Sidi con Isaac Del Toro: l’eccellenza come percorso di crescita

17.03.2025
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Quando un brand icona del ciclismo incontra un astro nascente del professionismo, il risultato non può che essere un’intesa destinata a lasciare il segno. Con oltre sessant’anni di esperienza ai massimi livelli, Sidi ha accompagnato generazioni di campioni verso il successo, scrivendo pagine memorabili nella storia del ciclismo. Oggi, questa eredità si arricchisce di un nuovo capitolo con l’arrivo di Isaac Del Toro, talento messicano emergente del UAE Team Emirates-XRG, pronto a imporsi come uno dei protagonisti della scena internazionale. A partire dal 2025 e per le prossime tre stagioni, Del Toro correrà con le calzature Sidi, unendo passato e futuro in una collaborazione che si preannuncia decisamente interessante.

Dopo un 2023 straordinario, culminato con la vittoria al Tour de l’Avenir, il giovane messicano ha proseguito il suo percorso di crescita l’anno scorso, dimostrando una tenacia e una determinazione fuori dal comune. Più ancora che per i risultati ottenuti, Sidi ha scelto di affiancarlo per il suo approccio alle competizioni, basato su audacia, visione tattica e costante ricerca del miglioramento. Una scelta perfettamente in linea con il credo di Sidi – “Made to Progress” – che esprime la volontà di sostenere atleti che incarnano i valori del progresso personale e della passione per il proprio sport.

L’asso messicano del UAE Team Emirates-XRG correrà con calzature Sidi nel 2025
L’asso messicano del UAE Team Emirates-XRG correrà con calzature Sidi nel 2025

Evoluzione costante

L’annuncio della partnership è stato accompagnato da un video emozionante, che vede protagonista lo stesso Del Toro. Le immagini lo ritraggono durante un allenamento, mentre una voce narrante racconta la simbiosi tra l’atleta e la sua attrezzatura, sottolineando come passione, precisione e innovazione si fondano in un unico elemento orientato al continuo progresso.

Il messaggio centrale – “L’eccellenza non è una destinazione, ma un traguardo in continuo movimento” – rappresenta la filosofia condivisa da Sidi e Del Toro: un impegno costante verso l’evoluzione e il raggiungimento di nuovi obiettivi.

La scelta di Sidi accompagnerà Del Toro anche nelle prove contro il tempo
La scelta di Sidi accompagnerà Del Toro anche nelle prove contro il tempo

Fondata nel 1960 a Maser (Treviso), Sidi è un’azienda italiana di riferimento nella produzione e nella commercializzazione di calzature per ciclismo e motociclismo, scelte dai più importanti atleti professionisti e dagli appassionati di tutto il mondo. Nota per la sua dedizione all’innovazione tecnologica e alla qualità, Sidi è presente in oltre settanta Paesi, supportando gli sportivi nel loro percorso di crescita con prodotti che combinano performance, comfort e design d’avanguardia. 

Sidi

UAE: quanti talenti all’ombra di Pogacar, riusciranno a sbocciare?

15.11.2024
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Nel tentativo di iniziare a prendere confidenza con le rose del 2025, ancora da completare in alcuni casi, abbiamo curiosato tra i nomi del primo team al mondo: il UAE Team Emirates. Gli emiratini hanno collezionato vittorie su vittorie, per un totale di 81 successi. Molti di questi portano la firma di Tadej Pogacar, ben 25. Ma alle spalle dello sloveno ci sono corridori che crescono, migliorano e cercano spazio. Tra loro ci sono tanti giovani, l’inverno ha portato alla promozione di Pablo Torres dal team di sviluppo al WorldTour. Il talentuoso spagnolo appena diciannovenne si aggiunge a una lunga lista di giovani fenomeni. 

I nomi sulla lista sono sei: Pablo Torres, Jan Christen, Antonio Morgado, Isaac Del Toro, Igor Arrieta e Juan Ayuso. Si capisce subito che stiamo parlando di talenti in grado di continuare ed estendere il regno di sua maestà Tadej Pogacar, ma saranno in grado di aspettare il loro turno alle spalle del Re? Difficile da dirsi e ancor più da pronosticare. Tuttavia si sa che la maggior parte delle volte alle spalle della caduta di un regno c’è la volontà di un principe di sovvertire le gerarchie. Chi è chiamato a mantenere l’ordine all’interno dei confini è Joxean Matxin, sport manager del UAE Team Emirates. 

Spazio

Come si trova il giusto equilibrio all’interno di un team in grado di vincere così tanto e che ha nella sua rosa il corridore più forte al mondo, in grado di vincere in ogni momento e su ogni percorso?

«I ragazzi hanno spazio sportivo – dice subito Matxin – siamo la squadra che ha vinto di più e con il maggior numero di corridori. Abbiamo portato alla vittoria più di 20 ragazzi nel 2024 e alcuni di loro sono proprio i giovani. A noi interessa il loro percorso di crescita, poi se arrivano anche i successi la gioia si moltiplica. Da un certo punto di vista abbiamo rotto una mentalità vecchia del ciclismo, ovvero che se un corridore forte vuole vincere deve farlo lontano da altri campioni». 

Da parte di Ayuso è arrivato qualche scricchiolio durante il Tour de France, si riusciranno a mantenere gli equilibri?
Da parte di Ayuso è arrivato qualche scricchiolio durante il Tour de France, si riusciranno a mantenere gli equilibri?
Vero, ma gli altri non si sono accontentati delle briciole?

Nelle corse WorldTour va analizzato il risultato finale, Almeida ha fatto quarto al Tour de France, mentre Adam Yates sesto. E poi ci sono state tante altre occasioni in altre corse, ad esempio Ayuso era il nostro capitano alla Tirreno-Adriatico, Yates ha vinto il Giro di Svizzera, McNulty la Vuelta a la Comunitat Valenciana. 

Anche i giovani sono stati in grado di mettersi in mostra?

Certo. Oltre alla Tirreno Ayuso ha corso e vinto il Giro dei Paesi Baschi e Del Toro ha vinto la Vuelta Asturias. Quello che chiediamo ai giovani è che migliorino gara dopo gara. Sono contento che Del Toro abbia corso il suo primo Grande Giro, anche se non nelle condizioni migliori. E penso che nel 2025 toccherà ad altri ragazzi fare questo passo, mi viene in mente Christen, ad esempio. 

La crescita esponenziale di Del Toro ha sorpreso in positivo, riuscirà a trovare lo spazio per continuare il suo cammino?
La crescita esponenziale di Del Toro ha sorpreso in positivo, riuscirà a trovare lo spazio per continuare il suo cammino?
Le ambizioni, com’è giusto che sia, poi aumentano e magari i ragazzi non si accontentano più di correre in gare di secondo livello. 

Penso sia una questione di ambizione. Voi vedete un possibile problema, io vedo ancora più occasioni per vincere. Ora nelle grandi corse a tappe ci sono due corridori che sono sopra a tutti gli altri (il riferimento è a Pogacar e Vingegaard, ndr). I corridori lo sanno e noi siamo molto chiari con loro fin da inizio anno. Con Ayuso, per fare un esempio concreto, siamo stati onesti. Gli abbiamo detto che se fosse venuto al Tour de France avrebbe lavorato per Pogacar. Vogliamo essere trasparenti con i corridori in ogni momento, anche alla firma del contratto. Sappiamo cosa chiedere e sappiamo cosa vogliamo. 

Nei Grandi Giri meglio avere in squadra certi corridori che contro?

Correre un Giro d’Italia o un Tour de France accanto a Pogacar è sicuramente meglio che correrlo da avversario. Alla fine chi mi assicura che Adam Yates o Almeida sarebbe arrivati sul podio o vicini al podio se avessero dovuto scontrarsi con Tadej? 

Pablo Torres, a colloquio con Matxin, arriva nel WorldTour dopo un solo anno al UAE Team Emirates Gen Z
Pablo Torres, a colloquio con Matxin, arriva nel WorldTour dopo un solo anno al UAE Team Emirates Gen Z
Torniamo ai giovani, vista la grande qualità e profondità della rosa, perché promuovere subito Torres e non fargli fare ancora un anno nel devo team?

Torres nel 2024 non ha fatto un passo di crescita, ma ben due. Questi ci ha portati a premiare il suo cammino con un contratto che gli dimostrasse la nostra fiducia e che gli potesse far capire quanto crediamo in lui. E’ arrivato vicino a vincere il Giro Next Gen e il Tour de l’Avenir, penso che nel WorldTour ci potrà stare benissimo. Non guardiamo molto all’età, se un ragazzo a 19 anni dimostra di poter far ben, noi lo promuoviamo. 

Ma come si garantiscono i giusti spazi?

Allo stesso modo in cui lo abbiamo fatto con gli altri, le gare ci sono e i passi da fare sappiamo quali sono. La squadra non dipende dalle sue vittorie, ha il suo cammino davanti e se arriveranno le vittorie sarà ancora meglio, ma non ci sarà pressione. In UAE gli spazi ci sono, lo abbiamo dimostrato e i nostri intenti sono chiari fin da subito. E’ così che si crea armonia.

L’anno di Del Toro: dall’Australia a Zurigo nel segno di Pogacar

26.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – Quando dalla televisione della sala stampa abbiamo visto Isaac Del Toro spingere sui pedali della sua bici da cronometro ci siamo incuriositi. L’azione del messicano sembrava estremamente efficace, ma era solamente un’illusione data dai continui movimenti imposti al telaio. Anche al netto della pioggia che potrebbe averlo rallentato, lo sforzo di Del Toro ha partorito un dodicesimo posto nella prova contro il tempo dedicata agli under 23. Non si è espresso al meglio, ma una volta arrivato nella zona mista sorrideva sornione. Gli occhi per la prova su strada di categoria sono puntati su di lui: il giovane del UAE Team Emirates in grado di vincere alla sua prima corsa nel WorldTour

«Devo dire – spiega – che alla fine è stata una buona prova. Con la pioggia non si poteva fare molto di più. In discesa ho provato un po’ a spingere, ma non ho dato il massimo, così come in salita. Ho potuto spingere a fondo solamente in pianura e sono felice di come hanno risposto le mie gambe. In particolare nel finale. Credo che sia stato uno sforzo buono in vista della gara in linea».

Durante la cronometro Del Toro ha avuto buona sensazioni nei momenti in cui ha spinto
Durante la cronometro Del Toro ha avuto buona sensazioni nei momenti in cui ha spinto

Sfida in casa

A 21 anni ancora da compiere, il messicano ha già messo in fila una vittoria ai massimi livelli, la classifica generale della Vuelta Asturias e la prima grande corsa a tappe: La Vuelta. Del Toro, ogni volta che sale in bici, morde l’asfalto e non si guarda tanto intorno. Alla corsa iridata di domani sarà il favorito, anche se dalla squadra emiratina escono altri nomi interessanti, come quello di Antonio Morgado e Jan Christen

«Non ho avuto un avvicinamento particolare per questo mondiale – continua – ho riposato dopo la Vuelta. Tre settimane come quelle mi hanno dato tanto a livello di condizione, quindi sono pronto. Quel che sento un po’ di più è la responsabilità di correre con la maglia della nazionale, è un onore ma sono tranquillo. Sono convinto di poter far bene nella prova in linea, devo solo riposare e dormire al meglio in questi giorni».

«Ci sono tanti ragazzi – riprende Del Toro – che possono puntare al risultato massimo. Sarà importante essere sempre presenti e nel vivo della gara. Alla fine vincerà chi rimarrà più attento. Sia Jan, Christen, che Morgado sono andati molto forte oggi. Essere vicino a loro mi rasserena. Tutti vogliono vincere, anche io. Qualche volta si riesce e altre no, vedremo».

Dopo la Vuelta le gambe del messicano rispondono bene agli stimoli
Dopo la Vuelta le gambe del messicano rispondono bene agli stimoli
Com’è andato questo primo anno nel WorldTour?

Bene, ho cominciato in maniera positiva e anche nel finale di stagione sono andato forte. Alla fine il risultato nel ciclismo non sempre può essere la vittoria. Sono contento però, sto migliorando tanto e qualche volta si vede che sto davvero bene. Questo mi mette una grande tranquillità. 

Hai già vinto però, è un bel segnale. 

Le prime vittorie sono sempre un buon segnale (dice con un sorriso, ma senza sbottonarsi, ndr).

Morgado nella giornata di ieri ha provato il percorso ad alti ritmi
Morgado nella giornata di ieri ha provato il percorso ad alti ritmi
Dove pensi di poter migliorare ancora?

Direi che posso migliorare un po’ in tutto, sono un atleta che ha molto da sviluppare e tanto ancora da fare. Posso dirmi contento della mia crescita, penso continuerà in questa direzione. L’anno prossimo sarà quello chiave per me. Voglio prenderlo con calma e farlo nel miglior modo possibile. Ho la fortuna di imparare da grandi persone e atleti di alto livello.

In comparazione all’anno scorso ti senti un altro corridore?

No. Sono lo stesso, ma a un livello superiore. Durante il 2024 credo di essere migliorato tanto, forse non si è visto perché sono partito subito bene. Ma per me, per lo staff e per la performance, sono abbastanza tranquillo perché sto crescendo e apprendendo. 

Anche i nostri azzurri hanno pedalato sul tracciato di Zurigo, la caccia all’iride è aperta
Anche i nostri azzurri hanno pedalato sul tracciato di Zurigo, la caccia all’iride è aperta
Come va con la squadra?

Mi hanno sempre lasciato tanta libertà di provare, ovviamente non è sempre il giorno migliore, però sono sereno. Non mi sento sotto pressione, mi diverto e faccio le cose quando mi sento di farle

Per il tipo di corridore che sei stare accanto a Pogacar cosa vuol dire?

E’ stato uno dei migliori corridori della stagione, se non il migliore, e una grande persona. Ho imparato tanto da lui, mi ha spiegato molte cose. Io semplicemente voglio essere lì, giocare un po’, divertirmi e scherzare insieme. Poi se posso lo affianco in salita e sono contento. Pogacar e io siamo amici, con l’obiettivo, quando siamo in bici, di rendere la gara più difficile possibile

Del Toro ha detto di aver imparato tanto da Pogacar, ma i suoi consigli sono segreti
Del Toro ha detto di aver imparato tanto da Pogacar, ma i suoi consigli sono segreti
Qual è una cosa che ti viene in mente che hai imparato da lui?

Top secret.

Per vincere?

Sì. 

Ridendo se ne va, chissà se il fenomeno sloveno gli ha spiegato come provare a vincere un mondiale. Così da avere due campioni del mondo in squadra nel 2025: uno per categoria.

Amadori: «A Zurigo con una rosa competitiva e varia»

20.09.2024
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La lista degli otto corridori scelti da Marino Amadori per il mondiale under 23 è stata resa pubblica martedì insieme a tutte le altre dei vari cittì. I cinque nomi selezionati per la prova in linea di Zurigo sono: Giulio Pellizzari, Francesco Busatto, Davide De Pretto, Pietro Mattio e Florian Kajamini (in apertura, De Pretto e Pellizzari). A questi si aggiungono le tre riserve: Simone Gualdi, Federico Savino e Ludovico Crescioli. 

Il solito “problema”

Tre dei cinque nomi scelti da Amadori sono già nel mondo dei professionisti, un dato che però unisce tutte le selezioni nazionali di rilievo. Chi vuole provare a vincere ha portato i migliori atleti under 23, professionisti o meno. Da quando l’UCI ha aperto queste competizioni anche ai corridori che hanno messo nelle gambe corse WorldTour le scelte diventano obbligate. 

«La prima premessa che voglio fare – commenta Amadori – è che ci sono dei regolamenti e bisogna agire di conseguenza. Noi come Italia ci organizziamo per fare il massimo nella gara che assegna la maglia iridata. In una gara che vede 40 ragazzi che provengono da squadre professionistiche, noi dobbiamo agire di conseguenza per provare a essere competitivi. Con i ragazzi scelti mi auguro di esserlo, ma non sarà facile, non è che con questi andremo sicuramente a podio oppure a medaglia. Vi basti sapere che ci saranno Del Toro e Morgado, giusto per dire due nomi. Il primo ha fatto la stagione che ha fatto, mentre il secondo, al primo anno tra i professionisti, si è piazzato quinto al Fiandre. All’europeo abbiamo subito alla grande, al mondiale voglio portare una squadra che può essere protagonista».

Crescere e imparare

Ne abbiamo parlato anche con Pellizzari nell’ultima intervista. Per vincere serve imparare a farlo e abituarsi a vivere determinate situazioni. Il corridore della Vf Group-Bardiani ha detto di essersi pentito per non aver corso l’Avenir. La corsa a tappe francese, che racchiude il meglio del movimento under 23, sarebbe stata un punto importante per la sua crescita. 

«Il punto che mi va di sottolineare – riprende il cittì – è che noi come Italia facciamo fatica nel mondo dei professionisti. Portare ragazzi come Pellizzari, Busatto e De Pretto al mondiale under 23 può essere una bella occasione per migliorare e vivere queste gare da protagonisti. Sono corridori che tra uno o due anni magari  saranno protagonisti con la nazionale maggiore e lo saranno anche grazie a questo passaggio. E’ chiaro che mi spiace lasciare fuori i vari Zamperini, Crescioli, Gualdi, Savino e gli altri che erano nella mia lista. Però la maglia azzurra va onorata e andare al mondiale per fare piazzamento da “ennesima” posizione non è ciò che merita la nazionale italiana».

Questione di equilibrio

Cinque nomi in una lista dove tanti meriterebbero spazio, ma ciò che serve è avere equilibrio per partire competitivi e ricoprire bene tutto il percorso. 

«Dei cinque ragazzi – spiega Amadori – non tutti sono da ragazzi da ultimo momento e non ci sono solamente leader. E’ importante trovare il giusto compromesso. Mattio è una sicurezza, il suo Tour de l’Avenir corso sopra le righe mi ha fatto capire che potrà essere molto utile alla causa fin dal chilometro zero. Kajamini, ad esempio, è uno di quelli che non ha paura di prendere vento in faccia e anche lui all’Avenir ha fatto vedere di andare forte in salita. Poi lui è uno che attacca, da noi in Italia tanti ragazzi corrono sulle ruote per fare ottavo o quindicesimo, Kajamini invece è uno che si muove, anticipa e lotta.

«I leader – riprende – saranno Pellizzari, Busatto e De Pretto, almeno sulla carta. Li conosciamo bene e sappiamo quanto valgono. Pellizzari ha un valore, in salita, fuori dal comune e può lottare con i vari Torres, Nordhagen e Widar. De Pretto ha fatto un bell’avvicinamento, dimostrando ottime sensazioni visto anche il quarto posto al Matteotti. Busatto, infine, è colui che ha messo nelle gambe più gare di qualità in questo periodo e da dopo l’altura di luglio ha corso solamente in gare WorldTour».

In ordine due delle tre riserve scelte da Amadori: Gualdi e Crescioli. Tra gli esclusi anche il campione italiano Zamperini
In ordine due delle tre riserve scelte da Amadori: Gualdi e Crescioli. Tra gli esclusi anche il campione italiano Zamperini

Importante vedere il percorso

Non resta che fare la valigia e imbarcarsi verso Zurigo, il 24 settembre, martedì, Amadori e i suoi arriveranno in città. Poi sarà il tempo di entrare nella “bolla iridata”. 

«Il percorso è duro – conclude il cittì – ma non durissimo. Gli under 23 dovranno fare quattro giri del circuito finale, non sarà così micidiale. Vero anche che all’europeo il percorso non era proibitivo eppure i distacchi sono stati incredibili. La gara la fanno i corridori e se come all’europeo la prima ora si fa a 51 di media ci sarà da divertirsi e soffrire. Il mondiale sicuramente sarà selettivo, noi dovremo studiare bene ogni evenienza per farci trovare pronti. Partiamo martedì perché mercoledì dalle 8 alle 10 ci sarà il percorso chiuso al traffico. E’ importante vederlo visto che ci sono dei passaggi delicati in città. Provarlo in modalità gara sarà basilare».

Raggi X sulla Vuelta di Del Toro, prima del mondiale U23

16.09.2024
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Tra i debuttanti della Vuelta ce n’è stato uno di lusso, se così possiamo dire: Isaac Del Toro. Più di qualcuno lo dava sul podio o come possibile sorpresa della corsa spagnola, un po’ come i suoi illustri compagni predecessori, vale a dire Tadej Pogacar e Juan Ayuso, entrambi terzi al primo grande Giro.

Invece il messicano non è andato altrettanto forte. Tuttavia la sua Vuelta non è stata negativa, anzi. Il tecnico del UAE Team Emirates, Joxean Fernandez Matxin, ci spiega come sono andate le cose e come è arrivato il 36° posto finale, con due top ten in altrettante tappe.

Matxin con Del Toro. Grande sensibilità da parte del tecnico spagnolo con i giovani (foto Instagram)
Matxin con Del Toro. Grande sensibilità da parte del tecnico spagnolo con i giovani (foto Instagram)
Maxtin, era in programma la Vuelta per del Toro? Sappiamo della tua “politica” molto graduale circa la crescita dei ragazzi e la programmazione che fate sin dall’autunno precedente.

E infatti no: non era in programma la Vuelta per Del Toro, ma essendo lui uno dei corridori stratosferici che abbiamo, vedi Ayuso e Pogacar, con questi profili si possono accelerare leggermente i tempi. Quindi abbiamo scelto la Vuelta perché non ti cambia i programmi dell’anno. Quello che dovevi fare lo hai fatto. 

E anche se non dovesse andare benissimo, il ragazzo avrebbe tempo per recuperare con l’inverno di fronte…

Sì, abbiamo un po’ rivisto il calendario estivo, ma poi da agosto parti per la Vuelta e poi hai “finito”. Tutto è nato alla partenza del Giro d’Italia. Uno di quei giorni ne abbiamo parlato insieme. Gli ho detto che pensavo che sarebbe stata una buona occasione per imparare e alla fine abbiamo deciso per il sì. Però è anche vero che i posti per la Vuelta erano assegnati. Ma Hirschi, che punta forte al mondiale di casa sua, ci aveva detto che avrebbe preferito arrivare alla corsa iridata senza fare la Vuelta e così Isaac ha preso il suo posto.

Come giudichi la sua corsa?

Direi che ha fatto una buona Vuelta. Ha corso molto bene nella prima settimana, che era davvero complicata, poi però si è ammalato. Ha avuto problemi di mal di testa, dissenteria e tante brutte sensazioni. Però ha deciso di soffrire. E’ stato male due giorni, ma poi non è riuscito a recuperare. Non era nelle normali condizioni. Però di buono c’è che proprio nel finale, nelle ultime 3-4 tappe, si è ripreso. Stava meglio.

Il messicano ha capovolto il suo numero 13 contro la scaramanzia, ma non è bastato del tutto!
Il messicano ha capovolto il suo numero 13 contro la scaramanzia, ma non è bastato del tutto!
In qualche modo l’aver tenuto duro è stata “una lezione nella lezione” all’interno della sua esperienza alla Vuelta. E’ così?

Certo. Ha imparato che ci sono momenti brutti. Profili da fenomeno come lui non sono abituati a certe situazioni. E gli resta difficile affrontarli e gestirli. Ma Isaac li ha superati e questo è il lato positivo di una storia negativa. Ovviamente non abbiamo ottenuto i risultati sperati proprio perché è stato male e non perché non fosse all’altezza. Ma ripeto, ha imparato che ci sono i momenti brutti ed è per questo che deve godersi al meglio quelli belli. Che deve approfittarne.

Lui come ha reagito?

Ha sofferto molto, sia fisicamente che mentalmente. Aveva dei dubbi se continuare o meno. “Ne vale la pena?”, si è chiesto. Però quando ha capito, grazie anche all’aiuto del medico che non avrebbe fatto del male al suo fisico, ha deciso (e abbiamo deciso) di andare avanti. E per questo a livello psicologico ne è uscito più forte di prima.

Se fosse stato bene, come sarebbe andato secondo te?

Non sono un oracolo! Di questi aspetti scherzavamo in ammiraglia con Marcato: “Chi vince oggi?”. Non so come sarebbe andato. Posso dire però che conosco perfettamente le sue qualità e ho piena fiducia in lui. Sarà certamente protagonista.

Negli ultimi giorni di Vuleta, Del Toro ha ritrovato una buona gamba e con essa la grinta
Negli ultimi giorni di Vuleta, Del Toro ha ritrovato una buona gamba e con essa la grinta
Come lo hai visto a Madrid? In fin dei conti concludere il primo grande dopo tante difficoltà è doppiamente difficile…

Era soddisfatto soprattutto perché negli ultimi giorni, come detto, si era ripreso. Questo gli ha dato fiducia. Si è visto di nuovo competitivo. E poi ha capito che tutto passa allo stesso tempo. Mi spiego: i momenti difficili scorrono lenti, quelli belli filano via veloci. In realtà il tempo scorre sempre uguale e questa è una buona lezione.

Isaac ti ha mai chiesto qualcosa su Ayuso, Pogacar.. alla loro prima Vuelta?

No, no… io poi con lui parlo molto, ma non ha chiesto nulla, né faccio paragoni. E’ chiaro che stando in questa squadra tutti i corridori più forti hanno come specchio Tadej.

Qualche aneddoto?

Nulla di che. Semplicemente quando stava male e lui stava vivendo un momento drammatico, l’ho abbracciato e gli ho detto che tutto passa.

E ora cosa fara?

Andrà al mondiale di Zurigo. Correrà sia la prova in linea che quella a cronometro con gli under 23.

Notari: una settimana con Del Toro e la Vuelta dietro l’angolo

09.08.2024
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Sulle cime che circondano Andorra i ragazzi del UAE Team Emirates lavorano per preparare il finale di stagione. Al loro fianco, per qualche giorno, c’è stato Giacomo Notari preparatore del devo team che ha portato la sua esperienza anche agli atleti del WorldTour. Andare in altura serve, tra le altre cose, per scappare dal caldo soffocante della pianura. 

«Si stava parecchio bene a livello di clima – dice Notari che nel frattempo è tornato a casa – ad Andorra le temperature erano alte, superiori ai 30 gradi. Più in alto, dove dormivamo noi, si abbassavano parecchio. Il grosso vantaggio è che si riposa davvero molto bene. Io sono stato lì per i primi otto giorni, poi è arrivato un altro allenatore a darmi il cambio. Con me c’erano Baroncini, Del Toro e Ayuso, oltre al gruppo Vuelta».

I ragazzi del UAE Team Emirates in ritiro ad Andorra
I ragazzi del UAE Team Emirates in ritiro ad Andorra

Un puzzle da comporre

La Vuelta, terza ed ultima grande corsa a tappe della stagione, partirà tra poco più di una settimana: il 17 agosto. Comporre una squadra che possa arrivare pronta non è facile, i corridori sono stanchi e la stagione è stata lunga. Tra acciacchi e voglia di rivalsa la gara spagnola diventa l’ultimo grande banco di prova per gli uomini di classifica

«Il primo gruppo che è salito ad Andorra – spiega Notari – è quello che non ha corso al Tour de France. A loro si è aggiunto Ayuso, che ha abbandonato la Grande Boucle per Covid, il quale però stava preparando le Olimpiadi di Parigi. Gli altri che saranno alla Vuelta: Yates, Almeida, Sivakov e Soler, non vengono in ritiro. Hanno la fortuna di abitare ad Andorra, quindi dormono a casa e si allenano con noi. Un buon compromesso per non stressarli e non tenerli troppo lontani dalle famiglie».

Del Toro ha esordito al meglio nel WorldTour, prima corsa e prima vittoria al Tour Down Under
Del Toro ha esordito al meglio nel WorldTour, prima corsa e prima vittoria al Tour Down Under
Gli otto giorni passati in altura ti hanno permesso di lavorare fianco a fianco a Del Toro, che cosa hai visto?

Che dire, si è presentato bene a inizio stagione. La vittoria al Tour Down Under e la Tirreno-Adriatico hanno dimostrato che il talento c’è. In parte donato da Madre Natura e in altra parte ben coltivato da chi lo allenava prima, ricordiamoci che ha vinto il Tour de l’Avenir nel 2023. Del Toro è uno scalatore molto forte, e questo lo si è visto, ma è anche tanto esplosivo. Ha una sparata incredibile con potenze elevate in brevi periodi. E’ il prototipo del corridore vincente, prendete tutto con le pinze ma un po’ ricorda Pogacar. 

I primi passi del messicano nel vostro team come li hai visti?

E’ un ragazzo che parla volentieri, dal punto di vista atletico ha fatto prestazioni di livello e i dati lo dimostrano. Ha tanta voglia di imparare, il che lo aiuta a essere tanto curioso, però allo stesso tempo si fida di chi ha intorno. Chiaro che ci sono delle lacune, ma ben vengano, altrimenti non avrebbe i margini di miglioramento che ci prospettiamo. 

Ad aprile il giovane messicano ha vinto la Vuelta Asturias, la sua prima corsa a tappe da pro’
Ad aprile il giovane messicano ha vinto la Vuelta Asturias, la sua prima corsa a tappe da pro’
Nel rapporto con lo staff com’è?

Si fida totalmente di tutti: dei preparatori, dei nutrizionisti, dei meccanici… E’ bello che un corridore così giovane abbia tutta questa fiducia. A volte i ragazzi si fanno mille domande e rischiano di consumare energie mentali che sarebbe meglio incanalare sulla bici. Del Toro invece chiede perché è curioso, ma poi esegue quel che gli viene detto. 

Vi immaginavate potesse partire così forte?

Sicuramente nemmeno lui se lo sarebbe aspettato. L’esplosività però lo ha aiutato a subire meno il salto di categoria e poi le poche pressioni addosso gli hanno permesso di correre come avrebbe voluto. 

Del Toro ha un grande talento, aiutato da una mentalità vincente
Del Toro ha un grande talento, aiutato da una mentalità vincente
Come mai dici che l’esplosività gli ha dato una mano?

E’ normale sia così. I giovani arrivano da un ciclismo diverso, dove non ci sono regole di gestione della gara, si va sempre a tutta. I professionisti, invece, hanno un copione. Tanti giovani con caratteristiche esplosive che passano tra i grandi hanno un vantaggio

Dal punto di vista psicologico pensi sia consapevole del suo grande potenziale?

A volte ti viene da pensare che sia lui stesso a doverci credere di più, ma è una questione di indole. Giù dalla bici ha un carattere tranquillo e pacato, piacevole da avere intorno. Poi attacca il numero alla schiena e si trasforma, diventa più determinato e sa quel che deve fare e quel che vale. 

I suoi numeri fanno capire il grande potenziale che c’è dietro, serve però pazienza
I suoi numeri fanno capire il grande potenziale che c’è dietro, serve però pazienza
Tanti lo danno già presente alla Vuelta, è così?

A gennaio l’idea era di non fargliela fare, poi hanno visto i risultati e si è deciso di mandarlo… in ottica futura. Sarà un’esperienza che lo aiuterà a crescere, d’altronde correrà con Soler, Yates, Almeida… Gente dalla quale puoi solo imparare. 

Nessuna pressione?

Nemmeno una. Poi i giovani forti sono sempre un’incognita ma non ci sono aspettative di classifica o altro. Scenderà dall’altura l’8 agosto e correrà a San Sebastian, poi da lì diretto a Lisbona per iniziare la sua prima grande corsa a tappe della carriera.

Majka ritorna al Giro, dopo le Asturie con baby Del Toro

03.05.2024
5 min
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TORINO – Piove che Dio la manda, la notte piemontese è anche fredda, mentre sul palco al Castello del Valentino scorrono le squadre del Giro d’Italia. Arrivano. Si infilano nella zona mista per le interviste. Sfilano. E a tratti tornano per rispondere ad altre domande. Rafal Majka fa così, ma quando torna, le telecamere e i fari si sono spostate tutte attorno a Pogacar, così di colpo la scena si fa buia.

Il polacco è un personaggio a metà fra un buffo moschettiere e un guerriero d’altri tempi. Ha tante storie da raccontare e gambe che hanno sopportato ogni genere di fatica. Dagli anni accanto a Contador, poi quelli nella Bora e da qualche anno al fianco di Pogacar. A ben vedere, Rafal è stato il primo vero rinforzo preso dal UAE Team Emirates nel 2021 all’indomani della vittoria dello sloveno nel primo Tour. Il suo palmares parla di otto partecipazioni al Tour e alla Vuelta, cinque al Giro. Proprio qui dovrà fare da guida al capitano, che promette di vincerlo già al debutto. Mentre nell’avvicinamento al via di Torino, per scaldare le gambe Rafal ha scortato Del Toro alla vittoria della Vuelta Asturias, arrivando a sua volta secondo. Dal capitano di oggi a quello di domani: a un campione di 34 anni come lui certe cose puoi chiederle ed essere certo che le porterà a termine con impegno e successo.

Rafal Majka è polacco e ha 34 anni. E’ pro’ dal 2011
Rafal Majka è polacco e ha 34 anni. E’ pro’ dal 2011

Il giorno più duro

Accanto c’è Alan Marangoni, che sta facendo a tutti la stessa domanda per GCN. Qual è stata, gli chiede, la tua più grande fatica al Giro? E qual è stato il massimo dislivello che hai fatto in allenamento? Majka ci pensa un attimo e poi allarga un sorriso grande così.

«Mi ricordo – dice – è stato dieci anni fa, su Stelvio, quando faceva neve. Faceva un freddo cane, però è passata: meglio così. Il dislivello invece… 6.500 metri, non ci credi? A Sierra Nevada».

Poi si gira e viene da noi. Ha voglia di parlare. E’ spiritoso. Sa che in qualche modo in questo Giro si divertirà e la serata un po’ tenebrosa e umida offre a suo modo qualche spunto di divertimento.

La UAE Emirates del Giro è un gruppo molto forte, al pari di quello che poi andrà al Tour
La UAE Emirates del Giro è un gruppo molto forte, al pari di quello che poi andrà al Tour
Fino a ieri con Del Toro, oggi con Tadej: cosa ti pare?

Sono questi giovani portentosi, fortissimi. Ho già 34 anni, però sono molto contento di essere qui al Giro. Dopo quattro anni al Tour de France, torno in Italia. Io ho cominciato con il Giro da giovane, è una bella corsa, ma speriamo che ci sia bel tempo. Adesso con Tadej, prima con Del Toro. Sono due fenomeni. Vediamo cosa arriva con il più giovane, mentre di Tadej siamo certi.

Sei stato il primo rinforzo preso per aiutarlo e ora dovrai guidarlo nei meccanismi del Giro…

Non sono tanto preoccupato di questo, sono più preoccupato che possa sprecare troppe energie. Con lui bisogna fare il Giro e il Tour, spero che qui vinca qualche tappa, ma che non dia fondo a tutte le forze per arrivare bene in Francia. Io per fortuna non faccio parte del gruppo del Tour, non per ora almeno.

Primo Giro per Tadej Pogacar, il pubblico lo accoglie con un boato, nonostante la pioggia
Primo Giro per Tadej Pogacar, il pubblico lo accoglie con un boato, nonostante la pioggia
Quindi si tratta di tenerlo a freno? E’ una cosa possibile?

Difficile tenerlo fermo, veramente. E’ un fenomeno e quando le gambe ci sono, va via. Speriamo di salvarci nella prima settimana e poi vediamo sulle salite lunghe come andrà il nostro Pogacar.

Tu come stai?

Io sto bene, sono stato un mese a Sierra Nevada. Ho fatto le Asturie con Del Toro e adesso sono qua al Giro d’Italia. Isaac (Del Toro, ndr) è un altro fenomeno, scusate se mi ripeto. Speriamo che fra due anni venga fuori come Tadej. Mi ha sorpreso perché è un ragazzo umile, veramente bravo. E’ veloce, va forte a crono e va forte anche in salita. E’ completo, pare che sarà un’altra rivelazione fra i grandi talenti della UAE. In più, è molto giovane, però ha già una grande professionalità. Questi giovani quando arrivano sono già ben avviati.

Prima del Giro, Majka ha scortato Del Toro alla vittoria nelle Asturie. Con loro c’è Matxin
Prima del Giro, Majka ha scortato Del Toro alla vittoria nelle Asturie. Con loro c’è Matxin
Secondo te ci sarà una tappa chiave per Pogacar in questo Giro?

Questo non lo posso dire, perché parte in tutte le corse con il gusto di correre, spaccare del mondo e andare via da solo. Vediamo come va, sarà una scoperta anche per noi. Però attenti a non pensare che sia facile. Sappiamo che i grandi Giri non sono come le classiche e bisogna stare anche un po’ calmi. Ma se mantiene la condizione che aveva prima di Liegi e poi a Sierra Nevada, allora ci farà divertire.

Come è stato per lui tornare al top dopo l’infortunio dello scorso anno?

Non facile. Uno che arriva secondo al Tour de France dopo che non si è allenato per un mese è ugualmente un fenomeno. Vero che non ha vinto, ma nella prima settimana giocava. Ha perso il Tour in due giorni, perché alla fine è venuto fuori il buco di condizione di quel mese che non si è allenato. Adesso però è al top, ha trovato la condizione senza problemi. Secondo me è anche più forte degli anni scorsi. Almeno per come si allena e come lo vedo andare forte. Ormai si comincia, ormai capiamo tutto. Speriamo che faccia bello…

Pellizzari a tuttotondo: Del Toro, il Giro e le gare tra gli U23

11.04.2024
4 min
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VILLA DI VILLA – Il nome di Giulio Pellizzari è tra quelli che attraggono più attenzione se ci si concentra sul movimento giovanile italiano. Vero che il marchigiano è ormai professionista da tempo, nel 2024 ha iniziato la sua terza e forse ultima stagione alla Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè. I passi in avanti fatti sono stati notevoli, ma con il Tour de l’Avenir corso in grande stile e chiuso solo alle spalle di Del Toro, qualche domanda è emersa. Soprattutto alla luce delle prestazioni del messicano che da una formazione continental è passato al UAE Team Emirates. 

Gli appuntamenti tra gli U23 come il Recioto (qui in foto) servono per imparare a vincere
Gli appuntamenti tra gli U23 come il Recioto (qui in foto) servono per imparare a vincere

Senza fretta

L’inizio di 2024 ha scavato una differenza, più sul percorso di crescita che sulle qualità, tra il primo e il secondo classificato della corsa a tappe più importante nel mondo degli under 23. Del Toro corre e vince nel WorldTour, mentre Pellizzari lo vediamo impegnato nel professionismo, ma con ancora qualche salto fra gli under 23. Voci dall’interno danno per prossimo il suo approdo nel WorldTour dal 2025, noi approfittiamo della sua presenza al Giro del Belvedere per approfondire il discorso. 

«Ognuno ha i suoi ritmi – dice Pellizzari con serenità e un mezzo sorriso – sono al terzo anno da under 23, a questa età una volta si iniziava a vincere. Vedere che Del Toro va forte mi fa pensare, ma io guardo il mio, con calma. La sfida è arrivare dov’è lui, ma tempo al tempo».

Pellizzari procede nella crescita, convinto del suo cammino
Pellizzari procede nella crescita, convinto del suo cammino
Pensare che lui sia in determinate corse, come la Tirreno, e tu no cosa ti fa pensare?

Che sarebbe bello farle, soprattutto la Tirreno che era in casa, ma non è semplice. Poi in quei casi vai per tirare, metterti a disposizione, invece io posso mettermi in evidenza e provare a vincere. Correre ancora tra gli under 23 serve anche a questo: imparare a vincere. Mi serve come passaggio, anche perché ho vinto poco, quindi… 

Com’è iniziato quest’anno?

La stagione non è proprio iniziata nel migliore dei modi, sono partito dalla Turchia e mi aspettavo una vittoria, invece nulla, nemmeno nei dieci. Poi sono andato in Croazia, all’Istrian Spring Trophy, e ho fatto meglio.

Hai corso anche alla Coppi e Bartali…

Sì, l’ho finita da poco, è andata bene ma non benissimo: sto crescendo piano piano. Le prime corse diciamo che le ho usate per mettere su condizione e gamba. 

In squadra c’era anche Pozzovivo, com’è stato correre con lui?

Bello, in particolare per i momenti pre e post gara. Ci spiegava qualcosa di inerente alle tattiche o ci raccontava eventi del passato. Siamo stati molto curiosi e lui ha risposto molto volentieri alle nostre domande. 

Qual è la cosa che gli hai chiesto? O quella che ti ricordi.

Come si fa a fare classifica al Giro – ride – ma la risposta è semplice, andare forte tutte e tre le settimane. In realtà una cosa che ci ha detto e mi ha realmente stupito è che al Giro si va più forte in salita rispetto al Tour, negli anni in cui lo fece lui.

Pellizzari ha già partecipato al ritiro di febbraio, insieme agli atleti pre selezionati per il Giro (foto Instagram)
Pellizzari ha già partecipato al ritiro di febbraio, insieme agli atleti pre selezionati per il Giro (foto Instagram)
Ora che calendario farai?

Andrò al Tour of the Alps. Da lì in ritiro sull’Etna e, in teoria, il Giro d’Italia, quello dei grandi. Rispetto al 2023 ho corso meno fino ad ora, ma era programmato, questo perché nella preparazione è stato inserito un ritiro in altura a febbraio. Cosa che l’anno scorso non ho fatto. 

Un ritiro per preparare il Giro, con i corridori che sono nella pre selezione?

Sì. Essere tra i selezionati fa tanto piacere, ma dovrò meritare di andare. Il Tour of the Alps sarà un passaggio importante.

Ancora su Del Toro: stavolta parla Rodriguez, il suo mentore

28.03.2024
4 min
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Isaac Del Toro è la rivelazione di questo inizio di stagione. Anche Marino Amadori ce ne ha parlato l’altro ieri e prima di lui i tecnici che gli sono attorno, ma il discorso si può allargare ancora. E tra questi tecnici c’è anche Alejandro Rodriguez.

Rodriguez è il tecnico e lo scopritore di Del Toro. Segue il progetto giovani del Messico. Al contrario dei tecnici che in UAE Emirates ora gli sono vicini, lui Del Toro lo ha lasciato andare, un po’ come fa un padre quando vede che il figlio inizia a camminare da solo. «Giusto così – dice Rodriguez – è ora che Isaac faccia le sue esperienze. Tanto lui è un bravo ragazzo e non si scorda dei vecchi amici».

Dal Messico a San Marino

Rodriguez è in Italia. O meglio, a San Marino. E’ lì che porta avanti i suoi ragazzi. Nel pieno della stagione ciclistica, lasciano il Messico e vengono in Europa. I suoi atleti, come fu per Del Toro, corrono vestendo i colori del MoneX Pro Cycling Team.

«Siamo a San Marino già da 3-4 settimane – dice Rodriguez – il progetto va avanti e anzi siamo cresciuti. Abbiamo 12 under 23, 8 juniores e anche 9 donne, tutte under 23. Tanto che abbiamo preso due grandi case. In una ci vivono le ragazze e nell’altra i ragazzi». Anche Isaac faceva parte di questa schiera fino a pochi mesi fa. 

Tour Down Under: terzo giorno di gara tra i pro’ e prima vittoria nel WorldTour per Del Toro (classe 2003)
Tour Down Under: terzo giorno di gara tra i pro’ e prima vittoria nel WorldTour per Del Toro (classe 2003)

Stupore a metà

Ora la rivelazione della UAE Emirates vive sempre a San Marino, ma in una casa tutta sua. Ogni tanto esce ancora con i suoi vecchi compagni. E il rapporto con Rodriguez è rimasto forte.

«Qualche tempo fa – racconta Rodriguez – siamo andati a mangiare una pizza insieme. Ormai ha poco tempo per stare qui, tra Australia, Algarve, Tirreno… c’è stato davvero poco».

Rodriguez e Del Toro si sentono, ma Alejandro non è pressante. Non sta lì per ogni cosa. E’ consapevole che adesso Isaac è nelle mani di uno dei team più all’avanguardia e ha fatto un passo di lato. Ciò non toglie che continua a seguirlo.

«L’ho trovato e lo vedo molto motivato – racconta Rodriguez – se sono sorpreso dei suoi risultati? Non troppo visto come andava l’anno scorso. Sarà che lo conosco da più anni, ma queste sue prestazioni non mi hanno colpito del tutto. Semmai mi ha colpito più la rapidità con cui si è adattato. Ma come ho detto essendo motivato e forte, ci può stare».

«Quando facemmo i test da ragazzino si vedeva che aveva qualcosa in più. Gli altri finivano e lui ancora doveva iniziare a faticare. Uno come Isaac non lo trovi tutti i giorni».

Isaac con i giganti, il messicano è in terza ruota tra Vingegaard e Ayuso
Isaac con i giganti, il messicano è in terza ruota tra Vingegaard e Ayuso

Programma giusto

Rodriguez parla di un Del Toro in buone mani. La UAE Emirates non manca certo di bravi tecnici. Il tecnico messicano ha apprezzato l’approccio che hanno avuto e che continuano ad aver col suo pupillo.

«Okay la Sanremo, che Isaac non doveva fare, glielo hanno detto all’ultimo in sostituzione di McNulty, ma per il resto hanno un approccio di crescita graduale. In UAE lo fanno crescere bene, sia con i carichi di lavoro che con il programma. Lo scorso anno, Avenir a parte, Del Toro ha fatto  7-8 corse a tappe di 3-4 giorni, ora gli fanno fare quelle di una settimana. Condivido questo programma».

C’è però un aspetto che abbiamo notato in Del Toro. Alla Tirreno-Adriatico nelle due occasioni di salite lunghe, entrambe le volte le ha prese un po’ dietro. Si è persino staccato un po’, salvo poi rimontare ferocemente. Sembrava quasi si fosse fatto sorprendere, visto che poi nel corso della scalata era il più veloce, cedendo solo all’inarrivabile Vingegaard.

Qualcosa di simile era accaduto anche l’estate passata al Giro della Valle d’Aosta. Fu sorpreso dall’attacco di Rafferty salvo poi mangiargli 5′. E’ questo un punto da migliorare?

«Difficile – dice Rodriguez – dare una risposta precisa, ci sono molti aspetti in ballo. Bisogna anche vedere quali erano le indicazioni dei direttori sportivi. Sappiamo che Isaac ama andare di passo (è anche un ottimo cronoman, ndr) ma in gare di quel livello è tutto più difficile, specie per un giovane, anche solo mantenere un certo ritmo».