Martinez ha già scelto. Al Tour non si può rinunciare…

Martinez ha già scelto. Al Tour non si può rinunciare…

19.12.2025
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Si dice sempre che il primo anno è quello dell’apprendistato, quello che serve per prendere le misure. Per Lenny Martinez, che nel 2024 ha lasciato la Groupama per approdare alla Bahrain Victorious, è stato un anno ricco di emozioni, di momenti importanti soprattutto per definire chi realmente è il figlio d’arte transalpino, per darsi un ruolo.

Lenny viene da una stagione dove i giorni di gara sono stati ben 67, conditi da 4 vittorie, ultima proprio nella gara conclusiva dell’annata alla Japan Cup. Il suo bilancio non può essere che positivo: «Sono molto contento di quello che ho fatto. Non pensavo di vincere così tante corse World Tour davvero fantastiche, dalla Parigi-Nizza al Romandia fino al Delfinato, tutte prove con la crema del ciclismo attuale e io ho messo la firma su tappe prestigiose, ma non c’è stato solo quello. Essere 16 volte nella top 10, dall’inizio alla fine della stagione, credo che significhi molto, che dimostri la sua costanza ad alto livello. Sono davvero super felice, è stata una stagione di successo».

Il transaplino a braccia alzate alla Japan Cup, quarto successo stagionale con 32" su Baudin e Izagirre
Il transaplino a braccia alzate alla Japan Cup, quarto successo stagionale con 32″ su Baudin e Izagirre
Il transaplino a braccia alzate alla Japan Cup, quarto successo stagionale con 32" su Baudin e Izagirre
Il transaplino a braccia alzate alla Japan Cup, quarto successo stagionale con 32″ su Baudin e Izagirre
A 22 anni hai già due esperienze al Tour de France: quale dei due hai vissuto meglio e ti ha dato più soddisfazioni?

Sicuramente quello di quest’anno. E’ stato il miglior Tour de France per me, per i progressi che ho fatto, per essere stato protagonista in alcune tappe alle quali tenevo anche se non sono arrivati squilli come ci si poteva attendere. Ma penso che sarà ancora migliore nei prossimi anni, è chiaro che voglio incidere di più.

L’ultima edizione è stata più dura fisicamente o mentalmente?

Penso che mentalmente un grande giro sia molto lungo, molto difficile. Non mi riferisco solo al Tour, ho fatto anche la Vuelta e so di cosa parlo. E’ la corsa più dura della stagione, incide sicuramente su tutto il resto, ma anche se è un grande sforzo fisico, la differenza si vede proprio nella tenuta mentale.

Martinez durante il media day, tra appuntamenti Tv e fuoco di fila di domande sul futuro
Martinez durante il media day, tra appuntamenti Tv e fuoco di fila di domande sul futuro
Martinez durante il media day, tra appuntamenti Tv e fuoco di fila di domande sul futuroMartinez durante il media day, tra appuntamenti Tv e fuoco di fila di domande sul futuro
Martinez durante il media day, tra appuntamenti Tv e fuoco di fila di domande sul futuro
Come si affronta l’ansia di una corsa di tre settimane dove ci si attende molto da te?

Molto incide l’approccio che si ha. Mi dico semplicemente: do il massimo, faccio del mio meglio ogni giorno e se funziona, funziona. Altrimenti non avrò comunque rimpianti, sapendo di averci provato davvero. So che non è facile, che si si attende molto da me per il mio passato giovanile e per il fatto che si corre nella mia patria, ma tutto quel che posso fare è avere la consapevolezza di non aver trascurato nulla.

Ti capita mai di confrontare le tue esperienze con tuo padre?

Oh sì, credo che abbia passato la stessa cosa, l’ha già fatto. E a volte gli faccio domande a riguardo. A volte parliamo al telefono, e lui che ha sicuramente vissuto tutto sia in un ambiente diverso come la mountain bike, sia da professionista portandosi dietro la sua fama di atleta olimpionico, può ispirare anche me.

Al Tour c'era grande attenzione sul francese, visto come elemento promettente per la caccia alla maglia gialla
Al Tour c’era grande attenzione sul francese, visto come elemento promettente per la caccia alla maglia gialla
Al Tour c'era grande attenzione sul francese, visto come elemento promettente per la caccia alla maglia gialla
Al Tour c’era grande attenzione sul francese, visto come elemento promettente per la caccia alla maglia gialla
Hai lasciato una squadra con forte impronta francese per una multinazionale: perché questa scelta?

Volevo un cambiamento, crescere come persona, provare altre cose, andare all’estero, e lo dico in piena coscienza. E’ una scelta originata sicuramente dal discorso ciclistico ma non solo. Penso che provare cose nuove nella vita cambi davvero un uomo. Era un passaggio obbligato se volevo davvero crescere e credo che i frutti si stiano vedendo non solo dal punto di vista di vittorie e piazzamenti.

In un team francese, il Tour è vissuto con una pressione particolare?

Oh no, penso che sia lo stesso. Non cambia una volta che sei in sella, hai un compito a prescindere dalla maglia che indossi o dalla lingua che si parla nel team. E’ chiaro che per un francese il Tour ha un sapore particolare, i tifosi non ti chiedono altro che quello, ma sto davvero cercando di concentrarmi su me stesso, e fare le cose nel miglior modo possibile. So che ci sono aspettative, ma non devo pensarci e concentrarmi su quel che devo fare.

Puoi essere un corridore da corse a tappe, intanto per la classifica di quelle fino a una settimana?

Preferisco vincere le tappe. Almeno per ora, preferisco davvero puntare ai successi parziali. Forse un giorno cambierà. Preferirei vincere la classifica generale, è normale e vale per tutti, ma per ora adoro la sensazione di tagliare il traguardo davanti a tutti.

Lenny insieme ad Almeida, il loro duello ha infiammato l'ultimo Giro di Romandia
Lenny insieme ad Almeida, il loro duello ha infiammato l’ultimo Giro di Romandia
Lenny insieme ad Almeida, il loro duello ha infiammato l'ultimo Giro di Romandia
Lenny insieme ad Almeida, il loro duello ha infiammato l’ultimo Giro di Romandia
D’altronde nelle prove medio-brevi hai dimostrato che la classifica può anche essere un obiettivo, arrivando secondo…

Sì, è vero, avevo quasi vinto quella gara lottando alla pari con uno specialista come Almeida. Quindi penso che in futuro, forse, sarà possibile vincere gare come quella, lo spero davvero. Ma sono ancora giovane, so che serve tempo per crescere e imparare anche a gestire le corse in maniera diversa, se si ha quell’obiettivo.

Quali sono i tuoi obiettivi per la nuova stagione?

Non ho una corsa specifica nel mirino, a me interessa essere più forte dell’anno scorso, ottenere ottimi risultati, vincere gare importanti, questa è la cosa che conta. Il mio programma mi vedrà impegnato nelle corse francesi d’inizio anno, la Parigi-Nizza, le classiche ardennesi per poi passare dalle corse a tappe svizzere. Voglio davvero vincere, perché alzare le braccia in segno di vittoria è importante e per me vale più di tutto, sempre cercando di fare il meglio possibile.

Ma hai già scelto quale Grande Giro correre?

Ah, il Tour de France, questo è certo…

Lenny Martinez: fughe e progetto maglia a pois restano in piedi

09.07.2025
4 min
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«Lenny, ti abbiamo visto un po’ in difficoltà in questa prima parte di Tour, cosa è successo?». «Vero, non è stato un buon inizio, ma ieri sono tornato ad avere le sensazioni corrette». Queste parole Lenny Martinez ce le aveva dette esattamente 24 ore prima della sua fuga di ieri, quando si era prossimi alla partenza da Valenciennes.

E ieri quelle sensazioni buone le ha subito messe in mostra il corridore della Bahrain-Victorious. E’ stato lui il combattivo di giornata. E’ stato lui a ritrovarsi in fuga con passisti del calibro di Kasper Asgreen, ed è stato sempre lui l’ultimo a mollare, specie quando c’erano in ballo i punti di un Gpm di terza categoria.

Lenny Martinez arriva in mix zone accompagnato da Jeff Quenet, il responsabile delle conferenze stampa del Tour
Lenny Martinez arriva in mix zone accompagnato da Jeff Quenet, il responsabile delle conferenze stampa del Tour

In lotta col vento

Nella frazione di apertura, Martinez era sfilato sotto l’arrivo di Lille per ultimo. Il suo ritardo sfiorava i 10 minuti. Velocità folli, tanta pianura, ventagli, ma anche il nervosismo della prima tappa… troppo per uno scalatore puro e minuto come lui. E ci si era subito chiesti se l’operazione maglia a pois fosse ancora in piedi.

«Quella prima tappa – racconta Martinez – è stata davvero complicata per me. Non riuscivo a trovare la posizione in gruppo, non mi sono mai sentito a mio agio. In ogni punto ero bloccato, non c’erano spazi e si andava sempre a 60 all’ora. Non sono mai, mai stato davanti al gruppo e sappiamo che se sei dietro è peggio. Le giornate così, con il vento laterale e due volte a favore, sono le peggiori. Ma posso assicurarvi che il progetto maglia a pois va avanti».

«Se ho mangiato o integrato in qualche modo per recuperare? Nulla di particolare, assolutamente tutto nella norma. Ho solo cercato di dormire bene e di avere un buon risveglio. Il corpo è un po’ così: non sempre va tutto come si vuole».

E in effetti, mentre raccontava, Lenny era sereno, sorridente. Non dava l’aria di un corridore preoccupato, teso per la condizione che non c’è e un lungo Tour davanti a lui. Evidentemente sapeva cosa fosse successo e conosceva la sua condizione.

Quanta fatica all’arrivo della prima tappa per Lenny
Quanta fatica all’arrivo della prima tappa per Lenny

Crono a tutta: sì o no?

La maglia a pois come suo nonno Mariano, storia che tante volte abbiamo raccontato e che tanto affascina: sarà il fascino delle salite, sarà il romanticismo di questa “staffetta” quasi cinquantennale, tiene banco. I francesi ci tengono moltissimo e non c’è giorno che non gli chiedano qualcosa in merito. Ma Martinez ci ha tenuto a dire una cosa.

«Okay la maglia a pois – riprende Lenny – ma prima preferisco puntare a una tappa. Quello è il primo obiettivo. La gamba, dopo la prima frazione, ha iniziato a girare bene e spero continui così. In questo Tour ci sono diverse salite che mi piacciono particolarmente. Sicuramente il Mont Ventoux, penso. Mi piace anche La Plagne e poi il Mont-Dore (sul Massiccio Centrale, ndr): quell’arrivo è davvero bello».

Oggi c’è la cronometro e Lenny potrebbe anche decidere di recuperare un po’, tanto più dopo gli sforzi di oggi, ma non ci è sembrato molto convinto in merito.

«In questo Tour de France ci sono due crono. Una, quella di Peyragudes, è una cronoscalata e la farò a tutta. Mentre quella di Caen, vedrò. Se mi sentirò affaticato non credo la farò al massimo, però a prescindere credo che potrebbe essere giusto invece farla a blocco in ottica futura, pensando alla classifica generale. Fra qualche anno».

Grinta e concentrazione: da ieri per Martinez è iniziato un nuovo Tour (foto Instagram)
Grinta e concentrazione: da ieri per Martinez è iniziato un nuovo Tour (foto Instagram)

Generazione francese

Martinez dunque non molla. Ha già in mente le sue tappe e la maglia a pois. Ieri ha dato una risposta importante. Certo, fa e probabilmente farà sempre, una gran fatica contro i “bestioni” per la classifica generale, almeno con questa generazione. Ma in salita c’è.

Tenere su quelle cotes dopo essere stato in una fuga a quattro per tutto il giorno, con la UAE Emirates dietro che tira, non è stata cosa da poco. Ci farà divertire e tanto.

Per ora fa divertire i francesi, che senza più neanche Bardet si godono questa “nouvelle vague”, questa nuova ondata di ragazzi: Gregoire, Seixas, Vauquelin, Valentin Paret-Peintre e appunto Martinez.

«E’ stimolante fare parte di questa generazione – ha detto Lenny – spero che piaccia anche al pubblico».
E a proposito di Valentin Paret-Peintre, il Tour de France, fatte le visite di rito prima del via, ha dichiarato il portacolori della Soudal-Quick Step come il più leggero della Grande Boucle.
A questa dichiarazione Lenny ha un po’ storto la bocca.

«Non ne sono mica sicuro – quasi a voler rivendicare il primato, ovviamente scherzando – in gruppo quando lo incontro glielo chiedo. Io so che peso 54 chili».

Lenny Martinez e il secondo Tour per tappe e pois

03.07.2025
6 min
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Il secondo Tour di Martinez inizia con una conferenza stampa in francese, singolare eccezione all’inglese di tutte le altre. Il figlio di Miguel e nipote di Mariano è di ottimo umore: la vittoria dell’ultima tappa al Delfinato gli ha restituito la convinzione di aver lavorato bene. Lenny si è calato con entusiasmo nel nuovo corso alla Bahrain Victorious e soppesa ogni parola, consapevole che ogni dichiarazione troppo audace gli si ritorcerebbe contro come un boomerang. 

«E’ vero che ho avuto parecchie giornate complicate negli ultimi tempi – ha detto – tranne l’ultima tappa sul Moncenisio, in cui sono andato piuttosto bene. Mi sono ripreso, ci siamo ripresi con tutta la squadra. E penso di essere pronto e in buona forma per il Tour. Prima di tutto, si tratterà di puntare alle tappe. So che se riesco a vincerne una, forse potrei guadagnare punti per la maglia a pois. Per ora, non c’è l’idea della classifica generale».

Sebbene sia francese, con tutte le implicazioni campanilistiche del caso, averlo visto vincere al Giro della Lunigiana e averlo seguito da allora passo dopo passo fa di lui un beniamino anche da queste parti. Il ragazzo è genuino ed entusiasta: un piacere seguirlo nei suoi progressi.

Delfinato 2025, Martinez conquista l’ultima tappa a Plateau du Mont Cenis
Delfinato 2025, Martinez conquista l’ultima tappa a Plateau du Mont Cenis
Il secondo Tour a 21 anni…

Mi sento ancora giovanissimo, ma so anche di aver fatto molti progressi. Sto migliorando ogni anno, credo di stare al passo con i miei progressi. Abbiamo anche cambiato molte cose in allenamento. Con il mio nuovo allenatore (Loic Segaert, fratello di Alec, ndr) ho lavorato molto sulla capacità di correre in modo aggressivo. E poi penso di essermi giovato del cambio di squadra. Avevo bisogno di un nuovo ambiente e di essere in una squadra internazionale con compagni di tutte le nazionalità. Penso che sia motivante, mi piace il cambiamento e penso che mi abbia fatto bene.

I francesi si aspettano altro da te…

Ma penso che puntare alle tappe sarà altrettanto soddisfacente. Meglio vincerne una che finire tra i primi 10 della classifica generale. So che in futuro cercherò di concentrarmi di più sulla classifica, ma per ora mi sto divertendo molto lottando per le tappe.

Che cosa significa essersi allenato per correre in modo aggressivo?

Ho lavorato sui cambi di ritmo e gli scatti. L’idea è stata del mio allenatore. Penso che abbia visto i miei dati di allenamento su Training Peaks, si è reso conto della mia capacità di fare sforzi brevi e si è concentrato molto su quello. In realtà, ho anche la capacità di affrontare salite lunghe, ma a lui deve essere parso più interessante lavorare su questo. Credo che abbia avuto un’intuizione importante, è la differenza che mi fa vincere quando arrivo in un piccolo gruppo. E’ il tipo di situazione in cui mi sento più sicuro e in cui mi diverto.

Martinez è migliorato nelle salite lunghe, ma ha lavorato soprattutto sulle più brevi
Martinez è migliorato nelle salite lunghe, ma ha lavorato soprattutto sulle più brevi
Hai già adocchiato delle tappe?

Parecchie, certo. Mi piace la tappa del Mur de Bretagne (la settima, ndr), per esempio. Mi piace anche quella del Mont Ventoux (numero 16, ndr) e quella che termina a le Mont d’Ore (tappa numero 10, ndr). Ci sono molte tappe che vorrei vincere, ma vanno bene tutte. Vincere sarebbe il massimo.

Con Lenny Martinez proiettato sulle tappe, alla classifica chi pensa?

Santiago Buitrago. E’ un corridore molto importante, che è leader di questa squadra da molto tempo. E’ anche più grande di me (25 anni del colombiano, contro i 21 di Martinez, ndr) e mi aiuta. Penso sia positivo avere qualcuno che ci guidi. Avere un leader un po’ più grande con più esperienza mi permette di concentrarmi sulla possibilità di crescere e diventare un giorno un leader anche io. Se potessi aiutarlo in montagna, sarebbe fantastico.

Ci saranno dei giorni in cui rinuncerai ad entrare in fuga?

Onestamente, non si sa mai se la fuga andrà e fino a dove. Se prendo l’esempio del Delfinato, dove ho vinto la tappa proprio attaccando da lontano, ero convinto che mi avrebbero ripreso. Ho guadagnato un massimo di due minuti e alla fine sono arrivati molto vicini. E’ stata una vera e propria lotta, penso che bisogna anche essere fortunati. Deve essere un gruppo abbastanza numeroso, con tanti corridori forti. Solo così si può andare avanti e guadagnare. Per cui posso solo dire che entrerò nella fuga e poi vedremo. Se veniamo ripresi, veniamo ripresi. Altrimenti si andrà all’arrivo.

La popolarità di Martinez, 21 anni, è in crescita verticale fra il pubblico francese
La popolarità di Martinez, 21 anni, è in crescita verticale fra il pubblico francese
Pensi che ti proverai accanto ai più forti in qualche tappa di montagna?

Sarà da vedere. Magari riuscirò a resistere, perché pur essendo molto lontano dal poter vincere il Tour, riuscirò a correre senza avere grosse pressioni. So da me che se un giorno mi avvicinerò al livello che serve, forse inizierò a sentire la pressione, ma per ora va bene.

Il fatto di non correre più in una squadra francese cambia le cose per te?

Ho molta meno pressione rispetto all’anno scorso e allo stesso tempo, avendo fatto già il Tour, ora so cosa aspettarmi. E’ sicuramente una prova molto importante, ma è pur sempre una gara ciclistica. Non sarà cinque volte più veloce delle altre gare e averlo visto mi ha tolto di dosso un po’ di pressione. Inoltre, la preparazione è stata diversa. Ho fatto molti più ritiri in altura e abbiamo fatto persino un ritocco nell’allenamento dedicato al Tour. Quindi, secondo me, la mia forma sarà completamente diversa e sarà completamente un altro Tour rispetto all’anno scorso.

Perché eri così nervoso lo scorso anno?

Perché un sacco di gente parlava dicendomi che sarebbe stato terribile. Prendevano ad esempio le gare minori in cui si andava a tutta dalla partenza all’arrivo, dicendo che al Tour è così ogni giorno. Alla fine, non è vero. Certo, è veloce, ma molto meno di quel che temevo. Mentre sarà davvero un Tour caldo e il caldo è sempre un problema quando si pratica uno sport all’aperto e penso anche che questo diminuisca le nostre prestazioni. E’ difficile arrivare al proprio meglio, ma se non altro è lo stesso per tutti. Siamo fortunati, grazie al nostro staff, ad avere un sacco di ghiaccio e tante borracce fredde per tutta la gara. Questo semplifica davvero le cose, più che in allenamento dove non abbiamo tutta questa attrezzatura. Sicuramente però è sempre difficile pedalare in mezzo a un’ondata di caldo.

Duello tiratissimo con Almeida al Romandia: primo e secondo. Entrambi saranno ora al Tour
Duello tiratissimo con Almeida al Romandia: primo e secondo. Entrambi saranno ora al Tour
Che Tour immagini?

Due anni fa feci la Vuelta e con il caldo andavo bene. Sicuramente Pogacar al Delfinato ha dimostrato di essere davvero forte, meglio di Vingegaard. Il Tour non è il Delfinato, potrebbe essere tutto diverso. Ma in ogni caso spero che ci sia una bella battaglia tra loro due e che vinca il più forte. Sappiamo che è difficile batterli entrambi, come sappiamo che ci siano parecchi corridori che arrivano direttamente dal ritiro e non hanno corso il Delfinato. Io non sono mai stato così in alto, ma devo migliorare ancora. Anche Pogacar continua a migliorare più velocemente di tutti noi, quindi è sempre complicato tenergli testa. Per cui penso che sia solo questione di recuperare bene e compensare bene. E poi si tratterà solo di divertirsi. Non vedo l’ora di cominciare…

Tanta Francia al Delfinato: vince Martinez, saluta Bardet

15.06.2025
5 min
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Romain Bardet arriva al 43° posto nell’ultima tappa del Delfinato e quando taglia il traguardo, le sue prime parole danno la misura del peso interiore che deve essere stato per il ragazzo di Brioude disputare la corsa sapendo che fosse l’ultima.

«Non vedevo l’ora che finisse – ha detto a caldo –  sono esausto, sinceramente. Ho resistito fino in cima all’ultima salita, per avere il piacere di farla con Chris Hamilton e godermela un’ultima volta. Non sopporto più di soffrire per il 15° posto. Ho dato tutto e ora sento che il serbatoio è vuoto. Sarò felice di essere di nuovo con la mia squadra e di non dover pensare alla prossima gara domani o dopodomani».

La fuga dei delusi

Per un grande francese che se ne va, eccone un altro piccolino di statura ma dalle grandi prospettive. Lenny Martinez ha resistito infatti sull’ultima salita e ha vinto la tappa sul Plateau del Moncenisio, a due passi dall’Italia.

Il giovane figlio d’arte della Bahrain Victorious si era infilato di mattino in una fuga di delusi, dopo aver perso più di 35 minuti nella tappa di ieri. Con lui all’attacco si sono ritrovati alcuni nomi importanti e forse questo ha permesso al tentativo di arrivare avanti quanto bastava. Van Gils, Kuss, Foss, Valentin Paret-Peintre, Armirail, Healy, Mas, Ivan Romeo, Lutsenko e persino Van der Poel. Con un gruppo di gente così forte e la tappa piuttosto corta ancorché severa (3.531 i metri di dislivello), Martinez ha giocato ottimamente le sue carte.

«Non mi aspettavo molto oggi – ha detto – e solo alla fine della tappa ho creduto davvero di poter vincere. Pensavo davvero che mi avrebbero raggiunto».

Evenepoel all’attacco

Va così quando alle tue spalle si danno battaglia Vingegaard e Pogacar, ma questa volta i duellanti non sono riusciti a riprendere l’ultimo attaccante

Il campione del mondo e il danese sono presto rimasti da soli, mentre era stato Evenepoel in precedenza il primo a sferrare un attacco deciso nel gruppo maglia gialla. Il belga, seguito solo dai primi due della classifica generale e da Johannessen, non è però riuscito a guadagnare abbastanza per superare Lipowitz in classifica generale, lasciandogli il terzo posto.

Dopo il duro lavoro di Evenepoel, Vingegaard ha cercato di staccare Pogacar, ma lo sloveno ha tenuto facilmente il passo fino al traguardo, dove il danese ha accelerato per conquistare il secondo posto di tappa.

Una scena dal Delfinato cui dovremo prepararci per il Tour: Vingegaard attacca, Pogacar non lo molla
Una scena dal Delfinato cui dovremo prepararci per il Tour: Vingegaard attacca, Pogacar non lo molla

Le lacrime di Martinez

La brutta notizia per i francesi è la caduta di Seixas, coinvolto in un incidente di gruppo a 10 chilometri dall’arrivo. Nonostante il forte colpo al braccio e la rottura del manubrio, il ragazzino ha concluso 13° di tappa e 8° nella generale. La sua caduta non ha però guastato la festa ai francesi, in festa con Martinez, che sul traguardo non ha trattenuto le lacrime.

«Ieri non mi sentivo proprio bene – ha raccontato – e anche i giorni precedenti non erano andati benissimo. Però alla partenza ho avuto sensazioni migliori, quindi mi sono detto che avrei provato a unirmi alla fuga. Quando è partito Van der Poel a 50 chilometri dall’arrivo, ho pensato che potesse vincere lui e che il gruppo avrebbe ripreso tutti noi. Ero venuto al Delfinato per lottare per la classifica generale, ma non ha funzionato: con questa vittoria ho salvato la settimana. La prossima corsa sarà il Tour de France, ma non punto alla classifica generale. Vorrei però vincere una tappa».

Una vittoria che dà grande morale a Martinez, al primo anno con la Bahrain Victorious
Una vittoria che dà grande morale a Martinez, al primo anno con la Bahrain Victorious

Pogacar e la crono

C’è il Tour che bussa forte alla porta. E mentre dal Giro di Svizzera arriva la notizia di un altro francese sugli scudi, con Romain Gregoire arrivato da solo davanti a Vauquelin, Pogacar si guarda intorno e fa la sintesi della settimana trionfale appena conclusa. E ancora una volta si conferma che il passo a vuoto nella crono lo ha infastidito non poco.

«Mi ricordavo questa corsa dal 2020 – ha detto – e tornare dopo così tanti anni in questa forma poco prima del Tour de France mi rende davvero felice. E’ importante soprattutto per il morale, dato che il Tour è l’obiettivo più grande della stagione. E’ una spinta mentale per me e per la squadra, per convincerci che possiamo fare altri progressi. Non andrò ai campionati nazionali, perché mi costringerebbero a scendere troppo presto dall’altura. Per cui ora faremo un buon riposo e poi forse dovremmo puntare un po’ sulla cronometro, perché il distacco dell’altro giorno mi è parso troppo grande. E’ vero che poi c’erano le salite per recuperare, ma comunque non bisogna mai dare certe cose per scontate».

Parigi-Nizza, la fucilata di Martinez. E Kreuziger racconta

14.03.2025
5 min
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«E’ stato semplicemente incredibile – ha raccontato Lenny Martinez dopo l’arrivo della quinta tappa alla Parigi-Nizza – tutta la squadra ha fatto un lavoro davvero grandioso. E poi, nell’ultima salita volevo lanciare lo sprint ai 150 metri. Ho visto che eravamo rimasti solo in tre, mi sono detto: “Non posso sbagliare ora, devo dare il massimo”. E quando ho accelerato, mi sono girato e ho visto le grandi differenze, non potevo crederci. Quando ho alzato le braccia… è stato un momento grandioso».

Lenny Martinez è la gioia fatta persona. Ieri, sulla Côte-Saint-André, ha siglato il suo primo successo in maglia Bahrain Victorious. E che successo…

Ha messo in fila i più grandi. A parlarci di questa fucilata è anche Roman Kreuziger, il direttore sportivo che sta seguendo Lenny e il team asiatico in questa Parigi-Nizza, sempre ricca di colpi di scena. Anche ieri, per esempio, c’è stata la caduta di Jonas Vingegaard e il giorno prima lo stop momentaneo della tappa per neve e maltempo.

Vingegaard è caduto: ha sbattuto il volto e una mano che si temeva fratturata. Dopo gli esami, tutto è rientrato. Tra poche ore scopriremo se il danese sarà ancora al via
Vingegaard è caduto: ha sbattuto il volto e una mano che si temeva fratturata. Dopo gli esami, tutto è rientrato. Tra poche ore scopriremo se il danese sarà ancora al via

Dal quarto posto…

L’entusiasmo non manca nel team, ma neanche la lucidità di Kreuziger, al quale chiediamo di raccontare come è nato questo successo.

«Questa vittoria – dice il direttore sportivo – parte dal giorno prima in qualche modo. Abbiamo perso Santi (Santiago Buitrago, ndr), il nostro leader, e Lenny ha dovuto subito dimostrare un carattere forte. Sapevamo che, numeri alla mano, era tra i migliori tre scalatori di questa Parigi-Nizza e che poteva dunque fare bene, ma poi riuscirci non è facile.

Lo stesso Martinez aveva toccato questo tasto del quarto posto. «In effetti – ha detto ancora Lenny – ero un po’ deluso dal quarto posto del giorno prima alla Loge des Gardes. Pensavo di poter fare meglio dietro e di restare attaccato a Joao Almeida. Ma ora sapevo che dovevo mettere la palla in rete, che dovevo vincere. Ieri (due giorni fa per chi legge) però ho capito che era possibile».

Sapevano, dunque, che poteva arrivare davanti, ma da qui a vincere ce ne passava. Kreuziger racconta di una preparazione certosina del muro finale, con video, immagini e… «Un’ottima guida dalla macchina. Lenny ha eseguito le indicazioni al dettaglio… Solo che poi è questione di gambe. Tu puoi fare tutto quello che ti dicono, ma se non ne hai, puoi fare poco. Dal canto nostro abbiamo fatto di tutto per fargli conoscere bene questo strappo finale. Su quelle pendenze lui è riuscito a sfruttare al meglio le sue caratteristiche».

In effetti si saliva sempre in doppia cifra, molto spesso al di sopra del 15 per cento di pendenza. La velocità era “bassa” e la componente del peso incide moltissimo. Martinez è stato un cecchino nel gestirsi.

Jorgenson (al termine leader della generale) fa il forcing sul muro. Lenny c’è… ma non si vede. gestione esemplare dello sforzo da parte sua
Jorgenson (al termine leader della generale) fa il forcing sul muro. Lenny c’è… ma non si vede. gestione esemplare dello sforzo da parte sua

Leader in divenire

Kreuziger prosegue nel suo racconto e insiste sul tema della squadra e del rapporto tra questa e Martinez. Questa vittoria vuol dire moltissimo.

«Io credo che, tra il cambio di team, di coach, di compagni, Lenny si stia adattando e voleva farsi vedere dai compagni. Una cosa è certa: dopo questi due giorni la sua considerazione nella squadra è cresciuta. Oggi la squadra ha lavorato davvero bene per lui e Jack Haig è stato bravissimo negli ultimi 20 chilometri. Lenny è un ragazzo che vive di emozioni. Spesso si fa prendere da queste, ma oggi aveva l’istinto del killer e una squadra vicina.

La Bahrain Victorious ha corso benissimo, sempre nelle posizioni di testa, compatta. Martinez è rimasto tranquillo, almeno vista da fuori. Questa tappa, in effetti, era ideale per lui: tanto dislivello, percorso nervoso. Iniziare “a puntare” e riuscire nell’intento è cosa da grandi, specie se si vuol diventare un grande. E sappiamo che Martinez ha un’ambizione enorme.

Il muro poi è stato gestito alla perfezione, specie per le tempistiche e per le cadenze dello sprint finale. Cadenze alte di chi arriva in cima avendo speso meno, molto meno, degli altri in virtù di un’ottima condizione e di un peso (appena più di 50 chili) davvero favorevole su certe pendenze.

Lenny Martinez (classe 2003) sta diventando un leader. In classifica è ora 5° a 55″ da Jorgenson
Lenny Martinez (classe 2003) sta diventando un leader. In classifica è ora 5° a 55″ da Jorgenson

Il Dna del campione

E Martinez della sua squadra non si è affatto dimenticato dopo l’arrivo: «Sono molto contento di aver vinto con Bahrain Victorious. Sfortunatamente abbiamo perso Santiago Buitrago in una caduta. Ho preso la responsabilità di leader ed ero ansioso di fare bene per loro, di non perdere».

Ma quanto è leader Martinez? Noi lo abbiamo spesso visto con i gradi di capitano, specie quando era nella continental della Groupama-Fdj, ma da qui ad esserlo nel WorldTour, in una squadra nuova e per di più in una gara come la Parigi-Nizza ce ne passa.

«Bisogna vivere queste situazioni per diventarlo – dice Kreuziger – ed è qualcosa che viene giorno per giorno. Io credo che bisogna lasciarlo fare, lasciare spazio anche alla sua fantasia. Non sappiamo dove può arrivare Lenny, viviamolo giorno per giorno. Intanto una vittoria di tappa alla Parigi-Nizza era un nostro obiettivo e l’abbiamo raggiunto. Ora vediamo quel che viene e quel che raggiungerà. Questa, di certo, è una grande scuola per lui.

A queste parole di Kreuziger fanno eco quelle di Martinez: «Per il fine settimana a Nizza, cercheremo di dare tutto. Devo risalire nella classifica generale, ma una vittoria di tappa è già tanto. Preferisco una tappa a una top 10 nella classifica generale, è una bella casella da spuntare».

Tiberi torna in corsa: l’esordio e i passi giusti verso il Giro

01.03.2025
5 min
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La stagione agonistica è iniziata anche per Antonio Tiberi, il corridore della Bahrain Victorious ha esordito alla Volta ao Algarve. Un debutto che lo ha portato a confrontarsi subito con avversari di alto livello. La breve corsa a tappa portoghese è stata il primo, ponderato, passo verso il Giro d’Italia. Un cammino prestabilito e scelto per salire piano piano i gradini di una condizione che si sta costruendo. 

I riflettori

Il responso della Volta ao Algarve parla di cinque giorni di corsa per un totale di 748 chilometri. Nel primo arrivo in salita le gambe non hanno risposto alle sollecitazioni dei migliori, ma il terzo posto nella cronometro finale ha dimostrato che Tiberi c’è. Il ciociaro è tornato a casa per allenarsi e mettere un altro mattoncino, il telefono squilla e la coda per le interviste si fa sempre più lunga. 

«Starò a casa un pochino – attacca subito Tiberi – tanto interesse fa solo piacere e con il passare del tempo ci si fa l’abitudine. Tendo a non pensarci troppo e fare il mio nel miglior modo possibile. Nel 2024 facendo le cose al meglio sono riuscito a performare al meglio, questo mi ha dato tanto morale e la consapevolezza che lavorare bene mi permette di stare bene in bici e giù dalla bici».

Antonio Tiberi ha debuttato alla Volta ao Algarve assieme a Damiano Caruso
Antonio Tiberi ha debuttato alla Volta ao Algarve assieme a Damiano Caruso
Com’è andato l’esordio in Portogallo?

E’ andata bene, attaccare nuovamente il numero e riprovare le sensazioni che solo la corsa ti può dare è bello, mi era mancato. Ho avuto anche modo di stare con i miei compagni prima della corsa e divertirmi con loro. Respirare il clima della gara è sempre piacevole. 

In gara che risposte hai avuto?

Sono stato felice delle sensazioni provate e di quello che ho sentito. Arrivavo da due settimane di altura sul Teide. E’ stato il primo ritiro in quota e la prima gara, il riscontro finale è positivo. Mi è mancato un po’ il ritmo in salita ma me lo aspettavo, comunque quando si va in altura non si fa mai troppa intensità. La cronometro finale ha dimostrato che la gamba è buona ed è stata una conferma di quanto fatto

In salita è mancato un po’ il ritmo, ma dopo l’altura e alla prima corsa, non c’è da allarmarsi
In salita è mancato un po’ il ritmo, ma dopo l’altura e alla prima corsa, non c’è da allarmarsi
Con quale mentalità sei tornato in gara?

Serena. Volevo comunque godermi il momento con consapevolezza. Ad esempio: sapevo che la cronometro fosse adatta alle mie caratteristiche ma l’ho affrontata con la giusta testa. Era anche un test per vedere come reagiva il motore e capire se si fossero accese delle spie (ride, ndr). Invece è andata bene e questo mi ha dato morale. 

Come hai vissuto il confronto con gli altri scalatori?

Mi è piaciuto, ero curioso. Volevo vedere come mi sarei posizionato rispetto ad altri corridori forti come Vingegaard e Almeida, sapevo però che alcuni di loro erano già alla seconda gara dell’anno. Dopo il primo arrivo in salita, nella seconda tappa, ero un pochino preoccupato (dice con una risata, ndr). Ma la cronometro è stata la conferma che avevo solo bisogno di correre. 

E’ andata molto meglio nella crono di Malhao, con il terzo posto dietro Vingegaard e Van Aert
E’ andata molto meglio nella crono di Malhao, con il terzo posto dietro Vingegaard e Van Aert
Sei sui passi giusti verso il Giro?

L’Algarve era fin da subito il punto di partenza di questa stagione agonistica. Fin da novembre tutto è stato calibrato per arrivare pronto alla Corsa Rosa. Ora andrò alla Tirreno con la volontà di avere un miglior ritmo e fare qualcosa di più. Finita quella gara tornerò in altura per attaccare nuovamente il numero al Tour of the Alps. 

Con una condizione in crescendo?

Vorrei arrivare a queste gare per provare a fare qualche risultato e avere un riscontro sull’andamento generale e capire come sto lavorando, sempre con l’obiettivo di arrivare al Giro pronto e competitivo. 

Parlando con Lenny Martinez ci ha parlato di un progetto della squadra legato ai Grandi Giri, come ti coinvolge?

E’ una cosa che è inerente alla squadra nella quale ognuno di noi, ovvero Lenny Martinez, Santiago Buitrago e io, ha un progetto. La cosa bella è che quest’anno gli obiettivi sono già determinati visto che Lenny e Santiago saranno al Tour e io a Giro e Vuelta. 

Tiberi tra la Tirreno-Adriatico e il Tour of the Alps tornerà in altura per preparare il Giro (foto Charly Lopez)
Tiberi tra la Tirreno-Adriatico e il Tour of the Alps tornerà in altura per preparare il Giro (foto Charly Lopez)
Come vengono gestiti gli impegni?

Lo staff lavora globalmente affinché tutto sia gestito al meglio, il progetto si struttura di anno in anno e da inizio stagione sappiamo già come lavoreremo. Non ci sono obiettivi prefissati, io quest’anno sarò al Giro per confermare i progressi del 2024, ma non è escluso che la prossima stagione possa andare al Tour. 

Manterrai, come l’anno scorso il doppio Grande Giro, il progetto di migliorare sulle gare di un giorno è rimandato?

Per quest’anno sì. Fare due grandi corse a tappe non permette di lavorare su altri aspetti. L’aspetto mentale quando si vogliono fare due grandi giri in una stagione è importante, penso sia difficile andare al Giro e alla Vuelta per puntare alla classifica in entrambi. Più probabile che in Spagna abbia il ruolo di “battitore libero”. Con questo programma puntare alle corse di un giorno diventa un rischio, se nel 2026 dovessi fare il Tour allora si aprirebbero le porte per cambiare programma e metodo di lavoro. 

L’inglese e il Tour, la realtà e i sogni: parliamo con Martinez

20.02.2025
5 min
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L’ultima volta lo avevamo incrociato quasi di sfuggita a dicembre mentre assieme a Kreuziger usciva dal garage dell’hotel Cap Negret di Altea, dove si stava svolgendo il ritiro del Team Bahrain Victorious. Ne avevamo approfittato per parlare con tutti i corridori raggiungibili, ma su Lenny Martinez era stato posto un veto irremovibile. Quale che fosse l’accordo o il disaccordo con la Groupama-FDJ, vigeva il divieto assoluto di intervistarlo e fotografarlo fino al nuovo anno. Per cui il saluto era stato fugace e non privo di sguardi.

Lenny Martinez, il figlio di Miguel, ha 21 anni, è alto 1,68 e pesa 52 chili: la quintessenza dello scalatore. E’ entrato nel WorldTour a 19 anni nel 2023 e ha già vinto sei corse, fra cui l’ultimo Trofeo Laigueglia. A distanza di due mesi da quell’incontro fortuito, la stagione del giovane francese è iniziata di buona lena alla Valenciana vinta dal compagno Buitrago (in apertura, eccolo in salita seguito da Piganzoli). E nell’imminenza della Classic Var di domani, stamattina siamo riusciti finalmente a parlarci, prima che uscisse in allenamento.

Lenny ha sempre il suo buon umore coinvolgente, anche se è sensibile l’aumentare delle attese rispetto a quando lo incontrammo per la prima volta in un Giro della Lunigiana che sembra lontano cent’anni, invece era appena quello del 2021.

Il 28 febbraio 2024, ancora a vent’anni, Lenny Martinez vince così il Trofeo Laigueglia
Il 28 febbraio 2024, ancora a vent’anni, Lenny Martinez vince così il Trofeo Laigueglia
Come procede l’integrazione in questo nuovo team in cui si parlano l’inglese e l’italiano, ma quasi per niente il francese?

Sono molto contento. L’integrazione sta andando molto bene. Ora ogni cosa passa per l’inglese, ma sto riuscendo a inserirmi. Ci sono alcuni dello staff che parlano un po’ di francese, come il mio allenatore e un’altra persona: si possono contare su due mani. Ma non credo che parlare inglese sia un problema. Al contrario, è qualcosa che mi arricchisce molto e che mi aiuterà a crescere, anche come uomo. Perché qui non c’è scelta, è così e basta e di certo nei prossimi anni sarò in grado di parlarlo molto bene.

Hai notato altre differenze rispetto a Groupama?

Certo che ci sono, ma sono comunque differenze minime e credo che sarebbe stato così in qualunque squadra fossi andato. Si tratta di piccole percentuali che possono determinare la differenza tra vincere o meno. La Groupama-FDJ è un’ottima squadra e lo è anche il Team Bahrain. Insomma, stiamo facendo più o meno lo stesso lavoro. Direi che per me la differenza principale è che qui sono veramente in un gruppo internazionale, sia in termini di corridori che di staff. La Groupama invece ha un DNA totalmente francese.

Sei in grado di dire a che punto sei della tua crescita?

A 21 anni si può fare un bilancio, ma ho ancora molti anni di professionismo davanti a me e molti anni di progressi da fare, quindi voglio prendermi il mio tempo anche per fare il punto. Serve pazienza, devo continuare a lavorare e progredire.

Martinez ha debuttato nel 2023 nel WorldTour a 19 anni. Ne compirà 22 l’11 luglio
Martinez ha debuttato nel 2023 nel WorldTour a 19 anni. Ne compirà 22 l’11 luglio
A che punto della scorsa stagione ha deciso di cambiare squadra?

Prima che iniziasse. Con la Groupama avevo iniziato a parlare da parecchio, era giusto ovviamente parlare prima con loro. Lo abbiamo fatto a lungo, ma ho preso la mia decisione poco prima della prima gara, diciamo intorno a febbraio (singolare notare che il team francese abbia continuato invece a tenere aperta la possibilità di rinnovo fino all’estate inoltrata, ndr).

Chi è il tuo allenatore ora al Bahrain?

Il mio allenatore è Loic Segart, il fratello di Alec: quello che corre alla Lotto Dstny e va come un treno nelle cronometro, saprete certamente chi sia. La cosa buona è che Loic parla francese ed è stato molto bello scoprire che avrei lavorato con lui perché su certi aspetti molto tecnici è bello poter parlare la mia lingua. In più è un allenatore molto giovane e questo lo trovo positivo. Invece non ho ancora un direttore sportivo di riferimento. Potrei pensare a Roman Kreuziger, perché quando c’è un problema, gli mando un messaggio. E’ presente a quasi tutte le gare, quindi direi che forse è lui.

Come è passato l’inverno?

Molto bene, direi. Siamo stati in ritiro in Spagna come già con la FDJ l’anno scorso. Ho fatto più o meno la stessa preparazione e lo stesso allenamento, forse un po’ diverso per dei dettagli, dato che ogni allenatore ha metodi di allenamento diversi. Nel complesso, ho fatto forse qualche ora in più e abbiamo variato alcuni lavori specifici. Il corpo ha avuto bisogno di un po’ di tempo per adattarsi e ora dobbiamo vedere se tutto questo funziona bene anche su di me, ci vorrà un po’ di tempo.

Lo scorso anno, Martinez ha debuttato al Tour. Nel 2023 aveva corso la Vuelta, vestendo per due giorni la maglia di leader
Lo scorso anno, Martinez ha debuttato al Tour. Nel 2023 aveva corso la Vuelta, vestendo per due giorni la maglia di leader
Nell’intervista fatta ad Altea a dicembre, Rod Ellingworth ci ha parlato di un progetto Tour de France legato a te. Puoi dirci di cosa si tratta?

Credo che per un corridore francese come me, il Tour de France sia importante e penso che nei prossimi anni sarà la corsa più importante del mio calendario. E’ vero, c’è un progetto che coinvolge me, ma anche altri corridori come Santiago Buitrago e Antonio Tiberi, che sono entrambi leader per le classifiche generali. Poi ci sono gli altri corridori. L’obiettivo è migliorare ogni anno e fare in modo che tra qualche anno io sia competitivo al Tour de France.

Come descriveresti oggi il tuo rapporto con Marc Madiot?

Con Marc Madiot vado molto d’accordo, non ho avuto conflitti o altro. Ci siamo scambiati messaggi di auguri per capodanno, quindi non c’è nessun problema. Le nostre strade si sono separate, ma credo che la vita sia così. Però è sempre stato una persona molto buona e lo ringrazio per tutti questi anni.

Che effetto fa pensare che Romain Gregoire sarà di nuovo un rivale come quando eravate juniores?

Non è un problema, è un avversario come ce ne sono tanti altri. Non credo che dovrei concentrarmi su uno solo. Spero che Romain stia bene, è in una buona squadra e farà i suoi risultati. Resta un ottimo amico, ma non voglio passare tutto il tempo a lottare con lui. Ma so che è molto forte e gli auguro di vincere tante corse. Come lo auguro anche a me…

Gaudu al Giro e Gregoire che cresce, rifondazione Groupama

07.01.2025
5 min
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La Groupama-FDJ, decima nella classifica UCI alla fine del 2024, riparte confermando alcuni dei suoi punti saldi come Gaudu e Madouas, puntando forte su Gregoire affinché diventi il leader che tutti si aspettano, ma avendo visto andare via Lenny Martinez. Assieme al figlio del celebre Miguel, altri tre giovani hanno lasciato il team di Marc Madiot: Thompson, Watson e Pithie. La nidiata dei talenti, cresciuta e portata nel WorldTour da Gannat, ha attirato l’attenzione di squadroni dal portafogli più fornito. Martinez è andato alla Bahrain Victorious, Pithie alla Red Bull-Bora, Watson alla Ineos e solo Reuben Thompson è sceso dal WorldTour firmando con la Lotto.

Per fare il punto della situazione sulla squadra transalpina, che in tempi non sospetti lamentò l’eccessivo carico fiscale francese che riduceva in modo importante il suo potere di acquisto, abbiamo interpellato Philippe Mauduit. Dallo scorso anno è lui il responsabile dell’area tecnica del team.

«Quanto a Lenny – ammette – durante l’inverno abbiamo sentito le sue parole e quelle del suo procuratore per cui prima del progetto sportivo cercavano di firmare il più grosso contratto possibile. Alla fine è cosi, ormai fa parte del ciclismo. E’ un bimbo e speriamo che per lui vada tutto bene. Qualche settimana fa mi ha detto: “Philippe siete la mia squadra del cuore. Fra tre anni tornerò con voi, quando non avrò più bisogno di soldi”. Vedremo…».

La separazione da Lenny Martinez non è stata indolore (foto Team Bahrain Victorious)
La separazione da Lenny Martinez non è stata indolore (foto Team Bahrain Victorious)
Partito Martinez, vi aspettate che Gregoire possa diventare un leader?

Di fatto, Romain Gregoire è gia un leader. Il modo che ha di prendere la parola in gruppo, anche davanti a compagni con più esperienza, lo dimostra. Lui è nato leader. Adesso gli mancano ancora un po’ di maturità fisica ed esperienza per dimostrarlo su strada, ma siamo convinti che il 2025 vedrà la dimostrazione del suo talento.

Uno che sta lanciando lampi di talento è Brieuc Rolland, che ha 21 anni e ha già fatto vedere qualcosa.

Brieuc Rolland è stato una bella sorpresa di regolarità ad alto livello. Vincere la Course de la Paix e il Piccolo Lombardia non è poco. Lui è il corridore del devo team che ha fatto più gare con la WorldTour. Sono state 15 gare nel 2024, per cui lo abbiamo visto crescere. Ha dimostrato di avere belle qualità di scalatore poi sa leggere la corsa. Per il 2025 gli faremo un programma grazie al quale guadagnerà esperienza accanto ai nostri capitani Gaudu e Guillaume Martin, che è appena arrivato. Però gli lasceremo anche l’opportunità di fare la sua corsa. E’ importante che i ragazzi vincenti abbiano l’opportunità di farlo. Non devono perdere il gusto, alla fine è la sola cosa che conta, no?

Kung è la colonna della Groupama, Gregoire (a destra) la speranza più attesa (foto Groupama-FDJ)
Kung è la colonna della Groupama, Gregoire (a destra) la speranza più attesa (foto Groupama-FDJ)
Gaudu è ancora un uomo su cui puntate per i Grandi Giri?

Non dimenticate che tra il podio alla Parigi-Nizza e la Vuelta, Gaudu ha accumulato tanti infortuni, ma anche virus e cadute. Non è per trovargli scuse, ma negli ultimi 18 mesi è stato davvero sfortunato. Ha ritrovato un livello decente solo dopo mesi di lavoro. Il suo elemento rimangono le gare da scalatore e ovviamente la classifica generale nei Grandi Giri. E’ molto motivato per la sfida del Giro d’Italia, che sarà il suo grande appuntamento, nel quale lo supporteremo con fiducia e consapevolezza.

Kung riuscirà finalmente a vincere una classica?

Negli ultimi tre anni, Stefan la dimostrato la sua grande regolarità. E’ vero che con lui cerchiamo la vittoria in una classica della prima parte del Belgio. Se la merita, lavora tanto per quello e tutti vogliamo che ci riesca. Inoltre ha fatto un incredibile lavoro di sviluppo con Wilier per la Supersonica, la bici crono con la quale ha vinto l’ultima tappa della Vuelta. Speriamo di vedergliene vincere ancora.

Dopo cinque anni alla Cofidis, Guillaume Martin approda alla corte di Madiot (foto Groupama-FDJ)
Dopo cinque anni alla Cofidis, Guillaume Martin approda alla corte di Madiot (foto Groupama-FDJ)
A proposito di classiche del Belgio, ma della seconda parte, Madouas è entrato nei dieci all’Amstel e alla Liegi e poi sul podio delle Olimpiadi.

Madouas è un caso diverso rispetto a Gaudu. Al di la dell’argento di Parigi, non ha avuto un gran rendimento. E’ un corridore importante per la squadra, ma deve portare più risultati e più regolarità nel 2025. 

Hai parlato di Wilier, lo sviluppo continua. Ora sono arrivate anche le ruote Miche.

E’ nata una bella e grande collaborazione con loro. Con il nostro supporto, sono usciti dalla galleria del vento con la bici da crono la più veloce dell’anno! E questo in appena 6 mesi di studio, quando solitamente per ogni azienda ne servono almeno 18. E’ la dimostrazione che la collaborazione è molto buona e che, come noi tutti, anche Wilier è motivata in una maniera incredibile per supportarci e aiutarci a vincere.

La Groupama-FDJ da quest’anno usa anche ruote Miche, che appartengono al gruppo Wilier (foto Groupama-FDJ)
La Groupama-FDJ da quest’anno usa anche ruote Miche, che appartengono al gruppo Wilier (foto Groupama-FDJ)
E’ stato difficile subentrare a Lapierre con cui avevate un rapporto di collaborazione ormai storico?

Wilier è un azienda cha ha fatto la storia del ciclismo, ma non è rimasta nel passato. Hanno grande esperienza e da questo sono partiti per guardare più avanti e sviluppare nuovi prodotti, sempre più performanti e veloci e questo coincide perfettamente con la nostra filosofia. Ormai siamo una delle squadre più anziane del WorldTour. Nei nostri server abbiamo migliaia di dati che condividiamo con loro, ma non siamo ancora sodisfatti di quello che abbiamo. Vogliamo sempre di più e in questo Wilier è un partner vincente. Ci spingiamo reciprocamente per andare sempre più veloci.

Erzen su Martinez: già sogna in grande (e in giallo)

27.12.2024
4 min
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Lenny Martinez, giovane promessa del ciclismo francese, la scorsa estate ha scelto di lasciare la Groupama-FDJ per approdare alla Bahrain-Victorious a partire dal 2025. Una decisione che rappresenta una svolta cruciale per il ventenne scalatore, reduce da una stagione impegnativa. Ma una decisione che segna un bel cambio di passo anche per la nuova squadra.

Il team guidato da Milan Erzen, infatti, ha grandi ambizioni per lui, desiderando trasformarlo nel miglior ciclista francese della sua generazione. E ha anche la voglia di tornare il super team che fu nel 2023.

Il contratto di Lenny con la Bahrain entra ufficialmente in vigore il 1° gennaio, e prima di quella data non potrà parlare, ma Martinez sembra già focalizzato su obiettivi ambiziosi, in primis il Tour de France. Tanto più che anche la Bahrain vuole questo.

Milan Erzen, patron della Bahrain-Victorious
Milan Erzen, patron della Bahrain-Victorious

Parla Erzen

Milan Erzen, team principal della Bahrain-Victorious, recentemente ha espresso grande fiducia nel talento di Lenny Martinez, dichiarando che l’obiettivo sia «renderlo il miglior corridore francese di questa decade».

«Abbiamo scelto Lenny quando era ancora junior – ha detto Erzen – riconoscendo le sue potenzialità per le corse a tappe. Nonostante il focus principale non sia necessariamente la conquista del Tour de France, almeno per ora, il suo programma includerà appuntamenti chiave come la Parigi-Nizza e il Delfinato, oltre ad alcune classiche».

La squadra punta su una strategia condivisa con Martinez: Lenny infatti condividerà il ruolo di leader con Santiago Buitrago. I due dovrebbero fare un calendario parallelo e questo dovrebbe permettere ad entrambi di gestire meglio la pressione.

«Sul Tour è più importante vincere due tappe che finire decimo in classifica generale», ha aggiunto Erzen, ribadendo l’importanza di un approccio misurato per Martinez. Sa bene che non può chiedergli obiettivi oggettivamente fuori portata, almeno per adesso.

Il francese aveva interrotto la stagione a fine settembre per una caduta: ma da qualche settimana sta già spingendo forte (foto Instagram)
Il francese aveva interrotto la stagione a fine settembre per una caduta: ma da qualche settimana sta già spingendo forte (foto Instagram)

La posta in palio…

Il giovane scalatore è già mentalmente proiettato verso la nuova stagione. Dopo un debutto complesso al Tour de France, dove questa estate ha vissuto alti e bassi, ma ha mostrato sprazzi di talento, Martinez ha dichiarato di aver imparato molto da questa esperienza. «Non ero in forma al Tour, ma ora so cosa mi aspetta nelle prossime edizioni – aveva detto dopo la Vuelta – e anche per questo quest’inverno mi allenerò tantissimo».

La sua scelta di lasciare la Groupama-FDJ è stata motivata dalla voglia di crescere in un ambiente internazionale che punta sui giovani talenti. In tempi non sospetti dichiarò di aver lasciato la squadra che lo aveva cresciuto per non avere rimpianti, cosa che segnò la rottura definitiva con patron Marc Madiot, e aggiunse anche che aveva avuto rassicurazione sul fatto che sarebbe stato un leader. Tutti aspetti che sono la prova della determinazione, ma che davvero come dicevamo lo metteranno di fronte al più grande bivio della sua carriera: campione o buon buon corridore.

Insomma, Lenny Martinez si gioca tanto e lo sa bene.

Se davvero Martinez e la Bahrain vorranno vincere il Tour nei prossimo anni, saranno chiamati a fare un grande lavoro anche a crono
Se davvero Martinez e la Bahrain vorranno vincere il Tour nei prossimo anni, saranno chiamati a fare un grande lavoro anche a crono

Fiducia in Lenny

Anche Miguel Martinez, padre di Lenny e leggenda del ciclismo, ha avuto un ruolo fondamentale nella scelta del figlio di trasferirsi alla Bahrain-Victorious. Convinto che questo cambio fosse necessario per la sua crescita, Miguel ha spinto affinché Lenny lasciasse la Groupama-FDJ per un team che gli offrisse maggiori opportunità (e uno stipendio decisamente più corposo).

Ma di fonte a tutto ciò patron Erzen, non si è scalfinto di una virgola, anzi… ha rilanciato mostrando grande fiducia nel “progetto Martinez”.

«La presenza di un ambiente stimolante può fare la differenza – ha detto Milan – Martinez ha bisogno di una squadra che lo sostenga e che lo aiuti a esprimere il suo potenziale al massimo. Crediamo molo in lui».