prima uscita dopo la… liberazione?

E’ stato stranissimo. Siamo partiti da Recanati, quindi subito in discesa. E la velocità pareva davvero insolita, come se le ruote avessero qualcosa di strano. La bici si inclinava, non era rigida come sui rulli. Insomma, c’è voluto un po’ per riprendere il feeling, ma poi che bello…

Corri alla Eurotarget-Bianchi-Vittoria e con le Fiamme Oro, come ti gestisci?

Diciamo che prima viene il club. Le Fiamme Oro sono un bel supporto, ho dovuto fare il corso a Caserta al primo anno e poi il giuramento, ma a parte alcuni obblighi, sono al 100 per cento con la squadra.

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020

Zanardi, corsa a punti da regina

12.10.2020
3 min
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Silvia Zanardi è nata a Fiorenzuola d’Arda, ma risiede a Piacenza. Come dire che quando agli europei U23 ha vinto la corsa a punti fra le ragazze, tifosi ne aveva quanti voleva. E se non fosse stato per il Covid, probabilmente ne avrebbe avuti ben di più.

Silvia è castana, in certe foto persino bionda. Di lei ci si accorse in massa nel 2018, quando ai mondiali juniores di Aigle vinse prima l’oro nel quartetto e poi quello nella corsa a punti. Questo non significa che la sua vittoria europea sia stata scontata, perché vincere non è mai facile e soprattutto non era scontato che il cittì Salvoldi l’avrebbe convocata.

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Silvia Zanardi, in azione nella corsa a punti europea di Fiorenzuola
Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Silvia Zanardi, campionessa europea 2020 della corsa a punti

«Speravo mi chiamasse – racconta a bici.PRO – così come speravo che gli europei effettivamente si facessero. In realtà ero quasi rassegnata che saltassero, poi è arrivata la chiamata e sono stata super contenta».

Dopo l’inseguimento individuale, chiuso al quarto posto dietro Brausse (Germania), Guazzini (Italia) e Griffin (Irlanda), Silvia si è fatta un’idea delle avversarie che avrebbe incontrato nella corsa a punti.

«Non avevo riferimenti – spiega – non conoscevo le mie avversarie. Però dopo due volate ho sentito di stare bene e ho portato via una fuga. Abbiamo preso il giro e ho vinto tutti gli sprint. Non voglio dire che quando ci hanno preso fossi sicura di aver vinto, ma diciamo che sarebbe stato insolito perdere il comando. Per questo, nonostante avessi margine, ero ugualmente agitata. Ho fatto pure l’ultimo sprint, ma c’è voluto che Salvoldi mi dicesse che era finita, perché realizzassi di aver vinto».

Zanardi corre parecchio su strada con la maglia della BePink e proprio pensando ai campionati europei U23 ha corso il Giro Rosa Iccrea, mettendo nelle gambe il ritmo e i chilometri necessari.

«Con il mio allenatore Walter Zini – dice – abbiamo impostato un’ottima preparazione. Prima il Giro, poi il ritiro a Montichiari e per finire le gare a Aigle, in cui ho vinto l’omnium e ho fatto quarta nell’eliminazione, lo scratch e l’americana. Sapevo di stare bene, insomma, anche se era difficile dire che mi aspettassi la vittoria».

Nuove generazioni della pista. Se anni fa era impossibile che un atleta, uomo o donna, dicesse di preferire la pista alla strada, oggi soprattutto a livello femminile sentirselo dire è la regola.

«Mi piacciono entrambe – sorride lei quasi a scusarsi – ma qualcosa mi lega tanto alla pista. Mi piace di più, mi esprimo meglio. Non so perché. Non per il rapporto con le colleghe, perché quello è simile. Su strada siamo di più, nel grande gruppo forse ci si perde più facilmente».

Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Con il tricolore sulle spalle: per l’Italia un grande europeo
Silvia Zanardi, campionato europeo, corsa a punti, 2020
Con il tricolore sulle spalle: per l’Italia un grande europeo

L’entusiasmo per la vittoria alimenta la voglia di fare. E così la mente è già proiettata verso la prossima stagione, al netto delle incertezze che sul tema potrebbero già esserci.

«Non c’è tanto da staccare – dice – perché abbiamo iniziato tardi. Lo scorso anno siamo partite dal Tour Down Under, ma il lockdown ci ha appiedato. Ero a casa del mio ragazzo a Brescia, morivo dalla voglia di tornare a casa mia. Per cui, appena si è potuto, ho preso la bici e sono tornata. Dopo settimane di rulli e palestra, che mi ha fatto davvero tanto bene a livello fisico, sono salita in bici ed è venuta fuori un’uscita di 120 chilometri. Non so se ripartiremo ancora dall’Australia, ma se ci inviteranno, io sarò pronta».