Il secondo Tour di Martinez inizia con una conferenza stampa in francese, singolare eccezione all’inglese di tutte le altre. Il figlio di Miguel e nipote di Mariano è di ottimo umore: la vittoria dell’ultima tappa al Delfinato gli ha restituito la convinzione di aver lavorato bene. Lenny si è calato con entusiasmo nel nuovo corso alla Bahrain Victorious e soppesa ogni parola, consapevole che ogni dichiarazione troppo audace gli si ritorcerebbe contro come un boomerang.
«E’ vero che ho avuto parecchie giornate complicate negli ultimi tempi – ha detto – tranne l’ultima tappa sul Moncenisio, in cui sono andato piuttosto bene. Mi sono ripreso, ci siamo ripresi con tutta la squadra. E penso di essere pronto e in buona forma per il Tour. Prima di tutto, si tratterà di puntare alle tappe. So che se riesco a vincerne una, forse potrei guadagnare punti per la maglia a pois. Per ora, non c’è l’idea della classifica generale».
Sebbene sia francese, con tutte le implicazioni campanilistiche del caso, averlo visto vincere al Giro della Lunigiana e averlo seguito da allora passo dopo passo fa di lui un beniamino anche da queste parti. Il ragazzo è genuino ed entusiasta: un piacere seguirlo nei suoi progressi.


Il secondo Tour a 21 anni…
Mi sento ancora giovanissimo, ma so anche di aver fatto molti progressi. Sto migliorando ogni anno, credo di stare al passo con i miei progressi. Abbiamo anche cambiato molte cose in allenamento. Con il mio nuovo allenatore (Loic Segaert, fratello di Alec, ndr) ho lavorato molto sulla capacità di correre in modo aggressivo. E poi penso di essermi giovato del cambio di squadra. Avevo bisogno di un nuovo ambiente e di essere in una squadra internazionale con compagni di tutte le nazionalità. Penso che sia motivante, mi piace il cambiamento e penso che mi abbia fatto bene.
I francesi si aspettano altro da te…
Ma penso che puntare alle tappe sarà altrettanto soddisfacente. Meglio vincerne una che finire tra i primi 10 della classifica generale. So che in futuro cercherò di concentrarmi di più sulla classifica, ma per ora mi sto divertendo molto lottando per le tappe.
Che cosa significa essersi allenato per correre in modo aggressivo?
Ho lavorato sui cambi di ritmo e gli scatti. L’idea è stata del mio allenatore. Penso che abbia visto i miei dati di allenamento su Training Peaks, si è reso conto della mia capacità di fare sforzi brevi e si è concentrato molto su quello. In realtà, ho anche la capacità di affrontare salite lunghe, ma a lui deve essere parso più interessante lavorare su questo. Credo che abbia avuto un’intuizione importante, è la differenza che mi fa vincere quando arrivo in un piccolo gruppo. E’ il tipo di situazione in cui mi sento più sicuro e in cui mi diverto.


Hai già adocchiato delle tappe?
Parecchie, certo. Mi piace la tappa del Mur de Bretagne (la settima, ndr), per esempio. Mi piace anche quella del Mont Ventoux (numero 16, ndr) e quella che termina a le Mont d’Ore (tappa numero 10, ndr). Ci sono molte tappe che vorrei vincere, ma vanno bene tutte. Vincere sarebbe il massimo.
Con Lenny Martinez proiettato sulle tappe, alla classifica chi pensa?
Santiago Buitrago. E’ un corridore molto importante, che è leader di questa squadra da molto tempo. E’ anche più grande di me (25 anni del colombiano, contro i 21 di Martinez, ndr) e mi aiuta. Penso sia positivo avere qualcuno che ci guidi. Avere un leader un po’ più grande con più esperienza mi permette di concentrarmi sulla possibilità di crescere e diventare un giorno un leader anche io. Se potessi aiutarlo in montagna, sarebbe fantastico.
Ci saranno dei giorni in cui rinuncerai ad entrare in fuga?
Onestamente, non si sa mai se la fuga andrà e fino a dove. Se prendo l’esempio del Delfinato, dove ho vinto la tappa proprio attaccando da lontano, ero convinto che mi avrebbero ripreso. Ho guadagnato un massimo di due minuti e alla fine sono arrivati molto vicini. E’ stata una vera e propria lotta, penso che bisogna anche essere fortunati. Deve essere un gruppo abbastanza numeroso, con tanti corridori forti. Solo così si può andare avanti e guadagnare. Per cui posso solo dire che entrerò nella fuga e poi vedremo. Se veniamo ripresi, veniamo ripresi. Altrimenti si andrà all’arrivo.


Pensi che ti proverai accanto ai più forti in qualche tappa di montagna?
Sarà da vedere. Magari riuscirò a resistere, perché pur essendo molto lontano dal poter vincere il Tour, riuscirò a correre senza avere grosse pressioni. So da me che se un giorno mi avvicinerò al livello che serve, forse inizierò a sentire la pressione, ma per ora va bene.
Il fatto di non correre più in una squadra francese cambia le cose per te?
Ho molta meno pressione rispetto all’anno scorso e allo stesso tempo, avendo fatto già il Tour, ora so cosa aspettarmi. E’ sicuramente una prova molto importante, ma è pur sempre una gara ciclistica. Non sarà cinque volte più veloce delle altre gare e averlo visto mi ha tolto di dosso un po’ di pressione. Inoltre, la preparazione è stata diversa. Ho fatto molti più ritiri in altura e abbiamo fatto persino un ritocco nell’allenamento dedicato al Tour. Quindi, secondo me, la mia forma sarà completamente diversa e sarà completamente un altro Tour rispetto all’anno scorso.
Perché eri così nervoso lo scorso anno?
Perché un sacco di gente parlava dicendomi che sarebbe stato terribile. Prendevano ad esempio le gare minori in cui si andava a tutta dalla partenza all’arrivo, dicendo che al Tour è così ogni giorno. Alla fine, non è vero. Certo, è veloce, ma molto meno di quel che temevo. Mentre sarà davvero un Tour caldo e il caldo è sempre un problema quando si pratica uno sport all’aperto e penso anche che questo diminuisca le nostre prestazioni. E’ difficile arrivare al proprio meglio, ma se non altro è lo stesso per tutti. Siamo fortunati, grazie al nostro staff, ad avere un sacco di ghiaccio e tante borracce fredde per tutta la gara. Questo semplifica davvero le cose, più che in allenamento dove non abbiamo tutta questa attrezzatura. Sicuramente però è sempre difficile pedalare in mezzo a un’ondata di caldo.


Che Tour immagini?
Due anni fa feci la Vuelta e con il caldo andavo bene. Sicuramente Pogacar al Delfinato ha dimostrato di essere davvero forte, meglio di Vingegaard. Il Tour non è il Delfinato, potrebbe essere tutto diverso. Ma in ogni caso spero che ci sia una bella battaglia tra loro due e che vinca il più forte. Sappiamo che è difficile batterli entrambi, come sappiamo che ci siano parecchi corridori che arrivano direttamente dal ritiro e non hanno corso il Delfinato. Io non sono mai stato così in alto, ma devo migliorare ancora. Anche Pogacar continua a migliorare più velocemente di tutti noi, quindi è sempre complicato tenergli testa. Per cui penso che sia solo questione di recuperare bene e compensare bene. E poi si tratterà solo di divertirsi. Non vedo l’ora di cominciare…