Prima maglia gialla, la verde e i ventagli: inizia il Tour di Milan

04.07.2025
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Il primo italiano a indossare la maglia gialla fu Vincenzo Borgarelli nel 1912: oltre un secolo fa. L’ultimo è stato Giulio Ciccone nel 2019. Successivamente non ci sono state tante occasioni perché un altro ci riuscisse, per questo la prima tappa del Tour a Lille rappresenta un’occasione da non perdere. Jonathan Milan lo sa. Ha studiato il tracciato della gara ed è tornato a farlo anche ieri, prima di schierarsi alla presentazione delle squadre.

Il primo Tour è un’emozione. E anche se il friulano della Lidl-Trek è ormai abituato a calcare palcoscenici anche più importanti come quelli olimpici, di certo al fascino della Grande Boucle non resta indifferente. E così si racconta, a metà fra il tecnico e il sentimentale. Milan è allegro, passa agevolmente dall’inglese all’italiano.

La presentazione delle squadre si è svolta ieri nel cuore di Lille, davanti a una folla notevole (foto A.S.O./Aurélien Vialatte)
La presentazione delle squadre si è svolta ieri nel cuore di Lille, davanti a una folla notevole (foto A.S.O./Aurélien Vialatte)
Due anni fa il debutto al Giro fu fonte di parecchia emozione: come si arriva al Tour?

Quel debutto fu qualcosa di indimenticabile, anche per come andò. Mi sto avvicinando al Tour come al Giro dello scorso anno, con più consapevolezza. So che la condizione è buona, il team è ottimo e tutto ciò mi tranquillizza. Vedremo come andrà domani, cerchiamo di dare il massimo. C’è questa grandissima possibilità di indossare la maglia gialla il primo giorno, ma bisogna stare attenti al percorso. Nei chilometri precedenti l’arrivo, potrebbe esserci un po’ di vento e si potrebbero formare dei ventagli. Qualcuno ci proverà. Insomma, la prendo come qualsiasi altra gara.

Cosa rappresenta per te il Tour de France?

Il Tour era una di quelle corse che guardavo durante l’estate, quando ero piccolo, sul divano con i miei genitori. Una corsa che ho sempre sognato e il fatto di essere qua è molto bello. Pochi anni fa ero molto tifoso di Peter (Sagan, ndr), mi ricordo le sue imprese ed essere qui anche io mi fa pensare che il lavoro ha funzionato.

Ecco, il lavoro. E’ stata una preparazione impegnativa? E cosa puoi dire del passaggio al Delfinato?

In realtà non me la sento di dire che sia stata particolarmente dura. Abbiamo lavorato molto e il Delfinato è stato molto, molto impegnativo: devo ammetterlo. Ho sofferto tanto sulle salite. Però poi, una volta rientrati a casa, ho iniziato subito a sentirmi un po’ meglio, a fare dei buoni valori anche per quanto riguarda lo sprint e gli altri lavori e le sensazioni sono iniziate a crescere. Insomma, mi sento pronto. Credo di aver fatto una preparazione ottima.

In giallo al delfinato, Milan saluta Van der Poel in verde: al Tour i due colori sono entrambi nel suo mirino
In giallo al delfinato, Milan saluta Van der Poel in verde: al Tour i due colori sono entrambi nel suo mirino
Sei passato in Friuli, dicevi, dove l’attesa per il tuo debutto al Tour è notevole: te ne sei reso conto?

E’ un grande supporto. Ho passato un po’ di giorni a casa, ho avuto la bellissima emozione di correre i campionati italiani quasi sulle strade di casa e mi sono reso conto dell’attesa per la grande partenza. Questa cosa mi dà energia in più.

Hai sofferto sulle salite del Delfinato, sai qualcosa di quelle del Tour? E quante sono le tappe in cui si potrebbe arrivare in volata?

Per quanto riguarda le salite, ne conosco ben poche. Di sicuro non sono uno che va a provarle. Abbiamo fatto qualche recon, ma per i percorsi che mi si addicono. Per cui già parecchio tempo fa siamo andati a vedere la tappa di domani. Abbiamo provato gli ultimi 90 chilometri, abbiamo visto bene il finale e anche ieri abbiamo ripassato gli ultimi 20 chilometri. Gli arrivi in volata dovrebbero essere sei, ma si spera di poterne tirare fuori anche qualcuno in più. Posso dire che ogni giorno in ritiro guardavamo i video degli ultimi 15-20 chilometri di ogni tappa. Insomma, sappiamo come sono fatti gli arrivi, più o meno li abbiamo in testa.

La maglia verde può essere un tuo obiettivo?

E’ certamente un obiettivo, però sarà semmai la conseguenza dei buoni risultati. Vedremo con il passare delle tappe se potrà essere un obiettivo concreto.

E’ un peccato che la tappa di Parigi non sia più il classico volatone dei Campi Elisi? 

Mi spiace molto. Era una volata sicura, invece lo strappetto di Montmartre renderà tutto un po’ più interessante, ma meno alla portata dei velocisti. Ho parlato con Stuyven, che l’ha fatto l’anno scorso alle Olimpiadi. Mi ha detto che già con 90 corridori, la gara era abbastanza nervosetta. Immagino che fra tre settimane sarà anche più pericolosa, perché la strada è piccola e con 150 corridori a fine Tour ci sarà anche più tensione. Ci saranno sicuramente molti attacchi, sarà imprevedibile e penso che noi velocisti cercheremo di tenere la corsa più chiusa possibile e poi vedremo come andrà.

Milan ha chiuso il tricolore di Gorizia al settimo posto. Qui è con Velasco e Vendrame
Milan ha chiuso il tricolore di Gorizia al settimo posto. Qui è con Velasco
Al Delfinato abbiamo visto vari cambiamenti di ruolo nel tuo treno: sono soluzioni che si provano o si improvvisano?

Avete visto bene, sono cose che proviamo molto in allenamento. Cerchiamo di cambiare i ruoli ed è qualcosa che caratterizza il nostro treno. Se qualcuno sta male oppure ha avuto un problema deve potersi scambiare con chi sta meglio. Al Delfinato è successo che Simone (Consonni, ndr) aveva già fatto un grandissimo lavoro per riportarmi in gruppo e ha detto semplicemente di aver speso tanto. Così si è scambiato con Theuns, andando a fare il terzultimo uomo e curando il posizionamento per l’ultimo chilometro. Penso che questo sia un valore aggiunto per il mio gruppo.

Hai anche detto che ti è piaciuto aver corso il campionato italiano in Friuli: che cosa ti è parso della vittoria di Conca e di come è andata a finire?

Personalmente sono contento della mia performance. E’ stato un italiano difficile da gestire perché eravamo solamente in tre alla partenza (con Milan c’erano Consonni e Mosca, ndr). In ogni caso, Jacopo ha fatto un grandissimo lavoro, mi hanno supportato molto bene. Abbiamo cercato di fare il massimo, ma bisogna dire che c’è stato qualcun altro che ha fatto meglio di noi. Quando si vince, non è mai per caso. Questo lo dico sempre.