Fuori c’è tanta neve, fa freddo, ma dentro il Rifugio Sapienza l’ambiente è così caldo e tranquillo che rende tanto piacevole sedersi a un tavolo e chiacchierare. Così Silvia Zanardi, atleta della BePink, inizia a raccontare la sua storia e la sua carriera ciclistica nata da una continua “lotta” con la madre che voleva continuasse a fare danza.
Lasciare la danza per il ciclismo…
Mio fratello aveva iniziato a fare ciclismo e io, per un anno, sono andata sempre a vedere agli allenamenti. Il mondo del ciclismo mi affascinava molto, principalmente perché ogni domenica potevo gareggiare e confrontarmi con altre ragazzine; mentre nella danza l’unico momento di confronto era il saggio che si faceva una volta l’anno e questo non mi andava bene. L’anno successivo riuscii a convincere mia madre e da G2 iniziai.
Ricordi la prima vittoria?
L’ultima gara da G6, era stata organizzata dalla mia squadra e ci tenevo tantissimo a fare bene. Le emozioni di quel momento le ricordo benissimo. Ho appeso in camera la foto dell’arrivo proprio di quella gara, non ho alzato le mani perché non potevo da regolamento, ma ho fatto un urlo enorme.
Quella più bella ?
Ne ho fatte un paio su strada e su pista, quella che mi sta più a cuore è sicuramente il doppio oro al mondiale junior 2018 su pista: il quartetto e la corsa a punti. Due maglie iridate, davvero un sogno.
Pista o strada?
Pista! Non mi pesa fare gli allenamenti. Ogni settimana non vedo l’ora di andare al velodromo di Montichiari, il tempo passa via velocemente.
Come hai scoperto questa specialità?
Da esordiente di primo anno, ero in una squadra maschile dove sono stata formata tantissimo. Poi l’anno successivo sono andata in un team femminile e da lì ho subito iniziato. Avevo la pista di Firenzuola proprio vicino casa e sono stata completamente rapita.
I tuoi allenamenti…
Mi piace fare i lunghi in compagnia. Se sei un po’ giù di morale… parlando scacci via i pensieri negativi e si rende anche molto piacevole un allenamento di più di 100 chilometri che passano velocemente. Se invece sono da sola mi metto le cuffiette e penso, penso tanto, un po’ a tutto. Andare in bici è il mio sfogo. Quando, ad esempio, devo fare dei lavori specifici preferisco stare da sola, ma nei lunghi… impazzirei! (ride, ndr)
Come prepari un grande appuntamento?
Il mio preparatore mi aiuta molto durante gli allenamenti, cerca sempre di spronarmi e motivarmi. Quando devo preparare una gara importante seguo alla lettera tutto ciò che mi dice, soprattutto per quanto riguarda la dieta. Anche se è un po’ difficile… mi piacciono molto i dolci. A volte devo contenermi!
La scuola?
Ho fatto il liceo artistico, sinceramente… (guarda e scoppia a ridere, ndr) non ero una cima. Non mi piaceva studiare, ma mi piaceva tanto disegnare. Dai… non si può riuscire in tutto, mi sono dedicata allo sport.
L’argento all’europeo 2020 su pista élite…
E’ stata un po’ una batosta! Mi sarebbe naturalmente piaciuto salire sul gradino più alto del podio. Però, come mi dice sempre una mia compagna di nazionale, che penso sia davvero molto matura: «Non è una medaglia persa, ma è un argento vinto». Ed è vero, sono giovane, sono al secondo anno U23 e anche solo correre con le elite è stata un’opportunità immensa e di questo sono molto grata a Dino (Dino Salvoldi, tecnico azzurro della pista, ndr).
Il tuo prossimo obiettivo ?
Teoricamente era quello di partecipare alle Olimpiadi 2024, ma Dino mi ha dato una mezza speranza per poter essere convocata a quelle di Tokyo e sto cercando di fare del mio meglio per riuscirci. Su strada mi piacerebbe vincere una classica, ma non ho proprio una corsa dei sogni da voler conquistare.
La vittoria più emozionante di una tua compagna?
L’europeo elite, la vittoria di Martina Fidanza. Eravamo tutte lì a fare il tifo per lei, ci credevamo davvero (i suoi occhi diventano lucidi, ndr). C’era una ragazza in fuga e quando Dino le ha detto di partire, lei ha seguito alla lettera quanto gli diceva ed è riuscita a vincere (si emoziona e le scendono lungo il viso le lacrime, come se stesse rivivendo il momento, ndr).
Martina Fidanza…
Ultimamente ho legato molto con lei, siamo anche in camera insieme qui sull’Etna. Con tutte ho un buon rapporto. Certo, siamo diverse tra noi, ci sono quelle un po’ più pazzerelle come la Consonni e quelle più tranquille che equilibrano il gruppo. Io sono a metà. Avere un gruppo unito è molto importante, quando vediamo che qualcuna di noi è un po’ giù di morale cerchiamo di scherzare e farla divertire.
Cosa rappresenta per te il ciclismo?
Questo sport insegna a non mollare e a credere in se stessi. Quando ti stai allenando per un appuntamento si deve pensare all’obiettivo e concentrarsi su quello per non abbattersi. Una frase che ripeto sempre a una mia grandissima amica, Martina Sgrisleri, che non è nella mia stessa squadra, ma abbiamo corso insieme nelle categorie giovanili, è questa: «Ricordati perché lo stiamo facendo! Vogliamo ottenere ciò che desideriamo, questo è ciò che conta!». Il ciclismo è proprio una scuola di vita. Ti aiuta ad esprimerti al 100 per cento e ti insegna a confrontarti con le altre persone, sta un gradino sopra tutti gli altri sport.
C’è qualcosa che invece non ti piace?
Il pavè! Non mi piace per nulla. Anche i ciottoli che si trovano all’interno dei paesi mi fanno impazzire; non riesco a spingere. E poi il vento… odioso (sbuffa e alza gli occhi al cielo, ndr).
Chi è per te un idolo?
Giorgia Bronzini è un punto di riferimento. Mi ha dato tanti consigli, la sua carriera è stata di grande livello e vorrei ottenere anche la metà delle maglie conquistate da lei.
Se non avessi fatto ciclismo…
Di certo ( sorride, ndr) non sarei diventata una ballerina! Mi sono sempre piaciuti tanto sport come la pallavolo e l’atletica.
Il segreto per riuscire nello sport?
Divertirsi! Mi hanno insegnato che soprattutto da piccolini ci si deve sempre divertire, non si deve pensare sempre e solo alla vittoria. E questo è ciò che ho sempre fatto e che continuo a fare.