Il negozio prende quota, ma Chirico ora scopre il gravel

21.02.2023
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Luca Chirico è di ritorno da Livigno, dove ha passato il fine settimana sulla neve delle montagne svizzere, godendosi uno dei pochi svaghi da quando ha iniziato la nuova avventura da imprenditore nel negozio di bici, che abbiamo già visitato insieme.  

«Domenica – racconta – ho avuto modo di partecipare ad un circuito gravel a Saint Moritz, una bella e nuova esperienza. Ho iniziato a collaborare con Titici, sono amico di un ragazzo di Como che mi ha coinvolto in questo nuovo progetto. L’idea è di andare in giro e partecipare a questi eventi ed abbiamo creato un “team” che si chiama Sartoria Ciclistica di Como, porterà anche il nome del mio negozio. Al nostro fianco ci sono anche Fulcrum e Prologo. E’ un modo particolare di vivere la bici quello del gravel, l’ho provato e mi è piaciuto subito, però non ho intenzione di farlo in maniera competitiva.

«Da quando ho smesso di correre, sto uscendo molto meno. In più se avessi voluto mantenere un profilo competitivo, sarei rimasto nell’agonismo. Non mi piace nemmeno l’idea di partecipare a competizioni amatoriali da ex professionista, preferisco godermi la bici senza lo stress dell’agonismo. Organizzo dei tour di e-bike nel mio negozio e qualche volta degli amici mi convincono a uscire su strada, ma quando fa freddo non se ne parla! E’ cambiato tutto, ho stravolto la mia vita. Ci sono dei ritmi più frenetici rispetto a quelli che avevo da corridore, il negozio richiede tanto impegno, ma mi dà molte soddisfazioni».

Nel suo fine settimana a St. Moritz Chirico ha avuto modo di scoprire il gravel
Nel suo fine settimana a St. Moritz Chirico ha avuto modo di scoprire il gravel

Nuovo focus

In pochi mesi infatti per Chirico è cambiato tutto, dalle corse è passato a gestire un negozio, con tutti i pensieri del caso. La programmazione è a lungo termine, anche se qualcosa in questi primi mesi si è già raccolto.

«Bisogna modificare completamente mentalità – spiega – il negozio, che si chiama “In fuga – Luca Chirico Bike Experience”, mi porta tanti pensieri. Allo stesso tempo, però, mi dà molte soddisfazioni. L’ho aperto il 20 ottobre e, nonostante il periodo non fosse il migliore, sono molto soddisfatto. I primi due mesi sono andati bene, poi a gennaio c’è stata una frenata, ma ora c’è stata una ripartenza. Tutti dicevano che il mercato fosse inchiodato, ma negli ultimi anni il ciclismo è cresciuto molto, anche in inverno. Un periodo che solitamente vedeva meno appassionati in giro. Ora, complici anche le nuove discipline che stanno emergendo, la bici è diventata un mezzo che va bene anche tutto l’anno».

Il negozio di Chirico ha aperto il 20 ottobre a Porto Ceresio in provincia di Varese
Il negozio di Chirico ha aperto il 20 ottobre a Porto Ceresio in provincia di Varese

Dall’altra parte

Per un professionista cambiare mentalità non è sempre facile, ma come se l’è cavata l’ex corridore della Drone Hopper?

«Diventare imprenditore avendo avuto un passato da professionista ha i suoi lati positivi, devo ammetterlo. Quando la gente mi chiede un consiglio, capisco che si fida ed in fondo in questi anni di esperienze ne ho fatte e qualche bici – racconta ridendo – l’ho vista. Mi rendo conto di avere un’idea tecnica quando il cliente mi parla e il mio curriculum da corridore porta i clienti a fidarsi un po’ di più.

«La cosa più complicata è stata il passare a spiegare il mezzo. Prima lo guidavo e la cosa finiva lì, ora mi trovo a dover raccontare l’emozione della bici. Mi piace come nuovo ruolo, sono sempre stato uno che ci sta bene in mezzo alla gente. Preferisco parlare e lasciare al cliente poi la decisione finale, consapevole che se spieghi bene poi ti danno fiducia».

L’ultima corsa da professionista di Chirico è stato il Giro di Lombardia
L’ultima corsa da professionista di Chirico è stato il Giro di Lombardia

Gravel = avventura

Con questo nuovo progetto gravel, la bici ha il sapore dell’avventura: nei mesi primaverili c’è il progetto di andare in Spagna e Francia a fare degli eventi.

«Però io voglio vivere queste esperienze – conclude – godendomi il senso di comunità tipico del gravel. Si tratta di una disciplina tanto in crescita, me ne rendo sempre più conto. I clienti che vengono in negozio da me sono persone che fino al giorno prima non sono mai andate in bici. Da questo capisco come lo spirito del gravel sia allettante, lo stimolo è di godere e apprezzare la natura che ci circonda. Nella mia vita ho avuto la possibilità di correre in molti posti, ma di vedere poco. Ogni tanto fermarsi a fare una foto è bello».

LAB71: si presenta l’area “ultra premium” di Cannondale

15.02.2023
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Si chiama LAB71, una sigla che identifica una nuova famiglia di specifici prodotti Cannondale caratterizzati da prestazioni “ultra premium”: biciclette, quelle inserite in questo selezionato ambito, che nelle intenzioni del costruttore americano sono in grado di superare le migliori aspettative, con dettagli e particolari curati davvero al massimo

Cannondale LAB71 sarà sinonimo di un nuovo livello di prodotti in grado di rappresentare la massima espressione dell’artigianato costruttivo in campo ciclistico. Una sintesi della  più autentica esperienza Cannondale maturata in oltre cinquant’anni di innovazione, di prestazioni e di design. Utilizzando materiali e processi produttivi all’avanguardia, combinati con finiture straordinarie e una selezione curata dei migliori componenti disponibili, i telai e le bici complete LAB71 si collocheranno al vertice della gamma prodotti Cannondale. 

Cannondale LAB71 sarà l’area top di gamma di Cannondale
Cannondale LAB71 sarà l’area top di gamma di Cannondale

Disponibilità dal 1° marzo

«LAB71 rappresenta una progressione naturale per la nostra azienda – ha dichiarato Henning Schroeder, il Senior Vice President of Product Development di Cannondale – e ci piace immaginarlo come un luogo fisico in cui lasciamo che i nostri ingegneri, i nostri designer ed i nostri product manager si scatenino per realizzare le bici dei loro sogni. All’interno del LAB71 prendiamo le nostre piattaforme più innovative, e veloci, e le perfezioniamo con materiali avanzati, componenti scelti appositamente, finiture e dettagli che rivelano livelli assoluti di bellezza». 

Dal 1971, Cannondale ha sfidato le convenzioni in nome delle prestazioni, trovandosi in prima linea per quanto riguarda il tema dell’innovazione nel ciclismo. Partendo dalla rivoluzione dell’alluminio, negli anni ottanta, passando per biciclette da strada e mountain bike aggressive e iconiche. Fino ad arrivare a prototipi fuori dagli schemi, ad atleti e squadre leggendari, le innovazioni rivoluzionarie di Cannondale hanno costantemente spinto il settore in avanti. E nelle intenzioni dei vertici del brand americano LAB71 intende continuare questa personale tradizione…

Cannondale è diventata un punto di riferimento per tutte le discipline del mondo bike
Cannondale è diventata un punto di riferimento per tutte le discipline del mondo bike

I singoli modelli Cannondale LAB71 saranno disponibili nelle specifiche categorie di bici da strada, gravel, Mtb ed e-bike dal prossimo primo giorno di marzo.

Cannondale

Allenamenti mirati, con MagneticDays si può

03.02.2023
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Ogni volta che MagneticDays propone qualcosa di nuovo, la novità non è mai banale. Alle spalle c’è un percorso di crescita del sistema e un pool di coach di altissimo livello, una combinazione di qualità che ha l’obiettivo primario di offrire un training specifico senza eguali.

L’ultima frontiera sono i training specifici che toccano le discipline del gravel, nelle sue diverse interpretazioni e del ciclocross. Ma non finisce qui, perché in pari alla metodologia HTT, nascono anche gli allenamenti mirati ai singoli eventi.

MagneticDays è anche un esempio di piattaforma tecnologicamente fruibile
MagneticDays è anche un esempio di piattaforma tecnologicamente fruibile

Il training non è solo competizione

Allenarsi significa migliorare, conoscere se stessi e le risposte del proprio corpo, imparare ad interpretarle ed utilizzare gli stimoli positivi che arrivano da una serie di adattamenti fisici. MagneticDays è sinonimo di indoor training di qualità, fatto con gli strumenti più moderni e con i numeri, ma non è solo gara e agonismo.

Alla base di tutto c’è il miglioramento, non una chimera, ma un obiettivo perseguibile da tutti, anche da chi la bicicletta la vede e la interpreta come uno svago, come la valvola di sfogo del fine settimana e come mezzo di spostamento per le vacanze. Ovviamente c’è anche la competizione. Un mix di ragionamenti e tante soluzioni che danno forma agli allenamenti personalizzati per il gravel e per il ciclocross.

«La parte coaching rimane il cardine dell’intero sistema Magnetidays – spiega il titolare Marco Sbragi – e grazie anche all’innesto di Alessandro Corsini è diventato ancor più strutturato. I coach che fanno parte della famiglia MagneticDays, ognuno con le sue peculiarità, hanno permesso di allargare le nostre conoscenze nelle diverse discipline e di personalizzare in maniera infinita il training. La specificità e le profonde valutazioni, possibili grazie al nostro percorso di crescita e alle eccellenze dei nostri coach, hanno dato modo di creare degli allenamenti dedicati al singolo evento.

«Per noi è un grandissimo traguardo. Questo significa che al fianco della metodologia HTT per la preparazione atletica completa, viene proposta anche una serie di pacchetti che danno modo di allenarsi in vista di singole manifestazioni delle varie discipline. E’ un lavoro enorme da sviluppare, ma che ci darà modo di crescere ancora di più, allargare le nostre conoscenze e quelli dei nostri utenti».

Per gravel race e cicloturismo

L’esponenziale crescita di questo segmento ha aperto diversi dibattiti, tra i quali anche il training specifico e dedicato. Il gravel race fa coniugare l’attività endurance a quelle aerobica e anaerobica, mentre il turismo in bici e il bikepacking hanno bisogno di una base concreta per far vivere l’esperienza sulla bicicletta nel migliore dei modi.

Ecco serviti i due pacchetti training, MagnetiDays Gravel Pro Race e Gravel Turismo. Oltre alla costruzione personalizzata, in base alle soggettività dell’utente e alle richieste specifiche, i due pacchetti tengono ovviamente conto di come le due attività si sviluppano.

E per il ciclocross

Come è facile immaginare, il training specifico per il ciclocross è costruito in modo diverso dai precedenti. L’obiettivo primario è quello di allenare l’intensità e le tante variazioni cardiache, tipiche di questa disciplina che ha tempi ridotti di esecuzione, ma presenta dei picchi di intensità difficilmente riscontrabili in altri sport.

MagneticDays

Il 2023 sarà l’anno del gravel? I confini si allargano

26.01.2023
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E’ innegabile che il mondo gravel sia in continua espansione. Se da una parte il calendario della strada si è ormai lanciato con prove in contemporanea in ben 3 continenti, quello del gravel attende ancora il suo inizio e perché ciò avvenga si dovrà aspettare la primavera: il 23 aprile con La Indomable di Berja, in Spagna, inizieranno infatti le World Series, il principale circuito della specialità, che rispetto allo scorso anno mostra profondi cambiamenti.

Il circuito voluto dall’Uci aumenta notevolmente il suo numero di prove. Nel 2022 erano state 11, quest’anno si passa a 17, con la penultima, il 2 settembre, che si svolgerà in Italia, La Monsterrato di Quattordio in Piemonte, che di fatto chiuderà il periodo di qualificazione per i mondiali della specialità che com’era avvenuto lo scorso anno si svolgeranno in Veneto, per la regia apprezzatissima di Pippo Pozzato, prima di passare la mano a Flanders Classics nel 2024.

Le World Series si comporranno di 17 prove. I mondiali saranno il 7 e 8 ottobre sempre in Veneto
Le World Series si comporranno di 17 prove. I mondiali saranno il 7 e 8 ottobre sempre in Veneto

In programma ben 7 novità

Il calendario che il massimo organo internazionale ha voluto quest’anno ha un baricentro maggiormente spostato nella vecchia Europa. E’ stata tolta la gara filippina che aveva inaugurato il circuito mentre una delle prove australiane, la Gravelista è stata posizionata dopo i mondiali e varrà come evento qualificativo per il 2024.

Su 17 gare solo 5 escono dal Vecchio Continente, appunto le due gare australiane (l’altra è la Seven del 13 maggio), la Swartberg 100 del 29 aprile in Sud Africa, la Blue Mountains Gravel Fondo dell’11 giugno in Canada e la riconfermata Highlands Gravel Classic negli Usa, in quella Fayetteville diventata un tempio del ciclocross, prevista per il 24 giugno.

Il problema delle concomitanze

Andando da fine aprile a inizio ottobre, con 17 gare, non mancano le concomitanze. Una scelta che fa storcere un po’ il naso ai puristi, ma rispecchia proprio i fini che l’Uci ha previsto, quello di consentire attraverso ogni prova di staccare il biglietto per i mondiali veneti. A tal proposito il regolamento parla chiaro: per qualificarsi è necessario arrivare nel primo 25 per cento dei classificati della propria categoria di appartenenza. Non c’è una classifica generale come ad esempio per la Coppa del Mondo di ciclocross, sono tutte prove a sé stanti, magari in attesa che anche nel gravel venga costruito un ranking.

Il calendario

23 aprileLa IndomableESP
29 aprileSwartberg 100RSA
30 aprileGravel Fondo LimburgNED
6 maggioGravel Challenge Blaavands HukDEN
13 maggio3RIDES Gravel RaceGER
13 maggioSevenAUS
20 maggioThe GrallochGBR
4 giugnoHutchinson Ranxo GravelESP
11 giugnoBlue Mountains Gravel FondoCAN
18 giugnoWish One Millau Grands CaussesFRA
24 giugnoHighlands Gravel ClassicUSA
15 luglioGravel One FiftyNED
22 luglioGravel AdventurePOL
19 agostoGravel Grit ‘n GrindSWE
26 agostoHouffa GravelBEL
2 settembreLa MonsterratoITA
15 ottobreGravelistaAUS

Un circuito per specialisti?

Analizzando i risultati delle gare dello scorso anno emergono alcune considerazioni interessanti. Va innanzitutto detto che quello che si è visto nel corso dell’anno è profondamente diverso dai risultati emersi dal mondiale: nei primi 10 è comparso solo uno specialista vero (o meglio uno che si divide davvero fra strada e gravel), il danese Andreas Stockbro vincitore della Gravel One Fifty in Olanda e finito 10° in Veneto. Neanche una fra le donne e questo significa che la specialità deve ancora assumere una propria connotazione, per ora è terreno di conquista per chi viene principalmente dalla strada (soprattutto con il mondiale posto a fine stagione) e dalla mountain bike.

E’ anche vero però che ci sono specialisti che interpretano queste World Series in maniera molto professionale. Un esempio è Adam Blazevic, vincitore delle due gare australiane, ossia quelle di casa ma che nel corso dell’anno ha collezionato molte Top 10 in giro per il mondo. Ma quando sono entrati in campo gli stradisti come ad esempio l’olandese Niki Terpstra alla Wish One Gravel Race in Francia oppure l’iberico della Movistar Carlos Verona alla Ranxo in Spagna, non ce n’è stato per nessuno.

Adam Blazevic ha trovato nel gravel la sua dimensione: 2 vittorie nelle World Series 2022 (foto Noéko/Seven)
Adam Blazevic ha trovato nel gravel la sua dimensione: 2 vittorie nelle World Series 2022 (foto Noéko/Seven)

Si parte dall’Andalusia

Non è neanche un caso che l’Uci abbia deciso di far partire la nuova stagione con una raffica di novità. Si comincia il 23 aprile con La Indomable, nel sud dell’Andalusia. Sei giorni dopo l’appuntamento sudafricano con la Swartberg100 su un percorso che gli organizzatori preannunciano molto tecnico, con alternanza di tratti in pavé ad altri su sterrato tipico da gravel e l’ultima aspra salita a 20 chilometri dal traguardo. Comunque chi vorrà evitare la lunga trasferta potrà dirigersi verso Valkenburg, con la Gravel Fondo Limburg che partirà addirittura dal mitico Cauberg e la scalata del Keutenberg prima dell’arrivo in centro città.

Il 6 maggio si va in Danimarca, sulla costa occidentale con la Gravel Challenge Blaavands Huk disegnata prevalentemente attraverso piccoli villaggi sul lungomare con molti tratti in spiaggia. Una settimana dopo si va ad Acquisgrana per la 3RIDES Gravel Race a cui è abbinato un grande expo ciclistico. Poi nel corso della stagione sono previste altre novità come The Gralloch, prima sfida gravel in Gran Bretagna, in Scozia per la precisione e la Blue Mountains Gravel Fondo in Canada.

Verona nel 2022 ha vinto la Ranxo, ma al mondiale è stato solo 26° (foto organizzatori Ranxo)
Verona nel 2022 ha vinto la Ranxo, ma al mondiale è stato solo 26° (foto organizzatori Ranxo)

Arriva un certo Tom Boonen…

Inoltre c’è un altro aspetto che emerge da queste settimane di lento riavvio della stagione ciclistica (ciclocross a parte): l’estremo interesse che il gravel riscuote in misura sempre maggiore fra campioni attuali e passati. Molti hanno già aggiunto nella propria agenda l’appuntamento mondiale di ottobre, come ultimo squillo di una stagione lunghissima, una sorta di ciliegina sulla torta cambiando bici.

Ma c’è anche chi pensa di ritornare a pedalare, ad esempio un certo Tom Boonen, uno dei più grandi cacciatori di classiche che ha annunciato di volersi cimentare in qualcuna delle prove del calendario internazionale. Quelle dove di professionisti attuali non ce ne sono, salvo sorprese…

Chaoyang, le coperture gravel per qualsiasi condizione

29.12.2022
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Una gamma pensata per rispondere a tutte le esigenze degli appassionati. Le coperture del marchio Chaoyang hanno caratteristiche uniche, che consentono di godere a pieno delle uscite sullo sterrato senza preoccuparsi delle forature e degli inconvenienti. Tre modelli in grado di supportare qualsiasi situazione: Gravel GP, Gravel AT e Gravel MT.

Fondata nel 1958 nel cuore della Cina, Chaoyang è uno dei brand più importanti del gruppo ZC-RUBBER e produce all’anno più di 300 milioni di camere d’aria e copertoni per biciclette. Il loro focus è migliorare costantemente i propri prodotti introducendo le tecnologie più moderne e affidandosi al supporto di numerosi rider professionisti.

Gravel GP

Per chi cerca grip senza rinunciare alla scorrevolezza il Gravel GP rappresenta la scelta giusta. Vanta infatti un battistrada composto da piccoli tasselli a forma di diamante distribuiti su tutta la superficie. Questi sono ravvicinati al centro per una bassa resistenza al rotolamento e spaziati lungo i lati per garantire un’ottima tenuta in curva, anche in condizioni di pioggia.

Queste qualità rendono il Gravel GP il copertone più veloce della famiglia off-road, ideale per l’utilizzo su asfalto e strade bianche. Consigliato anche in combinazione con Gravel AT o MT. E’ disponibile in svariate misure e tre tipologie. A partire dalla versione gravel che copre da 700×35 a 700×40 con un peso che oscilla tra i 425g e i 560g. Sono inoltre selezionabili le versioni Trekking ed Every Day con misure che coprono 27.5×1.50 e 29×1.50. 

Gravel AT

Una copertura ibrida che asseconda il ciclista su più terreni strizzando sempre l’occhio alla performance. Ideale per chi cerca uno pneumatico tuttofare per un utilizzo misto. Il Gravel AT riunisce le migliori caratteristiche di uno pneumatico per garantire una guida senza preoccupazioni sia su strada che su fuoristrada. 

Il battistrada a freccia direzionale favorisce la bassa resistenza al rotolamento e la trazione sul dritto, mentre i tasselli più spaziati ai lati offrono grip in curva e aiutano a scaricare l’acqua e i detriti. Disponibile in una sola misura 700×38 con caratteristiche e pesi differenti, dal tallone morbido al rigido dai 480g per la versione gravel ai 560g per quella Every Day. 

Gravel MT

A completare la gamma di Chaoyang c’è il Gravel MT. Il modello più aggressivo della linea Gravel e progettato soprattutto per l’uso fuoristrada. Adatto ad un utilizzo che può essere portato al limite, con il supporto di una copertura che accompagna il proprio stile di guida in ogni sfumatura.

Sono presenti numerosi piccoli tasselli rialzati e rinforzati che ne garantiscono un’ottima tenuta, anche in curva, e la massima stabilità in frenata. Perfetto per chi non vuole limitarsi alle strade sterrate ma esplorare sentieri e percorsi Mtb. Un’anima che non si pone confini e che permette al rider di scoprire nuovi orizzonti della disciplina in sella alla propria bici. La misura disponibile è 700×38 con un peso di 530g nella versione Gravel e di 560g in quella Every Day. 

Chaoyang

Mandelli

Nuova Ridley Grifn, i limiti non sono quelli della bicicletta

01.12.2022
6 min
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La nuova Ridley Grifn, una gravel con telaio da 990 grammi (dichiarati e senza verniciatura) nella taglia media e la capacità di alloggiare pneumatici fino a 38 millimetri di larghezza (che diventano 40 utilizzando una trasmissione con monocorona).

Ridley Grifn completa il segmento delle biciclette all-road dell’azienda belga. Ridley fu uno dei primissimi brand a lanciare il segmento delle biciclette “tuttoterreno”, era l’anno 2015 e c’era il modello X-Trail. Un design iconico che si ispira ai modelli Kanzo e non dimentica l’aerodinamica della Noah, anche se le differenze esistono e sono importanti.

Il biglietto da visita dalla nuova Grifn sono un telaio da 990 grammi (dichiarati e senza verniciatura) nella taglia media e la capacità di alloggiare pneumatici fino a 38 millimetri di larghezza (che diventano 40 utilizzando una trasmissione con monocorona). Per concezione è la bicicletta che è in grado di coprire anche le richieste del gravel race. Entriamo nel dettaglio.

Grifn, cosa significa?

Il nome Grifn (Grifon o Grifen, detto alla belga) si riferisce ad un essere mistico, con il corpo di un leone e la testa di un’aquila, una sorta di ibrido, forte e imperioso. Tutto questo significa anche versatilità e pochi limiti d’impiego, un po’ come vuole essere il progetto Grifn e come chiede il mercato, molto orientato sulle bici allroad, con due facce e molte anime.

Come è fatta

Si tratta di un monoscocca in carbonio ottenuto da un blend di fibre composite in alto modulo che fanno parte della Elite Series di Ridley. L’applicazione del tessuto trova un diverso posizionamento in base alle taglie e alle sezioni del telaio.

Ha la scatola del movimento centrale larga 86 millimetri. Il seat-post è da 27,2, con una forma rotonda e classica. Ridley Grifn adotta la tecnologia F-Steerer per lo stelo della forcella che diventa la naturale interfaccia del manubrio integrato Cirrus Pro. L’integrato Cirrus ha una forma propria, con una flare (svasatura verso l’esterno) di 16°. Ha un reach ridotto di 70 millimetri, comune e tutte le misure e un drop di 120, ovvero con una curvatura decisamente compatta.

Traducendo, il manubrio risulta sempre comodo e facile da raggiungere nei diversi punti di contatto, a prescindere dal terreno e dalla situazione ambientale che si affronta.

Geometria KOG

KOG è l’acronimo di Kanzo Optimized Geometry e non è un dettaglio secondario. Mutuando alcune soluzioni dalla piattaforma Kanzo, la Grifn modifica una parte delle quote geometriche, in modo da rendere il mezzo maggiormente sfruttabile in un contesto vario e si posiziona tra la endurance Fenix e proprio la Kanzo. Ad esempio: l’angolo dello sterzo è di 72° (esclusa la misura XS che ha 71,5°), comune a tutte le taglie (quello della Fenix Slic è di 73,5°, mentre la Kanzo Fast ha 71,5°). E’ intermedia anche l’altezza da terra del movimento centrale.

Il carro posteriore è corto (420 millimetri) contestualizzandolo nella categoria della quale fa parte la bicicletta. Questo valore aiuta a non compromettere la stabilità, offrendo al tempo stesso una bici reattiva anche su asfalto (o strade con manto compatto).

Il reach è moderno e leggermente allungato in avanti, fattore che permette di sfruttare la bicicletta con stem corti. E’ da considerare anche la misura del profilato dello sterzo, in base alle misure, che è piuttosto allungato verso l’alto, ma comunque nella media della categoria. Un esempio è la taglia M, che presenta un tubo di 16 centimetri. Il passo complessivo delle bicicletta (misurato dal perno passante posteriore a quello anteriore) è inferiore ai modelli Kanzo e più lungo rispetto ad una Fenix Slic.

Le taglie disponibili sono cinque: XS e S, M, L e XL, per un totale di 4 allestimenti a catalogo da considerare due road e due gravel oriented. Quelli più stradali sono equipaggiati con le trasmissioni Shimano 105 11v e 105 Di2 (rispettivamente a 3.199 e 4.699 euro), mentre le versioni gravel con i pacchetti Shimano GRX 2x (GRX600 a 3199 e GRX800 a 4.199 euro). Ridley permette di customizzare la Grifn in base alle proprie esigenze e preferenze anche negli abbinamenti cromatici, personalizzazione che avviene tramite il configuratore.

Un impatto frontale non ingombrante
Un impatto frontale non ingombrante

Monocorona e doppio plateau

La Ridley Grifn può montare la corona singola in e la soluzione Classified. Si può montare anche il deragliatore e queste permette di far alloggiare anche la guarnitura con la doppia corona.

Il telaio e la forcella hanno la predisposizione per montare i parafanghi, oltre a diversi punti dove poter ingaggiare dei bag aggiuntivi per i viaggi lunghi. Sotto la sella, sul piantone e sotto la tubazione obliqua. In aggiunta si può montare una piccola borsa sull’orizzontale, vicino allo sterzo.

Dettagli da non dimenticare

La nuova Ridley Grifn mutua una soluzione interessante, adottata in precedenza sulla Kanzo, ovvero la possibilità di montare una dinamo per le luci. La predisposizione consente di far correre internamente alla forcella ed ai tubi il cavo che alimenta la luce, oppure gli altri device elettronici. La Ridley Grifn non è compatibile con i reggisella telescopici, ma è possibile montare uno stem e un manubrio tradizionali.

I portaborraccia all’interno del triangolo trovano diverse posizioni, anche ribassate, in modo da non interferire che le borse (eventuali) posizionate sotto l’orizzontale. In merito a quest’ultimo profilato, il suo shape è voluminoso e limita gli arrotondamenti, in modo che le borse non interferiscano con la pedalata e possono godere della massima stabilità. La forcella e il carro posteriore supportano i dischi del freno con un diametro massimo di 160 millimetri.

Ritorno a Cittadella negli appunti di Lachlan Morton

14.11.2022
4 min
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La sola volta in cui Lachlan Morton aveva partecipato a un mondiale fu nel 2015 a Richmond, ma neppure in quel caso indossò la maglia della nazionale australiana. Corse infatti la cronosquadre per club con la Jelly Belly p/b Maxxis e si piazzò al 20° posto a 3’42” dalla BMC in cui correvano anche Quinziato e Oss. Lo stesso Daniel Oss che nel giorno del mondiale gravel di Cittadella, ha preso il largo dopo 30 chilometri, conquistando l’argento alle spalle di Vermeersch. Lachlan Morton c’era, questa volta però con la maglia della nazionale australiana, e ha chiuso al 18° posto a 6’29” dal vincitore.

Nel 2022 per Morton, solo 5 corse su strada. Lo scorso anno 19: qui al Tour of the Alps
Nel 2022 per Morton, solo 5 corse su strada. Lo scorso anno 19: qui al Tour of the Alps

Tutt’altro che invisibile

Lachlan Morton, corridore della Ef Education-Easy Post, ormai non lo trovi più nei siti di statistiche del ciclismo su strada. Stando a quelli, il suo 2022 è iniziato a febbraio alla Clasica Jaen Paraiso Interior e finito con le quattro tappe del Gran Camino. In realtà, poche settimane dopo, appreso dell’invasione russa in Ucraina, l’australiano ha dato via ad una non stop in cui ha percorso 1.064 chilometri in 42 ore da Monaco a Korczowa-Krakovets, sul confine fra Polonia e Ucraina, raccogliendo oltre 250.000 euro per i rifugiati ucraini.

L’anno precedente, Lachlan aveva creato l’Alt Tour, che lo ha visto percorrere tutte le tappe del Tour de France, oltre ai trasferimenti e senza supporto. Un totale di 5.500 chilometri, l’arrivo a Parigi 5 giorni prima del Tour e soprattutto oltre 700.000 dollari raccolti per il World Bicycle Relief.

«Molte persone – racconta – sono entrate in contatto con me grazie a questo tipo di impresa. La maggior parte delle volte in cui corro su strada, non mi sento come se fossi davvero importante per qualcuno, come se mancasse qualcosa. Forse l’idea del viaggio. Invece trovo eccitante attraversare luoghi in cui non avevo mai pensato di andare e che non rientrano fra le rotte tipiche del ciclismo».

Morton Polonia 2022
Marzo 2022, sulla via del confine polacco, durante la sua raccolta fondi per i rifugiati ucraini
Morton Polonia 2022
Marzo 2022, sulla via del confine polacco, durante la sua raccolta fondi per i rifugiati ucraini

Un giorno diverso

Al via di Vicenza, quest’uomo dal grande coraggio e ideali non banali, si è ritrovato in gruppo per dare al gravel un’altra dimensione. Dopo anni di partecipazioni alle gare ultra in America e Spagna, in cui si scalano dislivelli pazzeschi in tempi dilatati, il format della corsa in linea poteva risultare per lui poco affascinante. Invece il giudizio di Lachlan è stato di segno opposto

«E’ stato sicuramente molto diverso – ha detto – dal mio solito. Ho pensato che i primi 50 chilometri siano stati disegnati insieme molto bene e poi ho pensato che il percorso avrebbe potuto essere migliore per la parte restante. Ma nel complesso, ritengo che sia stato un buon evento. Il livello era davvero alto, uno stile di corsa molto diverso. Penso che questo tipo di terreno si presti a ottime gare, mentre quelle negli Stati Uniti si svolgono solo su grandi strade sterrate».

Durante il mondiale gravel in scia del compagno di nazionale Nathan Haas, altro esperto di gravel
Durante il mondiale gravel in scia del compagno di nazionale Nathan Haas, altro esperto di gravel

Il WorldTour e il gravel

Il dubbio sul percorso aveva assalito i puristi della specialità, ma è stata l’UCI stessa a indicare a Pozzato, che ha organizzato il mondiale gravel con la sua PP Sport Events, un limite di dislivello, visto anche l’elevato chilometraggio. Tanto che lo stesso Morton alla fine ha compreso le necessità degli organizzatori e se ne è andato con un sorriso soddisfatto.

«L’inizio della gara – ha confermato – è stato più interessante di qualsiasi altra gara che io abbia fatto negli Stati Uniti. Parlo dal punto di vista del terreno, perché salti dentro e fuori da sentieri e fattorie, ogni genere di cose. Non penso che sia una minaccia per la scena del gravel degli Stati Uniti, è solo qualcosa di diverso. Non c’è niente di male nel venire e provare qualcosa di nuovo e dargli una possibilità.

«Ci sono ovviamente cose che si possono fare meglio, ma era la prima volta. Penso che sia stato spettacolare avere le strade chiuse, la folla incredibile e il terreno davvero interessante e vario. Penso che nel complesso sia stato un successo. Due settimane prima ho partecipato a un evento ultra di cinque giorni, quindi il mondiale mi è parso molto diverso. Ma è stato divertente. E come previsto, i corridori del WorldTour hanno alzato il livello e si sono dimostrati all’altezza».

Crono CX1: le scarpe per l’offroad al top della performance

05.11.2022
3 min
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Inverno vuol dire fango, sentieri, offroad. Durante questi mesi sono tanti gli appassionati che si cimentano nella sfide del ciclocross e altri che sperimentano nuove discipline. E’ il mondo che cresce, giorno dopo giorno, il bello della bici è anche questo: sperimentare. Per chi ama farlo al meglio in ogni situazione, Crono ha presentato delle nuove scarpe per offroad: le CX1

La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante
La tomaia è in microfibra: leggera e traspirante

Punta e tallone rinforzati

La CX1 è un modello di scarpa estremamente tecnico e dal peso contenuto. In Crono hanno premiato la robustezza, mediante l’inserimento di una punta realizzata in gomma anti strappo. Anche il tallone è stato rinforzato per proteggere la parte posteriore del piede, una della più sollecitate nelle uscite in fuoristrada. Il design della CX1 è ideato per offrire il massimo scarico di detriti e di fango. La superficie centrale è disegnata per un grip ottimale per ogni terreno.

«Questa scarpa – ci racconta Stefano Stocco, titolare di Crono – nasce dal modello strada CR1. Una scarpa dalla quale abbiamo preso tanti spunti tecnici. Uno su tutti è la chiusura Boa bilaterale, per avere un calzata sempre salda. Un altro spunto portato anche su questo modello è la tomaia in microfibra: leggera e traspirante, tiene il piede al riparo da acqua e detriti ma allo stesso tempo evita l’accumulo di calore

Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2
Il sistema di chiusura usato da Crono è il Boa Li2

Multi-Contact Closure System

Il sistema di chiusura utilizzato per la CX1 è il Multi-Contact Closure System: sviluppato da Crono stessa. Permette una chiusura avvolgente e distribuita su 8 punti di pressione diversi, eliminando il fastidio della linguetta e con una chiusura incredibilmente avvolgente.

Il Multi Contact System permette la trazione della prima fascia di chiusura della scarpa distribuita su due vettori. Questo consente alla CX1 di adattarsi molto meglio alle diverse morfologie dei piedi. Il sistema di chiusura lavora, inoltre, su una linea nella direzione dell’angolo del tallone e ne evita il sollevamento durante la pedalata. 

La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante
La suola delle CX1 è realizzata in carbonio:, questo la rende resistente e performante

BOA Li2 e suola top

I rotori sono i BOA Li2 con cavo in acciaio rivestito e sostituibile, che consentono un miglior contatto con la scarpa. La regolazione è millimetrica e non è un problema agire sui rotori anche durante la vostra uscita.

La suola usata da Crono è la Carboncomp, il top di gamma del brand: rigida e robusta. Studiata per avere un grip eccezionale su qualsiasi terreno, anche nei momenti di “portage” (ovvero quando si superano ostacoli o sezioni con la bici in spalla, ndr). Grazie ai sei livelli di carbonio intrecciati, la trasmissione della potenza sui pedali è eccezionale.

Crono

FMoser Gravel, la rivoluzione ibrida non si ferma

04.11.2022
5 min
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Sentieri, avventure, mete inesplorate… FMoser con la sua Gravel è pronta ad abbattere ogni limite per dirigersi verso nuovi orizzonti, fuoristrada e non solo. La bici “2 in 1” che abbiamo già visto e provato in versione road, ora si rifà il vestito e si spinge anche off-road.

Ogni sua caratteristica è conservata, a partire dal motore affidabile e performante firmato FSA, fino alle linee sinuose derivate da accurati studi e dai prestigiosi consigli di Francesco Moser. Proprio così, perché il nome che avvolge i tubi in carbonio è quello dello “Sceriffo” trentino che ha partecipato alle fasi di sviluppo anche di questa versione gravel. 

Muscolare o elettrica

Il suo pregio, derivante dall’incredibile versatilità, rimane l’asso della manica anche in versione gravel. La possibilità infatti di utilizzare la bici come una normale muscolare oppure in versione e-bike determina la sua essenza. 

La vera rivoluzione che fa di questa FMoser un’ibrida on-off, è la modalità muscolare. Partendo da questo assetto si estrae la ruota posteriore. Si inserisce la batteria, nel canale ad “H” che facilita lo scorrimento dei cavi senza impedimenti. Si collegano i cavi in gomma, unendo i connettori. Infine si innesta la ruota con motore nel mozzo in sede e si allaccia il connettore sul carro posteriore che dispone di un click per mantenerlo fisso. Un sistema che nel suo complesso regala sensazioni di affidabilità ed ergonomia nel montaggio. 

L’estrazione della batteria avviene direttamente dal tuo obliquo una volta smontata la ruota
L’estrazione della batteria avviene direttamente dal tuo obliquo una volta smontata la ruota

Propulsione FSA

L’anima di questa bici è sicuramente il Dual Mode System.  La doppia ruota viene infatti inclusa in tutti gli allestimenti, permette di passare da muscolare ad assistito in meno di due minuti. Un’altra peculiarità di questo progetto è il disegno del tubo obliquo a sezione chiusa, con estrazione della batteria appena sopra il movimento centrale. Le sensazioni di guida con la bici senza batteria sono infatti da bici tradizionale, senza nessun tipo di rimpianto o mancanza di ciclistica. Questo è permesso anche dal fantastico peso di 7,5 chilogrammi

Il motore è FSA HM1 Hub Motor con 42 Nm di coppia. La batteria da 250 Wh è formata da venti celle Samsung, le migliori in commercio con queste caratteristiche. Il torque sensor si trova all’interno della ruota libera. Questo consente in primis di avere linearità nell’assistenza e, in secondo, luogo l’aiuto è bilanciato in base alla forza impressa sui pedali. Affidabilità e durabilità infatti sono garantite anche da questa scelta tecnica. Il tutto con un peso complessivo che rimane sotto i 4 chili. 

Per ogni avventura

Il telaio, ovviamente realizzato in carbonio, si presenta con sezioni ampie e profili che richiamano sapientemente l’aerodinamica. Una scelta intelligente per mascherare gli ingombri della batteria che vengono uniti al beneficio dell’estetica. 

L’assetto è endurance, il comfort è assicurato anche sulle lunghe distanze. Una bici rigida e reattiva pronta a sfidare l’offroad del gravel in qualunque condizione con la possibilità di interpretarlo con o senza motore. Questo è frutto di geometrie che prevedono un angolo sterzo più aperto e un interasse maggiore, abbinati ad un carro compatto che non ne sacrifica la reattività. 

Allestimenti e prezzi

L’impressione coincide con la realtà: la FMoser rappresenta una bici con due differenti utilizzi al prezzo di una sola. La gamma gravel si suddivide in due modelli. Gravel Force, con movimento centrale Sram, corona 40T, cambio Sram Force AXS 12 speed XPLR, leve Sram Force eTap, guarnitura Sram Force e cassetta Sram XG 1271 XPLR 10-44T. 

La seconda versione è la Gravel Rival che si differenzia solo per l’allestimento con gruppo Sram Rival AXS 12 speed XPLR. Entrambi i modelli montano cockpit FSA A-Wing Pro AGX. Ruote FSA AGX e pneumatici Vittoria Terreno Dry 700x35c. I prezzi partono da 5.500 euro, consultabili presso la rete di rivenditori autorizzati presente sul sito. 

FMoser