Mazzone-Sabatini, portabandiera azzurri alle Paralimpiadi

10.05.2024
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Il ciclismo avvolto nel tricolore. Tre anni dopo Elia Viviani all’Olimpiade di Tokyo, l’onore di fare da portabandiera italiano toccherà a Luca Mazzone, che sarà l’alfiere azzurro nella Cerimonia d’apertura della Paralimpiade di Parigi 2024, in programma il prossimo 28 agosto (in apertura immagine CIP, Mazzone con Ambra Sabatini, altra portabandiera).

Due medaglie d’argento nel nuoto a Sydney 2000 e poi una sfavillante carriera nell’handbike, che l’ha visto conquistare 3 ori e tre argenti tra Rio 2016 e Tokyo 2020. L’ultimo acuto ai Giochi, nel nome di Alex Zanardi, ve l’abbiamo raccontato su queste pagine direttamente dall’autodromo di Fuji: quello splendido oro del terzetto azzurro completato da Paolo Cecchetto e Diego Colombari. Anche stavolta la dedica è per chi continua a essere un’ispirazione per tutto il movimento. Una prima volta storica perché mai nessun ciclista aveva ricoperto questo ruolo nella storia delle Paralimpiadi.

Rio 2016, Zanardi, Mazzone, Podestà: l’oro è per il terzetto azzurro
Rio 2016, Zanardi, Mazzone, Podestà: l’oro è per il terzetto azzurro
Luca, che cosa hai provato quando hai ricevuto la notizia?

E’ un onore al quale non avrei mai pensato e che mi ripaga di tanti anni di attività sportiva. Ringrazio il Comitato Italiano Paralimpico per la decisione. Il fatto che a proporre il mio nome sia stato il presidente Luca Pancalli mi inorgoglisce ancora di più: ho iniziato a fare sport proprio grazie a lui. Nel 1996, guardando la tv mi colpì la notizia di una sua impresa sportiva. La voglia di emularlo smosse dentro di me qualcosa che mi ha prima portato in piscina e poi nel ciclismo paralimpico. Ringrazio anche la Federazione ciclistica italiana che mi ha permesso, in questi anni, di concretizzare quel sogno e quelle ambizioni. Mi auguro che la mia storia e i miei successi possano rappresentare un esempio, come fu Pancalli per me, contribuendo a far uscire tanti ragazzi e ragazze di casa per fare sport.

Come te l’hanno comunicato?

Lunedì 29 aprile, mentre ero in aereo, in partenza per Ostenda, ho ricevuto una prima chiamata. Stavo per mettere il telefono in modalità aereo e poi vedo che squilla e compare un numero col prefisso romano. Di solito non rispondo a mittenti sconosciuti, invece, stavolta l’ho fatto e dall’altra parte c’era la segretaria del presidente Pancalli. Poi mi passano Luca e mi dice, raccomandandosi di non rivelarlo a nessuno, che la sua intenzione era di propormi come portabandiera italiano. Non ci credevo.

E poi?

Non ho più saputo nulla, fino alla chiamata di mercoledì del presidente della Federciclismo Cordiano Dagnoni. E’ stato lui a confermarmi tutto e a complimentarsi con me. Ieri, è stata resa pubblica la notizia e il telefono ha continuato a squillare all’impazzata, ma è stato molto piacevole.

E’ stato Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico italiano, a proporre il nome di Mazzone foto CIP)
E’ stato Luca Pancalli, presidente del Comitato paralimpico italiano, a proporre il nome di Mazzone foto CIP)
A chi lo dedichi?

Come ho scritto ai miei compagni di nazionale nel nostro gruppo Whatsapp, ho detto che porto tutti loro con me. Tutti quelli che hanno partecipato coi loro risultati, tra cui Alex fino ad arrivare agli ultimi entrati in squadra. Senza dimenticare lo staff e tutti quelli che si sono avvicendati in questi undici anni in cui ho fatto handbike.

Citando il nome di Zanardi, la tua voce ha tremato….

Penso che Alex sarà orgoglioso di me. Siamo arrivati a questo traguardo storico insieme: è la prima volta di un ciclista paralimpico e voglio condividerla con lui. Ai campionati italiani del mese scorso a Montesilvano, si è avvicinata a me sua moglie Daniela. Non ho avuto il coraggio di chiedere come sta, perché rispetto il loro riserbo e mi piace ricordare altri momenti indelebili. Ad esempio, l’abbraccio di Rio alla fine della staffetta vinta, quando mi ha stretto forte come se fossi stato suo figlio. Sono cose che non ti aspetti da campioni che di solito hanno grande freddezza per ottenere qualunque vittoria e che, invece, sotto la scorza dura, sono dei teneroni. Lo ricordo sempre in quell’abbraccio e per l’ironia immancabile negli innumerevoli ritiri e nelle uscite di allenamento insieme. A Daniela ho chiesto soltanto di dargli un grande abbraccio.

Mazzone, nato a Terlizzi in Puglia, ha vinto 15 titoli mondiali
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Che cosa ti aspetti dai Giochi di Parigi?

Nell’ultima tappa di Coppa del mondo ad Ostenda ho voluto dimostrare ai miei avversari che Luca Mazzone c’è ancora. Magari non farò bottino pieno o non sarò il primo della classe, ma sono pronto a ruggire e con artigli ben affilati. Mi aspetto di fare bella figura e di dare filo da torcere agli avversari.

Come riesci a tener duro così al netto della carta d’identità?

A volte me lo chiedo anch’io. Però, quando salgo sull’handbike, mi sento come nuovo. E’ difficile spiegarlo in poche parole. Non voglio che passi come vanto, ma ho sempre fatto sport, sia prima dell’incidente sia dopo, non mi sono mai fermato e quella è stata la mia forza. Spero di ispirare così tanti ragazzi: sulla carta d’identità c’è un numero, ma la mia età sportiva è differente. Poi, avere un maestro come Alex, mi ha insegnato a non arrendermi, sia nel fisico sia nella ricerca meccanica. E’ una continua evoluzione e a volte, quando vinco le gare, mi compiaccio quasi più del Luca meccanico dell’atleta.

Mazzone, classe 1971, deve la disabilità a un tuffo nel 1990 e all’urto contro uno scoglio
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Come sarà condividere il tricolore con Ambra Sabatini?

Ci siamo incontrati a Tokyo e vedo in lei la stessa fiamma che bruciava dentro di me da giovane. Ha gli occhi di tigre ed è un motivo d’orgoglio per me a 53 anni, rappresentare la mia Puglia e tutta l’Italia con al fianco una ragazza così giovane, ma già così vincente.

Riceverai la bandiera dalle mani del presidente della Repubblica: ci hai pensato?

In questi anni, ho avuto la fortuna di incontrare prima Ciampi e poi Mattarella. Ricevere la bandiera dalle mani della carica più alta dello Stato mi fa già tremare le braccia: spero di reggerla nel migliore dei modi. Per fortuna, grazie al ciclismo, sono bene allenate e sono pronte a farvi sognare ancora.