Fayetteville gradini 2021

Pontoni: «Visto il percorso. Ai mondiali saremo competitivi»

24.10.2021
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La trasferta americana di Coppa del Mondo si è chiusa, già il circuito Uci prevede per la domenica la prima prova europea a Zonhoven, ma intanto il neocittì Daniele Pontoni ha riposto nella sua cartella fogli e fogli di appunti, legati alla seconda delle prove della Coppa, quella disputata a Fayetteville, dove a fine gennaio del 2022 si assegneranno i titoli mondiali della specialità.

Parlando del percorso, Daniele si esalta, perché ha trovato sensazioni che gli hanno riportato bei ricordi: «E’ un tracciato bellissimo e noi abbiamo avuto una grande fortuna: quella di affrontarlo sia in condizioni di terreno asciutto e bel tempo, alla vigilia, sia con fango e pioggia nel giorno di gara il che ci ha dato numerose indicazioni».

Fayetteville 2021
Un particolare della zona di gara: a Fayetteville gran parte del tracciato è stato costruito appositamente
Fayetteville 2021
Un particolare della zona di gara: a Fayetteville gran parte del tracciato è stato costruito appositamente
Che cosa c’è scritto sui tuoi appunti?

Innanzitutto che è un tracciato che non ti lascia respirare, è molto impegnativo soprattutto se capiterà una giornata come quella della gara di Coppa, soprattutto quando sono scese in gara le donne. Fai fatica a fare la differenza se non sei al massimo della condizione. Nella prima parte c’è una lunga discesa che porta a una salita verso i box, ma la seconda parte è più difficile.

Perché?

Innanzitutto ti trovi di fronte una salita che tocca punte del 20 per cento di pendenza dove c’è il rischio di dover mettere piede a terra, poi tra il 1° e il 2° box ci sono continui saliscendi e una scalinata di ben 34 gradini che alla lunga si farà sentire sulle gambe dei corridori anche perché non sono gradini regolari quindi è importante anche curare l’appoggio.

Vos Fayetteville 2021
Marianne Vos impegnata sui famosi 34 gradini: l’olandese, quarta, si è rifatta a Iowa City
Vos Fayetteville 2021
Marianne Vos impegnata sui famosi 34 gradini: l’olandese, quarta, si è rifatta a Iowa City
Ti ha sorpreso una scalinata così lunga? Non sempre se ne trovano di simili…

Non è una novità, in passato ci sono stati percorsi anche con 100 gradini e oltre, ricordo ad esempio che a Diegem nel 1991 mi trovai di fronte una scalinata che non finiva davvero più… La particolarità del tracciato è un’altra: è quasi tutto artificiale. Anche l’erba è stata portata e posta sul percorso con giganteschi rotoli, esattamente come si fa con gli stadi di calcio. Gli organizzatori hanno fatto un lavoro enorme, questo era per loro un test fondamentale per capire come muoversi ora in vista dei Mondiali. 

Che indicazioni ne hai tratto in funzione dei tuoi ragazzi?

Non dovremo sbagliare nulla, in termini di preparazione, i ragazzi dovranno essere al massimo se vorranno ben figurare. Il tracciato li ha impressionati non poco: Gaia Realini (che ha chiuso 15esima, quinta fra le Under 23) mi ha detto che le sembrava di scalare l’Everest…

Azzurri Fayetteville 2021
Il gruppo azzurro presente in America: buoni risultati e tante indicazioni per i mondiali (foto FCI)
Azzurri Fayetteville 2021
Il gruppo azzurro presente in America: buoni risultati e tante indicazioni per i mondiali (foto FCI)
I ragazzi come hanno gestito questa trasferta?

E’ stata un’esperienza molto importante per loro. Nel complesso i risultati mi hanno soddisfatto, anche se chiaramente si può fare sempre meglio, le ragazze ad esempio sono andate benissimo nella prima tappa e poi in leggero calando, ma in questo periodo della stagione è normalissimo. A Fayetteville, ad esempio, Toneatti ha forato al primo giro ripartendo dalla 40esima posizione, poi ha avuto un altro problema meccanico, eppure ha chiuso comunque 17° e anche Masciarelli, partito dalla penultima fila ha mantenuto un rendimento costante che era quello che gli si chiedeva. 

Allarghiamo un po’ il discorso: ti sei già fatto un’idea di quali saranno i protagonisti della gara iridata? Partiamo dalle donne…

Non si esce dall’ordine di arrivo, che ha visto la campionessa mondiale Brand precedere l’altra olandese Betsema e l’americana Honsinger. Ecco, bisognerà fare attenzione alle padrone di casa proprio perché corrono su un percorso che conosceranno a memoria e si adatteranno meglio delle stesse olandesi. La Vos ha chiuso quarta, ma ha avuto qualche problema alla bici tanto è vero che 4 giorni dopo nella tappa di Iowa City è tornata a dettare legge.

Fayetteville Hermans 2021
L’arrivo vittorioso di Hermans nella prova di Coppa (foto D.Mable/CXMagazine)
Fayetteville Hermans 2021
L’arrivo vittorioso di Hermans nella prova di Coppa (foto D.Mable/CXMagazine)
E per quel che riguarda gli uomini?

Qui il discorso è diverso, i 3 Tenori sono sopra tutti: Van Der Poel, Van Aert e Pidcock, se come presumibile arriveranno al massimo della forma, faranno corsa a sé, anche se Quinten Hermans, vincitore in Coppa del mondo, mi ha impressionato proprio per come si è adattato a quel tracciato e penso che potrà dire la sua più di Iserbyt, vincitore di due delle tre tappe americane, che però andrà verificato più avanti nel suo rendimento, proprio quando arriveranno gli stradisti.

In base a quel che hai visto, sei più o meno ottimista?

Ribadisco che dovremo prepararci come si deve e la nostra fortuna è che i percorsi italiani non sono poi così diversi da quelli che abbiamo trovato oltreoceano. A oggi potrei dire che almeno in tre categorie saremo decisamente competitivi e non vado oltre, ma non dobbiamo dimenticare che siamo solamente a ottobre. Intanto la trasferta è servita anche per trovare la giusta collocazione logistica, abbiamo affittato un hotel a soli 7 chilometri dal percorso di gara: un buon risultato passa anche per queste cose…

La Vos si consola nel cross con un prototipo Cervélo

14.10.2021
4 min
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Dopo la “delusione” mondiale vissuta a Leuven poco meno di un mese fa, Marianne Vos ha proseguito la sua stagione infinita e si è rifugiata nella sua grande passione: il ciclocross. Un volano di motivazioni per l’olandese che già alla prima di Coppa del mondo a Waterloo, nel Wisconsin, ha conquistato il successo.

«Ho sofferto terribilmente – ha detto dopo l’arrivo – è stata una gara velocissima. Ho dovuto spingere forte in ogni curva. Soprattutto nell’ultimo giro, è stato tutto o niente. Conosco abbastanza bene Lucinda Brand e sapevo che non lasciava molto spazio. E’ stata una battaglia all’ultimo sangue. E’ stato davvero bello vincere qui».

Lasciata sola in finale dalle compagne, Vos è uscita da Leuven con un argento che ha lasciato il segno
Lasciata sola in finale dalle compagne, Vos è uscita da Leuven con un argento che ha lasciato il segno

Vittoria che oltre ad avere un carattere emozionale, ne ha uno non meno importante di spessore tecnico. La Vos infatti è salita sul gradino più alto del podio correndo con il prototipo da ciclocross di Cervelo: la R5CX.

Una novità che era nell’aria, dopo la stagione (2020/21) di CX passata a cavallo di una bici senza sponsor, giustificata dalla migrazione della Jumbo-Visma da Bianchi a Cervélo. L’azienda canadese infatti non aveva nella sua linea un mezzo specifico per il ciclocross.

Studio e progettazione

Cervélo ha impiegato un anno di sviluppo per portare alla luce la sua proposta per il ciclocross. La casa costruttrice di Toronto non poteva immaginare un battesimo migliore per la sua bici, con il successo regalatogli dalla sette volte campionessa del mondo di ciclocross Marianne Vos.

Così Vos è volata negli Usa dopo la delusione di Leuven e dopo il… tradimento delle olandesi
Così Vos è volata negli Usa dopo la delusione di Leuven e dopo il… tradimento delle olandesi

Sul campo oltre all’olandese ha partecipato alla creazione della R5CX anche Wout Van Aert, che userà lo stesso mezzo nelle prove maschili. La geometria della bici è ispirata al modello da strada R5 di Cervélo, con modifiche specifiche per le insidie dei percorsi sconnessi e impervi del ciclocross.

Tra i feedback forniti dagli atleti di Jumbo-Visma spicca la richiesta specifica di Van Aert che ha chiesto che il movimento centrale fosse più rigido rispetto al design iniziale. Un chiaro esempio di innovazione testata sul campo poi tradotta dagli ingegneri e trasmessa definitivamente nel modello che abbiamo visto sfrecciare per la prima volta sul fango statunitense. 

Caratteristiche e novità 

Come già detto in precedenza, per la progettazione di questa R5CX i progettisti non sono partiti da un foglio bianco, bensì dal modello stradale R5 appena ridisegnato. Le modifiche principali che si possono notare sono i passanti ruota allargati per permettere il passaggio dei tubolari da ciclocross. Mentre il modello stradale è dotato di foderi verticali che arrivano quasi fino a un piccolo raccordo dietro il tubo verticale, la R5CX ha un raccordo più spesso.

Sul tubo obliquo non è presente un portaborraccia, per favorire la messa in spalla del mezzo nei tratti tecnici, mentre sul tubo verticale c’è una predisposizione per eventualmente montarla. Una nuova pagina per il catalogo di Cervèlo, che va a completare la sua offerta con un modello da gara per il CX. Non ancora disponibile al pubblico, si ipotizza possa essere messa in vendita dalla prossima stagione, nel 2022

Lo scorso anno, nel passaggio da Bianchi a Cervélo, Marianne corse con una bici anonima
Lo scorso anno, nel passaggio da Bianchi a Cervélo, Marianne corse con una bici anonima

I dettagli 

Passando ai raggi x il nuovo bolide in dotazione alla Jumbo-Visma, si possono notare le scelte tecniche e gli assemblaggi.

L’attacco manubrio con passaggio cavi interno firmato FSA è integrato: alla base di questa scelta ci sono l’aerodinamicità e la rigidità che questo componente offre sull’avantreno. I tubolari montati da Marianne Vos erano i Dugast marchiati Vittoria, su ruote Dura-Ace. Manubrio FSA in carbonio. Trasmissione Dura-Ace Di2 a doppia corona con un misuratore di potenza su entrambe le pedivelle.

Coppa Waterloo 2021

Realini: «Meglio di così non potevo iniziare»

11.10.2021
5 min
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Pronti via ed è subito podio. La prima tappa di Coppa del Mondo ha subito visto Gaia Realini protagonista, con un terzo posto conquistato nella classifica relativa alle Under 23. Nelle prove americane (ce ne saranno altre due mercoledì – sul percorso dei Mondiali – e domenica) le più giovani sono chiamate a confrontarsi direttamente con le Elite. Per l’abruzzese, appena passata di categoria, è stato subito un battesimo di fuoco.

Il tracciato di Waterloo, cittadina dell’Iowa, stato che è il centro principale dell’attività di ciclocross negli Usa, ha confermato le sue caratteristiche tecniche molto stringenti, soprattutto considerando che siamo a inizio stagione. Soprattutto la “Secret Bar”, la parte più tecnica disegnata in mezzo ai boschi, che attira sempre la maggior parte del pubblico, è stata la parte più esaltante. Proprio su quelle discese veloci e curve a gomito Gaia ha compiuto la sua rimonta. Notevole considerando anche che non ha dalla sua un ranking sufficiente per le prime file di partenza.

Realini Waterloo 2021
Gaia Realini alle spalle della campionessa Usa Clara Honsinger, finitale dietro (foto D.Mable/CHMagazine)
Realini Waterloo 2021
Gaia Realini alle spalle della campionessa Usa Clara Honsinger, finitale dietro (foto D.Mable/CHMagazine)

Vos, un successo per “digerire” i Mondiali

Un dato tecnico importante, emerso dalla prima tappa di Coppa, è che chi viene dalla strada ha in questo momento un vantaggio. Probabilmente momentaneo perché sarà certamente necessario staccare, se si vorrà essere protagonisti anche nella seconda parte di stagione, quella più importante e culminante con la rassegna iridata. La condizione che la stagione su strada ha dato ha certamente favorito alcune. Non è un caso se chi ha primeggiato – Vos e Vas e scusate il gioco di parole… – ha appena chiuso con le sfide on the road.

Lo stesso vale per Gaia, che pur venendo già da qualche settimana di lavoro specifico ha sfruttato la sua resistenza per chiudere 11esima assoluta, a 1’26” dalla Vos. «È stata una gara molto veloce ma nello stesso tempo dura – ci racconta direttamente dagli States – era un tracciato che non concedeva respiro, bisognava essere sempre lucidi e attenti a non commettere errori». L’olandese, mandato giù non senza fatica il boccone amaro della sconfitta iridata con la Balsamo di due settimane prima, aveva deciso di saltare la Parigi-Roubaix per imbarcarsi verso gli Usa e i fatti le hanno dato ragione. 

Vos Waterloo 2021
Marianne Vos torna al successo in Coppa del Mondo, è il 24° in carriera
Vos Waterloo 2021
Marianne Vos torna al successo in Coppa del Mondo, è il 24° in carriera

L’importanza di “nascondersi” nel gruppo

Ben presto la prova delle ragazze ha confermato quel trend al quale assisteremo per tutta la stagione. Quale? le olandesi a fare la voce grossa… Questa volta però qualche inserimento c’è stato, a cominciare dall’olimpionica di Mtb, la svizzera Jolanda Neff. Chi l’aveva vista affaticata nel finale di stagione, soprattutto ai Mondiali in Val di Sole, si è dovuto ricredere, raramente l’elvetica è riuscita a competere a simili livelli sui prati, sicuramente favorita da un percorso giudicato molto veloce ma non senza difficoltà. 

Una gara particolare, come saranno molte di Coppa con le categorie accorpate. La Realini tiene a sottolineare questo aspetto: «Non so cosa sarebbe potuto succedere se avessimo corso solo fra noi Under 23, sicuramente le avrei avute più a vista d’occhio. Correre con le élite a volte ti permette anche di “nasconderti” tra loro e riuscire a guadagnare posizioni importanti». Una prima esperienza che lascia ben sperare: «Come risultato è molto importante e per questa opportunità devo ringraziare il Cittì Daniele Pontoni e la squadra nazionale che ci ha permesso fin da subito di confrontarci a questi livelli».

Nelle tre tappe americane di Coppa, si disputano solo prove Elite con classifica a parte per U23
Partenza Waterloo 2021
Nelle tre tappe americane di Coppa, si disputano solo prove Elite con classifica a parte per U23

Intanto la Vas continua a crescere…

Lo stesso dicasi per la prima delle U23, l’ungherese Kata Blanka Vas che ormai convince su ogni bici inforchi, dalla strada alla Mtb al ciclocross. Nella parte finale però le big olandesi hanno fatto il vuoto, con l’iridata Lucinda Brand insieme alla Vos e alla Betsema. La campionessa del mondo sapeva che in volata non avrebbe avuto scampo, ma la Vos non ha aspettato gli ultimi metri per mettere in chiaro la sua supremazia, staccando la rivale di 2” e la Betsema di 3 con la Neff ottima quarta a 19”. Scorrendo la classifica, buoni segnali anche dall’altra atleta della nazionale, Alice Maria Arzuffi, 18esima a 2’22”, 24esima invece la tricolore Eva Lechner, in gara con il nuovo team Valcar di Luca Bramati a 3’20”.

La gara maschile ha fornito quel copione che ci si poteva aspettare. In assenza dei “3 tenori”, il campione europeo Iserbyt ha confermato di essere quello più veloce fra tutti gli specialisti a raggiungere la miglior condizione. Il piccolo Eli, in una gara iniziata come per le donne con tempo clemente ma che poi è diventata una lunga corsa nella pioggia e nel fango, ha allungato sul suo compagno di colori alla Pauwels Sauzen, l’altro belga Michael Vanthourenhout, lasciandolo alla fine a 30”. Podio tutto belga grazie anche a Quinten Hermans, terzo a 43”.

Iserbyt Waterloo 2021
Iserbyt si conferma l’uomo più in forma nel ciclocross: reggerà fino a gennaio?
Iserbyt Waterloo 2021
Iserbyt si conferma l’uomo più in forma nel ciclocross: reggerà fino a gennaio?

Ma che bravo Toneatti!

La prova maschile ha confermato i timori palesati dal Cittì Daniele Pontoni alla vigilia: sarà davvero difficile uscire dalla diarchia Belgio-Olanda, considerando che il primo di un’altra nazione è lo svizzero Kevin Kuhn, 13° a 3’04”. Anche per questo va valutato come estremamente positivo, forse addirittura più sorprendente del risultato della Realini, il 16° posto di Davide Toneatti, ventenne al suo esordio contro i big, a 3’16”, ma soprattutto 4° Under 23 e terzo fra i rappresentanti del “resto del mondo”. Più lontano Lorenzo Masciarelli, anche lui all’esordio assoluto, 28° e ultimo fra coloro che hanno evitato il doppiaggio.

Come prima uscita Pontoni può essere decisamente soddisfatto. Ora ci si sposta a Fayetteville, nella Carolina del Nord, dove si andrà in scena già mercoledì e sarà un test fondamentale, sul tracciato iridato, da studiare con la massima attenzione per poi prendere le misure nel corso della stagione.

Prima Roubaix e impresona Deignan. Longo terza: si fa la storia

02.10.2021
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«Una magnifica corsa – dice Elisa Longo Borghini dopo la prima Roubaix Femmes della storia vinta da Lizzie Deignan – una corsa epica a dispetto delle cadute e del caos. Ma in fondo la Roubaix è fatta di cadute e caos. Magari non ripartirei subito, ma tornerò a farla. E’ stato un po’ come affrontare l’ignoto e questo mi piace».

La campionessa italiana, terza sul podio, questa volta ha più sorriso e meno rammarico. Ci sono podi e podi. E quando in testa c’è dal via una tua compagna di squadra e arrivi terza al primo assaggio di pavé, puoi a buon diritto ritenerti soddisfatta.

Ha vinto appunto Lizzie Deignan, paladina della parità di corse fra uomini e donne, che a un certo punto è uscita in testa dal primo pavé (che voleva prendere da sola per evitare le cadute) e ha tirato dritto fino al traguardo. Non l’hanno mai neppure avvicinata. E se non fosse stato per il forcing di Marianne Vos, cui il secondo posto brucia invece quanto quello del mondiale, avrebbe fatto in tempo a fare la doccia prima dell’arrivo delle rivali.

«Nessuna merita più di Lizzie – prosegue Elisa – di stare su quel podio. Io ero rimasta dietro una caduta e quando siamo arrivate al secondo settore di pavé, ho sentito dalla radio che lei era già avanti. Stamattina al via aveva lo sguardo frizzante, ha seguito l’istinto».

Alle spalle di Lizzie Deignan in fuga, la Longo faceva buona guardia
Alle spalle di Lizzie Deignan in fuga, la Longo faceva buona guardia

Lavoro di squadra

Alle spalle della britannica dal cognome francese, un paio di squadre hanno provato a organizzarsi, ma non c’è stato verso di guadagnare.

«Avevamo fatto alcune ricognizioni – racconta la Longo – ed eravamo pronte, ma un conto è provare il pavé con le tue compagne, tutte a distanza di sicurezza, un conto entrarci dentro full gas. Alcuni settori erano molto scivolosi, sono caduta 3-4 volte, ma mi sono rialzata e sono rientrata. La Roubaix è questo, mentre davanti Lizzie ha fatto qualcosa di incredibile.

«Noi abbiamo cercato di stare davanti per rallentare l’inseguimento. Soprattutto Cordon-Ragot ha fatto un lavoro eccezionale. Poi quando è partita la Vos, ho provato a seguirla, ma mi sono sentita impacciata. Ho rischiato anche di cadere in un paio di curve…».

Arrivo solitario con 1’17” su Marianne Vos per Lizzie Deignan
Arrivo solitario con 1’17” su Marianne Vos per Lizzie Deignan

Trek Domane più monocorona

Fra gli accorgimenti fatti durante le ricognizioni invernali e quelle dei giorni scorsi, la Trek-Segafredo ha puntato su una soluzione tecnica molto interessante, dovuta anche e soprattutto alla presenza del fango che ha minato l’efficienza delle parti meccaniche.

Così sulle Domane del team, già dotate dell’ISoSpeed per ammortizzare l’effetto del pavé, si è scelto di montare una guarnitura monocorona: 50 per tutte, tranne Ellen Van Dijk che ha scelto la 54. Tutte con guidacatena K-Edge. La cassetta scelta invece aveva pignoni dal 10 al 33.

«Per il resto – dice Elisa – doppio nastro, perché altrimenti il manubrio sarebbe stato troppo diverso da quello della mia Emonda, e niente guanti».

Tutto per caso

Lizzie sorride e ne ha motivo. Non ha capito neppure lei da dove le sia venuta l’idea di andarsene dal primo tratto di pavé, ma solo ora inizia a rendersi conto di quanto sia andata forte. Vanno bene tutte le osservazioni tecniche precedenti, ma se da sola riesci a tenerti dietro il gruppo, vuol dire che vai forte come e più di loro.

«Sono molto emozionata – dice – anche molto orgogliosao. Non posso credere che sia successo. Stavo lottando per prendere davanti il primo settore e sapevo che Ellen Van Dijk, uno dei nostri leader, non era in buona posizione. Ho pensato di darle il tempo per rientrare. Poi ho guardato dietro e non c’era nessuno. Così ho pensato: «Beh, almeno allora devono inseguire”. Io andavo e sapevo che dietro Ellen, Elisa e Audrey (Cordon-Ragot, ndr) mi guardavano le spalle. Avevamo la squadra migliore, per questo ho vinto».

Marianne Vos era la grande favorita anche grazie al ciclocross, ma è arrivata seconda
Marianne Vos era la grande favorita anche grazie al ciclocross, ma è arrivata seconda

L’Inferno del Nord

Il vero Inferno del Nord, con la temperatura che negli ultimi due giorni si è abbassata, la pioggia nella notte e lungo il percorso. Quadro peggiore non si poteva immaginare, eppure le ragazze, anche la più scettica Bastianelli e la preoccupata Guderzo, all’entrata del velodromo sorridevano.

«Non sapevo che avrei vinto finché non sono entrato al velodromo – racconta ancora Deignan – perché sinceramente non sentivo nulla. Avevo i crampi alle gambe e sapevo che anche nell’ultima sezione avrei potuto perdere due minuti. A questo punto della stagione sono stanca e sapevo che la cosa migliore per me era mantenere un ritmo regolare.

«E’ sempre stata una gara maschile. E sono così orgogliosa di questo e dove siamo, che il ciclismo femminile adesso è sulla scena mondiale. Sono orgogliosa che mia figlia possa guardare questa pietra (indica il trofeo con il sasso di Roubaix, ndr). E’ davvero speciale poter dire che il mio nome sarà il primo dell’albo d’oro. Sono davvero orgogliosa di essere qui, lo meritiamo. Sono orgogliosa di tutto il gruppo».

Longo Borghini terza a Roubaix, «a dispetto di caos e cadute», ha detto sorridendo
Longo Borghini terza a Roubaix, «a dispetto di caos e cadute», ha detto sorridendo

La Vos alle spalle

Parlerebbe per ore, come quando vuoi che il bel sogno non finisca mai. La tirano per la manica, propongono di chiuderla con le domande perché la squadra deve andare subito oltre la Manica per il Women’s Tour, ma lei sorride e si concede.

«Nessuno sarebbe stato così pazzo da prevedere un piano del genere – dice – è stato davvero doloroso. Però mi sentivo in controllo e sapevo di non poter superare il limite. Alla fine ho sentito che Marianne Vos era da sola al mio inseguimento e mi son detta che non era una bella notizia averla alle spalle. Sapevo anche di aver un buon margine. Poi sono entrata nel velodromo ed è stato surreale. Sono anni che guardo gli uomini farlo e dire che sono stata la prima donna è davvero speciale. Ci vorrà del tempo per farsene una ragione, ma avrò questo pezzo di pavé da guardare per gli anni a venire. Sono davvero orgogliosa: è questa la parola giusta».

Vos, the Queen: benedizione per Elisa e commiato per Anna

27.09.2021
3 min
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Marianne Vos ha un’eleganza a suo modo regale. Mentre sabato le attenzioni della stampa si concentravano su Elisa Balsamo che l’aveva appena battuta, l’olandese aveva sul volto un sorriso composto e attento. E mentre seguiva le risposte della giovane azzurra, annuiva e ne approvava semmai le risposte. Forse davvero il suo palmares immenso le consente di vivere con distacco anche le sconfitte cocenti. Ma se ti fermi a pensare che quello di Leuven è stato il quarto mondiale perso per mano di un’azzurra, la sua calma assume contorni quasi mitologici. Marianne ha conquistato 2 ori olimpici, 3 mondiali su strada e 2 su pista, oltre ai 7 nel ciclocross (più altre 10 medaglie fra argento e bronzo).

«Non ho perso la corsa a causa del treno – dice – l’ho persa quando non sono riuscita a superare Elisa. Dispiace arrivare così vicina a una grande vittoria e doversi arrendere, ma quando ho lanciato la volata, dopo le prime pedalate ho capito che non potevo tenere la sua velocità. Sapevo che il finale sarebbe stato duro e che io sarei dovuta restare in attesa fino alla fine. Ero sulla ruota giusta, ma lei è stata più giusta di me».

Nel finale, Marianne Vos ha dovuto chiudere da sé un paio di buchi, lasciata sola dal team
Nel finale, Marianne Vos ha dovuto chiudere da sé un paio di buchi, lasciata sola dal team

Balsamo predestinata

Le ragazze di classe imparano a riconoscersi, probabilmente facendo parte dello stesso club in cui si insegnano il talento e il modo migliore di educarlo. E così se grande e motivata è l’ammirazione di Elisa Balsamo per l’olandese, a Marianne non erano sfuggite le prove dell’azzurra. Lo ammette con onestà.

«Nei giorni di vigilia – racconta – ho detto a tanti che mi chiedevano di fare un nome, di stare attenti al suo. L’avevo vista molto concentrata nelle corse di avvicinamento e mi ero accorta di quanto fosse a suo agio nelle classiche, sulle stradine di qui. Soprattutto il quarto posto alla Gand e il terzo alla Freccia del Brabante su queste stesse strade. L’Italia arriva ai mondiali sempre con delle belle squadre e nel finale anche questa volta sono state in grado di fare un grande treno. Qualcosa che a me è mancato. Gli attacchi nel finale sono stati fiacchi, erano tutte stanche. Tanto che nonostante dovessi restare coperta per la volata, per riprendere Mavi Garcia ho dovuto lavorare anche io».

Agli europei di Trento, Marianne Vos aveva lavorato per la vittoria di Van Dijk e si era poi fermata
Agli europei di Trento, Marianne Vos aveva lavorato per la vittoria di Van Dijk e si era poi fermata

Saluto ad Anna

L’ultimo pensiero di sua maestà Marianne, 34 anni, è stato per Anna Van der Breggen, 31 compiuti ad aprile. L’ha vista arrivare e diventare professionista. Ha partecipato alle sue vittorie e ne ha avuto anche l’aiuto. E ora che l’iridata di Imola è a un passo dal ritiro, il saluto è sincero.

«E’ una grande campionessa, ma anche una grande persona – ha detto – ed è strano parlare come non ci fosse già più. E’ sempre stata molto concentrata e insieme rilassata, trovando il miglior equilibrio. Ha raccolto i frutti che meritava, ma non si è mai comportata come la regina del ciclismo, anche se negli ultimi anni lo è stata. Anna è sempre stata Anna e resterà ancora Anna. Abbiamo avuto una grande campionessa e un grande modello per il ciclismo, ora si trasformerà in un grande tecnico».

Sorrideva davvero e dopo l’ultima… benedizione alla connazionale, Marianne se ne è andata portando la sua eleganza fuori dalla stanza. Dopo i suoi anni bui, lei al ritiro non pensa. Del resto, se arrivi seconda al mondiale, perché non pensare di poterlo vincere ancora?

Italia perfetta e una super Balsamo infilza l’eterna Vos

25.09.2021
5 min
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Il bello di Elisa è che dopo l’esplosione della gioia, delle lacrime e delle urla, torna come per incanto nei suoi panni posati e gentili, con quel fuoco che continua però a bruciarle in fondo agli occhi. Chi l’ha vista dopo l’arrivo del mondiale di Leuven, vinto davanti a Marianne Vos, ha potuto vederla fuori di testa e in trance agonistica. In lacrime ha abbracciato le compagne e intanto cercava faticosamente di mettere ordine nei pensieri. Poi è salita sul podio. E dietro la mascherina, cantato l’Inno di Mameli, la piemontese ha iniziato a mettere in fila i pensieri. Sono campionessa del mondo, è andato tutto come nei piani di Salvoldi. Come quella volta nel 2016 a Doha. Ma quelle erano junior. Queste erano le più grandi del mondo. Cos’altro vuoi dire senza essere banale?

La corsa è partita da Anversa e ha preso la direzione delle Fiandre
La corsa è partita da Anversa e ha preso la direzione delle Fiandre

Rettilineo traditore

«Mi sono resa conto di quello che ho combinato dopo aver passato la linea – dice – perché sotto vedevo che lei stava rimontando. E allora mi sono detta: “Elisa, non devi mollare!”. Poi mi sono resa conto che anche lei doveva avere un po’ di mal di gambe. La volata è stata lunga. La Longo si è spostata ai 200 metri, ma avevo capito che quel rettilineo è traditore. Ero troppo lunga, per quello ho tardato a partire. A quel punto mi sono detta: “Stacca la testa e vai a tutta!”. E solo sulla riga mi sono resa conto. E mi sono resa conto soprattutto di aver battuto Marianne Vos: qualcosa di surreale».

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Fidanza, Consonni, Balsamo, Paternoster, Doha 2016: Elisa campionessa del mondo juniores
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Fidanza, Consonni, Balsamo, Paternoster, Doha 2016: Elisa campionessa del mondo juniores

Dieci anni fa, in Danimarca

Sono le 18 del 25 settembre. L’ultima volta fu nel 2011 con Giorgia Bronzini, che nelle intenzioni sarebbe dovuta essere suo direttore sportivo il prossimo anno alla Trek-Segafredo. Anche quella volta arrivò seconda Marianne Vos, così come l’anno prima sempre dietro alla Giorgia nazionale e pure nel 2007 quando il mondiale lo vinse Marta Bastianelli. Eppure l’olandese continuava a sorridere, come quando corri per passione e anche se vorresti sempre vincere, sai riconoscere il merito alle rivali. Intanto Elisa racconta.

«Sono sorpresa io per prima – dice – ma la squadra ha corso benissimo. Negli ultimi due mesi ho lavorato per arrivare qui. Non è stata una stagione facile per me. Avevo investito tanto sulle Olimpiadi di Tokyo, che non sono andate come volevo. Dal giorno che sono tornata, ho cominciato a lavorare pensando a questo giorno. Ho fatto due corse a tappe cercando di trovare la condizione e devo dire che il mio allenatore (Davide Arzeni, tecnico della Valcar, ndr) ha fatto davvero un ottimo lavoro e per questo lo ringrazio».

La Vos si arrende, sulla riga Elisa capisce di aver vinto il mondiale
La Vos si arrende, sulla riga Elisa capisce di aver vinto il mondiale

Cinque anni fa, a Doha

Anche allora, sulle strade di Doha, il mondiale arrivò in volata. E anche allora vinse la ragazzina che nel frattempo è diventata la donna capace di piegare le migliori del ciclismo mondiale. Sembrava già straordinariamente concentrata e lucida, accompagnata dai genitori che oggi invece sono rimasti a casa.

«Sono due maglie completamente diverse – dice – quella da junior è bella, te la godi ed è lo stimolo per lavorare di più e crederci tanto. Ma questa è molto più importante. Ed è per sempre. Faccio fatica a pensare a quello che sarà il prossimo anno, a cosa saranno le prossime corse. So che farò la Roubaix e so che il prossimo anno andrò in un team WorldTour da campionessa del mondo. Ma non voglio pensarci ora, voglio pensare alla mia squadra: la Valcar&Travel Services. Penso e spero che questa maglia serva a fare il salto di qualità e a trovare nuovi sponsor per diventare ancora più grande».

Frutti da raccogliere

Il resto è il rendersi conto che il lavoro e la semina degli ultimi anni della gestione Di Rocco, con il coordinamento di Cassani e il grande lavoro dei tecnici sta portando risultati come messi abbondanti, che anche il presidente Dagnoni dimostra di apprezzare parecchio.

E poi restano le curiosità che saltano fuori quando qualcuno vince il mondiale e si cerca di aggiungere colore alla vittoria. Le domande suoi studi in lettere (quattro esami alla laurea: primo impegno per l’inverno). E sulla passione per Diabolik, che è per lei il modo di pensare al nonno. Fuori la aspetta il suo mondo. Davide Arzeni, in lacrime. Davide Plebani, il suo compagno di vita. E tutte le ragazze azzurre, vincitrici oggi come lei di una gara indimenticabile.

La Longo batte un colpo nel caldo torrido del Garda

08.07.2021
4 min
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A Gavardo stamattina c’erano un bel fresco e nubi di moscerini. Pare che nella notte abbia piovuto e quelli siano saltati fuori come assassini. Dicevano gli abitanti del posto che se fosse venuto fuori il sole, i moscerini se ne sarebbero andati. Ora però il sole picchia davvero forte, c’è un caldo sconcio, mentre con Elisa Longo Borghini ci ripariamo all’ombra del truck delle premiazioni.

Elisa è arrivata seconda, battuta da Marianne Vos in una giornata torrida e umida, preconizzando uno scenario olimpico da cui stiamo volutamente alla larga.

«Dovevamo fare il treno – dice – per portare Lizzie (Deiganan, leader della Trek-Segafredo, ndr) alla volata. Io l’ho presa abbastanza regolare e a un certo punto ho sentito Lizzie dire di andare e mi sono attenuta alle disposizioni del capitano (sorride, ndr). Forse sono partita un po’ lunga e Marianne Vos non mi ha dato cambi. Ha vinto di astuzia e di forza fisica. Mi sento bene, sono contenta di come sta andando questo Giro, diverso ma divertente. E sto anche bene con il caldo. Sto vivendo alla giornata e mi sto godendo la corsa».

Decima nella crono a Cascata del Toce, in ripresa dopo la crisi di Prato Nevoso
Decima nella crono a Cascata del Toce, in ripresa dopo la crisi di Prato Nevoso

Altra maturità

La maglia tricolore è davvero bella, ti fa capire che non sei accanto all’ultima arrivata. E così fra una chiacchiera e l’altra, il discorso finisce sulle Olimpiadi in arrivo, per le quali la piemontese sta lavorando in silenzio. Il passo falso di Prato Nevoso è stato probabilmente la somma delle tante tensioni, fra il correre in casa e l’attesa del grande risultato non sempre possibile. Probabilmente ora, con la mente sgombra, il lavoro scorrerà più fluido.

«L’arrivo a Tokyo sarà diverso da Rio – dice – ho un’altra consapevolezza, se non altro perché sono più matura. Però quando si parla di Olimpiadi oppure i mondiali, è come se ogni volta fosse la prima. Sono appuntamenti cui non ti abitui mai».

Obiettivo olimpico

La tappa era di quelle nervose, sulle strade di Soprazocco che negli anni hanno visto scontri classicissimi fra i dilettanti. Il Giro ha già espresso verdetti importanti. Anna Van der Breggen appare solidamente al comando e la lotta è aperta semmai per le tappe. Chiaramente le ambizioni di partenza erano altre.

«Io sono qui per fare una buona preparazione – prosegue Elisa – con la miglior prospettiva di arrivare in condizione. Sapete che non amo pensare a una corsa in funzione della successiva, per cui all’inizio ero arrivata al Giro con altri obiettivi e continuo a starci dentro vivendo alla giornata. Poi verranno le Olimpiadi. Non ho mai dato nulla per scontato. Nel ciclismo come nella vita non c’è niente che non si debba conquistare».

La fuga sul lago di Como, nella tappa di Colico, è stata un gran segnale di vitalità
La fuga sul lago di Como, nella tappa di Colico, è stata un gran segnale di vitalità

Percorso da capire

Sulla squadra e sul percorso, consapevole che non tutte le ragazze hanno ben digerito le scelte del cittì Salvoldi, Elisa sfodera una diplomazia da brividi.

«Dino ha fatto le sue valutazioni – dice – e io ad esse mi attengo. Quanto al percorso invece, ho la sensazione che Rio fosse più duro, ma è anche vero che non ho visto ancora Tokyo. C’è di buono che accadrà presto. Il 17 luglio si parte, mancano dieci giorni. E allora capiremo di cosa si sta parlando».

Viva i moscerini

Alla partenza, Guderzo cercava riparo dal sole ed è fra coloro che l’esclusione l’ha vissuta peggio. E adesso, vicino all’ammiraglia, la vicentina è stravolta dal caldo e ha lo sguardo spento. Tatiana aveva tenuto duro proprio puntando alla convocazione, altrimenti probabilmente avrebbe già smesso. Finirà il Giro, ma poi?

Elisa saluta sua madre che la guarda d’oltre la transenna, poi si avvia verso il pullman nella baraonda dell’arrivo. Il caldo è soffocante, forse era meglio stamattina quando c’erano i moscerini.

Course volata 2021

Dopo la Course è già Olanda vs resto del mondo

26.06.2021
4 min
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Oggi a Landerneau in Bretagna anche “La Course by Tour de France” si è tinta di arancione con il sigillo di Demi Vollering della Sd Worx davanti a Cecilie Uttrup Ludwig (Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope), Marianne Vos (Jumbo Visma Women) e Anna Van der Breggen, compagna della vincitrice.

Course podio 2021
Il podio finale della classica francese con la Vollering fra la danese Ludwig Uttrup e l’altra olandese Vos
Course podio 2021
Il podio finale della classica francese con la Vollering fra la danese Ludwig Uttrup e l’altra olandese Vos

Il World Tour è affare arancione

La 24enne olandese – dominatrice del Giro dell’Emilia nel 2019, la sua prima vittoria da Elite – è al suo secondo successo del 2021 dopo quello alla Liegi-Bastogne-Liegi, confermando così una crescita personale davvero importante, e in stagione, nelle dieci gare World Tour fin qui disputate, questo è il trionfo numero otto delle atlete oranje, che salgono a quota ventidue se contiamo anche le altre gare internazionali del calendario femminile. Numeri che mettono paura in vista delle prossime rassegne a cinque cerchi, europee e iridate.

Nella gara francese hanno chiuso nella top ten le italiane della Liv Racing Soraya Paladin e Sofia Bertizzolo, rispettivamente settima e decima con una prova all’attacco, mentre Tatiana Guderzo della Alé BTC Ljubljana, prima del rimescolamento finale, è stata in fuga (entrandoci da sola) per tanti chilometri dimostrando di avere una buona condizione. Tutte papabili di una chiamata per Tokyo, insieme alla certa Longo Borghini che però non era presente.

Course Valcar 2021
Le ragazze della Valcar Travel & Service hanno animato la gara, con Pirrone e Persico
Course Valcar 2021
Le ragazze della Valcar Travel & Service hanno animato la gara, con Pirrone e Persico

La Gunnewijk si sfrega le mani…

«Non me lo aspettavo oggi – ha dichiarato Vollering dopo il traguardo – è stata una gara dura ma fantastica. Anna (Van der Breggen, ndr) mi ha aiutata ancora come alla Liegi, tenendo alta la velocità e costringendo Vos a partire in volata. Inizialmente ho pensato che andasse tutto storto perché mi sono ritrovata quasi incastrata a destra ma alla fine sono riuscita a prendere la scia di Marianne e saltarla. Sono contenta di aver vinto questa corsa e non vedo l’ora che arrivi il Tour de France femminile il prossimo anno. Senz’altro questo risultato mi dà tanta fiducia per il futuro».

Questa vittoria rafforza ulteriormente le speranze della selezionatrice dell’Olanda Loes Gunnewijk che già ad inizio maggio aveva annunciato la squadra per la prova in linea di Tokyo – in programma domenica 25 luglio sulla distanza di 137 km per un dislivello di 2.692 metri – dichiarando di poter disporre di un vero e proprio dream team, formato dalle “quattro V”: Van der Breggen (campionessa olimpica ed iridata in linea e a crono in carica), Vos (oro a Londra 2012), Van Vleuten (campionessa europea in carica ed iridata nel 2019) e Vollering.

Vollering 2021
Annata eccezionale per la Vollering, prima anche alla Liegi e seconda all’Amstel: e non è finita…
Vollering 2021
Annata eccezionale per la Vollering, prima anche alla Liegi e seconda all’Amstel: e non è finita…

Olanda-Italia, sfida ad armi pari

Saranno 67 le partenti e i Paesi Bassi sarà una delle cinque nazioni che gareggeranno con quattro atlete, al pari di Italia, Australia, Germania e Stati Uniti e sulla base di questo Gunnewijk aveva spiegato di partire da una posizione di lusso: «Ho a disposizione un grande gruppo di cicliste e avrei potuto scegliere almeno altre tre nazionali per queste Olimpiadi. Sarà una gara dura, dove l’alta umidità potrebbe condizionare la corsa. Siamo le favorite ma siamo abituate e ho ragazze che sanno gestire queste situazioni. Il nostro obiettivo comune è centrare il terzo oro consecutivo, mentre a crono possiamo migliorare gli scorsi risultati. Alla fine ho scelto una squadra preparata per tutti gli scenari».

Fra circa un mese, con in mezzo il Giro d’Italia Donne, sapremo se l’Olanda a Tokyo si sarà dimostrata invincibile o meno e se l’Italia avrà saputo approfittarne.

Marianne Vos, una leggenda che profuma di futuro

01.04.2021
6 min
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Marianne Vos. Se chiedete in gruppo quale sia l’atleta più rispettata, le ragazze risponderanno con il suo nome. Non è scontato vincere tanto e ottenere rispetto. Annemiek Van Vleuten ad esempio vince tanto ed è ugualmente olandese, ma non è così amata. Forse perché quando perde diventa intrattabile, mentre Marianne negli anni ha saputo dominare, ma anche accogliere la sconfitta con stile, mostrando rispetto per chi l’ha battuta.

A Salisburgo 2006, Marianne Vos si presenta così: ha 19 anni e le batte tutte
A Salisburgo 2006 Vos si presenta così: ha 19 anni e le batte tutte

Chiedete a Marta Bastianelli, Tatiana Guderzo e Giorgia Bronzini che ne da lei ne hanno prese di santa ragione, ma l’hanno anche messa alle spalle nei loro mondiali.

E così, sulla porta dei 34 anni e con motivazioni sempre eccezionali, la ragazza di s’Hertogenbosch prosegue il suo grande viaggio nel ciclismo con gli occhi capaci ancora di brillare. E la sensazione in chi l’ha vista arrivare e diventare grande è che si diverta più oggi di quando era una ragazzina terribile e giocava a battere tutti i record.

Valkenburg 2012, tocca di nuovo a lei: mondiale in casa
Valkenburg 2012, tocca di nuovo a lei: mondiale in casa

Anno nuovo, vita nuova

Alla fine del 2020, Marianne ha salutato la Liv di cui era un riferimento e ha accettato la proposta della Jumbo-Visma. Ha portato in dote una carriera fatta di 2 medaglie d’oro olimpiche, 3 mondiali su strada, 2 mondiali su pista e 7 nel cross e un palmares che dal 2006 l’ha vista cogliere 253 vittorie su strada, cui vanno sommate quelle in pista, nel cross e nella mountain bike. Non è sbagliato dire che stiamo per parlare con la più grande atleta del ciclismo femminile.

Gand Wevelgem 2021, Marianne Vos
Squadra nuova e nuova bici: ecco la nuova Cervélo
Gand Wevelgem 2021, Marianne Vos
Squadra nuova, nuovi stimoli e nuova bici: eccola con la sua nuova Cervélo

L’appuntamento è telefonico. E la cosa singolare è che è lei a chiamare. Mancano pochi giorni al Giro delle Fiandre, dopo che la vittoria nella Gand-Wevelgem le ha fatto capire che la condizione è a posto. Il tempo a nostra disposizione non è infinito, perciò entriamo subito nel discorso.

Come stai?

Bene, grazie. Recupero dopo la Gand, che ci ha messo alla prova. La condizione è buona e ho una grande motivazione nel correre con questa squadra.

Nelle prime foto ufficiali avevi lo sguardo della bimba in un parco giochi…

Sto benissimo qui. Ho ricevuto una grande accoglienza. Era un treno da prendere assolutamente, un’opportunità unica per me.

A Firenze 2013 ancora Marianne Vos: batte Johansson e Ratto
A Firenze 2013 ancora Vos: batte Johansson e Ratto
Tre anni di contratto sono un bel modo di continuare.

Non volevo entrare in questa squadra solo per un anno. So che nello sport di alto livello non sai mai per quanto tempo puoi continuare a essere competitiva, ma finché c’è la salute, il mio desiderio è continuare a correre e migliorarmi. Lasciare la vecchia squadra non è stato semplice, ma ho sentito che cambiare avrebbe rimesso in moto la mia crescita e mi avrebbe dato nuove motivazioni. L’immagine del parco giochi è abbastanza calzante.

Che cosa hai portato alla Jumbo Visma?

La mia esperienza, prima di tutto. Far parte di questo gruppo nero-giallo mi motiva a lavorare duramente, per dare il 100 per cento. Sapevo che qui avrei trovato la possibilità di curare i dettagli, anche con la squadra maschile, e che questo mi farà crescere. Correre vicino a un campione come Van Aert, così forte, mi ha dato un nuovo orizzonte. Ci tenevo a farne parte.

Nel 2013, Marianne Vos è iridata di cross e vince in Coppa a Valkenburg
Nel 2013, Vos è iridata di cross e vince in Coppa a Valkenburg
Guardandoti, si ha la sensazione che ti diverta più oggi di quando avevi 15 anni in meno.

Mi diverto molto, è vero, forse più che in passato. Amo il mio lavoro, gli allenamenti e le gare. Guardo sempre in avanti, tirando fuori il meglio ogni giorno ed è fantastico poterlo fare. Ho cambiato molto, ma continuo a usare il talento che Dio mi ha dato.

Rispetto ai primi tempi, hai però un’esperienza unica: in cosa ti aiuta?

Soprattutto a gestire meglio i finali, facendo la differenza. Mi permette di gestire meglio la pressione, che indubbiamente c’è. Al contempo, mi piace vedere arrivare e veder crescere le ragazze più giovani. Mi piace che abbiano delle domande per me. E sono felice di condividere la mia esperienza in modo che possano imparare. Ma siate certi che anche io imparo da loro e ne sono contenta. Esperienza significa imparare ogni giorno dai propri errori e non so se 15 anni fa avrei fatto questo ragionamento. Ogni giorno è un nuovo giorno, si prepara una nuova battaglia. Si curano i dettagli…

Credi che il WorldTour abbia cambiato molto il ciclismo femminile?

E’ stato un bel cambiamento. Le squadre hanno strutture ben fatte e ci sono grandi differenze rispetto ai gruppi più piccoli. Ora lo standard nel gruppo è molto alto. In più il fatto di avere la diretta televisiva permette ai nostri tifosi di seguirci e agli sponsor di avere una gratificazione superiore. Ti basta andare in corsa per percepire che vincere è sempre più difficile.

Anche il calendario ora ha un’altra consistenza, no?

Si parla nuovamente di un Tour de France femminile, abbiamo il Fiandre, la Freccia Vallone, la Liegi, il Giro d’Italia. Sono corse che le persone conoscono, nomi inconfondibili, gare storiche. Ora davvero c’è grande possibilità di mettersi in mostra.

Al Galà dell’Uci a Curacao, una Marianne Vos ben più rilassata
Al Galà dell’Uci a Curacao, una Vos ben più rilassata
Lizzie Deignan ha chiesto di avere un Tour di tre settimane, saresti d’accordo?

Mi piace l’idea di un Tour che duri tanto e abbia grandi montagne, volate e cronometro, ma forse tre settimane sono troppe in rapporto al calendario nel suo complesso. Fisicamente non vedrei problemi. Sarebbe una fatica immensa, da gestire giorno dopo giorno. Ma penserei al Tour inserito nel calendario e forse creerebbe uno scompenso. Dobbiamo fare il meglio per lo sport, armonizzandolo con il Giro e le altre corse.

A proposito di Giro, hai vinto 28 tappe e per 3 volte la classifica generale. Ti vedremo nuovamente da noi?

Il Giro è nei piani, mi piace così tanto. Credo che per strade, paesaggi e tifosi, sia la corsa più bella del mondo. Si percepisce la passione per il ciclismo.

Europei 2017 di Herning, Vos batte Bronzini e Zabelinskaya
Europei 2017 di Herning, batte Bronzini e Zabelinskaya
Che cosa ti motiva oggi?

Nel mio palmares non ci sono grosse lacune da colmare, ma voglio migliorare. E voglio che la squadra cresca insieme. Forse è questo è l’obiettivo più grande. Ci sono corse che vorrei vincere per la prima volta e altre che non sarebbe male vincere ancora. E poi quest’anno ci saranno le Olimpiadi e sarà proprio per questo una stagione molto importante.

Hai detto: «Ogni giorno è un nuovo giorno, si prepara una nuova battaglia». Prossimo step il Giro delle Fiandre?

Assolutamente, le grandi sfide mi motivano molto.

Allora ci vediamo alla partenza?

Va bene, vi aspetto sulle mie strade.