Bagioli, un altro lampo d’azzurro dal Tour de Wallonie

27.07.2023
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Nell’Hetias Tour de Wallonie vinto da Ganna c’è stato posto anche per Andrea Bagioli. Proprio nella crono vinta da Pippo, il valtellinese aveva sentito che le gambe erano giuste e così ieri, nella tappa di Aubel che sembrava una piccola Liegi e ne proponeva alcune còte, Andrea ha fatto quello che gli si chiede da tempo: quando non c’è Remco, prendi in mano la corsa e vinci. Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente, ma è così che ci si scava spazio negli squadroni stranieri o si attira l’attenzione di altri per spiccare il volo.

«Sono appena arrivato all’aeroporto – dice – sto andando in Spagna. E poi da lì dovrei raggiungere il ritiro della nazionale. A San Sebastian ritrovo Evenepoel, ci sarà da lavorare per lui. E’ un fuoriclasse, è giusto così».

Lo hanno lasciato a casa dal Tour, l’abbiamo raccontato, per portare una squadra a misura di Jakobsen, che però si è ritirato e alla fine la Soudal-Quick Step ha dovuto accendere un cero al ritrovato Asgreen. Visti i percorsi e la condizione, anche Bagioli avrebbe avuto il suo spazio. E come Sobrero, che è stato escluso e poi ha vinto al Giro d’Austria, anche Andrea al Tour de Wallonie ha voluto mettere il puntino sulla “i”.

La vittoria di Aubel è la prima del 2023: l’attacco sull’ultimo strappo l’aveva programmato così
La vittoria di Aubel è la prima del 2023: l’attacco sull’ultimo strappo l’aveva programmato così
Sapevi di stare bene oppure è venuto fuori tutto ieri durante la tappa?

Già dal giorno prima avevo capito qualcosa. Avevo fatto la crono e non mi aspettavo di andare così forte. In teoria dovevo farla tranquillo, però durante il riscaldamento ho sentito che stavo bene. Sono partito. Mi sono detto di provare a seguire un tot di watt e ho visto che riuscivo a tenerli facilmente. Allora ho cambiato idea e mi sono detto di andare a tutta e vedere dove sarei arrivato. L’undicesimo posto in una crono così piatta e così lunga non mi era mai successo.

Il Wallonie è stato il tuo rientro alle corse dopo il campionato italiano e l’esclusione del Tour.

All’italiano sono caduto all’ultimo giro. Poi l’esclusione dal Tour, per la quale un po’ di delusione c’è stata. Così ho staccato 3-4 giorni, più mentalmente che fisicamente, perché fisicamente ero pronto. Ero stato quattro mesi in altura a prepararmi per niente, non è bello essere esclusi. Poi invece ho ripreso bene, ma restando a casa, senza andare chissà dove.

Sobrero in Austria, tu in Belgio: punti in comune?

Un po’ sì, un po’ ti viene dentro la voglia di dimostrare che quel posto l’avevi meritato…

Bagioli e Ballerini nel mirino di Bennati dall’inizio dell’anno. Purtroppo Ballerini non sarà a. Glasgow per un problema al ginocchio
Bagioli e Ballerini nel mirino di Bennati dall’inizio dell’anno. Purtroppo Ballerini non sarà a. Glasgow per un problema al ginocchio
Senza fare voli pindarici, è una condizione che può durare a lungo?

Sì, certo, la condizione non la perdi in una o due settimane, quindi si riesce a tenere sicuramente. Anzi, magari correndo anche dopo il Tour de Wallonie e facendo ancora ritmo gara, potrà addirittura crescere ancora.

Convocazioni ancora non ufficiali, ma dovresti essere nella rosa del mondiale: è importante?

Sarebbe il quarto, da quando son professionista li ho fatti tutti. Mi piace il mondiale e il clima della nazionale, ci tengo sempre a far bene. Poi anche il percorso di quest’anno è tecnico e penso sia molto adatto a me. Ci sono strappi veramente corti e posso dire la mia. Ci sarà da limare, quindi siamo pronti.

Ieri hai vinto che due scatti giusti nel finale: nessuno spreco. Sembrava tutto ragionato…

Sapevo che la prima parte di tappa era la più dura, poi invece diventava più facile. Quindi, anche se partivi presto, poi era ancora lunga andare all’arrivo. In più avevo due compagni in fuga, quindi dietro non potevamo attaccare o fare tanto: per questo siamo rimasti coperti. Sapevo anche che c’era quello strappo alla fine, come due giorni prima quando ho provato ad andar via e poi mi hanno ripreso. Solo che stavolta c’erano solo 2 chilometri dalla cima all’arrivo ed era più fattibile. Era già in programma di partire lì ed è andata bene.

Fra gli azzurri visti al Wallonie, Bagioli dice che Lorenzo Rota gli è parso in ottima condizione
Fra gli azzurri visti al Wallonie, Bagioli dice che Lorenzo Rota gli è parso in ottima condizione
Bennati ha detto che dal Wallonie si aspettava indicazioni dagli azzurri che non hanno fatto il Tour. Chi hai visto, a parte te?

Secondo me Baroncini e anche Rota, che si è mosso bene anche ieri. Magari non si è visto in televisione, perché non c’era ancora la diretta, però ha fatto un paio di attacchi forti (purtroppo il Wallonie non è andato bene per Davide Ballerini, che a causa di un problema al ginocchio non è partito nella quarta tappa e dovrà rimanere a riposo alla vigilia di un periodo per cui aveva tanto lavorato, ndr). Adesso San Sebastian con Remco, sapendo di stare bene e poi apriremo il bellissimo libro dei mondiali.  

Dal Belgio a Montichiari, un Ganna in forma mondiale

27.07.2023
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Ganna che vince, in volata e poi a cronometro. Con i mondiali alle porte e con Bagioli che si prende l’ultima tappa, la notizia riempie di buon umore e semmai suscita qualche rammarico. Alla luce del percorso (ma non del calendario), anche il piemontese avrebbe potuto fare la sua figura nella prova su strada. Ma non si può. Il 5 agosto, ci sono le finali del quartetto. Il 6 la prova su strada, che Pippo non farà. L’8 agosto c’è il Team Mixed Relay, che non farà. Mentre l’11 ci sarà la cronometro individuale, che proverà a vincere. In questo ingarbugliato calendario scozzese, in cui Ganna sarà affidato allo staff azzurro, la sua ombra sempre a disposizione sarà Dario Cioni, con lui in questi giorni valloni.

In un’intervista rilasciata ieri alla Gazzetta dello Sport, Ganna ha commentato la vittoria della crono al Wallonie parlando di numeri ottimali e qualche problema tecnico che proprio Cioni starebbe cercando di risolvere.

La crono del Wallonie è servita a Cioni anche per capire il settaggio della bici (foto Ineos Grenadiers)
La crono del Wallonie è servita a Cioni anche per capire il settaggio della bici (foto Ineos Grenadiers)
Come procede l’avvicinamento al mondiale? 

Bene, è arrivata subito la vittoria nella prima tappa, che comunque è un buon segno. Nella crono è andato forte su un percorso non super adatto a lui, quindi anche per questo ha vinto con un margine un po’ limitato. Però a livello numerico ha fatto la potenza che ci aspettavamo.

A cosa si riferiva nell’intervista?

Abbiamo un paio di problemini, che però possiamo risolvere. Fattori esterni a noi, legati ai materiali, di cui però è meglio non parlare.

Ganna è tornato alle corse un mese dopo i campionati italiani, cosa ha fatto nel frattempo?

Uno stage in altura e due blocchi di lavoro in pista, uno però già prima dei campionati italiani. Siamo diversi dal programma che avevamo fatto quest’inverno, che abbiamo dovuto cambiare dopo il ritiro dal Giro. Chiaro che qualcosa sia mancato, perché avrebbe potuto fare un’altra crono, però questa è la vita dell’atleta, a volte ci sono inconvenienti e bisogna trovare le alternative. Diciamo che comunque siamo nella piena fase di avvicinamento.

Nella prima tappa di Hamoir, Ganna doveva tirare la volata a Viviani e ha finito col vincerla lui
Nella prima tappa di Hamoir, Ganna doveva tirare la volata a Viviani e ha finito col vincerla lui
Come si conciliano le date del quartetto con la crono?

Alla fine non sono malissimo, ma se ci fosse stato un paio di giorni in meno da aspettare fra le due prove, sarebbe stato più facile gestire. Nel senso che, fatta la fase di recupero fra una prova e l’altra, poi sarebbe stato ottimale correre subito. Invece resterà su cinque giorni prima della crono.

Correre su strada all’indomani dell’inseguimento sarebbe stato davvero improponibile?

Il problema è che non avrebbe il tempo per recuperare. Hanno voluto far gareggiare tutti insieme e così hanno reso la vita difficile a chi fa la multidisciplina. Così la strada è troppo ravvicinata e la crono è lontana. In quel periodo si dovrà vedere cosa fare, si deciderà in base alle sensazioni e come va con il quartetto. E poi c’è anche il meteo di lassù da prendere in considerazione e le esigenze della nazionale.

La crono è lunga 47,8 chilometri, ha appena tre strappetti e l’arrivo al castello su una salitella in pavé. Cosa te ne pare?

Bisognerà stare attenti alla gestione dell’energia prima dello strappo. E’ breve, quindi Pippo finisce forte e per lui non dovrebbe essere un problema. Però prima di dire altro, bisognerà andarci sopra con la bici, perché valutarlo da remoto è difficile. Comunque alla fine si tratta di un pezzo molto breve, quindi l’influenza non sarà grandissima.

La crono del Wallonie vinta con la maglia tricolore riconquistata nella crono di Ponte Arche in Trentino
La crono del Wallonie vinta con la maglia tricolore riconquistata nella crono di Ponte Arche in Trentino
Il percorso dello scorso anno non andò giù a Pippo dall’inizio, questo sembra più adatto?

Molto di più, confermo. Quello di Wollongong, già a vederlo sulla carta, non l’aveva mai ispirato.

I risultati del Wallonie stupiscono o sono in linea con gli obiettivi che vi eravate posti?

La condizione è buona, si sapeva. Eravamo venuti per vincere la crono, mentre la tappa è arrivata un po’ di sorpresa. Il piano era di tirare la volata a Elia (Viviani, ndr), ne avevamo parlato nella riunione, però poi si è presentata un’altra opportunità e l’ha colta. Non è la prima volta che Pippo fa vedere di avere uno spunto veloce. L’idea comunque era di usare questa corsa per fare fatica, perché comunque non faceva una corsa a tappe dal 18 giugno con l’Occitanie e un percorso con tanti saliscendi era l’ideale. 

Dal Belgio a Montichiari e poi in Scozia: cosa resta da fare?

In pista farà i lavori di velocizzazione, visto che si vedranno da oggi e staranno per sei giorni, fino al primo agosto. Hanno questi giorni di avvicinamento alla pista, anche se il grosso ormai è stato fatto. Ci può essere qualche rifinitura, con cui però non riesci a incidere sulla condizione. Invece bisognerà essere attenti a gestire il passaggio dalla pista alla strada in quei giorni intermedi.

La vittoria nella crono è arrivata, ma con appena 8″ sul compagno Tarling. L’attesa è stata… tirata
La vittoria nella crono è arrivata, ma con appena 8″ sul compagno Tarling. L’attesa è stata… tirata
Cosa si farà?

Non penso che servirà fare grossi lavori di volume, però qualche lavoro intermedio sì, anche perché non può fare intensità tutti i giorni.

Ci sarai anche tu a Glasgow?

A partire dal 6 e fino al 12 agosto. Ganna sarà con la nazionale, io avrò anche altre cose da fare, ma sono comunque là e all’occorrenza potrà esserci il solito buon dialogo. Saranno giorni utili anche per scegliere ruote e rapporti, anche se il test di due giorni fa ha dato delle utili indicazioni.

Barbieri & Moro: storie di corse, allenamenti e vita

Giada Gambino
23.07.2023
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Reduce dal Giro Donne, Rachele Barbieri continua i suoi allenamenti assieme al compagno Manlio Moro, corridore della Zalf Eurobil Fior, due volte campione europeo nel quartetto e, a quanto si dice, promesso al Movistar Team. Dopo i racconti di Elisa Longo Borghini sulle volate al cartello con Jacopo Mosca, ci è venuta la curiosità di chiedere all’emiliana che cosa le dia allenarsi con il suo ragazzo. E lei ci racconta così il ciclismo “di coppia” e i suoi prossimi, stancanti, appuntamenti. 

Nella valorizzazione di Rachele Barbieri su strada c’è la forte impronta di Giorgia Bronzini
Nella valorizzazione di Rachele Barbieri su strada c’è la forte impronta di Giorgia Bronzini
Condividere il lavoro con la persona che ami…

E’ stato qualcosa un po’ di inaspettato. Mi sono sempre detta «Assolutamente no ciclisti», per la paura di non poter mai staccare la testa quando sono a casa e nei momenti impegnativi. Alla fine le cose capitano e non puoi farci nulla, sono molto contenta. Non è sempre semplice. L’aspetto positivo è sicuramente quello di condividere lo stesso sport, allenarsi insieme e goderci di conseguenza la giornata insieme. Lo stile di vita è lo stesso: dal cibo al riposo. Con un altro tipo di ragazzo, non è sempre semplice farsi capire da questo punto di vista. Tra gli aspetti negativi, invece, c’è il fatto che quando parto io, torna lui, torno io e parte lui: non ci vediamo spesso. Questo, però, ti porta a vivere intensamente il tempo insieme. Sono molto contenta, ci capiamo tanto, capiamo le necessità reciproche e ci aiutiamo.

Durante gli allenamenti insieme… 

E’ molto bravo, solitamente sono io quella un po’ peggio, ho meno pazienza (ride, ndr). Quando dobbiamo fare distanza, che non richiede esercizi specifici, usciamo insieme e a volte lui mi deve aspettare e fare un po’ di avanti e indietro. Alla fine quando torniamo a casa lui ha sempre qualche chilometro in piu’ rispetto me, anche se il giro è lo stesso (sorride, ndr). Cerchiamo sempre nei momenti di difficoltà di spronarci a vicenda.

Barbieri e Moro si allenano insieme, anche se lavori e distanze sono spesso incompatibili
Barbieri e Moro si allenano insieme, anche se lavori e distanze sono spesso incompatibili
Fate anche parte della nazionale della pista.

Anche lì è bello supportarci, ma vedere anche momenti di rabbia e tristezza in allenamento dell’uno e dell’altro inevitabilmente fa stare un po’ male. Ci  sono dei pro’ e dei contro. 

Cosa hai  imparato, ciclisticamente parlando, grazie a Manlio ? 

Sicuramente la resilienza. Lui è un ragazzo molto professionale, si impegna tantissimo, soprattutto negli allenamenti più duri dove io, di testa, tendo a cedere. Lui mi motiva e mi aiuta, mi insegna a crederci anche quando ci sono momenti no. Mi ha insegnato a portare sempre a termine l’allenamento anche se si è nella giornata o periodo no. Avere un esempio davanti, nonostante sia più giovane di me e dovrebbe essere il contrario, è un valore aggiunto. 

L’abbraccio fra Moro a Rachele all’arrivo di Modena. Momento ritratto anche nella foto di apertura
L’abbraccio fra Moro a Rachele all’arrivo di Modena. Momento ritratto anche nella foto di apertura
L’abbraccio al Giro d’Italia… 

Mi ha fatto una sorpresa. Aveva fatto una settimana un po’ di recupero perché non stava bene e non mi aspettavo che venisse a vedermi al Giro d’Italia Donne, glielo avevo chiesto ma mi aveva detto che non poteva. Mi era un po’ dispiaciuto sinceramente. Prima di partire tra tifosi e parenti dicevo proprio di essere triste perché Manlio non sarebbe venuto. In salita, invece, ad un certo punto l’ho visto, ci speravo tantissimo, mi sono messa a ridere nonostante la fatica. Vederlo, poi, all’arrivo e abbracciarlo è stata come un po’ di carica e grinta in piu’. 

Cosa ti è rimasto di più del Giro d’Italia ? 

La fatica (ride, ndr)! Dopo l’anno scorso, sapevo che sarebbe stato un Giro più impegnativo, c’era più salita e meno pianura, però non mi aspettavo così tanta fatica e sofferenza. Sicuramente si è alzato un po’ il livello perché siamo sempre andate ad andature elevatissime nonostante il dislivello. In molte tappe già si sapeva in partenza che sarebbe arrivato il gruppetto all’arrivo, senza imprevisti e senza quelle situazioni che non si possono calcolare, che a me piacciono tanto…

Assieme a Consonni nella madison agli ultimi mondiali: le prove iridate su pista sono u obiettivo anche nel 2023
Assieme a Consonni nella madison agli ultimi mondiali: le prove iridate su pista sono u obiettivo anche nel 2023
I prossimi obiettivi…

A breve partirò per il Tour Femmes e ci sono ben poche tappe piatte, forse la prima. Sarà dura e il livello sarà ancora più alto del Giro. Se tutto va bene dovrei partire poi per il mondiale su pista, ma è tutto un po’ accavallato e non è sempre semplice riuscire a far coincidere tutto. Sono stata in ritiro a Livigno prima del Giro e ho fatto avanti e indietro da Montichiari per allenarmi in pista. Il Giro è stato duro e fare tanti spostamenti e allenamenti diversi sarebbe stancante. Prima di partire per il Tour sicuramente farò qualche allenamento in pista. L’anno scorso fare europei, Giro e Tour mi ha portato bene e la condizione era sempre in crescita, ma c’era un po’ più di spazio tra i vari appuntamenti. Quest’anno se farò il mondiale, non parteciperò alle ultime due tappe del Tour per rientrare prima. Valuteremo giorno per giorno. 

Carbonari, il bis in Lettonia come trampolino di… rilancio

22.07.2023
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TRAVERSETOLO – Dalla primavera ad oggi la condizione psicofisica di Anastasia Carbonari ha viaggiato su un ottovolante. Non è sempre sinonimo di buoni segnali – ed infatti qualcosa sotto c’era – ma da fine giugno tutto sembra essere tornato sotto controllo.

Alla 24enne italo-lettone della UAE Development Team ha fatto bene respirare sia l’aria di “casa” del Baltico sia quella nuova in Emilia Romagna. Carbonari si è riconfermata campionessa nazionale della Lettonia e contemporaneamente si è trasferita a vivere in provincia di Parma. Proprio da qua, dove l’abbiamo incontrata, è cominciata la sua seconda parte di stagione nella quale non mancano obiettivi stimolanti. Il suo piglio è decisamente migliore rispetto all’ultima volta che l’avevamo sentita.

Anastasia iniziamo dalla attualità. Come sono andate le ultime corse?

Recentemente ho corso il Baloise Ladies Tour in Belgio con il nostro team WorldTour. L’ho fatto in sostituzione all’altura. Sono molto contenta, sono andata al di sopra delle mie aspettative. Non pensavo di trovarmi con questa condizione. La concorrenza era piuttosto buona, c’erano sette squadre WorldTour. Il ritmo è sempre stato alto ed è stato importante ritrovarlo. Ho raccolto due top 10 e ci volevano per il morale. Maggio è stato un mese molto difficile che mi aveva buttato un po’ giù. E’ stato un sospiro di sollievo che mi dà ulteriori motivazioni per il prosieguo della stagione.

Cosa è successo a maggio?

Ho avuto qualche intoppo di salute. Me ne sono accorta tra fine maggio ed inizio giugno perché sia al Thuringen che alla Ruta del Sol mi sentivo sempre spossata e con un gran mal di gambe. Facevo fatica a recuperare. Dopo la gara in Spagna abbiamo fatto qualche accertamento e abbiamo scoperto con la dottoressa che in primavera avevo avuto il citomegalovirus. Gli strascichi sono piuttosto lunghi. Ora va meglio fortunatamente, grazie anche alla trasferta in Lettonia.

Al Baloise Carbonari ha ritrovato un buon ritmo gara ottenendo un sesto ed ottavo posto in volata
Al Baloise Carbonari ha ritrovato un buon ritmo gara ottenendo un sesto ed ottavo posto in volata
Lassù hai rivinto il campionato nazionale. Com’è andata?

Quest’anno il campionato baltico si correva ad Alytus in Lituania. Rispetto ad un anno fa il percorso era molto più tecnico e nel finale del circuito cittadino c’era uno strappo in pavé da fare quattro volte. La gara è stata resa dura proprio dalle lettoni, specialmente da Rozlapa e Laizane, perché sapevano che in un tracciato del genere ero più veloce di loro. Giustamente lasciavano a me, campionessa uscente, il grosso del lavoro per ricucire. Nell’ultima curva sono rimasta un po’ chiusa, ho perso qualche posizione e nella volata non sono riuscita a rimontare fino in fondo. Alla fine ho fatto quarta assoluta, ma è stato un risultato buono perché, appunto, non arrivavo da un periodo facile. Ci tenevo a rivincere e poter indossare ancora la maglia di campionessa nazionale. Era importante oltretutto in chiave mondiali, europei o addirittura per una possibile Olimpiade, qualora ci qualificassimo.

A proposito, che effetto ti fa sapere che correrai il mondiale?

Sono molto emozionata. La ero già l’anno scorso per gli europei, figuratevi stavolta dopo che l’anno scorso li avevamo dovuti saltare comprensibilmente per una questione logistica e di costi. Spero poi di correre anche l’europeo in Olanda a settembre. A casa forse sono più elettrizzati di me, ma ho detto loro che cercherò di stare lontana dalle possibili distrazioni o pressioni. Sono contenti comunque di come mi sto preparando.

E’ stata una primavera in salita per Carbonari a causa del citomegalovirus
E’ stata una primavera in salita per Carbonari a causa del citomegalovirus
L’avvicinamento a Glasgow come sta procedendo?

Intanto devo dire che questi grandi appuntamenti mi danno enormi motivazioni e mi mantengono maggiormente concentrata. Essere al via in Scozia sarà una bella soddisfazione, ma sto lavorando per arrivarci nelle migliori condizioni possibili. Sappiamo che il circuito del mondiale ha molti rilanci, da sforzi brevi ma ripetuti. Dopo il periodo sottotono, col preparatore abbiamo analizzato il tipo di gare che sarei andata a fare prima di Glasgow e abbiamo programmato allenamenti più mirati. Che poi è il solito lavoro che facciamo quando so che devo correre con la UAE Team ADQ. Prima dei mondiali correrò in Polonia a fine luglio (il Princess Anna Vana Tour dal 28 al 30 luglio, ndr). Punto ad arrivarci con una buona gamba.

Ad oggi come giudichi la tua esperienza tra le due vostre formazioni?

Il bilancio col Devo Team è molto buono ma è normale che correre con la WorldTour è sempre stimolante anche per il livello delle gare. Poi torni con una condizione migliore anche se c’è il rovescio della medaglia. Ovvero, facendo poche gare WT, quando le corriamo facciamo un po’ di fatica iniziale. Di certo c’è che sei a contatto sempre con atlete molto professionali. Al Thuringen ad esempio sono stata in camera con Marta (Bastianelli, ndr) e ho imparato molto da lei. Sa sempre come tirarti su di morale e darti il consiglio giusto. Ci mancherà tanto.

Anastasia Carbonari l’abbiamo sempre definita “lettone di Montegranaro”. Cosa ci fa in provincia di Parma?

E’ iniziata una nuova vita (sorride, ndr). Un paio di mesi fa il mio fidanzato è stato trasferito per lavoro, io l’ho seguito ed ora viviamo a Traversetolo. Mi trovo bene e non ho avuto problemi di ambientamento. Siamo un po’ facilitate perché, essendo sempre all’estero, siamo abituate ad andare su strade che non conosciamo. Adesso con le varie app come Strava, Wahoo o Street View riusciamo a trovare tutti i percorsi con le caratteristiche necessarie per allenarci. La zona è bella e nell’arco di pochi chilometri trovo salite lunghe, strappi, tratti vallonati o pianura. Tutto per lavorare al meglio. L’unica cosa che manca è un po’ la compagnia. Nelle Marche uscivo con gli amici dilettanti ed era utile sia per fare la sgambata di recupero che quella per alzare la media. In ogni caso anche questo cambiamento mi ha stimolato.

Il giorno di Mohoric è un assaggio di mondiale

21.07.2023
5 min
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Mohoric non la finisce di piangere, in questo giorno francese che ha visto in prima fila gli uomini del mondiale. L’hanno detto tutti e in tutte le salse. Davanti alla corsa c’erano i migliori cacciatori del mondo. E forse non è un caso che si siano trovati davanti dopo tre settimane di Tour e a due dal mondiale. Vuol dire che la condizione top è in arrivo.

«Essere un ciclista professionista – dice Mohoric – è difficile e crudele. Soffri molto nei preparativi, sacrifichi la tua vita, la tua famiglia e fai di tutto per arrivare qui pronto. E poi dopo un paio di giorni ti rendi conto che tutti sono così incredibilmente forti. A volte è difficile seguire le ruote. L’altro giorno sul Col de la Loze ero completamente stanco e vuoto. Però vedi il personale che si sveglia alle 6 e finisce il lavoro a mezzanotte. E certi giorni ti senti di non appartenere a questo posto, perché tutti sono così incredibilmente forti che fai fatica a tenere le ruote. Sapete a cosa ho pensato oggi per tutto il giorno? Speriamo che quel ragazzo là davanti che sta tirando soffra almeno quanto me...».

Una tappa vinta e un mondiale vinto: Pedersen esce dal Tour in grandissima condizione
Una tappa vinta e un mondiale vinto: Pedersen esce dal Tour in grandissima condizione

Dal Tour a Glasgow

Bennati l’ha seguita da casa. Il tecnico della nazionale sa che il tempo stringe. La squadra sarà fatta dopo il Tour de Wallonie, ma sarà resa nota il primo agosto nella conferenza stampa nell’Autodromo del Mugello. Ai corridori lo dirà prima, ma solo perché i prescelti per la sfida di Glasgow a quel punto saranno già in ritiro. Sarà un mondiale strano. Serve gente che attacca, come oggi Trentin e Bettiol, Pedersen e Van der Poel, oppure Alaphilippe, Asgreen e Mohoric. Ma serve anche un velocista da tenere nel taschino casomai si arrivasse in volata. E noi il velocista ancora non l’abbiamo. Nizzolo correrà il Wallonie, ma sinora ha fatto vedere poco. Viviani si è praticamente chiamato fuori. Gli altri sono spariti.

Bettiol ha superato qualche problema di allergia e nella tappa di Poligny è parso brillante
Bettiol ha superato qualche problema di allergia e nella tappa di Poligny è parso brillante
Da osservatore interessato, come hai visto la tappa di oggi?

Ho visto molto bene Matteo e poi anche Alberto. Trentin era già nella fuga di 7-8 quando a Politt si è rotta la catena. Alberto è stato il primo a rompere gli indugi e cercare di rientrare. Insomma, da lì si è rotto definitivamente il gruppo. Inizialmente c’era anche Oss, che però in finale è saltato. Vuol dire che stanno finendo il Tour in crescendo. Bettiol ha avuto problemi di allergia e sta recuperando. Trentin è caduto la seconda tappa e aveva problemi al ginocchio, che però sembrano alle spalle…

Oggi si sono visti uomini da mondiale?

E’ stato comunque un bel test, dopo quasi tre settimane di un Tour corso a livelli stratosferici. Hanno fatto anche oggi quasi 50 di media e c’era davanti gran parte di quelli che si giocano le classiche più importanti. E’ una giornata che deve dare morale a loro. Il Tour è la vetrina più importante. Finisce solamente a due settimane dal mondiale, quindi sappiamo benissimo che i protagonisti probabilmente usciranno da qui.

Tappa vinta ieri a Bourg en Bresse, secondo oggi: Asgreen sta tornando ai suoi livelli
Tappa vinta ieri a Bourg en Bresse, secondo oggi: Asgreen sta tornando ai suoi livelli
E il tuo morale invece?

Il mondiale dello scorso anno mi ha dato la consapevolezza che se anche ci sono tre o quattro elementi sulla carta molto più forti di noi, nella corsa di un giorno ce la dobbiamo giocare ad armi pari. Correndo in una certa maniera, da intelligenti, senza farci mai sorprendere. Bisogna cercare di essere sempre in vantaggio, di non rincorrere.

Quando darai i nomi?

Ai ragazzi la darò prima, perché dal 30 luglio saremo già in ritiro. Nel frattempo aspetterò il Wallonie, perché ci sono diversi corridori che non hanno fatto il Tour. Ci sono Rota e Baroncini, ci sono Ballerini, Bagioli, Nizzolo, Oldani, Sbaragli. Il Wallonie sarà l’ultimo test importante. 

Trentin è stato il capitano dell’Italia lo scorso anno a Wollongong. A Glasgow ha vinto gli europei nel 2018
Trentin è stato il capitano dell’Italia lo scorso anno a Wollongong. A Glasgow ha vinto gli europei nel 2018
Oggi ha vinto Mohoric.

Uno di quei corridori che comunque vanno forte dappertutto. Sa guidare bene la bici, è molto intelligente, perché oltre che con le gambe, ha vinto anche soprattutto con la testa. In caso di brutto tempo, sa districarsi bene. Anche Van der Poel sta crescendo, ma lui è un caso a parte. Secondo me le tre settimane gli danno un po’ fastidio o comunque non rende come dovrebbe. Infatti anche oggi era lì, ma non brillantissimo. Però dopo il Tour, mi aspetto che voli. Lo stesso per Van Aert, che però quest’anno ha corso più pensando alla squadra.

Ce l’abbiamo il velocista da tenere lì in caso di arrivo allo sprint?

Il miglior Nizzolo e il miglior Viviani sarebbero andati da Dio, però non si vedono da un po’ a quel livello. Per giustificare la convocazione servono anche i risultati e il coraggio di prendersi la responsabilità di un certo ruolo. E comunque se non hai il velocista, puoi sempre fare affidamento su Trentin, che dopo 270 chilometri un risultato lo può fare. E poi c’è da dire un’altra cosa…

Magari nella Soudal-Quick Step il clima per lui non è dei migliori, ma Alaphilippe sta crescendo
Magari nella Soudal-Quick Step il clima per lui non è dei migliori, ma Alaphilippe sta crescendo
Quale?

Quando facevo il velocista, sapevo che venivo giudicato per le volate. Ogni tanto bisogna anche farle al vento. Magari parti e poi ti rimontano e va bene, però se le fai sempre a ruota, non migliori mai. Io non ero nessuno, ma le volate a volte le vincevo, a volte le perdevo, a volte mi passava solo uno, a volte mi passavano due o tre. Un velocista ogni tanto deve provare a fare la volata. Noi purtroppo abbiamo velocisti che sono fermi o non fanno le volate e così è difficile considerarli.

Milan ci sarebbe stato bene?

Sarebbe stato l’uomo su cui puntare in caso di volata. E’ giovane e ha dimostrato che se si arriva in gruppo è forte. Lo tieni lì e, se non succede niente e arrivano 50 corridori, lui c’è e avrebbe anche gli uomini per aiutarlo. Ma il mondiale è fatto così, pista e strada sono praticamente insieme, per cui dovremo fare senza di lui.

Ritorno a Comano, cosa ha visto il cittì Sangalli?

29.06.2023
6 min
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Il campionato italiano è stato il punto di svolta: con il Giro e poi il Tour, il mondiale arriverà in men che non si dica. Così Paolo Sangalli, tecnico azzurro delle donne, ha seguito il tricolore di Comano Terme dalla moto al pari di Daniele Bennati. Guardare in faccia i propri atleti è il modo migliore per dare uno spessore ai loro racconti e inserirli nel cammino verso gli obiettivi (tanti) che attendono la nazionale.

Che cosa ha detto al cittì Sangalli il campionato italiano sulle nostre azzurre?

Ci ha dato delle conferme. Ha evidenziato tre graditi ritorni con Cavalli, Pirrone e Paternoster. E ha dato delle indicazioni per il futuro, con Barale, Masetti e Ciabocco. Oltre a Gasparrini, che è una certezza, anche se non era un percorso adatto a lei. Fra le under 23, lei è la più indiziata di correre il mondiale in linea con le elite.

Sangalli, come pure Bennati, il giorno prima, ha seguito il tricolore donne dalla moto
Sangalli, come pure Bennati, il giorno prima, ha seguito il tricolore donne dalla moto
Di solito si cerca un percorso tricolore che somigli a quello dei mondiali…

Sarebbe stato ideale, ma ricreare a Comano Terme un circuito come quello di Glasgow era obiettivamente impossibile. Quindi lo scopo era avere un campionato italiano con un chilometraggio adeguato al mondiale. Le uniche due Nazioni che hanno corso intorno ai 150 chilometri siamo noi e l’Olanda, in Francia ne hanno fatti 99. Serviva per far capire che il mondiale di Glasgow non è l’europeo di Monaco dell’anno scorso.

Sbaglia chi lo considera un mondiale per velocisti?

In Scozia arriveranno davanti atlete tipo Kopecky, Vos, Wiebes e Vollering. Quindi metto dentro anche Longo Borghini e Persico. Atlete che fanno bene nelle classiche. Quello che continuo a dire alle ragazze è che dopo i 150 chilometri, che sono i 200 degli uomini, le volate le vince chi ha gambe. E questo a Comano è venuto fuori senza ombra di dubbio.

Elena Pirrone ha disputato a Comano la miglior corsa degli ultimi anni: un ritorno attesissimo per Sangalli e i tifosi
Elena Pirrone ha disputato a Comano la miglior corsa degli ultimi anni: un ritorno attesissimo
Hai parlato di Cavalli, Pirrone e Paternoster.

Di Marta sappiamo tutto, dell’incidente e tutto quello che sta soffrendo per tornare. Per Pirrone e Paternoster, ci sono stati sfortuna e problemi fisici. Risolti quelli, sono tornate quelle che davano grandi prospettive da junior: hanno ancora tanto da fare. Paternoster usciva dalla bruttissima tendinite venuta fuori durante la pandemia, quindi ha fatto il Covid e poi l’ha rifatto ancora. Stando così le cose, diventa tutto più impegnativo. Il discorso vale anche per Alessia Vigilia e fra le U23 per Carlotta Cipressi, che ha vinto il campionato italiano crono under, ma anche lei negli ultimi due anni ha avuto tanti problemi fisici.

Ti stupisce vedere la Longo Borghini così sicura di sé anche in volata?

Sicuramente Elisa ha fatto tesoro di tante cose, soprattutto delle sconfitte. Non c’è nulla che ti insegna al pari di una sconfitta. Non stupisce che ci stia arrivando a 32 anni, perché ha fondo. E se adesso ha anche la convinzione di poter fare certe volate, più la corsa è dura e più lei parte da una posizione di vantaggio.

A Cipressi la cronometro delle U23: dopo una serie diproblemi fisici, il suo è stato un ottimo ritorno
A Cipressi la cronometro delle U23: dopo una serie diproblemi fisici, il suo è stato un ottimo ritorno
Ancora una volta ha colpito la generosità di Gaia Realini.

Credo che avrà le sue occasioni e che Longo Borghini non si tirerà indietro nell’aiutarla. In assoluto, parlando di Gaia e anche di altre under 23, questo italiano mi ha aiutato molto per fare la selezione del Tour de l’Avenir, che sarà davvero duro.

Confermi che alle spalle delle grandi, c’è un fronte molto forte di U23?

Con Realini, Cipressi, ma anche Gasparrini, Masetti, Ciabocco e Barale, che è del 2003. Loro due in Olanda si sono inserite molto bene. Ho anche dei contatti con il loro team, stanno lavorando nel modo giusto. E anche in questo si vede il vantaggio di correre nelle squadre WorldTour, perché hanno una gamba diversa, il gap è evidente.

Il Giro d’Italia sarà una verifica ulteriore?

Per alcune sì, soprattutto le ragazze che non sono riuscite a esprimersi al campionato italiano. Al Giro mi aspetto qualcosa di più, come pure dal Tour, che sarà un ottimo avvicinamento al mondiale.

Paternoster sesta nella crono e settima in linea: siamo sulla via del ritorno? Qui è con Consonni e Bastianelli
Paternoster sesta nella crono e settima in linea: siamo sulla via del ritorno?
Tornando a Comano e a ragazze non tanto adatte al percorso, ne abbiamo viste alcune lavorare sodo per le rispettive squadre.

Per le squadre e anche per sé. Penso a Sanguineti e Guazzini, ma anche a Barbara Guarischi che era da sola. Hanno fatto quello che ho chiesto loro: dare tutto, finché avessero forza. E sono state bravissime.

Dopo il Giro, in teoria finisce la carriera di Marta Bastianelli. Certo che se in forma, al mondiale farebbe un gran comodo…

Lei a Glasgow ha anche vinto gli europei del 2018. Marta è arrivata qua con la testa proiettata sul ritiro. Personalmente è un dispiacere, perché è anche un grande riferimento per le altre. Ho provato anche a farle cambiare idea, ma non c’è stato modo. Spero che al Giro possa lasciare il segno, ma non sarà facile. Alla partenza del campionato italiano, ho toccato con mano l’emozione. Le ragazze alla partenza ridono, scherzano, ma sono molto emotive.

E se poi ci ripensasse, almeno fino al mondiale?

Se va forte, le porte sono aperte. Chi merita un posto ce l’ha. Serve tanta testa, da fine Giro al 13 agosto c’è un periodo bello lungo.

All’appello manca Elisa Balsamo.

Stiamo zitti per scaramanzia. La seguo a distanza, senza metterle pressioni. Ma so che la visita di controllo è andata bene, quindi Elisa potrebbe tornare presto su strada, per cui continuo a essere ottimista. Forse un po’ più di prima…

Nel 2018 Bastianelli vince il titolo europeo a Glasgow. Se volesse ripensarci e andasse forte, la porta di Sangalli sarebbe aperta
Nel 2018 Bastianelli vince il titolo europeo a Glasgow. Alle sue spalle Vos e Brennauer. Quarta Cecchini
Sabato c’è il tricolore juniores, cosa ci aspettiamo?

Alla crono di Comano non ha partecipato Venurelli, perché stava facendo la maturità, altrimenti avrebbe fatto una gran prova. Guardando all’estero, abbiamo due avversarie inglesi forti che sono Izzy Sharp e Cat Ferguson per la prova su strada, con le quali ci siamo scontrati già parecchie volte quest’anno e non solo ai mondiali e gli europei come succedeva negli anni scorsi. Le conosciamo, sono forti. Noi cercheremo di fare la miglior squadra. Sono contento perché dopo Cittiglio eravamo settimi nel ranking e dopo il Fiandre siamo primi a pari merito con la Gran Bretagna. Le ragazze sono cresciute tanto, perché hanno visto cos’è il vento, il pavé, un ventaglio, correre sotto l’acqua su stradine che in Italia sarebbero improponibili.

Nella nazionale juniores di Sangalli si lavora sulla maturazione, quindi?

Sono per la crescita, chiaramente con uno sguardo al risultato. La storia italiana è piena di ragazze che hanno vinto il mondiale junior e poi si sono perse, proviamo a invertire la tendenza. Così quando andiamo all’estero con la nazionale, ci affianca sempre una squadra di club. In Olanda abbiamo avuto la Bft Burzoni, un’altra volta la Valcar. Ogni volta c’erano 12 azzurre a fare esperienza. Le squadre mi sembrano motivate e io sono soddisfatto. C’è tanto da fare ed è una bellissima notizia.

L’italiano dalla moto e il taccuino di Bennati

26.06.2023
5 min
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COMANO TERME – Nonostante il percorso tricolore abbia poco da spartire con quello nervoso dei prossimi mondiali, alcuni uomini che si sono distinti potrebbero far parte a buon diritto del club azzurro. Qualcuno più, qualcuno forse meno. Daniele Bennati li ha seguiti dal punto di vista privilegiato di una moto: quella guidata da Marco Velo. I due cittì dei pro’ – quello della crono e quello della strada – non si sono persi un colpo di pedale.

«Quello del mondiale– dice subito Bennati – è un percorso che tecnicamente non ha niente a che vedere con questo, perché comunque ha strappi più brevi. Per far bene nel campionato italiano servivano più doti da passista scalatore, tuttavia corridori come Trentin, Baroncini e lo stesso Sbaragli sanno anche essere esplosivi, per cui magari starebbero bene anche sulle strade di Glasgow».

Baroncini poteva vincere il tricolore: quando la sfortuna finirà, secondo Bennati sarà un riferimento nelle classiche
Baroncini poteva vincere il tricolore: quando la sfortuna finirà, Filo tornerà a dettare legge
Allora andiamo per nomi. Cosa dire di Baroncini?

Mi è piaciuto, perché quando ha deciso di prendere in mano la corsa, ha provato in tutte le maniere a rientrare. A mio avviso, è stato il più attivo e anche quello che ha creduto più di tutti di poter recuperare. L’ho sempre seguito con interesse, nell’ultimo anno e mezzo si è rotto tre volte il radio, quindi ha avuto veramente tanta sfortuna. Però si è sempre rialzato dai momenti difficili e questa è una cosa molto importante. Non lo dico solo io, ma Baroncini è un corridore che per il futuro sarà importantissimo soprattutto per le classiche di un giorno

Trentin si è gestito con esperienza, ha pagato sull’ultima salita, ma per Bennati ha un’ottima condizione
Trentin si è gestito con esperienza, ha pagato sull’ultima salita con la solidità che conosciamo
Prima del via hai parlato con Trentin, che cosa ti è parso del suo campionato italiano?

E’ stato molto forte, ha una buona condizione. Farà il Tour de France, sicuramente in appoggio per Pogacar. Il percorso non era semplice per lui, quindi si è visto bene chi aveva davvero le gambe. Sia lui sia Filippo (Baroncini, ndr) sono andati forte. Persare 74 chili e andare bene in salita su un percorso del genere è sempre molto complicato. E’ stata una corsa diversa rispetto a quello che troveremo al mondiale, totalmente diversa. Però ci sono gli elementi su cui lavorare.

Rota ancora una volta secondo dopo lo scorso anno. Protagonista a Wollongong, Bennati dovrà capire i suoi programmi
Rota ancora una volta secondo dopo lo scorso anno. Protagonista a Wollongong, Bennati dovrà capire i suoi programmi
Rota è arrivato secondo e l’anno scorso ha fatto un bel mondiale in Australia.

Con Lorenzo ho parlato già dallo scorso mondiale. A Wollongong è stato uno dei più forti e si meritava anche il podio, che è sfumato veramente per pochissimi metri. Non lo vedo molto adatto per il tipo di percorso che troveremo a Glasgow, benché comunque ci starebbe anche bene. So che adesso, dopo questo campionato italiano staccherà completamente e penserà a preparare il finale di stagione. Il suo pensiero è sicuramente più orientato al prossimo mondiale in Svizzera.

Velo e Bennati hanno seguito il campionato italiano dalla moto (foto Instagram)
Velo e Bennati hanno seguito il campionato italiano dalla moto (foto Instagram)
E poi c’è Velasco…

C’è un nuovo campione italiano. Velasco non era nei miei pensieri, io però ho sempre detto che la maglia tricolore va sempre valorizzata. E’ chiaro che Simone ha delle caratteristiche molto particolari. E’ più un corridore che si difende su salite lunghe e ha un buono spunto veloce. Diciamo anche che è un po’ piccolino fisicamente per fare un certo tipo di lavoro a un mondiale, per cercare di proteggere i suoi compagni di squadra. Però ci devo parlare. Ogni corridore ha il suo programma, magari anche Simone è arrivato a questo campionato italiano e poi immagino che mollerà. E quindi quest’anno, essendoci il mondiale ad agosto, non sarà facile gestire certe dinamiche. Ma ripeto: voglio parlarci, mentre sono certo che anche lui potrebbe stare bene sul percorso di Zurigo 2024.

Sbaragli ha confermato di essere un corridore super affidabile: un altro con cui Bennati dovrà parlare
Sbaragli ha confermato di essere un corridore super affidabile: un altro con cui Bennati dovrà parlare
Sbaragli si è sfogato, dicendo di aver dimostrato di esserci, mentre molti non lo considerano per il lavoro che fa nella sua squadra…

“Sbara” è molto bravo e molto solido e anche lo scorso anno era nella mia lista. Non voglio mai parlare di esclusioni, perché anche chi rimane fuori deve sempre sentirsi in squadra. Quindi parlerò anche con lui.

E’ confermato il ritiro prima di partire per Glasgow?

Ci ritroveremo a Scarperia, nel Mugello, dal 30 luglio al 3 agosto. Serve per creare il gruppo e poi vorrei fare l’ultima distanza in Italia, prima di partire. Si corre il 6 agosto, arriveremo in Scozia tre giorni prima.

Due mesi ai mondiali pista, Villa fa i conti con chi c’è

19.06.2023
5 min
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I mondiali su pista di Glasgow sembrano ancora lontani, ma considerando la posta in gioco, Marco Villa non sta certamente con le mani in mano. Il cammino di avvicinamento è iniziato già da tempo, le tappe di Nations Cup sono state avare di soddisfazioni, la qualificazione olimpica non sarà in pericolo, ma il tecnico azzurro già pensa a come arrivarci, a Parigi 2024.

A tutto ciò si aggiungano gli infortuni, mai così concentrati per la nazionale italiana, soprattutto al femminile. Proprio per questo Villa deve fare i conti con giornate mai semplici.

«C’è chi sta facendo recupero, chi ha ripreso a correre, chi è ancora in “bacino di carenaggio”. Bisogna affrontare mille situazioni, manca un mese e mezzo e dobbiamo organizzarci».

Le ragazze del quartetto. Nonostante gli infortuni c’è tanta voglia di ripetersi
Le ragazze del quartetto. nonostante gli infortuni c’è tanta voglia di ripetersi
L’infortunio della Balsamo è stato l’ultima mazzata…

Non c’è solo il suo infortunio, anche quello della Guazzini, metà del quartetto campione del mondo è in piena convalescenza. Per quest’ultima per fortuna le notizie sono confortanti, ha ripreso e probabilmente farà il Tour, ma certamente sarà a ridosso dei mondiali e ci sarà poco tempo per rifinire i sincronismi, questa è la cosa che più mi preoccupa.

E per la Balsamo?

Elisa non ha ancora cominciato a fare i rulli. Sono stato da lei – racconta Villa – e l’ho sentita comunque positiva e carica. Non le ho chiesto i tempi di ripresa, deve stare tranquilla e seguire i normali passi. La conosco ormai dallo scorso anno e so che quando può riprendere, ci mette poco ad acquisire la condizione, infatti ad inizio stagione è sempre una delle più pronte. Per questo è una che, a prescindere da quel che ha potuto fare, deve essere sempre parte del gruppo.

Per Elisa Balsamo la ripresa è lenta, ma si spera ancora di averla al via a Glasgow
Per Elisa Balsamo la ripresa è lenta, ma si spera ancora di averla al via a Glasgow
Il problema d’altro canto non riguarda solo te, ad esempio la Gran Bretagna ha a che fare con la frattura della clavicola di Hayter…

Sappiamo che fa parte del gioco, ho sempre detto che avere un gruppo numeroso impone certe scelte, ma in situazioni come questa è anche un vantaggio, permette di riuscire a trovare comunque una soluzione.

Il mondiale di quest’anno però è di difficile gestione, accomunando tutte le discipline.

Questo è un problema relativo, vorrei ricordare che con una situazione del genere abbiamo vinto un oro olimpico e segnato il record del mondo, nel senso che Ganna solo 5 giorni prima aveva fatto la cronometro. Bisogna però dare a ogni prova il giusto peso – prosegue Villa – in Inghilterra non si sono certo lamentati perché Pidcock invece di fare l’Olimpiade su strada ha vinto quella di mtb. Un oro è un oro… Io non ho mai obbligato nessuno, prendo chi ha voglia.

Il terribile infortunio del 6 aprile è un brutto ricordo, ora la Guazzini prepara il Tour
Il terribile infortunio del 6 aprile è un brutto ricordo, ora la Guazzini prepara il Tour
Ti sono giunte voci di rinuncia da parte dei moschettieri del quartetto?

Ricordo bene quanto avvenne subito dopo Tokyo: i ragazzi fecero un patto fra loro e si ripromisero di fare di tutto per arrivare a Parigi e riconfermarsi. Ganna ha detto chiaramente che vuole puntare sulla crono di Glasgow e sulla pista e a me va benissimo. Io comunque devo lavorare in comune accordo con i programmi che i ragazzi hanno stilato con i rispettivi team manager, non ho mai messo becco su questo e mai lo farò. Mi adatto. D’altronde quando i ragazzi vincono su strada sono il primo ad essere orgoglioso, vedi quel che Milan ha fatto al Giro d’Italia.

Il programma però è complicato…

Su questo bisogna fare dei distinguo. Il problema per Pippo nell’abbinare strada e pista è che non ha tempi di recupero per fare non tanto il quartetto, quanto la prova individuale su pista, ma può rinunciare a quest’ultima che non è specialità olimpica. Io guardando il programma sono convinto che la difficoltà maggiore è invece abbinare la corsa in linea della domenica con la cronometro del venerdì successivo.

La vittoria di Jonathan Milan a San Salvo. Secondo Villa, per il friulano è possibile un doppio impegno ai mondiali
La vittoria di Jonathan Milan a San Salvo. Per il friulano possibile un doppio impegno ai mondiali
Spiegati meglio…

La domenica i corridori affrontano 270 chilometri, il che significa che nei due giorni successivi non puoi fare praticamente nulla. Ma arrivi troppo sotto la gara contro il tempo senza aver potuto fare i necessari lavori specifici nelle giornate immediatamente precedenti, non hai il tempo materiale. Il problema non è l’abbinamento pista-strada, ma strada-strada…

Sarà necessario fare un piano comune con Bennati…

Non solo con lui, anche con Velo, Amadori, Sangalli… Abbiamo sempre lavorato di comune accordo, poi c’è un team manager come Amadio che tiene le fila. Questo anzi aiuta molto nella gestione dell’evento.

Pensi che rispetto al quartetto, le altre specialità avranno quest’anno minor peso, pensando alle necessità della qualificazione olimpica?

No, ma è chiaro che ogni federazione deve fare i conti con quel che ha. Mi spiego meglio: noi abbiamo un quartetto da qualificare e partiamo da quello, una nazione come il Portogallo ad esempio ha fortissimi elementi per madison e omnium e quindi privilegia quelli. Noi però lo sappiamo da tempo, abbiamo gente forte che lavora sia per il quartetto che per altre specialità, magari avremo anche grandi specialisti delle altre discipline che, proprio per le esigenze di qualificazione olimpica, potranno restare fuori oppure rientrare attraverso la riserva del quartetto. Le regole del lavoro le conosciamo dal post Tokyo e ci siamo adeguati.

Doppio mondiale per Milan? Bettini dice di sì

16.06.2023
6 min
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Da corridore ha vinto i mondiali e le Olimpiadi, poi da tecnico ha guidato gli azzurri sugli stessi traguardi. Per cui quando ci siamo trovati a ragionare sulle prossime sfide di Glasgow, che si incrociano pericolosamente fra strada e pista, l’idea di interpellare Paolo Bettini è stata una delle prime. Soprattutto dopo che il Giro d’Italia ha mostrato la forza di Milan in volata, alla vigilia di un mondiale che in teoria potrebbe strizzare gli occhi agli uomini veloci. Tu che faresti con uno come Johnny: lo mandi su pista o lo porti anche su strada?

Il discorso è interessante per i tanti risvolti, anche perché sono diversi i corridori di spessore che potrebbero essere chiamati al doppio impegno. Certo Milan, ma anche Ganna, Viviani e anche Consonni. Proprio per questo occorre partire dalla grande concretezza, perché tutto questo non si trasformi in una chiacchiera da bar.

«Il ragionamento deve essere sottile – dice subito Bettini – nel senso che si deve partire dalla probabilità di medaglia. Se Milan fa il quartetto, anche se non conosco la condizione di tutti e quattro e quella degli avversari, hanno abbondantemente dimostrato che possono vincere il mondiale. E’ anche vero che un mondiale su pista, dopo che si sono portati a casa un oro olimpico, non cambia la vita. Mentre sono sincero, un mondiale su strada è una medaglia pesante. Ha il suo peso specifico come merito sportivo, ma anche come potere contrattuale. Insomma, è un mestiere, ti togli le tue soddisfazioni, però poi rinegozi il tuo valore in base ai risultati».

Alle Olimpiadi è già capitato di far correre lo stesso atleta su strada e in pista, giusto?

Esatto. Quando ero a Londra da Commissario tecnico, le indicazioni federali furono di privilegiare la multidisciplina e io schierai Viviani anche su strada. Forse proprio quella volta capì come poteva vincere su pista, non credo che la strada gli abbia precluso la medaglia dell’omnium. Magari non aveva ancora esperienza per giocarsi il titolo. Tradotto in parole povere: ci può anche stare il doppio impegno, ma dipende sempre dalla condizione. Se uno ha una condizione stratosferica, alla fine i 4 chilometri dell’inseguimento che ti vai a giocare in pista sono più psicologici che un fatto di energie.

Parlando di Milan, quando capiterà nuovamente un percorso così?

Allora dobbiamo fare un altro ragionamento e vedere su chi possiamo contare per il mondiale strada. Milan può essere buono in caso di arrivo in volata, ma siamo sicuri che a Glasgow si arriverà in volata? Per esperienza, i percorsi li valuto quando li vedo e io questo non l’ho visto. E’ certo che lui in volata ha dimostrato che le sa suonare a tutti. Non proprio tutti, in realtà, perché a maggio non c’erano proprio tutti. Comunque è una delle ruote veloci più importanti che ci siano in circolazione.

L’incognita è dunque se il mondiale dovesse rivelarsi più duro…

Esatto, io infatti me la giocherei diversamente, pur portando Milan, che in una rosa di nove corridori ci sta bene. Parlerei chiaro e gli direi: «Sei da potenziale medaglia in pista con Marco Villa, ma io ti do la possibilità di starci anche su strada, però sappi che non si può correre per ammazzare la corsa. Ci sono altre nazionali che lo faranno e noi dovremo tutelare gli uomini da classiche. Tu vieni e te ne stai nella pancia del gruppo. Se poi all’ultimo giro non è successo nulla, ti si compatta la squadra addosso e fai la tua volata. Quel che viene viene». Potrebbe essere anche il modo per fargli fare un mondiale senza la pressione e lasciarlo tranquillo in ottica pista.

Viviani agli ultimi europei di Monaco ha corso su strada e dopo 5 ore ha vinto l’eliminazione su pista
Viviani agli ultimi europei di Monaco ha corso su strada e dopo 5 ore ha vinto l’eliminazione su pista
Di sicuro non ruberebbe il posto a nessuno.

Ai miei tempi, veniva fuori un problema con chiunque lasciavano fuori, semplicemente perché andava forte. Lasciavano fuori Di Luca e lui andava forte. Rebellin, la stessa storia. Lasciavano fuori Petacchi e lui vinceva. Tutti gli anni era scontato che ci fossero 4-5 o addirittura 6 scontenti che andavano forte. Oggi questa problematica non c’è.

Dici di no?

Bennati che mettesse dentro Milan, lascerebbe a casa qualcuno che va così forte? Chi si offende? Chiunque pensi di meritare un posto al mondiale, da qui al 20 luglio deve vincere tre corse vere e allora può alzare la mano e dire: «Presente! Milan vada a fare la pista, qua ci penso io!». Ma alla fine la strada è sempre democratica.

Ganna ha stupito alla Sanremo e il sesto posto di Roubaix per Bettini è un altro ottimo risultato
Ganna ha stupito alla Sanremo e il sesto posto di Roubaix per Bettini è un altro ottimo risultato
Citazione di Alfredo Martini, giusto?

Una volta, quando tutti ci chiedevamo come facesse Alfredo a mettere insieme tante teste, lui ci rispose sempre: «Ma state tranquilli, settimane prima hanno tutti le loro pretese. Poi, quando si arriva a ridosso del mondiale, la strada è democratica e mette ognuno al suo posto». Se poi la democrazia della strada ti porta cinque atleti ad alti livelli, a quel punto subentra il commissario tecnico che non è un allenatore, ma è molto più psicologo e selezionatore. Sta a lui fare il lavoro sottile di amalgamare la squadra e di fare le proprie scelte. Però non credo che in Italia in questo momento ci sia questo tipo di problema, purtroppo no.

Per lo stesso discorso e senza chiedergli la luna, ci starebbe anche Ganna?

Potrebbe essere. Allora vi dico che a me Ganna ha veramente stupito alla Sanremo, perché non solo ha tenuto le accelerazioni, ma ha risposto alle accelerazioni di quelli che sapevamo essere tre spanne superiori agli altri. Qualcuno dice ha fatto flop alla Roubaix, ma chi corre oppure ha corso in bici sa che fare sesto alla Roubaix non è proprio una cosa dell’ultimo momento. E allora perché non buttarlo dentro? Se ti viene la corsa un pochino più dura, ti trovi davanti in un gruppetto di una decina che ha qualche minutino di vantaggio, non ci sono salite impossibili, solo nervose… Perché non contare anche su di lui?

Giro 2023, Bennati parla con Consonni: Simone è un altro pistard che potrebbe fare il mondiale su strada
Giro 2023, Bennati parla con Consonni: Simone è un altro pistard che potrebbe fare il mondiale su strada
Forse passate le prossime Olimpiadi per tutti loro la strada avrà un richiamo diverso, non trovi?

Io dico che erano anni che l’Italia soffriva su pista e ora è giusto portare a casa il più possibile. Poi i ragazzi crescono e si diventa vecchi tutto d’un colpo, perciò bisogna che siano bravi loro a trovare il limite. Il quartetto olimpico va difeso a prescindere. Se venisse la seconda medaglia, ci sarebbe da togliersi il cappello, anche se non fosse d’oro. In Italia bisogna andare sulle le discipline che fanno 18 finali, tipo il nuoto o la scherma, per avere due medaglie in due Olimpiadi consecutive. Poi però credo che ci sarà un po’ di ricambio, per cui dal 2024 direi: «Sai cosa c’è? Intanto penso esclusivamente alla strada per tre anni, poi guardiamo cosa succede nell’anno olimpico».

Cosa potrebbe succedere?

Che se poi nell’anno olimpico mi qualifico, mi qualificano o mi ripescano, allora se sono ancora utile alla causa, magari in pista ci torno. Ma prima faccio due anni a dedicarmi alla strada senza guardarmi indietro…