Oggi l’europeo, ma Sangalli pensa già a Parigi

23.09.2023
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Paolo Sangalli si sta prendendo belle soddisfazioni dalle categorie giovanili agli europei di Emmen, ma la sua mente è già rivolta al 2024. C’è da preparare “la” stagione, perché quella con all’interno l’appuntamento olimpico è un’annata diversa da tutte le altre. Per questo guarda alla rassegna continentale puntando sì al risultato con le sue elite, studiando il percorso e le caratteristiche delle avversarie, la giusta strategia per le sue ragazze, ma dopo un’annata così complicata come questa è già avanti nella disamina di quanto fatto e soprattutto quanto c’è da fare.

Dai mondiali di Glasgow in poi qualcosa è cambiato. Si era abbondantemente detto di come la squadra italiana fosse in quell’occasione troppo debilitata dai problemi che le principali esponenti del ciclismo italiano si erano portate dietro. E’ passato un mese e i segnali positivi ci sono stati, in abbondanza, segnali che qualsiasi epilogo della gara olandese non potrà cambiare.

Sangalli ha già in mente il percorso che dovrà portare a Parigi 2024: «Saranno fondamentali le classiche per formare la squadra. Le ragazze dovranno essere efficienti in quel periodo, mostrarmi che possono fare in percorsi molto simili a quello olimpico, per come è stato costruito, poi è chiaro che ogni gara mi dà indicazioni, anche questa europea così lontana dall’appuntamento che conta davvero, ma il cammino nella mia testa è già definito».

Sangalli con Balsamo. La sfida europea è l’occasione per rilanciare il suo nome dopo la difficile ripresa
Sangalli co Balsamo. La sfida europea è l’occasione per rilanciare il suo nome dopo la difficile ripresa
Anche il prossimo anno sarà comunque complicato dal punto di vista del calendario…

E’ un calendario che non funziona, ne sono convinto perché le gare sono tante e tutte impegnative e importanti, ma i team non hanno un numero sufficiente di elementi per far fronte, così chiedono alle loro atlete un surplus d’impegni. Noi quest’anno l’abbiamo subìto oltremodo. Il mondiale è stato la dimostrazione di come per emergere serva una programmazione adeguata: chi ha fatto solo il Tour era davanti, chi ha fatto Giro e Tour no.

La delusione del mondiale è passata?

Io non cerco scuse, è andata com’è andata, ma abbiamo avuto tutte le nostre big messe fuori gioco nel momento topico della stagione, Balsamo in primis, poi Guazzini con il terribile incidente alla Roubaix, la stessa Bertizzolo con le sue due cadute che hanno influito sulla stagione, i problemi di Longo Borghini da cui si sta faticosamente riprendendo. Non dimentichiamo poi Persico, costretta proprio per il discorso che facevo prima a una stagione intensissima che chiaramente l’ha logorata.

Bertizzolo è in continua crescita. In Romandia ha vinto la prima tappa in una volata di gruppo
Bertizzolo è in continua crescita. In Romandia ha vinto la prima tappa in una volata di gruppo
Dopo i mondiali però sono arrivati buoni risultati. Cominciamo da Elisa Balsamo, tornata finalmente alla vittoria in volata…

E’ stato un segnale morale fondamentale, non solo per questa stagione – afferma sicuro Sangalli – Significa aver chiuso finalmente un cerchio. Elisa è una ragazza molto matura, come ce ne sono poche in giro e non mi riferisco solo alla sua gestione in gara, ma proprio al suo modo di essere. Ha dimostrato con il suo recupero prima del tempo grandissime capacità fisiche e doti morali non comuni.

Ti ha sorpreso?

Non lei, sarebbe stato impossibile fare lo stesso per qualsiasi altra atleta, ma lei può e oggi si troverà a gareggiare su un percorso che le si addice, sia per la parte fuori il circuito di ben 60 chilometri dove ci sarà da sapersi giostrare con il vento, sia per il finale. Io sono molto fiducioso.

Elisa Balsamo ai mondiali, corsi con una condizione ancora non al meglio
Elisa Balsamo ai mondiali, corsi con una condizione ancora non al meglio
La Persico è tornata a farsi vedere anche nelle prove a tappe, con il 5° posto al Romandia…

Non è al 100 per cento, ma vedo che sta arrivando alla miglior forma e anche se la stagione è agli sgoccioli è comunque importante. Sta smaltendo anche una certa crescita iniziata molto prima, anche la sua stagione passata ricca di soddisfazioni, ma che non era facile da assimilare. Silvia ha corso sempre.

Ha già detto che salterà gran parte della stagione di ciclocross, se non addirittura tutta…

Questo mi dispiace moltissimo perché so bene quanto sia portata per questa specialità – sottolinea Sangalli – ma torniamo al discorso di prima. Con il calendario attuale non si può far tutto. Ormai bisogna rendersi conto che non si può più correre allenandosi, ma bisogna allenarsi puntando all’evento specifico. La SD Worx ha fatto questo e i risultati si sono visti.

In Romandia Persico è tornata: quinta in classifica generale e sempre protagonista
In Romandia Persico è tornata: quinta in classifica generale e sempre protagonista
La recente ufficializzazione del percorso olimpico ha fatto dire a quasi tutti gli addetti ai lavori che sembra un percorso disegnato su misura per Elisa Longo Borghini.

E’ così, lo penso anch’io e sono già d’accordo con i vertici della Lidl-Trek per vederci subito dopo la fine della stagione per stabilire un suo calendario condiviso, che la porti alla forma migliore sia per Parigi che per i mondiali di Zurigo, anche quelli adattissimi a lei. Bisogna scegliere bene ogni singola tappa della sua prossima stagione, posizionare al meglio i periodi di altura, ma per la preparazione ho la massima fiducia in Paolo Slongo. Dobbiamo lavorare tutti per portarla all’appuntamento olimpico pronta a giocarsi le sue carte.

La sensazione è che quando lei non è in squadra, la sua assenza si sente fortemente.

E’ verissimo, perché è una vera leader, quindi si fa sentire anche quando non è una gara dove è chiamata lei a fare risultato. E’ una vera capitana, sa muoversi nel gruppo, toglie peso e responsabilità alle compagne. Io sono convinto che se l’avessimo avuta in gara a Glasgow, ora staremmo a parlare di un risultato diverso…

Longo Borghini dovrebbe essere la punta azzurra a Parigi 2024, per la caccia al suo terzo podio
Longo Borghini dovrebbe essere la punta azzurra a Parigi 2024, per la caccia al suo terzo podio
Tu pensi che per la prova olimpica, che avrà un ridotto numero di partecipanti anche se l’Italia dovrebbe riuscire a ottenere il massimo del contingente, si potrà attingere anche alle più giovani, alle U23?

Sinceramente la vedo difficile, anche se tutto è possibile. Il salto verso la categoria maggiore, il confronto fra una 23enne e già una che ha 4-5 anni in più è improbo, c’è un carico di esperienza che fa una differenza enorme. Avessimo avuto un arrivo in salita avrei pensato alla Realini, ma non è questo il caso. Il percorso parigino sarà una vera classica, con tanti strappi ognuno dei quali potrebbe essere decisivo.

Quindi sarai presente per tutto il periodo delle prove franco-belghe…

Come sempre, ma questa volta avrò un occhio di riguardissimo per quello che succederà e trarrò le mie conclusioni.

Realini, l’Avenir addentato in salita e perso in discesa

06.09.2023
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Gaia Realini ha sferrato l’attacco deciso alla classifica del Tour de l’Avenir Femmes, il primo della storia, nell’ultima tappa. Il giorno prima aveva vinto a Megeve (foto Anouk Flesh in apertura), la gamba era giusta. La aspettava un vero tappone, con il Col de Saisies e il Cormet de Roselend. Era la più forte in salita, ma ha scoperto che la discesa a volte può essere più incisiva. E la sua compagna di squadra Shirin Van Anrooij, che lo sapeva, l’ha messa nel mirino e alla fine si è portata a casa la maglia gialla delle under 23.

Ora Gaia è a casa in Abruzzo e si allena per il Giro di Romandia che inizia il 15 settembre e poi per gli europei, ma a quei giorni ci pensa ancora. Come in precedenza al Giro d’Italia, sul podio di Sainte Foy Tarentaise c’è salita al terzo posto, dietro all’olandese e alla britannica Shackley. E questo, al netto del rammarico per la vittoria mancata, le offre uno spiraglio su quello che sarà il suo futuro. Il primo anno nel WorldTour ha ancora tanto da offrirle, ma certo è stato una bella sorpresa.

«Direi proprio di sì – sorride – se all’inizio stagione mi avessero detto che avrei fatto tutto questo, sicuramente non ci avrei creduto. Tre vittorie, bei piazzamenti, il bilancio è positivo. Da questa annata devo solo apprendere per migliorare, è solo un punto di partenza».

Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Su una t-shirt gialla, gli autografi di tutte le partecipanti al primo Tour de l’Avenir Femmes (foto Anouk Flesh)
Che esperienza è stato il Tour de l’Avenir?

Come prima edizione è stata… sperimentale anche per loro. Non è stata al top, però non ci hanno fatto mancare nulla. Per cui con alcuni accorgimenti e i suggerimenti dati dalle varie nazionali, sono certa che l’anno prossimo ci saranno sicuramente dei miglioramenti. Quanto a me, sapevo da tanto che lo avrei corso. Era uno dei degli obiettivi di stagione, tanto che avevo studiato il percorso sia con il cittì Sangalli sia con il mio preparatore. Sapevamo che la tappa più sfavorevole era la prima, perché comunque era una cronometro di 15 chilometri e avrei dovuto difendermi al massimo e così ho fatto. Però so di avere anche un altro punto debole che è la discesa…

Forse lo sapeva anche Van Anrooij? 

Diciamo che essendo mia compagna di squadra, Shirin ha giocato d’astuzia e intelligenza. Ha detto: «Okay, tu ci hai attaccato in salita, guadagnerai anche un minuto e mezzo, ma poi con 20 chilometri di discesa, ti faccio vedere io». E infatti me ne ha fatte vedere di tutti i colori, ma lo stesso  mi ritengo più che soddisfatta.

La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
La nazionale italiana aveva investito dall’inizio dell’anno su Realini e il team ha fatto un ottimo lavoro (foto Anouk Flesh)
Perché?

Perché ho vinto una tappa e sono riuscita a portare a casa un bel piazzamento con la maglia azzurra, che ha tutto un altro sapore.

C’è differenza fra il terzo posto del Giro e questo dell’Avenir?

Diciamo di sì, perché il terzo posto al Giro d’Italia l’ho ottenuto davanti a tutte le migliori al mondo, a partire da Van Vleuten e altri nomi di grande rilievo nel panorama mondiale. C’erano avversarie forti anche all’Avenir, penso a Van Anrooij, Shackley e Van Empel, ma il livello generale era mediamente più basso.

Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
Bernard Hinault ha presenziato a tutte le tappe, come ha fatto anche all’Avenir degli uomini (foto Anouk Flesh)
C’è più da mangiarsi le mani per la crono o per la discesa?

Ma assolutamente per la discesa.

Di solito si dice che quelli che vengono dal ciclocross sono dei maghi a guidare…

Ma non è vero che chi viene dal cross è bravo nelle discese, perché è completamente diverso. Secondo me in discesa scatta il fatto di buttarsi e di tentare: chiudo gli occhi e tento il tutto per tutto. Io non sono una di quelle, ho ancora questo freno a mano. Quindi diciamo che è il mio punto debole, lo riconosco. Però con la squadra ci lavoreremo e se riuscirò a migliorare anche su questo fronte, poi ne vedremo delle belle.

Può dipendere anche dalla posizione in bici?

Sicuramente anche il fatto di tenere le mani sopra e di non avere tanta sicurezza con le mani sotto dà meno stabilità alla guida, però lo ripeto: ci sto lavorando e cercherò di migliorare il più in fretta possibile.

Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Gaia Realini è stata la più forte in salita, ma ha pagato inesorabilmente nelle discese (foto Anouk Flesh)
Van Anrooij alla fine ti ha chiesto scusa o ti ha preso in giro?

No, assolutamente: nessuna presa in giro. Soltanto tanti complimenti a lei e anche a me, per la tappa che ho vinto. In questa corsa eravamo avversarie, quindi ognuno ha guardato a sé, però poi amici più di prima, assolutamente.

Tanto più che sembrate un bel gruppo di amiche, prima che compagne di squadra…

E’ proprio così. Sicuramente nel WorldTour ci sarà più tensione e ci sono pretese maggiori, ma tra noi ragazze alla Lidl-Trek abbiamo creato un clima familiare. Quando ci mettiamo in sella, lavoriamo per un unico obiettivo. Se vince una, vincono tutte. Se perde una, perdono tutte. E nessuno dà la colpa all’altra. E’ fantastico lavorare così.

La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
La vittoria finale è andata a Van Anrooij che ha preceduto Shackley e Realini (foto Anouk Flesh)
Cosa ti porti via da questa stagione?

Ha fatto uscire in me altre caratteristiche e quindi con la squadra lavoreremo per migliorarle e insieme anche per superare i punti deboli.

Ultima cosa: sapendo di avere quel punto debole, le discese di quell’ultima tappa le hai vissute serena o continuavi a voltarti?

Sicuramente sapendo di avere questa difficoltà, anche se il cronometro in cima alla salita dava un grande vantaggio, poi vedevo che svaniva sempre. Quindi ero lì, molto in tensione. E quando è così, non riesci a scendere serena, diventa tutto più complicato. Si sommano difficoltà a difficoltà. Che cosa ci volete fare? Questa volta è andata così. Ma non abituatevi…

Avenir Femmes, Sangalli punta su Realini, ma occhi aperti…

26.08.2023
7 min
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In queste ore c’è un altro gruppo azzurro in viaggio sulle strade francesi. E’ la nazionale U23 femminile pronta a dare battaglia al Tour de l’Avenir Femmes che partirà lunedì 28 agosto, all’indomani della fine di quello maschile. Barale, Ciabocco, Masetti, Pellegrini, Realini e Tonetti sono le sei ragazze selezionate dal cittì Paolo Sangalli per le cinque tappe che assegneranno la maglia gialla delle giovani.

La nuova corsa suscita curiosità e contemporaneamente anche tanta considerazione da parte delle venti nazionali partecipanti. La lista delle atlete presenta nomi importanti, ma la categoria U23 è spesso imprevedibile perché di gare solo dedicate a loro ce ne sono ancora poche, figurarsi di questa importanza. Bisognerà tenere sott’occhio più di una formazione anche se l’Italia ha tutte le carte in regola per essere una dei fari della gara. L’impressione è che l’Avenir Femmes possa essere la prima occasione per Sangalli e il suo staff di prendersi una piccola rivincita morale dopo il mondiale di Glasgow per poi tornare sugli standard tipici delle azzurre all’europeo. Alla vigilia della trasferta in Francia ne abbiamo parlato col cittì.

Il percorso

Apertura dal dipartimento di Saona e Loira con una crono vallonata di 15 chilometri. La seconda frazione strizza l’occhio a sprint di gruppo o colpi di mano nel finale, poi si inizierà a salire. Antipasto nel finale del terzo giorno sulle colline del Giura. Quarta tappa corta ed esplosiva (circa 2.000 metri di dislivello in meno di 80 chilometri) per giungere in cima a Megeve, già sede di traguardi maschili.

Venerdì primo settembre ultima giornata sulle Alpi dal profumo di vero Tour de France. Si parte da Saint Gervais Mont Blanc, si attraversa Combloux (teatro della super crono di Vingegaard) e si scaleranno due montagne importanti dove Ciccone ha ipotecato la maglia a pois: il Col de Saisies e la Cormet de Roselend (la vetta de l’Avenir con i suoi 1.968 metri). In pratica si ricalcano i primi 85 chilometri di quella 17esima tappa col finale arricchito da un gpm di seconda categoria a pochissimo dalla fine che potrebbe essere il trampolino di lancio definitivo per le contendenti alla generale.

Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Gaia Masetti trionfa a La Classique de Morbihan, sua prima vittoria UCI da elite. Sarà una pedina importante per l’Avenir Femmes
Tutto pronto per la Francia?

Direi proprio di sì. Partiamo con due massaggiatori, due meccanici e tutta l’attrezzatura necessaria. Non vogliamo lasciare nulla al caso col nostro staff, che fa sempre un lavoro encomiabile ed è un vanto per noi. Ai mondiali, ad esempio, considerato lo stato delle strade non abbiamo avuto forature o troppi problemi meccanici, a parte il guaio a Persico. E nessuna ha risentito di infortuni o dolori muscolari. Io faccio la mia parte ma senza di loro farei molto poco. Inoltre, sapendo che alcune notti si dormiranno tutte assieme in convitti o strutture simili, la Federazione ci mette a disposizione il bus con la cucina per avere pasti più adeguati, specie a colazione. Sarà importante mangiare e recuperare bene. Sono tutti aspetti che possono fare la differenza. Ma non ci fermiamo qua…

Cosa farete in più?

Domani mattina, mentre ci recheremo alla sede della prima tappa dove ci saranno tutte le operazioni preliminari, dovremmo riuscire a vedere il percorso dell’ultima tappa. Visto che stasera non dormiamo troppo distanti, vogliamo cercare di capire come sarà il percorso e studiare le eventuali tattiche da attuare.

Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Pellegrini dopo la maturità ha trovato la condizione giusta per guadagnarsi la chiamata all’Avenir Femmes
Quindi si parte per puntare al bersaglio grosso?

Tutti questi dettagli, se possibile, si curano a prescindere, soprattutto se quello è il tuo metodo di lavoro. All’Avenir vogliamo fare del nostro meglio in ogni tappa, poi vedremo come si metterà la corsa. Non ci siamo solo noi, ma penso alla Francia, Olanda, Germania, Gran Bretagna o altre nazionali che possono essere più di outsider. Bisogna tenere conto che controllare una corsa del genere con sei atlete non sarà semplice. Noi partiamo con un profilo molto basso però è ovvio che con Realini non possiamo nasconderci più di tanto.

Sarà lei la leader unica o hai pensato ad una seconda punta per la generale?

Con i podi conquistati a Vuelta e Giro Donne Gaia (Realini, ndr) parte con i gradi di capitano inamovibile. Ha preparato molto bene questa corsa e per questo devo ringraziare molto la Lidl-Trek, che sotto questo punto di vista lo trovo un team illuminato. In alternativa potrebbero esserci sia Barale che Ciabocco. E’ tutto l’anno che tirano per le loro leader, quindi sanno prendersi delle responsabilità. Anche per loro vale lo stesso discorso di Realini e pertanto ringrazio la DSM. Ma questo discorso è il medesimo anche per i club delle altre ragazze.

Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Sangalli ha premiato la generosità e la crescita di Tonetti, che recentemente ha centrato una vittoria open in Veneto
Loro avranno il compito di svolgere un lavoro più oscuro?

Dipende da come andrà la crono. Masetti è cresciuta tanto quest’anno e ha dimostrato di andare forte anche in gare impegnative. Ha accumulato già molta esperienza internazionale. Pellegrini è una ragazza giovane che conosco bene, di grande prospettiva. Le abbiamo fatto fare la maturità senza pressione e adesso ha una condizione giusta. Tonetti è un’altra ragazza veloce, che non ha paura né di tirare né di andare all’attacco. Anche lei potrebbe avere la possibilità di fare qualcosa. In generale però ognuna delle sei ragazze sarà al servizio delle compagne. In questo caso devo dire che sta uscendo l’ottimo lavoro dei training camp invernali in Spagna dove alcune di loro non si conoscevano ed ora sono diventate ottime amiche. Questo è già un risultato per quello che mi riguarda.

Guardando le tappe il cittì Paolo Sangalli ha pensato a qualche tattica in particolare?

Come dicevo prima, vedremo come andrà la crono iniziale, sperando di limitare i danni. Anche se le tappe non sono lunghissime, se si vuole c’è comunque spazio per recuperare eventualmente il terreno perso. In ogni caso credo che quasi certamente si deciderà tutto negli ultimi due giorni, se non addirittura nella frazione finale. Ci saranno tre gpm per un totale di 40 chilometri di salita su 98 di gara e di pianura ce ne sarà poca. Un corridore come Realini è tagliata per una tappa così però vediamo come arriveremo in fondo. Ora pensiamo solo a partire bene.

Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Barale e Ciabocco per il cittì Sangalli sanno prendersi responsabilità e possono essere delle alternative a Realini
Avvertite un po’ di pressione?

L’Avenir Femmes è praticamente come un mondiale a tappe per le U23 con tutte le migliori, fatta qualche eccezione come l’iridata Vas (l’Ungheria non partecipa, ndr). Noi vogliamo onorare una gara importante che tra i maschi ha lanciato fior di campioni. Sono già contento che ci diano come la squadra più forte (sorride, ndr) ma non sarà semplice. Non voglio responsabilizzare troppo le ragazze. Di sicuro so che ci vorrà attenzione. Non voglio che succeda più una situazione in cui dobbiamo inseguire come è successo a Glasgow quando non abbiamo centrato la prima fuga. E’ stata un’eccezione per noi ma abbiamo imparato la lezione.

EDITORIALE / Le donne, la nazionale e l’appello di Villa

21.08.2023
4 min
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Oltre alla sua competenza, quello che faceva funzionare la gestione Salvoldi fra le donne è che Dino aveva in mano la strada e la pista, per cui l’impegno trasversale, oltre che richiesto, faceva parte di un patto (non sempre semplice da onorare) fra il tecnico e le atlete. Quando i due… poteri sono stati sdoppiati, con Sangalli alla strada e Villa alla pista, è successo qualcosa che si poteva prevedere e che il tecnico milanese ha fatto notare nel velodromo di Glasgow dopo aver toccato con mano il calo di rendimento delle azzurre.

Guazzini è uscita sfinita dal Tour, ha corso in pista e poi nella crono
Guazzini è uscita sfinita dal Tour, ha corso in pista e poi nella crono

Un calo di tensione

Facciamo una premessa: il professionismo è arrivato fra le donne con la velocità e la forza di un tornado. Il solo calendario che conti è quello WorldTour, per cui le ragazze più rappresentative corrono senza soluzione di continuità. La programmazione c’è, ma avendo organici all’osso, è frequente che salti. Non è facile gestirsi e gestire il proprio tempo, quando si gira come trottole. Soprattutto se a richiedere la tua presenza in pista c’è un tecnico come Villa, che non impone regole rigide, ma si affida al buon senso e al professionismo dei suoi atleti.

Forse lo scorso anno, conquistate dai suoi metodi e dalla novità di lavorare con i ragazzi, le azzurre hanno mantenuto alta l’asticella vincendo titoli in abbondanza. Quest’anno invece, con il prevalere dell’impegno su strada, alcune hanno subito un calo di tensione, limando laddove nessuno le chiamava a rendere conto: la pista. A ciò si aggiunga che l’anno pre-olimpico per chi fa la doppia attività è sempre un trabocchetto, soprattutto al confronto con chi invece punta sulla specializzazione ed è già in tabella per i Giochi, come Villa ha sottolineato con chiarezza.

Per Balsamo incidente, ripresa, 6 tappe al Tour, mondiale pista e poi strada: un po’ troppo?
Per Balsamo incidente, ripresa, 6 tappe al Tour, mondiale pista e poi strada: un po’ troppo?

Il metodo Villa

Le parole pronunciate a Glasgow dal tecnico della pista subito dopo l’oro di Ganna sono state infatti chiarissime, ma molto pacate come nel suo stile.

«Le donne hanno un calendario che conoscono poco – ha detto Villa – lo stanno testando con mano da un paio d’anni. In più è capitato un Tour a ridosso del mondiale e per chi fa pista non è stato il massimo, però siamo lì. Le ragazze del quartetto francese non hanno fatto il Tour, eppure hanno vinto per 2 decimi su di noi. Loro hanno fatto una preparazione mirata, noi da italiani siamo andati a fare il Tour perché le squadre l’hanno voluto. Lungi da me dire di non andare alle gare su strada, perché sono il primo a cercarle per definire la condizione in vista di un mondiale. Però quello che un po’ manca è il sistema e gliel’ho spiegato.

«Devono cercare di venire in pista quando sono a casa libere. Fare il sacrificio di venire almeno una volta alla settimana per fare i richiami. Quindi dipende più da loro che dalle squadre. Non è che le sto rimproverando, sto chiedendo di mettere in atto il sistema di allenamento che con gli uomini ha dato ottimi frutti senza compromettere nulla dell’attività su strada. Chiedo questo, perché ho notato che la partecipazione è un po’ calata rispetto all’anno scorso, con l’aggiunta degli infortuni di Balsamo e Guazzini».

Consonni (qui con Martina Fidanza) ha corso Giro Donne, Tour, mondiali pista e poi strada
Consonni (qui con Martina Fidanza) ha corso Giro Donne, Tour, mondiali pista e poi strada

Patto Villa-Sangalli

E’ una chiamata alla responsabilità dopo aver riscontrato che a fronte di messaggi diretti e decisi, alcune ragazze non hanno risposto come Villa e Masotti si aspettavano. Ad esempio dopo il Giro d’Italia, Consonni è rientrata dalla Sardegna per andare a Montichiari, trovando Balsamo e Guazzini scesa di proposito da Livigno, mentre altre (pur contattate) sono rimaste sulla spiaggia.

Quando si tratterà di giocarsi le medaglie olimpiche, serviranno una presa di coscienza da parte delle ragazze e un patto di ferro fra Villa e Sangalli – nel parlare con le società e nel programmare con rispetto la stagione delle atlete – perché si possano varare meccanismi più efficaci, traendo reciproci vantaggi. Anche perché il gruppo di riferimento è pressoché identico su entrambi i terreni. E troviamo rischioso continuare a spremere le atlete a sei mani, senza curarsi del rischio di esaurirne troppo presto la vena.

Batosta Italia, ma per queste ragazze togliamoci il cappello

13.08.2023
6 min
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GLASGOW – La corsa delle donne si è conclusa da poco. Tutto nel centro città parla di smobilitazione: un clima percepibile già dal mattino, rispetto al solito in cui l’ultima domenica viene dedicata alla corsa dei pro’. E in qualche misura anche la gara delle nostre ragazze ha avuto il sapore di una resa, dettata dalla stanchezza più che dalla mancata volontà. Così adesso le azzurre vogliono andarsene da questo circuito che le ha viste soffrire e perdere la bussola.

Cecchini ha provato da sola a entrare sulla testa della corsa, con la sensazione che la squadra non funzionasse
Cecchini ha provato da sola a entrare sulla testa della corsa, con la sensazione che la squadra non funzionasse

Cecchini in lacrime

Eppure con grande dignità, pur pensando di non avere nulla da raccontare, sono passate per la zona mista rispondendo alle domande. Elena Cecchini ci ha messo cuore, responsabilità e gambe e forse per questo alla fine è quella che (senza motivo) si sente di più addosso la sconfitta.

«Boh, non lo so cosa pensare di oggi – dice con la voce che si increspa – è come se non siamo mai state in gara. Mi sento un po’ la responsabilità di questa cosa, perché le mie compagne mi dicevano di prendere le decisioni, ma in quei momenti non è mai facile. Avevamo una squadra meno forte degli altri anni, senza la Longo che è un elemento sempre importante. Forse non avevamo dei ruoli ben specificati. Non piango solo perché non sono soddisfatta per oggi, ma anche perché è stata durissima. Penso che ci siano sempre tante aspettative su questo gruppo, perché negli anni abbiamo sempre fatto bene e ci rifaremo».

Dalle parole di Sangalli si capisce che solo Persico dava certe garanzie e in parte anche Paladin
Dalle parole di Sangalli si capisce che solo Persico dava certe garanzie e in parte anche Paladin

L’analisi di Sangalli

Il cittì Sangalli cerca di fare un’analisi rapida. Il mondiale di agosto ha sconvolto le preparazioni capitando nella stagione dei Giri, ma una cosa è certa: chi vorrà correre le Olimpiadi dovrà sottostare a qualche indicazione in più. Anche se sono le squadre a pagare gli atleti e oltre un certo limite non si può andare.

«Nella prima fuga dovevamo esserci e non c’eravamo – dice Sangalli – quindi ci siamo un po’ complicati la vita. Poi fortunatamente abbiamo rimediato, siamo entrati nel circuito e finché Silvia (Persico, ndr) è stata bene, siano stati presenti su ogni su ogni attacco. La situazione è stata questa, può succedere.

«Non avendo comunicazione con le ragazze, riuscire a impostare una tattica non era facile, ma non è un alibi. Abbiamo provato finché Silvia ha avuto forze. Credevo tanto in lei, però a sua difesa va detto che ha fatto una stagione molto intensa. Sta venendo fuori quello che sostenevo all’inizio dell’anno, che per arrivare a certi appuntamenti bisogna allenarsi e non solo correre. Ma il calendario è così intenso e le ragazze sono sempre le stesse…».

Persico la migliore dell azzurre: 12ª a 4’34”
Persico la migliore dell azzurre: 12ª a 4’34”

Gli straordinari di Persico

Silvia Persico ha sempre la battuta pronta, anche se è sfinita. Il percorso strizzava gli occhi agli atleti del cross? Ebbene, lei dal cross viene, ma oggi forse non ci ha pensato troppo. Ha corso il Giro e poi anche il Tour, perché la squadra l’ha convocata e ora la sensazione è che sia stato troppo. Ma lei cerca una via d’uscita nell’ironia. Il suo piazzamento se l’è guadagnato in volata (foto di apertura) ed è pronta a scherzarci sopra.

«Ho dato tutto quello che avevo – dice – ma oggi è stata una gara davvero dura fin dall’inizio. Una volta arrivati su questo circuito, ho capito di aver sprecato un po’ troppo a inizio gara seguendo Kopecky dovunque andasse, ma era quello che dovevo fare. Diciamo che non sono soddisfatta di questa prestazione, ma comunque ho dato tutto. Sono felice di quello che ho fatto e non devo avere impianti. Sapevo che potevo andare bene, però ho cercato di non farmi mettere troppa pressione. Alla fine volevo tirare per Chiara (Consonni, ndr) che era nel mio gruppo e avrebbe fatto dello sprint. Ma su uno strappo, si è staccata quando mi stavo staccando anch’io, quindi ho dovuto tener duro e fare lo sprint». 

Due mesi fa. Elisa Balsamo era ancora fuori combattimento: recupero sicuramente generoso
Due mesi fa. Elisa Balsamo era ancora fuori combattimento: recupero sicuramente generoso

Balsamo così e così

Elisa Balsamo al mondiale c’è arrivata di volata e forse a ben vedere, avrebbe potuto prendersela comoda e pensare prima a recuperare. Invece ha issato la bandiera della generosità e si è rimboccata le maniche. Ha corso il Tour fermandosi dopo sei tappe e poi è venuta qui.

«Per me sinceramente – dice – è già un ottimo risultato essere arrivata al traguardo. Non ho neppure avuto il problema di alimentarmi, perché su questo circuito si prendevano zuccheri liquidi, gel e quindi almeno quello non è stato un problema. E’ difficile essere soddisfatti, perché quando uno viene al mondiale vorrebbe sempre essere al 110 per cento della forma. E’ frustrante essere qui e sapere di non essere al massimo, però sinceramente se vado a vedere dov’ero due mesi fa, se riguardo l’immagine della mia faccia, sinceramente direi che va bene così».

Rimasta fuori dalla prima fuga, Paladin è entrata nella seconda, poi chiusa dalla Germania
Rimasta fuori dalla prima fuga, Paladin è entrata nella seconda, poi chiusa dalla Germania

L’anticipo di Paladin

Soraya Paladin ha mancato la prima fuga e si è sfinita in salita contro vento cercando di rientrare. Poi ha preso la seconda, ma era un tentativo a orologeria: destinato a finire presto.

«Sono finita, in tutti i sensi – dice – purtroppo è subito andata via la fuga e non c’era nessuna di noi. Allora in salita ho provato a chiudere, però c’era tanto vento contro e sono rimasta un po’ a bagnomaria. Ho sprecato tanto e poi siamo entrate nel circuito ed è andata via un’altra fuga ed ero dentro, però la Germania ha chiuso. E a quel punto le energie erano quelle. Era un giro impegnativo, quindi più risparmiavi, più ne avevi nel finale. Sapevo che con gente così era meglio provare ad anticipare. Poteva andare bene o anche male: diciamo che non è andata bene».

Cosonni è rimasta a galla almeno fino a che le ragazze più forti hanno aperto il gas: una bella prova di consistenza
Cosonni è rimasta a galla almeno fino a che le ragazze più forti hanno aperto il gas: una bella prova di consistenza

Sopresa Consonni

Chiara Consonni è stata forse la sorpresa. Mai avremmo immaginato che potesse tenere fino a quel punto, per le caratteristiche del percorso e per la pista che poteva avere ancora nelle gambe. Invece fino al momento in cui i grossi motori hanno alzato i giri, la bergamasca è stata lì.

«Non ho più energie – sorride – poteva andare meglio per Silvia (Persico, ndr), però davanti andavano davvero come delle moto. Per quanto riguarda la mia prova, sono abbastanza contenta. Peccato che potevamo fare di più, sono mancate le gambe quando hanno aperto il gas. C’è mancata un’ora di gara, l’ultima. Penso che chi ha vinto se lo meriti, perché hanno tutte una marcia in più. E’ stato un mondiale dove non ci si poteva nascondere, è stato durissimo».

La considerazione da fare, che non è un alibi, è che senza Elisa Longo Borghini e una Marta Cavalli al top della condizione, l’Italia delle ragazze non ha grosse carte da giocare su percorsi da classiche. Niente da recriminare, per questa volta anche le attese non erano stellari. Contro una iella come quella che ha colpito queste ragazze, forse neanche Lotte Kopecky avrebbe potuto fare qualcosa.

Bego imprendibile, Venturelli a un passo dal bronzo

05.08.2023
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GLASGOW – Quando si sono rese conto che la francese là davanti fosse imprendibile, dietro le ragazze hanno iniziato a cincischiare, pensando che toccasse alle inglesi chiudere il buco sull’imprendile Julie Bégo. Pioveva. La strada è diventata viscida, come sul ghiaccio. La stessa fuggitiva a un certo punto ha rischiato. Federica Venturelli a quel punto sentiva di avere gambe e voglia di allungare, ma da sola non si andava da nessuna parte e inesorabilmente la corsa si è chiusa. Dallo sprint per l’argento, l’azzurra è uscita con il quarto posto. E per questo, quando ce la troviamo davanti, non sa se essere felice.

«Non saprei darmi un voto – dice – però è stata un’esperienza positiva. Ci abbiamo provato fino alla fine, il risultato è mancato per poco. E’ l’ennesimo quarto posto di questa stagione (sorride con una punta di ironia, dopo due quarti posti agli europei in pista, ndr). Però direi che abbiamo condotto una buona gara, soprattutto nei primi tre giri. Siamo state unite, poi quando si è fatta la selezione purtroppo sono rimasta da sola. Ci stava su un percorso così impegnativo. Insomma, c’era da aspettarsi che non tutte riuscissero a reggere. E’ andata così, alla fine non siamo riuscite a chiudere sulla francese, che ha fatto un buon attacco. Io ho provato a prendermi un posto del podio. Però è andata male per pochi centimetri».

Il podio finale con da sinistra Ferguson, Bégo e Moors. Tre big della categoria, ma la Venturelli era all’altezza
Il podio finale con da sinistra Ferguson, Bégo e Moors. Tre big della categoria, ma la Venturelli era all’altezza

Buono in prospettiva

La zona dei bus è giusto alle spalle di George Square, il cuore della città e di questi mondiali sparsi per miglia e miglia nei dintorni. Dato che il pullman della nazionale l’hanno parcheggiato davanti al velodromo e da lì non si può muovere, per le corse di oggi è arrivato quello Vittoria e Daniele Callegarin, che lo guida, ha gli occhi dell’innamorato. Il ritorno ai mondiali ha un gran buon sapore.

Paolo Sangalli, tecnico delle ragazze, è vicino al furgone col meccanico Foccoli in attesa che le ragazze tornino tutte, per poter fare il punto.

«Il quarto posto – dice – è la medaglia di legno, la posizione più brutta in cui puoi arrivare. Però hanno fatto quello che hanno potuto. Nelle nostre previsioni, c’era di restare davanti in due, ma Eleonora La Bella non era in giornata. Se ci fosse stata lei, qualcosa di meglio avremmo fatto. Non ho ancora parlato con Federica Venturelli, mi dirà com’è andata. So solo che era un percorso molto, molto duro. Con la pioggia, ogni curva è diventata un pericolo.

«Sapevamo che la Francia avrebbe attaccato, ma io pensavo anche che la Gran Bretagna chiudesse, invece non hanno avuto gambe neanche loro. Diciamo che il quarto posto può essere una mezza delusione, ma in prospettiva di crescita è stata una buona esperienza. E ha confermato che il percorso, come si è sempre detto, è un percorso da classiche. Arriveranno davanti i corridori da classiche, fra le donne elite e anche gli uomini. A ruota fai fatica perché ad ogni curva devi rilanciare…».

Onore alle britanniche

Venturelli è come se avesse sentito, ma quando parla con noi deve ancora confrontarsi con il tecnico azzurro. Non ci sta a pensare che qualcuna delle avversarie abbia fatto la furba, ma è innegabile che le gambe di alcune siano mancate all’appello.

«Le inglesi – dice – hanno corso in modo più che onesto. Hanno chiesto anche il mio contributo per chiudere e io ho dato qualche cambio. Però alla fine quando hanno capito che ero da sola e che non avrei tirato come tutte loro messe insieme, non mi hanno detto più niente. Quindi, al contrario dell’omnium in pista, dove la Ferguson ha giocato d’azzardo stando sulla mia ruota, in questo caso hanno lavorato come una squadra e non hanno sicuramente ostacolato il mio risultato».

Per Federica un altro quarto posto, il quarto in gare titolate tra pista e strada
Per Federica un altro quarto posto, il quarto in gare titolate tra pista e strada

Rimpianti? Sì, no, forse…

L’ultima annotazione è sul percorso, mentre gli addetti dell’antidoping pressano perché la lasciamo andare. Dice che per lei asciutto o bagnato non è cambiato molto e che in questo la scuola del cross è preziosa.

«Però – sorride la Venturelli – penso che per alcune altre ragazze gli ultimi giri abbiamo fatto la differenza. Ho visto anche qualcuna ragazza che si è staccata, quindi la pioggia ha reso più insidioso un percorso che già di per sé era complicato da comprendere e su cui muoversi. Non ho rimpianti quando la francese ha attaccato, perché ero davvero tirata, davvero a tutta e quindi non sarei riuscita a starle a ruota. Nel finale, il progetto era quello di attaccare sull’ultimo strappo, però non mi sono sentita le gambe. Forse se fossi entrata in una delle tante fughe, mi avrebbe permesso di far andare la gara in un altro modo, però era troppo dura per correre dietro a chiunque. Sono stati 70 chilometri assolutamente impegnativi, anche senza fare attacchi inutili».

Francia, 13 anni dopo

Il mondiale delle donne junior è andato a Julie Bégo (18 anni), partita al penultimo giro, quando mancavano 22 chilometri al traguardo. La ragazza di Chambery, stagista alla Cofidis da appena quattro giorni, ha mantenuto un vantaggio di una quindicina di secondi in cima alla salita principale del circuito, Montrose Street, e ha finito per vincere da sola davanti alla britannica Cat Ferguson e alla belga Flower Moors. Per gli amanti delle statistiche, la Francia non vinceva un mondiale junior da 13 anni, dai tempi di Pauline Ferrand-Prevot.

La Bella, la junior filosofa all’esame del mondiale

04.08.2023
5 min
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Se dodici mesi fa qualcuno avesse detto ad Eleonora La Bella che quest’anno al primo anno da junior avrebbe corso il mondiale, probabilmente lo avrebbe preso per visionario. Invece no, domani sarà una delle azzurre che il cittì Paolo Sangalli schiererà nella prova iridata di Glasgow.

L’annata della 17enne della BFT Burzoni finora è stata al di sopra delle aspettative, anche se i suoi attuali tecnici ne avevano già intravisto il potenziale da allieva. La Bella era riuscita ugualmente a sorprenderli con i primi test invernali. Non solo, aveva rilanciato centrando la vittoria in solitaria a Ceriale all’esordio stagionale. Poi è arrivato il bis in Friuli alla quarta gara nella categoria fino al terzo centro ottenuto a metà luglio a Breganze. Nel mezzo c’è stato tanto altro. Piazzamenti, convocazioni in nazionale, due secondi posti ai campionati italiani sia a crono che in linea ed una crescita costante. Eleonora ha appena concluso il ritiro azzurro a Livigno, ne valeva la pena quindi sentire come sta vivendo questo periodo.

Iniziamo dagli ultimi giorni. Cos’hai provato quando hai saputo che correrai il mondiale?

E’ un sogno che si avvera. Già lo era la stagione che stavo facendo, ma così ancora di più. Paolo (il cittì Sangalli, ndr) ci ha anticipato qualcosa durante gli allenamenti a Livigno. Poi un giorno di brutto tempo stavamo facendo i rulli ed è passato da ognuna di noi per comunicare la sua scelta. Quando è stato da me e mi ha detto che avrei corso per poco cado dai rulli (sorride, ndr). In quel momento mi sono sentita subito più energica. Resto concentrata, ma non sento tensione. Domani partiremo con compiti ben precisi.

Avete già parlato di tattica?

Qualcosa sì, anche se è ancora tutta da vedere. Ne parleremo ancora prima della gara. Sappiamo però che correremo per Venturelli, che è il gioiello da proteggere. La capitana è lei, è giusto così ed io sono ben contenta di poterle essere d’aiuto. Ovvio che voglio farmi trovare pronta qualora si dovesse aprire spazio per me ma ora non è nei miei pensieri.

Il podio del tricolore in linea. Dopo l’argento a crono, La Bella ancora seconda, stavolta tra Venturelli e Cagnazzo (foto Franz Piva)
Il podio del tricolore in linea. Dopo l’argento a crono, La Bella ancora seconda, stavolta tra Venturelli e Cagnazzo (foto Franz Piva)
Com’è il rapporto con la nazionale in generale?

Molto buono benché abbia fatto poche corse. La Omloop Van Borsele, dove mi sono dovuta ritirare per una caduta, e il Fiandre dove invece sono riuscita a fare un buon nono posto. Al Nord si impara a correre. Il ritmo è alto e tutte vanno sempre all’attacco. Tra i tecnici ho trovato persone che mi stanno insegnando molto. Anche con le compagne va molto bene. Ad esempio con Federica (Venturelli, ndr) siamo diventate molto amiche. A Livigno siamo state compagne di stanza e ci siamo conosciute meglio. Lei è molto più matura della sua età e di me. Mi dà consigli su tutto e poi è molto precisa, come lo sono io e forse anche di più.

Secondo te perché sei riuscita ad entrare nel giro azzurro?

Eh (sospira e sorride, ndr) forse perché me lo sono meritata. Naturalmente contano le vittorie e i risultati, ma in realtà è per altri motivi. Uno è il coraggio. Quest’anno ho osato di più e ogni tanto sono stata premiata dalla fortuna. Ma principalmente il merito è del buon lavoro che sto facendo grazie alla mia squadra, la BFT Burzoni. Sono cresciuta a livello psicofisico. Siamo un gruppo molto unito. I diesse e lo staff tecnico mi danno sempre tanti suggerimenti e mi chiamano spesso.

Avversarie e amiche. La Bella ha stretto un bel rapporto con Venturelli grazie ai ritiri azzurri
Avversarie e amiche. La Bella ha stretto un bel rapporto con Venturelli grazie ai ritiri azzurri
Che cosa ti dicono?

Le loro telefonate abbattono la lunga distanza che ci divide. L’ambientamento è stato ottimo anche se io sono timida e ci metto un po’ a sciogliermi. In squadra siamo tutte di regioni diverse e il mio accento laziale mi ha aiutato (ride, ndr). Le gare poi hanno rafforzato il nostro legame.

Vista la tua stagione avverti un po’ di pressione?

Assolutamente no. Non mi aspettavo di fare un 2023 del genere, ma non mi monto la testa. So che devo crescere e migliorare ancora. Prendo tutto quello che viene, sia le cose positive che le negative. Sono al primo anno da junior e non sono preoccupata dalla differenza fisica o anagrafica. Ogni domenica faccio un reset dimenticando tutto quello che ho fatto prima. Parto per fare la corsa se mi si addice, altrimenti mi metto al servizio delle compagne ben volentieri o comunque seguo quello che mi dicono i diesse.

Completiamo la tua descrizione. Chi è Eleonora La Bella?

Sono una ragazza che vive ad Anagni, in provincia di Frosinone. Ho corso con il Punto Bici di Aprilia da esordiente e da primo anno allieva. L’anno scorso invece ero con Il Pirata Vangi tra Toscana e Lazio. Frequento il liceo classico Alighieri della mia città e l’anno prossimo affronterò la maturità visto che ho fatto la “primina”. La media dei voti è alta e vorrei continuare facendo l’Università, magari Lettere o Psicologia. A scuola stiamo studiando filosofia con i testi di latino e greco. Sono affascinata da queste materie, mi hanno aiutato a crescere, anche in gara. Carpe diem, “cogli l’attimo”, o Pàthei màthos, “apprendimento attraverso la sofferenza” sono frasi precise per noi ciclisti.

Svelati i percorsi olimpici, cambiano le prospettive

19.07.2023
6 min
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La vetrina del Tour è stata l’occasione per tirare su il sipario sulle gare di Parigi 2024 svelando i percorsi olimpici. Dopo tante ipotesi, ora ci sono dati certi a disposizione dei vari cittì, per capire come impostare il cammino di avvicinamento alla gara più difficile dell’intero quadriennio, da correre in condizioni completamente diverse da qualsiasi altra (massimo 5 corridori per pochissime nazionali, le migliori del ranking), ma che vale un’intera carriera.

Tutti si erano fatti idee che alla fine sono state completamente smentite: un tracciato olimpico simile alla tappa finale del Tour, la kermesse degli Champs Elysées? Niente di più sbagliato. I corridori impegnati nella gara in linea si troveranno ad affrontare un disegno di 273 chilometri con un dislivello pronunciato, 2.800 metri e soprattutto una lunga prima parte in linea per poi entrare nel finale in un circuito con l’aspra salita di Montmartre a fare selezione. Volata finale? No, più probabile una soluzione di forza per pochissimi, i più forti. Almeno a livello maschile, come l’esperienza di Tokyo 2020 (foto di apertura Getty Images) insegna…

Gara che si prospetta durissima quella del 3 agosto 2024, con 273 chilometri per 2.800 metri, partenza alle 11
Gara che si prospetta durissima quella del 3 agosto 2024, con 273 chilometri per 2.800 metri, partenza alle 11

Montmartre per scalatori

Manca ancora più di un anno e i nostri tecnici hanno già iniziato a pensare all’avventura a cinque cerchi. Molto probabilmente a fine stagione si andrà a Parigi per un primo sopralluogo, per studiare i punti più difficili.

Daniele Bennati è stato forse quello meno sorpreso dalle decisioni del comitato organizzatore: «Io la kermesse finale del Tour la conosco bene, ho anche vinto su quel traguardo. Immaginavo che il percorso sarebbe stato diverso, credevo però che la parte prettamente parigina sarebbe stata maggiore. Non è un percorso semplice, per tante ragioni».

Bennati, cittì azzurro che sarà alla sua prima Olimpiade e già prepara i suoi piani
Bennati, cittì azzurro che sarà alla sua prima Olimpiade e già prepara i suoi piani
Pensi che la salita di Montmartre sarà decisiva?

Forse. Si tratta di uno strappo di 900 metri tutti su pavé, ma il pavé lo ritroveremo anche in altri tratti del circuito finale. Molto influiranno vari fattori: la lunghezza del percorso inconsueta per una gara olimpica; il caldo di agosto; il gruppo estremamente ridotto di corridori in gara con pochissimi effettivi a propria disposizione; anche il fatto che ci saranno almeno 225 chilometri in linea prima di entrare nel circuito, ci sarà sicuramente selezione già lì.

Che tipo di corridori serve?

Sicuramente gente abituata a correre ed emergere nelle classiche, gente di fondo che è pronta a rilanciare dopo ogni curva. Prima ancora di andare a vedere il percorso mi sono comunque fatto un’idea: per essere competitivi a Parigi bisognerà correre il Tour e su questa base prenderò contatti con tutti i papabili e trarrò le mie decisioni.

Carapaz, vincitore a Tokyo mettendo in fila Van Aert e Pogacar su un podio stellare
Carapaz, vincitore a Tokyo mettendo in fila Van Aert e Pogacar su un podio stellare

Donne: volata da scartare

Anche la gara femminile sarà estremamente lunga: 158 chilometri con trasferimento per un dislivello di 1.700 metri. Un tracciato molto simile a quello maschile (cambia solo la distanza, ma il circuito finale è identico) ma forse è proprio per le ragazze che l’annuncio ha riservato sorprese. Si pensava a una corsa da volata finale, magari con una nazionale italiana impostata sullo sprint della Balsamo. E ora? Parola a Paolo Sangalli

«L’inclusione dello strappo di Montmartre – dice – non mi ha sorpreso più di tanto, ma certamente cambia del tutto l’impostazione della gara. Il problema della corsa olimpica è che non puoi controllarla, l’epilogo della prova di Tokyo lo dimostra. Ci saranno da affrontare 5 cote non lunghissime, ma che alla lunga si faranno sentire prima dell’ingresso a Parigi, poi il circuito finale come già definito. Insomma è un tracciato da vera classica».

Il tracciato femminile, molto lungo con i suoi 158 chilometri per un dislivello di 1.700 metri
Il tracciato femminile, molto lungo con i suoi 158 chilometri per un dislivello di 1.700 metri
Per ora che idee ti sei fatto?

Avremo a disposizione 4 atlete e dovranno tutte essere in grado di correre per le altre come di finalizzare. Voglio 4 capitane e 4 gregarie allo stesso tempo. Da quel che ricordo servirà grande attenzione nel circuito finale, perché senza un gruppo folto, basta guadagnare 10” che rischi di perdere il contatto visivo con chi è davanti.

Quando si parlava di un tracciato per velociste, tutti pensavano alle possibilità della Balsamo…

Elisa è sì una velocista, ma ricordo a tutti che in salita è anche una di quelle che si stacca più tardi delle altre, su quel percorso può dire la sua, poi c’è la Longo Borghini alla quale è impossibile rinunciare in una gara olimpica, poi la Persico e la Consonni che sono atlete da classiche, ma siamo a oltre un anno di distanza, abbiamo tutto il tempo per studiare il tracciato e scegliere la formazione migliore.

Un’ultima provocazione: visto il percorso, secondo te la Van Vleuten si ritira davvero?

Non è un tracciato per lei, io credo che l’Olanda punterà sulla Wiebes, che tiene benissimo in salita quando questa non supera i 5 chilometri. E’ un’atleta trasformata, credo che le arancioni questa volta correranno per lei, senza però dimenticare le altre.

Per Ganna una crono difficile a Tokyo. Parigi sembra più nelle sue corde…
Per Ganna una crono difficile a Tokyo. Parigi sembra più nelle sue corde…

Crono per specialisti

Discorso a parte per le cronometro. Qui, rispetto a Tokyo 2020, si cambia completamente registro: 32,4 chilometri con 600 metri di dislivello, lunghi rettilinei da affrontare in posizione. Marco Velo è visibilmente soddisfatto.

«E’ finalmente un percorso per specialisti – dice – a differenza di quello di Tokyo. La distanza è lunga ma non proibitiva, forse più pronunciata per le ragazze meno abituate a percorrere cronometro di questa portata».

Un tracciato per veri cronomen, con 32,4 chilometri per 600 metri di dislivello. Appuntamento il 27 luglio
Un tracciato per veri cronomen, con 32,4 chilometri per 600 metri di dislivello. Appuntamento il 27 luglio
Un tracciato adatto ai nostri portacolori, non solo a Ganna…

Sì, è adatto a Filippo come agli altri, ma anche alla Guazzini, che predilige questi percorsi. Un problema potrebbe essere avere un’idea chiara delle traiettorie, quelle potremo capirle solo una volta approntato il tracciato, negli ultimi giorni, con le transenne già sul posto. Comunque avremo modo di studiarlo compiutamente sugli apparati elettronici, per i ragazzi non credo sia necessario un sopralluogo. Per me naturalmente sì…

Le cronometro saranno posizionate il primo giorno , la giornata tradizionalmente più importante proprio perché ogni delegazione vuole iniziare bene la sua Olimpiade. Pensi che per i nostri ci sarà un sovraccarico di tensione emotiva?

I nostri sono abituati a vivere queste tensioni e anzi si esaltano. Probabilmente dovremo rinunciare, come al solito, alla cerimonia inaugurale, ma il fatto di poter essere di buon auspicio per tutta la spedizione azzurra è uno stimolo in più. Ci giocheremo le nostre carte, e ne abbiamo…

Van Vleuten prende e va. Paladin: «Al Tour sarà diverso»

05.07.2023
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CANELLI – E’ bastato poco ad Annemiek Van Vleuten per salutare la compagnia e viaggiare spedita verso il traguardo della sesta tappa del Giro Donne. Una frazione che al mattino, nel paddock dei bus, prevedevano in egual misura adatta all’arrivo per velociste o di una fuga. Invece no, la maglia rosa prende e va via quando mancano 15 chilometri alla fine. E per lei è la quindicesima vittoria al Giro Donne.

Sul Gpm di Calosso, penultimo di giornata, l’olandese della Movistar non è nemmeno scattata. Ha imposto subito un ritmo insostenibile per le altre, che hanno iniziato a ragionare per il secondo posto. La piazza d’onore è andata a Wiebes (davanti a Lippert) che conferma una grande crescita sulle tappe mosse e con arrivi su strappi secchi di un chilometro come quello di Canelli. La campionessa europea della SD Worx, che domani non ripartirà per preparare il Tour Femmes, sarà l’avversaria da battere al mondiale di Glasgow ed il cittì Sangalli continua a prendere appunti. Nella generale a più di 3 minuti da Van Vleuten, scala di una posizione Ewers per effetto della drammatica caduta occorsa a Niedermaier (forte trauma facciale e ritiro) mentre terza ora c’è Labous del Team DSM-Firmenich.

Soraya davanti

Le colline dei vigneti che circondano Canelli sono validi banchi di prova per capire la propria condizione. Dalla pianura astigiana la strada si inerpica in modo tortuoso e ripido. Ci si può provare in salita o in discesa. La linea d’arrivo posta accanto al ristorante “Civico 15” non mente. Per arrivarci devi avere la gamba giusta. E la signora Giusy vede sfilare il meglio del ciclismo femminile davanti al suo locale. Fra queste c’è Soraya Paladin, quarta e autrice di una bella prestazione.

«E’ stata una tappa per noi abbastanza sfortunata – racconta Paladin dopo aver recuperato dallo sforzo – siamo partite con Antonia (Niedermaier, ndr) che era seconda in classifica e maglia bianca, ma purtroppo è caduta. Non sono bene cosa sia successo, lo abbiamo sentito alla radio e ci hanno detto che non sarebbe più rientrata. So solo che è in ospedale. Ci dispiace molto perché stava andando veramente forte. La nostra idea era quindi quella di difendere la generale. Se lo meritava Antonia».

Paladin sta dimostrando di crescere. Il bel quarto posto a Canelli lo certifica
Paladin sta dimostrando di crescere. Il bel quarto posto a Canelli lo certifica

«Dopo la caduta – prosegue la vicentina della Canyon Sram – sono cambiati un po’ i piani e mi hanno lasciato carta bianca. In salita c’era il Team DSM che faceva un bel ritmo per Labous che infatti ha attaccato sul primo Gpm (Castino, ndr). Lì siamo rimaste in poche ma nulla di fatto. Poi ha attaccato Van Vleuten sulla salita di Calosso. Ho provato a tenerla, ma andava veramente troppo forte per me. Sono rimasta nel gruppetto dietro e speravo che non ci riprendessero perché sapevo di potermela giocare con Lippert in un arrivo come quello di oggi. Invece è rientrata Wiebes. Chloe (Dygert, ndr) mi ha guidata fino ai piedi della salita in una buona posizione. Lo sprint è partito abbastanza presto e lo abbiamo fatto a tutta fino alla fine. Dispiace per il quarto posto perché rende la giornata ancora più amara».

Il Giro non è finito

Van Vleuten anche a Canelli ha messo un altro mattoncino per la conquista del suo quarto Giro Donne, ma ci sono ancora tre tappe che non bisogna sottovalutare. Paladin analizza la corsa rosa per sé e per la sua squadra in funzione dei prossimi appuntamenti. All’orizzonte ci sono Tour e mondiale in cui la trevigiana di Cimadolmo vuole continuare ad essere protagonista.

«Ovvio che Van Vleuten – spiega Soraya – non voglia prendere rischi. Al Giro c’è sempre un imprevisto, sia per cadute che per problemi meccanici ed altro. Può sempre succedere di tutto. Fino all’ultimo giorno e finché non si taglia la linea del traguardo di Olbia non si può dire che sia chiuso. Ovviamente sta dimostrando di andare forte, però ci sono ancora tante altre squadre che hanno i numeri e ci proveranno di sicuro. Noi volevamo farlo oggi, ma abbiamo avuto sfortuna.

Van Vleuten festeggia. Il suo quarto Giro Donne è sempre più vicino
Van Vleuten festeggia. Il suo quarto Giro Donne è sempre più vicino

«Punteremo alle tappe – prosegue Paladin – ci sono ancora un po’ di occasioni buone per noi della Canyon-Sram. L’arrivo alla Madonna della Guardia di Alassio è forse un po’ troppo duro per me, ma le due frazioni in Sardegna mi si addicono. Quella di domani dicono che sia quella più dura o comunque più temuta però la gara la fanno i corridori. Anche oggi a Canelli sembrava una tappa per arrivare in volata o per passiste veloci. Invece quando si mettono a fare forte qualsiasi salita, tutte soffrono».

Tour e mondiale

«Farò il Tour Femmes – conclude Paladin con grande lucidità – in supporto a Niewiadoma che curerà la generale. Qui sto prendendo dei riferimenti su Van Vleuten da riportare sul Tour anche se sarà completamente diverso. Abbiamo fatto le ricognizioni. Le tappe sono lunghe e dure. Farà caldo. Intanto pensiamo a finire il Giro Donne poi penseremo alla Francia.

«Mi sono preparata bene a Livigno. La mia condizione è in crescendo. Qui al Giro Donne mi sto sentendo bene ogni giorno che passa. Il cittì Sangalli mi lascia tranquilla, facendomi pensare alle tappe. E’ giusto che io adesso resti concentrata sul Giro poi per i mondiali se ne parlerà più avanti. Ci sono tante italiane che stanno andando forte. Penso proprio che chi se lo merita sarà convocata».