Simmons non solo gambe. Idee innovative. E sulle interviste…

19.08.2025
5 min
Salva

Al Tour de France i suoi colleghi in gruppo lo avevano ribattezzato Captain America e in effetti con la sua scenografica maglia a stelle e strisce di campione degli Stati Uniti un po’ Quinn Simmons lo ricordava. Tanto più se pensiamo che era sempre all’attacco, sempre davanti al gruppo e a disposizione dei compagni. Ricordiamoci, per esempio, quando in occasione della seconda vittoria di Jonathan Milan il friulano era rimasto dietro: Simmons ricucì il divario (quasi un minuto) praticamente da solo.

Ma l’atleta della Lidl-Trek ci ha colpito anche per delle dichiarazioni affatto banali. Aveva detto che il ciclismo, stando così le cose, è poco attraente per un adolescente. Rischia di diventare noioso e che alla fine nelle interviste al vincitore si sentono sempre le stesse cose: «Sono felice per la vittoria, oggi avevo gambe fortissime», questo il succo. E tutto sommato per alcuni aspetti la sua visione è anche giusta.

Simmons (classe 2001) viene dal Colorado, Stati Uniti. Ad oggi vanta 7 vittorie da pro’
Simmons (classe 2001) viene dal Colorado, Stati Uniti. Ad oggi vanta 7 vittorie da pro’

Ecco Simmons

Abbiamo così cercato di coinvolgerlo per capire davvero quale fosse il suo pensiero e cosa si potrebbe fare per riaccendere un po’ l’entusiasmo tra i giovani.

“Il ciclismo non è molto divertente per un adolescente”. Partiamo da qui. «In verità – spiega Simmons – ho detto che non guardo la bici per divertimento, la guardo perché mi piace la competizione, mi piace il lavoro, mi piace cercare di essere il migliore in qualcosa. Non vedo una bici da strada come qualcosa di molto divertente e per me ci sono altri sport che mi piacerebbe fare per divertimento o come hobby. La mia opinione è che per me la bici è più importante della felicità».

Una volta c’erano i miti. I campioni che ti attiravano verso quello sport e magari anche a praticarlo. Baggio nel calcio, il bomber della tua squadra del cuore. Pantani. Senna. Schumacher, Federer, la Pellegrini o una nazionale che vince, pensiamo alla pallavolo alle Olimpiadi. L’idolo di Simmons è stato Peter Sagan.

«Sono cresciuto guardando Sagan. Mi piaceva molto il suo stile sulla bici, la gara aggressiva, il modo in cui vinceva e la maniera in cui si presentava. Era divertente, è sempre stato molto bello, diverso, soprattutto quando ero piccolo. E poi era bello perché lo vedevo alle classiche, ma anche ai mondiali… che ha vinto tre volte. Era una grande ispirazione per me e uno dei corridori che mi hanno fatto amare la bici».

Arrivato nel professionismo che conta nel 2010, Peter Sagan è stato un vero ciclone per il ciclismo
Arrivato nel professionismo che conta nel 2010, Peter Sagan è stato un vero ciclone per il ciclismo

La “cura”…

E cosa si dovrebbe fare? Abbiamo chiesto a Simmons, per esempio, se gli arrivi di tappa in circuito aiuterebbero lo show.

«Sì – dice Simmons – mi piace molto la gara in circuito. Lo stile del campionato mondiale, la gara a piena velocità, rende bella la competizione. Ed è meglio anche per gli spettatori. Non solo, ma è anche molto più sicuro per noi corridori».

Il tema dei circuiti non è nuovo in questo ciclismo in continua evoluzione, che cerca di essere sempre più “televisivo”, come si suol dire oggi. Un “essere televisivo” che passa inevitabilmente attraverso frazioni più brevi e appunto i circuiti per coinvolgere di più la gente a bordo strada. I ritmi sono sempre più serrati, le soglie d’attenzione da parte del pubblico sono sempre più ridotte: si cerca (lo spettatore) e si propone (l’organizzatore) qualcosa di adrenalinico. Basta pensare che nell’atletica leggera un must come i 10.000 metri è sparito dai meeting internazionali. Ci sono delle riunioni apposite. E anche i 5.000 rischiano sempre di più.

Grinta, gambe e idee innovative per Simmons
Grinta, gambe e idee innovative per Simmons

Verso il futuro

Ma Simmons si è mostrato intelligente anche su questo fronte e se da una parte si è detto favorevole ai circuiti, dall’altra è stato realista: «Ho capito che c’è la storia e che qualcuno potrebbe storcere il naso, ci sarebbero molte gare che non funzionerebbero come circuiti, ma penso che se lo sport si spostasse in questo senso sarebbe buono. E ripeto, lo sarebbe sia da un punto di vista di divertimento che di sicurezza. A tal proposito la discussione sulle radio non la capisco, non capisco perché le persone pensano che sia negativa. Parlando della sicurezza, sarebbe davvero pericoloso toglierle. Per me non è un’opzione correre senza radio. Se il direttore non può informarci di un avvenimento pericoloso o se c’è una caduta, sia se sei in piedi, sia se sei rimasto in piedi… è un grande problema. Non devono nemmeno essere considerate per essere tolte».

Un altro tassello per aumentare lo show e l’attenzione – ma da giornalisti diremmo anche il racconto – è stata l’introduzione dei team radio resi pubblici a turno. Qualcosa che si vede in Formula 1. Ma anche su questo aspetto l’opinione pubblica è parsa spaccata. In America lo show regna sovrano e in qualche occasione ha persino prevalicato i cardini dello sport, ma se non vengono alterate le regole perché non prevederlo? Bisogna ammettere che sanno come catturare l’attenzione. Pensiamo alle grandi cerimonie prima del Super Bowl o agli intrattenimenti per il pubblico durante le pause nelle partite di basket. Ma anche a tutta una serie di dati che vengono proposti in tempo reale ai telespettatori.

Divertimento, show… ma anche sostanza. Che guida Simmons (foto Instagram)!
Divertimento, show… ma anche sostanza. Che guida Simmons (foto Instagram)!

L’importanza del racconto

Però è anche vero che un savoir faire mediatico, come quello del Tour de France, riesce ad esaltare in modo esponenziale l’evento. Quanta gente c’era lungo le strade? E la controprova si è avuta anche al Tour de France Femmes. Nel ciclismo non è facile intervenire. La radice dello sport, i cardini tecnici sono molto forti, ma è certo che qualcosa aiuterebbe. Non tutte le corse sono il Tour insomma.

Simmons ha parlato anche delle interviste post gara. A lui stesso abbiamo chiesto quali domande gli piacerebbe ricevere.

«Riguardo alle interviste post gara – spiega Simmons – non mi riferisco tanto alle domande che ci pongono, come giornalisti potete chiedere qualsiasi cosa, ma penso che è più la maniera in cui i corridori rispondono. Se c’è una battaglia in una gara, se c’è qualcosa che è andato male o qualcosa che non è stato giusto, non bisogna sempre dare la risposta perfettamente politicamente corretta. Penso che possiamo essere più onesti come corridori. Penso che se tutti iniziano a fare questo, chi lo fa non avrà tanto problema se diventa normale e ci si comporta come persone. Penso che in altri sport si comportano così. Noi dobbiamo sempre avere un filtro e quando lo rimuovi inizia a essere un problema».

Mollema, parole mai scontate e qualche consiglio ai giovani

18.08.2025
5 min
Salva

RYBNIK (Polonia) – Ci sono sempre curiosità per raccontare ed amare un corridore a tratti anticonformista come Bauke Mollema nel ciclismo di oggi. Facciamo un salto indietro di due settimane tornando alla prima tappa del Tour de Pologne con un simpatico retroscena.

«Quando è stata ripresa la fuga, forse troppo presto – ci aveva confidato Jacopo Mosca – abbiamo spinto moralmente Bauke a tentare un’azione smuovendo nuovamente le acque in vista del primo e unico “gpm” della giornata. Lui è stato al gioco, scollinando per primo e andando a prendersi la maglia a pois azzurri. Solo dopo la cerimonia delle premiazioni, abbiamo scoperto con sorpresa che era la prima volta che indossava una maglia da miglior scalatore. Se pensate a tutto quello che ha vinto e che è uno scalatore, è davvero strano che non gli fosse mai successo in passato».

Nelle frazioni successive l’olandese della Lidl-Trek non è riuscito a conservare la leadership nella speciale classifica, ma in Polonia, malgrado abbia dovuto abbandonare per motivi di forza maggiore, stava cercando di trovare la migliore condizione per la parte finale della stagione. Mollema il prossimo 26 novembre compirà 39 anni e sente che ha ancora voglia di restare in gruppo. Con lui è stata l’occasione di parlare anche di altro e come sempre le sue risposte non sono state scontate.

Com’è stata la tua stagione finora?

E’ stata abbastanza corta, non ho corso molto, facendo pochissime gare tra giugno e luglio. Diciamo pure che più o meno la mia stagione è iniziata proprio in Polonia. Per la verità sia l’anno scorso che quest’anno non ho fatto alcuna grande gara a tappe. A maggio avrei dovuto correre il Giro, ho cercato di arrivare con una forma buona, ma la squadra ha deciso di portare altri compagni. Non è stato un problema. Ora sono pronto e fresco per questa ultima parte di stagione.

Cosa prevede il tuo calendario agonistico?

Il mio grande obiettivo sarà il mondiale in Rwanda. Con ogni probabilità dovrei correrlo, ne avevo parlato col cittì. Come avvicinamento farò il Tour of Britain (ad inizio settembre, ndr) e poi vedremo come sarà il mio programma. Vado alle prossime gare molto motivato.

Il tuo contratto scade a fine 2026 e si dice che ti ritirerai a fine della prossima stagione. Puoi dirci qualcosa di più preciso?

Sì, è vero. O meglio, non è ufficiale, ma molto probabile. Al momento non ho ancora pensato a cosa farò dopo il ritiro. Per il momento mi piace ancora pedalare e correre ed è normale che per andare avanti ci vogliano degli obiettivi da perseguire. Anzi, mi sono mancati negli ultimi due anni questi obiettivi. Mi è mancato allenarmi e soffrire in allenamento per raggiungerli. Credo che penserò a cosa farò dopo col passare dei prossimi mesi. Di sicuro fino a quando correrò, lo farò senza stress come ho sempre fatto.

Secondo Mollema i giovani di adesso sono troppo concentrati sul ciclismo. Dovrebbero viverlo con più distanza e relax
Secondo Mollema i giovani di adesso sono troppo concentrati sul ciclismo. Dovrebbero viverlo con più distanza e relax
Ti vedi come diesse in ammiraglia?

Onestamente no (dice sorridendo, ndr), ma neanche in altri ruoli nel ciclismo. Quando smetterò, starò a casa a trascorrere del tempo con la mia famiglia, visto che in tutti questi anni non l’ho potuto fare. Poi mai dire mai, però sono convinto di questa mia scelta.

Hai vinto tante gare importanti in carriera e ottenuto molti risultati di prestigio, ma Bauke Mollema che tipo di corridore è stato veramente?

Ho iniziato la mia carriera focalizzandomi principalmente sulle classifiche generali delle gare a tappe e sulle frazioni di salita. Quando ero veramente in forma potevo puntare a questi obiettivi e qualcosa sono riuscito a fare. Col passare delle stagioni, sono diventato un corridore da classiche o da singole tappe. Ho seguito il mio corpo che cambiava e che mi dava dei segnali, quanto meno dal punto di vista degli sforzi. Vedevo che ero più competitivo ad esempio su salite di massimo 10/15 minuti anziché in quelle da 30/40 minuti o più. E questo lo capivo anche all’inizio di una stagione. Ripeto, quando stai bene sei capace di fare tutto, però in generale io sono stato un corridore da gare di un giorno o per le tappe di un Grande Giro.

Invece ti senti di dare dei consigli ai giovani corridori?

Ci sono veramente tantissimi giovani e forti atleti, non solo tra i pro’. Li vedo però un po’ troppo concentrati su ogni gara. Vogliono fare il massimo in ogni corsa e se non ci riescono per loro diventa un problema. Naturalmente questi ragazzi sono professionali in tutto, tra allenamento e nutrizione, ma forse troppo. Secondo me sono anche troppo dentro al ciclismo. E questo non ti permette di vivere con tranquillità quello che stai facendo.

Dopo il ritiro Mollema non si vede su una ammiraglia come diesse. Più importante trascorrere il tempo con la famiglia
Dopo il ritiro Mollema non si vede su una ammiraglia come diesse. Più importante trascorrere il tempo con la famiglia
C’è una ricetta per questo problema?

Dovrebbero prendere il ciclismo con più… relax o prendere un po’ più di distanza da questo tipo di ciclismo. Anche perché c’è il rischio che la carriera diventi più corta del previsto se non trovi il tempo di divertirti o goderti la vita con più serenità. Ho visto ragazzi che hanno avuto e fatto capricci o gesti pazzi per la bici. Attenzione, è bellissimo il lavoro che facciamo, ma non bisogna esagerare. I giovani di oggi dovrebbero concentrarsi sugli obiettivi veramente più importanti per non finirsi e correre più tempo possibile.

Sfreccia Brennan, ancora terzo Bagioli con lo zampino di Mosca

08.08.2025
5 min
Salva

ZAKOPANE (Polonia) – Una volata lanciata per sbaglio ai 300 metri si trasforma in una vittoria ineccepibile per Matthew Brennan sul traguardo della quinta frazione del Tour de Pologne, la più lunga della corsa con i suoi 206 chilometri.

«Sono stato un po’ avventato a lanciare una volata così lunga, ma ho dovuto tirare dritto fino alla fine rischiando qualcosa», ha affermato l’inglese della Visma Lease a Bike che ha compiuto 20 anni due giorni fa e che oggi ha conquistato il nono successo nella sua prima stagione da pro’. Mentre il francese Lapeira zitto zitto non perde un colpo e mantiene ancora la leadership della gara, dietro Brennan sono finiti Turner e Bagioli, senza poter prendere la sua ruota.

Bagioli (ancora terzo in volata) ora vuole centrare una top 10 nella generale (foto Tour de Pologne)
Bagioli (ancora terzo in volata) ora vuole centrare una top 10 nella generale (foto Tour de Pologne)

Mosca apripista

I finali di tappa in Polonia hanno sempre regalato emozioni e tentativi da finisseur. Quando sull’ultima salita posta a 10 chilometri vengono ripresi in sequenza Plotwright e Artz, fuggitivi superstiti, nella successiva discesa partono i contrattacchi. Quello più convinto scatta ai -8 per merito di Bettiol che porta con sé Christen. Il toscano della XDS-Astana mena a tutta per lasciare il segnale che gli chiedeva la squadra e Shefer. Non ha troppa collaborazione e poco prima dei duemila metri il gruppo torna su di loro. Bettiol chiuderà ottavo e contrariato.

Chi invece sorride è Bagioli che trova il secondo podio in tre giorni. A tirargli la volata è Jacopo Mosca che ci racconta gli ultimi attimi.

«Il nostro piano di oggi – dice il piemontese della Lidl-Trek – prevedeva di portare allo sprint Teutenberg. Sull’ultima salita era rientrato dopo essersi staccato, così a 2 chilometri dalla fine Oomen ha preso la testa per noi tirando fino ai 700 metri. Lì sono entrato in azione io pensando poi di lasciare il posto a Bagioli per Teutenberg. Invece Tim non aveva buone gambe e così “Bagio” si è dovuto arrangiare. Peccato perché avrei potuto tirare di più e magari ottenere un risultato migliore. Comunque Brennan va forte su questi arrivi e noi dobbiamo essere soddisfatti del podio di Andrea».

Mosca ha tirato la volata a Bagioli e domani sarà ancora pronto a supportarlo nell’arrivo verso Bukowina
Mosca ha tirato la volata a Bagioli e domani sarà ancora pronto a supportarlo nell’arrivo verso Bukowina

Piano B come Bagioli

La Lidl-Trek era venuta al Pologne con Vacek leader, ma la brutta caduta della terza tappa l’ha messo fuori gioco, dopo che il giorno prima aveva dovuto abbandonare Kirsch. Nel team statunitense però c’era già pronta l’alternativa.

«Adesso – spiega Bagioli con un sorriso – ricade su di me la pressione. Anche oggi ho cercato di gratificare al meglio il grande lavoro che hanno fatto Mosca, Mollema e Oomen. Battute a parte, dopo il ritiro di Mathias abbiamo discusso in squadra per capire se potevo fare classifica oppure puntare alle tappe. Ho risposto che volevo curare la generale, anche perché la top 10 è ancora fattibile. La tappa di domani (la settima che arriva in salita a Bukowina, ndr) la conosco bene perché c’è quasi tutti gli anni. Sicuramente domani la classifica verrà stravolta ed io vedrò come muovermi. Ne parleremo con i diesse, comunque il morale è buono».

«Secondo me – prosegue – domani uomini come Tiberi, Christen oppure Bettiol, che sta dimostrando di andare forte, tenteranno qualcosa sull’ultima salita. Non bisogna escludere però Lapeira che sta facendo una grandissima gara, specie dopo le botte rimediate l’altro giorno nella caduta. Non so come vada a crono, ma in salita ha una buona gamba e sa stare con i migliori. E’ ancora tutto aperto».

Manovre tattiche

Se Bagioli dovrà essere il finalizzatore della Lidl-Trek al Pologne, dove sta preparando la Vuelta per concentrarsi su qualche tappa e per supportare Ciccone e Pedersen, ritorniamo con Mosca su quello che potrebbe succedere nella frazione montana di Bukowina. Domani conterà la squadra, poi domenica ognuno dovrà vedersela con le proprie gambe nella crono di Wieliczka.

«Domani sulla carta – commenta Jacopo – sarà la Decathlon a controllare la corsa perché hanno la maglia. Credo che ci sarà una bella battaglia, soprattutto ad inizio tappa. Anche UAE, che hanno un paio di punte con Christen e McNulty, e Barhain-Victorious con Tiberi e Pello Bilbao credo che dovranno tentare qualche azione. Noi sicuramente possiamo provarci a stare davanti, ma non possiamo tenere chiusa la corsa perché siamo in cinque.

«Sono d’accordo anch’io – conclude con un aneddoto che profuma di stima e amicizia – nel dire che la gara è ancora tutta da decidere. Il mio favorito rimane “nutellino” Tiberi, che chiamo ancora così per nostri motivi quando eravamo compagni di squadra. Vedo che pedala bene in salita e a crono va forte. Naturalmente spero che a vincere possano essere le nostre maglie e faremo di tutto per farlo, ma se non dovesse essere così avrei piacere che fosse proprio Antonio a conquistare il Tour de Pologne».

La tanto annunciata sesta tappa del Tour de Pologne prevede 147,5 chilometri con sei “gpm” di prima categoria ed arrivo in salita ai 943 metri di Bukowina Tatrzanska. Il meteo prevede sole, vento laterale ed i 2900 metri di dislivello suggeriranno i big della generale ad uscire allo scoperto. Sulla montagna in cui in passato Evenepoel e Almedia hanno ipotecato il successo finale, qualcuno potrebbe fare altrettanto.

La nuova Trek Madone 8 monocorona, più leggera dell’UCI 

08.08.2025
3 min
Salva

C’era una volta la bici aerodinamica ottima per la pianura, ma poco performante in salita. C’era una volta perché adesso non c’è più, o quasi. All’ultimo Tour abbiamo visto Pogacar correre (e vincere) tappe e cronoscalate con una bici super aero. Ma è una tendenza che registriamo sempre di più in generale.

Merito della tecnologia che continua a migliorare, rendendo anche le biciclette più veloci molto leggere. Molto al punto che Trek ha appena lanciato una versione della Madone Gen 8 (il modello con cui Milan ha conquistato la maglia verde al Tour) che è sotto il peso limite dell’UCI: 6,4 chili.

Con questo modello il monocorona fa definitivamente il suo debutto su strada, per tutti
Con questo modello il monocorona fa definitivamente il suo debutto su strada, per tutti

I vantaggi del monocorona

Per arrivare a questo risultato fino a pochi anni fa impensabile, in Trek hanno lavorato su diversi aspetti. Il primo e forse principale è stato l’introduzione della trasmissione Sram monocorona. Una soluzione che abbiamo visto utilizzare dai corridori della Lidl-Trek nelle classiche di primavera, fortemente voluta soprattutto da Mads Pedersen.

Il monocorona, disponibile sia in versione Red 1×12 che XPLR 1×13, permette di risparmiare peso e non dover doversi preoccupare del deragliatore anteriore, pur avendo un range di rapporti molto ampio. Per fare un esempio, nel gruppo XPLR sono disponibili corone da 38, 40, 42, 44, 46, 48, 50 e 52 denti (le ultime tre in versione aero), con una casetta 10-46. Certo, per usare la Madone 8 con corona da 50 o 52 (senza arrivare al 56 di Pedersen) e pignone massimo da 46 ci vuole un po’ di gamba. Ma d’altronde si tratta di una bici di altissima gamma, pensata per le performance.

La versione della Madone 1x lavora sia con il deragliatore Sram Red 12 v che con l’EXPL 13v, quello usato da Pedersen questa primavera
La versione della Madone 1x lavora sia con il deragliatore Sram Red 12 v che con l’EXPL 13v, quello usato da Pedersen questa primavera

Gli altri segreti: ruote, copertoncini e verniciatura

Ma oltre alla trasmissione per scendere sotto il peso minimo UCI serve anche altro. La nuova versione superleggera della Madona 8 è montata con le ruote Aeolus RSL con profilo da 37 e copertoncini Pirelli P-Zero RS da 28 mm con camere d’aria Pirelli SmartTube TPU.

Quindi non tubeless, ma l’accoppiata copertoncino-camera d’aria più leggera e veloce offerta da Pirelli. Un’altra soluzione riguarda la verniciatura. Questa versione si differenzia dalle altre per il colore Matte Deep Smoke, che permette di risparmiare diverse decine di grammi rispetto alla verniciatura standard.

Le ruote sono le medio profilo Aeolus RSL di Bontrager, brand legato a Trek
Le ruote sono le medio profilo Aeolus RSL di Bontrager, brand legato a Trek

Personalizzazione e disponibilità

Come per gli altri modelli Trek anche la Madone 8 monocorona può essere personalizzata a piacimento direttamente nel sito dell’azienda grazie al portale Project One. Si può scegliere tra le opzioni Red 1×12 o XPLR 1×13 come anche altri modelli di ruote, manubrio, sella e reggisella. Il nuovo modello superleggero della Trek Madone è disponibile fin da subito presso tutti i rivenditori Trek, e il prezzo è di 11.499 euro.

Trek Bikes

Consonni, il secondo Tour: «Una montagna russa di emozioni»

06.08.2025
5 min
Salva

Simone Consonni ha messo alle spalle il suo secondo Tour de France in carriera dopo quello del 2020 in maglia Cofidis accanto a Elia Viviani. Reduce dalle fatiche della Grande Boucle il corridore bergamasco ha ancora qualche giorno di pausa prima di ritornare in corsa sulle strade di Amburgo il prossimo 17 agosto

«Rispetto al primo – ci dice una volta rientrato dall’allenamento – è stato un Tour de France completamente diverso. Partiamo dalla cosa più lampante: il pubblico, che rispetto al 2020 era molto di più. Sono tanti anni che corro, un po’ di esperienza ce l’ho. Tuttavia ogni giorno rimanevo incredulo dalla gente presente lungo le strade: alla partenza, lungo il percorso e all’arrivo. Non importava che tipo di tappa fosse, il pubblico non mancava mai.

«L’altra cosa – continua – è che quest’anno andavamo per vincere le tappe ma avevamo anche l’obiettivo della maglia verde, senza considerare che c’era anche Skjelmose pronto a fare classifica. Era una doppia corsa e anche negli ultimi giorni dovevamo lavorare doppio per tenere la maglia verde fino a Parigi».

La maglia verde di Milan era un obiettivo per la Lidl-Trek che non si è mai nascosta
La maglia verde di Milan era un obiettivo per la Lidl-Trek che non si è mai nascosta

Inizio in salita

La maglia verde di Jonathan Milan sul podio di Parigi ancora brilla negli occhi dei tifosi e dei corridori della Lidl-Trek. L’obiettivo che il team guidato da Luca Guercilena si era prefissato alla partenza di Lille è arrivato, insieme a due vittorie di tappa che hanno coronato un lavoro davvero lungo. 

«E’ stato un Tour de France incredibile – racconta Simone Consonni – una vera montagna russa di emozioni. Alla vigilia eravamo super motivati, vista l’occasione di provare a prendere la maglia gialla subito. Purtroppo siamo rimasti tagliati fuori, è stato un primo momento difficile da metterci alla spalle. Nella prima volata, a Dunkerque, il secondo posto di Milan alle spalle di Merlier ci ha dato fiducia. Non che fossimo contenti, comunque quando hai un velocista come Jonathan (Milan, ndr) vuoi sempre vincere».

L’inizio del Tour non è stato facile però, con due occasioni sfumate
L’inizio del Tour non è stato facile però, con due occasioni sfumate
Poi, alla sesta tappa, ci siete riusciti…

E’ stata una gioia immensa per tutti e sicuramente una liberazione per Milan, la squadra e ogni persona dello staff. Quando siamo in corsa con lui percepiamo intorno al team delle aspettative importanti, anche qui al Tour tutti si aspettavano almeno una o più vittorie di tappa. A sentire molti sembrava quasi una cosa da dare per scontata.

Ma non è mai così?

Mai, soprattutto al Tour de France. Quando sei nella corsa più importante al mondo nulla è banale, poi se vinci una tappa con la forza e la rabbia che ha messo Milan tutto va meglio. Una volta sbloccati, però, siamo riusciti a imporre la nostra legge anche nei traguardi volanti. La squadra era partita con due obiettivi, vincere due tappa e la maglia verde, siamo riusciti a raggiungerli. 

Consonni e Milan hanno raggiunto un altro grande obiettivo insieme a tutto il team: la maglia verde
Consonni e Milan hanno raggiunto un altro grande obiettivo insieme a tutto il team: la maglia verde
Per te che Tour è stato?

Bello, fino alla doppia caduta di Carcassonne arrivavo alla fine di ogni tappa stanco, ma con ancora tante energie in corpo. Dopo quel brutto acciacco non ho più avuto il feeling dei giorni precedenti, l’ultima settimana più che soffrire ho proprio subito. 

Cosa cambia?

Che quando soffri sei abbastanza padrone dei tuoi sforzi, mentre subire vuol dire che sei in mano agli altri e fatichi a tenere un ritmo a te congeniale. Diciamo che l’ultima settimana ho dovuto gestire al meglio tutti gli aspetti di gara e la mia esperienza. L’ultimo posto nella generale (racconta con una risata, ndr) è frutto anche di una gestione delle energie che mi ha permesso di risparmiare qualcosa nelle giornate di montagna, per poi dare tutto nelle tappe decisive per la maglia verde. 

Il Tour di Simone Consonni si è complicato con la doppia caduta di Carcassone
Il Tour di Simone Consonni si è complicato con la doppia caduta di Carcassone
Una lotta all’ultimo punto. 

Fino alle ultime tappa il discorso era aperto e Pogacar faceva davvero paura, anche perché lui nell’ultima settimana è sempre riuscito a vincere due tappe. E poi la seconda vittoria di tappa di Milan, a Valence, non era scontata. Tutte le squadre hanno provato a vincere e tenere la corsa in pugno non è stato semplice. 

Quanto è stato importante l’affiatamento all’interno del gruppo?

Tantissimo. La nostra forza sta in questo, abbiamo un’intesa altissima che ci ha permesso di trovare sempre il giusto equilibrio. Nella prima vittoria di tappa, Stuyven era il profilo perfetto per fare da ultimo uomo e ci ha pensato lui a pilotare Milan. Un altro esempio è la tenacia e la caparbietà di Simmons che ha avuto un ruolo importantissimo nella seconda vittoria di tappa.

Aver inserito la salita di Montmartre ha escluso i velocisti dalla lotta per la vittoria sugli Champs Elysées
Aver inserito la salita di Montmartre ha escluso i velocisti dalla lotta per la vittoria sugli Champs Elysées
Arrivata la certezza della maglia verde vi siete goduti le ultime tappe?

Quella è arrivata con i punti del traguardo volante di venerdì, è stato il coronamento di un obiettivo del quale parlavamo da gennaio. Avere la maglia verde a Parigi è qualcosa di unico, peccato non averla potuta onorare con il nostro treno sugli Champs Elysées. Da corridore e da sprinter dico che quando ti cambiano una tappa iconica come quella di Parigi, un po’ storci il naso. Però vediamo il lato positivo, mi sono goduto Montmartre

Un passaggio iconico. 

Ho corso le Olimpiadi di Parigi, ma mi mancava la “Parigi su strada” visto che ho corso su pista. Devo ammettere che a livello di spettacolo è stato unico anche per noi corridori, ho vissuto una delle giornate più emozionanti della mia carriera. Non avevo le gambe per fare la corsa, ho tenuto duro, ma all’ultimo giro ho alzato bandiera bianca e sono andato su a ritmo da passeggiata. Molti dicono che i corridori devono tenere duro, però penso di aver fatto la scelta giusta. Montmartre era una bolgia e quel giorno rimarrà sempre nei miei ricordi, come la maglia verde di Milan sul podio finale.

Le mani di Gigio e le gambe di Milan: la verde è più vicina

25.07.2025
6 min
Salva

LA PLAGNE (Francia) – Con i 20 punti conquistati nella volata al chilometro 12,1 e scalati quelli per il terzo posto di Pogacar, il vantaggio di Milan su Tadej nella lotta per la maglia verde è ora di 80 punti. Ad assistere al traguardo volante di Villard sur Doron c’erano anche Luigi Marchioro ed Eugenio Alafaci, i due massaggiatori della Lidl-Trek incaricati dell’arrivo. “Gigio” peraltro è anche il massaggiatore del friulano, per cui quando ci raggiunge ai 500 metri dall’arrivo, il suo sorriso è di quelli ottimisti (in apertura, i due sono insieme subito dopo la vittoria di Laval). Il vantaggio è grande, non ancora matematico, ma quasi. Nel frattempo in cima al monte ha iniziato a piovere e provvidenziale si rivela l’ombrello tenuto da Alafaci. La corsa è annunciata a 65 chilometri dal traguardo, c’è il tempo per farsi raccontare il “suo” Milan.

Nella carriera precedente, “Gigio” è stato il massaggiatore di Sonny Colbrelli. Quando poi nel 2021 alla Bahrain Victorious arrivò il velocista friulano, che a quel tempo era più un pistard che un grande stradista, gli fu affidato l’incarico di massaggiarlo.

«La prima volta che me lo sono trovato sul lettino – sorride – ho pensato: mamma mia che gambe, c’è tanto da lavorare! Aveva 21 anni ed eravamo in Belgio. E gli ho detto una cosa: “Quando scendi dal lettino, fatti una foto intera delle gambe e ogni anno continua a farla e vedrai lo sviluppo”. Fino all’anno scorso lo ha fatto di sicuro, perché me lo raccontava. Johnny è buono, è una persona speciale, con cui è nato un rapporto di grande fiducia».

L’incontro con Gigio (e con lui Alafaci), a pochi metri dal traguardo di La Plagne
L’incontro con Gigio (e con lui Alafaci), a pochi metri dal traguardo di La Plagne
A parte le foto, hai visto cambiare le sue gambe?

Anno dopo anno, è sempre meglio. Dall’anno scorso, da quando è entrato qua in Lidl-Trek, c’è stato un cambiamento ulteriore dovuto alla preparazione, all’età e anche alla testa. Vive per il secondo anno in una squadra che punta su di lui e gli dà gli uomini per fare lo sprint: crescere è davvero inevitabile.

L’altro giorno gli abbiamo chiesto se gli sia sembrato più duro il Mont Ventoux oppure le Tre Cime di Lavaredo del 2023, quando arrivò in cima in maglia ciclamino dopo aver avuto la febbre. Che cosa sono per lui queste salite?

Un handicap tremendo. Mi ricordo anche l’anno scorso quando al Giro fecero per due volte il passaggio del Monte Grappa, potevano fare anche la terza… Quando tratti un velocista puro dopo una tappa con tanta salita, le gambe sono belle toste, dure, incatramate. Però è un gusto massaggiarlo, perché ti fa lavorare bene. In più, come tutti gli altri ragazzi della nostra squadra – che siano italiani, francesi o belgi – quando finisci di fargli il massaggio, anche Milan ti mette la mano sulla spalla e ti dice grazie. E quella è una soddisfazione.

Com’è fatto il massaggio di Jonathan Milan?

Un massaggio bello, profondo, intenso, perché a lui piace così. La durata varia fra un’ora e un’ora e un quarto. Lui si rilassa, il bello è quello. Soprattutto quando si gira con la pancia in giù. Mi dice: “Guarda che adesso sto pensando”. E di solito significa che sta per addormentarsi (sorride, ndr).

La salita per un atleta imponente come Milan (1,96 per 87 kg) è un supplizio: le gambe dopo le tappe più dure richiedono grande lavoro
La salita per un atleta imponente come Milan (1,96 per 87 kg) è un supplizio: le gambe dopo le tappe più dure richiedono grande lavoro
Un massaggio tutto manuale oppure anche con qualche macchinario?

No, manuale. Poche volte con la Tecar, diciamo che all’80-90 per cento è sempre manuale. Dopo aver massaggiato Johnny per un’ora, anche io mi faccio i muscoli (ride, ndr).

Si massaggia tutto il corpo in modo omogeneo oppure ci sono delle differenze?

Dipende dalla tappa. Dopo una crono, sono uno che lavora sia sulle gambe sia sulla schiena. E dipende anche dalla tappa che è stata fatta il giorno prima della crono. Perché magari lavori già sulla schiena per dare un po’ più di elasticità. E la stessa cosa si fa dopo la crono, perché la posizione non è delle più comode e bisogna rimettere in sesto la schiena.

Il primo Tour è stato una prova anche dal punto di vista muscolare? L’hai sentito diverso rispetto ad altre corse?

Sì, assolutamente, il primo Tour è tutto diverso. Fisicamente, ma anche psicologicamente. Jonathan era venuto qua con l’ambizione di vincere la prima tappa, che avrebbe significato avere la maglia gialla. Non è andata bene, ma non per colpa sua, quanto per quel ventaglio. L’obiettivo è rimasto quello di vincere più tappe possibili e prendere la maglia verde. Diciamo che siamo vicini all’averlo centrato, con due vittorie e due secondi posti, che sarebbero potuti essere anche delle vittorie.

In questa foto fornita dallo stesso Gigio, un momendo di massaggio e relax con Jonathan Milan
Il massaggiatore è ancora oggi il vero confidente del corridore o sono abitudini superate?

Secondo me, se il corridore ha fiducia nel suo massaggiatore, si confida su tutto. Sapete benissimo che ho seguito Colbrelli e ho notato la stessa cosa che ora accade con Johnny. Non è che gli chieda qualcosa, è lui che spontaneamente inizia a parlare. Forse c’entra l’età, visto che potrei essere suo padre.

Un altro dei punti fermi di una volta recita che il massaggiatore riesca a capire dalle gambe se il corridore ha il grande risultato in arrivo.

Io penso sempre che il massaggiatore sia una figura importante per il corridore. Senti il muscolo, però senti anche come ti parla, la differenza tra un giorno e l’altro. Quando è arrivato secondo era furibondo, ma il giorno prima di vincere ancora, l’ha detto: “Domani non c’è Merlier che tenga, io domani vinco!”. Johnny è un po’ un testone, ma quando le dichiara, sbaglia poche volte.

Ti ha proposto Johnny di seguirlo alla Lidl-Trek?

Sì, è andata così. Eravamo nuovamente in Belgio e mi ha chiesto se volessi seguirlo. Io ero in scadenza di contratto con la Bahrain. Mi avrebbero tenuto, ma quando Johnny me l’ha chiesto ho avuto pochi dubbi: se ti trovi bene, non c’è motivo di interrompere la collaborazione. In più c’era anche un discorso legato alla sua famiglia, che per lui è fondamentale. E a casa sua avevano notato tutti che quando ci sono io, lui è sereno e tranquillo. E da lì è nato tutto, anche per fare un’esperienza nuova in una grande squadra.

Stamattina la Lidl-Trek ha preso in mano la corsa e lanciato Milan verso la vittoria del traguardo volante di Villard sur Doron, al km 12,1
Stamattina la Lidl-Trek ha preso in mano la corsa e lanciato Milan verso la vittoria del traguardo volante di Villard sur Doron, al km 12,1
Com’è quando ti arriva addosso al traguardo?

Che vinca, che perda o che arrivi a 45 minuti, la pacca sulla spalla si dà sempre, assolutamente. Perché io penso sempre che lui faccia più fatica di quello che vince, come tutti. Arriva e dice: “Quanta fatica anche oggi, quanta fatica anche oggi!”. E io gli rispondo: “Tieni duro, che fra poco è finita. Tieni duro, che fra poco è finita”. Cosa vuoi fare? L’abbraccio è sempre affettuoso e serve per dargli un po’ di carica, di fiducia, di sostegno. Vale per qualsiasi corridore, ieri sono andato a fare i complimenti anche a Simone Consonni, perché ho visto la sua fatica.

Secondo te Milan sta soffrendo più per la maglia verde o fu più dura con la prima ciclamino, soprattutto dopo che era stato male?

Bella domanda! Secondo me, sta soffrendo più per la maglia verde. E’ un simbolo che vuole portare a casa a tutti i costi. Per questo penso che oggi all’arrivo sarà contento.

Nei giorni caldi del Tour, lo schema Lidl-Trek per integrare il sodio

25.07.2025
5 min
Salva

AVIGNONE (Francia) – Li abbiamo visti per giorni vuotarsi borracce intere sulla testa e sulla schiena. Il Tour non è stato investito dalla peggior canicule di sempre, ma di certo almeno fino al Mont Ventoux non ha risparmiato il sole sul gruppo. E quando si va così forte e le salite sono prive di ombra, il rischio di eliminare attraverso il sudore anche gli elettroliti più importanti è dietro l’angolo. Abbiamo visto come negli anni passati i pantaloncini e le maglie più scure si macchiassero di bianco: il chiaro segno del sodio che se ne va. Ma se in precedenza anche corridori fortissimi come Pogacar avevano in questo un punto debole su cui lavorare, oggi la ricerca nel campo dell’integrazione ha fatto passi da gigante.

Marco Sassi è da un anno nutrizionista nello staff della Lidl-Trek (@hardyccphotos)
Marco Sassi è da un anno nutrizionista nello staff della Lidl-Trek (@hardyccphotos)

La variabile del sodio

Alla Lidl-Trek è arrivato da circa un anno un nuovo professionista nel campo della nutrizione ed è bastato sentirne il nome per avere un sussulto. Marco Sassi è il figlio dell’indimenticato Aldo, creatore del Centro Mapei (cui si appoggia la squadra americana) e pioniere della preparazione su cui oggi si basa il ciclismo. Aldo se ne è andato il 13 dicembre del 2010, ma riconoscerne il guizzare sul volto del figlio riduce le distanze e in qualche modo chiude il cerchio. Marco ha lavorato per alcuni anni nel calcio e poi ha fatto il passo verso il ciclismo. Con lui parliamo proprio di come si argini la perdita del sodio e se davvero si debba attuare una strategia mirata.

«Il discorso del sodio è veramente molto complesso – dice – è difficile trovare delle linee guida che vadano bene per tutti. La perdita infatti è estremamente variabile: quella del sodio, in realtà, e quella dell’acqua. Il tema diventa molto importante, soprattutto quando una tappa è lunga e in un ambiente molto caldo, perché c’è il rischio di andare verso un’iponatriemia, quindi verso un basso valore ematico di sodio».

Enervit fornisce alla Lidl-Trek dei gel con carboidrati che contentono anche sodio
Enervit fornisce alla Lidl-Trek dei gel con carboidrati che contentono anche sodio
Messa così sembra una cosa piuttosto seria…

Di base lo è, ma si può gestire: difficilmente si arriva a quei livelli. Per tenere sotto controllo il calo del sodio, utilizziamo solitamente i gel che ci fornisce Enervit, che contengono 200 milligrammi di sodio. E poi anche in borraccia sono contenuti elettroliti, quindi anche sodio.

Nella stessa borraccia in cui ad esempio si mettono anche i carboidrati?

Esattamente, si tratta di una soluzione molto comoda. Hai energia e sodio direttamente nella stessa borraccia. Quindi diciamo che in linea di massima, quando una tappa è molto calda e si suda tanto, si cerca di stare intorno almeno ai 400-500 milligrammi di sodio per ora. E’ una quota indicativa, perché il livello è variabile da corridore a corridore, quindi va personalizzata. Comunque non è difficilissimo arrivarci, perché ad esempio bastano due gel e sei già 400 milligrammi. La cosa più importante rimane comunque riuscire a idratarsi bene e non perdere troppi liquidi durante la tappa. Perché poi si paga, soprattutto nel finale quando la percentuale di disidratazione è più alta. Quindi in realtà diciamo che il sodio va integrato in funzione di quanto una persona beve.

Come dire che se bevo tanto devo prenderne di più?

Avete colto nel segno. Se bevo tanto, devo prenderne di più, altrimenti diluisco il plasma. Se invece uno tende a bere meno, dato che la perdita del sudore è composta principalmente da acqua, in realtà avrebbe più sodio a livello di concentrazione. In ogni caso è necessario non prenderla alla leggera e ripristinare i livelli.

Hai parlato di soggettività. Sappiamo che nei training camp lavorate per stabilire la quota oraria dei carboidrati, ma si riesce a fare anche con il sodio?

E’ difficile, perché i training camp si svolgono con temperature decisamente più basse. Per cui in quei casi inizia l’osservazione, che poi si integra con quello che vediamo nelle prime gare. E alla fine, dalla somma delle esperienze, abbiamo il quadro dell’atleta e riusciamo a dosare bene anche il sodio.

In che modo durante un Tour de France l’atleta si rende conto di dover integrare il sodio?

Di solito nelle tappe calde si utilizzano esclusivamente prodotti con il sodio, quindi ci togliamo il dubbio. Anche perché diventa veramente difficile avere un eccesso di sodio, quindi diciamo che non è un problema su cui diventare matti. Può diventare un aspetto su cui bisogna essere molto più precisi in eventi particolari, ma parliamo di altri sport, come quelli di ultra endurance. Se rimaniamo nell’ambito del ciclismo, anche nella tappa più lunga e calda, una volta che mi assicuro di avere dei prodotti a base di sodio, che sono stati formulati apposta per avere dei quantitativi sufficienti, non ci sono grossi problemi.

Anche la UAE Emirates ha Enervit fra i suoi partner: qui Wellens durante una doccia estemporanea nella tappa di Hautacam
Anche la UAE Emirates ha Enervit fra i suoi partner: qui Wellens durante una doccia estemporanea nella tappa di Hautacam
In che modo Enervit è arrivata a stabilire il quantitativo di sodio da mettere nei gel?

I prodotti che usiamo nel professionismo nascono sempre da una collaborazione. Quindi loro hanno un dipartimento di ricerca e sviluppo e con loro confrontiamo per far capire le nostre esigenze. Vengono messe a confronto con i loro studi e i risultati conseguiti dai vari competitor e alla fine si cerca di allinearsi alle evidenze scientifiche e alle nostre richieste. Perché alla fine è chiaro che le nostre richieste siano anche il frutto delle evidenze. Ci muoviamo in questo senso, anche seguendo i gusti e le preferenze degli atleti.

Due tappe alpine: la “verde” si decide con i traguardi a punti

24.07.2025
5 min
Salva

VALENCE (Francia) – Nonostante la vittoria di ieri, la sfida per la maglia verde è ancora aperta. Certo, ora Jonathan Milan conduce la partita con un po’ di tranquillità in più (i punti di vantaggio sul secondo sono 72), ma dovrà difendere il primato con grinta e concretezza, andando a caccia di ogni traguardo volante. L’uscita di scena di Mathieu Van der Poel ha semplificato le cose per il friulano, almeno in termini di numero di avversari, ma Tadej Pogacar è sempre lì, in agguato.

Il campione del mondo ha nelle gambe due arrivi in salita e soprattutto, si vocifera, voglia provare a fare qualcosa anche in quello di Parigi con Montmartre di mezzo. Tappa che assegna molti punti. I traguardi volanti dunque possono ancora fare la differenza dal punto di vista Milan. E quello di oggi è piazzato dopo appena 23 chilometri e quello di domani addirittura dopo solo 8 chilometri, sono a tutti gli effetti delle micro-gare nella gara.

Di questo tema tattico così specifico abbiamo parlato con Josu Larrazabal, responsabile performance della Lidl-Trek.

Josu Larrazabal ci spiega l’approccio a questi traguardi volanti che saranno decisivi per la maglia verde
Josu Larrazabal ci spiega l’approccio a questi traguardi volanti che saranno decisivi per la maglia verde
Josu, un traguardo volante dopo otto chilometri è quasi come fare un prologo. Al tempo stesso in tanti vorranno andare in fuga. Come si fa?

Ne abbiamo parlato già da qualche giorno, e non solo del traguardo di oggi, ma anche di quello di ieri e dell’altro ieri. Tutti quelli che restano in queste tappe sono importanti. Di certo è più facile da controllare quello di domani rispetto a quello di oggi, che arriva dopo 26 chilometri.

Perché?

Perché c’è una distanza maggiore da controllare, il top (come ieri, ndr) è una avere una fuga con pochi corridori. I ragazzi sanno che in questi giorni devono controllare la corsa fin dall’inizio, perché per loro la tappa “finisce” dopo il traguardo volante. Si tratta di una tappa di montagna: dopo il traguardo intermedio bisogna “solo” portare Jonathan all’arrivo.

In questo ciclismo da Formula 1, immaginiamo che la gamba debba essere bella calda: i ragazzi faranno i rulli prima della partenza?

Non è detto. Oggi la neutralizzazione, cioè la distanza tra la partenza ufficiale e il chilometro zero, è di circa 5 chilometri e potrebbe bastare per un breve riscaldamento. Avete parlato di prologo, ma lo sforzo su questi 8 chilometri non è paragonabile a una crono a tutta. Semmai si tratta di mandare un messaggio…

Con il traguardo volante posto ad appena 8 km dalla partenza, potremmo vedere i ragazzi della Lidl-Trek saltare sui rulli prima del via. Anche il meteo inciderà su questa scelta
Con il traguardo volante posto ad appena 8 km dalla partenza, potremmo vedere i ragazzi della Lidl-Trek saltare sui rulli prima del via. Anche il meteo inciderà su questa scelta
Cioè?

Far vedere agli altri che la fuga non partirà prima del traguardo intermedio. Che non si scappa. E se anche qualcuno dovesse provare, puoi lasciargli anche 20 secondi.

Però 20 secondi su 8 chilometri non sono pochi…

Se il treno fa il treno per davvero e la gamba gira, 20 secondi glieli prendi. E poi quelli che sono davanti non potranno andare a tutta come fosse un finale, perché davanti a loro c’è ancora tanta strada. Per questo dico che quei 20 secondi sono comunque gestibili.

Quindi non è sicuro che si faranno i rulli prima della partenza?

Come dicevo, molto dipende dalla lunghezza del trasferimento fino al chilometro zero. Oggi sono 5 chilometri e potrebbero bastare. Poi certe scelte dipendono anche dal corridore, che conosce il proprio fisico. Se qualcuno vuole farli lì fa tranquillamente. Se la partenza fosse in salita allora sì: farebbero i rulli. Perché anche solo per stare in gruppo o controllare la corsa, l’intensità minima richiesta sarebbe almeno di soglia o sopra la soglia. Mentre partendo in pianura, lo sforzo sarà probabilmente sotto soglia, immagino un medio-alto. E questo non richiede un riscaldamento specifico come per le cronometro. Per me è più importante il modo in cui si approccia questo inizio.

Secondo Larrazzabal anche il posizionamento al via sarà determinante: alle spalle di Milan (e Pogacar ancora di più) si notano gli uomini della Lidl-Trek già schierati
Secondo Larrazzabal anche il posizionamento al via sarà determinante: alle spalle di Milan (e Pogacar ancora di più) si notano gli uomini della Lidl-Trek già schierati
Interessante, ci puoi spiegare meglio?

Bisogna essere concentrati e consapevoli di cosa si sta per fare. Ma tutta la squadra, non solo chi tira, deve esserlo. Bisogna crederci e sapere che in quelle fasi iniziali serve dare tutto. Ci giochiamo la maglia verde.

Quindi tu e i direttori sportivi, dovrete anche parlare in modo diverso ai ragazzi, in vista di questi traguardi volanti, soprattutto considerando che poi c’è la salita?

Certo e anche ieri è stato così. Noi siamo la squadra con più responsabilità nel gestire la corsa nelle fasi iniziali, visto che abbiamo la maglia verde. Per questo dico che la concentrazione è fondamentale. Già dal chilometro zero dobbiamo essere mentalizzati e davanti. Firma e via all’allineamento, perché in 5 chilometri di trasferimento, se sei dietro rischi di non risalire.

Specie con il gruppo che procede a carreggiata piena dietro l’auto del direttore di corsa…

Esatto. I ragazzi devono sapere che il chilometro zero per noi è molto importante, sia per le posizioni che per gestire la fuga: chi ci va? In quanti? Quanti corridori dobbiamo usare per controllare?

Invece da un punto di vista alimentare, cambierà qualcosa per farsi trovare così pronti già all’inizio?

Non tanto, perché ormai ogni dettaglio è curatissimo. Si parte sempre a un ritmo molto alto, spesso c’è più di un’ora di lotta prima che parta la fuga e si “calmino” le acque. Per questo i corridori partono già con il pieno di carboidrati.

Una Lidl-Trek gigantesca per la doppietta di Milan

23.07.2025
6 min
Salva

VALENCE (Francia) – Jonathan Milan aveva già vinto, quando sul traguardo sono passati da un lato Thibau Nys, dall’altro Tom Skujins e in mezzo Quinn Simmons. I due lo hanno indicato come fosse stato lui a vincere la tappa. E l’americano, sollevandosi dal manubrio nella sua tenuta da Capitan America, ha ringraziato i compagni e si è preso una parte del merito per la vittoria del compagno, gigantesco e forte come Hulk. Forse è proprio vero che per conquistare questo traguardo servisse essere anche un po’ supereoi.

«E’ stato impressionante – dice Luca Guercilena al riparo del pullman della Lidl-Trek, quando Simmons si infila sotto e lo saluta – perché nonostante i tentativi di fuga e tutto il lavoro fatto oggi, Quinn è riuscito ancora a fare qualcosa di incredibile. Soprattutto dopo la prima salita, quando c’era da chiudere un buco quasi di 40 secondi. Ha veramente fatto un lavoro impressionante, per cui buona parte della tappa di oggi è anche sua».

Jonathan Milan ha vinto la seconda tappa nel primo Tour. Lo ha fatto senza un ultimo uomo a lanciarlo, in uno scenario da Classica del Nord. Jordi Meeus ha provato a rimontarlo, ma è rimasto indietro di mezza bicicletta. Peccato che una caduta abbia tagliato fuori il resto degli sprinter, quando ormai non si aspettava altro che l’ultimo atto della tappa.

Festa Lidl-Trek

Sulla città si è abbattuto un acquazzone di gocce grasse che in meno di mezz’ora hanno infradiciato la carovana e reso la strada di sapone. Sotto il tendone del pullman si scambiano pacche e abbracci, in attesa che arrivi Milan. Stuyven parlotta con lo stesso Simmons, Skujins rilascia interviste. Guercilena li abbraccia tutti, con il sorriso di chi ha raggiunto uno dei traguardi che si era posto. Lo aveva detto dal mattino: oggi bisogna fare tutto il possibile per vincere. E poi ci saranno i traguardi a punti per consacrare la maglia verde e arrivare a Parigi possibilmente con la certezza matematica di averla vinta.

«Siamo venuti qua con l’obiettivo di vincere due tappe – spiega – e provare a prendere la maglia verde. Poi ovviamente avremmo voluto fare qualcosa in montagna con Skjelmose, ma abbiamo visto cosa è successo (il riferimento è alla caduta e al ritiro del danese nella tappa di Superbagneres, ndr). Però abbiamo tenuto la concentrazione e oggi l’idea era quella di correre come fosse una classica di un giorno. Come squadra abbiamo dimostrato di averci creduto, nonostante gli attacchi di vari team sulle salite. E poi nel finale con una lettura ideale dello sprint.

«Se fossimo rimasti con una sola tappa vinta, avrei sentito che mancava qualcosa. Perché comunque siamo ambiziosi, anche se non è facile fare risultato nel Tour del debutto. Con l’idea di squadra che vogliamo essere, sicuramente le due vittorie dovevamo ottenerle. E Jonathan ha dimostrato di essere cresciuto, soprattutto nella sua gestione personale ha ancora grandi margini. Sono fiducioso che continuerà in questo suo processo di crescita con noi, fiduciosi che possa ottenere ancora dei grandissimi risultati».

Un grande lavoro di squadra

Milan indossa un giubbino verde pesante e il berretto di lana della squadra. Il clima fuori è decisamente autunnale e se domani sulle Alpi ci sarà la stessa acqua, per i corridori si prospettano giorni tosti. 

«E’ stato un finale incredibile – dice – un po’ caotico a causa del meteo. Mi aspettavo un po’ di pioggia, ma non come adesso. Penso che ci siamo mossi nel modo migliore, la squadra mi ha supportato fin dall’inizio. Non posso dire di aver fatto tutto da solo. Vorrei descrivere il lavoro fatto oggi dai miei compagni. I ragazzi hanno controllato la corsa dall’inizio della tappa, ovviamente con l’aiuto di altre squadre. Mi hanno riportato in gruppo quando mi sono staccato sulla prima salita. Poi sulla seconda hanno tenuto un buon ritmo, senza mai dare tutto gas. Hanno mantenuto un ritmo costante e alla distanza è stato perfetto per recuperare sugli attaccanti. Hanno sempre cercato di supportarmi, portandomi le borracce e incitandomi, una cosa che mentalmente ha significato tanto. Quindi non si può dire che abbia vinto da solo.

«Nel meeting prima della tappa – prosegue – puoi pianificare tutto. Dire che all’ultima curva dovresti andare con due o tre corridori davanti, ma alla fine è sempre difficile arrivare in quel punto, non è una PlayStation. Per cui alla fine i ragazzi mi hanno semplicemente messo nella posizione migliore, nel miglior modo possibile. Avevamo tutti un grande obiettivo, per cui è la vittoria di tutti: non di uno solo».

La lotta per la verde

La maglia verde che indossa è un po’ più salda. Con il quinto posto, primo dietro i quattro fuggitivi, Milan ha conquistato 11 punti nel traguardo volante di Roche Saint Secret Beconne. Altri 50 sono venuti con la vittoria, per cui ora il vantaggio su Pogacar è di 72 punti.

«Finora – dice – è stato un Tour de France davvero duro. Oggi abbiamo conquistato 61 punti per la maglia verde, quindi sono davvero contento. Era uno dei nostri obiettivi all’inizio della giornata, ma non è mai facile avere un piano veramente specifico e poi raggiungerlo. Anche nei prossimi giorni cercheremo di dare il massimo per conquistare più punti nei traguardi intermedie. Pogacar è una rockstar del ciclismo, quindi vedremo i punti che otterrà. Da parte mia, cercherò solo di dare il massimo per portare questa maglia il più lontano possibile, magari fino a Parigi.

«Lo so che hanno cambiato il percorso, inserendo il circuito di Montmartre, ma non voglio iniziare subito con il dire che ho perso un’occasione. Sappiamo che sarà più dura da controllare e sarà uno scenario diverso rispetto al solito arrivo dei Campi Elisi. Ho parlato con i ragazzi che hanno partecipato alle Olimpiadi l’anno scorso e mi hanno confermato che ci sarà una grande lotta per le prime posizioni prima della salita. Cercheremo di dare il massimo, ma voglio vivere questo Tour tappa dopo tappa».

Da domani inizierà la parte più dura. Per due giorni, il suo orizzonte sarà quello intermedio del traguardo a punti e poi ci sarà soltanto da entrare nel tempo massimo. Dopo gli abbracci e le parole di oggi, siamo certi che la Lidl-Trek sia pronta a dare anche l’anima per portare a casa il terzo obiettivo di questo Tour.