Mirco Maestri

Watt. Come usa realmente il potenziometro un passista?

24.10.2025
4 min
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Continuiamo il nostro viaggio sul reale utilizzo del potenziometro e quindi del monitoraggio dei watt da parte dei corridori. Stavolta andiamo da Mirco Maestri il passista. Passista che ha un doppio ruolo, quello di attaccante e quello di gregario. Nel caso dell’atleta della Polti-VisitMalta se vogliamo c’è anche il ruolo di cronoman.

Anche Maestri poi ci parla del suo rapporto col computerino a fine stagione, confermando che la cosa è del tutto soggettiva (in apertura foto Borserini).

Mirco Maestri, watt
Maestri, attaccante e gregario: per lui varia molto il riferimento ai watt
Maestri, attaccante e gregario: per lui varia molto il riferimento ai watt
Mirco, tu hai un doppio ruolo: cambiando il lavoro, come cosa osservi sul computerino… in merito ai watt chiaramente?

Sono due strade molto distinte: quando attacco come il Giro d’Italia o in una tappa i watt possono essere un punto di riferimento per me. In base a quello che sto spendendo, sapendo a monte i miei numeri, riesco a rendermi conto quanto la fuga è dispendiosa per me, per arrivare con la benzina nel finale.

Questione di gestione…

Mi aiuta nella gestione, anche se poi è naturalmente cercare di limare il più possibile. Perché alla fine quando si è in fuga siamo magari in 5, 6, 10 atleti e comunque non puoi stare lì a calcolare più di tanto. Questo tipo di gestione è più facile, secondo me, per uno scalatore quando si trova da solo in salita. Ripeto, io lo uso giusto per controllarmi e capire quanto sto spendendo.

E quando lavori magari per un capitano? Tipo lanciare le volate a Lonardi?

In quel caso i numeri non li guardi. Anche perché noi non abbiamo un vero e proprio “treno”. Al massimo siamo io e Pietrobon, quindi dobbiamo concentrarci nel finale e lì pensi a spingere e alle posizioni. Poi magari quei dati li rivedi col coach a fine tappa.

Maestri al Giro: ancora una volta secondo posto, qui a Cesano Maderno. Prima rabbia, poi scoramento
Maestri al Giro: ancora una volta secondo posto, qui a Cesano Maderno. Prima rabbia, poi scoramento
Ti capita in allenamento o in gara di essere “distratto”? Sei convinto di stare su un certo wattaggio e poi magari vedi che sei sotto?

Succede quando sei morto! Parti e sei convinto di spingere in un modo, guardi il computerino e magari sei 50 watt sotto. E lì bisogna stringere i denti per cercare di portare a casa il lavoro il meglio possibile. Quando non si sta bene, non si può forzare: non diventa neanche più allenante. Se stai male o comunque sei stanco, il lavoro non è lo stesso. I giorni che si stanno bene si riescono a spingere 10 watt in più e i giorni che si sta male si spinge qualcosa meno.

Prima hai detto una cosa interessante: valuti lo sforzo anche in base a quello che puoi risparmiare per il finale. Però se noti che sei un po’ alto coi watt ma al tempo stesso le sensazioni sono buone, cosa fai?

Cerco di gestirla, nel senso che cerco di spingere il meno possibile, consumare meno magari con un cambio anche un secondo, due più veloce. Cerco di stare più basso come posizione in modo da essere un po’ più aerodinamico per limare sempre quei 5-10 watt. Watt che magari dopo 4 ore e mezza di gara nel finale si sentono e sono un bel gruzzolo risparmiato.

In questo cosa aggiungi magari anche un gel o una barretta in più del previsto?

Sì, sì… Più si è alti e più si consuma. Pertanto si cerca anche di compensare con l’alimentazione: più vai forte e naturalmente più mangi. E? chiaro che non puoi superare un certo limite anche perché dopo vai incontro ad altri problemi, quelli intestinali. Però è chiaro che se fai una tappa piatta di 160 chilometri in cui tutti aspettano la volata e si va via in gruppo a 42 all’ora e si spingono 180 watt non mangi come quando sei in fuga spingendo a 320 o 360 watt.

Chiaramente durante una crono i wattaggi diventano fondamentali nella gestione delle energie
Chiaramente durante una crono i wattaggi diventano fondamentali nella gestione delle energie
Mirco, hai invece notato differenze tra i tuoi wattaggi e anche nel tuo approccio mentale al computerino tra fine stagione e inizio?

Direi di no, però va detto che quest’anno ho avuto la prostatite a fine agosto, quindi sono stato fermo una settimana e dopo un’altra settimana di ripresa, quindi in totale ho perso 10-12 giorni. Questa sosta ha fatto sì che comunque spingessi anche nel finale. Anzi, nella tappa finale al Giro d’Olanda è ho fatto i miei watt normalizzati più alti in assoluto dell’anno.

Basta poco per recuperare insomma?

Ho notato che tanti corridori hanno fatto i loro record sull’ora, sull’ora e mezza. Credo che senza quello stop per la prostatite non avrei raggiunto quei valori. L’anno scorso ho finito la stagione che ero vuotissimo.

watt, potenziometro, Garmin

Watt. Come usa realmente il potenziometro uno sprinter?

23.10.2025
5 min
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Sappiamo, e lo vediamo sempre con maggior frequenza, che questo è il ciclismo dei numeri. Al netto degli attacchi folli e suggestivi di Tadej Pogacar, tutto è misurato: dalle calorie spese all’energia impressa sui pedali, dalla durata degli attacchi ai lavori in allenamento. Soprattutto i famosi watt vengono monitorati dagli atleti e dai preparatori (in apertura foto Garmin).

Ma poi al fianco di tutto questo c’è il concreto. E questo concreto è: come, cosa, quanto e quando i corridori guardano i watt. Ne abbiamo parlato con tre atleti dalle caratteristiche differenti che vi proporremo in tre puntate. Ad aprire le danze è Andrea Pasqualon, il velocista. Seguiranno un passista e uno scalatore.

In più, cosa molto curiosa e interessante, abbiamo chiesto loro se a fine stagione ci sono differenze nell’uso dello strumento e soprattutto quel che esso rivela. E la cosa a quanto pare non segue una regola, ma è del tutto soggettiva. Iniziamo dunque con Pasqualon. Lo sprinter ha certamente esigenze diverse rispetto a uno scalatore e con l’atleta della Bahrain-Victorious si entra subito nel merito.

Andrea Pasqualon, watt
Pasqualon ormai difficilmente fa uno sprint, ma di certo è un ottimo apripista
Andrea Pasqualon, watt
Pasqualon ormai difficilmente fa uno sprint, ma di certo è un ottimo apripista
Andrea, quanto utilizzi realmente il potenziometro in corsa?

Alla fine non troppo. Dipende dal tipo di corridore. Ci sono squadre come UAE Team Emirates, Ineos Grenadiers che puntano alle classifiche generali, che lo utilizzano molto, soprattutto in salita, perché impostano il corridore a fare un determinato lavoro ad una determinata intensità di watt per sfiancare gli avversari. Siamo in un mondo dove conta tantissimo guardare i numeri. Anche Pogacar imposta la squadra dicendo ai compagni: «Il tuo lavoro è questo, mettiti ad una determinata cadenza e soprattutto una determinata potenza per un tot minuti».

Questo per fare la grossa selezione…

Certo, ma poi il corridore lo utilizza anche per stabilire il proprio passo: se e quanto lo può tenere. Esempio: ho di fronte una salita di 10 minuti, so che se la faccio a 430 watt ci posso stare per quel determinato tempo, altrimenti non ce la faccio e salto prima.

E voi sprinter?

Noi lo utilizziamo più che altro per guardare i file post-gara per capire anche un po’ le sensazioni. Per valutare com’è stato magari un picco in volata o una “trenata” fatta magari in un determinato punto della corsa.

Durante la preparazione dello sprint anche se lo sforo è massimale non si guarda il potenziometro
Durante la preparazione dello sprint anche se lo sforo è massimale non si guarda il potenziometro
Tappa piatta, o comunque veloce, dove si sa che si arriverà in volata e che dovrai fare la volata o “l’ultimo uomo”? Come ti gestisci durante quella frazione?

Di base potrei dire che non lo guardo assolutamente. Non c’è il tempo di stare là a osservare i numeri. Si è talmente concentrati nella volata o comunque nel prendere le traiettorie giuste, nel riuscire a trovare il momento giusto per partire, che il computerino non lo guardi. O almeno non in quel senso.

E come lo guardi?

Osservi solamente la mappa della strada per capire se c’è una curva a destra, una curva a sinistra, per capire il momento in cui rimontare il gruppo. Potenziometro e watt sono molto più utilizzati da altre tipologie di corridori.

Anche in una tappa in salita? Magari se fai gruppetto?

Qualche volta si dà un’occhiata, più che altro ai fini del risparmio energetico per salvare la gamba in vista dei giorni successivi. A volte sei in gruppetto, c’è l’ultima salita e devi arrivare entro il tempo massimo. Se sei stretto coi tempi, spingi forte e dai un’occhiata per salire al meglio senza saltare; altrimenti continui a risparmiare il più possibile.

Siamo nel finale di stagione: i wattaggi sono un po’ calati oppure al contrario sei arrivato fresco? E soprattutto cambia il tuo approccio verso lo strumento?

No, l’approccio è sempre quello. A me i watt quest’anno sono aumentati assolutamente: anzi ho fatto i miei migliori cinque minuti proprio domenica scorsa in Cina al Guangxi. Sono rimasto fuori per cinque mesi dalle corse quest’anno e questo implica anche una freschezza mentale, ma anche fisica.

Lo sprinter utilizza forse meno di tutti il potenziometro. E vi fa riferimento soprattutto per i lavori intensi
Lo sprinter utilizza forse meno di tutti il potenziometro. E vi fa riferimento soprattutto per i lavori intensi
Invece quando fai la distanza in allenamento, magari vai regolare e tranquillo: ti capita che ogni tanto gli butti l’occhio perché sennò finisci sotto wattaggio. Ti capita insomma di essere un po’ distratto?

No, ormai un corridore che ha 15 anni di professionismo sa qual è il suo limite. Sa quanto riesce a spingere, conosce più o meno quali sono i watt medi da portare a casa durante una giornata di allenamento e sa soprattutto a che intensità può fare determinati lavori. A noi sprinter monitorare i watt serve soprattutto per lavorare con precisione, soprattutto sui lavori intensi tipo 30”-30”, 40”-20”.

E in salita?

Certo, anche per le salite anche da 15-20 minuti o più. Insomma, si guarda più che altro la potenza media da utilizzare in modo da non far degli sforzi superiori a quanto impostato. Il lavoro oggi si fa con maggior precisione. Anche per questo negli ultimi anni si è vista questa grande evoluzione e questo grande cambiamento nel modo di correre e non solo.

Cos’altro?

Oggi molti corridori si allenano da soli e non più in compagnia. Non si va più fuori come magari si faceva dieci anni fa, quando si faceva la distanza tutti insieme. Vedevi 7-8 corridori andare via regolari. Ormai ognuno ha le sue abitudini, ha i suoi regimi di lavoro. Ognuno tiene i propri regimi di lavoro.

Remco vola, Vingegaard morde, Pogacar trema. Parola a Maestri

11.06.2025
7 min
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Perché alla fine la notizia è la sconfitta di Tadej Pogacar. Inutile girarci intorno. Forse è anche esagerato dire così: alla fine lo sloveno ha perso 28” dal suo rivale numero uno. Ma questo è quello che succede agli Dei. Tuttavia la crono di Saint-Péray, quarta tappa del Critérium du Dauphiné, ha detto molto di più.

Ci ha detto che Remco Evenepoel sta raggiungendo livelli sempre più siderali in questa disciplina, che Jonas Vingegaard fa paura ed è già in ottima condizione, e che Pogacar forse aveva il sentore che gli mancasse qualcosa a cronometro. Nella conferenza stampa dell’altro giorno infatti aveva detto che avrebbe voluto lavorare un po’ di più in questa specialità.

Mirco Maestri (classe 1991) lo scorso anno si è laureato campione europeo nella mix relay
Mirco Maestri (classe 1991) lo scorso anno si è laureato campione europeo nella mix relay

L’occhio di Maestri

Tutto questo lo commentiamo con un cronoman italiano, uno degli eroi dell’europeo 2024: Mirco Maestri. Il portacolori della Polti-VisitMalta è in partenza per il GP Aargau e la Copenhagen Sprint. E mentre faceva le valigie si è fermato a studiare i tre tenori.

«Sto bene nel complesso – racconta Maestri – ma è stato un Giro d’Italia duro e ancora vado a giornate alterne. Però c’è da tenere duro fino agli italiani, dove cercherò nella crono di migliorare il sesto posto dell’anno scorso. Per questo devo ringraziare la squadra che ha creduto in me per questa sfida e mi ha permesso di migliorare e di lavorarci su».

Mirco, insomma cosa ti è sembrato di questa crono?

Che quei tre volano! Remco è stato spaventoso…

Su cosa ti sei concentrato guardandolo?

Sulla posizione dei top player, dai corridori che vincono le cronometro, specialisti, che poi tante volte ormai sono gli scalatori quelli che vanno forte a crono, a parte qualcuno. Mi piace molto la posizione e lo stile che ha Remco a cronometro, perché è un piccolo missile, bello dritto, spianato. Guardi più che altro quello, non essendoci il nostro Ganna si guardano gli avversari. Studiamo gli avversari soprattutto. Esatto, esatto.

E riguardo alla gestione dello sforzo, ti aspettavi un finale ancora devastante da parte sua?

No, ma penso che come fa le crono lui è molto costante. Non è mai uno che parte forte e poi perde o il contrario, parte piano e poi guadagna: fa una crono molto lineare. Mi piace soprattutto come sta fermo in bici, questa potenza che ha. Se guardiamo anche la salitella: l’ha fatta tutta di potenza, seduto. Infatti quando ho visto che Pogacar si alzava, avevo già annusato che secondo me non era brillantissimo. A cronometro più sei fermo, più riesci a spingere forza bruta. Devi avere quella forza in quella giornata lì: il che fa tutta la differenza.

Hai introdotto tu Pogacar: cosa ci dici di lui? Hai notato qualcosa di diverso rispetto alle sue ultime crono?

Come ho detto prima, Tadej l’ho visto un po’ meno potente del solito, ma può essere anche la giornata. Una giornata no per lui. Se guardate altre cronometro che ha fatto, la salita l’ha sempre affrontata in spinta da seduto. E’ vero che era un nove per cento, ma da quello che mi ricordo l’ha sempre affrontata di forza, rimanendo addirittura in posizione. Secondo me, ripeto, può essere anche stata una giornata storta. Non era una gran giornata, e a cronometro se non sei perfetto paghi. Ricordiamoci che lui deve essere in condizione al Tour e ancora di più nel finale del Tour. E al via della Grande Boucle mancano ancora tre settimane.

Un plauso al giovane Ivan Romeo che si è trovato a duellare coi giganti. Ha chiuso la sua prova 15° a 1’25” da Evenepoel (foto Instagram)
Un plauso al giovane Ivan Romeo che si è trovato a duellare coi giganti. Ha chiuso la sua prova 15° a 1’25” da Evenepoel (foto Instagram)
Quanto è importante questa crono ai fini del Tour? Che dati si acquisiscono? Ed eventualmente c’è margine per lavorare?

Per me questa crono è più un indicatore di come si sta tre settimane prima del Tour. E’ il primo vero test. Si può testare la posizione, la brillantezza, come si è lavorato. Poi dipende anche dall’approccio: se uno vuole impostare un Tour in crescendo ci sta che sia ancora lontano dal top della forma. Diciamo che adesso io non vorrei essere al top, a tre settimane dal Tour.

Conoscendolo, stasera Pogacar è tranquillo del suo cammino o ha qualche certezza in meno?

Lo conosco da dentro il gruppo e comunque da quello che vedo è uno a cui non piace perdere, indipendentemente dallo stato di forma. Però ormai lo standard si è livellato (in alto) anche per loro. Può essere che gli altri siano stati un po’ più pimpanti, un po’ più preparati. Tuttavia per me è comunque tranquillo.

Certo Pogacar non è “morto” oggi, anzi… forse sarà ancora più cattivo?

Esatto, ribadisco il fatto che mancano tre settimane. Sarei ben sereno. Lui è abituato a dar spettacolo, a far vedere che è forte. E giustamente dimostra sempre di avere qualcosa in più rispetto ai diretti avversari.

Al Delfinato (Sud Ovest della Francia) c’erano 32 gradi: una giornata torrida specie con quei bodi aero (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Al Delfinato (Sud Ovest della Francia) c’erano 32 gradi: una giornata torrida specie con quei bodi aero (foto Instagram Soudal-Quick Step)
Ha perso 48 secondi da Evenepoel e 28 da Vingegaard.

Da Remco comunque ci può stare, anche perché non era particolarmente dura. Certo, per lui può essere tanto, anche considerando la batosta dal diretto avversario, ma penso che dormirà tranquillo stanotte. Anzi, dirà: «Domani glielo faccio vedere io».

Passiamo a Vingegaard: questa partenza a tutta è un modo per mettere pressione ai rivali?

Penso che anche Vingegaard nel complesso la viva abbastanza bene. Sì, fa vedere che c’è. Magari c’erano dei dubbi, l’avevano visto un po’ strano, con tutte quelle voci che girano prima del Tour, la caduta alla Parigi-Nizza… Invece si è visto che c’è eccome. Ora Pogacar sa che dovrà dare battaglia per vincere.

E da un punto di vista tecnico, come ti è sembrato il danese?

Lui è molto meticoloso. Vedi come prepara gli appuntamenti, le cronometro, è molto preciso anche sulle curve, molto concentrato. Nel finale mi ha colpito il fatto che su una curva ha tolto solo una mano dalle appendici perché c’era un dosso, poi si è rimesso subito in posizione: quello è un segno di lucidità. E poi so che alla Visma-Lease a Bike preparano ogni crono al dettaglio. Io conosco bene Affini e so come lavorano. Quindi sono sicuro che Jonas sapeva cosa doveva fare per perdere il meno tempo possibile. Sono meticolosi. E lui, per quello che vedo da fuori, è uno molto quadrato, studia il dettaglio.

In maglia gialla ora c’è Remco con 4″ su Lipowitz e 9″ su Romeo
In maglia gialla ora c’è Remco con 4″ su Lipowitz e 9″ su Romeo
Prima hai parlato della potenza di Vingegaard. A noi ha colpito quell’agilità estrema sulla salita. Sarà andato a 110 rpm…

Dipende da come l’hanno preparata. Perché alla fine avere troppa cadenza ti penalizza in termini di aerodinamicità. Se sei agile perché stai facendo girare un rapporto lungo va bene, altrimenti non è redditizia quella scelta a crono. Però credo che quando riesci a fare potenza in agilità vuol dire che la forma è buona. Non vai a ricercare il rapporto: hai potenza per far girare le gambe.

Quanto conta invece la prestazione di Jorgenson, sia dal punto di vista fisico che dei materiali e delle metodologie?

Di sicuro vanno forte e lavorano bene. Pensiero mio: magari servirebbero alcune regole che livellassero un po’ certi aspetti, come quello dei caschi. Mi sembrano un po’ esagerati. Detto questo, Jorgenson non è l’ultimo arrivato. Anche lui è andato forte perché molto probabilmente l’hanno preparata al dettaglio. E lui con ogni probabilità ha fatto da apripista per Vingegaard, fornendogli poi i dati su gestione, curve…

Ultima domanda, Mirco. Pogacar è stato l’unico che ha bevuto: magari c’era un goccio di maltodestrine in quella borraccia. Questo può essere indicativo per i tecnici o anche per te?

La questione è delicata perché non sappiamo cosa c’era in quella borraccia. Non dimentichiamo che Tadej soffre il caldo e voleva idratarsi. Quindi potrei ipotizzare anche solo acqua per inumidire la bocca, perché vai in secchezza. Anche io preferisco bagnarla, anche se è uno sforzo di venti minuti. Arrivare con la bocca asciutta non dà buone sensazioni. Quindi può essere che sia stato per quello. Mi sembra difficile che usino maltodestrine in uno sforzo così breve. Anche se le hai prese a metà gara, qualcosa entra forse nel finale, ma non va a influire davvero.

La Polti nella crono con un manubrio segreto

10.05.2025
5 min
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TIRANA (Albania) – L’ultimo giorno di allenamento alla vigilia della prima tappa, i corridori del Team Polti-VisitMalta l’hanno dedicato a un’uscita di due ore sulla bici da crono e sono stati forse gli unici. Hanno trovato una strada con l’asfalto decente e hanno fatto avanti e indietro fino a completare la distanza desiderata. Il dettaglio curioso prima che partissero era la presenza attorno alle loro biciclette di Fabio Guerini e Davide Guntri: gli uomini di Deda Elementi che dallo scorso inverno si è messa al lavoro per la squadra di Basso e Contador.

Casualmente, avevamo incontrato Guntri anche nel ritiro di dicembre della Polti a Oliva, quando la collaborazione con l’azienda cremonese era ancora da definire e ci fu proibito di fare foto. Oggi che il discorso è andato avanti e quella protesi manubrio è qui, il risultato sarà sotto gli occhi di tutti a partire dalle 13,54 quando Giovanni Lonardi scatterà dal blocco della crono.

Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro
Il Team Polti-VisitMalta è pronto per partire: siamo alla vigilia del via del Giro

Tester Maestri

La necessità della Polti era avere una protesi manubrio da crono personalizzata per ciascun corridore. Il risultato del lavoro ha il nome di Jet Hydro: è made in Italy, è in alluminio idroformato ed è stata sviluppata da Deda Elementi con la grande collaborazione di Mirco Maestri. Il corridore di Guastalla, che lo scorso anno conquistò l’oro europeo nel Mixed Relay, ha fatto da tester e con lui abbiamo raccolto una prima base di informazioni. Le regolazioni possibili riguardano l’inclinazione della torretta e delle protesi stesse, disponibili in due lunghezze, che possono essere registrate anche sul piano orizzontale e nell’avanzamento.

«Curando molto le crono negli ultimi due anni – spiega Maestri – ho notato che ci sono dettagli ormai fondamentali. Con questa nuova protesi, riusciamo ad avere comfort e aerodinamica. Sono andato tante volte in azienda e ci abbiamo lavorato insieme. Con Davide (Guntri, ndr) mi trovo benissimo e penso che abbiamo trovato la giusta soluzione per ogni tipo di atleta, dato che la protesi è adattabile a ogni tipo di braccia e avambracci. Ho parlato di comfort e prestazione perché ci sono crono che durano più di mezz’ora e restare in posizione diventa difficile. Quindi avere una protesi performante, ma anche comoda aiuta tanto».

Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti
Segmenti in alluminio idroformato: leggerezza e made in Italy: è la nuova Jet Hydro di Deda Elementi per il Team Polti

Protesi su misura

Quando nel ritiro di dicembre del Team Polti assistemmo ai ragionamenti fra Guntri, i corridori e i meccanici, uno degli scogli più duri da superare sembrava la possibilità di stare con la protesi nei limiti delle misure imposte dall’UCI. Si ragionava sull’inclinazione della protesi che a sua volta incide sulla lunghezza. Sul tavolo c’erano tutti i pezzi che compongono Jet Hydro, a sua volta regolabile grazie a una serie di registri.

«E’ una protesi che viene fatta su misura – conferma Maestri – quindi riusciamo ad arrivare al limite per ciascun corridore. Sono percentuali di miglioramento che sembrano minime, ma su una performance di parecchi minuti aiutano parecchio. Io credo di aver trovato la posizione adeguata o quantomeno la migliore possibile per stare nei parametri. Sabato (oggi, ndr) farò la prima crono al massimo e poi anche la seconda. Ormai è diventata la mia specialità».

Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti
Guntri e Maestri si scambiano le ultime opinioni prima che l’emiliano parta per l’allenamento con il Team Polti

Alluminio vs carbonio

Il tempo di sistemare gli ultimi dettagli sulle Jet Hydro, poi Davide Guntri ci ha raggiunto. Dice Fabio Guerini che è stato lui a credere più di tutti nel progetto e se lo è portato avanti con convinzione e caparbietà.

«Il progetto è partito proprio da Oliva – annuisce Guntri – mentre Mirco (Maestri, ndr) è stato quello che ci ha dato i feedback per le ultime modifiche e lo sviluppo dei grip e dei poggia gomiti. L’esigenza di partenza era trovare un prodotto fatto totalmente in Italia, discostandoci dal produrre per forza ogni cosa in Oriente. Un prodotto italiano che fosse anche top di gamma. Volevamo far capire che non esiste solo il carbonio, ma c’è anche l’alluminio. E che l’alluminio può avere dei pesi molto contenuti perché i tubi con cui sono fatte le protesi sono idroformati e li facciamo noi in casa.

«Penso che siamo l’unica azienda in Italia che idroforma i tubi e Polti ci sta dando una grande mano per andare avanti. Questo è un grosso progetto. Sono idroformature di due lunghezze differenti. Abbiamo le stesse lunghezze della Jet, cioè la S e la M. In questo caso abbiamo la Jet Hydro S e la M. I pad e i grip sono totalmente fatti da noi in stampa 3D, quindi customizzati per ogni corridore. Ecco il grande vantaggio di questa protesi».

I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi
I pad e i grip del Jet Hydro per il Team Polti sono stampati in 3D nella sede di Deda Elementi

Solo su misura

Mentre i corridori si allontanavano, il discorso è andato avanti tornando proprio al tema delle misure UCI che tanto hanno dato da lavorare ai tecnici di Deda e ai biomeccanici della Polti-VisitMalta.

«Riusciamo a stare dentro tutte le misure – spiega Guntri – perché le sviluppiamo noi. Prendiamo la misura della vecchia bici e della vecchia posizione e con un programma creato in azienda con Stefano Rossi, il nostro disegnatore, sviluppiamo anche l’angolo della torretta. Potrebbe essere di 15-20-25-30 gradi, in modo da sfruttare l’angolo maggiore che il corridore può utilizzare nella sua categoria. Le torrette sono in alluminio, un pezzo unico. La nostra paura era quella che, avendo delle torrette abbastanza alte, potessero svettare nel punto superiore, perché quando vai a crono tiri molto con l’esterno. Invece Mirko ci ha detto che era tutto a posto. E così siamo partiti, spingendo forte sull’alluminio».

Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono
Ultime regolazioni prima dell’allenamento che serve anche a trovare il feeling con la bici da crono

Lo bisbigliano e non fanno nomi. Pare che una squadra WorldTour si sia mostrata interessata a Jet Hydro e abbia chiesto di provarlo. Se andasse in porto, Deda Elementi potrebbe anche prendere in considerazione di creare delle protesi fisse, senza possibilità di regolazione: su misura per ciascun corridore. Fisse, una volta trovato il giusto assetto.

Zanatta: «Contento se… Torniamo dal Giro con una tappa»

07.05.2025
5 min
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Stefano Zanatta e i corridori della Polti VisitMalta sono arrivati ieri sera in Albania, i mezzi e il personale era già lì da qualche giorno come ci ha raccontato Maurizio Borserini, creatore delle immagini per il team. Il tempo di prendere dimestichezza con l’asfalto albanese non è tanto, oggi la sgambata sarà nel primo pomeriggio, poi domani (giovedì, ndr) si dovranno trovare i ritagli di tempo per fare tutto. Il Giro d’Italia parte per la prima volta della sua storia ultracentenaria dall’Albania. Ci si accorge della grandezza di un evento del genere solamente quando deve “traslocare” dall’Italia. La carovana è immensa e tutto deve essere coordinato al meglio

Aurum ha pensato ad una livrea speciale per il Giro, realizzata da Lechler

Voci da Tirana

Questa mattina alle ore 10, a Tirana, c’è stata la riunione delle squadre. Il meteo è buono a differenza di quello che ci accompagna in questo inizio maggio nel nostro Paese. 

«In queste ore i ragazzi hanno visionato alcuni punti della prima tappa – dice Zanatta – come la salita finale che si andrà a ripetere due volte, mentre domani cercheremo di andare sul percorso della cronometro e della terza frazione. Il tempo a disposizione non è molto».

Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento
Piganzoli è chiamato a fare uno step in più rispetto al 2024, vincere una tappa al Giro sarebbe un modo per affermare il proprio talento

Da cinque edizioni

Per il team di Ivan Basso e Fran Contador sta per iniziare il quinto Giro d’Italia, da quando la squadra è diventata professional ha sempre partecipato alla Corsa Rosa. I risultati sono arrivati fin da subito: al primo anno, nel 2021, Lorenzo Fortunato ha vinto in cima allo Zoncolan. Successo bissato due anni dopo da Davide Bais a Campo Imperatore. 

«Lo spirito con il quale affrontiamo questo Giro – racconta Stefano Zanatta – è lo stesso delle stagioni passate. Portiamo corridori che sanno lottare e andare in fuga. L’obiettivo che mi pongo è quello di vincere una tappa, è una cosa che abbiamo nelle nostre corde. Con Davide Piganzoli daremo un occhio alla classifica ma la squadra non sarà a sua disposizione tutto il giorno. Anche lui dovrà essere bravo nel crearsi le occasioni per vincere una tappa. Va bene fare una bella classifica, ma vincere una tappa al Giro ti fa cambiare status». 

Un po’ come fatto da Fortunato quattro anni fa…

In un certo senso sì, la cassa di risonanza di quella vittoria in cima allo Zoncolan ha lanciato Fortunato nel ciclismo dei grandi. Sono corridori diversi, Piganzoli è molto più completo. Sa difendersi bene a cronometro e mentalmente arriva per lottare. I risultati lo dicono, al Gran Camino ha mostrato ottime qualità. 

Piganzoli è arrivato al punto di potersi giocare la vittoria con i migliori o deve andare in fuga?

Penso abbia fatto vedere che è capace di stare con i più forti. Al Tour of the Alps ha colto un bel piazzamento nella seconda tappa. Deve imparare a gestire meglio il finale ma ha fatto passi importanti in questo senso. E’ un atleta che ha il colpo di mano, il guizzo per spuntarla in uno sprint ristretto. 

L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
L’ultima vittoria di tappa al Giro, la seconda nella storia di questa squadra, l’ha firmata Davide Bais nel 2023 a Campo Imperatore
Ha mostrato anche di avere la solidità sulle tre settimane…

Senza dubbio. Il fatto principale è che il Giro è lungo, molto lungo. Può succedere di tutto. Comunque Piganzoli al suo primo Giro ha sfiorato la top 10, non è una cosa da poco. 

Parlaci degli altri sette corridori…

Non avremo nessun debuttante, questo credo sia un vantaggio in termini di esperienza e recupero. La squadra è più matura rispetto a un anno fa. L’uomo squadra, sembra scontato dirlo, sarà Maestri. Ha esperienza, forza e sa dare l’anima in bici. 

Ci saranno anche i fratelli Bais, Mattia e Davide. 

E’ il loro terzo Giro d’Italia insieme. Davide ha già vinto una tappa, mentre Mattia ci ha mostrato una crescita incredibile. Sa tenere in salita e inoltre è un attaccante nato. Non dimentichiamoci Pietrobon. Lui lo scorso anno ha sfiorato la vittoria a Lucca e ha vinto la classifica del più combattivo con quasi mille chilometri di fuga. 

Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
Lonardi, in maglia verde, ha vinto la classifica a punti in Turchia ed ha mostrato un’ottima costanza nei risultati in questo 2025
C’è anche il nuovo innesto Tonelli

Nuovo per il nostro team ma di esperienza al Giro ne ha da vendere. Nelle edizioni precedenti è andato vicino al successo di tappa in due occasioni: una nel 2022 con un terzo posto e nel 2023 ha fatto quarto nella tappa di Rivoli. 

In tanta Italia c’è spazio per uno spagnolo: Munoz.

Lui è il nostro jolly, è in grado di rimanere accanto a Piganzoli, ma è capace di dare un ottimo contributo per le volate, nelle quali avremo Lonardi. Lui fa fatica a vincere, tuttavia da un anno e mezzo ha trovato una costanza incredibile. Ha colto dodici top 10 e ha appena vinto la maglia a punti al Presidential Tour of Turkiye.

Le lacrime di Maestri, lo sprint di Kooij e Ganna ancora leader

13.03.2025
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TRASACCO – La nuvola s’è spostata e ha smesso di piovere. L’arrivo è dall’altra parte del parchetto, per cui i corridori devono fare il giro e raggiungono come capita il gruppo dei massaggiatori che li attendono. Quando i primi tagliano il traguardo, gli ultimi hanno ancora dieci chilometri da fare: Milan è là dietro cercando di recuperare dalle botte di ieri in vista della tappa finale. Il freddo non aiuta, ma Johnny racconterà poi che nel finale è tornato ad avere buone sensazioni e la preoccupazione per la caduta di ieri si è dissipata. Nella bolgia di atleti che tremando cercano di infilarsi la mantellina, Mirko Maestri riemerge in lacrime da un lunghissimo abbraccio con Maurizio Borserini, il fotografo della squadra.

La tappa l’ha vinta Kooij, l’emiliano è arrivato quinto. «Oggi ho dato il massimo – ha detto dopo l’arrivo il velocista della Visma-Lease a Bike – anche se quando sono venuti fuori i ventagli, mi sono ritrovato tra speranza e disperazione. Un momento pensavo che ce l’avremmo fatta e quello dopo invece no. Quando poi abbiamo preso la testa della corsa, ho cambiato mentalità. Sono davvero felice. L‘obiettivo era vincere una tappa e ci siamo riusciti. Questo mi dà molta fiducia».

Per Olav Kooij, 23 anni, quella di Trasacco è la terza vittoria dell’anno dopo le due in Oman
Per Olav Kooij, 23 anni, quella di Trasacco è la terza vittoria dell’anno dopo le due in Oman

In fuga per 155 chilometri

Peccato che abbia ricostruito la fiducia sulla pelle di Maestri, che invece è stato in fuga per 155 dei 190 chilometri della tappa. Più che al Giro, quando nella tappa di Fano si arrese ad Alaphilippe. Il finale è stato uno snervante tira e molla. Alle porte del piccolo comune aquilano sulla sponda del Fucino, il vantaggio è stato a lungo inchiodato sui 13 secondi. Erano quattro. Maestri, Arcas, Leemreize e Blume Levy. Rutsch, che è stato per un po’ anche leader virtuale, è scivolato in una curva a destra e non l’hanno più visto. Il gruppo li aveva davanti, che pareva di toccarli. Prima di vederli anche noi passare, pensavamo che se li avessero presi alla svelta, la loro sofferenza sarebbe finita. Invece erano intenzionati a tenere duro: non si molla niente.

«Peccato perché ci credevo – dice Maestri – avevo parlato di questa tappa con Zanatta già da prima che la Tirreno cominciasse. Siamo arrivati a un soffio, mi dispiace. Sono anche un po’ incavolato il corridore della Uno X, perché se avessimo collaborato nel finale, si poteva arrivare e ci saremmo giocati una volata a tre con lui e con Healy».

Il via da Norcia, dove San Benedetto veglia sulla cittadina che porta ancora le ferite del terremoto
Il via da Norcia, dove San Benedetto veglia sulla cittadina che porta ancora le ferite del terremoto

La generosità di Healy

L’irlandese li ha presi subito dopo l’ultimo strappo, quello su cui Van der Poel ha mostrato i muscoli e Ganna è andato a prenderlo. Healy li ha raggiunti e si è messo subito in testa, con lui sono rimasti il corridore della Polti-VisitMalta e quello della Uno-X Mobility. Ha tirato quasi sempre lui, evidentemente spinto da mire di classifica. Un paio di volte proprio Maestri gli ha dato un cambio, Blume Levy non ha fatto nemmeno il gesto. Non si è reso conto che in certi casi il modo migliore per non vincere è credersi più furbi degli altri.

«Quando è passato Ben Healy – prosegue – gli siamo andati dietro. Credo che abbia avuto indicazioni dall’ammiraglia. Ma quando arrivi lì, a mollare non ci pensi per niente. L’anno scorso mi hanno preso a un chilometro (nella tappa di Giulianova, vinta da Milan, ndr), quest’anno addirittura ho fatto quinto. Avevo ancora gambe e infatti sono arrabbiato, perché penso che nella volata a tre avrei vinto. Non mi sbilancio mai, però per come è andata la volata di gruppo… Ci ho provato, ci riproverò e spero ci sia l’occasione anche al Giro. Non abbiamo ancora saputo niente, però mi farò trovare pronto e voglio chiudere finalmente questo cerchio».

Sullo strappo del circuito, Van der Poel accelera forte, Ganna rientra in progressione. Altre prove di Poggio?
Sullo strappo del circuito, Van der Poel accelera forte, Ganna rientra in progressione. Altre prove di Poggio?

La previsione di Zanatta

Zanatta conferma e ricorda anche che nel 2010 da queste parti una fuga (quasi) bidone stava per decidere il Giro d’Italia. L’Abruzzo ha strade, curve e discese che ispirano l’imboscata. Per questo l’idea di andare avanti gli era parsa azzeccata e la sua previsione ha colto nel segno.

«Avevo detto a Maestri che era la tappa giusta per lui – ammette Zanatta – poteva giocarsela. Sarebbero bastati 5 secondi in più e comunque si può essere soddisfatti. Un quinto posto con tutti i corridori che ci sono non è davvero da buttare, peccato che abbia avuto paura ad anticipare. Ha anche dato un paio di cambi a Healy, lo sapevamo che su quello strappo qualcuno sarebbe partito ed era molto probabile che arrivasse lui. Nella riunione avevo fatto proprio il suo nome ed ero certo che avrebbe avuto interesse ad arrivare per guadagnare terreno».

Healy tira, Maestri gli dà due cambi, Blume Levy si volta e fa un po’ il furbo
Healy tira, Maestri gli dà due cambi, Blume Levy si volta e fa un po’ il furbo

Senza mai mollare

Il pullman non è lontano, la strada lentamente si va svuotando. La tappa è partita da Norcia subito in salita. Ha attraversato le Terre Mutate del terremoto. Ha scavalcato salite poco note, ma non certo di poco conto. Si è frammentata in quattro ventagli. E solo dopo Ovindoli la strada ha smesso di fare male.

«Ho fatto un tentativo in discesa – racconta Maestri – nella pianura tra la prima e la seconda salita, che però non era un Gpm. Sono partito con il corridore della Wanty e poi sono entrati gli altri tre ragazzi. L’abbiamo portata via io e Rutsch, era freddo, però meno di ieri. Abbiamo tenuto l’andatura forte tutto il giorno, mentre ieri si accelerava e poi si rallentava e quindi si gelava. Anche se erano a 10 secondi, io ho corso per arrivare. Non mi sarei fermato finché non ce li avessi avuti attaccati alla ruota dietro, per non dire altro. Non ho mollato, si è visto anche nella volata. Peccato che non tutti ci abbiano creduto come me…».

Zanatta: «Maestri esempio di dedizione e umiltà»

14.02.2025
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La carriera di Mirco Maestri nel ciclismo professionistico si è affiancata a quella di Stefano Zanatta in ammiraglia. L’anno in cui il corridore reggiano è entrato alla Bardiani-CSF era il 2016 e sulla macchina del team di Bruno e Roberto Reverberi c’era appunto Stefano Zanatta. Delle dieci stagioni che sono passate da allora i due ne hanno condivise nove. I due, Zanatta e Maestri, si sono separati solamente per la stagione 2021, quando il primo finì sull’ammiraglia della Eolo-Kometa e il secondo lo raggiunse l’anno successivo. Il cammino di Mirco Maestri è stato lungo, ma finalmente vede riconoscersi l’impegno e la determinazione che ha sempre messo sui pedali. 

«Mirco (Maestri, ndr) è sempre stato una garanzia – dice Zanatta – quando mette il numero sulla schiena sai che c’è. E così è stato anche alla Volta a la Comunitat Valenciana, prima corsa a tappe di questa stagione».

Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF
Maestri (a destra) e Zanatta (il secondo da sinistra) hanno iniziato a lavorare insieme nel 2016 alla Bardiani-CSF

Mettersi in discussione

Le strade di Maestri e Zanatta si sono incontrate nel 2016, ma era da tempo che il diesse aveva gli occhi sul ragazzo di Guastalla. 

«Lo seguivo da quando era dilettante – racconta Zanatta – si parla del 2015. Era un corridore sempre presente alle corse e otteneva buoni risultati ogni anno. La stagione successiva ero entrato nello staff della Bardiani, e quando Reverberi mi ha detto che avrebbero voluto prendere quel corridore emiliano ho dato subito la mia approvazione. Quello che mi ha sempre colpito di Maestri è la forza di mettersi in discussione, anno dopo anno. Ogni volta che c’è una mezza carta da giocarsi lui ci si butta a capofitto. Al primo anno da professionista alla Sanremo è entrato subito nella fuga, cosa che ha fatto spesso poi nel corso delle stagioni».

Nel 2016 la prima di tante fughe alla Milano-Sanremo per Mirco Maestri
Mirco Maestri, Milano-Sanremo 2016
Hai un ricordo di quella sua prima Sanremo?

Sì. Riuscì a resistere fino ai piedi della Cipressa. La corsa si accese e noi con l’ammiraglia superaravamo i gruppetti che piano piano si staccavano, solo che in questi non vedevo mai Maestri. L’ho ritrovato sul traguardo di Via Roma e gli ho chiesto: «Dove hai tagliato?». Lui mi rispose che aveva tenuto duro arrivando a tre minuti dai primi. Lì capii che eravamo davanti a un corridore con un motore notevole e una grande sopportazione della fatica. 

Dal lato umano che impressioni ti fece?

Subito positiva. E’ un ragazzo che sa stare con tutti e molto umile, ma ha una cattiveria agonistica impareggiabile. Umanamente ha un carattere buono, quando dice una cosa cerca sempre di farla. Ama questo lavoro e si vede, è arrivato tardi al professionismo ma potrebbe meritare anche di stare in squadre WorldTour. Però ce lo teniamo volentieri qui (ride, ndr). 

Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Nel 2019 arriva finalmente la maglia arancione alla Tirreno-Adriatico, Maestri l’averla sfiorata nel 2017
Parlarci è semplice?

E’ uno che ascolta e mette in pratica. Io quando parlo con i corridori cerco di avere sempre lo stesso atteggiamento. Però mi accorgo che quando parlo con Maestri lui pone tanta attenzione su quello che si dice. I primi anni alla Bardiani gli dissi che se avesse voluto migliorare in salita avrebbe dovuto fare allenamenti più impegnativi. Così lui da casa sua, abitava nel mantovano, prendeva la macchina per allenarsi sul lago di Garda e fare tanto dislivello. 

La sua dedizione da cosa si capisce?

Un anno, era il 2017, gli dissi che secondo me poteva conquistare la maglia a punti alla Tirreno-Adriatico. Sarebbe bastato andare in fuga tre tappe sulle sette a disposizione, lui ci andò per tutte le prime cinque frazioni. Perse la maglia nei confronti di Sagan per due soli punti. Quello rimase un cruccio e due anni dopo riuscì a vincere la maglia a punti alla Tirreno. 

La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
La maglia di campione europeo è la consacrazione di una carriera fatta di dedizione e tanti sacrifici (foto Maurizio Borserini)
Il vostro è un rapporto che si è costruito subito?

Non c’è stato un giorno, ma uno scambio continuo di fiducia, prima in Bardiani e ora in Polti. 

Che corridore hai ritrovato alla Eolo-Kometa, ora Polti VisitMalta?

E’ sempre stato uno che quando c’è qualcosa che non va cerca di capire il perché. Nelle ultime due stagioni, da quando ci siamo ritrovati, sta lavorando per obiettivi. Uno di questi sono state le cronometro, nel 2024 ci siamo concentrati parecchio su questo aspetto. Tanto che è arrivato un grande passo in avanti e la convocazione per gli europei, sia per il mixed team relay che per la prova su strada. Un ragazzo che a 32 anni decide di sposare una nuova idea e di lavorarci su è un segnale. In tanti a questa età si accontentano del compitino e portano a casa lo stipendio. Maestri invece vuole dimostrare di meritarsi il posto.

Cosa hai pensato quando ha vinto la medaglia d’oro?

Ero veramente felice. Mi ha chiamato Velo chiedendomi se Maestri fosse pronto per una prova del genere. Ho garantito di sì, anche se c’era da sostituire una figura come quella di Ganna. Mirco è stato bravo e vederlo vincere è stata la gioia più grande, come la fine di un lavoro. 

Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Maestri è un punto di riferimento per i giovani, qui alla Valenciana insieme a Piganzoli
Ti saresti aspettato questa sua crescita anche per quanto riguarda la leadership all’interno della squadra?

La stagione in cui ha corso con Gavazzi gli è stata utile da questo punto di vista, da lui ha imparato molto su questo ruolo. Però Maestri è sempre stato uno con l’atteggiamento corretto. Si mette in discussione per primo ed è l’ultimo a mollare. Non è un leader che fa sentire la voce, ma che mostra la via agli altri. Con i giovani questo modo di fare funziona, infatti ci siamo spesso affidati a lui in gara. 

Ad esempio?

Alla Valenciana, che si è appena conclusa, era l’ultimo a rimanere con Piganzoli in salita ed ha aiutato Lonardi nella volata della tappa finale. E’ davvero bello avere un corridore così in squadra, e poi ha sempre il sorriso, non è uno che rimprovera i compagni o alza la voce. Ma dimostra, mettendo il peso prima sulle sue spalle.

Maestri riparte con nuove consapevolezze e l’occhio sui giovani

04.02.2025
5 min
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Mirco Maestri la polvere dalle ruote l’ha già tolta il 25 gennaio quando ha corso alla Classica Camp de Morvedre. Il corridore emiliano ha iniziato così la sua quarta stagione nel team di Ivan Basso, che nel frattempo ha cambiato nome passando da Eolo-Kometa a Polti VisitMalta (in apertura foto Maurizio Borserini). 

«Ho corso quella gara classificata come .2 sul calendario – spiega Maestri – perché la squadra aveva bisogno di un corridore esperto da affiancare ai giovani. In corsa non c’erano le radio e avevano bisogno di un punto di riferimento che coordinasse il tutto. In quell’appuntamento è andato molto bene Crescioli, che è arrivato ottavo. E’ un bel corridore con tanti margini di crescita, l’ho visto bene e sono fiducioso di quello che può fare».

La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre
La stagione di Maestri è partita dalla Spagna con la Classica Camp de Morvedre

Quattro giorni di carico

La presenza estemporanea alla Classica de Morvedre non era di certo prevista, ma Maestri ci ha sempre mostrato una grande predisposizione al sacrificio e all’aiuto, così quando è arrivata la chiamata “Paperino” non si è tirato indietro. 

«Coordinare tutto – continua a raccontare – non è facile, ma vedere che i ragazzi ti seguono e ti ascoltano è bello, dà soddisfazione. Fare il diesse in gara è sempre un ruolo delicato, soprattutto se non ci sono le radioline, se poi si sbaglia si devono fare i conti con i capi in ammiraglia (ride, ndr). Io arrivavo direttamente dal ritiro, eravamo in Spagna e serviva un corridore esperto. La sera stessa sono tornato in hotel e poi ho fatto una “tripletta”, altro che riposo (altra risata, ndr)».

Eccoli i giovani della Polti VisitMalta alle spalle dell’esperto Maestri, diesse in gara
C’è anche una bella foto di te con tutti i ragazzi intorno.

L’obiettivo era correre uniti e scortarli fino all’ultima salita, tenendoli sempre lontani dai pericoli e assicurandomi di non far andare via fughe numerose senza uno dei nostri dentro. In quella foto li stavo tenendo al riparo dal vento, ho detto loro: «Sto io davanti, voi dietro al riparo».

Ora tocca a te fare sul serio…

Si parte tra poco, domani con la Volta a la Comunitat Valenciana. E’ stata la mia gara tra i professionisti, nove anni fa. Durante l’inverno ci siamo preparati bene, ma come dice Zanatta: «Puoi fare tutti i test del mondo ma poi si vede in gara come stanno le gambe». E ha ragione. 

Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
Maestri ha esordito alla Volta a la Comunitat Valenciana nel 2016
La squadra come sta?

Bene! Sono arrivati anche due rinforzi molto importanti: Tonelli e Zoccarato. Quest’ultimo l’ho voluto con tutto me stesso e sono contento che sia qui. Mentre Tonelli avevo provato a convincerlo due anni fa di venire qui alla Polti. Lo conosco da tanti anni, siamo sempre stati amici anche con maglie diverse. Basta guardare alle ultime Sanremo, eravamo sempre in fuga insieme

Allora quest’anno proverete a tornarci con la stessa maglia?

Magari (ride, ndr). Ormai in queste corse devi partire con la consapevolezza che di spazio ce ne sarà poco. Tonelli è uno che va forte anche in salita, e sarà un ottimo rinforzo per dare una mano a Piganzoli.

Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Una delle figure di riferimento per la Polti VisitMalta per la stagione 2025 sarà Piganzoli
Ripensare a quella prima Valenciana cosa ti provoca?

Un ricordo dolce-amaro. Ricordo che alla prima tappa alzai lo sguardo e c’era la Sky in testa a tirare e ho pensato: «Cavolo, ma sono davvero qui?». In quella stessa giornata ero andato in fuga con un corridore della Quick Step (Dan Martin, ndr) che mi staccò all’ultimo giro. Lui vinse, mentre io fui ripreso negli ultimi 200 metri. Ora però queste gare le preparo diversamente, con il passare degli anni ho cambiato ruolo. Sono sempre di supporto ai compagni ma mi metterò alla prova nelle corse più impegnative. 

Arrivi da una stagione di conferme da questo punto di vista…

Ne parlavo con Basso qualche giorno fa. La seconda metà del 2024 mi ha dato tante risposte positive, a partire dal Giro del Lussemburgo nel quale sono andato forte. Tutte prestazioni che mi hanno permesso di guadagnarmi la prima convocazione in nazionale agli europei. 

Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Maestri riparte in questa stagione con nuove conferme e la solita voglia di imparare e mettersi in gioco
Dal 2025 cosa ti aspetti?

Metterò la stessa mentalità, una pagina bianca nella quale non dovranno mancare voglia di migliorare e imparare. Non si deve mai dare nulla per scontato, dopo la scorsa stagione ho più consapevolezza nei miei mezzi. Ne parlavo con Zanatta, che è stata una figura di riferimento nella mia carriera, ora si devono provare le fughe che possono andare. Bisogna ponderare le scelte e non sprecare energie. 

La Polti VisitMalta sembra una squadra ben equilibrata e pronta a una bella stagione…

Ci sono tanti giovani, ognuno in un momento diverso della carriera ma tutti di valore. Piganzoli è forte, molto, e ha iniziato bene questo 2025. Restare con noi un altro anno gli darà la possibilità di provare e farsi valere. Poi se si consacrerà definitivamente sarà il momento giusto di lasciare il nido e provare a spiccare il volo. 

Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Secondo Maestri il nome che dovrà emergere in questa stagione è quello di Tercero
Ci sono anche talenti appena arrivati e altri da lanciare.

Uno di quelli appena arrivati è Crescioli che nell’esordio stagionale mi ha sorpreso davvero. Tuttavia credo che questo sia l’anno giusto per provare a far emergere il talento di Tercero. Ci sono le prospettive per renderlo uno dei nostri uomini di punta. Ha le qualità per farlo, il 2024 è stato un anno difficile visti i tanti problemi fisici. Ma ora è il suo momento. 

Il “blocco Bardiani” alla Polti-Kometa: parla Zanatta

07.12.2024
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L’arrivo di Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato alla Polti-Kometa, di cui abbiamo parlato in questi giorni, non è solo un movimento di mercato: rappresenta il tassello di un mosaico che si sta definendo negli anni. Nella squadra di Basso e Contador, in cui uno dei direttori sportivi è Stefano Zanatta, si stanno integrando corridori dal profilo ben definito e affini al progetto: uomini di sostanza per andare in fuga e aiutare. E non è un caso che Tonelli e Zoccarato seguano un percorso già tracciato da corridori come Mirco Maestri, Giovanni Lonardi e prima di loro Vincenzo Albanese: tutti loro sono stati, chi prima e chi dopo, alla VF Group-Bardiani.

Questa migrazione non riguarda solo gli atleti: lo stesso Zanatta, oggi figura chiave nella gestione sportiva della Polti-Kometa, ha vissuto entrambe le realtà. La filosofia del team di Basso è ben diversa da quella della VF Group-Bardiani. Entrambe, visti i tempi stanno intraprendendo una metamorfosi, pensiamo per esempio, ai preparatori interni. Ma ognuno lo fa con delle sfaccettature diverse.

Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Stefano, il “blocco Bardiani” cresce, ora avete inserito anche Zoccarato e Tonelli. Qual è la tua impressione su di loro?

Con Zoccarato non avevo mai lavorato prima, perché è arrivato alla Bardiani dopo che io ero andato via. Però conosco bene Tonelli e Maestri, avendo lavorato con loro per quattro anni. Sono molto contento di accogliere Tonelli: è un corridore maturo e penso che si integrerà benissimo nel nostro gruppo. Anche Zoccarato ha mostrato tanto crescendo. Non l’ho mai diretto, ma lo seguo da quando era con i dilettanti: è un uomo che prende molta aria. Qualche volta lo fa in modo un po’ azzardato, ma è migliorato. È diventato famoso per le sue fughe e anche per i suoi titoli italiani nel gravel. Samuele ha ancora margini di crescita: alla fine ha solo 26 anni.

Tonelli viene spesso definito una sorta di direttore sportivo in corsa. Come si inserisce nel vostro progetto?

È vero che Tonelli ha capacità tecniche che potrebbero far pensare a un direttore sportivo in corsa, ma noi preferiamo lasciare questo ruolo… a noi direttori in ammiraglia! Scherzi a parte, Alessandro ha grande esperienza e sa come muoversi in gara. Ha dimostrato la sua maturità e la capacità di essere decisivo nelle fughe. Alla Polti-Kometa sarà un elemento prezioso sia per la sua intelligenza tattica ma anche per le sue doti sportive. Non scordiamo che quest’anno ha anche vinto.

Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
E poi ci sono i veterani della Polti-Kometa: Maestri e Lonardi…

Mirco ormai lo conosciamo. Lui sta ricalcando quello che fu Gavazzi. Quest’anno ha fatto grandi cose. Lui è davvero un uomo squadra ed è importante per noi. Lonardi passò alla Nippo. Al primo anno con noi ha fatto benino, poi ha avuto una stagione così così. Ma quest’anno, dalla metà in poi, ha dimostrato una bella costanza. “Lona” ci assicura sempre un buon piazzamento. Ha preso più confidenza in tutto il sistema e soprattutto nelle sue capacità, questa è la cosa importante.

Che tipo di squadra possiamo aspettarci dalla Polti-Kometa il prossimo anno?

Stiamo lavorando per crescere e strutturare meglio il nostro modo di operare. Abbiamo giovani promettenti come Piganzoli e Tercero, ma anche corridori che si stanno consolidando, come Martín e Serrano. Un abile velocista come Peñalver. Pertanto il nostro obiettivo è essere presenti nelle corse, con una mentalità aggressiva.

Avete corridori che sanno attaccare e allo stesso tempo dovete restare nelle prime 30 squadre del ranking UCI per sperare nell’invito die grandi Giri: è una bella sfida….

Pur non avendo un budget enorme come altre squadre, vogliamo restare tra le migliori professional, costruendo una squadra che si fa vedere ma che porta anche risultati. Non cambieremo dunque molto, ma lo faremo con più consapevolezza. Poi è chiaro che i punti servono e per questo oltre a finalizzare un po’ di più, sarà importante anche scegliere un calendario adatto. Per ora abbiamo molti inviti: valuteremo…

Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Stefano, tu hai lavorato sia con la Bardiani che con la Polti-Kometa. Quali differenze hai riscontrato nei metodi di lavoro?

Ogni squadra ha un proprio stile. La Polti-Kometa segue una filosofia strutturata, con specialisti dedicati e riunioni regolari per definire le strategie. Ivan Basso e Alberto Contador hanno voluto creare un sistema dove tutti sanno esattamente cosa fare. Questo ci ha permesso di crescere e ottenere risultati. Io oggi non posso più riprendere un corridore sull’alimentazione o gli allenamenti. Per entrambe le cose c’è una figura specifica. Se ne parla con chi di dovere e anche per questo vogliamo tecnici interni al team

Chiaro…

La VF Group-Bardiani, invece, ha un’impostazione più familiare. Ma questo non significa che è peggio, sia chiaro. Hanno acquisito una loro stabilità. Bruno Reverberi resta il capo e Roberto gestisce il lato manageriale e lo fa molto bene. In più loro stanno lavorando bene con i giovani, Mirko Rossato, sta facendo grandi cose. Entrambe le filosofie hanno i loro punti di forza, ma sono molto diverse.

C’è un motivo per cui molti atleti stanno passando dalla Bardiani alla Polti-Kometa?

Credo che sia una questione di opportunità e di prospettive diverse. La Bardiani offre stabilità, grazie a sponsor storici e si concentra sul lungo termine, investendo sui giovani. La Polti-Kometa, invece, offre un ambiente più strutturato, dove i corridori possono crescere rapidamente e lavorare con specialisti. Entrambe le realtà hanno il loro valore, ma sta ai corridori scegliere ciò che meglio si adatta alle loro ambizioni.