Nizzolo e Trentin, italiani contro a Kuurne

27.02.2022
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Italiani protagonisti a Kuurne. Meno di ieri, anche per il percorso meno impegnativo, ma protagonisti e portatori di due diverse filosofie in corsa. Da una parte gli attaccanti, con Colbrelli e soprattutto Trentin, nono all’arrivo. Dall’altra Nizzolo, quinto, il cui impegno ha contribuito a rintuzzare il tentativo del Matteo nazionale. Se come ha raccontato anche Jakobsen, non si fossero mosse le tre squadre dei velocisti – Quick Step, Lotto Soudal e Israel – la fuga di Trentin sarebbe salita a un minuto e non l’avrebbero più ripresa.

Quella manovra sul Muur

Trentin ieri era furibondo. In qualche modo nel finale ha avuto la sensazione di essere rimasto da solo. E poi c’è stata quella manovra di Van Aert sul Muur che l’ha chiuso alle transenne, impedendogli di infilarsi per attaccare la discesa in testa.

Trentin ha provato ad attaccare, ma la fuga è stata rintuzzata
Trentin ha provato ad attaccare, ma la fuga è stata rintuzzata

«Se avessimo collaborato – dice secco, poggiato alla transenna – arrivavamo, punto. C’erano dei bei corridori davanti. Ma a un certo punto ho visto che il Bahrain aveva uno e non tirava. La Quick Step aveva uno e non tirava. E già lì ho cominciato a pensare: cosa faccio, mi porto Asgreen a spasso? Magari anche no. Ho provato due o tre volte a tirare via un gruppettino, ma non so come mai, a me venivano sempre addosso. Poi Laporte ha provato ed è andato via due volte e l’hanno guardato andar via. Quei tre sono stati forti, perché li abbiamo presi sotto la riga».

Soddisfatto a metà

In un video girato ieri alla partenza della Omloop Het Nieuwsblad, Matteo diceva che magari sarebbe arrivato il momento di vincere a sua volta dopo i centri dei suoi compagni. Perciò il bilancio di questo primo viaggio non può soddisfarlo appieno.

«Bilancio medio – dice infatti – oggi tutto sommato sono contento, perché per come è andata la gara, sono stato sempre dove dovevo essere. Se quel gruppo fosse arrivato, magari le possibilità erano di più. Nel momento in cui ci hanno preso, in volata sono venuto su da dietro, a destra e sinistra, transenne mica transenne. Potevo arrivare due posizioni più avanti, ma anche sette più indietro. Una volta che ci hanno preso, per la vittoria era andata. Però sono contento di come ho corso, di come ho reagito e impostato la volata. Sono riuscito a districarmi bene e questo è simbolo anche di una gran bella condizione. Se fossi stato finito, non ci sarei riuscito».

Dopo l’arrivo, Trentin ha salvato la giornata, ma non il risultato
Dopo l’arrivo, Trentin ha salvato la giornata, ma non il risultato

Il terzo sprint

Nizzolo è già sul bus e ha fatto la doccia, sfogliando la margherita per capire se essere soddisfatto o meno della prestazione.

«Era la terza volata dall’inizio dell’anno con la nuova squadra – dice – ho fatto due podi e un quinto posto, per cui le cose stanno andando bene. Anche oggi abbiamo corso nel modo giusto. Abbiamo reagito quando si doveva e sono abbastanza sicuro che se non ci fossimo mossi, i primi avrebbero guadagnato un bel minuto e non li avremmo più ripresi, perché erano gente tosta».

Divertente giochino prima del via: i corridori si presentavano fra loro. Ecco Nizzolo
Divertente giochino prima del via: i corridori si presentavano fra loro. Ecco Nizzolo

Rimonta pazzesca

Quando un velocista cambia squadra, non deve preoccuparsi solo di sé, sarebbe troppo facile. Deve anche creare l’accordo in squadra, comporre il treno o aiutare a farlo. E a sentirlo parlare, Nizzolo appare soddisfatto anche di questo aspetto.

«Sono contento della squadra – dice – anche se nel finale ci siamo un po’ disuniti. Ci siamo fatti un po’ prendere la mano, diciamo così. Ho iniziato la volata da dietro, se riguardate il video all’ultima curva sono attorno alla 35ª posizione. E quella rimonta mi ha svuotato le gambe. Al momento di aprire il gas per fare la volata, non ne avevo più. Le forze per ora sono quelle, ma i ragazzi hanno un bello spirito. Perciò adesso si tira un po’ il fiato. Poi Tirreno, Sanremo e si torna al Nord».

La Sanremo è il frutto proibito dei velocisti italiani e poi c’è quel podio dietro Van Aert alla Gand (secondo Nizzolo, terzo Trentin) che va assolutamente cancellato. C’è da scommettere che i due si troveranno presto nuovamente in corsa su schieramenti contrapposti. Entrambi classe 1989, entrambi abituati a prendersi le misure da una vita. Fra vittorie e grandi piazzamenti, la primavera dei nostri è iniziata in modo interessante.

Jakobsen, volata pazzesca, riporta il sorriso alla Quick Step

27.02.2022
5 min
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Ieri sera a tavola Lefevere è andato giù duro. Jakobsen adesso ride e dice che lui tutto sommato era comodo nella sua sedia, non avendo corso l’Het Nieuwsblad. Ma quando i colleghi fiamminghi gli chiedono di ripetere le parole del team manager della Quick Step-Alpha Vinyl, l’olandese fa un gran sorriso e dice di non parlare lo stesso dialetto.

«Siamo una squadra e un gruppo di amici – dice a margine della Kuurne-Bruxelles-Kuurne appena conquistata – ma questo è il nostro lavoro. A tavola abbiamo parlato e Patrick a suo modo ci ha detto di essere attenti e aggressivi. Non parlo il suo dialetto, ma garantisco che l’ho capito molto bene. Non ricordo i dettagli (ride, ndr). E oggi che toccava a me, spero di aver riportato il sorriso anche a lui».

Un boccale di birra

Adesso sono cinque a due. Cinque le vittorie di Fabio Jakobsen, due quelle di Cavendish, in quella sorta di braccio di ferro non dichiarato fra i due super velocisti della Quick Step-Alpha Vinyl che entrambi tendono a ridimensionare.

Nel team belga oggi si respira un’aria diversa dai mezzi toni di ieri dopo l’Het Nieuwsblad. Tanto che per salire sul gradino più alto del podio, Fabio ha fatto un salto che dava l’idea della sua freschezza, malgrado la corsa e lo sprint vinto dribblando un mucchio di avversari.

Poi gli hanno consegnato l’asino, simbolo della città e degli abitanti che andavano al mercato della vicina Kortijk trasportando le mercanzie sul dorso dei quadrupedi che ragliando svegliavano i cittadini. E alla fine gli hanno messo in mano un maxi boccale di birra Kwaremont, in cui l’olandese ha bagnato le labbra e un bel sorso poi l’ha buttato giù.

Anche oggi si è corso tra ali di folla: il Belgio ha riaperto
Anche oggi si è corso tra ali di folla: il Belgio ha riaperto

Rispetto per l’Ucraina

Quando arriva in sala stampa per raccontare la vittoria, Jakobsen ha il cappello calato sugli occhi e sotto i gambali pulsano le due gambone che anche oggi gli hanno permesso di fare la differenza. Per i belgi è festa grande. Dopo il gigante delle classiche, ecco quello dello sprint: un’apertura migliore era difficilmente immaginabile. Eppure la sensazione è che Fabio sia figlio di tutti, come accade quando qualcuno è sul punto di morte e si prega tutti per lui. E lui che forse capisce, inizia dalla fine.

«In Belgio e in Olanda – dice con la voce che si increspa – siamo tutti contenti di aver potuto ricominciare a correre, con il pubblico sulle strade. Oggi era pieno di gente a fare il tifo per ragazzi di 25 anni che combattevano per vincere una gara di biciclette. Ma adesso il mio pensiero va a ragazzi della mia stessa età che stanno combattendo per la loro vita in Ucraina. E’ bello essere qui, ma non dimentichiamoci di loro».

A 10 chilometri dall’arrivo, Quick Step in testa per chiudere sui tre fuggitivi
A 10 chilometri dall’arrivo, Quick Step in testa per chiudere sui tre fuggitivi

Pressione e velocità

Deglutisce a fatica, come gli capitò nel ritiro di Calpe ricordando la risalita dopo l’incidente e poi si predispone per rispondere alle domande.

«Ho iniziato lo sprint da lontano – dice – perché a un certo punto ho avuto la sensazione che i tre di testa non li avremmo più ripresi (Laporte, Narvaez, Van der Hoorn, ripresi ai 200 metri, ndr). Vincere così mi fa sentire bene, la velocità mi piace. Dio mi ha dato due gambe veloci ed è mio dovere usarle per vincere gli sprint. Mi sento fra i primi cinque al mondo e non vado oltre, perché non è facile fare classifiche. Lo sport di vertice porta con sé la pressione e per uno sprinter questa è anche maggiore, perché la squadra lavora per te e hai pochi secondi per concretizzare il loro lavoro».

Una volata prepotente e lunga per essere certo di riprendere i fuggitivi
Una volata prepotente e lunga per essere certo di riprendere i fuggitivi

Sogno Sanremo

GIi chiedono infatti se percepisca un cambio di atteggiamento della squadra, ipotizzando che l’anno scorso lo abbiano portato alla Vuelta come bonus per premiare il suo ritorno dopo l’incidente. E Jakobsen appena lo sente scarta come in volata.

«Nessun premio – ringhia sommessamente – né contentino. La Vuelta dello scorso anno fu un progetto dopo le due vittorie al Tour de Wallonie. E mi ha permesso di fare un bell’inverno. Ho lavorato tanto e sono tornato al livello che avevo prima dell’incidente. Ora sono in grado di sprintare per la vittoria, ma sono consapevole di dover fare ancora dei progressi. Ad esempio oggi Caleb Ewan mi ha fatto i complimenti, essendo arrivato secondo. Ma io so bene che nei prossimi sprint, alla Tirreno e alla Sanremo, lui sarà avvantaggiato. Sogno la Sanremo, così come sogno la Gand-Wevelgem, ma forse è presto. Devo crescere, ma la forma è questa, quindi ci proverò».

Ewan si è complimentato con Jakobsen e ora punta su Sanremo
Ewan si è complimentato con Jakobsen e ora punta su Sanremo

Le gambe bruciano

La squadra ha avuto una grande reazione, che sia stato per le parole di Lefevere o per aver fiutato finalmente la vittoria.

«Abbiamo messo in atto una buona strategia – spiega Jakobsen – con Kasper Asgreeen che dopo la fuga è diventato pilota del nostro treno. C’erano ancora i fuggitivi davanti, ma con Lotto e Israel avevamo interessi comuni e alla fine siamo riusciti a riprenderli. Non vi nascondo che negli ultimi strappi ho sentito le gambe bruciare, non è stato facile. A volte sembra che le volate si vincano facilmente, ma in realtà la cosa più difficile è arrivare a farle».

Non solo Bingoal Pauwels, Repente è sempre più con i pro’

04.02.2022
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Repente, brand tutto italiano produttore di selle, ha attivato un rapporto di partnership e di sponsorizzazione con il team belga Bingoal Pauwels Sauces WB . La squadra, che quest’anno ha in organico ben venti corridori, oltre ad un team Continental che comprende sedici giovani e promettenti atleti (fra loro l’azzurro Lorenzo Masciarelli), ha debuttato ufficialmente domenica scorsa nella classica apertura francese: il Gp La Marseillaise.

E’ fresco di stretta di mano l’accordo fra Selle Repente e la Bingoal-Pauwels Sauce
E’ fresco di stretta di mano l’accordo fra Selle Repente e la Bingoal-Pauwels Sauce

Classiche nel mirino

Per gli amanti delle statistiche, vale la pena ricordare che questa squadra, molto conosciuta sulle strade del ciclismo mondiale, e con una particolare “attitudine” per le difficili corse in programma in Belgio e in Olanda, nel corso della stagione 2021 è riuscita a cogliere complessivamente cinque vittorie, otto secondi posti e per ben quattordici volte è salita sul terzo gradino del podio. Sessantasei sono stati invece i piazzamenti nei primi cinque, 143 nei primi 10…

Nei prossimi mesi il team Bingoal Pauwels Sauces WB sarà al via di molte grandi Classiche del ciclismo mondiale, tra queste la Parigi-Roubaix, la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi. Ma in programma non mancheranno anche competizioni del calibro della Omloop Het Nieuwsblad, della Kuurne-Bruxelles-Kuurne, oltre a moltissime altre.

I corridori della squadra belga potranno contare su tutte le selle della gamma Repente
I corridori della squadra belga potranno contare su tutte le selle della gamma Repente

Su bici De Rosa

E sulle biciclette De Rosa in dotazione alla squadra, Repente ha definito il montaggio del proprio top di gamma, ovvero le selle Quasar CR, Quasar, Prime, Spyd, Artax e Latus. Tutti modelli caratterizzati da un mix molto ben riuscito di materiali selezionati, lavorazioni accurate e pesi estremamente contenuti. Le biciclette da cronometro prevedono invece il montaggio delle selle Magnet, “full carbon” e di conseguenza ultraleggere. Da evidenziare, inoltre, che lo stesso team ha in dotazione anche i nastri manubrio “extragrip” sempre provvisti da Repente. 

Polonia, Italia e Portogallo…

Complessivamente, per la stagione 2022, Repente è partner di ben cinque squadre Continental. Fra queste il team polacco HRE Mazowsze Serce Polski capace di occupare il primo posto nella classifica mondiale di categoria. Pensate, nel corso del biennio 2020-2021 è riuscito ad imporsi per ben 27 volte. In più un loro atleta – Alan Banaszek – si è laureato campione europeo nell’omnium! In organico questo team prevedere 19 giovani corridori, senz’ombra di dubbio il meglio in termini di talenti espressi dal ciclismo polacco.

Repente Quasar
La sella Repente Quasar è una delle più apprezzate tra i corridori
Repente Quasar
La sella Repente Quasar è una delle più apprezzate tra i corridori

Con Beltrami TSA

Per quanto invece riguarda il nostro Paese, prosegue spedita la collaborazione di Repente con il team Beltrami Tsa-Tre Colli, mentre in Portogallo è al debutto la partnership con il Team Efapel. 

«Quest’anno a livello internazionale saremo sponsor di oltre 15 team (ha dichiarato Massimo Farronato, il CEO di Repente). Per un impegno importante, in forte crescita, che mira a consolidare il nostro brand in diverse aree del mercato mondiale in cui siamo già presenti commercialmente. Collaborare con i professionisti ci fa immagazzinare esperienza, e soprattutto ci induce a perfezionare i nostri prodotti a totale beneficio dei nostri clienti».

Repente

Pidcock sorpresa in Belgio. E ora la Strade Bianche…

01.03.2021
3 min
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Quando lo vedemmo vincere al Giro d’Italia U23, bici.PRO non era ancora nato, per cui non riuscimmo a raccontarvi la sorpresa per la facilità con cui Tom Pidcock era riuscito a vincere la corsa. Poi lo abbiamo visto da lontano mentre vinceva gare di mountain bike e alla fine lo abbiamo ritrovato nel ciclocross, sempre a inseguire i due giganti del Nord – Van der Poel e Van Aert – salvo metterli in croce laddove i percorsi presentavano qualche salita. Tom Pidcock pesa 59 chili e compirà 22 anni a luglio.

Mads Pedersen vittoria
Mads Pedersen vince a Kuurne su Turgis, alla sua destra c’è Pidcock, terzo a sorpresa nello sprint
Mads Pedersen vittoria
Alla destra di Pedersen, l’insolito sprinter…

Negli ultimi due giorni abbiamo visto il britannico della Ineos Grenadiers in azione dal vivo sui muri delle Fiandre, prima all’attacco nella Omloop Het Nieuwsblad e ieri nello sprint della corsa di Kuurne. In un attimo si sono sommate le sue capacità atletiche con quelle di guida e di malizia nel gruppo. Sapere che la sua prossima corsa sarà la Strade Bianche, arricchisce l’attesa di una grande curiosità.

Puro istinto

Il suo weekend fiammingo non si può liquidare con la parola sorpresa, perché le accelerazioni che gli abbiamo visto fare sui muri fanno pensare che il ragazzo abbia sicuramente i mezzi atletici per ben figurare anche in una corsa come la Strade Bianche, anche se il suo limite attuale potrebbe ancora essere il fondo. Ha da poco concluso la stagione del cross, ma ha pur sempre nelle gambe il Tour des Alpes Maritimes et du Var.

Podio Pedersen Pidcock
Sul podio, a sorpresa un Pidcock soddisfatto, ma quasi spaesato
Podio Pedersen Pidcock
Sul podio, un Pidcock soddisfatto, ma quasi spaesato

«Il mio problema quando comincio a correre su strada – dice – è che faccio fatica a dimenticare di non essere nel cross. Sabato avevo delle ottime gambe, ma non sono riuscito a farci nulla. Ho sprecato tante energie. A Kuurne invece, ho semplicemente usato la testa ed evitato di dare fondo alle mie energie. E nella fuga avevamo Narvaez».

Messaggio a VdP

A questo punto, raggiunti e circondati anche da un paio giornalisti di lingua inglese, non si poteva fare a meno di chiedergli una opinione sulla corsa folle del suo rivale del Van der Poel

Pidcock primo piano
Dopo l’arrivo di Kuurne, spiegando come andate le cose
Pidcock primo piano
Dopo l’arrivo di Kuurne, spiegando come andate le cose

«Credo che Van der Poel – dice – abbia provato a mettere in scena un grande spettacolo, convinto che ci fosse il terreno per arrivare sino in fondo. In realtà non ha sbagliato di molto, ma a volte bisogna rendersi conto che per vincere si possono adottare anche altre tattiche. Io sono appena arrivato, ma il weekend mi ha dato grande ottimismo. Correre sulle strade bianche potrebbe essere molto divertente, anche perché la nostra squadra al momento sta dando a tutti la possibilità di fare la propria corsa. Ci vediamo in Italia».

Kuurne: VdP incendia la corsa, Pedersen la vince

28.02.2021
6 min
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Sul rettilineo di Kuurne sfilano una dopo l’altra la splendida follia di Mathieu Van der Poel e il lucido cinismo di Mads Pedersen. Fra l’uno e l’altro, passano Turgis con un boccione di vino gigantesco, Pidcock con la smorfia di quando il capolavoro non gli riesce e Trentin che si è buttato nello sprint per rifarsi della iella di ieri e ha portato a casa il quarto posto.

«Siamo venuti qui con poche corse – commenta Matteo – quindi tutto sommato ho scoperto di stare bene. Mi sono ammalato dopo il Tour de la Provence, per cui me ne torno a casa con un bel weekend di gare in valigia e due top ten. Si vede che ho cambiato preparazione, con tanta più qualità. Si è visto ieri sui muri dell’Het Nieuwsbland, anche se oggi sul Qwaremont mi è mancato qualcosa…».

Il rettilineo è deserto, la gente a malapena si affaccia dalla finestra e così la corsa che per lo show offerto avrebbe meritato oceani di tifosi, si conclude con le voci dei protagonisti mascherati come banditi.

Narvaez-Van der Poel, insolita coppia d’attacco
Narvaez-Van der Poel, insolita coppia d’attacco

Pazza idea

Lo hanno preso a 1.600 metri dall’arrivo, dopo una fuga cominciata ai meno 83. Davanti alla zona mista passa Narvaez e fa un sorriso quando gli chiediamo di confermare il momento dell’attacco. Si era voltato per fare l’appello del gruppo e si è accorto con la coda dell’occhio di un movimento di Van der Poel. Si è preparato mentalmente, si è spostato sulla sinistra per trovare un varco e quando lo ha visto passare, si è fiondato nella scia.

Dove volesse andare Mathieu inizialmente non era chiaro. Durante le chiacchiere alla partenza si era premurato di ribadire che la corsa sarebbe stata il perfetto rodaggio prima di partire per l’Italia: un ottimo allenamento e di certo lo è stato.

«Volevo lasciarmi gli sprinter dietro – dice – speravo che dopo il Qwaremont si sarebbe formato un bel gruppo di grossi nomi, ma non è successo. Sperare di arrivare con quel gruppetto, in cui cinque erano superstiti della prima fuga, era pura utopia».

Trema come una foglia. E’ magro come un chiodo e gli hanno dato soltanto un giubbino leggero, mentre sul rettilineo è scesa l’ombra e il vento fa gelare chi è vestito, figurarsi un atleta affaticato e sudato. L’addetto stampa della squadra lì accanto si tiene stretta la giacca a vento e gestisce le interviste.

Il team Uae Emirates tira per Kristoff, ma alla fine allo sprint arriva Trentin
Il team Uae Emirates tira per Kristoff

Boomerang

Stamattina alla partenza, in un scambio di vedute con John Degenkolb, la presenza in corsa di Van der Poel veniva raccontata con un po’ di inquietudine.

«Quando c’è lui – diceva il tedesco – le corse cambiano, quasi mai seguono lo schema che ci si prefigge. Però, se si evita di farsi prendere dallo sconforto, magari si può volgere la situazione a proprio favore. E’ forte, ma questi non sono percorsi adatti per spaccare tutto».

Stava dicendo una grande verità, ma era presto per dargli ragione. Mentre sul pullman della Trek-Segafredo, in una riunione serena ma ferma, Pedersen si raccomandava di evitare lo smarrimento di ieri. L’arrivo in volata vinto da Ballerini, sulla carta poteva essere anche per lui, ma sul più bello si era accorto di essere solo e con poche gambe.

Trentin riparte da Kuurne con buone sensazioni
Trentin riparte da Kuurne con buone sensazioni

Un bel test

Quando Van der Poel ha capito che si sarebbe arrivati in volata, si è guardato intorno e ha visto parecchie facce inferocite. In quel momento si è reso conto di aver sparato tutte le sue cartucce e se si è buttato nello sprint, è stato per onore di firma.

«Dopo 80 chilometri di fuga – dice – anche solo pensare di avere le gambe per fare la volata sarebbe stato illogico. Però alla fine ho ottenuto quello che volevo. Una giornata di bella fatica e un grande divertimento. Il mio obiettivo sono le classiche monumento, mi piacerebbe riuscire a vincerne un’altra. E sono contento che qualcuno pensi che con me le corse diventano imprevedibili. E’ il mio gusto per il ciclismo».

VdP ha provato in tutti i modi ad animare la fuga verso Kuurne, ma senza successo
VdP ha provato in tutti i modi a rianimare la fuga

Trek ritrovata

Pedersen arriva con un somarello di peluche sul manubrio, coperto di tutto punto che al confronto Van der Poel sembrava un ragazzo povero. E’ soddisfatto, ma forse per uno che ha vinto il mondiale, la vittoria di Kuurne ha il sapore dell’avvicinamento a qualcosa di migliore. Oppure semplicemente non è tipo che mostra le emozioni.

«Una vittoria è una vittoria – dice – non saprei inquadrarla diversamente. Sono stato molto meglio di ieri, una giornata che preferirei dimenticare in fretta. Se mi avessero detto che saremmo andati alle sfide del Nord con la squadra di ieri, avrei avuto qualche preoccupazione, ma oggi ho visto il team che vorrei sempre. Abbiamo dimostrato che ci siamo, abbiamo fatto vedere che la forma c’è. A questo punto, sono consapevole del fatto che non sono al top, ma per arrivarci ci sarà la Parigi-Nizza, che darà il tocco finale alla mia preparazione».

Kuurne è la città degli asini: ecco spiegato l’omaggio a Pedersen
Per Pedersen, l’asino simbolo di Kuurne

Kuurne e gli asini

Il somarello è il simbolo di Kuurne. Il paese, che sorge alle porte di Kortrijk è chiamato “comunità degli asini”. In passato infatti, gli agricoltori che coltivavano da queste parti le loro verdure all’alba si recavano con un asino e un carretto al mercato della vicina città e così l’asino divenne il simbolo della comunità.

«Mi piacciono gli asini», dice Pedersen, che verrebbe voglia di portarlo a casa di Marzio Bruseghin. Poi si mette a spiegare come mai fosse sicuro che sarebbe arrivato a fare la volata.

«Niente è impossibile a Van der Poel – dice – tanto di cappello per averci provato, ma forse stavolta ha osato troppo. Ci sono corse che non si possono giocare in questo modo e quando sono rientrato nel primo gruppo inseguitore con tutti i miei compagni e mi hanno dato il distacco, ho capito che lo avremmo preso. Mancava troppo però, è stato giusto aspettare fino all’ultimo. Abbiamo messo sulla strada un treno perfetto, ho tanta fiducia per le prossime corse».

Senza saperlo ha messo in atto la tattica suggerita al mattino da Degenkolb, che ci aveva visto giusto, ma allo sprint si è fermato in 17ª posizione.

Si torna in Italia con la vittoria di Ballerini e segnali interessanti da Trentin e Colbrelli. Dalla Francia è rimbalzata la notizia della vittoria di Bagioli e i nostri che si sono visti al Uae Tour, da Ganna a Nibali, Nizzolo e Viviani, sono parsi sulla buona strada. Ci avviamo verso una bella primavera, avendo però la consapevolezza che il livello su tutte le strade sarà altissimo.