Pogacar incontra i media e basta una domanda per definire il suo stato d'animo. Vuole vincere. Forse non ha neppure il dubbio. Domenica si combatte

Pogacar, Evenepoel e quel sorpasso da ricacciargli in gola

25.09.2025
7 min
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KIGALI (Rwanda) – Gli giriamo l’osservazione fatta ieri da Ciccone parlando della crono di domenica. Cioè che guardando il sorpasso di Evenepoel, Giulio ha immaginato il nervosismo e la voglia di rifarsi che potrebbe aver scatenato in Pogacar. Tadej ascolta e annuisce.

«Probabilmente – dice – Remco voleva vendicarsi per il Tour de France, quando è stato raggiunto da Jonas (Vingegaard, ndr) nella crono in salita. Quindi penso che sia stato un bene per lui. Penso che fosse arrabbiato per una cosa, un momento negativo di quest’anno. E allora forse domenica potrà essere il mio turno di arrabbiarmi e mettere da parte quella giornata. Magari non è stata così negativa, ma sento il bisogno di mettere da parte la brutta sensazione di quando qualcuno ti raggiunge».

Il guanto di sfida è lanciato. Sarà un corpo a corpo, pur con la presenza di altri sparring intorno a loro. Resta da vedere se la condizione di Evenepoel potrà reggere l’urto dello sloveno in una corsa così lunga.

Kigali 2025, crono mondiale, Remco evenepoel e Tadej Pogacar
Aveva ragione Ciccone: Pogacar non vede l’ora di far ingoiare questo sorpasso a Evenepoel (immagini TV)
Kigali 2025, crono mondiale, Remco evenepoel e Tadej Pogacar
Aveva ragione Ciccone: Pogacar non vede l’ora di far ingoiare questo sorpasso a Evenepoel (immagini TV)

Passaggio in Africa

Per raggiungere l’hotel della Slovenia, che poi è anche quello dell’Italia, siamo passati effettivamente in Africa. Tutto quello che avevamo visto finora nel media center e lungo il percorso è la versione della domenica. Ma fuori di lì, Kigali ha anche una faccia polverosa e disordinata eppure piena di colori, bellissime ragazze, madri stanche e sguardi scintillanti di bambini. Lasciata l’auto al media center, siamo saliti su una moto-taxi. Ti danno il casco e lo infili senza pensare a quante teste ha protetto. Fornisci l’indirizzo e semmai Google Maps. E per tremila franchi, meno di due euro, ti portano dovunque in modo ben più rapido. Solo che con le strade chiuse per la corsa, i percorsi alternativi mostrano un’altra sfumatura della città.

Pogacar non si è rasato e ha un timido accenno di baffi. Da tempo ha perso lo stupore di quando, ragazzino, si affacciava nel mondo dei grandi. Adesso parla da campione del mondo. Scherza dicendo che l’ultimo allenamento con la maglia iridata l’ha fatto martedì, ma non è certo che non possa accadere di nuovo la prossima. Le domande lo rincorrono, lui risponde a bassa voce. Uros Murn, il commissario tecnico della Slovenia, è seduto accanto e parla per monosillabi. Dice che sono qui tutti per Tadej, ma che Roglic farà un lavoro importante nel finale. Poi il microfono passa al campione.

Campionati del mondo Kigali 2025, bambini, colore
La gente di Kigali ha accolto i mondiali con notevole entusiasmo: soprattutto i bambini
Campionati del mondo Kigali 2025, bambini, colore
La gente di Kigali ha accolto i mondiali con notevole entusiasmo: soprattutto i bambini
Ti consideri il favorito assoluto per domenica prossima, dopo quello che è successo nella crono?

Penso che domenica scorsa sia un po’ diversa da quella che si avvicina. Ovviamente sono venuto qui per la corsa su strada, quindi le aspettative sono alte. Mi aspetto molto dalle mie gambe e anche il risultato dovrebbe essere il migliore possibile. Abbiamo una squadra forte, dovremmo essere considerati tra i migliori in gara.

Ti abbiamo visto duellare con improvvisati tifosi su biciclette pesantissime…

Credo di aver perso qualche sfida. Durante le uscite di scarico, mi hanno sempre battuto. Ma anche quando ho fatto qualche allenamento serio, li ho trovati davvero forti. Mi sono abituato all’ambiente e a tutto il resto. Inizio a divertirmi davvero in bici e penso di aver ricevuto una spinta dall’arrivo dei compagni di squadra. Questo mi dà un’ulteriore carica di energia e motivazione e non vediamo l’ora che arrivi domenica.

Puoi parlare di questo? Il percorso in sé e poi l’altitudine e la qualità dell’aria. E poi cosa ne pensi dell’atmosfera in Rwanda e dei tifosi che hai visto lungo le strade?

Prima di tutto, l’altitudine. Molti la sottovalutano troppo perché non sono 1.800 o 2.000 metri, ma appena 1.500. Però in realtà si percepisce, quindi sono contento di essere arrivato qui in anticipo per stare bene nella gara su strada. L’atmosfera è già fantastica. Quando abbiamo fatto qualche giro sul circuito, era già pieno di gente. Era come in gara. Quanto al posto, è ottimo per allenarsi. Non ci sono molte opzioni, ma le strade sono ottime. Martedì o mercoledì ho fatto uno degli allenamenti più belli di quest’anno. Mi sono divertito molto. Certo il tempo è un po’ diverso rispetto a casa. E’ un po’ strano, fa caldo, ma non è sempre umido. E’ un meteo complicato, almeno in bici. Qui in città ad esempio la qualità dell’aria non è delle migliori. Ma quando ci siamo allontanati, la qualità dell’aria era piuttosto buona e la differenza l’ho sentita.

Nell’incontro di oggi con i media, si è visto un Pogacar molto sicuro: se dubbi c’erano, nessuno li ha notati
Nell’incontro di oggi con i media, si è visto un Pogacar molto sicuro: se dubbi c’erano, nessuno li ha notati
Questo essere così atteso e sentire di voler vincere può portarti a esagerare? Potrebbe essere un rischio?

Può succedere. Quando corri così tanto e corri sempre per la vittoria e hai molti occhi puntati addosso, puoi commettere degli errori. Devi provare anche cose diverse e non puoi correre sempre allo stesso modo.

Ti pesa questo essere al centro del mirino. Chi ti conosce meglio parla di un Tadej nel privato e di un Tadej che si trasforma quando scende in gara.

Direi che più della metà del gruppo è fatta così. Voglio dire, è quello che dobbiamo fare. Nelle gare devi essere determinato, l’adrenalina è alle stelle e per forza sei diverso dal solito te stesso. E’ così anche per me. Fuori dal ciclismo sono un ragazzo normale, normalissimo. E poi in bici faccio quello che meglio mi riesce.

Quale pensi sia la parte di percorso che più ti di addice? E secondo te il muro finale in pavé si può paragonare al Qwaremont rispetto al Fiandre?

Personalmente, credo che sulla carta la parte migliore per me sia la salita più lunga di Mount Kigali. Le due salite successive sono brevi. L’unico problema è che la distanza da Mount Kigali fino al traguardo è piuttosto lunga. Invece non credo che il tratto finale in pavé ricordi un muro delle Fiandre, sono pietre completamente diverse. In Belgio la strada è come una gobba, qui i sassi sporgono e sono a volte più sporgenti e a volte appuntiti. Per fortuna si fanno in salita e non sono pericolosi, la rendono solo più difficile.

Pogacar si è visto più di una volta sul circuito in allenamento. Qui con la compagna Urska
Pogacar si è visto più di una volta sul circuito in allenamento. Qui con la compagna Urska
Dici che c’è la possibilità di attaccare su Mount Kigali?

C’è sempre la possibilità di attaccare ovunque tu voglia, se hai le gambe. Solo è un peccato che lo abbiano messo così presto nel circuito. Sarebbe stato molto più divertente o meno doloroso se fosse più avanti o il prima possibile. Invece è proprio a metà, poco dopo metà gara e sicuramente alcuni penseranno di essere abbastanza vicini da arrivare al traguardo.

Così parlò quello che l’anno scorso attaccò a 100 chilometri dal traguardo…

Sì, ma non puoi farlo ogni volta. Avevo Jan (Tratnik, ndr) davanti nel gruppo di testa, che era di circa 20 corridori. Ho trovato un riparo fra loro e poi ho avuto la forza per fare ancora due giri da solo. Non sono stato solo per tutto il tempo, ho sempre avuto qualche piccolo aiuto, che però non ha reso l’impresa più facile.

Hai un’idea di quali saranno i principali contendenti?

Molti saranno impazienti di attaccare da lontano, altri guarderanno me. Penso a Remco, abbiamo visto che nella cronometro volava e penso che sia in buona forma anche per domenica. Poi ho i miei compagni di squadra della UAE Emirates, anche Del Toro vola (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr). Poi c’è Pidcock che è uscito bene dalla Vuelta. Però in realtà penso che non dovremmo preoccuparci troppo degli avversari, ma concentrarci sulla nostra gara, perché sarà lunga e difficile. Dovrò risparmiare energie, non solo guardare i miei rivali. Dovremo essere intelligenti sotto ogni aspetto.

Proprio Remco ha detto che il circuito di qui gli ricorda quello di Wollongong, dove ha vinto…

Non è affatto simile, questo è molto più divertente (lo dice con un sorrisino tutto da decifrare, ndr). E’ dieci volte migliore di quello australiano. Senza offesa per gli australiani che lo hanno disegnato, ma non era un buon circuito oppure non faceva per me. So che la gara di domenica sarà molto diversa.

La fuga di Zurigo 2024. Dopo aver trovato Tratnik, Pogacar ebbe collaborazione da Sivakov e poi fece due giri da solo
La fuga di Zurigo 2024. Dopo aver trovato Tratnik, Pogacar ebbe collaborazione da Sivakov e poi fece due giri da solo
Diresti invece che si tratta del circuito più duro degli ultimi anni?

Non lo so, vedremo domenica. Sicuramente sulla carta è la gara più dura, ma il circuito in sé non è poi così difficile. Ci sono due salite principali che non sono lunghissime, ma sono piuttosto ripide e una ha il pavé. Il resto del circuito è veloce in discesa, con un po’ di terreno ondulato. Si può dire che il dislivello si ottenga gratis in questo circuito. Poi aggiungi Mount Kigali nel mezzo, che lo renderà ancora più difficile. Diciamo che è il percorso con più salite degli ultimi anni.

L’Africa, l’altura, il sole… Senti dentro di te l’emozione di far parte di un mondiale mai visto prima?

Già sono stati diversi i preparativi, a partire dai vaccini. Un viaggio lungo, l’ambiente diverso a livello di altitudine e di aspetto. I dintorni sono totalmente diversi dall’Europa. Ma è una bella novità. Penso che sia davvero bello essere venuti anche in Africa. E’ stato più difficile da organizzare per le nazionali, ma direi che per ora sta andando tutto bene.

Quando Pogacar si concede agli sloveni nella lingua madre, mancano venti chilometri all’arrivo delle ragazze U23. Un’altra moto, un altro casco e sfrecciamo verso l’arrivo. La Ciabocco è rientrata nel gruppo di testa. Sarà un po’ uno sbattimento, ma questo mondiale africano inizia a proprio a piacerci.

Campionati del mondo Kigali 2025, Tadej POgacar, cronometro individuale

E’ giusto dire che Tadej ha deluso? Forse sì, forse no…

22.09.2025
4 min
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L’attesa del duello tra Remco Evenepoel e Tadej Pogacar è stata per almeno tre anni il ritornello di ogni primavera, quando li si attendeva all’esame della Liegi. Poi per un motivo o per l’altro, solitamente per incidenti che hanno coinvolto uno dei due, il duello non c’è mai stato. Si è rinnovato al Tour 2024, sul terreno di Pogacar: il confronto non ha avuto storia, anche se il terzo posto di Remco faceva ben sperare. Nell’ultima Boucle invece, il belga è naufragato. Ed è per questo che la rivincita di ieri nella crono di Kigali, sul terreno di Evenepoel, ha il sapore di un’annunciazione. Se tutto andrà come deve, quel duello si vedrà domenica nella prova su strada. Non ci saranno soltanto loro, ma ne saranno i fari.

Il terzo posto di Van Wylder è forse il risultato che minimizza la prestazione di Tadej Pogacar?
Il terzo posto di Van Wylder è forse il risultato che minimizza la prestazione di Tadej Pogacar?

La spiegazione di Pogacar

Il sorpasso di Kigali ha davvero aperto una crepa nell’inscalfibilità di Tadej? In realtà il quarto posto di ieri, ad appena un secondo dal podio, è il miglior risultato di Pogacar in una cronometro iridata. Fu decimo nel 2021 (vincitore Ganna), sesto nel 2022 (vincitore Foss), ventunesimo nel 2023 (vincitore Evenepoel). Perché immaginare o prevedere che a Kigali avrebbe potuto vincere?

La crono secca ha ben poco in comune con quella di un Grande Giro. E al di là della specificità del gesto, per lo sloveno ci sono tutte le attenuanti possibili. Dal fuso orario del Canada ancora da recuperare alla più classica giornata storta, passando per qualche problema di salute durante la preparazione. La crepa tuttavia c’è e sta nel fatto che anche Van Wylder sia riuscito a fare meglio di Tadej, che oggettivamente è andato meno di quanto ci si aspettasse. Forse non basta chiamarsi Pogacar, serve anche che tutto fili alla perfezione.

«Ho dato il massimo – ha detto lo sloveno – ovviamente sono deluso che Remco mi abbia superato. Non è stata la mia migliore prestazione, ma prima del Canada non sono riuscito a terminare il mio blocco di allenamento sulla bici da cronometro. Sono stato malato, ma se volevo essere al 100 per cento per il mondiale, dovevo fare quelle corse, anche se avrebbe significato non dare il massimo nella cronometro. E’ incredibile quanto Remco sia forte in questa disciplina. Si è preparato al 100 per cento e sarà pronto anche per domenica prossima. Ho visto che ero a un secondo dal podio, se l’avessi saputo, nell’ultimo chilometro avrei potuto avere un po’ più di motivazione. Oggi ho dei rimpianti, ma domani è un altro giorno».

Le strade di Kigali sono piene di tifosi e curiosi: l’accoglienza è molto calorosa
Le strade di Kigali sono piene di tifosi e curiosi: l’accoglienza è molto calorosa

L’obiettivo del poker

Evenepoel contro Pogacar a cronometro sarebbe un confronto impari. Il belga ha conquistato il terzo iride consecutivo come Tony Martin e Michael Rogers e potrebbe puntare al poker consecutivo. Un risultato sfuggito anche a Cancellara, che ha vinto quattro mondiali ma non filati e anche un oro olimpico, come Evenepoel.

«Nella prima parte – ha spiegato Evenepoel – sentivo già le gambe lavorare molto bene. Ho mantenuto la velocità senza spingermi al limite. Sulla prima salita, la più dura della giornata, ho spinto davvero forte. Quando ho visto che avevo già un grande distacco, ho cercato di mantenere il ritmo. Il pavé sull’ultima salita a un certo punto l’ho odiato. E’ stato difficile tenere il passo, ma ci sono riuscito e ho vinto. In una giornata come questa, non importa chi superi. Quando ho raggiunto il pavé e ho visto che mi stavo avvicinando a Pogacar, sapevo che dovevo spingere. Ma non volevo esagerare, perché sapevo che gli ultimi 400 metri sarebbero stati duri. Ho avuto una giornata davvero buona e spero di riuscire a mantenere questa forma fino alla gara su strada della prossima settimana. L’anno prossimo però voglio diventare il primo corridore con quattro titoli consecutivi, ma per ora mi godo questo».

Evenepoel ora fa rotta sulla prova su strada, con una fiducia notevole
Campionati del mondo Kigali 2025, Remco Evenepoel, allenamenti su strada
Evenepoel ora fa rotta sulla prova su strada, con una fiducia notevole

Il record di Merckx

Il sorpasso di Kigali rimane una notizia e mette ancora di più l’accento sull’eccezionale prestazione di Evenepoel. L’unico corridore in attività con più vittorie a cronometro di Remco è Ganna, che ne ha collezionate 29. Kung, come il belga, ne ha 22. Roglic è fermo a quota 19. Il francese Jacques Anquetil ha 63 vittorie a cronometro, mentre Fabian Cancellara ne ha centrate 58. Il record assoluto di vittorie contro il tempo appartiene a Eddy Merckx, che ne ha vinte ben 69. Remco ha ancora 25 anni, ma forse certe vette non le raggiungerà mai più nessuno.

«Per superare mio padre – ha dichiarato di recente Axel Merckx, nel tentativo di fare finalmente giustizia – bisogna combinare Pogacar, Van der Poel, Evenepoel e Cavendish. Mathieu come specialista delle classiche di primavera. Tadej come corridore completo. Mark come velocista. E Remco come cronoman. Quattro campioni incredibili, ciascuno superiore nel proprio dominio, ma bisognerebbe unirli tutti per superare mio padre».

Rwanda Kigali 2025, crono mondiale, Remco evenepoel

Kigali, un sorpasso storico. Remco distrugge Pogacar a crono

21.09.2025
6 min
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Incredibile. Impensabile. Impronosticabile. Storico. E chi lo avrebbe mai detto che Tadej Pogacar venisse ripreso e staccato in una cronometro? Perché questo è quel che ha fatto Remco Evenepoel. Qualcosa che va oltre il miglior copione fantasy. E questo finisce quasi per mettere in secondo piano la notizia che il belga ha conquistato il suo terzo titolo iridato a cronometro.

Uno shock per il ciclismo, una goduria enorme per Remco. Uno smacco per Tadej. La giornata delle crono élite termina dunque con questo scossone. Qualcosa di così clamoroso che la memoria torna indietro alla crisi di Merckx sulle Tre Cime di Lavaredo nel 1968. A Indurain staccato da Pantani sul Mortirolo nel 1994. Cose che appunto avvengono ogni 30 anni. Chissà, forse questo momento sarà ricordato come il “sorpasso di Kigali”.

In mattinata era stata la svizzera Marlene Reusser a vincere il titolo. Un trionfo che per l’elvetica significa tanto, visto che spesso era stata favorita e poi aveva fatto cilecca.

Ecco l’immagine, storica e impensabile, che sta girando sui social. Il sorpasso di Remco ai danni di Pogacar quando mancavano 2 km all’arrivo
Ecco l’immagine, storica e impensabile, che sta girando sui social. Il sorpasso di Remco ai danni di Pogacar quando mancavano 2 km all’arrivo

Velo: senza parole

E dire che Pogacar è partito con grande determinazione. E’ uscito dallo stadio con un paio di curve tirate al limite, mentre Remco è stato ben più guardingo. Ma al primo intermedio, dopo 8,3 chilometri, di fatto la crono di Kigali era finita: 45″ di ritardo per lo sloveno dal belga. Crono finita sì, ma da qui a immaginare il sorpasso. Marco Velo, oggi tecnico della nazionale donne, ma fino al 2024 cittì delle crono azzurre, commenta così.

«Sinceramente – attacca Velo – pensavo che Remco stesse bene e che si potesse giocare la vittoria. E farlo anche con 20”-30” su Pogacar non sarebbe stato poco, ma così…», Velo fa silenzio per qualche istante. «Così non ho parole. Quello che ha fatto Evenepoel è qualcosa di fenomenale. Eccezionale sarebbe riduttivo.

«Pogacar – continua Velo – magari oggi non era al top. Non era quello d’inizio Tour de France. Anche in Canada è andato forte, però dopo lo scatto si sedeva, non continuava l’azione col rapporto. E certo che adesso le cose cambiano anche in vista di domenica».

Una prestazione che spariglia gli equilibri attesi per la prova in linea. Ma di questo ne parleremo più avanti. «Ora Pogacar e il suo staff analizzeranno la prova. Magari non ha avuto sin da subito le sensazioni migliori e ha deciso di non spingere a tutta, ma queste cose le sa solo lui».

Percorso complicato

Velo ha seguito dalla macchina prima Soraya Paladin, poi Matteo Sobrero e ribadisce la durezza del tracciato e la difficoltà anche tecnica nell’interpretarlo. Era un percorso da cronoman, quindi da specialisti, ma serviva tanta gamba.

«Anche nella scelta tecnica – riprende Velo – non era facile. Bisognava sia gestirsi che spingere forte. Dopo il primo intermedio, come tanti qui, anch’io ho pensato che Remco fosse partito troppo forte e invece… Era tosta perché bisognava spingere duro e recuperare nel breve tempo delle discese, le quali erano sì veloci ma richiedevano di pedalare. Era importante anche la scelta giusta dei rapporti».

E qui Velo fa un’analisi totale, specie quando gli facciamo notare che tra i primi cinque ci sono due Soudal-Quick Step e tre UAE Team Emirates. Vedere Van Wilder sul podio la dice lunga sull’interpretazione tecnico-tattica della crono. Per carità è bravo, ma chi se lo aspettava così in alto? Di contro gli uomini UAE, sempre schiacciassassi contro il tempo, sono apparsi “duri” nella cadenza.

«In UAE tutti fanno sempre a tutta le crono -dice Velo – e non stupisce vederli così avanti. Per quanto riguarda la scelta dei rapporti, ho notato che in tanti, anche tra le donne, avevano la monocorona, ma a mio avviso non era questo il percorso per usarla. Okay che nel finale c’era lo strappo in pavé, ma si cambiava prima dello sconnesso e poi con salti così ampi degli ingranaggi posteriori era facile piantarsi (o non trovare il rapporto, ndr). Un conto è fare le prove quando sei fresco e un conto arrivare sotto al muro dopo 40 o 50 chilometri. Io, da ex cronoman, non avrei mai montato una monocorona su un percorso simile».

I due azzurri impegnati oggi. Cattaneo (a sinistra) ha chiuso 15° e Sobrero 13°
I due azzurri impegnati oggi. Cattaneo (a sinistra) ha chiuso 15° e Sobrero 13°

Casa Italia

A Kigali, dice Velo, si sta bene: 26 gradi, umidità giusta e, aggiungiamo noi, anche una buona cornice di pubblico. Mentre Remco si gode il suo titolo e forse ancora più la sua prestazione, che sa di rivincita dopo Peyragudes quando a sorpassarlo fu Jonas Vingegaard, c’è spazio per un pensiero anche sui nostri.

«Alla fine i ragazzi e le ragazze – spiega Velo – hanno fatto la crono che ci si aspettava. Sì, forse dagli uomini ci si attendeva una top 10 ma siamo lì. Non possiamo dire che stiano male. E lo stesso vale per le ragazze. Paladin rientrava dopo la frattura della clavicola e non le si poteva chiedere troppo di più. Il suo sforzo è stato funzionale soprattutto in vista della staffetta mista e per la prova di domenica in supporto a Elisa Longo Borghini. Monica Trinca Colonel invece è partita un po’ in sordina, poi ha detto di stare meglio. Bisogna considerare che le nostre non sono poi così abituate a crono di tale livello e lunghezza. Sono esperienze che servono».

I dubbi di Tadej

A Kigali suona l’inno belga, ma a rimbombare è il sorpasso subito da Pogacar. Una batosta simile cambia tutto e inevitabilmente il pensiero scivola alla prova in linea.

«Pogacar è un fuoriclasse e magari questa batosta l’ha già superata – dice Velo – ma è indubbio che sia un po’ destabilizzante. E lo è perché non è stato battuto da uno specialista che non c’entra niente con la corsa in linea, ma da uno dei rivali più accreditati che adesso diventa ancora più favorito. Uno che fa una crono del genere non sta bene: sta a mille, e su queste salite un Pogacar così non lo stacca. Poi magari domenica mi smentirà… ma la sensazione è questa. Diciamo che Tadej una bottarella l’ha presa. Ma una cosa è certa, non dovranno lasciargli neanche 30″, altrimenti si rischia un Australia bis con Remco che scappa e vince il titolo».

Non si può dire che Pogacar ricorderà al meglio il giorno del suo ventisettesimo compleanno. Però è anche vero che l’ultima volta che ha preso una batosta, seppur molto più piccola come al Delfinato di questa estate, poi si è vendicato con ferocia inaudita. Insomma, guai a stuzzicare la belva ferita. Ma questo lo scopriremo strada facendo. Per il momento, onore assoluto al mostruoso Remco Evenepoel.

Cattaneo alla Red Bull: costanza e versatilità a servizio dei giovani

18.09.2025
5 min
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SOLBIATE OLONA – Mattia Cattaneo è tra gli azzurri che arriveranno oggi a Kigali, i primi a vedere da vicino e prendere confidenza con le strade del mondiale rwandese. Il corridore bergamasco si appresta ad affrontare un triplo impegno non da poco, si parte con la cronometro individuale di domenica 21 settembre. Poi arriverà il mixed team relay mercoledì 24, insieme a Matteo Sobrero, Marco Frigo, Federica Venturelli, Monica Trinca Colonel e Soraya Paladin. Infine Cattaneo sarà anche al via della prova su strada di domenica 28 settembre

«Parleremo delle varie tattiche quando arriveranno anche gli altri corridori per la prova in linea – ci racconta ai piedi del pullman della Federciclismo – intanto pensiamo alle due prove contro il tempo. Il percorso, sulla carta, è abbastanza adatto alle mie caratteristiche. E’ una giusta via di mezzo che mi piace, l’obiettivo è il solito: piazzarsi tra i primi dieci. Speriamo il più avanti possibile, sarà difficilissimo andare a podio, se dovessi arrivare tra il settimo e il decimo potrei dirmi felice».

Mattia Cattaneo durante la conferenza stampa di presentazione delle formazioni per i mondiali di Kigali
Mattia Cattaneo durante la conferenza stampa di presentazione delle formazioni per i mondiali di Kigali

Il nuovo dietro l’angolo

Un mondiale che lo vedrà protagonista, prima di gettarsi a capofitto verso le ultime gare di stagione in maglia Soudal-QuickStep. Correrà fino al Lombardia, nel quale sarà a sostegno di Remco Evenepoel, poi sarà tempo di pensare al futuro. Infatti Mattia Cattaneo seguirà il campione olimpico alla Red Bull-BORA-hansgrohe

Le parole spese da Ralph Denk danno la dimensione di quanto la Red Bull conti sulle qualità del bergamasco: «Con Mattia continuiamo la nostra strategia di affiancare i nostri giovani talenti a professionisti esperti – ha detto il general manager – apporta consapevolezza ed esperienza nelle gare, oltre a una grande potenza che fornisce energia fondamentale alla squadra, dalle gare di un giorno ai Grandi Giri».

Cattaneo sarà impegnato nella cronometro individuale, nel mixed team relay e nella prova su strada
Cattaneo sarà impegnato nella cronometro individuale, nel mixed team relay e nella prova su strada
Mattia, parole importanti…

Sicuramente alla mia età, dopo la carriera che ho avuto, sentirsi così ben voluto da una squadra del genere è molto gratificante. Dove sono ora (Soudal-QuickStep, ndr) stavo bene, però per gli ultimi anni di carriera una spinta in più in una nuova realtà sicuramente non fa male. Sono davvero contento, credo di poter portare un bel bagaglio di esperienza a un gruppo giovane. Nella mia carriera ne ho viste di cose, sia positive che negative. 

Cosa senti di poter dare?

Vengo da un ciclismo che è un pochettino diverso da quello attuale. L’ho detto anche alla squadra, magari posso aiutare anche i giovani a trovare un equilibrio tra l’essere dei robot e l’essere più “umani”. 

L’arrivo di Cattaneo alla Red Bull-BORA-hansgrohe sarà importante per la crescita dei giovani
L’arrivo di Cattaneo alla Red Bull-BORA-hansgrohe sarà importante per la crescita dei giovani
Tra i giovani ci sarà un certo Pellizzari, che tra qualche giorno ti raggiungerà ai mondiali…

Credo e spero di poter essere una figura di riferimento per lui. Giulio lo conosco marginalmente, ma credo sia un ragazzo molto ambizioso ed è giusto che sia così visto quello che ha dimostrato. Credo di poter essere un buon punto di riferimento in determinate corse. Fermo restando che lui deve essere Giulio Pellizzari, non Mattia Cattaneo o chi per esso. Io, come sempre faccio con i miei capitani, dico la mia in modo onesto e sincero. Da lì mi limito a fare il mio lavoro, sta a loro poi decidere se ascoltarmi, cosa ascoltare e come usare i miei consigli.

Sull’aspetto tecnico si era dato tanto della tua costanza, che è quello che forse poi ha spinto poi Red Bull a credere in te?

Sì, negli ultimi anni ho trovato un equilibrio nel tipo di lavoro che faccio e questo mi permette anche quando non sono al 100 per cento di riuscire comunque a essere di supporto. Quando sto bene il mio lavoro dura magari cento chilometri, altrimenti mi concentro su un chilometraggio minore. Però il mio lavoro riesco sempre a farlo. Mi autoelogio…

Cattaneo continuerà a correre accanto a Evenepoel, il belga si fida ciecamente del bergamasco
E’ giusto ogni tanto…

Nella mia carriera sono stato bravo a trovare la mia dimensione che mi permette di riuscire a fare il mio lavoro nel migliore dei modi, penso sia la cosa più difficile nello sport in generale.

Qual è questa dimensione che ti senti di aver trovato?

Riesco a essere nel posto giusto e al momento giusto. Inoltre a cronometro sono uno costante, non un campione, ma sono sempre tra i primi. Quelli buoni diciamo. Anche questo aspetto fa parte della costanza che mi ha permesso di dare sempre il mio supporto ai capitani. Sono uno dei pochi corridori che può aiutare a tirare le volate e allo stesso tempo restare a fianco al leader in salita, credo che questa versatilità sia un po’ il mio punto di forza.

La versatilità di Cattaneo sarà fondamentale anche nelle prove a cronometro del mondiale
La versatilità di Cattaneo sarà fondamentale anche nelle prove a cronometro del mondiale
C’è stato anche lo zampino di Evenepoel per questo trasferimento alla Red Bull-BORA-hansgrohe, ne avete parlato?

Onestamente avevo già dei contatti prima che Evenepoel iniziasse a trattare, poi logicamente il suo arrivo ha portato un’accelerata alla contrattazione. Sicuramente ha giocato un ruolo importante anche il suo arrivo al Red Bull. Tra noi due c’è un ottimo rapporto, è già qualche anno che si fida parecchio di me nelle situazioni importanti di gara. 

Avete già parlato di calendario per il 2026?

No, onestamente no. Prima penso a finire bene questa stagione con i mondiali e poi le classiche in Italia fino al Lombardia. Una volta finito ci concentreremo sulla nuova avventura. Il primo appuntamento, per conoscerci e parlare, dovrebbe essere a fine ottobre.

Salvate il soldato Remco (che riparte dal Tour of Britain)

02.09.2025
5 min
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Woodbridge è un paese di undicimila abitanti della contea del Suffolk, in Gran Bretagna, che oggi darà il via al Lloyds Bank Tour of Britain. L’ultima corsa della carriera per Geraint Thomas, quella del rientro per Remco Evenepoel. Anche ieri pioveva, sembra che lo faccia ogni giorno. Per questo i campi e i giardini sono gonfi di un bel verde fradicio.

A volte i tasselli del puzzle si mettono a posto da soli. La riflessione fatta nell’Editoriale di ieri sull’estremizzazione delle preparazioni, già denunciato dalla signora Vingegaard, teneva conto anche del caso di Remco, smagrito e svuotato nel tentativo di rincorrere Pogacar. La sua storia recente avvalora la tesi. Magari non tutti, ma tanti stanno esagerando, avendo per riferimento un campione così speciale da rappresentare un’eccezione, cercando di farne la regola. Finirà che un giorno anche Pogacar dovrà arrendersi a se stesso, quando si renderà conto di non poter più reggere il confronto con le sue imprese.

Evenepoel e Pogacar si sono incontrati all’Amstel, in cui Remco è arrivato terzo. Ma già Freccia e Liegi hanno scavato il solco
Evenepoel e Pogacar si sono incontrati all’Amstel, in cui Remco è arrivato terzo. Ma già Freccia e Liegi hanno scavato il solco

Ritirato per sfinimento

Evenepoel era sparito dai radar ritirandosi dal Tour. Arrivò quasi ai piedi del Tourmalet e alzò bandiera bianca, dopo aver subito l’onta di essere ripreso da Vingegaard nella crono di Peyragudes. Va bene che il danese è più scalatore di lui e quella tappa aveva l’arrivo sul celebre muro, ma voi lo capite che cosa abbia significato un momento del genere per il campione che ha vinto mondiali e olimpiadi a crono?

Remco non aveva particolari malattie, se non l’essere spossato, svuotato, sfinito. Spiegandolo ai media alla vigilia della corsa britannica, ha detto di non essersi mai riposato del tutto prima della sfida del Tour.

Tour de France, 14ª tappa: a circa 100 km dall’arrivo, Evenepoel, sconsolato, si ritira (immagine tv)
Tour de France, 14ª tappa: a circa 100 km dall’arrivo, Evenepoel, sconsolato, si ritira (immagine tv)

Necessità di staccare la spina

Così si è fermato, come riesce a fare chi può scegliere. A fine luglio ha messo per due settimane la bici in un angolo e si è rifugiato a casa sua in Belgio. Il padre, intervistato da l’Avenir, ha spiegato come fosse completamente esausto e avesse la necessità assoluta di staccare la spina. Il suo allenatore Koen Pelgrim, che ha fornito ovviamente una versione edulcorata, ha detto che Remco ha ricaricato le batterie per essere pronto mentalmente e fisicamente per l’ultima parte della stagione. Sarebbe suonato strano se anche lui avesse ammesso che il campione è stato spinto oltre la sua capacità di sopportazione.

Remco era talmente svuotato da aver saltato per la prima volta dopo tre anni la R.EV. Ride, il raduno dei suoi fan che si tiene ogni anno al Castello di Schepdaal. «Dal punto di vista medico – ha detto ancora suo padre a l’Avenir – non era pronto a correre con tutti gli altri. Ed è anche positivo per lui resettarsi completamente. La gente capirà».

Prima del ritiro dal Tour, la resa nella crono di Peyragudes: Vingegaard, partito 2′ prima, lo riprende e lo salta
Prima del ritiro dal Tour, la resa nella crono di Peyragudes: Vingegaard, partito 2′ prima, lo riprende e lo salta

A Livigno, in silenzio

Allo stato di prostrazione fisica, luglio ha aggiunto la notizia del passaggio di Evenepoel alla Red Bull-Bora-Hansgrohe, che ha fatto parecchio rumore. Anche il modo in cui la Soudal Quick Step lo ha annunciato non ha contribuito a distendere gli animi. In ogni caso, quattro giorni dopo, Evenepoel è arrivato a Livigno per riprendere la preparazione, in vista di mondiali ed europei: cronometro e strada.

A parte il suo staff, nessuno sa in che modo il belga abbia lavorato. Contrariamente a quanto accade ormai per consuetudine infatti, Remco non ha condiviso alcuna attività su Strava. L’unica informazione è venuta dal suo allenatore che ha parlato di volumi di lavoro a bassa intensità.

Il tassello finale del puzzle, che fa capire come non si sia trattato di uno stop dovuto a un trauma o una malattia, lo ha fornito Lefevere, che è sempre stato il padre putativo di Evenepoel. Ha ammesso al podcast Derailleur di non aver avuto a lungo contatti con il ragazzo. «Mi ha detto che ci rivedremo – ha raccontato – quando la tempesta si sarà calmata. Non voglio disturbarlo in questo momento. Il cambiamento di squadra non lascia mai nessuno indifferente, porta sempre un po’ di stress».

Sfrontato, potente e spensierato: così Evenepoel con Lefevere dopo la prima Liegi vinta nel 2022 (foto Wout Beel)
Sfrontato, potente e spensierato: così Evenepoel con Lefevere dopo la prima Liegi vinta nel 2022 (foto Wout Beel)

La maledizione del Tour

In questa stagione che lo ha visto rientrare vincendo la Freccia del Brabante dopo aver sistemato le tante fratture dell’incidente in allenamento, Remco ha di fatto conquistato tre vittorie in altrettante cronometro: al Romandia, al Delfinato e al Tour. Prima della Grande Boucle, gli annunci sulla sua magrezza e gli ottimi valori si sono infranti su un’altra evidenza. Ora che (forse) si è capito che esiste un limite o in attesa che anche la Red Bull provi a fare di lui l’anti Pogacar, quello che sarebbe auspicabile per Remco sarebbe il ritorno alla spensieratezza. La stessa che gli ha permesso di ottenere le vittorie più belle e che è sparita da quando il Tour è entrato nella sua vita. Il podio del 2024 ha fregato anche lui. Il timore per chi lo conosce è che nel tentativo di cambiargli il dna, finiranno col cambiargli anche l’anima.

Czech Tour vinto, ora la Vuelta: Lecerf cresce e intanto racconta

26.08.2025
6 min
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TORINO – Tenacia da veterano, grinta da fuoriclasse e voglia di imparare da talento arrembante. Il successo al Czech Tour strappato coi denti ha fatto arrivare Junior Lecerf con morale e convinzione alla sua seconda Vuelta e lo si vede dal fuoco che arde nei suoi occhi mentre si racconta.

La corsa spagnola è stato il primo Grande Giro della sua carriera dodici mesi fa, ma sembra che di tempo ne sia passato ben di più vista la sua incoraggiante crescita. Non bastasse questo, l’atteso ma pur sempre fragoroso addio di Remco Evenepoel al Wolfpack costringe la formazione belga a ricostruire la sua strategia per il futuro. Avere già in casa il promettente corridore originario delle Fiandre e che compirà 23 anni il prossimo 15 ottobre senza dubbio toglie qualche grattacapo. Anche perché Junior ha una voglia matta di mostrare tutte le sue doti senza troppi fronzoli.

Czech Tour, La vittoria di Lecerf a Dlouhé Strane: alle sue spalle Fancellu. Il belga è alto 1,69 e pesa 54 chili
Czech Tour, La vittoria di Lecerf a Dlouhé Strane: alle sue spalle Fancellu. Il belga è alto 1,69 e pesa 54 chili
Junior, arrivi alla Vuelta dopo un Czech Tour in cui hai lottato fino all’ultimo centimetro: come ti senti?

E’ stata una vittoria molto importante per me e per tutta la squadra. Sono stato davvero felice di vincere la seconda tappa a Dlouhe Strane e poi di tenere la maglia fino alla fine. E’ stata una splendida esperienza.

Anche perché i rivali, come ad esempio il tuo connazionale Uijtdebroeks, non mancavano…

Lui è davvero fortissimo, per cui riuscire a batterlo aggiunge qualcosa in più alla mia vittoria.

Parlando coi direttori sportivi, sai dirci quale sarà il tuo ruolo in questa Vuelta?

Non so ancora esattamente come mi muoverò, ma senza dubbio l’obiettivo è di provare a vincere una tappa, come avevo già provato a fare scorso anno. Se le sensazioni saranno buone, penso che sia un traguardo realistico e alla mia portata. Mi sono sentito bene al Czech Tour, per cui spero di continuare così. Vedremo come risponderanno le gambe, giorno dopo giorno.

Con che approccio stai correndo rispetto alla Vuelta 2024?

Ora so già come funziona e cosa aspettarmi. Sarà un bell’aiuto avere già nelle gambe una corsa da tre settimane e ho molta più fiducia nei miei mezzi rispetto allo scorso anno, vista anche la mia forma attuale. Sono pronto come non mai.

Il debutto di Lecerf in un Grande Giro fu la Vuelta del 2024: qui verso Baiona con Van Aert, belga come lui
Il debutto di Lecerf in un Grande Giro fu la Vuelta del 2024: qui verso Baiona con Van Aert, belga come lui
L’idea è di continuare a essere un uomo da Grandi Giri anche in futuro?

E’ difficile da dire, perché sono ancora giovane e devo ancora mettermi alla prova in tanti contesti differenti. Mi piacciono anche le corse a tappe più brevi, da una settimana o meno come si è visto al Czech Tour. Soltanto col tempo si capirà che tipo di corridore diventerò. E’ dura essere un uomo da classifica perché non puoi distrarti mai per evitare di perdere tempo nelle tappe nervose. Al tempo stesso, devi essere molto forte anche nelle cronometro, oltre che in salita.

Lo scorso inverno hai lavorato su qualche aspetto in particolare per migliorarti?

Ho cercato di essere più esplosivo. E poi adoro le salite, per cui ho lavorato molto su quell’aspetto, per rafforzarlo ulteriormente. A cronometro ho ancora margine, ma ci lavorerò nelle prossime stagioni per diventare più completo.

Hai un modello a cui ti ispiri?

Non ne ho uno nello specifico. Potrei dire Pogacar, anche se è vero che è uno dei miei rivali in corsa, ma senza dubbio c’è tanto da imparare da corridori come lui. Guai a paragonarmi a lui perché è di un altro pianeta e lo dimostra vincendo sia i Grandi Giri sia le classiche. Per quanto mi riguarda, cerco di focalizzarmi soprattutto su me stesso, cercando di migliorare anno dopo anno.

Ci racconti che cosa vuol dire crescere nel Wolfpack?

Mi trovo benissimo perché hanno sempre creduto in me sin dall’inizio. Sono felice di continuare la mia crescita e mi sento circondato da grandi compagni e da un ottimo staff per cui ci sono le prospettive per fare sempre meglio.

Gli under 23 italiani ricordano bene Lecerf: nel 2023, a vent’anni non ancora compiuti, vinse infatti il Piccolo Lombardia
Gli under 23 italiani ricordano bene Lecerf: nel 2023, a vent’anni non ancora compiuti, vinse infatti il Piccolo Lombardia
Quanto è dura perdere Evenepoel a partire dalla prossima stagione?

Remco è un bravissimo ragazzo, c’è sempre stata un’ottima connessione tra noi due. E’ stato un grande leader per noi e per la squadra è senza dubbio una perdita enorme, ma è stata una sua decisione e non ci si può far nulla.

Hai imparato tanto da lui?

Assolutamente sì. Ho degli ottimi ricordi, come ad esempio all’inizio di quest’anno, durante un camp a Sierra Nevada, in cui ci siamo divertiti molto insieme. E’ stato davvero un piacere e un onore correre in squadra con lui.

Quali sono le istantanee che hai in mente dell’Italia?

Ho corso spesso qui, mi ricordo soprattutto le due edizioni del Giro Next Gen che ho disputato (Lecerf ha anche conquistato il Piccolo Giro di Lombardia del 2023, ndr). Poi tutte le volte che ho visto il Giro d’Italia in tv, con tutte quelle persone a bordo strada. Anche stavolta, l’atmosfera delle prime tappe sul vostro territorio è stata davvero fantastica. Spero di tornare presto in futuro per il Giro d’Italia.

La tua salita preferita?

Il Teide. L’ho fatto tantissime volte in allenamento a Tenerife. La adoro come salita perché puoi farla da almeno quattro versanti differenti ed è una delle più alte d’Europa. Poi mi piace molto lo Stelvio, una salita mitica del Giro.

Presa la maglia del Czech Tour il secondo giorno, Lecerf l’ha portata a casa con 7″ su Uijtdebroeks e 8″ su Fancellu
Presa la maglia del Czech Tour il secondo giorno, Lecerf l’ha portata a casa con 7″ su Uijtdebroeks e 8″ su Fancellu
Il ciclismo è sempre stato il tuo sport sin da piccino?

Sì, anche se all’inizio facevo tantissima mountain bike e ciclocross. Entrambe sono state discipline fondamentali per la mia crescita tecnica, ma ora sono contento di essere pro’ e di correre su strada. Quando ero piccolo guardavo tutti i tre Grandi Giri in tv, soprattutto il Tour de France e sognavo un giorno di essere alla partenza di una di queste corse. E bello che sia diventato realtà come mi è già successo due volte alla Vuelta. 

Hai qualche hobby?

Ho sempre pochissimo tempo libero perché, quando ce l’ho, mi piace rilassarmi e stare con la mia fidanzata Emma, senza pensare troppo al ciclismo. Quando può viene a vedermi in corsa o durante i ritiri a Tenerife. L’aspetto anche quest’anno in una delle tappe, per cui non vedo l’ora.

Gilbert: «Remco? Scelta giusta, ma dovrà guadagnarsi tutto»

13.08.2025
6 min
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Patrick Lefevere, televisioni, giornali, colleghi e persino Romero Lukaku sono intervenuti sul trasferimento di Remco Evenepoel dalla Soudal-Quick Step alla Red Bull-Bora-Hansgrohe. Ma soprattutto ne ha parlato Philippe Gilbert: il grande ex belga a Le Soir si è espresso con grande chiarezza.

Qualche giorno fa abbiamo fatto anche noi un quadro di cosa troverà e di cosa si sarebbe potuto attendere dalla nuova squadra Remco. Senza dubbio il salto è grande. Il campione olimpico si gioca tanto, se non tutto, della sua carriera. E’ chiamato a vincere il Tour de France, cosa affatto scontata, si ritroverà con altri compagni, alcuni dei quali molto agguerriti e sponsor giganteschi che già impongono pressioni.

Romelu Lukaku è uno dei tanti vip belgi ad essersi espressi sul passaggio di Remco alla Red Bull (foto @EPA)
Romelu Lukaku è uno dei tanti vip belgi ad essersi espressi sul passaggio di Remco alla Red Bull (foto @EPA)

Da Lukaku a Lefevere

Per dire che eco abbia avuto questo trasferimento, prima di sentire Gilbert ecco alcune dichiarazioni interessanti.
Il calciatore Romelu Lukaku ha sentito sui social Remco chiedendogli: «Tu sei contento?». Remco ha risposto: «Sì, era il momento per qualcosa di nuovo». E ancora Lukaku: «Red Bull è davvero una top-squadra… Hai fatto il passo giusto al momento giusto».

Dalla famiglia, il padre, Patrick Evenepoel: «E’ chiaro per tutti che è stato chiuso in buon accordo. Sono sollevato per il ritrovato l’equilibrio di Remco». La madre Agna Van Eeckhout ha commentato con la classe di chi comprende le sfide: «Hai sempre obiettivi nella tua testa. Spero che tu possa realizzarli: a volte bisogna agire», aggiungendo che hanno molto da ringraziare Patrick Lefevere, il manager storico di Soudal-Quick Step.


E a proposito di Lefevere, l’ex manager della Soudal all’inizio è rimasto in silenzio poi ha parlato con la sua proverbiale schiettezza. «Nessun rancore – ha detto Lefevere a Rtbf – la vita è questa. Il ragazzo ha 25 anni e se può guadagnare qualche milione in più altrove… ci va. La notizia non mi ha sorpreso. Questa trattativa era già in corso quando ero ancora al comando. Remco ha poi ripetuto più volte che non ci avrebbe mai lasciato. La gente lo ricorda, ma io lo perdono, perché è il genere di cose che si dicono in un momento di emozione».

E coinvolgendo la gente, cioè i tifosi, in tanti gli hanno messo di fronte il tema del Wolfpack, tanto caro alla Soudal.

Remco a Peyragudes, da lì sono iniziati i suoi guai al Tour di quest’anno
Remco a Peyragudes, da lì sono iniziati i suoi guai al Tour di quest’anno

Parla Gilbert

Ma passiamo al nocciolo della questione e a quanto detto da Philippe Gilbert, il quale ha toccato anche spunti più tecnici.

«Remco – ha detto Gilbert sulle pagine di Le Soir – ha fatto bene a uscire dalla sua zona di comfort. I mezzi finanziari non sono l’unica cosa: parlo delle possibilità di ricerca, di sviluppo, dell’allenamento e dell’inquadramento in generale che può dargli un top team (per corse a tappe, ndr). Dovrà dunque rimettersi in gioco. Ho l’impressione che negli ultimi mesi alla Soudal-Quick Step si fosse isolato in una bolla dove gli si diceva sempre di sì, indipendentemente dalle circostanze».

Il tema dell’ambiente troppo accomodante per un atleta con tali ambizioni non è nuovo e in un certo senso fu Giuseppe Martinelli a dirlo prima di tutti. Il diesse bresciano ne parlò immediatamente durante l’altalenante Vuelta del 2023, quando Remco si arrese alla prima difficoltà… pur non stando male.

Per Gilbert il fatto di uscire dalla comfort zone e di passare in un team con maggior concorrenza sarà un bene per Evenepoel
Per Gilbert il fatto di uscire dalla comfort zone e di passare in un team con maggior concorrenza sarà un bene per Evenepoel

Leader sì, ma…

Ovvio che uno come Evenepoel è un capitano. E’ un corridore fortissimo: numeri e palmares parlano per lui. Ma è anche leader? E soprattutto lo sarà in un team in cui la competizione interna è ben più elevata? Senza stilare l’intera lista diciamo solo due nomi: Primoz Roglic e Florian Lipowitz.

«Come all’inizio della sua carriera – va avanti Gilbert – quando arrivò alla Quick-Step nel 2019, Remco dovrà guadagnarsi il suo spazio in un collettivo più forte. Si ritroverà in un ambiente agonisticamente più ampio che lo costringerà a competere ogni giorno».

Per Gilbert questa competizione è un vantaggio, ma tra leader e capitano c’è differenza. Un esempio? Anche Ayuso è fortissimo, ma non è un leader in seno alla UAE Emirates, dove la concorrenza certo non manca. Cosa diversa quando scende in campo Pogacar. Tutti allineati. Anche se Tadej non dovesse essere al top tutti gli sarebbero vicini.

Secondo Gilbert finché Vingegaard e Pogacar saranno a questo livello sarà pressoché impossibile per lui vincere il Tour
Secondo Gilbert finché Vingegaard e Pogacar saranno a questo livello sarà pressoché impossibile per lui vincere il Tour

L’erede di Pogacar?

Gilbert entra poi in aspetti più tecnici e parla del supporto che uomini come Hindley, Vlasov e ma anche gli stessi Roglic e Lipowitz potrebbero dargli. Dal punto di vista tecnico senza dubbio, in ottica Grandi Giri lo step è importante.

«La Red Bull-Bora tatticamente è molto forte – dice Gilbert – Lo abbiamo visto recentemente al Giro con la vittoria di Jai Hindley (a dire il vero, grande merito va a Enrico Gasparotto in ammiraglia, che però ora non c’è più, ndr) e all’ultimo Tour, con manovre perfettamente orchestrate. Questa dimensione tattica mancava fino ad ora a Remco. Troverà direttori capaci di imporgli scelte. Ed è esattamente quel che gli serve per crescere».

«Anch’io, dopo sei anni alla FDJ mi sentivo bene, in una bolla di fiducia, con compagni solidi. Eppure scelsi di andare alla Lotto, dovetti ricostruirmi altrove, in un ambiente più competitivo. E abbiamo visto che effetto ha avuto…». Questo è vero. Gilbert esplose del tutto ma i due corridori hanno lo stesso carattere? In tal senso su Evenepoel qualche enigma, concedetecelo, c’è.

Il vallone ha espresso pareri positivi anche sulla continuità tecnica, vale a dire con Specialized. Lavorare con gli stessi materiali, gli stessi tecnici è un bel vantaggio, specie oggi in cui l’aerodinamica è importantissima. «Significa non ripartire da zero, ma continuare un processo di sviluppo».

Sin qui Evenepoel ha disputato 6 Grandi Giri collezionando una vittoria (la Vuelta in foto), un podio, un 12° posto e tre ritiri
Sin qui Evenepoel ha disputato 6 Grandi Giri collezionando una vittoria (la Vuelta in foto), un podio, un 12° posto e tre ritiri

La sfida del Tour

L’articolo di Le Soir si conclude con la questione immancabile del Tour de France: lo potrà vincere davvero Evenepoel?

«Per Remco – dice Gilbert – una rottura volontaria può rilanciare la carriera e aprire un nuovo ciclo. Come detto prima, si mette in difficoltà e va bene così! Nei Grandi Giri vincono i più forti e oggi i migliori sono Pogacar e Vingegaard. Batterli nell’arco delle tre settimane è durissimo. Anche con mosse tattiche azzeccate, fare meglio del terzo posto sarà arduo per lui finché i due colossi sono così in forma. Ma se uno o entrambi caleranno, Remco sarà il primo a poter raccogliere l’eredità. I suoi compagni erano troppo deboli per difendere una maglia gialla per tre settimane. Alla Red Bull, se dovesse prendere la maglia, ci sarebbero ragazzi in grado di scortarlo fino a Parigi».

Si vedrà, la nuova Red Bull è in costruzione. Vedremo come organizzeranno i gruppi di lavoro e come divideranno gli obiettivi. Ma prima di tutto sarà interessante capire come reagirà davvero Remco… per la prima volta fuori dal guscio.

Evenepoel e le grandi manovre per restare il terzo incomodo

10.08.2025
5 min
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Mentre la Red Bull-Bora-Hansgrohe sta vivendo una fase insolita della sua stagione, con il licenziamento apparentemente immotivato di tre tecnici nel cuore dell’estate, in Belgio si fa un gran parlare dell’arrivo di Evenepoel nella squadra tedesca. Si va per punti e dubbi, con una serie di domande cui nessuno può ancora fornire risposta. Il mondo Red Bull è impenetrabile, hanno imparato con la Formula Uno e quello sembra essere il loro standard di riferimento.

«Dobbiamo trovare il Max Verstappen del ciclismo», disse lo scorso anno Ralph Denk, fondatore e manager della squadra subito dopo l’accordo con Red Bull, che ha fatto della squadra uno dei colossi del WorldTour. Stando al quotidiano tedesco Bild, il budget sarebbe passato da 40 a 50 milioni di euro, raggiungendo il UAE Team Emirates e la Visma Lease a Bike. Purtroppo però Denk ha dovuto accettare il fatto che il divario sportivo sia ancora notevole e che di questo passo il Max Verstrappen del ciclismo non sarebbe mai arrivato. Per questo alla fine si è puntato su Evenepoel, il ragazzo d’oro, quello che dovrebbe mettere le ali alla Red Bull.

Ralf Denk ha chiuso il rapporto con il ds Gasparotto dimenticando che deve a lui la vittoria del Giro 2022
Ralf Denk ha chiuso il rapporto con il ds Gasparotto dimenticando che deve a lui la vittoria del Giro 2022

La squadra spaccata

Remco non vedeva l’ora e ha accettato, con il benestare della Soudal Quick Step che forse non vedeva l’ora di perderlo. Nell’annunciarne la partenza, la squadra belga ha anche bruciato l’annuncio della Red Bull, svelandone la destinazione. Da più parti all’interno della squadra si faceva notare che Evenepoel fosse una stella a se stante, avulso dal concetto di Wolfpack. Per questo anche i compagni, forse, hanno iniziato a voltargli le spalle.

Dopo la prima tappa del Tour, quando Remco è rimasto attardato a causa dei ventagli, le sue parole alla stampa contro la squadra hanno lasciato il segno. Tanto che all’indomani del suo ritiro, fatto un lavoro stellare per far vincere Paret Peintre sul Mont Ventoux, il suo amico Van Wilder ha dichiarato: «Dicevano che non eravamo abbastanza forti. Ora dico loro: Fanculo perché stiamo vincendo sul Ventoux».

Se però la sua ambizione è quella fondata di avere una squadra più forte, alla Red Bull-Bora troverà fior di corridori con cui insidiare Pogacar e Vingegaard. Hindley, Vlasov, Dani Martínez, Pellizzari (speriamo di no!) e persino Roglic, se a Primoz starà bene.

Evenepoel e Vanthourenhout: i due hanno vinto mondiali e Olimpiadi di strada e crono. Qui Wollongong 2022
Evenepoel e Vanthourenhout: i due hanno vinto mondiali e Olimpiadi di strada e crono. Qui Wollongong 2022

Lo staff stellare

Oltre ai corridori, Evenepoel troverà un ambiente fortemente vocato allo sviluppo tecnologico, a partire da Specialized, con cui Remco ha un rapporto personale e che fornisce al team anche l’abbigliamento. In aggiunta, dello staff della squadra fa parte Dan Bigham, l’ingegnere che nello sviluppare la bici per Ganna stabilì a sua volta il record dell’Ora. E dato che Remco sogna di batterlo a sua volta, la presenza del britannico potrebbe servirgli in una doppia chiave: le crono e la pista.

La squadra dovrebbe ingaggiare il suo storico direttore sportivo, Klaas Lodewyck, a sua volta in scadenza di contratto con la Soudal-Quick Step. Dalla Visma è arrivato Asker Jeukendrup, autorità in materia di nutrizione sportiva. Dan Lorang, allenatore di Jan Frodeno, il più grande triatleta di tutti i tempi, allenerà singoli atleti. C’è anche Peter Kloppel, Responsabile delle Prestazioni Mentali presso il Red Bull Performance Centre, che ha lavorato anche con Verstappen. Remco sarà circondato dai migliori esperti e su tutti vigilerà Sven Vantourenhout, l’ex tecnico della nazionale belga, che ha guidato le più grandi vittorie di Evenepoel ai mondiali e alle Olimpiadi.

Al Tour di quest’anno, Evenepoel ha vinto la crono di Caen, ma con distacchi meno ampi del previsto
Al Tour di quest’anno, Evenepoel ha vinto la crono di Caen, ma con distacchi meno ampi del previsto

Lipowitz e i tedeschi

Come la mettiamo con Lipowitz? La squadra è tedesca, Florian pure. L’eco delle sue prestazioni al Tour ha riacceso i riflettori sul ciclismo nel Paese che lo aveva bandito dopo i casi di doping del passato: come verrà digerito l’arrivo del campione belga?

Nel suo primo Tour, a 24 anni, Evenepoel è arrivato terzo dietro Pogacar e Vingegaard. Lipowitz ha fatto lo stesso, mentre quest’anno Remco al Tour ha deluso in modo importante, subendo per giunta la supremazia di Lipowitz anche al Delfinato.

In questa fase da chiacchiere da bar, la stampa belga si attacca anche a dettagli che sarebbero risibili, ma bastano per infiammare i tifosi. Scrivono infatti che nel Tour del 2024, Evenepoel produsse un rapporto tra watt e chili migliore rispetto a quello di Lipowitz quest’anno. Lo stesso distacco da Pogacar penderebbe dalla parte del belga, staccato di 9’18” lo scorso anno, contro gli 11′ di Lipowitz qualche settimana fa.

Ma tutto sommato, perché la squadra dovrebbe scegliere? La Visma non ha dimostrato che agendo con due leader si riesce a correre meglio contro Pogacar? Durante il Tour uscì la voce per cui il giovane tedesco non volesse rinnovare il contratto finché non si fosse fatta luce sull’arrivo di Evenepeol. In realtà pare che Lipowitz abbia ancora un anno di contratto, per cui i due dovranno imparare a convivere. Evenepoel sarà in grado di aiutare il compagno se egli si rivelasse più forte? Oppure chiederà che Lipowitz venga mandato al Giro, tenendo per sé la ribalta del Tour?

Anche Lipowitz, come Evenepoel, si è piazzato terzo a 24 anni nel primo Tour della carriera
Anche Lipowitz, come Evenepoel, si è piazzato terzo a 24 anni nel primo Tour della carriera

I dubbi su Evenepoel

Tutto questo dando per scontato che Evenepoel possa trovare nel suo motore il necessario per tenere testa a Pogacar e Vingegaard. Ha vinto una Vuelta in modo rocambolesco. E’ arrivato terzo al Tour del debutto. Ma per il resto ogni sua altra partecipazione ai Grandi Giri ha lasciato a desiderare, sacrificando nel suo nome le sue chance nelle grandi classiche.

La Red Bull ci crede e obiettivamente il suo nome, per ora sulla fiducia, è il solo spendibile, a parte quello di Ayuso, in una ipotetica rincorsa alla maglia gialla. Remco è davvero all’altezza di quei due? Non sembra così, ma forse può crescere. La Red Bull-Bora intanto sembra sempre più la BMC dei primi tempi che si riempì di schiere di corridori forti senza mai riuscire a farne una squadra.

L’allontanamento dei tre tecnici continua sembrarci alquanto strano. Ci può stare che la squadra voglia uno staff votato alla causa di Remco e non gente che difenda le potenzialità dei corridori che già ci sono, ma perché farlo ora? Puoi anche decidere che il modo migliore per ristrutturare la tua casa sia buttarla giù e costruirla dalle fondamenta. Solo che abbatterla mentre dentro c’è ancora gente suona francamente poco lungimirante.

E’ già tempo di ciclomercato, le big si muovono con anticipo

29.07.2025
5 min
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E’ una settimana importante per il ciclismo internazionale: venerdì 1 agosto sarà la data di sblocco dei nuovi contratti per il prossimo anno. Il ciclomercato si anima e promette molti colpi importanti per le squadre WorldTour. A dir la verità, molti trasferimenti sono stati già stabiliti, bisogna solo attendere la fatidica data per la loro ratificazione, ma molti di più sono i rumors che circolano nell’ambiente, a maggior ragione dopo il Tour de France che è da sempre anche luogo di incontri e accordi sotto banco.

Nella nostra analisi abbiamo preso in esame quelli che hanno una certa fondatezza, quelle voci che non sono solamente un sussurro ma che arrivano da più parti e che quindi sembrano davvero sul punto di diventare realtà.

Luca Giaimi è pronto al salto in prima squadra. Numerose le esperienze già fatte quest’anno
Luca Giaimi è pronto al salto in prima squadra. Numerose le esperienze già fatte quest’anno

Casa UAE: si sfoltiscono i ranghi

Prima squadra a essere presa in esame la UAE vincitutto. In entrata per ora si muove poco, si avrà l’ufficialità della promozione in prima squadra di Luca Giaimi che dovrebbe essere seguito da altri compagni come il talentuoso Matthias Schwarzbacher, ma i dirigenti contano di prendere anche il forte belga Kevin Vermaecke. E’ però in uscita che si contano addii di peso: quello di Alessandro Covi intenzionato a cercare maggiori spazi alla Ineos o, più probabilmente, all’XDS Astana e soprattutto quello di Ayuso, oggetto del desiderio di molte squadre.

La Visma-Lease a Bike non sta a guardare e pur mantenendo la sua intelaiatura di base cambia un po’ il suo roster rendendolo più italiano, affiancando ad Affini il giovane Pietro Mattio proveniente dal devo team ma anche Filippo Fiorelli (Bardiani) e Davide Piganzoli (Polti-VisitMalta) che fanno finalmente il grande salto. Anche qui però ci sono addii importanti, soprattutto in ottica classiche come quelli di Tiesj Benoot e Olaf Kooji in trattativa con la Decathlon AG2R e Dylan Van Baarle promesso alla Soudal.

Intorno alla scelta di Evenepoel gira un po’ tutto il ciclomercato. La Red Bull è ormai vicinissima al belga
Intorno alla scelta di Evenepoel gira un po’ tutto il ciclomercato. La Red Bull è ormai vicinissima al belga

Evenepoel è davvero il re del mercato?

Già, la Soudal il cui mercato molto dipende dal destino di Remco Evenepoel. Se davvero passerà alla Red Bull, significa che la squadra verrà reimpostata nelle sue fondamenta. Probabile l’arrivo di “gente da classiche del Nord” come, oltre a Van Baarle, Edward Planckaert dall’Alpecin e Jasper Stuyven dalla Lidl-Trek, ma anche Alberto Dainese potrebbe trovare spazio.

La Ineos Grenadiers dovrà far fronte a una serie di ritiri, tra cui quelli di Geraint Thomas, Omar Fraile e Jonathan Castroviejo. Arriveranno molti giovani, sicuri i nomi di Peter Oxenberg e Theodor Storm dalla Lotto-Kern Haus, la squadra satellite, probabile anche l’acquisizione di Sam Welsford dalla Red Bull, mentre nelle ultime ore la grande prestazione generale al Tour de France ha fatto salire le quotazioni di Kevin Vauquelin, sul quale si vuole investire in ottica grandi giri.

Per Kooij si profila un nuovo team. L’olandese dovrebbe finire in Francia, alla Decathlon AG2R
Per Kooij si profila un nuovo team. L’olandese dovrebbe finire in Francia, alla Decathlon AG2R

Vendrame è pronto a cambiare aria

Chi è davvero attivissima sul mercato è la Decathlon AG2R intenzionata a rivoluzionare il proprio roster. Tanti i corridori sul taccuino, da Benoot a Kooij, da Hoole allo stesso Vauquelin. Chi dovrebbe lasciare la squadra è Andrea Vendrame che ha tantissimi team pretendenti, tra Ineos, Bahrain, Cofidis, Groupama FDJ…

Si muove anche l’Alpecin Deceuninck che punta molto sui propri giovani: Lennert Belmans, Aaron Dockx, Senna Remijn, tutti da tenere d’occhio visti i propri risultati nelle categorie inferiori, ma al team di VDP potrebbe arrivare anche Busatto insieme a un altro giovane emergente, Joran Wyseure.

Fila di team alla porta di Vendrame, corridore molto apprezzato per le sue prese d’iniziativa
Fila di team alla porta di Vendrame, corridore molto apprezzato per le sue prese d’iniziativa

Tante attenzioni per i giovani azzurri

Il ciclomercato della Red Bull Bora Hansgrohe è giocoforza legato all’esito della trattativa con Evenepoel. Tanti però i movimenti sul tavolo, alcuni riguardano anche gli italiani, come Mattia Cattaneo (che arriverebbe con l’olimpionico) ma anche il talentuoso junior Alessio Magagnotti, sul quale s’intende investire con forza. Un altro giovane azzurro, l’iridato di ciclocross Mattia Agostinacchio è atteso dall’EF Education-Easy Post intenzionata anche a rilanciare l’americano Luke Lamperti dopo una stagione in chiaroscuro alla Soudal.

Si muove anche la Jayco AlUla, che punta su Jack Haig che cerca un rilancio ma anche sul tricolore Filippo Conca. Possibile la partenza di Groenewegen, destinazione l’Unibet, scelta curiosa visto lo status dell’olandese, ma anche Dunbar potrebbe partire verso Tudor o Q36.5 alla ricerca di un uomo da classifica per i grandi giri. Anche l’ex tricolore Zana potrebbe lasciare il team, viste le richieste di Movistar e Ineos.

Vauquelin è una delle grandi sorprese del Tour. L’Ineos (ma non solo) è pronta ad investire su di lui
Vauquelin è una delle grandi sorprese del Tour. L’Ineos (ma non solo) è pronta ad investire su di lui

Ma c’è chi al ciclomercato rimane in attesa…

Alcuni team per ora restano alla finestra: la Lidl-Trek ha in programma per il momento solo l’ingresso del giovane Jakob Soderquist fra i grandi, anche la Movistar si guarda intorno, ma è presumibile che l’esito della Vuelta darà un nuovo scossone alle scelte dei team, come anche gli esiti delle prove titolate, soprattutto nelle categorie giovanili.