La Colombia e il dramma di Bernal. Parla il primo tecnico

30.01.2022
5 min
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«I dirigenti della Ineos – dice Andrea Bianco da Tocancipà, Colombia – si sono latinizzati forse troppo. Il team è pieno di corridori sudamericani e anche loro hanno preso le brutte abitudini di quaggiù. Quando ci si allena in Colombia, va bene avere l’ammiraglia dietro e anche la moto, che passa gratis ai pedaggi e non lascia i corridori scoperti. Ma l’auto serve soprattutto davanti. Qua la gente è indolente, Bernal poteva davvero morire…».

Parla l’italiano che guidò Egan nelle sue avventure internazionali in mountain bike, tecnico dell’allora nazionale colombiana del fuoristrada. Veneziano di Jesolo, trapiantato da quelle parti da oltre vent’anni. Il ristorante Maria Piazzetta con cui paga i suoi conti si trova a Tocancipà, 40 chilometri a nord di Bogotà sulla via per Tunja, a 5 chilometri dal punto dell’incidente di Bernal.

Foto di gruppo nel ristorante di Bianco (a sinistra), Alberati, Rivera, Bernal e la ex compagna Xiomara
Foto di gruppo nel ristorante di Bianco (a sinistra), Alberati, Rivera, Bernal e la ex compagna Xiomara

Strade pericolose

Gli incidenti di cui parla Bianco hanno coinvolto anche Santiago Botero, ex professionista, che tre giorni fa si è fratturato l’anca, e Brandon Rivera, che quel giorno era in allenamento con Bernal. Anche il piccolo Julian Esteban Gomez, il bimbo divenuto celebre per le sue lacrime mentre Egan vinceva il Tour, nel luglio scorso è stato travolto da un camion mentre si allenava. Aveva solo 13 anni.

«L’autostrada dove è avvenuto l’incidente – racconta Bianco – ha una corsia di emergenza su cui abitualmente passano i ciclisti. Non si dovrebbe, ma è così. Solo che ci trovi i contadini che tornano a casa a piedi e anche gli autobus. Non ci sono fermate prefissate, basta fare un cenno. Le indagini sono in corso, ma quello che si dice è che l’autista abbia superato senza rendersi conto della velocità di Egan e poi si sia fermato. E lui evidentemente aveva la testa giù, sennò in bici è un gatto e lo avrebbe schivato. Su quella strada gli incidenti sono frequenti».

I corridori della Ineos Grenadiers erano in Colombia per allenarsi…

Qui non ci sono mai grossi sbalzi di temperatura e in questa sorta di blando inverno, le belle giornate sono ideali per pedalare approfittando ovviamente anche della quota. Me li trovo sempre in giro. Prima Egan e Brandon Rivera, cui a volte si aggregava Oscar Sevilla. Papà Bernal è sempre con loro sulla moto.

Sulla moto?

Egan lo ha ingaggiato e lo paga perché lo accompagni. La moto è comoda, perché su quella strada ci sono i caselli e la moto non deve fermarsi, mentre l’auto perde sempre quei 30 secondi che poi ti costringono a superare gli altri mezzi. E Egan quel giorno stava facendo distanza sulla bici da crono e la macchina probabilmente era rimasta in coda al casello.

Come l’hai saputo?

Dai social. Quando su Instagram ha iniziato a girare la notizia, ho pensato che l’autobus si fosse immesso, invece su quel tratto di strada non ci sono vie laterali, appena due stradine industriali in cui però non passa mai nessuno…

I corridori del Team Ineos Grenadires erano in Colombia per un ritiro in altura (foto Twitter)
I corridori del Team Ineos Grenadires erano in Colombia per un ritiro in altura (foto Twitter)
Cosa si dice in Colombia dell’incidente?

Si parla di “fatalità”. Anche Pidcock ha confermato che è difficile allenarsi su strada con la bici da crono. C’è un portale con 25.000 follower in cui quasi tutti parlano apertamente di un errore di Egan. Si chiedono perché non fosse ad allenarsi in pista. Comunque sia, per quello che ha rischiato, siamo fortunati che sia ancora vivo.

Errore di distrazione?

Non ci sono rientranze dove gli autobus possano fermarsi, per cui accostano nella corsia di emergenza e il più delle volte invadono anche la corsia di marcia. Ti superano, accostano e ripartono. Lo fanno continuamente, solo che stavolta è andata male al miglior ciclista della Colombia.

La gente crede che tornerà forte?

I tifosi sperano sempre, poi ci saranno da fare valutazioni. Mentalmente, Egan è ossessivo, quasi non sembra colombiano. Se dipenderà dalla sua determinazione, non c’è dubbio che tornerà. Poi però c’è la parte fisiologica e lì c’è da capire. Quando Pantani si ruppe la gamba, era la gamba e basta. Qui il quadro è complesso. Viste le tante fratture, i dubbi ci sono.

Stava lavorando per il Tour…

Negli ultimi tempi la sua motivazione non era più uscire dalla povertà. Forse è meno forte di Pogacar, ma facendo una bella preparazione, chi poteva dire come sarebbe finita? Potevano succedere tante cose, guardate quel che è capitato proprio a lui. Bisognerà capire come andranno le prossime settimane e vedere anche cosa vorrà fare la squadra.

Ecco una delle poche immagini dell’incidente di Egan Bernal: è il 24 gennaio 2022 (foto Twitter)
Una delle poche immagini dell’incidente di Bernal: è il 24 gennaio (foto Twitter)
I telegiornali ne parlano spesso?

E’ la notizia che c’è sempre, ma qui succedono tanti di quei fatti legati alla sicurezza, che anche Egan Bernal sta passando in secondo piano. E’ vivo, si può passare oltre. Qua è tutto molto più veloce che in Italia.

Cosa sai della clinica in cui è ricoverato?

Una struttura privata che funziona molto bene. Ci sono medici preparati, che sono stati richiamati e lo hanno operato anche di notte. Il vantaggio di essere Egan. Ora è cosciente, vediamo quando andrà a casa. E speriamo di poterlo rivedere presto sano e sulla sua bici…

Ieri mattina la Clinica Universitaria la Sabana ha rilasciato un altro bollettino e lo ha accompagnato con una utile infografica che vi proponiamo e che riassume gli step del trattamento di Egan.

«Ho avuto avuto il 95% di possibilità di diventare paraplegico – ha scritto lui su Twitter (foto di apertura) – e quasi di perdere la vita facendo ciò che amo di più. Oggi voglio ringraziare Dio, la Clinica Sabana e tutti i suoi specialisti perché stanno facendo l’impossibile, la mia famiglia, Maria Fernanda Motas (la sua compagna, ndr) e tutti voi…».