La maglia azzurra della nazionale italiana

FCI rinnova con Pinarello e Castelli

24.02.2021
3 min
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L’ultimo Consiglio Federale della Fci del quadriennio 2017-2020 ha rappresentato l’occasione per affrontare e definire alcune questioni ancora “sul tavolo”. Tra le delibere assunte, lo stesso Consiglio ha rinnovato la partnership per il prossimo biennio sia con Pinarello, partner fondamentale per l’attività di alto livello in pista e per dare forte continuità al progetto olimpico di Tokyo, e con Castelli per quanto riguarda l’abbigliamento tecnico. Un brand quest’ultimo oramai da molti anni vicino alla Federazione con l’obiettivo di garantire il massimo impegno per la realizzazione di indumenti altamente performanti.

A Ganna la prima Bolide

La prima Pinarello Bolide, è stata consegnata da Fausto Pinarello a Filippo Ganna, presente Davide Cassani, nel 2015. Ganna aveva sfiorato il podio ai Mondiali Juniores di Ponferrada dello stesso anno nella prova a cronometro, e questa consegna già rientrava nell’accordo tra Pinarello e la FCI, in collaborazione con la allora società di appartenenza dello stesso Ganna, per permettere all’atleta di continuare la sua attività nazionale ed internazionale con un mezzo d’avanguardia, e alla Federciclismo di portare avanti il proprio progetto dedicato ai giovani talenti.

Fausto Pinarello
Fausto Pinarello con il telaio rosa per Geoghegan Hart
Fausto Pinarello
Fausto Pinarello con il telaio rosa fatto per celebrare la vittoria di Tao Geoghegan Hart

Castelli e la maglia azzurra

«Il sodalizio con gli sponsor della Federazione, e dunque in primis della maglia azzurra – ha dichiarato il Presidente uscente della FCI Renato Di Rocco – è oramai una storia consolidata da anni che rappresenta un motivo di vanto ed orgoglio. Insieme abbiamo conquistato numerosi traguardi, ed insieme sono sicuro se ne conquisteranno altrettanti. La maglia azzurra prodotta da Castelli è sinonimo di appartenenza, e mai come nel corso di questi mesi così complicati rappresenta, ancor di più la cifra dei nostri valori e del nostro modo di essere cittadini del mondo».

Filippo Ganna nell'illustrazione Mr. Henk
Pinarello e Castelli con Filippo Ganna nell’illustrazione di Mr. Henk
Filippo Ganna nell'illustrazione Mr. Henk
Pinarello e Castelli… a bordo con Filippo Ganna nell’illustrazione di Mr. Henk

Hi-Tech per una frazione di secondo

Quando Castelli sviluppò la prima maglia aerodinamica per il ciclismo su strada, nell’ormai lontano 2006, tutti pensarono che fossero dei pazzi. A quel tempo, l’aerodinamicità si utilizzava soltanto nelle prove a cronometro. Abbigliamento performante significava solamente gestione della traspirabilità, e si poteva vincere il Tour de France con una maglia larga che era poco più di una t-shirt in poliestere. Persino gli esperti di aerodinamica si aspettavano vantaggi limitati, per questa ragione Castelli chiamò la prima maglia “Split Second” (letteralmente “frazione di secondo”).

Steve Smith, Brand Manager Castelli
Steve Smith, Brand Manager Castelli
Steve Smith, Brand Manager Castelli
Steve Smith, Brand Manager Castelli

Esattamente allora come oggi, in Castelli già si pensava che valesse la pena inseguire anche un piccolo vantaggio. Alla fine, i benefici sono stati sostanziali, e senza ombra di dubbio si può affermare che Castelli ha completamente rivoluzionato il look dei professionisti in gruppo… non a caso un valido motto del brand italiano è “never stop improving…”.

pinarello.com

castelli-cycling.com

Malori studia Ganna: prendiamo appunti…

11.02.2021
5 min
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Da un fuoriclasse della crono all’altro, immaginiamo di sfogliare le foto di Ganna con Adriano Malori, che di cronometro e posizionamento in sella ne sa ormai parecchio (il suo 58×11.it è ormai un riferimento). E qualche giorno fa ha mandato al campione del mondo un messaggio, dopo la vittoria nella cronometro all’Etoile de Besseges, il cui contenuto sveleremo poi…

La testa incassata nelle spalle chiude il buco fra le mani e la faccia
La testa incassata nelle spalle chiude il buco fra le mani e la faccia
Cosa si può dire dell’assetto di Ganna sulla Bolide?

E’ una posizione che conosco a memoria. E’ lampante il fatto che la bici sia costruita sul suo fisico e non viceversa. Ha un bel fuorisella, il telaio è compatto e confortevole, si vede che il manubrio è su misura. La distanza tra i gomiti non è troppo larga e i tubi delle protesi corrono lungo gli avambracci. Da applausi.

La bici costruita su di lui?

Il tronco è parallelo alla strada e fra il tricipite e il busto c’è un angolo retto, perfetto per comfort e aerodinamica. Si vede che le misure della bici sono state riportate sulle sue. Io avevo materiale diverso, con attacco e manubrio standard cui dovevo adattarmi. Il manubrio di Pippo guarda in su e quasi chiude lo spazio frontale. Fu un’intuizione di Rohan Dennis.

Quale?

Tenere le protesi verso l’alto, per chiudere il buco tra le mani e la faccia. La posizione di Ullrich, che aveva gli avambracci orizzontali e gli appoggi in basso, non rende più. L’aerodinamica cambia come le metodiche di allenamento. Migliorano le gallerie del vento, migliorano i sensori e migliorano quelli che ci lavorano.

Cos’è quella polvere bianche che ha sulle mani?

Una sostanza tipo gesso, che impedisce alle mani di scivolare quando sono sudate. Come vedete, Ganna non usa i guanti e nemmeno il nastro manubrio.

La posizione del collo è perfetta ed è certamente frutto di lavoro specifico
La posizione del collo è certamente frutto di lavoro specifico
Sulla bici da crono si deve essere comodi?

Nel 2014 andai a Silverstone, nella galleria del vento di Mercedes Amg, quella in cui testano i modellini. Lì lavora Simon Smart, l’ingegnere che ha progettato le ruote Enve. In quel posto erano passati tutti i più forti di allora, per cui avevano un bel quadro d’insieme. E lui mi ha alzato le protesi e sistemato gli appoggi in modo che riuscissi a tenere la testa più incassata. Poi mi disse la famosa frase per cui «in aerodinamica conta essere stretti, non bassi». E aggiunse che il miglioramento in galleria sarebbe stato minimo, ma che messo così ero in una posizione più confortevole e sarei riuscito a spingere meglio.

Ebbe ragione lui?

Dopo una settimana vinsi la crono della Tirreno a San Benedetto del Tronto, battendo Cancellara, Wiggins, Martin, Dumoulin e Dowsett.

Bici costruita su di lui, ma lo stesso per starci comodi serve una bella elasticità, giusto?

Soprattutto della schiena. Io ad esempio iniziai a fare stretching, che fu una parte importante della mia crescita. Sempre per i consigli di Smart, dovevo allenarmi a stare in posizione ogni volta che salivo sulla bici da crono, anche se andavo piano. In questo modo in gara ti viene automatico incassare la testa nelle spalle e non sprechi energie pensando alla posizione. In una crono ci sono milioni di fattori da tenere in considerazione. Le curve. Le buche. Il vento. Quanto spingi. Non devi avere anche il pensiero di mantenere l’assetto. Ma Filippo su queste cose lavora da sempre, lo vedi che si è costruito per tenere quella posizione sin da ragazzino, sin dalla pista.

Senza guanti e senza nastro sul manubrio realizzato su misura
Senza guanti e senza nastro sul manubrio su misura
Esatto, diciamo che non è un lavoro di pochi mesi…

Faccio l’esempio di Hamilton in Formula Uno. E’ il migliore in mano ai migliori. Si deve riconoscere gran parte del merito al gruppo di lavoro di Sky, oggi Ineos. Da quando è andato lì c’è stato un cambio di motore. Anche per il mio secondo posto di Richmond nel 2015 una grossa componente la si deve alla squadra, la Movistar.

Tornando alle foto, è davvero bello vedere come un atleta così grande abbia una simile efficienza aerodinamica…

In pianura o comunque ad alta velocità, il peso non è influente come in salita. Un cronoman piccolo, come ad esempio Castroviejo, può essere il più aerodinamico al mondo, ma non avrà mai la potenza di Ganna. Non esiste posizione che possa colmare una differenza di 80 watt. Però a questo punto mi piacerebbe fare una precisazione…

Secondo Malori, va bene che ci sia qualche salita nella crono, ma non che si debba cambiare bici
Va bene qualche salita, ma non da cambiare bici
Si accomodi…

Va bene che in una crono ci sia qualche salita. Ma vedere il ciclista che cambia la bici perché c’è l’arrivo in salita, per me è una boiata. Detto questo, il vero specialista deve abituarsi a usare la bici da crono anche in salita, perché è comunque dimostrabile che se non scendi sotto i 36 di media, hai ancora vantaggi a usarla. Se il percorso è veloce, la bici aerodinamica ti garantisce un aumento della velocità esponenziale rispetto ai vantaggi di una bici leggera in salita.

La foto laterale di Pippo fa sembrare sciolta anche la posizione del collo.

Riesce a tenere il busto parallelo alla strada e il collo è incassato a guardare in avanti. Ovvio che si tratti di una posizione innaturale, ma anche quello si allena, con i giusti esercizi di stretching. Al riguardo credo che anche il casco sia fatto su misura, come già Kask fece per Wiggins. C’è solo un difetto nel Ganna a crono di quest’anno, lo so che sembra brutto dirlo, ma nessuno è perfetto e ho dovuto proprio scrivergli quel messaggio…

Che cosa gli hai scritto?

Che la bici dorata del Giro era bellissima, mentre quella nera non gli si addice. A me piacciono i colori… ignoranti e quell’oro era splendido. Pippo si merita una fuoriserie. E’ grandissimo, ma è sempre rimasto umile. E spero davvero che rimanga così.

Una risata di cuore, l’appuntamento alla prossima volta. E la sensazione di un’esperienza vastissima che meriterebbe ben altra valorizzazione.

Italian Bike Festival 2020

Ancma: record italiani fra vendite e vittorie

30.11.2020
3 min
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Come ben sappiamo, la stagione 2020 si è chiusa, da un punto di vista prettamente agonistico, con un exploit davvero eccezionale colto da tre bike brand italiani. Colnago ha conquistato il Tour con Pogacar. Pinarello ha vestito la maglia rosa con Tao Geoghegan Hart. E Bianchi ha guidato Roglic a Madrid per il suo personale bis alla Vuelta di Spagna.

L’anno dei record

Ma quest’anno avvia a chiudersi anche con un altro importante record commerciale per il nostro Paese. Riprendendo i contenuti di un interessantissimo approfondimento a firma Claudia Vianino, e pubblicato recentemente sull’autorevole Bike Europe, il 2020 rappresenterà un traguardo top per l’industria della bicicletta italiana e per l’economia della bicicletta tricolore più in generale. La pandemia Covid-19 in prima battuta, ma senza ombra di dubbio anche il grande vantaggio rappresentato dall’introduzione del bonus mobilità da parte del Governo, hanno difatti conferito una forte spinta al mercato ed i risultati positivi iniziano ad essere più che una semplice stima.

logo Ancma
Ancma fa parte di Confindustria e unisce i produttori di moto e biciclette
logo Ancma
Ancma unisce i produttori di moto e bici

Balzo del 20%

Stando a quanto riportato da Claudia Vianino su Bike Europe, il boom delle vendite di biciclette in Italia è stato così forte che Confindustria ANCMA stima una crescita di oltre il 20% rispetto ai dati del 2019. La stessa associazione di categoria prevede inoltre che entro la fine del 2020 il nostro paese supererà i 2 milioni di biciclette vendute (nel 2019 sono state vendute 1.713.000 unità). Un incremento importante principalmente tra giugno e novembre. 

La maggior parte del merito di questo vero e proprio boom di biciclette vendute va senza dubbio attribuito, come accennato in precedenza, al “bonus mobilità” assegnato dal Ministero dell’Ambiente. Ma non solo. Da quando la pandemia ha incominciato ad influenzare la quotidianità degli italiani, questi hanno iniziato ad adottare un approccio più sostenibile ed una diversa consapevolezza dell’utilizzo della bicicletta, inducendo a pensare che probabilmente gli italiani stessi stanno cambiando le proprie abitudini ripensando alla bici sia come ottimale strumento di benessere sportivo quanto come mezzo di trasporto.

Piero Nigrelli, settore ciclo Ancma
Piero Nigrelli, direttore del comparto bicicletta di Ancma
Piero Nigrelli, settore ciclo Ancma
Nigrelli, direttore del comparto bici di Ancma

«C’è molto entusiasmo nell’industria italiana in questo momento, ma anche molta cautela – ha dichiarato a Bike Europe Piero Nigrelli, il direttore del comparto bicicletta di Confindustria ANCMA – e noi stiamo già lavorando ad altre tipologie di incentivi per il futuro finalizzati ad aumentare la mobilità in bicicletta nelle città. Il cambio di atteggiamento degli italiani nei confronti dell’uso della bici e il proliferare di piste ciclabili nelle principali città del nostro Paese fanno sperare che questa tendenza non si inverta».

www.ancma.it

Pinarello Maat

Le Pinarello azzurre per gli europei su pista

09.11.2020
2 min
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Ecco le Pinarello su cui agli imminenti europei su pista di Plovdiv pedaleranno le ragazze della nazionale italiana. Uno dei meccanici azzurri, Andrea Foccoli, ci ha illustrato le caratteristiche tecniche di queste biciclette: la Bolide e la Maat.

Bolide da inseguimento

Foccoli ci ha spiegato che la Bolide è il mezzo che le ragazze useranno per le prove cronometrate, come l’inseguimento individuale e a squadre, mentre la Maat sarà usata per le specialità di gruppo, come lo scratch e l’omnium. La Bolide è la bicicletta aerodinamica per eccellenza con la quale si ricercano le velocità elevate. Il problema di questa bicicletta è che è un po’ più macchinosa da condurre, nel senso che richiede qualche istante in più negli spostamenti che avvengono quando si è in gruppo. Inoltre, anche l’aerodinamica molto sofisticata da qualche problema in più sulla guida una volta che ci si trova nel mezzo del gruppo a ruota di altri atleti.

La Bolide in dotazione alla nazionale italiana
La Bolide in dotazione alla nazionale italiana su pista

Maat per gare di gruppo


La Maat è stata recentemente ridisegnata e ora si presenta come una bicicletta velocissima e anche molto rigida. Rispetto al modello precedente sono state introdotte alcune parti maggiormente aereodinamiche riprese dalla Bolide, come la forcella e la zona di congiunzione fra il tubo orizzontale e quello verticale. Queste novità l’hanno resa, a detta degli atleti, una vera scheggia. La grande rigidità conferisce una migliore guidabilità in pista, anche quando si sta in gruppo e bisogna essere molto veloci a scartare gli altri atleti. In pratica con un piccolo scarto effettuato dal corridore verso destra o sinistra, la bicicletta reagisce subito.

Il manubrio ergonomico montato sulle Maat della nazionale
Il manubrio ergonomico di Most montato sulle Maat della nazionale italiana

Manubrio ergonomico

Anche per quanto riguarda i manubri ne sono stati selezionati alcuni tipi, fra cui quello in dotazione sulle Maat, con un’ergonomia particolare che permette di rimanere in posizione più facilmente. Andrea Foccoli ci ha svelato che la scelta dei rapporti e della larghezza dei pneumatici sarà fatta a in Bulgaria in base all’umidità, all’altitudine, alla temperatura e ovviamente allo stato di forma dei singoli atleti.

Geoghegan Hart

E Matteo ci svela la Dogma di Tao

03.11.2020
4 min
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Il Giro d’Italia si è concluso domenica 25 ottobre con un vincitore a sorpresa: il britannico Tao Geoghegan Hart. Il corridore del Team Ineos Grenadiers, partito in appoggio di Geraint Thomas, ha pedalato sulla sua Pinarello Dogma F12 fino alla conquista della maglia rosa. Noi di bici.PRO abbiamo parlato con uno dei meccanici del team, Matteo Cornacchione per farci raccontare le scelte tecniche di Geoghegan Hart.

«Il telaio è una taglia 56 ed è uguale a quello che si trova in commercio – esordisce così Matteo Cornacchione – mentre per quanto riguarda le pedivelle Tao usa quelle da 172,5 millimetri, ed è meglio lasciargli quelle, perché non so se hai notato, lui va già abbastanza duro di suo, se montasse le 175 millimetri andrebbe ancora più duro». Infatti, Geoghegan Hart non è basso, la sua altezza è di 1,83 metri e in linea teorica potrebbe montare anche pedivelle più lunghe.

Ruote Shimano nelle tappe veloci
am Ineos Grenadiers ha utilizzato le ruote Shimano nelle tappe più veloci

Ma la tendenza degli ultimi tempi è quella di accorciarle, così come c’è la tendenza a stringere i manubri «In effetti alcune squadre stanno usando manubri più stretti – ci conferma Cornacchione – e anche alcuni corridori seguono questa linea, fra questi Geoghegan Hart e Thomas. Lo fanno per avere un vantaggio aerodinamico. Tao usa il Most Talon con misura esterna di 42 centimetri, che equivale a un 40 centro-centro. Come attacco manubrio usa un 120 millimetri».

Argo, solo per lui

Cornacchione ci svela che c’è un componente sul quale il giovane inglese si distingue da tutti i suoi compagni di squadra «E’ l’unico che ha scelto di pedalare sulla Fizik Argo larga 140 millimetri. Gli altri ragazzi utilizzano l’Antares e l’Arione. Anche per le cronometro usa una sella che è più da triathlon, la Fizik Tritone. Lui si trova molto bene così, è anche vero che quando fanno le cronometro utilizzano solo pochi centimetri della sella, in quanto sono fissi in posizione a spingere».

Ruote… libere

Una scelta molto interessante fatta dal Team Ineos Grenadiers è stata quella delle ruote. Come è noto la squadra è rifornita da Shimano ma può usare anche altri brand.

«Nelle tappe intermedie e in quelle con tanta salita i corridori usavano le Lightweight che sono più leggere, mentre nelle tappe più pianeggianti montavano le Shimano, soprattutto le C60, che sono molto veloci».

Ineos Lightweight
Nelle tappe di montagna, ruote Lightweight
Ineos Lightweight
Nella tappe con le salite sono state usate ruote più leggere Lightweight

Abbiamo chiesto a Cornacchione perché la squadra montasse in blocco l’una o l’altra ruota e la risposta è stata: «In caso di foratura era importante che ci potesse essere un compagno di squadra pronto a passare la ruota. Pensa se Tao avesse forato sullo Stelvio. Ci sarebbe stato Dennis con la ruota pronta, infatti in certi momenti l’ammiraglia era distante. E bisognava che tutti montassero le stesse ruote, perché il canale delle Lightweight è diverso da quello delle Shimano, quindi ci sarebbero stati problemi con la regolazione dei freni».

Abbiamo chiesto quale tipo di pneumatici montava Geoghegan Hart, se tubolari o tubeless «Per ora tutta la squadra usa i tubolari Continental da 25 millimetri gonfiati a 7,5 atmosfere all’anteriore e 8,0 atmosfere al posteriore. Però con le Lightweight le teniamo leggermente più sgonfie in quanto sono più rigide».

Rapporti standard

A questo punto abbiamo chiesto quali rapporti abbia usato l’inglese durante il Giro d’Italia.
«Per la maggior parte delle tappe ha usato il 36-53 come rapporti anteriori con un pacco pignoni 11-30, però quando per le tappe veloci o se c’è aria di ventagli per via del vento, tipo la tappa di Brindisi, usa il 39-54. Anche Swift usa questi rapporti, è un po’ un’abitudine che hanno i corridori anglosassoni».

E nelle cronometro? «Tao ha usato sempre il 58 come corona grande, con il 39 a Valdobbiadene e con il 36 a Milano, ma non lo ha mai usato. Pensa che la prima cronometro a Palermo l’ha corsa risparmiandosi e senza correre rischi».

Poi Cornacchione ci fa notare un dettaglio: «A differenza di altri, Tao ha il manubrio da cronometro con le appendici che finiscono a 90 gradi. Ovviamente non ha ancora un manubrio fatto su misura con la tecnologia 3D come Ganna o Thomas. Gli abbiamo dovuto montare i pulsanti del cambio in cima alle protesi. Inoltre, puoi vedere che usa dei poggiagomiti particolari, che ha trovato lui. In pratica hanno un ampio appoggio sui lati esterni, evidentemente lui spinge molto le braccia verso l’esterno».

Le appendici a 90 gradi della bici da crono con sella Tritone
Le appendici del manubrio da cronometro sono a 90 gradi. La sella è la Tritone di Fizik

E’ un tranquillone

Per finire Matteo ci ha descritto un Tao Geoghegan Hart molto tranquillo, che guarda i dati del misuratore di potenza ma non ne fa un’ossessione. Secondo Cornacchione, il campione inglese ancora non si è reso conto di aver vinto il Giro d’Italia.

Luciano Rui, Marco Frigo, 2019

E alla fine Rui porta Zalf tra le continental

29.10.2020
4 min
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Alla fine sta per cadere anche l’ultimo baluardo del vecchio dilettantismo italiano: la Zalf Desiree Fior diventa continental. E siccome non si tratta di voltare le spalle alla gloriosa storia della squadra di Castelfranco, ci permettiamo di salutare la novità con un applauso. Da troppo tempo infatti i corridori avevano smesso di considerarla un approdo che agevolasse l’accesso al professionismo. E questo indubbiamente significava tradirne la tradizione.

«Per questo motivo – spiega Luciano “Ciano” Rui, carismatico direttore sportivo del team – negli ultimi anni abbiamo perso corridori come Dainese, Battistella e Frigo (i due sono insieme in apertura, foto Scanferla), che ha vinto la maglia tricolore e se l’è portata in Olanda. Loro me lo hanno detto in modo esplicito. Siamo riusciti a trattenere soltanto Moscon, grazie all’attività con i professionisti svolta con la nazionale. E speriamo che qualcuno vada a riprenderlo, Gianni. Era duro di testa allora, temo lo sia rimasto…».

Alessio Portello (Borgo Molino Rinascita Ormelle), Go Rinascita 2020
Alessio Portello, nuovo acquisto, vincitore del Gp Rinascita 2020
Alessio Portello (Borgo Molino Rinascita Ormelle), Go Rinascita 2020
Portello, nuovo acquisto, al Gp Rinascita
Insomma, vi siete decisi…

E’ stata versata la fideiussione, direi che ormai è fatta, anche se ci siamo mossi nel momento più sciocco, con questo Covid ancora nell’aria. Però serviva una svolta, per non perdere i giovani che cresciamo e poi vanno via. Dà fastidio rendersi conto che la Lotto Under 23 non sia continental, ma loro sono il vivaio di una WorldTour…

E poi all’estero ti fanno correre lo stesso.

Qua invece alcuni organizzatori hanno la puzza sotto il naso e altri per correre ti chiedono di pagarti le spese. Ma va bene, si doveva fare e si farà.

Quanti corridori avrete?

Saranno in 15 e sull’ammiraglia torna Faresin. Gianni se ne era andato per fare esperienza continental, ma ha visto che con i corridori lontani da casa non riusciva a seguirli come voleva. Lui sarebbe rimasto se fossimo già stati continental. E assieme a Gianni, tornano a casa suo figlio e Zurlo.

Dici che sarà amore tra Faresin e Contessa, che gli è subentrato l’anno scorso?

Posso dire che sto… mescolando la pasta. Io farò un passo indietro, diventando più manager che tecnico, e ho cominciato a raccomandargli che dovranno lavorare nell’interesse della società. Faresin è super motivato, Contessa ha l’entusiasmo del giovane. Speriamo bene. La squadra del resto è sempre la stessa. Faremo solo corse importanti, qualcosa tra i pro’ e qualcosa all’estero.

Ben figurare tra i pro’ vale quanto vincere una corsa del martedì?

Probabilmente è anche meglio, spero lo capiscano gli sponsor. Ma certo dovremo fare esperienza. Saremo con loro alla partenza, magari non saremo tutti all’arrivo, ma per crescere serve ragionare così.

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini ha conquistato la maglia bianca Aido del Giro
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Zambanini, miglior giovane del Giro U23
Su quali nomi puntate?

E’ arrivato Gabriele Benedetti, che nel 2019 alla Mastromarco aveva fatto due vittorie e cinque podi, poi è passato alla Casillo e non ha brillato, ma ha tanto da dare. Abbiamo preso un paio di buoni juniores, Moro e Portello dalla Borgo Molino. E non dimentichiamo Zambanini, che ha vinto la maglia bianca al Giro d’Italia U23.

Al Giro è arrivata anche la maglia rossa di Colnaghi. Come hai vissuto la sua positività?

Male. Ha fatto una cavolata, ma non me ne lavo le mani. Abita vicino a Spreafico, entrambi positivi allo stesso integratore comprato su internet. Non capisco perché rovinarsi la carriera, dopo essere stato in nazionale e avere delle prospettive. Gli ho parlato da padre. Gli ho consigliato di andare in procura e raccontare la verità, sperando che trovi qualcuno che capisca e non abbia la mano troppo pesante. La domanda che mi faccio è se l’abbiano fregato, nel senso che non c’erano avvisi sul prodotto, oppure no. Internet è un posto rischioso, ma peggio ancora è la mentalità di cercare certe cose.

Correrete ancora con bici Pinarello?

Sì, avremo le F12 con freno a disco. Fausto ci teneva ad avere una continental a Treviso. Il futuro ha i freni a disco. A parte Ineos che fa come vuole, hai visto che al Giro le avevano tutte così? E voi come andate con bici.PRO?

Si lavora, Ciano, si mena e si spera di conquistare pubblico.

– Solo sul web, giusto? Come per i freni a disco. Il futuro è sul web. In bocca al lupo.

Filippo Conca, Giro d'Italia Under 23, 2020

La Lotto chiama, Conca risponde

28.10.2020
3 min
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Conca è stato negli ultimi due anni l’altro gemello alto della Biesse-Arvedi. Quando alle corse c’erano Pippo e Colleoni, te ne accorgevi subito per via delle Pinarello di grossa taglia e i caschi che svettavano sulle teste del gruppo. Kevin è alto 1,80, Conca addirittura 1,90. Eppure entrambi vanno forte in salita ed entrambi hanno corso un bel Giro d’Italia. Colleoni, come già raccontato, chiudendolo al terzo posto. Conca, come stiamo per dirvi, piazzandosi al quinto come già l’anno scorso.

«Ma non ne sono soddisfatto – ammette – perché ero partito per vincere. Speravo di più da questa stagione. Ci conosciamo bene, abbiamo i nostri parametri e sappiamo quanto possiamo andare forte. E posso dire che sono stato al di sotto dei miei standard, come quest’anno è successo a molti, anche tra i pro’. La verità però è che se anche fossi stato al 100 per cento, contro Pidcock sarebbe stato impossibile. Perché è un fenomeno. Ma almeno avrei avuto la coscienza di aver reso al massimo».

Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Filippo Conca in azione nel Giro del Belvedere del 2020 (foto Scanferla)
Filippo Conca, Giro del Belvedere, 2020
Conca al Belvedere 2020 (foto Scanferla)

Conca ha 22 anni e arriva da Lecco. Approfittando della vicinanza del Giro d’Italia alle sue zone, la sera prima della crono è andato all’hotel della Lotto Soudal ed ha ritirato la bicicletta con cui, a partire da gennaio, inizierà la sua avventura nel WorldTour. E sarà che l’appetito vien mangiando, dopo aver assistito ai portenti dei giovani del Giro dei grandi, l’idea di chiedergli che cosa manchi a lui per essere come loro c’è balenata nella testa.

Che cosa manca?

Faccio prima a dire che io sono un buon atleta, ma gli altri sono fenomeni. Evenepoel. Pidcock. Pogacar. In Italia purtroppo non ce ne sono. Il miglior talento da noi è Bagioli, ma non credo che siamo a quel livello. La riflessione da fare è che forse, essendo venuti fuori così presto, magari altrettanto presto caleranno. Io spero in una carriera che duri a lungo, ma dove potrò arrivare non so proprio dirlo.

Avevi il contratto con l’Androni, eppure passerai con la Lotto Soudal.

Ero tranquillo. La Androni è una buona squadra, ma dopo il Covid ci siamo trovati con meno certezze. Corridori e squadre. E quando è capitata l’occasione di una squadra WorldTour, non ho potuto dire di no. Al quarto anno da U23, era un treno da prendere.

Il tuo procuratore è Manuel Quinziato?

Me lo ha presentato Rabbaglio (team manager della Biesse-Arvedi, ndr) a inizio anno. Mi ha seguito durante il Covid e mi ha detto che la Lotto cercava in italiano che andasse forte in salita. Mi sono fidato di lui al 100 per cento, ma non ho potuto chiedere troppe informazioni, perché la cosa doveva rimanere riservata.

Avresti potuto chiedere a Oldani, che corre lì da quest’anno?

Ci conosciamo da quando avevamo sei anni e ho pensato che se si trova bene lui, allora è un bel posto.

Quanto tempo servirà per capire la tua dimensione?

Ne servirà un po’. Un conto è andare bene in una gara di 10 tappe, altro vedere cosa accade in tre settimane. Magari avendo resistenza e recupero, vengo fuori meglio.

E se ti diranno di tirare?

Sono pronto, non è un problema. Il ciclismo è la mia passione e non mi vergogno di pensare che potrei diventare un gregario. So benissimo che non potrò mai diventare un capitano, come so che la maturazione potrebbe cambiare qualcosa.

Hai già preso la bici…

Ho preferito portarmi avanti perché non si sa cosa accadrà nelle prossime settimane. Così sono andati da loro in hotel e me l’hanno data. Passo da Pinarello a Ridley. Hanno riportato le stesse misure, ma mi trovo incredibilmente più lungo.

Stesse misure, posizione diversa?

Sono più disteso e forse sarà un bene per la schiena, visto che sono sempre stato molto raccolto. In ogni caso andrò dal mio biomeccanico per mettermi a posto.

A casa sono contenti del contratto?

Soprattutto mio padre, che sotto sotto è felicissimo, ma non fa trapelare nulla.

Cosa ti porti dietro degli insegnamenti del tuo diesse Milesi?

Il fatto di vivere il ciclismo in modo tranquillo. La squadra non ci ha mai messo pressioni. Semmai ero io che me la mettevo da solo, perché non mi bastava mai…

Ancora qualcosa da sapere sulla Bolide dorata

27.10.2020
3 min
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Ma torniamo ancora sulla Pinarello Bolide di Filippo Ganna. In Ineos-Grenadiers più che in altre squadre tutto è studiato al “decimo di millimetro”. Per questo oltre al discorso delle ruote ci sono altri aspetti che meritano di essere approfonditi.

Affidabilità Shimano

Vediamo dunque il resto di questa Bolide. La componentistica è Shimano. La catena è quella normale Dura Ace, ma trattata da Muc-Off (il loro fornitore di lubrificanti). La trasmissione Shimano Dura Ace Di2 è una garanzia. Qualche tempo fa avevano provato altre catene, ma poi c’è chi ne utilizzava un tipo e chi altre. Avevano persino rivisto i perni delle maglie, ma alla fine quelli Shimano restavano i più affidabili.

«I tecnici Shimano non erano contenti della scelta di montare il 58 (o il 60 come a Palermo) con il 39 – dice Matteo Cornacchione, meccanico Ineos – c’era uno sbalzo di denti troppo elevato. Loro non garantivano. Così ci siamo presi i nostri rischi. Sullo strappo di Monreale con i sampietrini e quegli sbalzi sudavamo freddo. Se fosse successo qualcosa eravamo fregati. Ma per vincere bisogna rischiare. Inoltre Pippo sa come cambiare, ha una certa sensibilità».

Ganna sullo strappo di sampietrini di Monreale
Ganna sullo strappo di sampietrini di Monreale
Ganna sullo strappo di sampietrini di Monreale
Ganna sullo strappo di sampietrini di Monreale

Manubrio o fantascienza?

Il manubrio è l’ormi famoso Most 3D in titanio. Ma Cornacchione ci dice qualcosa ancora. Per questo sembra più fantascientifico. Merito soprattutto del lavoro e della passione del costruttore trevigiano.

Un pool guidato da un ingegnere Pinarello scansiona il corridore sulla bici con le mani sulle protesi. La base di partenza è quella della posizione in pista, ma un po’ più larga. Sul parquet lo sforzo dura meno, su strada il corridore deve essere “comodo”. Inoltre deve anche attutire qualche buca o imperfezione dell’asfalto. Una base d’appoggio più ampia pertanto è necessaria.

«Quando questo manubrio – riprende il meccanico – è arrivato per la prima volta ci siamo messi le mani nei capelli. In realtà ogni vite entrava alla perfezione, non è stata data una limata e anche la verniciatura era okay. Tanto che all’italiano ho fatto i complimenti a Fausto (Pinarello, ndr), che scherzando mi ha risposto: e certo che è perfetto, l’ho verniciato io! Lui è davvero iper appassionato e ha un feeling particolare con il team e con Pippo. Campione italiano su bici italiana è un bel vedere. 

«E’ stato fatto molto lavoro sui comandi. Per mettere quei bottoncini in carbonio abbiamo smontato il classico comando Shimano per bici da crono e lo abbiamo inserito all’interno delle protesi. Sembrava impossibile, ma siamo riusciti poi ad inserire i pezzettini di carbonio e ad azionare il comando normalmente».

Il manubrio Most 3D
Il manubrio Most 3D
Il manubrio Most 3D
Il manubrio Most 3D

La dorata va in pensione

Matteo Cornacchione interviene anche sui freni: «Molte bici da cronometro che non hanno i dischi, credetemi, frenano davvero male. Ne ho viste di storie. Sulla Bolide il freno, anch’esso fatto da Pinarello, è molto efficiente. Risulta potente quasi come fosse a disco. Merito di un perno rigido e di una bacchetta che tende il filo. La forza così arriva bene sulla pista frenante».

Infine il peso. «Ci credete – conclude Cornacchione – se vi dico che non abbiamo mai pesato la bici di Pippo? Perché non è quello il suo scopo. Deve essere veloce. L’unica bici da crono che avevamo pesato era la Bolide di Egan Bernal. Era stata preparata per la crono finale del Tour che arrivava in salita. Su quella siamo arrivati a 7,2 chili. Ma per le crono del Giro che erano veloci, non era importante il peso. Poi quella dorata che avete visto avrà su almeno due etti di vernice, come minimo. Quella livrea è stata un’idea di Fausto, in collaborazione con Ganna. A Valdobbiadene avrà perso almeno 1,5” in salita! Pensate che quella Bolide d’oro dopo Milano va in pensione…».

Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020

Un altro britannico sul trono rosa

25.10.2020
5 min
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Quando il team Ineos-Grenadiers si è radunato ad Alcamo alla vigilia del Giro d’Italia, l’idea che Tao Geoghegan Hart potesse conquistare la maglia rosa non era neppure un’ipotesi. Tre settimane dopo, forse neppure lui si rende conto di essere riuscito nell’impresa di conquistare quel trono.

Ha corso la crono della vita a 51,664 di media regalando 39 secondi a Hindley e strappandogli in cambio la maglia rosa. Ha tagliato il traguardo. Ha ondeggiato fino a fermarsi tra gli uomini del suo team. Poi lentamente ha iniziato a crollare sotto i colpi dell’emozione che ancora adesso lo scuote fino a fargli tremare la voce.

«Non l’ho capito ieri a Sestriere – dice – che avrei potuto vincere. Non l’ho capito stamattina al via e neppure quando sono entrato nel centro di Milano. In realtà non l’ho mai capito, forse ci riuscirò la settimana prossima…».

Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Crono perfetta, Hindley crolla, il britannico in rosa: il trono è suo
Tao Geoghegan Hart, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Crono perfetta, Hindley crolla, il britannico in rosa: il trono è suo

L’antefatto

La storia è nota. La Ineos-Grenadiers avrebbe puntato su Thomas, ma Geraint ha commesso la leggerezza di farsi trovare a centro gruppo durante un trasferimento su strada selciata ed è caduto su una borraccia volata via da una bici della Bahrain-McLaren. A quel punto, complice il cambio di mentalità dell’intera squadra, il Giro è finito tra le mani di una generazione di ragazzini terribili che si sono… divertiti a schiaffeggiare i senatori del gruppo.

«C’è una nuova generazione in arrivo – dice – composta da ragazzi dotati di super talento, che hanno a disposizione numeri e mezzi tecnologici ideali per risparmiare tempo di crescita. Una cosa che ho imparato da British Cycling è che è più redditizio quando gli obiettivi sono più controllabili rispetto a quando sono incerti. Siamo fortunati che ci siano così tanti parametri – tempo in salita, potenza, peso – in modo che possiamo puntare a migliorare un aspetto o l’altro e valutare la progressione».

La famiglia

La storia di Tao parla di un ragazzino con la testa sulle spalle, cui hanno spesso attribuito più dei suoi anni. Fra le cause di questa sua maturità, il ragazzo ha spesso inserito il fatto che i suoi genitori si siano lasciati quando lui era ancora piuttosto giovane e quindi ha presto imparato a prendersi cura di se stesso.

«Nessuno nella mia famiglia viene dal mondo dello sport – ha raccontato – ma sono tutti grandi lavoratori. Mio padre è un muratore e lavorava spesso 16 ore al giorno. Se riusciva a fare quello sforzo senza che sessanta persone si prendessero cura di ogni suo capriccio, senza un massaggio quotidiano per alleviare lo stress della vita, io penso di poter sopportare le fatiche del ciclismo».

Tao Geoghegan Hart, fidanzata Hannah Barnes, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
L’abbraccio con la ragazza Hannah dopo l’arrivo
Tao Geoghegan Hart, fidanzata Hannah Barnes, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
L’abbraccio con Hannah dopo l’arrivo

Gli inizi

Tao Geoghegan Hart ha perso le ruote nel tratto più ripido dell’Etna, ma si è rifatto con gli interessi vincendo a Piancavallo, facendo la corsa sullo Stelvio assieme a Dennis e rivincendo poi a Sestriere. E pure essendo molto giovane, non va dimenticato che negli anni scorsi ha voluto fare tutti i passi giusti. Compreso quello di rifiutare inizialmente la corte dell’allora Team Sky.

«C’era un forte interesse da parte della squadra – ha raccontato – ma io volevo fare un altro anno fra gli under 23, perché non avevo ancora vinto una corsa e mi pareva necessario per poter passare professionista. Sono stato per tre anni magnifici con Axel Merckx, che mi ha dato una grande prospettiva ed è stato una gran parte del mio arrivo tra i pro’. Mi ha dato l’opportunità di correre ai massimi livelli, gareggiando al Tour of California».

Il ricambio

Un dettaglio che non è passato inosservato nel suo Giro è che nella crono se la sarebbe giocata di sicuro, essendo il prodotto di una scuola tecnica che, al pari di quella italiana degli anni 70-80, ha creato un ottimo sistema di individuazione e sviluppo dei talenti.

«Non credo che sia una nuova era per il ciclismo britannico – dice – perché in Gran Bretagna ci sono tanti corridori forti come me, per cui credo si possa parlare dell’onda lunga di un lavoro iniziato dieci anni fa e di cui sono orgoglioso di fare parte. Sono grato a tutti gli inglesi che sono venuti prima di noi, da Millar a Boardman, Cav e Wiggins. Hanno portato il ciclismo nel Regno Unito. Ero presente al lancio del Team Sky nel 2009 ed ero tanto ispirato. Se penso ai miei inizi, però, è incredibile quanto sia diventato grande il piccolo sogno di allora. Apprezzo i ciclisti famosi e quello che hanno fatto, ma più gare faccio, più sembra normale. Per questo non vedo l’ora di tornare a casa e festeggiare con la mia famiglia, perché loro c’erano quando tutto è cominciato».

Filosofia Ineos

La filosofia Ineos ha funzionato alla perfezione anche in questo Giro: difficile che una squadra così vincente si lasciasse sfuggire la maglia rosa, avendola così vicina. Ma cosa significhi questo, Tao riesce a spiegarlo in modo molto chiaro.

Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Un selfie con Fausto Pinarello e Matteo Tosatto, un trono per tre
Fausto Pinarello, Tao Geoghegan Hart, Matteo Tosatto, Ineos Grenadiers, Giro d'Italia 2020
Un selfie con Fausto Pinarello e Matteo Tosatto, un trono per tre

«Dave Brailsford – spiega – ci ha sempre detto che andiamo alle gare con tre obiettivi. Per aiutare qualcuno a vincere, per imparare a vincere in modo da tornare con la giusta consapevolezza, per vincere in prima persona. All’inizio volevo dimostrare ai miei compagni che meritavo di far parte di questa squadra, poi che potevano fare affidamento su di me. E quando li ho avuti a mia disposizione, le parole di Dave sono tornate in mente».

Ritorno a casa

Il tempo delle chiacchiere è finito, il Giro è finito. Tao abbraccia nuovamente Ganna, seduto accanto a lui nel truck della conferenza stampa e davanti a loro si apre una notte di festa con le cautele necessarie vista la situazione Covid.

«Sarà strano uscire dalla bolla – dice – ma non vedo l’ora di scendere da questo trono e assaporare un po’ di normalità. Nelle ultime tre settimane abbiamo mangiato pasta tutti i giorni, adesso spero di tornare alla mia normalità. Quando sono a casa cerco solo frutta e verdura di qualità. Spendo un’incredibile quantità di denaro nel negozio di una fattoria ed è fantastico. Mi piace cucinare per la mia ragazza (Hannah Barnes, anche lei ciclista elite, ndr). Lei mi rende una persona migliore e questo fa di me un ciclista migliore».