Carboni e l’agonia della Gazprom, mentre l’UCI fa spallucce

24.03.2022
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Le sette e mezza di una sera ancora fresca sulla costa romagnola. Nello stesso hotel Sarti di Riccione alloggiano la nazionale italiana, la Trek-Segafredo e il team Ineos Grenadiers. Giusto accanto, al civico successivo, riconosciamo il Baltic in cui al Giro d’Italia del 2019 soggiornava la Bardiani nel giorno della crono di San Marino. La coincidenza è singolare. Quel giorno in maglia bianca di miglior giovane partì Giovanni Carboni, in quel momento terzo in classifica dietro Valerio Conti e Rojas, dopo la fuga di San Giovanni Rotondo che valse il primato al romano e la tappa a Masnada.

Siamo qui nuovamente per lui (che in apertura è con i suoi tifosi alla partenza di stamattina), in un momento della carriera che nessuno avrebbe potuto immaginare. In questo contesto storico che suggerisce di stare lontani dal vittimismo, la situazione dei corridori della Gazprom rimane paradossale. Fortunatamente la Federazione si è schierata dalla loro parte e li sta facendo correre con la maglia azzurra, ma a breve anche questo finirà.

Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili
Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili

«Per noi corridori – dice Carboni – essere qua dà una sensazione di sostegno. In queste tre settimane ho abbandonato i social, non sapevo cosa fare. Delusione. Morale basso. Siamo finiti in una questione molto più grande di noi, che non riguarda solo l’Italia. Stiamo parlando di una guerra in Europa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Sarebbe banale piangersi addosso e gettare all’aria parole sulla nostra condizione, vista la gente che muore e ha perso tutto. Il 27 marzo, fra tre giorni, scade il tempo che ci ha chiesto la squadra. E a quel punto vedremo cosa fare. Ormai è successo, quello che posso fare è correre e riprendermi del tutto, sperando poi di fare il Giro di Sicilia. Serve un colpo di fortuna. Devo fare il mio, devo lavorare sodo. Per fortuna ho la vicinanza di amici e familiari».

L’UCI non ascolta

L’UCI se ne infischia. La squadra, affiliata in Svizzera, aveva sponsor russo ed è stata privata del titolo sportivo. Non esiste più. In Gran Bretagna, il Chelsea di Abramovich, lui sì squalificato, continua a giocare grazie a una deroga, che a lungo termine porterà alla vendita del club e permette ancora il pagamento degli stipendi.

In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom
In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom

Nei giorni della Sanremo, Bugno ci ha raccontato dei tentativi del CPA di ragionare con l’UCI che ha sempre mantenuto chiusa la porta. L’unica concessione è legata all’arrivo di un nuovo sponsor. In caso contrario, per Aigle il discorso sarebbe chiuso. La Trek-Segafredo, con cui ha già un contratto firmato per il 2023, sarebbe pronta a prendere subito Vacek, ma così facendo supererebbe il tetto dei 31 corridori. E di deroghe non si sente parlare.

E così tutti i corridori che alla Gazprom-RusVelo avevano trovato occasione di rilancio, ora sono in attesa di conoscere il proprio destino, mentre i procuratori lavorano sotto traccia per cercare di sistemarli.

Quando hai capito che stava succedendo qualcosa di grosso?

La sera prima di Laigueglia. Fino a quel momento, avevo fatto un inverno davvero buono. In due mesi ho passato a casa solo due settimane, per il resto, ritiro, Valenciana e Teide. Si respirava la bella aria di un team quasi WorldTour. Abbiamo anticipato di due giorni il rientro dal Teide per correre a Laigueglia. Dai cellulari, vedevamo quel che stava succedendo in Ucraina, ma non ci aspettavamo di essere coinvolti. Con noi c’era anche Zakarin, che non sapeva cosa dire. Ci sembrava una cosa folle..

Fino alla vigilia di Laigueglia.

La mattina ci hanno detto che avremmo corso con maglie bianche e le bici con le scritte coperte, perché nello stesso giorno Look e Corima hanno ritirato la sponsorizzazione. Poi si è tirata indietro anche Northwave e lì ho capito che si stava mettendo male. Alle 19,30 ci hanno comunicato che non avremmo corso. Quando ho visto che l’UCI aveva sospeso la squadra, ho capito che sarebbe stata lunga.

Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Il team manager Renat Khamidulin non si arrende.

Renat si sta rivelando una grande persona e un ottimo professionista. La prima cosa che ha fatto è stato fissare una data limite per recuperare la situazione e anche per questo abbiamo deciso tutti di dargli fiducia.

Il resto della squadra come sta vivendo la situazione?

Ci sono disfattisti e ottimisti, ma è da capire davanti a una situazione che nessuno si sarebbe mai sognato di affrontare. Non c’è mai stato un problema di soldi. Sono passato dalle stelle alle stalle. Avevano appena speso 25 mila euro per mandarci sul Teide e a breve sarebbe arrivato materiale più leggero da Look e Corima. Invece si è fermato tutto.

Con quale testa ti sei allenato in questo periodo?

Psicologicamente è stato devastante. Meglio correre. Ho sempre cercato compagnia, spesso con Malucelli. Lui non è qui perché la Coppi e Bartali è troppo dura. Il pensiero però andava sempre alla situazione.

Cosa si fa da lunedì?

Aspetto domenica prima di pensarci. Voglio credere che sia possibile trovare una via d’uscita. Altrimenti parlerò col mio procuratore e vedremo se sarà possibile ricorrere a una sistemazione alternativa. E sarebbe comunque una situazione molto triste…

Resta un istante in silenzio. L’espressione malinconica. La felpa della nazionale e i jeans. Ricordiamo i buoni propositi di ripartire da quel Giro del 2019 e come adesso sembra tutto lontano. Poi Carboni si alza e va verso la cena. Vivere alla giornata probabilmente è il modo migliore per non diventare matti.

Gazprom, l’invito di Renat è una richiesta d’aiuto

16.03.2022
5 min
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Adesso che la salita si sta facendo troppo dura, Renat Khamidulin, team manager della Gazprom-RusVelo, la squadra che non esiste, fa una riflessione che suona come un giustificato e comprensibile grido d’aiuto.

«Quello che voglio dire – esclama – è che siamo una struttura organizzata come una squadra WorldTour. Siamo in Italia. E se l’Italia vuole una squadra WorldTour, questa è un’opportunità. La struttura c’è già. Per costruire una squadra, oltre all’investimento, servono le persone giuste nei ruoli chiave. Per la mia esperienza, in ogni squadra ci sono persone che non trovi sul mercato. I responsabili del magazzino o della logistica, per esempio. Li abbiamo e sono bravissimi. Sono cresciuti con noi. In Italia non ci sono squadre organizzate così».

Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci
Fra i corridori che alla Gazprom in cerca di rilancio, c’era anche Nicola Conci

Porte chiuse all’UCI

L’UCI li ha ricevuti e non ha ascoltato né valutato la proposta che la Gazprom-RusVelo aveva messo sul tappeto. Togliere tutti i marchi, inventarsi una maglia bianca portatrice di un messaggio di pace. E salvare la stagione di 21 corridori e dello staff degno appunto di una squadra WorldTour. Pensiamo alle parole di Canola e Conci, quelle di Scaroni e Rivera, Malucelli e Fedeli. Di tutto questo non v’è più traccia.

«Non hanno nemmeno valutato – racconta ancora Renat – in compenso ci hanno spiegato nei dettagli che cosa dovremmo fare per essere riammessi. Dalle cose importanti, come trovare un nuovo main sponsor, a quelle che trovo ridicole. Come il mio indirizzo email: non va bene che abbia il dominio rusvelo.com».

Nei giorni scorsi è venuto fuori che anche la vostra fideiussione bancaria non sia più valida.

Non va bene niente di quello che avevamo prima. La garanzia bancaria è là e copre tutto, ma non si può usare. Secondo loro dovremmo cambiare tutto. Ormai si sa in giro che la squadra ha questi problemi, anche se noi non abbiamo ritenuto di comunicare niente. Dobbiamo risolvere il nodo del main sponsor, anche perché qualche corridore ha già avuto dei contatti. Stiamo cercando di contattare persone interessate, ma non è facile.

I soldi di Gazprom, anche senza marchi sopra, non sono più buoni?

No, non si possono usare. Perciò entro questo mese, si deve arrivare a qualcosa. Per il bene dei corridori, chi avesse ricevuto delle offerte dovrà essere lasciato libero. Non voglio bloccare la loro carriera, questa è la mia regola di vita.

Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Marco Canola, qui all’Oman, aveva in mente una grande stagione
Pare che gli italiani correranno con la maglia azzurra le corse italiane.

Lo so. Faranno la Per Sempre Alfredo (Conci e Canola, ndr) e anche la Coppi e Bartali. Ma parliamoci chiaro, per loro è un lavoro, non corrono in bici solo perché gli piace. Devono guadagnare.

Li state pagando o lo stop prevede anche la sospensione degli stipendi?

Li stiamo pagando tutti. Non abbiamo debiti con nessuno, ma non so quanto potrebbe durare. Per l’UCI non siamo più una squadra e stando così le cose, non ci sono più i requisiti per cui Gazprom Germania vada avanti con la sponsorizzazione. Sul contratto c’è scritto che sponsorizzano una squadra UCI, noi non esistiamo più.

E quindi adesso?

Devo cercare qualcuno che ci dia i soldi per finire l’anno e non è facile. Ho attivato tutti i contatti. Conosco tante persone, anche alcuni proprietari di grandi aziende. Ma le compagnie hanno le loro strategie e pianificazioni, si muovono per interesse. I soldi per quest’anno sono stati stanziati nel 2021 e poi c’è da capire se il ciclismo faccia parte delle loro strategie. Se non è così, è difficile che entrino a stagione in corso.

C’era un grande progetto. C’era l’ipotesi WorldTour…

Siamo partiti da squadra di dilettanti fino ad avere 4 inviti in corse a tappe WorldTour di una settimana e altre gare in linea fino a 40 giorni di gara WorldTour, senza fare un grande Giro. E’ tutto qua. Basta venire a parlare…

Nella tarda primavera del 1993, la Eldor-Viner scoprì di non avere più i mezzi per proseguire. Il Giro d’Italia sarebbe partito dall’Isola d’Elba e l’intervento in extremis della Mapei salvò la squadra, che partecipò al Giro e ottenne anche l’invito per la Vuelta, dando l’inizio a una storia ventennale. Il dottor Squinzi mise in atto un vero miracolo e realizzò un capolavoro. Chissà se qualcuno, alle prese con una nuova squadra, starà valutando l’occasione…

Ucraina Kulyk 2022

Kulyk, Popovych e altre storie di una guerra assurda

11.03.2022
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Per molti il nome di Alexander Kulyk è solo uno dei tanti, troppi morti della insensata guerra che si sta combattendo in Ucraina. Per chi è un po’ addentro al ciclismo no, non è un nome qualsiasi e la sua scomparsa è l’ultimo capitolo di una storia davvero particolare, che forse aggiunge un tassello alla follia di questo conflitto.

C’è una ragione per cui la sua scomparsa è stata particolarmente sentita: l’Ucraina è un Paese profondamente legato al ciclismo. Innanzitutto per la sua conformazione geografica, completamente pianeggiante. Poi per la conseguente diffusione di bici nel suo territorio, per un utilizzo sociale prima ancora che agonistico. Lo stesso presidente Volodymyr Zelenski è un grande appassionato di ciclismo. Una delle prime interviste che ha rilasciato, quando i media tenevano a raccontare la storia di un attore e produttore televisivo ritrovatosi non senza sorpresa a guidare il Paese, è stata in sella in palestra durante lo spinning.

In Ucraina, dove da qualche anno era stato cancellato il locale Giro in attesa di poterlo rilanciare in una situazione sociale più tranquilla, non mancavano comunque gare regolarmente iscritte nel calendario Uci, soprattutto nella regione di Kiev, alle quali prendevano regolarmente parte corridori russi come delle altre repubbliche ex sovietiche e dei Paesi occidentali.

Kulyk 2022
L’unica foto in Rete di Alexander Kulyk, Cittì ucraino morto a 65 anni
Kulyk 2022
L’unica foto in Rete di Alexander Kulyk, Cittì ucraino morto a 65 anni

Kulyk, ex tecnico sovietico e russo

Kulyk era un personaggio molto conosciuto nel suo Paese, non solo perché padre di Andriy Kulyk, ex campione nazionale. Sin da giovane Alexander aveva preferito la carriera di tecnico, subito coinvolto più dalla possibilità di insegnare che da quella agonistica. Il suo curriculum si è presto impreziosito, ma la cosa che colpisce è che nel corso della sua carriera ha viaggiato in perfetto parallelismo con l’evoluzione storica delle sue terre, entrando nello staff tecnico della nazionale sovietica, quando i corridori in maglia rossa dominavano la scena dilettantistica, poi dopo la caduta del Muro era stato assunto alla guida della selezione russa, prima di tornare nel suo Paese e assumere l’incarico di Direttore Tecnico della nazionale ucraina.

Kulyk si era subito messo a disposizione per la salvaguardia del popolo ucraino tornando a Kiev. Non aveva imbracciato le armi, pensando più all’aiuto alla popolazione. Per questo era all’opera nel soccorso e nell’aiuto dei cittadini che volevano uscire dalla città, quando è caduto sotto il fuoco nemico, a 65 anni.

La nazionale in salvo in Abruzzo

A comunicare la notizia della sua scomparsa, mostrando una particolare commozione, è stato il presidente della federazione ciclistica ucraina, Andriy Grivko, ex pro’ che in questi giorni si è particolarmente adoperato per quelli che considera i suoi ragazzi, quelli della nazionale che hanno trovato rifugio proprio in Italia, accolti ieri dalla Federazione e dalla regione Abruzzo, che li ospiterà per tutto il tempo del conflitto permettendo loro anche di gareggiare nelle gare italiane. Vedendo i loro visi all’arrivo in Italia c’era negli occhi tutto l’orrore che si può notare in ogni profugo di una guerra davvero vicina a noi, alle nostre vite.

Per i corridori russi la situazione è in pieno divenire: l’Uci ha concesso loro di continuare provvisoriamente l’attività in attesa di nuove prese di posizione politiche prima e sportive dopo, ossia indirizzi provenienti direttamente dal Cio che aveva espressamente chiesto a tutte le federazioni internazionali di prendere provvedimenti contro la Russia. Questo significa che Vlasov e connazionali possono continuare a svolgere la loro attività nelle rispettive squadre di appartenenza, ma c’è chi non si fida. Pavel Sivakov, ad esempio, ha preso la nazionalità francese e non ha fatto mancare le sue parole contro la guerra in Ucraina.

Grechyn 2022
Serhiy Grechin, con un passato all’Amore&Vita, alla guida della nazionale ucraina arrivata ieri in Italia (foto FCI)
Grechyn 2022
Serhiy Grechin, con un passato all’Amore&Vita, alla guida della nazionale ucraina arrivata ieri in Italia (foto FCI)

Il destino dei corridori russi

«Volevo diventare francese da tempo e avevo fatto domanda all’Uci – ha spiegato il corridore della Ineos Grenadiers – visto quello che sta succedendo ho chiesto al massimo ente di accelerare le cose». Sivakov si è detto pronto a vestire la maglia della nazionale francese ai Mondiali e, appena avrà il passaporto transalpino, anche alle prossime Olimpiadi di Parigi: «Sono nato in Italia ma sono in Francia da quando avevo un anno, ho studiato qui, parlo il francese, qui mi sono innamorato del ciclismo. Vorrei solo che questa guerra finisse al più presto, non riesco a comprendere come sia potuta accadere».

Una guerra nella quale sono già diversi gli sportivi che hanno dato la loro vita: calciatori, biathleti, pugili. Una guerra che sta riempiendo i media, che sta direttamente o indirettamente influendo sulle nostre vite e che si fa sentire anche nell’attività ciclistica. Basta ascoltare le dichiarazioni di tanti corridori al loro arrivo, come Van Aert in occasione del suo successo all’Omloop Het Nieuwsblad ma anche solo guardandoli si scorge che quella gioia che normalmente avvolge ogni successo è velata.

Popovych 2021
Yaroslav Popovych, diesse della Trek Segafredo ora impegnato negli aiuti umanitari per il suo Paese
Popovych 2021
Yaroslav Popovych, diesse della Trek Segafredo ora impegnato negli aiuti umanitari per il suo Paese

Popovych e quei bambini in viaggio…

Qualcuno ha dovuto mettere da parte il suo impegno e dedicarsi ad altro. Ad esempio Yaroslav Popovych, ex stella del ciclismo ucraino e oggi diesse della Trek Segafredo. Aveva seguito tutta la preparazione stagionale, ma poi ha dovuto lasciare il suo lavoro e mettersi a disposizione del suo popolo. Oggi Popovych lavora nei centri di raccolta di materiale di emergenza che poi porta con un camion sino al confine e del suo racconto emergono i contorni di una vera tragedia.

«Ho sospeso la mia vita lavorativa dopo l’Uae Tour, poi ho dovuto pensare all’Ucraina e alla Trek hanno capito – ha dichiarato alla trasmissione Bike4U – Raccolgo materiale e invito tutti ad aiutarci soprattutto attraverso medicinali, sacchi a pelo, stufette, è ciò che più manca e serve attualmente. Quando arrivo al confine ucraino è un colpo al cuore vedere la mia gente che arriva impaurita e senza nulla, mamme con i loro figli ma anche bambini soli, senza nessuno, destinati ai campi profughi. Le parole non possono descrivere quel dolore…».

Pochi giorni per ripartire, la missione di Renat Khamidulin

03.03.2022
4 min
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«Come qualsiasi persona – dice Renat Khamidulin – ho una mia opinione. In ogni situazione, in ogni grande lite è difficile che la responsabilità sia da una sola parte, figurarsi in un conflitto. Ma non riguarda noi, noi come squadra non abbiamo fatto niente di sbagliato. Non abbiamo violato le regole. E come tutti abbiamo sempre considerato lo sport come un fattore che può unire e non dividere».

Renat Khamidulin ha 43 anni, è stato corridore ed è il capo della Gazprom-RusVelo
Renat Khamidulin ha 43 anni, è stato corridore ed è il capo della Gazprom-RusVelo

Stop a Laigueglia

Il capo ha la voce scossa. Lo abbiamo sentito ieri sera, dopo un giorno di riunioni e dopo che nel pomeriggio Fedeli ci aveva raccontato la storia del suo compleanno amaro. Colpire tutto ciò che è russo per colpire Putin, mentre Putin fa la guerra in Ucraina: lo schema è chiaro. Ma qual è il senso di fermare un gruppo di atleti? Khamidulin le ha provate tutte per far correre il Trofeo Laigueglia ai suoi ragazzi, ma non è bastato. E adesso?

«Non siamo mai stati fermi – dice – e stiamo ancora lavorando per superare la cosa e andare avanti. C’è stata una decisione e abbiamo poco tempo a disposizione per far ripartire la squadra. Abbiamo cominciato a parlare con l’UCI e ci stanno ascoltando. Stiamo collaborando e andremo in Svizzera per avere i nostri incontri».

La squadra ha iniziato bene la stagione, vincendo con Malucelli ad Antalya
La squadra ha iniziato bene la stagione, vincendo con Malucelli ad Antalya
A che punto hai cominciato ad aver paura che sarebbe successo qualcosa?

Io non ho mai avuto paura. Hai paura se hai fatto cose sbagliate, ma noi siamo stati nelle regole. Abbiamo rispettato tutte le normative dello sport, dall’antidoping a tutte le altre regole. Nessuna paura, la mia era semmai una preoccupazione perché ho cominciato a immaginare gli scenari.

Per questo per Laigueglia avevate tolto tutte le scritte da auto, maglie e bici?

Il giorno prima, martedì, vedendo la situazione, abbiamo fornito ai ragazzi una divisa completamente bianca, ma purtroppo non è stata accettata. La squadra è pronta. Ci sono degli atleti di alto livello che hanno raggiunto la condizione e hanno il diritto di competere. Non possiamo lasciarli così, senza provare a fare qualcosa.

Fra i corridori che alla Gazprom sono in cerca di rilancio, ecco Nicola Conci
Fra i corridori che alla Gazprom sono in cerca di rilancio, ecco Nicola Conci
L’UCI sta acoltando?

Ci sono delle proposte chiare, di cui ancora non posso parlare, per cui la squadra sarà portatrice di un messaggio per tutto il mondo. Leggevo che l’altro giorno un giocatore russo e un ucraino dell’Atalanta si sono abbracciati (Ruslan Malinovskyi e Aleksey Miranchuk, ndr). Lo sport unisce, non fa le guerre.

Il messaggio di cui parlavi riguarda questo?

Vogliamo portarlo in giro, far sì che il ciclismo prima del calcio parli di pace e si smarchi dalla guerra.

Quali sono i prossimi passi?

Stiamo lavorando in silenzio, non faremo comunicati ufficiali. Ci sarà da capire quanto tempo sarà necessario tecnicamente con l’UCI. Credo ci vorrà qualche giorno, spero si arrivi a capo di qualcosa per metà mese.

Anche Piccolo fra i sette azzurri tesserati con la squadra russa
Anche Piccolo fra i sette azzurri tesserati con la squadra russa
In che modo lo avete spiegato ai corridori?

Abbiamo parlato con loro. Siamo in contatto tutti i giorni. I corridori meritano di sapere tutto più e prima di chiunque altro.

Ma nel frattempo alcuni sponsor vi hanno mollato, come si fa?

Non mi nascondo, qualcuno lo abbiamo perso. Ma non siamo rimasti a piedi. Ecco, questo vorrei dirlo: la squadra è pronta e ha tutto quello che serve per ripartire.

Il capo non molla, ma è evidente che i tempi siano stretti. Il progetto di Renat era e resta ambizioso. L’arrivo di Sedun lasciava trapelare l’intenzione di salire nel WorldTour, ma adesso è tutto congelato. I corridori hanno bisogno di certezze, di lavorare per un obiettivo. Prima che comincino a guardarsi intorno e che i loro procuratori inizino a pensare di portarli dovunque ci sia posto, dovunque li facciano quantomeno correre.

Gazprom fuori da Laigueglia, per Fedeli compleanno amaro

02.03.2022
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Alessandro Fedeli aveva in mente tutto un altro compleanno. La giornata prevedeva che giocasse le sue chance nel Trofeo Laigueglia e se ne servisse come rampa di lancio verso la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo, i due principali obiettivi della sua stagione. La Gazprom-RusVelo non è stata invitata al Giro d’Italia, pertanto le corse di primavera di RCS avrebbero costituito uno dei punti chiave del 2022. Il modo per scrollarsi di dosso il fallimento della Delko e rilanciare la sua carriera.

La Gazprom-RusVelo è stata privata dello status di team UCI ed estromessa da ogni gara ufficiale
La Gazprom-RusVelo è stata privata dello status di team UCI ed estromessa da ogni gara ufficiale

Squadra fermata

La guerra russa in Ucraina lo ha costretto a rivedere i suoi piani: squadra sospesa, impossibile sapere fino a quando. Non appena il mondo ha iniziato a chiudere le porte alle banche, alle aziende, agli interessi russi nel mondo, si è iniziato a capire che anche la squadra di Renat Khamidulin potesse avere qualche problema.

«L’altro giorno – racconta il veronese – ho fatto 7 ore e 20′ di allenamento preparando la Sanremo. Inizio a pensare che non diventerò mai quel che speravo. I miei sogni sono infranti. Ho compiuto 26 anni, che nel ciclismo di oggi non sono pochi. Magari i più giovani hanno davanti del tempo per ripartire, io a questo punto non lo so. Se anche ci faranno ripartire, le corse più importanti della nostra stagione sono andate».

Mentre Fedeli era a casa, a Laigueglia la Drone Hopper ha mostrato vicinanza a Ponomar indossando la maglia di campione ucraino
A Laigueglia la Drone Hopper ha mostrato vicinanza a Ponomar indossando la maglia di campione ucraino

Via le scritte

Nella mattinata di ieri, dopo la notizia per cui Look avrebbe ritirato la sponsorizzazione al team, i meccanici si sono affrettati a togliere tutte le scritte dalle ammiraglie e dalle biciclette. Gli atleti della Gazprom-RusVelo erano in viaggio verso Laigueglia, altri erano a casa. Malucelli ad esempio era al lavoro per la Milano-Torino e ha avuto il primo sentore di guai al rientro dall’allenamento. La squadra nel frattempo ha provveduto a comprare abbigliamento bianco e senza scritte, portato a Laigueglia da un massaggiatore, per garantire che almeno i corridori non russi potessero correre. Lo sponsor aveva dato via libera, non così l’Unione ciclistica internazionale.

«Non hanno usato il minimo tatto – prosegue Fedeli – vorrei sapere a questo punto perché i corridori russi delle squadre tedesche o britanniche possono continuare a correre. E’ un provvedimento che alimenta l’odio, in un ambiente che è abituato al mescolarsi delle nazionalità. Nella nostra squadra ci sono italiani, russi, ragazzi della Repubblica Ceca come Vacek che ha vinto in UAE e anche del Costa Rica. La sede è in Italia, le ammiraglie hanno targhe italiane e i soldi arrivano dalla Germania. Della mia squadra non posso dire che bene. Fino a ieri sera ce l’hanno messa tutta per farci correre, avrebbero accettato di stare per tutto l’anno senza scritte su maglie, auto e bici. E mentre noi eravamo lì a cercare di capire, alle 16,30 l’Uci si è riunita e alle 19 ci hanno detto di andare via».

Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa dell’UAE Tour
Vacek ha 19 anni, viene dalla Repubblica Ceka e ha vinto l’ultima tappa dell’UAE Tour

Fuori da tutto

Con un comunicato emesso nella serata di ieri, infatti, la squadra è stata privata dello status di team Uci, venendo di fatto interdetta da tutte le manifestazioni ufficiali. Il testo non ammette grosse repliche. Viene previsto il divieto di mostrare scritte e grafiche di sponsor riconducibili a Russia e Bielorussia, per cui il look improvvisato del team sarebbe stato in linea con il provvedimento. Tuttavia l’esclusione della squadra dal ranking Uci taglia le gambe a ogni trattativa.

Diverso il discorso per gli atleti russi tesserati in squadre straniere, come Vlasov alla Bora e Sivakov alla Ineos. A quel punto il compleanno ha smesso di essere una priorità, Fedeli si è rimesso in macchina e alle quattro del mattino ha fatto ritorno a casa.

Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto
Fedeli si era messo in luce nell’arrivo in salita del Tour of Antalya, con il secondo posto

Delusione da capire

Al di là delle cause che l’hanno scatenato, quello che sta succedendo in Ucraina è esecrabile e non ci sono a nostro avviso attenuanti che alleggeriscano la gravità delle azioni. Nei giorni scorsi, Van Aert e Jakobsen, come pure oggi Sivakov hanno detto parole importanti di solidarietà. Ma un conto è parlare quando si è lontani dal fronte, altro è esserci dentro.

«Io sto dalla parte della squadra – dice Fedeli – e sulla guerra non posso dire nulla. Eravamo pronti per correre, ma ora la voglia di allenarmi è passata. Vediamo cosa accade. Sono tornato dal Tour of Antalya con il Covid. Appena è passato, la squadra ha speso dei bei soldi per mandare quattro di noi sul Teide. Tutto buttato! Se la prospettiva è di non correre per un lungo periodo, tanto vale staccare e recuperare. Sto bene, stavo bene. Ma certo per il mio compleanno immaginavo ben altro finale».

Prove di forza nelle Fiandre: Van Aert vince due volte

26.02.2022
6 min
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Van Aert ha fatto quello che tutti noi speravamo facesse. Ha preso la vittoria nella Omloop Het Nieuwsblad, l’ha messa per un attimo da parte con i sorrisi e i brindisi e ha detto la sua sulla guerra in Ucraina.

«Voglio dire una cosa – ha esclamato dietro il podio – le corse in bicicletta adesso sono una questione secondaria a fronte di cose più importanti che stanno succedendo a questo mondo. E’ una follia anche solo pensare che una guerra sia ancora possibile e per giunta così vicina. Per quel che vale, vorrei esprimere il mio sostegno a tutti coloro che sono coinvolti dalla guerra in Ucraina».

Bacio con moglie e figlio per Van Aert, rientrato da poco a casa dopo 2 settimane in altura
Bacio con moglie e figlio per Van Aert, rientrato da poco a casa dopo 2 settimane in altura

Maledetto vento

Che corsa ragazzi! Davanti tutti i pezzi grossi del gruppo, mentre Gaviria correva in ospedale con la clavicola rotta. Il racconto di Van Aert intanto spiega tutto, mentre il pubblico in visibilio se lo mangiava con gli occhi. Grato per quell’azione a 13 chilometri dall’arrivo.

«C’era molto vento contro – ha proseguito il vincitore – e di conseguenza la corsa è rimasta chiusa per molto tempo. In realtà volevo forzare la situazione un po’ prima, ma c’era poco. Però sul Berendries ci siamo mossi. Tiesj Benoot e il resto della squadra hanno fatto un lavoro fantastico. Sono molto contento di questa vittoria».

Per Van Aert vittoria nella gara del debutto, con 22″ su Colbrelli
Per Van Aert vittoria nella gara del debutto, con 22″ su Colbrelli

Obiettivo Roubaix

«Non pensavo di andare tanto bene così presto – ha aggiunto – ma ero ben preparato. Ho una buona condizione ed è difficile adesso dire se potrò mantenerla fino a Roubaix. In termini di intensità, c’è ancora qualcosa da aggiungere. Sono stato bravo, ma il Fiandre e la Roubaix sono ancora più importanti, quindi spero di migliorare un po’. Conto di fare quest’ultimo passo alla Parigi-Nizza aiutando Roglic, che va là per vincerla».

Per Colbrelli grande accoglienza nel velodromo di Gand alla presentazione
Per Colbrelli grande accoglienza nel velodromo di Gand alla presentazione

Testa e gambe

Che Colbrelli non nuotasse nell’oro si era visto. Però stava lì, con quelli davanti. Muoveva le spalle sui muri, ma non mollava e per questo per un po’ abbiamo sperato di raccontarne un’altra. E ci sarebbe anche riuscito Sonny, se ai piedi del Bosberg Van Aert non avesse deciso di averne abbastanza. Il gigante belga ha avuto nello stesso giorno più testa e più gambe. La prima nel dare via libera a Tiesj Benoot, costringendo gli altri (fra loro proprio Colbrelli, Trentin e Pasqualon) a spendere quel po’ che gli era rimasto. Le seconde nell’attacco sull’ultimo muro.

La corsa finalmente riaperta al pubblico, ma poche mascherine e tanta birra
La corsa finalmente riaperta al pubblico, ma poche mascherine e tanta birra

Trentin e il Muur

Quando c’è pubblico, le Fiandre sono un posto fantastico. Terra di giganti che pigiano sui pedali e tifosi nelle cui vene scorre lo stesso sangue schiumoso ricavato dal luppolo. Dopo gli ultimi due anni con poca gente sulle strade (perché ai belgi puoi vietarlo, ma non sarai mai sicuro che casualmente non si trovino al passare sulle strade della corsa), rivedere il Grammont con le giostre, la gente e la birra è stato persino un’immagine commovente. E proprio in quel budello di pietre brune come il cuoio, che in passato ha visto le azioni di Bartoli e Ballan, Boonen e Cancellara, Trentin ha sfidato Van Aert e per un po’ l’ha preoccupato.

Spalla a spalla sul Grammont, Trentin e Van Aert hanno infiammato la corsa
Spalla a spalla sul Grammont, Trentin e Van Aert hanno infiammato la corsa

Vittoria studiata

Wout l’aveva preparata. Ieri è andato a dare un’occhiata a Haaghoek e Leberg e ha incontrato e superato Alexander Kristoff sul Berendries. E’ arrivato fino al Muur di Geraardsbergen.

«E’ stato utile fare questa ricognizione – diceva stamattina alla partenza il diesse Maarten Wynants – per testare di nuovo il materiale e verificare le sensazioni sulle pietre. La maggior parte dei ragazzi è stata sul Teide per tre settimane e ha pedalato su strade perfette…».

Su una moto di Eurosport, Bradley Wiggins ha raccontato il suo punto sulla corsa
Su una moto di Eurosport, Bradley Wiggins ha raccontato il suo punto sulla corsa

Fatica Colbrelli

E di prima corsa si trattava anche per Colbrelli, sceso anche lui domenica scorsa dal Teide, come ci aveva raccontato proprio da lassù. Quelli forti non hanno bisogno di tanto rodaggio, ma è singolare che ai primi due posti della Omloop Het Nieuwsblad si siano piazzati due corridori già brillanti appena scesi dall’altura.

«Brillante, insomma… – sorride il bresciano – ho sofferto, vi dico la verità. Stavo abbastanza però… è andata! Un bel secondo posto in una classica di inizio stagione. Speriamo di far meglio nelle prossime gare. Ci ho sperato fino alla fine, ma non posso dir nulla. Ho visto che Van Aert partiva, ma mi sono detto: “Resto qui, perché già sono un po’ al limite”. Avevo ancora due compagni e mi sono detto: proviamo a chiudere il gap. Sapevo che era molto difficile. Oggi Van Aert aveva un’altra marcia e si è visto».

Per Colbrelli un secondo posto che fa sperare, arrivato nella gara del debutto
Per Colbrelli un secondo posto che fa sperare, arrivato nella gara del debutto

Rimpianto Pasqualon

Chi invece davanti all’attacco di Van Aert non si è voltato dall’altra parte è stato Andrea Pasqualon. Un cerotto sullo stinco destro, la barba impolverata e la tosse che impedisce al respiro di andarsene.

«Quando mi sono accorto che partiva sul Bosberg – dice – ho provato io a seguirlo. Ma quando a quello lì gli dai 10 metri, non lo pigli più. Si sapeva che ha una marcia in più, lo ha dimostrato ed è andato fortissimo. Del resto è un campione! Io… Ho provato sul Bosberg. Ho provato a rientrargli sotto, ma la gamba era quella che era. Purtroppo una settimana fa sono caduto e ho sofferto tanto. Anche nel finale non ero brillante, ero pieno di crampi e si è visto bene anche in volata che non ero proprio io.

Pasqualon è stato il solo a rispondere a Van Aert sul Bosberg
Pasqualon è stato il solo a rispondere a Van Aert sul Bosberg

«Sotto questo cerotto, ho due buchi profondi, che fanno male e non mi fanno recuperare di notte. In queste corse serve ogni minima energia, però sono contento del risultato. In fin dei conti non sono andato male. E domani recupero perché voglio puntare a fare bene a Le Samyn, che mi si addice. Domani niente Kuurne, cercherò di ritrovare le forze».