Caruso e Pellizzari, modi diversi d’essere gregari al Giro

21.05.2025
5 min
Salva

Giulio Pellizzari è l’angelo custode di Roglic, al pari di Damiano Caruso per Tiberi. Il Giro d’Italia segnala questa singolare dinamica. Alla Red Bull-Bora, il giovane di talento si ritrova al servizio del campione anziano, per lavorare e rubargli l’arte. Alla Bahrain Victorious è il contrario: il corridore più anziano è il riferimento per il giovane di talento. Due diversi modi di essere gregario, che approfondiamo con Massimo Ghirotto, che ha aiutato svariati campioni e con il ruolo ha notevole dimestichezza.

Il padovano come da quindici anni a questa parte sta seguendo il Giro d’Italia con il team di Radio Rai, ma non più dalla moto. Chiunque, non potendo seguire le tappe dalla televisione, riesca ad ascoltarle in radio resta ogni volta piacevolmente ammirato dalla qualità del loro lavoro. De lresto il ciclismo è nato alla radio e lo spazio per l’immaginazione lasciato dalle parole degli inviati è un inestimabile valore aggiunto.

La postazione di Radio Rai: da sinistra Ghirotto, l’ospite Francesco Moser, Piccinelli e Martinello (immagine Instagram)
La postazione di Radio Rai: da sinistra Ghirotto, l’ospite Francesco Moser, Piccinelli e Martinello (immagine Instagram)
Al Giro d’Italia ci sono due gregari: uno vecchio e uno giovanissimo. Caruso fa da balia a Tiberi, Pellizzari lavora e intanto impara da Roglic. Che differenze ci sono?

Le differenze sono sostanziali. Tiberi si avvale di un uomo di grandissima esperienza e di grandissimo spessore, che ha anche fatto delle belle classifiche. Non per niente nel 2021 Caruso è arrivato secondo, nel 2023 è arrivato quarto, poi mi pare abbia fatto un decimo posto al Tour. Damiano ha fatto il capitano, magari ci si è trovato perché il suo leader a volte cadeva, ma lui è stato in grado di non farlo rimpiangere. Sa come gestire una classifica e i momenti difficili. Quindi Tiberi ha veramente l’uomo giusto che lo può consigliare, cosa che invece Roglic non ha ovviamente in Pellizzari.

Approfondiamo!

La Red Bull-Bora ha ingaggiato Giulio e ha fatto bene, perché ha visto le qualità che ha messo in mostra l’anno scorso al Giro d’Italia e i suoi risultati da giovane. Sono andato a leggere meglio ed è evidente che in tutte le corse più belle degli under 23, soprattutto il Tour de l’Avenir, il primo avversario per Del Toro era proprio Pellizzari. Questo ragazzino anche domenica sulle strade bianche, in un terreno che non era suo, ha veramente dimostrato delle doti, ma chiaramente non ha mai gestito una situazione critica. Lui i consigli a Roglic non li darà mai. Roglic lo sfrutta perché ha delle doti e quando servirà lo metterà a tirare.

Infatti dovrà essere lui a imparare da Primoz…

E’ chiaro che il mestiere del gregario, che è un’arte, lo impari strada facendo. A me viene in mente un altro nome che è qua: Rafal Majka. Un gregario di lusso, uno che potrebbe essere capitano e che a 35 anni lavora per Del Toro e Ayuso. Come pure Adam Yates, che faceva delle cose stratosferiche al Tour de France. Sono stati leader, ma adesso sono al servizio dei loro capitani. Pellizzari è stato ingaggiato perché sarà sicuramente un ragazzo di futuro e di talento, ma in questo momento può fare solamente il domestico. E si dovrà vedere se Roglic vorrà insegnargli qualcosa. Io sono stato nei panni del vecchio corridore e quando non vuoi insegnare, certe cose te le tieni per te.

Pellizzari ha iniziato a lavorare a stretto contatto con Roglic al Catalunya, dove si è guadagnato la convocazione per il Giro
Pellizzari ha iniziato a lavorare a stretto contatto con Roglic al Catalunya, dove si è guadagnato la convocazione per il Giro
Cosa potrebbe insegnargli Roglic?

Fare il gregario non è solamente mettersi là davanti e tirare, ci sono tante sfumature. Quando intervenire e come gestirti e a volte anche avere il coraggio di dire no. Quando chiedere di mettere un altro a tirare, perché può tornarti utile per il resto della corsa. Sono cose che Pellizzari non può decidere da sé, ma se gliele dice Roglic, allora è diverso. Fermo restando che certe cose le impari quando ci sbatti il naso. I bambini li puoi sgridare, ma imparano solamente quando sbagliano. Sicuramente Pellizzari è giovanissimo e se saprà metabolizzare i suoi errori, sarà uno che potrà dare grandi soddisfazioni.

Questo dipende anche dalla generosità del corridore più esperto?

Mi viene in mente un aneddoto di quando avevamo il Chiappucci giovane e noi eravamo i vecchi. Non è mai bello fare i paragoni col passato, però ricordo quando Claudio sgomitava e aveva voglia di farsi vedere, cosa che a noi più vecchi dava un po’ fastidio. E allora succedeva che non ci aprissimo tanto con lui per insegnargli, anche se poi ha imparato da sé. E’ capitato che fossimo frenati e che lo lasciassimo sbattere il naso. Ecco, se l’anziano non si apre, questo può accadere. Diciamo che Caruso ha già una storia ed è pagato anche per quel ruolo: non l’hanno portato perché faccia la sua classifica. C’è da vedere se a un certo punto fra Pellizzari e Roglic, magari non in questo Giro, verranno fuori gelosie interne.

Roglic ha fatto una bella crono dopo il passaggio a vuoto di Siena, come vedi il seguito della storia?

Roglic non si discute. Quando ne parliamo tra di noi, si fanno delle analisi. Credo che la tappa di Siena l’abbia pagata dal punto di vista psicologico e quando si è trovato in quella situazione, ha salvato il salvabile. Ma non diamolo per morto. Ero sicuro che avrebbe fatto una bella crono, è bastato guardare quella che ha fatto a Tirana. La fortuna dei suoi avversari è stata che ieri era una crono corta, altrimenti il suo margine sarebbe stato superiore. Ora però bisognerà vedere la sua squadra.

La collaborazione fra Caruso e Tiberi (di spalle) è il filo conduttore da quando Antonio è approdato alla Bahrain Victorious
La collaborazione fra Caruso e Tiberi (di spalle) è il filo conduttore da quando Antonio è approdato alla Bahrain Victorious
Uscito di scena Hindley, appunto, Pellizzari si trova al centro delle operazioni.

C’è da capire. Martinez va meno dello scorso anno, ma è di quei “cagnacci” che saltano fuori nella tappa giusta. Hanno Aleotti, che ancora si è visto poco. E c’è Pellizzari, appunto, che si troverà costretto a maturare in questo nuovo incarico. Si trova proiettato in una situazione nuova, dopo gli anni alla Bardiani in cui era discretamente libero. Ha davanti questo ruolo nuovo. Dovrà mettersi alla prova e imparare. Lo aspetta una grande scuola.

A Pisa vince Hoole. Del Toro resiste e… Villa punta su Roglic

20.05.2025
6 min
Salva

PISA – E dopo la tappa di Siena è ancora una tappa toscana a sconquassare la classifica. La Toscana, ma anche il cronometro e la pioggia. Una pioggia intermittente che non ha fatto correre tutti sullo stesso piano. Senza dubbio Daan Hoole è stato bravissimo: è il campione olandese della specialità e vista la sua superiorità anche su Joshua Tarling, magari avrebbe vinto lo stesso. Ma già dai primi intermedi si è capito che questa poteva essere la sua giornata. Onore all’olandese.

Stamattina, nelle lunghe ore tra i bus prima del via a Lucca, si parlava di rapporti, ma anche di meteo. Quando arriva la pioggia? E il vento? Quanto sarà forte? Marco Pinotti, quando c’è da parlare di numeri e tattiche è sempre in prima linea, stava giusto valutando il meteo radar. E storceva il naso…

Poche ore al via, Pinotti continuava a guardare l’evoluzione meteo
Poche ore al via, Pinotti continuava a guardare l’evoluzione meteo

Pioggia caotica

Succede che Primoz Roglic, Egan Bernal e in parte anche Antonio Tiberi trovano le condizioni peggiori nel punto più tecnico della corsa. Proprio stamattina, parlando con i tecnici dei vari team, si diceva come queste bici da crono siano pressoché “inguidabili” se non si è esperti: baricentro verticale stretto e peso sbilanciato in avanti. Inizi a piegare e la bici resta dritta, poi “cade” all’improvviso. Più o meno quello che è successo a Roglic durante una viscida ricognizione.

Di buono c’è che si annuncia una grande sfida. E la cosa positiva, molto positiva, per Roglic è che la gamba c’è. Un dato fa riflettere: negli ultimi 8 chilometri lo sloveno ha guadagnato circa 30” sullo spagnolo.

E così la classifica è di nuovo scombussolata. Isaac Del Toro resta in rosa. Juan Ayuso lo morde sul fianco. Roglic è quinto a 1’13” e in mezzo ci sono Tiberi e Simon Yates.

«Ho fatto una crono senza prendere troppi rischi. Sarà la corsa a mettere tutti nelle loro posizioni – ha detto Del Toro – La cosa più bella per noi è la classifica: siamo messi molto bene. Se dovrò difendere la maglia rosa o aiutare i miei compagni, lo farò. Immagino che ci saranno altre giornate difficili come quella di Siena».

Dopo l’arrivo un cenno d’intesa fra Ayuso e Del Toro (foto Simona Bernardini)
Dopo l’arrivo un cenno d’intesa fra Ayuso e Del Toro (foto Simona Bernardini)

L’occhio del cittì

Per analizzare la crono abbiamo chiesto un parere a Marco Villa, commissario tecnico della nazionale, presente a Pisa e anche stamattina a Lucca. Il cittì ha parlato con diversi corridori e ha osservato da vicino le dinamiche della giornata.

Le buone notizie per lui, in ottica mondiali e non solo, arrivano da Mattia Cattaneo, quarto, da Edoardo Affini, quinto e anche da un superlativo Marco Frigo, ottavo: tutti a meno di 1′ da Hoole.

Cittì, partiamo da Antonio Tiberi. Che crono ti è sembrata la sua?

Antonio ha chiuso una crono in linea con quanto fatto finora: sempre nella posizione giusta, dentro i suoi target. Non si è ancora esposto più di tanto. Anche sugli sterrati e in salita è stato puntuale, sintomo che sta bene. E ha una squadra per lui, a cominciare da Damiano Caruso, che è andato bene anche oggi.

La posizione perfetta di Tiberi. Il laziale ha concluso a 1’52” da Hoole… ma con condizioni meteo toste
La posizione perfetta di Tiberi. Il laziale ha concluso a 1’52” da Hoole… ma con condizioni meteo toste
Va detto che lui, Bernal e Roglic hanno preso l’acquazzone nella parte più tecnica…

Vero, però l’importante era non perdere troppo. Questo vale soprattutto per Roglic, che ha qualcosa in più.

Capitolo UAE Team Emirates, passano le prime salite, gli sterrati e la crono ed ecco che ne piazza quattro nei primi sette. Se fossi il loro DS, che corsa faresti adesso?

Non mi pronuncio, ognuno in casa propria sa cosa ha a disposizione, come ha programmato di correre e quali problemi può gestire. La UAE è una squadra così organizzata che non ha certo bisogno dei miei consigli.

Ma da tecnico, meglio averne tanti davanti o gerarchie più definite?

Logico che andando avanti bisognerà decidere. Tante volte è la strada a farlo: la selezione naturale sistema le cose. Tra il non averne e l’averne tanti davanti, meglio averne! Quei quattro così davanti nella generale non danno fastidio alla UAE, ma agli altri sì.

Sfortunato anche Roglic, che è praticamente arrivato sotto l’acqua e col buio
Sfortunato anche Roglic, che è praticamente arrivato sotto l’acqua e col buio
Uno dei primi avversari di Ayuso e Del Toro resta Roglic: quel recupero nel finale è un segnale?

Sì, anche perché era caduto domenica, è caduto stamattina e magari in discesa con l’acqua ha scelto di rischiare meno. Però quando ha dovuto spingere, le gambe le aveva. Se ha chiuso così la crono, vuol dire che è arrivato con buone sensazioni. E’ quello che deve fare se vuol vincere il Giro d’Italia: per me era il favorito all’inizio.

E lo è ancora?

Secondo me sì. E’ lunga arrivare a Roma: ma la sua esperienza e quello che ha fatto vedere al Catalogna parlano chiaro.

C’è qualcuno che t’ha colpito?

La tranquillità di Tiberi e lo spirito di Giulio Pellizzari. A Siena mi è piaciuto moltissimo. Stamattina ci ho parlato, mi sembra bello sereno e di buon umore. Vuol dire che sta bene. Mi sono segnato anche la prova di Giulio Ciccone domenica.

Cioè?

Cicco sta bene. A Siena ha buttato una vittoria, viste le gambe che aveva nel finale. Quello strappo finale è un bel segnale anche per lui.

Guardiamo avanti: domani c’è la tappa del San Pellegrino in Alpe. Garzelli dice che è la più dura del Giro. Possono provarci Ciccone, Bernal, Carapaz?

Per me non ci saranno attacchi così lontani dal traguardo. Quelli che avete nominato guardano alla classifica. Attaccare sul San Pellegrino significa buttarsi allo sbaraglio. A dieci giorni dalla fine è troppo. Semmai dovranno conoscersi, capire che tipo di gambe hanno loro e gli altri. Se vuoi azzardare, o sei disperato o hai capito dove colpire. Ma non credo che attaccheranno da così lontano.

Insomma, sarà una tappa che misurerà la febbre?

Certo. Domani chi non ha recuperato, chi sta male, paga. Quella salita lì io l’ho fatta e… stavo molto male!

Protesi in titanio e componenti mascherati, il Giro è anche questo

20.05.2025
6 min
Salva

LUCCA – Siamo alla partenza della seconda crono del Giro d’Italia 2025, quella che porta i corridori da Lucca a Pisa dopo il giorno di riposo (in apertura, Gianni Moscon si riscalda sui rulli). E solo quando si è immersi nella giornata della prova contro il tempo ci si rende conto, quanto questa disciplina è un test per gli atleti, per gli staff e per i meccanici.

Ancora una volta ci concentriamo su quei dettagli, piccole e grandi curiosità che ruotano attorno ad una disciplina dove il setting meccanico può fare una grande differenza. Ecco cosa abbiamo visto.

Roglic è caduto in mattinata, senza conseguenze
Roglic è caduto in mattinata, senza conseguenze

La caduta di Roglic senza conseguenze

Scivola durante la ricognizione. Non riporta abrasioni e nessun dolore, ma i meccanici sono stati impegnati a ricontrollare la bici. Check approfondito del setting, altezza sella in primis e del perfetto allineamento del forcellino che supporta il bilanciere posteriore.

Roglic ha scelto una combinazione 1×12, 68×10/36 (molto interessante) e ruote con copertoncino e camere d’aria.

Corone Miche, mascherate e non

Il Team XDS-Astana non è più sponsorizzato/supportato da Miche, ma sulle bici da crono sono evidenti le “vecchie” corone Miche (con il logo mascherato/coperto). Non pensiamo a rimanenze di magazzino, ma soprattutto ad un prodotto, le corone Miche richieste ed apprezzate per efficienza e rigidità, anche in pista (sono utilizzate dalla Nazionale Italiana su pista).

Ufficiali e con i colori della bandiera francese, quelle montate sulle Wilier del Team FDJ-Groupama, così come le ruote lenticolari ed a tre razze della Miche. Le posteriori fanno parte della nuova serie RD Crono con logo specchiato, belle ed impattanti in fatto di estetica. Le ruote a razze, sempre Kleos RD (con suffisso SPX3) non sono un prodotto mutuato dalla pista, ma sono uno strumento specifico e sviluppato da Miche per le bici da crono su strada.

La Fizik per le crono, la sella da crono comoda
La Fizik per le crono, la sella da crono comoda

La sella 3D long distance per Majka

Non è una novità in senso assoluto ed è il modello Fizik Transiro Aeris che adotta il suffisso long distance. E’ parte della categoria Adaptive dell’azienda veneta, quindi una sorta di 3D, ma è interessante sottolineare che questa sella è creata con l’intento di essere anche comoda e distribuire in modo ottimale le pressioni.

Il concetto da evidenziare, al contrario di alcune tendenze, è l’aver abbinato il comfort anche su prove relativamente brevi (come lo sono le cronometro) alla tecnologia Adaptive che è plasmabile al 101%.

Al Giro un nuovo mozzo Enve?
Al Giro un nuovo mozzo Enve?

Mozzo nuovo sulle Enve?

Lo avevamo già notato sulle ruote standard montate su “qualche” Colnago V5Rs. Ora i mozzi silver compaiono anche sulle Enve da crono (profilo anteriore da 100 millimetri). Per design, forme e volumi, soprattutto facendo un confronto sui “mozzi visti fino a ieri”, siamo certi di osservare mozzi nuovi, per lo meno un nuovo progetto che potremmo vedere ufficialmente in un prossimo futuro.

Quando si descrivono le ruote Enve a noi piace sottolineare l’importante collaborazione che è attiva da diversi anni, tra l’azienda americana e PippoWheels, un’eccellenza italiana in materia ruote, mozzi, raggi e assemblaggio ruote.

Il ventilatore della Ineos-Grenadiers

Si chiama EGO Power ed è una turbo ventola posizionata di fronte ai corridori per rinfrescare/raffreddare le operazioni di riscaldamento statiche. EGO Power funge anche da nebulizzatore dell’acqua, non un dettaglio e dal punto di vista tecnico ha una chiave di lettura non banale.

Il nebulizzatore e la ventola rinfrescano tutto il corpo dell’atleta che si riscalda sui rulli, ma senza creare uno shock termico come accade con i giubbini con il ghiaccio applicati al solo torace. Non si finisce mai di vedere e scoprire.

Le protesi in titanio per Pidcock

Tom Pidcock e un altro paio di corridori del Team Q36.5 montano le protesi customizzate ed in titanio. Sono fatte su misura e si innestano sulla base in carbonio applicata al manubrio della bici da cronometro. Hanno un valore alla bilancia leggermente superiore alle paritetiche in fibra, ma un grado di rigidità superiore. E’ un prodotto che il campione britannico ha portato con sé dalla precedente esperienza in Ineos? Cercheremo di scoprirlo.

Pidcock, sulla bici per le prove contro il tempo, ha scelto di montare la sella Dash, perfettamente ancorata sul reggisella classico Syncros (non è fatto ad hoc come succedeva fino all’anno passato sulle Cervélo dei Visma).

Lenticolare Scope alla Lidl-Trek

Mads Pedersen monta una lenticolare posteriore marchiata Scope, non Bontrager. Sono le nuove Artech e diventano come un simbolo dell’azienda olandese che si è rilanciata in modo importante grazie ad investimento corposi in fatto di aerodinamica e tecnologia.

Ci sono sempre gli pneumatici Pirelli, quelli con la scritta rossa, specifici per le competizioni time trial. La stessa lenticolare posteriore è stata usata dal vincitore di tappa, Dan Hoole.

Transponder sempre più piccoli (per fortuna)
Transponder sempre più piccoli (per fortuna)

Il trasponder più piccolo (era ora)

Anno dopo anno il trasponder GPS applicato sotto le selle delle bici ha ingombri sempre più ridotti. Era ora ci viene da scrivere, rispetto ad un paio di stagioni addietro dove era anti-estetico, ingombrante e pesante, controproducente in fatto di aerodinamica.

E adesso è Pellizzari l’angelo custode di Roglic

20.05.2025
4 min
Salva

PISA – Come stai, Giulio? «Sin troppo bene», risponde lui. La cronometro Lucca-Pisa si è conclusa da pochissimi secondi per Giulio Pellizzari. E’ lucido, presente. I massaggiatori sono dietro una curva stretta. Giulio li vede e si ferma senza problemi. Altri prima di lui l’avevano affrontata con difficoltà, tanto più che l’asfalto era viscido.

Il corridore della Red Bull-Bora è sempre più l’uomo prezioso di Primoz Roglic e, giustamente, inizia a rendersene conto. «In un mese sono passato dal non fare il Giro d’Italia ad esserci… e anche bene». Il sogno continua. Stamattina dei ragazzi, poco più giovani di lui, lo avevano cercato per dei selfie e Pellizzari si è prestato. Poi aveva preso il box con il suo pasto e se ne era andato nel bus in attesa del riscaldamento e del via.

Pellizzari in azione nella crono Lucca-Pisa. La posizione è migliorata molto rispetto all’anno scorso. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare
Pellizzari in azione nella crono Lucca-Pisa. La posizione è migliorata molto rispetto all’anno scorso. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare

Dopo Hindley

Chiaramente la caduta di Jai Hindley ha cambiato non poco i piani della squadra e, in parte, quelli di Pellizzari. Dopo le frazioni di Tagliacozzo e Siena è diventato prezioso quasi quanto Roglic ai fini della maglia rosa.

Se prima ci poteva essere una mezza idea, più che altro un sogno da tifosi, di vederlo all’attacco, adesso no. Ma è giusto, è normale. La posta in palio è troppo alta. Avrebbe potuto testarsi nelle crono: a Tirana, per esempio, era andato molto bene. Oggi non ha fatto neanche la ricognizione, per risparmiare energie.

«L’ho fatta in modo tranquillo – ha detto Pellizzari – avevo una gran gamba. E avevo anche molta voglia di spingere, però dalla macchina mi dicevano di rallentare perché serve il mio aiuto. E io sono qui per la squadra. La cosa buona, però, è che mi sono testato su una crono lunga. E so che posso migliorare ancora tanto.

«Com’è cambiato il mio Giro d’Italia dopo la caduta di Hindley? Parecchio. Sicuramente abbiamo perso l’uomo più importante, quindi cerchiamo di stare vicino a Primoz e crediamo che lui possa ribaltare la situazione. Abbiamo tanta fiducia in lui».

Mentre Giulio ci dice queste parole, il suo capitano sta giusto lottando con il cronometro e l’asfalto bagnato.

Questa mattina al via, Giulio era sereno e sorridente. Scherzava anche sul fatto che il suo amico Piganzoli gli partiva vicino e quindi non poteva andare piano!
Questa mattina al via, Giulio era sereno e sorridente. Scherzava anche sul fatto che Piganzoli gli partiva vicino e quindi non poteva andare piano!

Pellizzari prezioso

Come dicevamo e come si vede, il marchigiano è salito di grado. Daniel Martinez non sta benissimo, Hindley non c’è e gli altri sono più passisti. Di certo vedremo uscire alla distanza Jan Tratnik. Dopo Siena, Pellizzari si è autoblindato in qualche modo. E’ stato grazie a lui che Roglic non è naufragato. Da solo ha mantenuto il distacco entro certi limiti, mentre davanti, nel gruppo di Juan Ayuso, erano in tanti a tirare: Ayuso, la Lidl-Trek, qualche compagno di Ayuso…

Pertanto, questo feeling si fa sempre più forte. Roglic lo ha cercato spesso dopo gli arrivi. Ci parla. E sappiamo che durante i ritiri in quota si sono conosciuti meglio, merito anche dello stesso Pellizzari, che in pochi mesi si è ripresentato alla squadra parlando un ottimo inglese, fondamentale per poter condividere e stringere i rapporti. Qualcosa che non è passato inosservato neanche alla squadra, come ci ha raccontato tempo fa Enrico Gasparotto.

«Sì, c’è un buon feeling con Primoz. Sono qua per aiutarlo – dice – sto imparando tanto in questo Giro. E va bene così, questo ruolo. Infatti, credo che se avessi fatto io classifica non sarei stato pronto, e me ne sto rendendo conto proprio grazie a Primoz».


Come a dire che le difficoltà non sono solo sulla strada: pressioni, gestione del dopo tappa… Non è tutto scontato. «Ed è per questo che cerco di imparare il più possibile. E poi magari l’anno prossimo potrò prendere il suo posto».

Negli sterrati di Siena l’aiuto di Pellizzari è stato determinante al fine di limitare i danni per Roglic
Negli sterrati di Siena l’aiuto di Pellizzari è stato determinante al fine di limitare i danni per Roglic

Verso le montagne

Quanto fa piacere sentirlo parlare così. Ambizione e rispetto. Voglia di vincere, ma anche riconoscenza al team. Dopo questa cronometro, il gioco per la Bora-Hansgrohe non si fa affatto facile. La sfortuna ci ha messo lo zampino due volte.

La prima durante la ricognizione, quando Roglic è scivolato. E la seconda oggi, quando sempre lo sloveno è stato costretto a correre sull’asfalto bagnato, specie nella parte in discesa. Cosa che invece non è accaduta ad Ayuso e Del Toro, che hanno affrontato la discesa sull’asciutto. Così, una crono in cui doveva recuperare tanto si è trasformata in un’occasione in cui ha dovuto accontentarsi degli spiccioli.

Domani ancora una frazione tosta. Tutti parlano del San Pellegrino in Alpe, ma dopo quella salita il percorso non regalerà nulla. Altre salite, zero pianura. Insomma , senza più tappe contro il tempo è un Giro che si deciderà in montagna.

Di nuovo però Pellizzari si fa trovare pronto e ottimista. «Se siamo pronti per queste salite? Non vedo l’ora».

Suzuki protagonista: 50 moto al servizio del gruppo

20.05.2025
3 min
Salva

La passione per il ciclismo incontra l’eccellenza tecnologica nel segno della mobilità sostenibile. Suzuki conferma e rafforza il proprio ruolo da protagonista al Giro d’Italia, mettendo a disposizione dell’organizzazione una flotta di ben 50 motociclette per garantire supporto operativo, sicurezza e tempestività durante le ventuno tappe che caratterizzeranno l’edizione 2025 della Corsa Rosa.

Suzuki si distingue per il contributo concreto e strategico all’intera macchina organizzativa del Giro, fornendo mezzi affidabili, versatili e performanti per affrontare ogni tipo di terreno e condizione meteo. Le moto scelte per il Giro d’Italia 2025 rappresentano il meglio della gamma Suzuki in termini di affidabilità, maneggevolezza e potenza, caratteristiche essenziali per affrontare le esigenze di una corsa a tappe.

La motocicletta Suzuki insieme al Trofeo Senza Fine del Giro d’Italia 2025
La motocicletta Suzuki insieme al Trofeo Senza Fine del Giro d’Italia 2025

Supporto costante

Tra i modelli protagonisti figurano: V-Strom 800 e V-Strom 1050, entrambe perfette per le tappe più impegnative in montagna e i percorsi misti, grazie alla loro versatilità da crossover e alla robustezza costruttiva, e Suzuki GSX-S1000GT e GSX-S1000GX, ammirate per il design sportivo, la stabilità anche a velocità elevate e il comfort nei lunghi trasferimenti.

Queste moto saranno impiegate in diverse funzioni logistiche: dal trasporto dello staff tecnico ai collegamenti rapidi tra i diversi punti della corsa, fino al supporto per i team media e l’assistenza in tempo reale durante lo svolgimento delle tappe.

Il sostegno al ciclismo non si limita al solo Giro d’Italia maschile. Suzuki sarà infatti presente anche in tutte le competizioni firmate RCS Sport & Events, rafforzando la propria presenza nel circuito delle “Corse Rosa”. In particolare, il marchio giapponese sarà Auto ufficiale del Giro Next Gen, la gara dedicata ai migliori talenti Under 23, in programma dal 15 al 22 giugno, e del Giro Women, che si terrà dal 6 al 13 luglio con partenza da Bergamo e arrivo a Imola. Per questi eventi Suzuki metterà a disposizione sia la flotta di motociclette che quella di automobili, a conferma di un impegno trasversale e concreto nel sostenere la crescita e la visibilità del ciclismo professionistico, maschile e femminile.

Ecco una delle motociclette Suzuki in azione durante la Tirreno-Adriatico 2025
Ecco una delle motociclette in azione durante la Tirreno-Adriatico 2025

La storia del ciclismo

Il legame tra Suzuki e il Giro d’Italia affonda le sue radici nella storia. Entrambe le realtà nascono nel 1909: la corsa rosa con la sua prima edizione firmata Gazzetta dello Sport, e la casa giapponese con la fondazione della Suzuki Loom Works a Hamamatsu. E’ una coincidenza che oggi assume il valore di una visione comune, fatta di innovazione, passione e rispetto per l’ambiente.

Suzuki, da sempre vicina al mondo delle due ruote, debuttò nel settore trasporti proprio con una bicicletta motorizzata – la celebre Power Free del 1952 – e oggi continua a promuovere uno stile di mobilità sostenibile e consapevole. Ne è esempio il Suzuki Bike Day, evento aperto al pubblico che da cinque anni celebra il piacere della bicicletta come mezzo di libertà, salute e connessione con il territorio.

Nel 2025, la presenza di Suzuki sulle strade del Giro d’Italia non sarà solo visibile: sarà percepibile in ogni momento della corsa. Dalla partenza avvenuta in Albania, fino all’arrivo a Roma, Suzuki sarà al fianco degli atleti, dello staff e degli spettatori, portando con sé tecnologia avanzata, affidabilità e una visione condivisa con il mondo del ciclismo: quella di una mobilità più intelligente, efficiente e rispettosa dell’ambiente.

Suzuki

Gli spunti tecnici dalla crono toscana del Giro d’Italia

20.05.2025
6 min
Salva

VIAREGGIO – Le particolarità tecniche che offre una crono, ancor di più se al Giro d’Italia, non sono mai banali e si punta sempre più sulle personalizzazioni e customizzazioni.

Le corone gigantesche non sono più una novità, ma la nuova frontiera delle bici da crono punta sulle posizioni avanzate e le personalizzazioni delle protesi, ma non è tutto. Vediamo insieme alcune curiosità.

Componenti Deda customizzati ed “artigianali”

Deda, fornitore tecnico del Team Polti-Visit Malta, ha messo a punto un sistema di customizzazione delle protesi montate sulle bici da crono. Ve lo avevamo anticipato a Tirana. La piastra messa a punto dai tecnici Deda è in alluminio e fresata direttamente in azienda, con un’asola di scorrimento e diversi fori che permettono di posizionare gli spessori tra il manubrio e l’appoggio dei gomiti.

«La tendenza anche in ambito crono – ci racconta Davide Guntri di Deda – è quella di spostarsi molto più in avanti rispetto ad un recente passato. Questo è uno dei motivi per cui anche in termini di lunghezza si usano estensioni più lunghe, considerando che è fondamentale sempre le misure imposte dall’UCI».

La personalizzazione delle protesi sconfina anche sui terminali delle estensioni, customizzate per ogni corridore, così come le coperture aerodinamiche posizionate sulla parte arrotondata del manubrio.

La lenticolare con l’orologio

La Tudor utilizzerà la Timemachine (non quella sviluppata a braccetto con Red Bull) con un allestimento che non mostra grosse novità tecniche. La particolarità è nella livrea della lenticolare posteriore firmata DT Swiss e che mostra un orologio, Tudor ovviamente.

Tubeless differenziati di De Bondt

«La bici di De Bondt – ci racconta Luis Lamas, meccanico del Team Decathlon-AG2R La Mondiale – è la Van Rysel XCR, quindi il modello specifico per le crono, con manubrio specifico ed estensioni Deda. La trasmissione è Shimano Dura Ace (power meter incluso) con pignoni 11-34 e monocorona anteriore da 62 denti fatta su misura. La catena viene trattata con una finitura ceramica. Le ruote sono Swiss Side, lenticolare la posteriore e da 80 millimetri l’anteriore.

«Montiamo i tubeless Continental, GP5000 da 28 per il posteriore e Aero111 da 26 per la ruota davanti. Il setting degli pneumatici – spiega il meccanico spagnolo – è il medesimo di quello usato sulle bici standard. Sezione a parte, visto che usiamo la gomma da 29 davanti e da 28 dietro, una sorta di scelta standard (non solo per il Giro d’Italia). Il fattore principale di queste scelte è l’aerodinamica. Il peso di questa bici si aggira intorno ai 9 chilogrammi».

Affini e Van Aert, corone diverse

Edoardo Affini e Wout Van Aert utilizzano la Cervélo P5, medesima trasmissione Sram 1×12, stesso setting per le ruote, lenticolare posteriore e da 99 millimetri per l’anteriore e uguali sono anche i tubeless (Vittoria Corsa Speed).

Tra i due è evidente anche l’accostamento relativo all’altezza delle protesi (i due corridori sono simili fisicamente) ed in dotazione hanno la nuova sella Prologo Predator 01TT. La grande differenza è nella corona, da 64 denti per il campione fiammingo, da 68 denti per il nostro Campione Europeo. La scala pignoni è 10/28 per questa veloce crono del Giro d’Italia.

La Bolide di Tarling e Bernal

Oltre alle forme avveniristiche ed ai componenti che sono il vestito perfetto, la Bolide di Tarling ha una livrea che non passa inosservata. Il vincitore della cronometro corsa in terra albanese monta una ruota lenticolare abbinata ad una tre razze anteriore. Corona anteriore singola da 68 denti e scala pignoni 11-34.

Si scende leggermente con la rapportatura con la corona (singola da 64 denti) di Bernal, campione colombiano in carica. Stesso setting per quanto concerne le ruote. Interessante sottolineare il movimento centrale C-Bear montato sulla bici del colombiano e la medesima lunghezza di pedivelle, la stessa usata sulla Dogma F, 170 millimetri.

La centralina Sram per le bici da crono del Team Polti al Giro
La centralina Sram per le bici da crono del Team Polti al Giro

Ma che cos’é?

L’abbiamo notata sulle bici da crono del Team Polti-VisitMalta. E‘ la centralina che permette alla trasmissione Sram AXS di funzionare sulle bici da crono. Rispetto alla versione standard del pacchetto AXS, gli shifter montati sulle crono hanno spazio solo per la camera idraulica dei freni. Quindi, per poter funzionare, i pulsanti ed i satellitari Blips hanno necessità di una centralina che porta il segnale della cambiata al deragliatore. La stessa centralina è nascosta su alcune bici, visibile ed esterna come in questo caso.

UAE Emirates, 40 minuti per dire che va tutto bene

20.05.2025
5 min
Salva

Ieri alle 15 il UAE Team Emirates ha schierato davanti alla telecamera di un computer Ayuso, Matxin e Del Toro. Scopo della riunione era rispondere alle domande dei giornalisti all’indomani della brutale tappa di Siena, in cui il messicano scappava e lo spagnolo in maglia bianca lo rincorreva, con la collaborazione opccasionale di Ciccone (foto di apertura). Senza l’aiuto che ci si potesse aspettare da Yates e McNulty, se non per brevi tratti.

Magari davvero non è successo niente oppure magari è successo un finimondo, in ogni caso sarebbe stato da ingenui aspettarsi che il bubbone scoppiasse in diretta. Senza andare troppo indietro negli anni, abbiamo vissuto identiche situazioni in cui a quel tavolo, ma senza telecamere, erano seduti Cunego e Simoni, come pure Armstrong e Contador. E nessuno di loro, sia pure alle prese con tensioni ben superiori, disse una sola parola che potesse compromettere il percorso della squadra. Solo che dal vivo capisci molto più di quello che puoi cogliere da un’inquadratura stretta, senza un prima né un dopo.

Quel che è parso insolito nell’arco dei 40 minuti complessivi è stato lo sbilanciamento delle domande. Mentre i giornalisti internazionali le hanno rivolte quasi solo a Del Toro e Matxin, gli spagnoli hanno cercato Ayuso e quasi per niente il giovane messicano.

Casa UAE Emirates: Matxin al centro dei suoi pupilli. Una conferenza stampa virtuale per fare chiarezza

Il ginocchio di Ayuso

Se domenica dopo l’arrivo Ayuso si fosse fermato per abbracciare Del Toro, come hanno fatto Yates e McNulty arrivati a Siena con lo spagnolo, allora forse nessuno avrebbe pensato a un’anomalia. Invece Juan è sparito: solo per il colpo al ginocchio?

«Avrei preferito non cadere di nuovo – dice – ho battuto proprio sopra il ginocchio dove avevo già un livido e ho avuto bisogno di tre punti. Fa decisamente molto male, per fortuna oggi era il giorno di riposo, per cui ho cercato di riprendermi. Quando stamattina ho iniziato a pedalare, mi faceva davvero male. Poi riscaldandomi è migliorato. Spero che con un intero giorno di recupero, migliori ancora. La cosa positiva è che non è problema muscolare, è soltanto l’osso e forse allora non dovrebbe influire molto sulla mia prestazione nella crono».

Un messicano in rosa

Del Toro ha lo sguardo sbarazzino e il ciuffo che ravvia spesso con la mano destra. Nonostante sia il leader del Giro d’Italia, evita accuratamente di sbilanciarsi. Racconta di aver ricevuto un messaggio da Pogacar sull’aver vinto la tappa di ieri: se puoi farlo – questo il senso – devi farlo.

«E’ il mio primo Giro – racconta – sono entusiasta di essere qui con la squadra e orgoglioso di occupare questa posizione. E’ come un sogno. Ho una strategia: dare il massimo e avere sempre un obiettivo. Ma cerco di rimanere con i piedi per terra. Sono emozionato. A volte sono più nervoso, a volte sono normale. Ho solo 21 anni, ma va bene così. Non sento troppa pressione addosso. Il mio corpo sta reagendo bene giorno dopo giorno e sono super orgoglioso di essere messicano e di avere il supporto del mio Paese. Svegliarmi con la maglia rosa è stato incredibile, non riesco a rendermene conto. Il problema in realtà è stato andare a letto e cercare di dormire».

Del Toro ha ricevuto dall’ammiraglia UAE Emirates l’ordine di andare: emerge dalle sue dichiarazioni dopo tappa
Del Toro ha ricevuto dall’ammiraglia UAE Emirates l’ordine di andare: emerge dalle sue dichiarazioni dopo tappa

Buon viso a cattivo gioco

Fare buon viso a cattivo gioco: è il primo comandamento. E Ayuso è bravissimo a farlo. A un certo punto, mentre la parola è degli altri, fa un aereo di carta e lo lancia nella stanza. Del Toro ride.

«Se mi avessero detto che sarei arrivato al primo giorno di riposo con più di un minuto di vantaggio su Roglic – spiega – essendo secondo nella classifica generale, avrei firmato senza ombra di dubbio. Quindi penso che come squadra siamo in una posizione privilegiata e che ora è solo questione di continuare a guadagnare tempo sui nostri rivali e avere una buona settimana. L’approccio non cambia, c’è sempre rispetto per il leader. Voglio vincere il Giro, ma se dovrò perderlo, almeno spero che lo vinca un compagno di squadra. In una gara di tre settimane devi saper trascorrere i giorni, sia quando vinci sia quando perdi. Puoi farti male, ma devi saperlo gestire. Ed è proprio di questo che si tratta, in una gara che dura tre settimane».

Dopo aver gestito la convivenza Pogacar-Ayuso al Tour 2024, Matxin ora dovrà gestire Ayuso e Del Toro
Dopo aver gestito la convivenza Pogacar-Ayuso al Tour 2024, Matxin ora dovrà gestire Ayuso e Del Toro

Tutti per Ayuso

La chiosa tocca a Matxin, padre ciclistico di Ayuso. I due si conoscono da quando Juan ha iniziato a farsi grande e a mostrare i lampi di talento che ne hanno fatto uno dei giovani più promettenti al mondo.

«Non esiste alcun problema – dice il manager – Juan continua a essere leader, come abbiamo detto e come abbiamo pianificato: non cambia assolutamente nulla. C’è rispetto per il nostro leader e lavoreremo in squadra, come abbiamo sempre fatto, ma adesso Isaac è la maglia rosa.  Devo solo preoccuparmi di dare loro tutti gli strumenti affinché possano dimostrare il talento che hanno. Credo in Juan e Isaac, gli voglio bene perché sono due ragazzi facili da amare. Sono brave persone, hanno talento, hanno classe e se vincono delle gare, lo fanno perché sono molto bravi».

Forse quello che manca al momento è un avversario vicino che gli metta paura. Su quegli sterrati Roglic ha perso terreno come il malcapitato Evenepoel nel Giro del 2021. Quando sei caduto una volta, certe strade ti bloccano, diventano sabbie mobili di paura e non ne vieni fuori. Ma se oggi Primoz tornasse sotto con una crono stellare come quella di Tirana, forse tanto imbarazzo da abbondanza inizierebbe a svanire.

EDITORIALE / Ayuso, Del Toro e il miraggio del posto fisso

19.05.2025
4 min
Salva

Una volta per soldi si andava via, oggi per soldi si resta. La storia del ciclismo è piena di ottimi corridori diventati gregari di corridori ancora migliori che, a un certo punto, allettati dalla corte di altre squadre, cambiarono maglia. Di solito succede nelle squadre dei dominatori, che amano circondarsi di super gregari. Ayuso e Del Toro diventeranno dunque la trama di romanzo giallo? La foto di apertura si riferisce ai giorni felici della Tirreno-Adriatico, anche se non c’è dubbio che per la conferenza stampa di oggi alle 15 la UAE Emirates avrà rimesso ogni tassello al suo posto. Quanto accaduto ieri (al pari di quanto accaduto all’ultimo Tour nel giorno del Galibier) ha dato però da pensare.

Se nasci e cresci vincente, accettare di fare il gregario è certamente remunerativo, ma calpesta la tua indole. Se però accetti di stare al gioco, allora devi rispettarne le regole. Altrimenti vai via. La storia insegna che raramente chi parte riesce a battere colui per il quale ha lavorato, se non altro tuttavia avrà vissuto mesi e anni di progetti e sensazioni forti.

Sul podio per la prima maglia rosa della carriera, ma Del Toro non sprizza felicità
Sul podio per la prima maglia rosa della carriera, ma Del Toro non sprizza felicità

Fra corridori e agenti

Certo deve esserci affinità di vedute fra gli atleti e chi li rappresenta. Il ciclismo è un lavoro e deve dare da mangiare, meglio se in abbondanza. L’abbondanza infatti riguarda le tasche del corridore e in percentuale variabile quelle del suo agente. C’è solo da capire se la molla dello sportivo sia unicamente il guadagno oppure esista ancora la voglia di arrivare al vertice e vincere. La sensazione è che ai giovani più talentuosi venga ormai prospettato il guadagno sicuro e prolungato, togliendo dal mazzo o banalizzando il risvolto della medaglia. Che diventa invece insormontabile a causa di clausole rescissorie sempre crescenti.

Diciamo questo pensando alla situazione che si sta vivendo al UAE Team Emirates. E’ legittimo blindare Tadej Pogacar con un contratto fino al 2030. E’ anche comprensibile, da parte della squadra, tenersi stretti Ayuso (fino al 2028), Del Toro (2029), Christen (2030), Adam Yates (2028), Almeida (2026), Morgado (2027). Siamo certi tuttavia che i corridori siano consapevoli di cosa significhi legarsi così a lungo ad un super team in cui le strade sono obiettivamente poche?

Già alla Tirreno, quando Del Toro ha lavorato sodo per Ayuso, si è capito che il messicano sia in fortissima crescita
Già alla Tirreno, quando Del Toro ha lavorato sodo per Ayuso, si è capito che il messicano sia in fortissima crescita

Le tattiche chiare

Ayuso non si è mai rassegnato del tutto a fare il gregario di Pogacar, tanto da aver mandato a memoria un paio di risposte standard per quando gli chiedono dei suoi rapporti con lo sloveno. L’ultima dopo l’arrivo di Tagliacozzo: «Non vedo Tadej da tantissimo tempo, l’ho incrociato a Granada prima di partire per il Giro, ma solo per 30 secondi. Quindi non ho avuto molto tempo per parlare con lui».

Adesso lo spagnolo si ritrova davanti l’esuberante Del Toro, il quale sa bene cosa significhi pedalare per rabbia più che per amore. Ieri il messicano ha vissuto con gli occhi spenti l’impresa che gli è valsa la maglia rosa e solo a tratti lo abbiamo visto ridere. Sarà stata davvero l’emozione, come si è affrettato a spiegare, e speriamo sia così. Credete che Pellizzari non morisse dalla voglia di attaccare sul Sassotetto dalla cui cima si vede Camerino? L’ammiraglia gli ha detto di stare con Roglic e così Giulio ha fatto. E se davvero Del Toro è caduto nell’errore di voltare le spalle al suo capitano, a cosa serviva che avesse dietro l’ammiraglia?

Ieri Pellizzari ha lavorato sodo per Roglic, come pure sabato sulle strade di casa, salvando la classifica dello sloveno
Ieri Pellizzari ha lavorato sodo per Roglic, come pure sabato sulle strade di casa, salvando la classifica dello sloveno

Il salary cap

I team manager delle squadre più ricche si oppongono all’istituzione di un salary cap, con l’approvazione degli agenti che hanno l’imperativo di far guadagnare (possibilmente bene) il più alto numero di atleti per guadagnarne a loro volta. E’ un fronte compatto e comune che l’UCI dovrebbe prima o poi affrontare: ad ora se ne sta occupando l’Associazione dei gruppi sportivi presieduta da Brent Copeland.

Il punto a nostro avviso non è fare la guerra a qualcuno in favore di qualcun altro, come vorrebbero le squadre francesi. Siamo abbastanza sicuri che se domani la squadra francese più povera trovasse il budget più ricco, passerebbe in automatico a difendere il suo diritto a strapagare i corridori. Il punto è la tutela dello sport e della sua credibilità. E il rispetto di talenti che la certezza di lauti guadagni prolungati inevitabilmente svilisce. Se anche Checco Zalone per amore rinuncia infine al posto fisso, la domanda è: chi vuole davvero bene al ciclismo?