Romele a scuola di Nord, prima lezione: “l’effetto lavatrice”

15.03.2025
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Fin da quest’inverno, da quando è passato alla formazione WorldTour della XDS Astana Team, Alessandro Romele è entrato di diritto nel roster delle Classiche. Un lavoro iniziato a dicembre e che ora entra nella sua fase calda e viste le prime esperienze messe alle spalle siamo andati direttamente dal ventunenne nato sulle sponde del Lago di Iseo per farci raccontare tutto. Lo raggiungiamo mentre sta lavando gli scarpini, di Romele negli anni abbiamo imparato a conoscere la sua meticolosità, caratteristica che riporta anche quando pedala.

«In questo periodo sto bene – racconta – abbiamo fatto un bel lavoro in altura con Vasily (Anastopoulos, ndr) il preparatore del team. Con i quattro ragazzi destinati a fare tutto il blocco delle Classiche: Ballerini, Bettiol, Bol, Teunissen e io. Dopo l’esordio all’AlUla Tour, che non era previsto, ci siamo diretti subito verso il Teide per preparare le gare del Nord.  

Prima dell’esordio al Nord Romele e compagni sono stati in ritiro tre settimane sul Teide
Prima dell’esordio al Nord Romele e compagni sono stati in ritiro tre settimane sul Teide

Lavori in corso

Tre settimane girando sulle strade dell’isola vulcanica costruendo la gamba per arrivare pronto all’Opening Weekend, il fine settimana di Omloop Nieuwsblad e Kuurne-Brussel-Kuurne. 

«Abbiamo fatto un bel incremento rispetto allo scorso anno – continua Romele – parlo soprattutto visto che sono passato dal team under 23 al WorldTour. Il più grande cambiamento è sulla qualità, con molta forza fatta in un modo molto più intenso con wattaggi molto alti a cadenza bassa. Si è lavorato molto sull’aspetto dello sprint e con tanti allenamenti specifici sul VO2Max, credo che tutto questo abbia fatto un po’ la differenza».

Ecco il giovane della XDS Astana durante la presentazione dei team nel velodromo Kuipke di Gand alla Omloop Nieuwsblad
Ecco il giovane della XDS Astana durante la presentazione dei team nel velodromo Kuipke di Gand alla Omloop Nieuwsblad
Sei stato a contatto con molti corridori esperti delle Classiche, come ti sei trovato?

Abbiamo iniziato ad anticipare quello che poi avremmo fatto alle corse con i vari diesse. In quelle settimane di ritiro ero in camera con Davide Ballerini, a mio modo di vedere uno dei corridori con più esperienza in quel genere di gare. Lui è uno che va sempre a cercare quel qualcosa in più, vi faccio un esempio. 

Dicci…

Se in gara c’è stato qualcosa che non è andato, lui ripercorre tutti i suoi passi: guarda la pressione delle gomme, oppure a livello di tattica cambia completamente. Non so, il punto cruciale era a 100 chilometri dall’arrivo? Lui analizza la gara e dice: «La prossima volta anticipiamo la mossa di altri 10 chilometri per evitare di rimanere chiusi». Tutte cose che poi anche durante la ricognizione della prima WorldTour, la Omlopp Nieuwsblad, ho riscontrato nuovamente. 

Cees Bol è uno dei riferimenti per il giovane Romele, qui alle sue spalle sullo sfondo
Cees Bol è uno dei riferimenti per il giovane Romele, qui alle sue spalle sullo sfondo
Che altri consigli ti ha dato?

In altura è stato uno che mi ha regalato tanti consigli, mi ha fatto capire a quali aspetti bisogna stare attenti. E’ vero che ho avuto la fortuna di fare tanti ritiri, anche con la nazionale U23, ma non si smette mai di imparare. Con “Ballero” ero una spugna che cercava di assorbire ogni singolo dettaglio. Un altro esempio: i primi giorni mi diceva: «Guarda che devi andare piano, guarda che devi stare tranquillo».

Quali consigli tecnici e tattici ti ha dato?

Quello che mi è rimasto più impresso è che per andare forte in quel tipo di corse devi spendere di più ed entrare in quel circolo che loro chiamano “effetto lavatrice”. Si ha quando il gruppo alza la velocità e i primi iniziano a girare senza mai fermarsi. Se rimani fermo vuol dire che sei fregato perché ti trovi nel retro del gruppo. Per assurdo ti trovi a spendere 10, 20 o 30 watt in più del previsto, ma rimani davanti e in altre parti riesci a gestire meglio le forze e non devi inseguire.

Al Nord rimanere nelle posizioni in fondo al gruppo vuol dire essere tagliati fuori nei momenti salienti
Al Nord rimanere nelle posizioni in fondo al gruppo vuol dire essere tagliati fuori nei momenti salienti
Difficili poi da mettere in pratica?

In queste corse, che si svolgono su strade strette con tanti dentro e fuori, spartitraffico e spazi ristretti si crea questo movimento che se non sei capace a gestirlo è dura. Anche se mi hanno dato tanti consigli quando poi vai in gara è tutto diverso perché ci sono altri 150 corridori che vogliono fare lo stesso. Nella Omloop Nieuwsblad era un continuo cercare di seguire, ma non riuscivo mai a stare nelle prime posizioni. avevo il compito di tenere davanti la squadra ma non sono stato in grado. Devo mettermi con ancora più meticolosità a guardare i dettagli del percorso su VeloViewer, ma l’esperienza fa tanto. Più corri, più impari. 

Poi a Le Samyn è arrivata una bella top 10. 

Segno che sto bene e le gambe girano. Però ho notato tanta differenza tra le gare WorldTour e quella che è una di categoria 1.1. A Le Samyn riuscivo a prendere le posizioni, a capire quando era il momento di stare davanti, ecc… Ho avuto anche la fortuna di correre con uno dei miei idoli a livello ciclistico, Van der Poel.

Com’è stato correre insieme? Sei arrivato anche nel gruppo a giocarti la volata con lui.

Anche solo aver fatto qualche metro a ruota è stato bello. In generale in quelle gare gli specialisti vanno forte, però sono sicuro che si possa lavorare su tante cose e provare a migliorare. 

Ora parte la Campagna del Nord?

Da mercoledì 19 marzo parte la tripletta con Nokere Koerse, Denain e Koksijde. Poi torneremo il 24 marzo per correre nei vari appuntamenti in vista del Fiandre: Brugge-De Panne, E3 Saxo, Gent-Wevelgem e Dwars door Vlaanderen. Gireremo spesso e vedrò tante volte tutti i settori, con la speranza di immagazzinare quante più informazioni possibile.

Kuurne a Philipsen. Tanti auguri all’uomo di Sanremo

02.03.2025
4 min
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La corsa di Kuurne, la città degli asini nel ricordo dei contadini che se ne servivano per raggiungere il mercato della vicina Kortijk, finisce nuovamente in volata. Tanti ci provano, ma pochi negli anni ci sono riusciti. Questa volta gli ultimi si sono arresi al primo passaggio sul traguardo, dopo che anche Van Aert aveva provato a rientrare sulla fuga per tentare il colpo da lontano. Ma quando nel gruppo ci sono le squadre dei velocisti, non c’è fuga che tenga. Wout s’è trovato alle spalle il freddo Adrià che non gli ha dato un solo cambio e ha dovuto rialzarsi. E alla fine la vittoria è andata a un cecchino di nome Philipsen, vincitore uscente della Milano-Sanremo e di altre otto corse nel 2024.

La quiete di Philipsen

Le grandi manovre sono iniziate quando poco prima che la corsa si ricompattasse. E al netto delle strappate e dei tentativi di mettere in fila il gruppo, ciò che ha davvero sorpreso per tutto il giorno è stata la calma serafica di Jasper Philipsen.

Merlier non faceva che sfilarsi e risalire. Milan ha fatto capolino un paio di volte ottimamente scortato da Stuyven. La Decathlon sgomitava per Bennett. Invece Philipsen, forse pensando che nel giorno del suo 27° compleanno poteva prendersela con filosofia, è sempre rimasto a centro gruppo. Era ben al coperto anche a 5 chilometri dall’arrivo, mentre Merlier faceva a spallate con Olav Kooij.

«E’ incredibile vincere il giorno del mio compleanno – ha detto dopo l’arrivo – sono già tutti in ottima condizione, ma ci siamo comunque presentati qui forti e siamo riusciti a gestire la nostra corsa quando sono finite le salite. Sono contento di come sono andate le cose. Negli ultimi anni per noi il weekend di apertura non è mai stato un successo. Ieri alla Omloop Het Nieuwsblad è stata una giornata con sentimenti contrastanti, il terzo posto dietro Wærenskjold era da capire. Diciamo che questa vittoria gli dà un significato diverso. Non una sconfitta, ma il primo passo verso la vittoria».

Milan è stato ottimamente supportato dalla squadra, ma si è perso nella volata
Milan è stato ottimamente supportato dalla squadra, ma si è perso nella volata

Groves per amico

Si pensava che potesse essere proprio Philipsen il favorito, ma non vedendolo dannarsi per guadagnare posizioni, qualcuno ha pensato che oggi sarebbe toccata ad altri. Lo stesso Milan, arrivato fra squilli dal UAE Tour, sembrava un possibile predestinato. Anche se il friulano, nelle interviste al via, aveva detto saggiamente che si trattava di ben altra corsa e sarebbe stata necessaria una grande concentrazione. Invece nell’ultimo chilometro, la Alpecin-Deceuninck ha ricordato al gruppo che il suo ultimo uomo di giornata era Kaden Groves, velocista che nel 2024 ha vinto tre tappe alla Vuelta. E a quel punto forse qualcuno ha capito che non sarebbe finita bene.

«Il lead-out è ovviamente uno dei nostri punti di forza – ha raccontato Philipsen – soprattutto oggi con Rickaert e Groves, che si sono divisi i compiti. Kaden è uno che può vincere da sé degli sprint contro i più forti e per quest’anno il piano è che venga anche al Tour. Siamo una combo molto forte».

Sul podio con Philipsen, Kooij e Hofstetter
Sul podio con Philipsen, Kooij e Hofstetter

Merlier disperso

Amara la riflessione di Merlier, che non è mai contento quando perde da Philipsen. E’ stato a causa sua, in qualche modo, che ha dovuto lasciare la Alpecin-Deceuninck. E anche se da lì è approdato alla Soudal-Quick Step, il tempio dei velocisti, fra i due belgi continua a serpeggiare una discreta antipatia.

«In realtà mi ero già perso a un chilometro dal traguardo – ha dovuto ammettere Merlier ai microfoni di Sporza – eravamo un po’ troppo lontani. In uno sprint a volte dipende dai dettagli e io nel finale ho dovuto anche saltare sopra un’isola spartitraffico. Questa è un’occasione mancata. E’ stata una corsa molto nervosa e io non l’ho interpretata come avrei voluto, ma sono sempre stato lì. Sono stato chiuso più volte, è stato frustrante, ma ci ho sempre creduto. Penso di avere le gambe per vincere, ma oggi non è andata bene».

Parlando di Milan, va segnalato il sesto posto ottenuto lanciando la volata dalle retrovie. Se fosse partito alla pari degli altri, le forze che ha messo per rimontarli, lo avrebbero portato alla vittoria. Ma al Nord non è sempre e solo un fatto di forza. Bisogna sapersi disimpegnare fra curve, rotonde e avversari che non cedono un metro. Jonathan impara in fretta e ha preso nota, la prossima volta saprà anche lui come muoversi.

Lelangue ci guida nell’atmosfera dell’Opening Weekend

16.02.2025
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Mancano poco meno di due settimane all’inizio della stagione delle Classiche, la gara che darà il via a tutto sarà la Omloop Het Nieuwsblad che porterà il gruppo da Gent a Ninove. Un assaggio di pietre, il primo della stagione, al quale seguirà il giorno dopo la Kuurne-Brussel-Kuurne. Da quelle parti, dove il ciclismo è poco meno o poco più di una religione, il fine settimana dell’1 e 2 marzo prende il nome di opening weekend. John Lelangue, ora impegnato con il Tour de Pologne, ci racconta cosa vuol dire per i belgi vivere quel fine settimana all’insegna e del ciclismo e che aria si respira. 

«Per tutti gli appassionati di ciclismo belgi – racconta Lelangue – il fine settimana della Omloop Het Nieuwsblad e della Kuurne-Brussel-Kuurne apre la stagione. E’ vero che si è corso in Australia, in Spagna e negli Emirati Arabi, ma per un belga la stagione inizia sulle pietre delle Fiandre. L’attesa cresce e prende sempre più forma, man mano che passano i giorni. Sui quotidiani il ciclismo prende sempre più spazio, se ne parla in ogni posto e in tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive». 

Sui giornali si parla già delle corse e dei protagonisti del Nord, qui Het Nieuwsblad il quotidiano belga
Sui giornali si parla già delle corse e dei protagonisti del Nord, qui Het Nieuwsblad il quotidiano belga

Arrivano i campioni

Nell’epoca moderna il ciclismo inizia a metà gennaio, dall’altra parte del mondo, con il Santos Tour Down Under. Ma per chi vive di questo sport contano i fatti e le tradizioni. Una vittoria nel deserto non vale quanto il primo confronto sul pavé. 

«Per i tifosi – continua Lelangue – è la prima volta che si possono vedere dal vivo i corridori e i protagonisti della stagione delle Classiche. E’ un momento speciale che vive di emozioni e di attesa. Per le squadre belga, come la Lotto DSTNY, la Soudal Quick-Step, la Alpecin-Deceuninck e l’Intermarché-Wanty queste due gare hanno un valore speciale. Sono fondamentali per vedere e testare il peso della rosa. Uscire dall’opening weekend senza un buon risultato equivale a una sconfitta».

La Omloop Het Nieuwsblad è il primo contatto del pubblico belga con i corridori
La Omloop Het Nieuwsblad è il primo contatto del pubblico belga con i corridori
Si inizia con la Omloop Het Nieuwsblad. 

Da anni questa gara apre il calendario belga, lo faceva trent’anni fa quando si chiamava Het Volk e non è cambiato nulla. Si tratta dell’esordio per i protagonisti del pavé. Il clima è subito agguerrito, e per fortuna che il giorno dopo si corre la Kuurne-Brussel-Kuurne perché l’atmosfera è infuocata. 

Per i tifosi quanto è importante?

Prima tantissimo. Ora con la televisione e le notizie si resta aggiornati anche delle gare di gennaio e febbraio. Però un vero appassionato belga non dà tanto peso a quei successi, per loro contano i risultati sul pavè. Se quella che dal Giro delle Fiandre alla Parigi-Roubaix è la settimana santa allora l’opening weekend è il Natale. Tutti i giorni si parla di ciclismo.

La presentazione delle squadre avviene nel velodromo Kuipke di Gand, una festa continua con palco, deejay e presentatore
La presentazione delle squadre avviene nel velodromo Kuipke di Gand, una festa continua con palco, deejay e presentatore
Da quanti giorni prima si entra nel clima giusto?

Dalla domenica prima della corsa. I siti e i giornali iniziano con approfondimenti e pagine dedicate con interviste a corridori e team manager. Non un articolo, ma tre, quattro o cinque pagine. 

E finalmente si corre…

La presentazione delle squadre per la Omloop Het Nieuwsblad è nel velodromo Kuipke di Gand ed è una festa immensa. Ci sono un deejay, il presentatore e tantissimo intrattenimento. I corridori entrano, fanno un giro, salgono sul palco e firmano. Da quel momento inizia la stagione delle Classiche. E’ la prima volta che il pubblico è a contatto con i corridori. 

Poi si passa all’azione. 

Intanto le strade si riempiono di gente, che sarà sempre sui percorsi da lì fino alla Roubaix. Anche nelle gare in settimana il pubblico non manca mai. In Belgio l’appassionato di ciclismo preferisce stare in strada, ma non tutti possono, così le gare si guardano anche in TV. Non potete immaginare l’audience che raggiungono le corse durante l’opening weekend

Il pubblico accorre numeroso alla prima gara sulle pietre e sarà presente fino al Giro delle Fiandre
Il pubblico accorre numeroso alla prima gara sulle pietre e sarà presente fino al Giro delle Fiandre
Quanto è importante per un corridore esserci?

Molti atleti spingono per essere al via delle gare (uno di questi è Wout Van Aert che negli ultimi anni ha sempre corso alla Omloop Nieuwsblad, ndr). Non sempre i programmi coincidono, ma è fondamentale per i leader vedere e capire come si muove la squadra

Cosa vuol dire avere tutta quell’attenzione addosso?

Che se non arriva un buon piazzamento tra Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Brussel-Kuurne i giornali e i tifosi ne parleranno nei giorni successivi. E se va bene la pressione sale ancora, così come le aspettative. Pensate che se in una delle due gare va via una fuga numerosa senza che ci siano corridori dei top team belga per i tifosi è una cosa negativa. Infondo sono corse paragonabili alle prime gare a tappe di rilievo per gli scalatori. Se uno di loro va alla Parigi-Nizza o alla Tirreno-Adriatico e fa male tutti lo notano. 

La curiosità maggiore è intorno ai tratti in pavé, come ci arriveranno gli atleti?
La curiosità maggiore è intorno ai tratti in pavé, come ci arriveranno gli atleti?
Per i belgi la curiosità aumenta perché poi si corre sempre su quelle strade, fino al Fiandre. 

La vera attenzione è posta su come un corridore affronta il pavé. Magari perde in volata ma se sui tratti con le pietre si mette in mostra, attacca e va forte allora i tifosi e gli addetti ai lavori lo notano. Sui quei settori si passa dieci o dodici volte nell’arco di due mesi, capire come vengono affrontati è un primo riscontro. 

L’altro grande appuntamento qual è?

Pochi giorni dopo c’è Le Samyn, ma non ha una grande rilevanza. Si passa direttamente alla Milano-Sanremo e alle Classiche.

Van Aert e Vingegaard, la vittoria resta in famiglia

25.02.2024
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Nonostante fra loro ci fossero 1.800 chilometri, Jonas Vingegaard e Wout Van Aert hanno dato un senso compiuto alla domenica e più in generale al weekend della Visma-Lease a Bike. Dopo la tripletta di ieri, con Vingegaard in Spagna più Tratnik e Marianne Vos alla Het Nieuwsblad, oggi è stata la volta nuovamente del danese e del gigante belga che ha trionfato nella Kuurne-Bruxelles-Kuurne. E se ieri alle spalle di Tratnink era finito Nils Politt, questa volta è toccato a Tim Wellens, anche lui del UAE Team Emirates.

Vingegaard ha detto che avendo già perso Roglic, al Tour sentirà la mancanza di Van Aert. Non c’è dubbio che la convinzione sia oggi ancor più radicata.

Wellens è in ottima forma: il suo forcing sui muri si è fatto sentire
Wellens è in ottima forma: il suo forcing sui muri si è fatto sentire

Selezione inattesa

Van Aert non aveva mai corso la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, cosa che sembra surreale parlando di un corridore belga. Il podio di ieri lo aveva gratificato per la vittoria del compagno Tratnik, ma certo avendo fatto tutta la preparazione finalizzata alle classiche, un po’ gli era seccato non vincere l’apertura.

«E’ una vittoria molto bella – ha detto Van Aert nell’intervista flash nella zona mista – è davvero bello, perché è stata una gara dura. Con Wellens e Lazkano avevo due buoni compagni di avventura e grazie al vento a favore sapevo che i più forti sarebbero rimasti tagliati fuori finita la zona dei muri. Non ho avuto neppure bisogno di voltarmi, ho sentito che dietro di me il gruppo iniziava a lacerarsi, ma siamo rimasti molto meno di quanto mi aspettassi».

Mentre Lazkano era a corto di gambe, la volata di Van Aert con Wellens è stata tirata: duello belga
Mentre Lazkano era a corto di gambe, la volata di Van Aert con Wellens è stata tirata: duello belga

Strade e Sanremo, au revoir

Il belga ora partirà per un ritiro in altura e tornerà in gruppo soltanto alla E3 Saxo Classic di Harelbeke, saltando quindi la Strade Bianche e anche la Sanremo. La sensazione che il Fiandre e la Roubaix si stiano trasformando in ossessione si fa largo.

«Sapevo che era possibile controllare il finale – ha spiegato Van Aert – e quando Laurence Pithie (corridore della Groupama-Fdj, ndr) si è staccato, dopo che aveva fatto il furbo non tirando, ho pensato che fosse meglio andare via in tre. Sarebbe stato più difficile per due soli sorprendermi, per questo ho deciso di andare. Negli ultimi chilometri ho corso con molta attenzione e avevo molta fiducia nel mio sprint. E’ stato un ottimo modo per aprire la stagione delle classiche e ovviamente dà molta fiducia. Era il mio primo tentativo a Kuurne e ho fatto centro subito. Questa gara è ovviamente molto diversa dalle classiche che verranno. Ora è il momento di aggiungere il poco che manca e vincere una Monumento».

O Gran Camino: l’attacco finale di Vingegaard gli ha consegnato l’ultima tappa, ma Martinez non ha mollato
O Gran Camino: l’attacco finale di Vingegaard gli ha consegnato l’ultima tappa, ma Martinez non ha mollato

Il tris di Vingegaard

Questa mattina, nella partenza dalla cittadina di Ponteaeras, Vingegaard sembrava rilassato. Si avviava all’ultima tappa con un buon vantaggio, dato che i due numeri di ieri e di venerdì avevano praticamente messo in cassaforte la vittoria finale. Solo il tempo poteva mettere i bastoni tra le ruote. E infatti la tappa, che sarebbe dovuta finire a Monte Aloia è stata abbreviata a causa delle avverse condizioni meteorologiche.

Si sarebbe dovuta fare la salita finale per due volte, ma l’organizzazione ha deciso di cambiare subito. E alla fine è stato ancora Vingegaard a vincere. Solo che prima di esultare ha dovuto fare i conti con Lenny Martinez, un cucciolo di campione che spinge davvero forte.

«Sono molto soddisfatto della settimana trascorsa – ha detto Vingegaard – tutti hanno fatto un lavoro fantastico. Con tre vittorie di tappa e la classifica possiamo parlare di una O Gran Camino quasi perfetta. L’unica cosa meno positiva è stata il meteo. E’ davvero un peccato dover finire in queste condizioni atmosferiche difficili».

Contrariamente al compagno belga, Vingegaard farà ora rotta sull’Italia. Il suo programma di gare a tappe di qui al Tour prevede la Tiirreno-Adriatico, il Giro dei Paesi Baschi e il Delfinato.

Benoot è tornato: il collo è a posto, le gambe girano

11.03.2023
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Tjesi Benoot era partito per la Tirreno-Adriatico come capitano della Jumbo-Visma. Primo a Kuurne e terzo alla Strade Bianche, non poteva immaginare che Roglic sarebbe tornato in così grande spolvero. Rivederlo davanti a lottare ha dato alla squadra la certezza di aver recuperato un uomo chiave dopo il brutto incidente di Livigno dello scorso agosto.

«La condizione è buona – aveva detto dopo la crono – dopo settimane in cui pensavo che non sarei stato mai più un corridore. Primoz è arrivato all’ultimo minuto, non sappiamo bene cosa aspettarci, ma è un top player, con lui non si sa mai. I prossimi giorni mostreranno chi di noi sarà battuto in classifica. Partiamo con ambizione, vedremo dove andremo a finire».

La strada ha detto che Roglic e Kelderman si sono trovati più a loro agio sulle pendenze fra l’Abruzzo e le Marche, ma Benoot non molla il suo buon umore. E quando lo incontriamo al via della tappa di Osimo, il suo passivo in classifica è pesantissimo per aver lavorato ieri per Roglic e aver perso 35 posizioni.

Tutto nei piani?

Fino a due giorni fa ero quarto, ma se riusciamo a vincere con Primoz, va più che bene. Di certo non mi ha fatto male andare in profondità nello sforzo questa settimana, in vista delle classiche.

Non vinci spesso, ma a Kuurne è andata bene…

E’ stato bellissimo, sono anche passato nel bar dei tifosi. Però sono stato anche attento a non fare cose strane, perché questo di solito è il periodo dell’anno in cui ci si ammala

Da una frattura al collo alla vittoria in una classica. Ti sei tolto un peso?

Ero già andato bene il giorno prima alla Omloop Het Nieuwsblad, la vittoria di Kuurne è stata una conferma. Il sabato le mie gambe giravano come volevo e domenica sono stato capace di vincere e riscattarmi da quella sfortuna.

Tiesj Benoot e Attila Valter: le incomprensioni della Strade Bianche sono state superate
Tiesj Benoot e Attila Valter: le incomprensioni della Strade Bianche sono state superate
Eri appena arrivato dal Teide, ormai non se ne fa più a meno?

Pensare che l’altura sia alla base di tutto lo trovo eccessivo. Secondo me rappresenta il 10 per cento del lavoro totale. Il resto è composto da allenamento, alimentazione, materiale, conoscenza del percorso, tattica… E ovviamente dal livello dei corridori di cui si parla.

Come mai secondo te il peso della corsa è spesso sulle vostre spalle?

Non lo so, però mi sono accorto che lasciano a noi la corsa. Fortunatamente come squadra lo fronteggiamo bene e tutto sommato è meglio gestire la corsa che sprecare energie con avversari che non vogliono stare al passo.

Sei arrivato terzo nella Strade Bianche che avevi già vinto nel 2018: in cosa sei diverso da quel corridore?

Fisicamente sono migliorato, ma il livello generale è molto più alto. La più grande differenza è la mia esperienza. Mi avvicino alle gare con più calma e non ho paura di rischiare, pur di vincere. In passato avrei potuto tirare tutto il giorno anche per una certa piazza d’onore. Ora penso alla vittoria, come a Kuurne, e corro qualche rischio di più per salvare le forze.

Nella cronometro di Lido di Camaiore, ritardo di 1’14” da Ganna
Nella cronometro di Lido di Camaiore, ritardo di 1’14” da Ganna
Cosa cambia se, come a Siena, in squadra non c’è Van Aert?

Senza Wout, le aspettative della squadra sono un po’ inferiori. Con lui lì si corre sempre per vincere. Per questo il podio è stato un buon risultato. Non nascondo di aver sentito un po’ di pressione, ma non me ne sono preoccupato. Dopo aver vinto, mi sono molto tranquillizzato.

Ora che Wout è tornato, pensi di poter lottare per qualche altra gara in futuro?

Sono già arrivato tra i primi cinque in ogni gara di un giorno che ho corso, tranne la Liegi. L’anno scorso sono arrivato terzo nell’Amstel e a San Sebastian, secondo alla Dwars door Vlaanderen, dove potevo davvero vincere. A Kuurne probabilmente nemmeno mi aspettavo di vincere, ma è andata bene.

Alla partenza da Follonica, Benoot con la compagna Fien e la figlia Roos
Alla partenza da Follonica, Benoot con la compagna Fien e la figlia Roos
Abbiamo visto un Van Aert un po’ sotto tono, che idea ti sei fatto?

E’ vero, ma non siamo affatto preoccupati per questo. Ero lì quando si è ammalato. Non si è allenato per due giorni e causa di questo non ha potuto allenarsi. E’ arrivato qui. Ha avuto tre giorni per recuperare e ora è lanciato verso la primavera.

Si comincia a pensare che siate in grado di decidere le corse da soli.

E’ importante che continuiamo ad avere dubbi per migliorare. Nel primo ritiro è stata usata la similitudine del coniglio e delle volpi. Negli ultimi anni siamo stati le volpi che inseguono il coniglio. Oggi siamo il coniglio che corre davanti alle volpi. Gli obiettivi più grandi sono avanti nella stagione, questo ci permette di mantenere la concentrazione.

Baroncini cade ancora, Bennati lo chiama e non lo molla

06.03.2023
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Rialzarsi immediatamente dopo una caduta fa parte del ciclismo, prima risali in bici e meglio è, così da non perdere tempo nei confronti dei rivali. La caduta di Baroncini alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne si è però rivelata più tosta delle altre. Infatti, il referto medico parla di frattura del radio al braccio destro, non il modo migliore per iniziare una stagione che voleva essere quella della ripartenza dopo le sfortune dello scorso anno.

In aeroporto – racconta Baroncini con la voce frustrata – prima di partire per il Belgio ho comprato un libro: “La sottile arte di fare quello che c***o ti pare” di Mark Manson. Parla di come affrontare le situazioni negative che ti si parano davanti, al di là del titolo è un libro davvero interessante. Sembra che lo abbia comprato apposta (dice con un sorriso appena accennato, ndr). Quello che l’autore scrive, già lo faccio di mio, quindi mi dà anche un po’ di morale, come se fossi sulla strada giusta per riprendermi».

La voglia di ripartire di Baroncini era molta, tant’è che era ripartito addirittura dal ciclocross quest’inverno (gs_ph.oto)
La voglia di ripartire di Baroncini era molta, tant’è che era ripartito addirittura dal ciclocross (gs_ph.oto)

Di nuovo ai box

Baroncini si trova di nuovo fermo ai box, in attesa di poter impugnare nuovamente la bici: potrebbe già mettersi a pedalare sui rulli, ma per il momento aspetta ancora. Da quando è passato professionista ha subito continui rallentamenti, degli stop che possono fare male, sia dal punto di vista fisico, ma soprattutto da quello psicologico. Il corridore della Trek Segafredo ha trovato però un grande alleato nella strada verso la convalescenza: il cittì Daniele Bennati

«Ci siamo sentiti subito dopo la caduta di domenica – dice Bennati, mentre viaggia verso Siena alla volta delle Strade Bianche – sicuramente è frustrato. Si tratta della terza frattura al radio, è un evento singolare. Gli ho telefonato anche questa mattina (venerdì, ndr) ero in compagnia di un mio amico ortopedico. Ci siamo confrontati ed è stato rassicurato anche da lui, l’intervento, dal suo punto di vista, è andato molto bene. Chiaro che non vogliamo scavalcare i medici della Trek ma un parere in più fa bene dal punto di vista morale, soprattutto se positivo».

Baroncini poi era volato in Spagna con la Trek per il ritiro di gennaio
Baroncini poi era volato in Spagna con la Trek per il ritiro di gennaio

La forza della mente

Quello che deve affrontare Baroncini è l’ennesimo stop in pochi mesi. Ad aprile del 2021 aveva subito la frattura del radio, allo stesso braccio. Un anno fa lo stop è durato 38 giorni, ora pensare di star fermo così tanto dà fastidio, soprattutto quando ormai credeva di essersi lasciato tutto alle spalle. 

«Ora – riprende il cittì – il problema lo vedo più dal punto di vista mentale, la squadra sicuramente ha tutti gli strumenti per seguirlo al meglio. Ma per la testa è un brutto momento, Filippo ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto. Credo che la figura del cittì debba ricoprire anche questo lato: quello umano. La voglia di ripartire deve iniziare da lui, non deve fare in modo che questo evento rallenti la sua carriera. Di certo non è iniziata nel migliore dei modi. L’anno scorso, nello stesso periodo, aveva subito il medesimo infortunio e anche l’anno scorso lo abbiamo aspettato. Sono e sarò sempre fiducioso nei suoi mezzi, e il fatto di averlo portato al campionato europeo di Monaco di Baviera ne è la testimonianza. Può essere uno dei corridori sui quali costruire la nazionale».

La stagione di Baroncini era partita presto: dall’Australia e dal Tour Down Under
La stagione di Baroncini era partita presto: dall’Australia e dal Tour Down Under

Obiettivo ripartire

L’obiettivo di Baroncini deve essere quello di ripartire, non con la fretta ma con giudizio. Percorrendo volta per volta i passi giusti, con la consapevolezza di avere al suo fianco la fiducia del cittì Bennati

«Bisogna prendere atto della sfortuna – continua Bennati – con la consapevolezza che ha un conto aperto contro di lei. Chiaro che c’è poco da fare, ma non sarà la prima e l’ultima caduta. Deve pensare che la sua carriera da qui in poi sarà in discesa, perché ora la sfortuna lo ha ostacolato. In questi mesi da cittì, conoscendo Baroncini, ho capito che ha tanta determinazione, è un ragazzo che non fa fatica a fare sacrifici. A me è successa la stessa cosa quando mi sono rotto due volte la clavicola. Nell’inconscio ti rimane un po’ la paura ma questi rischi fanno parte dell’essere corridore, non ci deve pensare. L’unico modo che ho per dargli una mano è questo: stargli vicino e sostenerlo. Come ho fatto con il messaggio che gli ho mandato su Instagram: “Non importa quante volte cadi, ma quante volte cadi e ti rialzi”».

«Le parole del cittì – ci dice infine Baroncini – mi fanno piacere, sapere di essere considerato per la maglia azzurra è un grande onore. Diciamo che è uno degli obiettivi che mi spinge a ripartire e non arrendermi, la fiducia di Bennati mi fa vivere questa, ennesima, brutta esperienza con maggiore tranquillità».

Jumbo Visma: indecisi a Siena, spietati al Nord

05.03.2023
4 min
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Chiusa la Strade Bianche con la vittoria di Pidcock e le incomprensioni fra Benoot e Attila Valter, torniamo per un attimo allo scorso fine settimana. Infatti in Belgio si è aperta la stagione delle Classiche del Nord, tra pietre, muri, stradine e ventagli. E questa volta, a farla da padrona è stata la Jumbo Visma, con la vittoria di Van Baarle nella Omloop Het Nieuwsblad e quella di Tiesj Benoot a Kuurne.

Corse di casa

Nelle fila del team olandese c’era anche il nostro Edoardo Affini. E proprio dalla sua voce ci facciamo raccontare questo esordio di fuoco della Jumbo. 

«Come esordio – dice con una risata – quel fine settimana è andato molto bene, soprattutto se consideriamo che eravamo sette corridori su otto all’esordio stagionale. Tra le due formazioni è cambiato un solo uomo: Tim van Dijke alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne è stato sostituito da Per Strand Hagenes (campione del mondo juniores 2021, ora nel team development di cui ci aveva parlato Mattio, ndr). Siamo arrivati direttamente dal Teide, sul quale avevamo finito un bel blocco di lavoro. Dire che abbiamo lavorato bene sembra quasi superfluo ma è davvero così. La cosa bella di queste due corse è che abbiamo corso nel modo che ci eravamo prefissati nel meeting pre-gara».

I ventagli della Jumbo hanno spaccato il gruppo ed acceso la Omloop Het Nieuwsblad
I ventagli della Jumbo hanno spaccato il gruppo ed acceso la Omloop Het Nieuwsblad

Due modi di correre

Omloop sabato e domenica la Kuurne-Brussel-Kuurne, due corse diverse ma comunque dominate dalla Jumbo Visma. 

«L’idea – prosegue Affiniera quella di fare la corsa a modo nostro, in Belgio non è mai semplice serve anche fortuna. Basta una foratura o una scivolata nel momento sbagliato e tutto va in fumo. Io stesso sono riuscito a lavorare bene in entrambe le corse, anche la squadra era molto soddisfatta. Alla Omloop il team aveva intenzione di prendersi subito la responsabilità della corsa. Appena partita la fuga ci siamo messi a controllare, io avevo il compito di inseguire nella prima parte. Poi, nel momento in cui il percorso ce lo ha permesso, ho dato il via al ventaglio che ha condizionato la gara. Ci siamo messi a girare bene e siamo riusciti a rompere il gruppo».

«Alla Kuurne – spiega nuovamente – avevamo deciso di muoverci in maniera differente, viste anche le differenze tra i due percorsi. Non avevamo un velocista di riferimento, così abbiamo lasciato il pallino dell’inseguimento alle altre formazioni. Poi, nel momento in cui le condizioni del vento sono diventate favorevoli, ci siamo messi in azione. A meno 80 chilometri dall’arrivo, sul Le Bourliquet, tre miei compagni hanno dato il via all’azione decisiva. Si è formato il quintetto che è arrivato fino all’arrivo».

Gli uomini della Jumbo alla Kuurne si sono messi all’opera dopo attaccando a 80 chilometri dall’arrivo
Gli uomini della Jumbo alla Kuurne si sono messi all’opera dopo attaccando a 80 chilometri dall’arrivo

Rinforzi e obiettivi

Uno dei nomi nuovi della Jumbo Visma è quello di Dylan Van Baarle, il vincitore dell’ultima Parigi-Roubaix. Un innesto che fa capire l’intento della squadra: vincere. 

«La squadra era già forte – dice Affini – è innegabile, ma la Jumbo vuole vincere una monumento, questo è quello che manca (unendo i puntini si potrebbero definire “profetiche” le parole di Tom Boonen, ndr). Van Baarle è un acquisto volto a ciò, e direi che si è presentato nel migliore dei modi. Ora, capire quali saranno i focus sulle prossime corse nel Nord è difficile. Prima ci sono altre corse da fare e la prima Monumento della stagione: la Sanremo. Io alla partenza di Abbiategrasso dovrei esserci, così come alla Parigi-Nizza (iniziata oggi da La Verrière, ndr)».

«E’ chiaro – spiega riagganciandosi – che le punte per le Classiche come Fiandre e Roubaix saranno Van Aert, Van Baarle, Benoot e Laporte. Il rinforzo di Dylan ha anche un senso tattico, perché potremmo trovarci in superiorità numerica in alcune situazioni. Starà poi a loro e alla squadra capire come gestire quelle situazioni. Una cosa è certa: in quelle corse meglio avere un vantaggio numerico».

Wiggins Pidcock 2022

Papà Pidcock, figlio Wiggins: che incontri in Belgio…

05.04.2022
4 min
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Nel gran bailamme delle classiche belghe, soprattutto in quelle medio-piccole dove non c’è la calca che le squadre WorldTour riescono sempre a destare, possono anche saltar fuori incontri particolari, addirittura abbinamenti inconsueti. Ecco così che alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne di qualche domenica fa è capitato di vedere insieme due “parenti famosi”. I loro cognomi riassumono la grandezza passata e presente del ciclismo britannico. Il papà è Giles Pidcock, il figlio Ben Wiggins, il primo team manager della Fensham Howes-Mas Design, l’altro suo allievo prediletto. Papà Sir Bradley, al seguito delle classiche in veste di commentatore tivù, si fida molto del suo connazionale. La gara in sé non ha portato risultati, complice una caduta di Ben, ma a quei livelli non è poi così importante.

Pidcock team 2022
Giles Pidcock è molto amato dai suoi ragazzi, lasciati liberi di esprimersi in gara (foto NB)
Pidcock team 2022
Giles Pidcock è molto amato dai suoi ragazzi, lasciati liberi di esprimersi in gara (foto NB)

Nel team dal 2019

Papà Pidcock gestisce il team dal 2019, un’iniziativa presa sull’onda dell’entusiasmo destato, anche nel suo animo, dalle imprese del figlio. «Ma non c’è solo Tom – ha tenuto a sottolineare in una lunga intervista concessa al giornalista olandese Werner Bourlez – l’altro figlio Joe sta correndo nel team Development della Groupama FDJ e spero che anche lui approdi in una WorldTour. Stanno mettendo in pratica gli insegnamenti appresi in età giovanile, hanno precorso quello che mi aspetto dai ragazzi presenti in Belgio (alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne erano in sei, ndr)».

Il manager britannico ha un’idea molto particolare del modo di correre a quell’età – stiamo parlando di juniores – prescindendo da ogni dettame tattico: «Non voglio sentir parlare di squadre, strategie, men che meno di capitani e gregari. Non prendiamoci in giro, è a quest’età che i talent scout vengono a vederti e ti prendono per i grandi team. Se aiuti qualcun altro non ti notano. Devi correre per te stesso, pensando prima di tutto a divertirti e, certo, senza danneggiare il compagno di squadra. Do loro molti consigli su come interpretare ogni gara, poi però se la devono vedere da soli, imparando volta per volta. Per questo, anche quando le cose vanno male come qui, non sono mai esperienze negative, perché serviranno in futuro».

Joe Pidcock 2022
Joe Pidcock, anni 20, quest’anno ha già corso tra i pro’ a Le Samyn (foto Groupama FDJ)
Joe Pidcock 2022
Joe Pidcock, anni 20, quest’anno ha già corso tra i pro’ a Le Samyn (foto Groupama FDJ)

Un passato da buon dilettante

Pidcock, appena approdato alla leadership del team britannico, si è messo subito alla ricerca di uno sponsor. Lo ha trovato in uno studio di architettura e ora ha a disposizione un budget di 24 mila euro. Può sembrare tanto, ma bisogna considerare che l’attività viene svolta prevalentemente all’estero: «I ragazzi, per imparare, hanno bisogno di correre e in Gran Bretagna ci sono poche gare e di livello troppo basso. Per questo cerco sempre ingaggi all’estero, soprattutto nel Nord Europa e devo dire che il mio cognome aiuta. Certamente non per mio merito…» afferma con un sorriso beffardo.

In realtà anche Giles Pidcock è stato corridore, arrivando in nazionale da dilettante: «Ero a un buon livello, vincevo spesso ma non ho mai trovato spazio in una squadra professionistica. Avevo iniziato a 15 anni, poi dopo aver conseguito la laurea ho smesso, per riprendere a livello amatoriale dopo 15 anni. E il vizio di vincere non l’avevo perso, sono sempre stato un buon velocista… Guardandomi, a Tom e Joe è venuta la voglia di provarci, si sono innamorati della bici e il resto è lì, sulle cronache.

«Per loro è stato fondamentale quel che hanno imparato nelle categorie giovanili. Hanno appreso che cosa significa fare questo mestiere, che cosa comporta, dove si può arrivare. E quel che hanno fatto loro, potranno fare anche altri. Anche Ben, in fin dei conti in lui scorre sangue di un vincitore del Tour de France e pluricampione olimpico. Le occasioni per mettersi in mostra verranno. Potreste pensare che dipenda tutto dal nome: beh, lo scorso anno Max Poole si è messo in evidenza vincendo anche una tappa a La Philippe Gilbert, ora corre nel Team Development DSM».

Pidcock famiglia 2017
La famiglia Pidcock: Giles, Joe, Tom, vincitore del titolo britannico 2017 e mamma Sonia (foto Allan McKenzie)
Pidcock famiglia 2017
La famiglia Pidcock: Giles, Joe e Tom, vincitore del titolo britannico 2017 (foto Allan McKenzie)

In cerca di casa in Belgio

Quando non è impegnato con i suoi ragazzi, Giles spesso si unisce allo staff dell’Ineos Grenadiers per stare vicino a suo figlio Tom. Non è tanto e solo un discorso legato all’aspetto tecnico. L’iridato di ciclocross spesso ha lamentato le difficoltà che l’attività comporta dal punto di vista umano, stare tanto lontano dalla famiglia è per lui un handicap come anche quello dalla ragazza: nel periodo della gara in questione, era stata costretta in ospedale per un piccolo intervento chirurgico e per quanto volesse, Tom non era molto concentrato sulla corsa.

A tutto ciò Giles Pidcock pensa spesso e sta considerando l’idea di acquistare una casa nelle Fiandre, in modo da rimanere vicino al figlio anche d’inverno, durante la stagione del ciclocross: «Non sarebbe un gran sacrificio per me e mia moglie Sonia, che mi dà una grande mano anche nella gestione del team. Amiamo il Belgio, amiamo la sua gente e la sua cucina. Ci sentiremmo sempre a casa, questo è certo…».

Primo test al Nord, Consonni soddisfatto a metà

28.02.2022
4 min
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Con i baffetti da gentleman d’altri tempi, Simone Consonni ha vissuto il weekend d’apertura fiammingo in cerca di risposte. La partenza sprint della Cofidis, gasata dalla carica di Vasseur e motivata a dimostrare più di quanto messo in luce lo scorso anno, non lo stupisce più di tanto. Anzi, la sensazione è che tolte le ridondanze di certi titoli, la situazione interna alla squadra sia piuttosto normale.

«Sinceramente – sorride – ho cominciato come gli altri anni. Non so se per passare WorldTour bisogna sistemare i meccanismi (la Cofidis è salita di categoria nel 2020, con l’arrivo di Viviani, ndr). Comunque siamo partiti benissimo. Coquard è impressionante, in allenamento sui muri andava veramente forte. In questo momento siamo una squadra che sta bene e non ha niente da perdere».

Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Consonni e Cimolai sono due delle tre punte Cofidis allo sprint. L’altro è Coquard.
Che cosa significa che sei venuto al Nord per provarti?

Che prima di sabato la condizione mi era sembrata ottima. Ma al Nord è sempre diverso ed ero curioso di testarmi in gare importanti. Erano tre anni che non correvo quassù. L’anno scorso avevo problemi al ginocchio e le ho saltate quasi tutte. Due anni fa col Covid non ne ho fatta neanche una. Tre anni fa ne ho fatte un paio, quindi è da un po’ che non mi testavo su certe strade. Sono state belle giornate per capire un po’ di cose.

In che modo sono state impostate le gerarchie fra voi velocisti del team?

In realtà alla fine, velocista o no, su certi percorsi è facile andare d’accordo. E’ bastato rendersi conto di chi avesse già la gamba e aiutarsi. Le gerarchie sono fatte dalla strada e Coquard per ora è il più in forma. Per cui è giusto che per ora parta lui con il ruolo di leader.

Tu che sensazioni hai avuto?

Dico la verità: pensavo di stare meglio. Pensavo e speravo di poter essere lì pronto per entrare nei vari attacchi. La verità è che in questi due giorni a tutta, sono riuscito a salvarmi di mestiere e ad arrivare entrambe le volte nel gruppo principale. Alla Het Nieuwsblad sono rientrato alla fine e a Kuurne sono riuscito a stare nel gruppo che poi si è giocato la volata.

Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Ancora bici De Rosa e per Consonni scarpe Nimbl su misura
Però poi non l’hai fatta tu…

La tattica ieri era farla per Brian. Purtroppo ho avuto i crampi negli ultimi 200 metri, quindi ho provato a pilotarlo al meglio possibile, ma non era compito mio fare la volata.

Ti capita mai di guardare la medaglia d’oro di Tokyo?

Più che la medaglia guardo le foto sui tablet, nel telefono. E’ sempre bello, direi una spinta in più. Anzi, quando sabato sono uscito dalla presentazione nel velodromo, ho visto una medaglia di Pechino che mi ha portato tanti ricordi.

Conoscevi il velodromo di Gand?

No, non ho mai corso a Gand. Volevo fare qualche sei giorni anche quest’anno, ma come l’anno scorso e sempre per il Covid, le hanno cancellate quasi tutte. Speriamo di tornare alla normalità, anche se in queste giornate non è facile. Ci sono anche altri pensieri…

Cosa porti a casa dall’apertura nelle Fiandre?

Vengo a casa da questi due giorni comunque con un bel blocco di lavoro. Sono contento di quello che ho fatto e sicuramente può sembrare una cosa scontata, però finire in gruppo due corse in Belgio non lo è. Quindi sono contento di come sono andato e dei fuorigiri che sicuramente mi faranno bene per Laigueglia, che sarà un altro bel fuorigiri. E poi per Tirreno e Sanremo.

Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Al Saudi Tour tanto caldo e la necessità di integrare con le borracce giuste
Si comincia a fare sul serio?

Mi aspetta un bel mese. Laigueglia, Tirreno, Sanremo e un paio di classiche fino alla Gand. Un bel periodo dove bisognerà esser pronti fisicamente e mentalmente.

Perciò come ci arrivi?

Pensavo meglio dal fine settimana, ma comunque sono soddisfatto di questi giorni, anche se non ho avuto il guizzo che mi aspettavo.