Zerosbatti: difesa dei ciclisti, tutela legale e tanto altro

24.03.2021
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I numeri parlano chiaro, in barba alle lamentele di chi guida l’auto e vorrebbe toglierli tutti di mezzo. I ciclisti sono l’anello debole della strada e spesso al danno vedono sommarsi la beffa: Zerosbatti è nata per questo. Vendrame aggredito per la strada. Scarponi ucciso a pochi metri da casa. Tommaso Cavorso ucciso da un’auto in sorpasso. Marina Romoli travolta. Pozzovivo schiantato da un’auto. Samuele Manfredi su una sedia a rotelle e Luca Panichi prima di lui. Quanti sono i ciclisti che ogni giorno subiscono la violenza della strada?

Se seguite il ciclismo su Eurosport, questa storia l’avete già sentita, perché Luca Gregorio non manca mai di parlarne e fa bene. Qui ci proponiamo di preparare la tela su cui stendere di qui in avanti una serie di ragionamenti a uso di chi va in bici e nel momento del sinistro, non sa che pesci prendere.

«Perché quando ci finisci in mezzo – dice Federico Balconi, avvocato (nella foto di apertura) – non hai la lucidità di fare quel che serve. Se sai di avere un’assistenza legale, magari sai anche come muoverti. Ma se prima hai da pensare alle tue ferite e alla fisioterapia e il ricorso lo tieni per dopo, magari quando cominci è già tardi. Avete fatto voi il nome di Scarponi. Non conosco il caso, ma quando succede qualcosa di così drammatico, l’avvocato serve subito perché vengano fatti tutti i rilievi e si lavori in modo tempestivo. Dopo è tardi. Dopo oltre al dolore per la perdita, c’è la beffa per risarcimenti risibili».

Questa foto fa male, parla di Michele Scarponi e Marina Romoli e di un destino atroce…
Questa foto fa male, parla di Michele Scarponi e Marina Romoli e di un destino atroce…

Una storia personale

Federico va per i 53 e racconta che la sua storia e quella di Zerosbatti, l’associazione da lui fondata, risale al dicembre 2017. La storia nel dettaglio è sul sito. In sintesi, torniamo al 2016. Durante un’uscita in bici, Federico viene contattato da un’agente della Stradale che gli comunica che suo padre è stato investito. Corre al Pronto Soccorso. Trova il padre sfigurato dal dolore. Ma il vero calvario è appena cominciato. E proprio dal rendersi conto della difficoltà nell’ottenere giustizia, nasce l’idea di creare un’associazione che offra assistenza legale e metta il ciclista investito al riparo dai primi esborsi finanziari. Un’assicurazione. Zerosbatti, appunto, nessuna preoccupazione.

Perché di preoccupazione si tratta…

Hai subito l’incidente, poi arrivi alla causa e si apre tutto un altro scenario. Devi disporre di un fondo iniziale per cominciare e poi c’è la causa, che può andare bene o male. E se per qualsiasi motivo va male, non solo non hai un risarcimento, ma devi pagare le spese legali. Noi evitiamo tutto questo. Facciamo l’analisi della pratica e valutiamo la fattibilità. Se sei andato da solo contro un furgone parcheggiato, hai poco da fare. Ma se noi di Zerosbatti siamo convinti di poter procedere, la portiamo sino in fondo.

Cosa fare se si viene investiti: Zerosbatti fa anche formazione
Cosa fare se si viene investiti: Zerosbatti fa anche formazione
Come dire che i ciclisti non sono la causa di tutti i mali?

Potranno dare fastidio quando sono in mezzo alla strada, ma la stragrande maggioranza dei sinistri vede la ragione da parte dei ciclisti. Sia che vengano travolti da un’auto, sia che cadano per una buca. La Cassazione ha detto che se anche il ciclista è distratto e non la vede, l’Ente che ne è proprietario ha l’obbligo di pensare alla manutenzione. Ma è necessario che il ciclista sappia quali sono i suoi diritti, per questo con i nostri associati facciamo anche opera di educazione, spiegando quali sono le cose da fare subito dopo un incidente.

Qual è il quadro più tipico in caso di incidente?

Leggendo i verbali, la frase più ricorrente è: «Non l’avevo visto!». Perché la vittima è più spesso un ciclista da solo. Il gruppo magari manda in bestia gli automobilisti, ma rende visibili. In auto ci si distrae, sempre più spesso a causa del cellulare. C’è la rotonda che entri e non sai come ne esci. Poi c’è il caso più ricorrente, del ciclista da solo che viene travolto mentre procede sulla destra per i fatti suoi. E poi c’è il sorpasso dell’auto dal senso opposto, perché le nostre strade sono strette e nessuno aspetta il tempo giusto. Il ciclista è l’anello debole e un bersaglio facile, ma nemmeno mi sento di demonizzare troppo l’automobilista.

Indurain, Cavorso e Fondriest: 1.000 km in Spagna per le vittime della strada
Indurain, Cavorso e Fondriest: 1.000 km in Spagna per le vittime della strada
Perché?

Perché a meno che non sia un criminale, è qualcuno che dopo un incidente grave, ha finito di vivere: basti pensare all’uomo che investì Scarponi. Non è cattiveria, è un malcostume da sradicare. Bisogna fare educazione, nelle scuole e nella società civile. E noi facciamo anche questo.

State avendo buone risposte?

Mi parlavano del possibile arrivo di invidiosi ed haters, ma finora sto respirando soltanto la gratitudine di chi non aspettava altro. Finalmente c’è un soggetto legale che ci mette la faccia. E non si tratta solo di dare assistenza legale, perché tutto quello che c’è prima viene fatto a titolo gratuito. Se vai in un’assicurazione e attivi la tutela legale, l’avvocato comunque devi trovartelo da te.

E’ vero che c’è il suo zampino anche nella possibilità di uscire in bici durante il lockdown?

Lo ammetto, è vero. Ero abbastanza convinto che i vari DPCM non impedissero a chi va in bici di uscire dal Comune, ma non se ne trovava traccia. Così abbiamo pesato di scrivere una FAQ e ho trovato una persona davvero disponibile a Roma. Mi è stato chiesto di scrivere la domanda e la risposta e di inviarla, finché alle 23 della vigilia di Natale, è stata pubblicata. Adesso sparisce ad ogni DPCM successivo, ma tempo due giorni la rimettono fuori. Avrei potuto infischiarmene, andavo comunque in bici e avrei potuto difendermi da qualsiasi ricorso. Ma questa mossa ci ha dato un sacco di visibilità. E alla fine quello che conta è che se ne parli, che si faccia fronte comune. Solo così magari il ciclista diventerà meno invisibile.

Milano, voci dalla partenza. E poi via…

20.03.2021
5 min
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«Non c’è niente di facile – dice Van der Poel a mezz’ora dalla partenza – anche io non sono tranquillo. L’anno scorso Alaphilippe è stato più forte di me sul Poggio, per cui non è detto che convenga aspettare fino a lì».

La Milano-Sanremo è in partenza. I corridori sfilano davanti ai giornalisti, mentre Milano è congelata in una zona rossa da capire, dato che ieri sera davanti a ogni bar sostavano capannelli di spritz, con i vigili che passavano senza nulla dire. Qualche tifoso si affaccia e in attesa di togliere le mascherine, va anche bene così. Si corre e tanto basta, ma la frase di Van der Poel si presta a un bel gioco, anche perché dal giorno della Strade Bianche di lui hanno tutti davvero paura. Tutti lo aspettano e hanno paura di lui e lui intanto pensa a un piano B. Lo scenario perfetto per una grande corsa. Il tempo è buono, le previsioni per fortuna sono cambiate.

Tutti hanno paura di VdP e lui cerca soluzioni alternative
Tutti hanno paura di VdP e lui cerca soluzioni alternative

La voglia di Visconti

Alla firma sfilano in ordine di nobiltà, per cui le squadre più piccole arrivano per prime.

«Si parte sempre con un sogno – dice Visconti – anche se non ho la gamba migliore, ci si prova sempre. Se riesco a infilarmi nella fuga, la porto avanti il più a lungo possibile».

Visconti, la condizione non brilla, ma la voglia è tanta
Visconti, la condizione noin brilla, ma la voglia è tanta

Colbrelli senza corse

Tra i favoriti Colbrelli non l’ha messo nessuno e lui del resto non ha corso la Tirreno e neppure la Parigi-Nizza, per cui come fai a dargli un peso?

«Con la squadra abbiamo deciso di fare così – dice – cioè fare due bei blocchi di allenamento. Sono due chili meno di inizio stagione, non ho brutte sensazioni, ma correre è diverso. Vedendo come corre Van der Poel, non mi meraviglierei che partisse sulla Cipressa. Io non sono da scartare e la squadra ha anche Haussler e Mohoric che stanno bene».

Nizzolo teme l’attacco da lontano: il morale è buono
Nizzolo teme l’attacco da lontano: il morale è buono

Nizzolo guardingo

Anche Nizzolo pensa a un attacco da lontano, mentre la sua maglia bianca di campione europeo con le strisce tricolori rende il mattino anche più radioso,

«Sarà cruciale avere la squadra intorno – dice Giacomo alla partenza con il casco griffato per la Sanremo – per limitare i danni. La cosa peggiore è un attacco da prima della Cipressa, magari sui Capi, perché c’è in circolazione davvero in ottima condizione. Io non ho la gamba migliore per il colpo al ginocchio preso a inizio anno, ma la testa sta alla grande, per cui sarò nella battaglia».

Viviani guarda Bennett

Viviani ha la fascia dal collo al naso, poi gli occhiali e sopra il casco: sembra un bandito d’altri tempi e magari l’approccio sarà quello.

«Arrivo rilassato e in crescita – dice – e siccome il finale ha più soluzioni, penso che rimarrò nel gruppo dei velocisti che hanno già vinto la Sanremo e quelli che stanno meglio. Quindi Demare, Matthews, Bennett e Nizzolo che l’anno scorso ha fatto una grande Sanremo. Cosa è peggio per me fra un attacco da lontano o il Poggio a fiamma? La seconda, non c’è poi il tempo per recuperare…».

Colbrelli arriva alla Sanremo senza aver corso prima
Colbrelli arriva alla Sanremo senza aver corso prima

Gaviria, una sola cartuccia

Gaviria è di buon umore, sotto traccia come si conviene a chi ha una sola cartuccia da giocare e non vuole darlo a vedere.

«Devo aspettare – dice – ad attaccare o seguire gli attacchi non ce la faccio. Il finale è difficile e non è semplice arrivare alla volata. Resto con quelli veloci e vediamo se mi portano in via Roma. Se succede, allora ve lo dico: sto davvero bene. Una sola occasione, ho solo quella».

Il Viviani mascherato correrà sugli altri velocisti
Il Viviani mascherato correrà sugli altri velocisti

Trentin e il Poggio

Trentin come sta? Lui che potrebbe attaccare sul Poggio, è uscito dalla Parigi-Nizza senza grossi risultati.

«Ma le sensazioni sono buone – sorride – malgrado tutto. La corsa la decidono quei due. Alaphilippe non lo metto dentro, perché secondo me è un po’ sotto a Van Aert e Van der Poel e conoscendo la mentalità della Deceuninck-Quick Step che vuole vincere, magari manderanno Julian in fuga e non lo faranno tirare, puntando tutto su Bennett o Ballerini. Io invece potrei attaccare, che è sempre la miglior difesa. Sul Poggio, non prima. Dalla Cipressa è troppo lunga. Lo scenario peggiore? Che mi stacchino prima del Poggio…».

Sua maestà Wout

Van Aert sta dritto come un corazziere e a guardarlo stupisci davvero di quanto sappia essere leggero sulle salite. Potenza, calma ed eleganza. Il vincitore del 2020, parla con grande calma, anche se manca ormai poco al via.

«Sono uno dei favoriti?», dice fingendo di cadere dalle nuvole. «Lo so e lo spero – prosegue – ho ben recuperato dopo la Tirreno-Adriatico, ma alla fine sarà il fisico a dire chi potrà essere protagonista in fondo. Mathieu ha paura che lo stacchino sul Poggio. Mathieu è forte, più dello scorso anno. Ma non aspettatevi le stesse differenze della Tirreno – dice con una punta di malizia – dove c’era gente che correva per la classifica…».

Una sola cartucia per Gaviria, che resterà nascosto dalla partenza fino a via Roma
Una sola cartucia per Gaviria, nascosto fino a via Roma

Se Nibali non dorme…

Nibali passa ridendo e smoccolando, ma si vede che è di buon umore.

«Stanotte non sono riuscito a prendere sonno – dice – perché al piano di sopra avevamo il Barcellona di basket. Sono rientrati in hotel all’una e mezza e hanno fatto rumore. E se a me togli il sonno, si sa…».

Però intanto ci fanno notare che Vincenzo stamattina è stato il primo della squadra a scendere a colazione. Vuoi vedere che sente la corsa? Si va, ragazzi, buona corsa a tutti.

Il Piemonte lancia il Giro 104: ci sarà da combattere

24.02.2021
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Un Giro d’Italia duro che parte da Torino e prosegue poi in Piemonte. Bello da studiare e probabilmente bello anche da affrontare per i corridori che in quei 21 giorni avranno nelle gambe la forza giusta. Cinque tappe vere per velocisti, senza apparenti dislivelli a sorpresa. Due crono: una all’inizio e una alla fine. E nel mezzo tante montagne belle, di quelle che hanno fatto la storia di questo sport.

Per l’Italia

Si parte da Torino, dunque, come già nel 2011 (foto di apertura). Il 2021 è l’anno del 160° Anniversario dell’Unità d’Italia e in questo segno la corsa rimarrà per le prime tre tappe in Piemonte. E’ un’Italia in affanno quella che abbraccia il Giro, fiaccata dal Covid, con più incertezze che punti di riferimenti. La corsa rosa porterà gioia come sempre? E’ quello che tutti si augurano, nel quadro di incertezze e punti di domanda.

«Sono veramente felice che la partenza del Giro 104 sia da Torino – ha detto Ganna – e dalla mia regione, il Piemonte. Il percorso della prima tappa sembra molto veloce, io sono pronto a fare bene. Cercherò di partire con il piede giusto e replicare quanto fatto l’anno scorso, provando a vestire la prima maglia Rosa».

Le 21 tappe

Ecco le 21 tappe del Giro d’Italia 2021, che conta due giorni di riposo. Una distanza totale (per ora) di 3.450,4 chilometri, dislivello complessivo di 46.900 metri, lunghezza media delle tappe di 164,3 chilometri e dislivello medio per tappa di 2.233 metri.

1ª tappa (8/5)Torino, crono individuale9
2ª tappa (9/5)Stupinigi-Novara173
3ª tappa (10/5)Biella Canale187
4ª tappa (11/5)Piacenza-Sestola186
5ª tappa (12/5)Modena-Cattolica171
6ª tappa (13/5)Grotte di Frasassi-San Giacomo (Ascoli Piceno)150
7ª tappa (14/5)Notaresco-Termoli178
8ª tappa (15/5)Foggia-Guardia Sanframondi173
9ª tappa (16/5)Castel di Sangro-Campo Felice160
10ª tappa (17/5)L’Aquila-Foligno140
1° Riposo (18/5)
11ª tappa (19/5)Perugia-Montalcino163
12ª tappa (20/5)Siena-Bagno di Romagna209
13ª tappa (21/5)Ravenna-Verona197
14ª tappa (22/5)Cittadella-Monte Zoncolan205
15ª tappa (23/5)Grado-Gorizia145
16ª tappa (24/5)Sacile-Cortina d’Ampezzo212
2° Riposo (25/5)
17ª tappa (26/5)Canazei-Sega di Ala193
18ª tappa (27/5)Rovereto-Stradella228
19ª tappa (28/5)Abbiategrasso-Alpe di Mera178
20ª tappa (29/5)Verbania-Valle Spluga164
21ª tappaSenago-Milano, crono individuale29,4
Le 21 tappe del Giro, per un totale di 3.450,4 chilometri. Dislivello totale di 46.900 metri

Verso il Sud

Dal Piemonte, di chilometri e vari trasferimenti, si inizierà a scendere. Dopo l’abbuffata di Sud del 2020, quest’anno la frazione più in basso sarà quella che da Foggia andrà a Guardia Sanframondi.

La planimetria generale del Giro d’Italia 2021 che parte da Torino e arriva a Milano
Il Giro d’Italia 2021 parte da Torino e arriva a Milano

Prime salite

Il gruppo prenderà la via dell’Emilia, con il primo arrivo in salita a Sestola. Poi, continuando la discesa sulla sponda Adriatica, scoprirà un arrivo inedito. La 6ª tappa, con 3.400 metri di dislivello, da Frasassi porterà i corridori a San Giacomo (Ascoli Piceno), scalando prima Forca di Gualdo e poi Forca di Presta, attraversando la piana di Castelluccio di Norcia. La salita finale è poi divisa in due spezzoni, con gli ultimi 5 chilometri piuttosto impegnativi, su una montagna che nel tratto finale ricorda il Ventoux, che guarda a ovest verso i Monti Sibillini e a est verso il mare.

Per Dante

Altre salite nella 9ª tappa, che riprendendo la via del Nord, porterà il gruppo fino all’inedito arrivo di Campo Felice. L’indomani da L’Aquila a Foligno un omaggio a Dante Alighieri, ricordando che nella cittadina umbra fu stampata nel 1472 la prima edizione della Divina Commedia.

L’altimetria generale mette in evidenza le tante salite
Sguardo d’insieme alle tante salite del 2021

Strade bianche

Mercoledì 19, la corsa promette spettacolo fra Perugia e Montalcino, con una prima parte ondulata mentre negli ultimi 70 chilometri 35 saranno di Strade Bianche. L’ultimo arrivo a Montalcino, nel 2010, vide Cadel Evans aggiudicarsi la tappa in maglia iridata in una giornata contraddistinta dalla pioggia e dal fango, in cui Nibali perse la chance di conquistare il primo Giro d’Italia.

Gino e Alfredo

Ugualmente in tema di omaggi e ricordi, la tappa successiva che da Siena arriverà a Bagno di Romagna, sarà dedicata a Gino Bartali e al ricordo di Alfredo Martini nei 100 anni dalla nascita, dato che in questa… celebrazione con 3.700 metri di dislivello il gruppo passerà sia per Ponte a Ema, sia per Sesto Fiorentino.

Il Mostro

La temperatura inizia a salire, tanto che dopo l’arrivo in volata di Verona, la 14ª tappa affronterà la Forcella di Monte Rest e poi porterà i corridori ai piedi del Mostro friulano, lo Zoncolan affrontato come già suggerito nei giorni scorsi dal versante di Sutrio, quello della prima volta, di Simoni, di Garzelli e di Pantani.

Marco Pantani e Stefano Garzelli sullo Zoncolan nel 2003: si salirà ancora da Sutrio
Lo Zoncolan da Sutrio come già nel 2003

Il tappone

Puntatina in Slovenia e poi il vero tappone dolomitico, con i chilometri (212) e le salite giusti: Fedaia (Montagna Pantani), Pordoi (Cima Coppi del Giro) e passo Giau prima della picchiata su Cortina d’Ampezzo, a cinque anni dalle Olimpiadi invernali del 2026. La serie tremenda è completata dall’arrivo dell’indomani alla Sega di Ala, preceduta dal Passo di San Valentino.

Ultimi fuochi

Le salite non sono finite, ma la fine della corsa si avvicina. La 19ª tappa ha l’arrivo inedito all’Alpe di Mera in Valsesia (salita provata nei giorni scorsi da Egan Bernal) ma prima si dovranno scalare il Mottarone e la Colma di Varallo. L’indomani, 20ª tappa, Passo San Bernardino, Passo Spluga e arrivo a Montespluga dove già lo scorso anno arrivò il Giro d’Italia U23.

«Il Giro d’Italia – ha detto Egan Bernal – è una corsa che voglio fare da tanti anni. Quest’anno sono veramente felice di esserci e sono già andato a provare una tappa: quella dell’Alpe di Mera. Sarà una frazione difficile e in generale sarà un Giro bellissimo. Aspetto tutti i tifosi davanti alla tv a fare il tifo per me e per tutti i corridori che saranno al via».

A quel punto la crono da Senago a Milano (29,4 chilometri) suggellerà l’acquisito, ma potrà anche sovvertire il risultato: Hindley ricorda ancora come un incubo l’edizione dello scorso anno.

Generazioni contro

Il Giro metterà nuovamente a confronto le nuove leve e i vecchi leoni, che questa volta si spera potranno arrivare alla sfida seguendo il cammino a loro più consono. Non c’è niente di banale in una sfida come questa e una cosa è certa, al di là del nome: non lo vincerà un corridore per caso.

«E’ un percorso che mi piace – ha salutato Nibali – sono contento di come è stato disegnato. Ci sono tante salite, alcune molto importanti, tra queste sicuramente lo Zoncolan! Adesso mi concentrerò per prepararlo al meglio». 

Parsani, il Timone d’Oro nell’anno del Covid

28.01.2021
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Avevamo sentito Serge Parsani il primo dell’anno, appena rientrato a casa da una visita e una partita a carte con sua madre Rosetta di 99 anni. Ed è stato così con piacere scoprire alla fine del mese che l’Associazione dei direttori sportivi professionisti (Adispro) ha riconosciuto al tecnico bergamasco il Timone d’Oro per quanto ottenuto in carriera (nella foto di apertura, da sinistra Mario Chiesa, Davide Goetz, Serge Parsani, Luca Guercilena). Un riconoscimento istituito nel 2012 e consegnato in precedenza ad Antonio Salutini, Giuseppe Martinelli, Fabrizio Fabbri, Franco Gini, Vittorio Algeri, PIetro Algeri e Gianluigi Stanga.

Osservatore critico

«Quello che fa il tecnico è da capire – ci aveva detto Parsani osservando i suoi colleghi – anche quando ci sono tanti soldi. Quando vedo che una squadra WorldTour ha 10-12 direttori, la figura perde di centralità e importanza. Non sei più il punto di riferimento per i corridori. Fai pochi giorni con ognuno, non riesci nemmeno a capire che carattere abbiano. Il corridore di 20 anni fa ti diceva che il tale direttore sportivo era stato o non era stato importante per la sua crescita e i suoi risultati, oggi fanno fatica a ricordarseli».

Paolo Bettini, Serge Parsani 2006
Serge Parsani con Paolo Bettini alla prima uscita con la maglia iridata nel 2006
Paolo Bettini, Serge Parsani 2006
Parsani con Bettini, neo iridato nel 2006

Grande carriera

Nonostante il Covid abbia costretto l’Adispro a cancellare il convegno annuale, la cerimonia di consegna del Timone d’Oro, pur posticipata, è stata mantenuta.

«Sono davvero onorato – ha dichiarato Serge Parsani, che in carriera ha diretto fra gli altri Argentin, Bettini, Bartoli e Cipollini – mi fa sicuramente molto piacere aver conseguito questo premio, ma avrei preferito condividere questo momento in mezzo a tutti i miei ex colleghi, che ringrazio di cuore. Purtroppo questa situazione non ce lo permette».

A testa alta

L’avvocato Davide Goetz, presidente dell’associazione, presso il cui studio si è svolta la consegna, ha motivato la scelta di Parsani con il suo impegno nelle attività di Adispro.

«Serge – ha detto – è stato infatti presidente dell’Associazione internazionale dei tecnici, un ruolo che ha ricoperto a testa alta, anche sacrificando le proprie situazioni professionali. Non è semplice, in nessun ambiente, coniugare l’attività sindacale con i rapporti di lavoro. Proprio dalle difficoltà che ha dovuto sopportare, nacque l’idea di affidare la presidenza di Adispro a un soggetto indipendente».

Guerciotti con Dorigoni

Ciclocross, una storia di bici a marchio Guerciotti

05.12.2020
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Continua il nostro viaggio nel mondo delle biciclette da ciclocross e dopo aver sentito l’esperienza di Enrico Franzoi, abbiamo sentito Alessandro Guerciotti. Il marchio lombardo vanta una grande tradizione nella specialità e non a caso è presente ai massimi livelli di questa disciplina con il Team Selle Italia Guerciotti, che annovera fra le sue file anche il campione italiano Jakob Dorigoni.

Carbonio e dischi

«Nel ciclocross ci sono state delle evoluzioni grandissime – esordisce così Alessandro Guerciotti – a iniziare dall’uso del carbonio. Come è avvenuto per le bici da strada anche quelle da ciclocross ormai sono tutte in carbonio. A conferma della supremazia del carbonio c’è il fatto che anche nelle categorie giovanili ormai i ragazzi corrono tutti con telai in carbonio».

Ma non è solo in fatto di materiali che il ciclocross è simile alla strada: «Un’altra grande innovazione, circa 6 anni fa, è stata l’introduzione del freno a disco. Anche in questo caso ormai tutti usano solo il disco, anche i più giovani». Sul freno a disco Guerciotti ci tiene in modo particolare a spiegare perché è stata una grande innovazione per il ciclocross: «Il disco impatta meno sulla ruota rispetto ai caliper. Nel ciclocross è facile che durante una gara una ruota si storga. Mentre con i caliper una ruota storta ti faceva rallentare in quanto toccavano i patti con il cerchio, con il freno a disco questo non succede».

E continua raccontandoci un aneddoto: «Ci fu un campionato italiano in cui Bertolini, che correva con noi, stava duellando spalla a spalla con Fontana. A un certo punto a Bertolini si è storta una ruota, ma grazie al disco è riuscito a finire il giro senza problemi e senza perdere secondi rispetto a Fontana. Ha cambiato la bici al volo al box e poi ha vinto. Se avessimo avuto i caliper probabilmente Bertolini avrebbe perso quel campionato italiano».

Jakob Dorigoni
Jakob Dorigoni in azione con la sua Eureka CX
Jakob Dorigoni
Jakob Dorigoni in azione con la sua Guerciotti Eureka agli ultimi campionati italiani

Il peso è sempre più importante

Un ruolo importante nell’evoluzione delle biciclette lo giocano anche le richieste dei corridori e del mercato.
«Noi costruttori dobbiamo sempre capire quali esigenze emergono nel mercato e anche quali sono le esigenze dei corridori – continua Guerciotti – avere la squadra è importante perché facciamo testare le novità ai corridori di alto livello che poi ci danno i loro feedback. Ad esempio, in questo momento c’è sempre più attenzione alla leggerezza. Nel ciclocross la prima qualità richiesta ad una bicicletta è sempre stata la reattività per via dei numerosi rilanci. Oggi c’è sempre più attenzione anche al peso perché il livello è talmente alto che anche pochi secondi su uno strappo fanno la differenza».

Eureka CX Guerciotti
L’Eureka CX tricolore per Dorigoni e Francesca Baroni
Eureka CX Guerciotti
L’Eureka CX nella livrea dedicata ai campioni italiani Jakob Dorigoni e Francesca Baroni

Meno problemi con il monocorona

E poi c’è l’evoluzione dei gruppi: «L’introduzione del monocorona è stata un’altra bella novità. E’ una soluzione che ti dà meno problemi con il fango e si rischia di meno con i salti di catena, che nel ciclocross sono frequenti». Ma ci possono essere problemi con la scelta dei rapporti?

«Fino a qualche tempo fa forse sì, ma oggi c’è una scelta di corone anteriori molto ampia, si va dal 38 fino al 44 e poi i pacchi pignoni di oggi danno una grande ampiezza di rapporti, c’è anche chi usa una scala 11-42, quasi da mountain bike».
Anche per il monocorona così come per il carbonio e il disco, i giovani sembrano apprezzarlo in massa, secondo Alessandro Guerciotti l’80% dei ragazzi corre con il monocorona.

Guerciotti Paolo e Alessandro
A sinistra Paolo Guerciotti con il figlio Alessandro
Guerciotti Paolo e Alessandro
A sinistra Paolo Guerciotti con il figlio Alessandro

Novità in vista per Guerciotti

E per quanto riguarda Guerciotti ci sono novità pronte per l’anno nuovo? «Lanceremo l’evoluzione dell’Eureka CX, che grazie all’esperienza che abbiamo acquisito con la Bardiani, avrà dei concetti presi dalla strada e trasferiti e rielaborati per il ciclocross. E’ importante aggiornarsi perché stiamo vedendo anche dalle vendite, che il ciclocross sta avendo un vero boom, tante persone si stanno avvicinando a questa disciplina». Merito di campioni come Van der Poel e Van Aert che hanno riacceso l’interesse per questa disciplina.

Gran momento anche per il gravel

«Anche per il gravel stiamo vedendo un interesse sempre maggiore – sottolinea Guerciotti – le bici gravel sono delle ciclocross con geometrie più rilassate, manubrio più largo e possibilità di montare pneumatici più larghi. Ho notato che alcuni stradisti che avevano anche la mountain bike scelgono di venderla per comprare una gravel. Ci puoi fare più cose con una gravel, la puoi usare durante la settimana per andare a lavorare e nel week end è un’alternativa alla strada. Diciamo che le gravel in questo momento sono più fashion, il che non guasta mai. Anche qui con l’anno nuovo amplieremo la gamma per soddisfare le varie esigenze».

Tranquillità e i feedback di Ganna. Velo vota Tao

25.10.2020
4 min
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Poche ore al via della cronometro thrilling che deciderà il Giro d’Italia. Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart partono alla pari. Appena 86 centesimi li dividono. Un nulla. L’approccio può essere decisivo. E ne parliamo con Marco Velo, che alle 9 stamattina era già sul percorso di gara per verificarne la sicurezza e che tutto fosse a posto.

Marco, ci siamo…

Alle 10:45 è scattata la prova percorso che durerà fino alle 12:30. Pertanto bisognava controllare tutti i 15,7 chilometri da Cernusco a Piazza Duomo, Milano.

Che percorso sarà?

Sarà molto veloce. Ci sono poche curve e solo negli ultimissimi metri, 200 non di più, ci sarà un tratto di lastricato. E’ una crono da Filippo Ganna. A parte il fatto che di questi tempi sono tutte crono da Ganna! Immagino una media tra i 55 e i 57 orari. Si potranno spingere rapporti lunghi.

La planimetria della crono finale del Giro 2020
La planimetria della crono Cernusco sul Naviglio – Milano, di 15,7 chilometri
Come vive un corridori questi momenti?

Ci sono due modi: chi punta alla tappa e chi alla generale. L’approccio è lo stesso: spingere al massimo. Semmai cambia la pressione. Per chi punta ad andare forte lo schema è questo. Ricognizione, pranzo, riscaldamento e gara. Il pranzo avviene tre ore e mezza, forse anche quattro, prima del via. Oggi è fondamentale partire con lo stomaco completamente sgombro. Con uno sforzo così intenso e violento dei essere pronto. Durerà circa 17′: deve essere tutto subito al massimo. Per questo ritengo che la fase più importante sia il riscaldamento.

Cosa succede in quella fase?

Proprio perché bisogna essere super pronti, sarà più lungo e intenso rispetto ad una cronometro lunga. Quindi faranno 30-40 minuti con delle puntate alla soglia. I battiti non saliranno molto, perché a fine Giro si hanno 10-15 pulsazioni in meno a parità di sforzo. Faranno affidamento ai wattaggi. Tra il riscaldamento e il via assumeranno degli zuccheri, un gel, e non credo portino la borraccia. Semmai solo un po’ d’acqua. Ma in 17′ di sforzo e con temperature buone non hanno bisogno di acqua, né andranno incontro a rischio disidratazione.

Sfida tesissima tra Hindley e Geoghegan Hart: chi vince?

Chi ha più condizione. L’essere portati a questa specialità conta fino ad un certo punto. Spesso a fine Giro ci sono state crono a sorpresa. Guardiamo quello che è successo al Tour. Doveva vincere Roglic eppure Pogacar ha fatto l’impresa. Su carta Tao è favorito. Ma questa incertezza è il bello del ciclismo e di questo Giro.

Marco Velo (a destra) membro della direzione corsa. A sinistra, Stefano Allocchio
Velo (a destra) membro della direzione corsa. A sinistra, Allocchio
La sulla rampa di lancio la pressione sarà altissima: è la chiave di questa crono?

Conta moltissimo. E questi ragazzi oggi, rispetto a molti anni fa, con i social che amplificano tutto, rischiano di avere molta pressione. Devono essere bravi loro a restare tranquilli e concentrati, ma anche chi li gestisce deve aiutarli.

Beh detta così Tao ha già vinto. La Ineos è una corazzata su tutto ed è abituata a queste situazioni. Tu che li hai visti dalla moto per 20 tappe che giudizio dai di loro due?

Mi sembrano equivalenti. Hindley, soprattutto dopo ieri, mi sembra meno sicuro di Tao. Ieri per esempio io ci avrei provato con più convinzione. Tao invece mi sembra più deciso, forse è merito della sua squadra e anche della presenza di Dennis. Entrambi se ci si pensa, hanno una storia simile in questo Giro. Tao era per qui per Thomas e se ci fosse stato lui non sarebbe stato a giocarsi la maglia rosa, né avrebbe vinto due tappe. E lo stesso vale per Jai con il suo capitano Kelderman che si è “perso”. Non dico che si giocano la carriera ma una bella fetta sì.

Tao potrà avere dei feedback importanti da specialisti come Ganna e Dennis: saranno utili o possono essere fuorvianti proprio perché sono “troppo” cronoman?

No, no… I feedback di Gente come Ganna saranno importantissimi. Se non fondamentali. Pippo dovrebbe attestarsi sui 490 watt di crociera, me lo ha detto ieri sera Cioni. Quando hai uno che fa la crono così, che affronta le curve e i vari segmenti con quelle velocità può aiutarti tantissimo. Senza contare che i direttori sportivi che li seguiranno in ammiraglia saranno gli stessi che saranno con Tao. Ogni loro errore o imprecisione magari amplificato, fatte le debite proporzioni, può aiutare Geoghegan Hart. Anche io ai tempi della Mercatone davo delle dritte a Pantani.

Joao Almeida, Sestriere, Giro d'Italia 2020

Joao, l’ultimo assalto a Milano

24.10.2020
3 min
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Almeida non ci sta e attacca ancora. Il portoghese della Deceuninck-Quick Step forse si sente ancora addosso qualche scampolo di rosa e all’idea di potersi prendere almeno il podio, sente moltiplicarsi le energie. La squadra ha lavorato sodo anche stavolta, fare qualcosa per ripagarli è il minimo che possa immaginare. Se la mente adesso andasse al mal di gambe dello Stelvio, forse non se ne farebbe niente. Non pensarci Joao, non pensarci.

Stelvio al limite

«Ero al limite – aveva detto ai Laghi di Cancano mentre Kelderman indossava la rosa – e sapevo di non poter andare con quel ritmo fino in cima allo Stelvio. Ho mantenuto il mio ritmo per non perdere troppo tempo. Alla fine, penso di aver fatto una tappa positiva. Loro erano super forti, io non sono al loro livello».

Pello nel mirino

I primi due davanti si giocano la tappa. Sono gli stessi due che l’hanno disarcionato sullo Stelvio. Bramati nella riunione del mattino ha parlato chiaro: si va all’attacco di Pello Bilbao e semmai di Kelderman. Squadra tutta per Joao e vediamo cosa succede.

Joao Almeida, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Joao Almeida, sullo Stelvio, la maglia rosa sta sfuggendo
Joao Almeida, Stelvio, Giro d'Italia 2020
Stelvio, la maglia rosa sfugge…

«Lo scopo di giornata – dice il tecnico bergamasco – era buttare più uomini che potevo nella fuga e vedere se avevano una giornata no. Bilbao ha fatto anche il Tour, poteva pagare. Kelderman anche lui aveva speso sullo Stelvio. Ho cercato di motivare la squadra come sempre e si è visto che hanno fatto tutto per lui oggi. Sapevamo che vincere la tappa non era facile. Tao e Hindley si sarebbero attaccati fra di loro. Però siamo arrivati vicino a Bilbao, vediamo se domani si può saltarlo».

In famiglia

Almeida non ci sta e adesso è da solo. Ha staccato anche Nibali, che per un po’ era rientrato su di lui. Spingi, Joao. Sono arrivati da casa solo per lui. La giornalista portoghese che ha fatto infuriare ogni giorno il simpatico Phil Lowe, addetto stampa britannico della Deceuninck-Quick Step. Lei, mora e piccola come un cioccolatino, che si alzava sulle punte per svettare dalla transenna troppo alta a fare domande di ogni genere e colore, parlando sopra ai colleghi che di volta in volta chiedevano in inglese.

«Sono semplicemente super felice – le diceva con gli occhi a forma di cuore – perché ho la mia famiglia qui sulla cima, insieme ad altri portoghesi. Mi viene da piangere per l’emozione e gli sono molto grato per essere venuti».

Il rimpianto

Almeida vede davanti Dennis e capisce che non andrà a prenderlo, perché il drittone che porta fra le case di Sestriere è eterno come un calvario. Ma la sensazione di aver staccato Pello e di Kelderman che perde ancora gli dà la forza per rincorrere quell’improbabile lepre australiana. Se non fosse stato per il blackout sullo Stelvio, pensa, sarei stato ancora qui a difendere la maglia rosa. In fondo, starà pensando, cos’ha Kelderman più di lui?

Tutto a Milano

«Sono un po’ triste per aver dovuto rinunciare alla maglia rosa dopo più di due settimane – dice – ma allo stesso tempo, rivedendo questo viaggio inaspettato, sono felice di quello che ho ottenuto e orgoglioso di avere una squadra così grande al mio fianco. Non so cosa succederà domani a Milano, ma sono pronto a dare il massimo».

Una scoperta

Bramati lo guarda mentre recupera un po’ di vita girando le gambe sui rulli e lo vedi che nella sua testa vulcanica sta facendo dei conti invero piuttosto elementari.

«Domani a crono – dice – si possono guadagnare anche 3 secondi a chilometro, specie dopo la tappa di oggi. La pianura è stata fatta sempre a 50 all’ora. Già la prima volta, la valle del Sestriere l’hanno scalata a tutta. Se sarebbe cambiato qualcosa facendo la tappa di ieri per com’era? Certo, ce lo siamo già detti. Sicuramente 250 chilometri nelle gambe sotto l’acqua si sarebbero sentiti. Almeida è uno che non soffre il freddo e ho una squadra che era pronta. Purtroppo è andata così. Guardiamo avanti, l’importante è sapere che Joao è un ottimo corridore per le tre settimane. E oggi lo ha confermato».