In questi giorni si corre a più non posso in tutta Europa: Vuelta, Tour du Limousin, gare in Belgio, Giro di Norvegia… ma in tutto ciò non va dimenticato un altro importante appuntamento, il Tour de l’Avenir. Mentre ci stiamo dirigendo con un Frecciarossa verso la Francia per raccontarvi il gran finale sulle Alpi, è giusto iniziare a vedere cosa è successo sin qui. E scopriamo tante novità, che ci sorprendono, ma fino ad un certo punto, come gli olandesi che stanno dominando la scena (per ora): tre nei primi tre della generale e cinque nei primi otto a metà Tour.
Cadute e pianura
La “piccola Grande Boucle” rispetto a quella dei grandi si è corsa nel segno della tradizione, non solo per la pioggia e il cielo grigio del Nord della Francia, ma anche per le prime tappe molto pianeggianti. Un qualcosa che quest’anno aveva trasgredito proprio il Tour di Pogacar e colleghi. La corsa aveva proposto un avvio molto interessante dal punto di vista altimetrico già alla seconda tappa con l’arrivo sul Mur de Bretagne. All’Avenir invece tappe veloci, un prologo e una cronosquadre.
E come nel segno della tradizione, questa sì come i grandi, a fare la differenza sono state soprattutto le cadute. Sono andati a casa 32 corridori dei 174 partenti. E tra questi ci sono state vittime illustri, come Santiago Umba, e il primo e il terzo del Giro d’Italia U23: Juan Ayuso ed Henri Vandenabeele.
Ayuso, doppietta addio
In particolare Juan Ayuso era attesissimo. In Spagna erano anni che non seguivano l’Avenir in questo modo. C’era grande attenzione mediatica. Juan puntava alla doppietta Giro-Tour ed aveva tutte le carte in regola per riuscirci. Il fenomeno della Uae era ben messo in classifica, aveva 1’40” dal leader Marijn Van den Berg, ma era ad appena 53” dal primo vero uomo di classifica, Tobias Johannessen, il secondo del Giro U23. Aveva guidato la Spagna al secondo posto nella cronosquadre. A 25 chilometri dall’arrivo, nella quarta frazione, una grande caduta lo ha costretto al ritiro. Si temeva una frattura alla clavicola, poi fortunatamente l’allarme è rientrato.
«Il sogno è finito – ha commentato, tristissimo, Ayuso – è così e devo accettarlo. Nonostante sia difficile da assimilare è tempo di guardare avanti e prepararsi nel migliore dei modi per la fine della stagione. Ringrazio di cuore chi mi ha supporto e auguro il meglio ai miei compagni di nazionale».
Olandesi volanti
E a proposito di Van der Berg. E’ stato questo olandese a dominare la scena. All’Avenir è con la maglia della sua nazionale, ma Marijn veste i colori della Groupama-Fdj Continental. Al Giro U23 ha chiuso al 41° posto e non dovrebbe dare troppi pensieri per la generale, ma certo nelle prime sei tappe ne ha vinte tre (la cronosquadre e due frazioni). E’ una ruota veloce. Ad inizio stagione aveva conquistato il Gp Adria-Mobil davanti al nostro Filippo Fiorelli. Tuttavia Lorenzo Germani, che corre con lui alla Groupama, parla di un ragazzo molto generoso in gara (a volte anche troppo), che sa farsi volere bene dai compagni e che in salita quando sta bene va molto forte.
Grazie anche al successo nella cronosquadre gli orange stanno dominando la classifica generale. In maglia gialla c’è Mick Van Dijke. Anche lui non dovrebbe tenere sulle grandi salite (è pur sempre un metro e 90 centimetri per oltre 70 chili), ma si sa: spesso la maglia di leader fa miracoli. In più corre per la Jumbo-Visma Development e il prossimo anno passerà in prima squadra. E qualcosa vorrà pur dire.
Da oggi però le cose potrebbero iniziare a cambiare e non solo per gli olandesi. All’orizzonte si profilano le Alpi (domani si arriva a la Gran Colombier) e oggi, nella sesta tappa, sono previste tante colline e tante salite: una frazione di 137 chilometri con ben 2.500 metri di dislivello.
Garofoli scalpita, Zana sereno
E in casa Italia? Beh sin qui le cose non sono andate benissimo, ma neanche male. Il primo vero acuto lo ha dato ieri Luca Colnaghi, giungendo terzo nell’arrivo in volata a Bar-sur-Aube, alle spalle proprio di Van der Berg e al suo compatriota in maglia gialla.
Sapevamo che questo avvio non ci sarebbe stato troppo congeniale e tutto sommato la situazione è ancora sotto controllo. I nostri uomini di classifica, Alessandro Verre e Filippo Zana, sono rispettivamente 17° (a 2’02”) e 18° (a 2’05”). Bene anche Marco Frigo (19° a 2’09”), richiamato in extremis dopo la caduta di Omar El Gouzi a pochi giorni dalla grande partenza di Charleville. Ma chi è messo ancora meglio è Gianmarco Garofoli.
Il marchigiano zitto, zitto, è lì. Stavolta non ha dovuto tirare per chilometri e chilometri per il capitano di turno come è solito fare quando veste la maglia della Dsm Development. Garofoli è 13° a 1’55” da Van Dijke e abbiamo visto al Val d’Aosta che in salita può giocarsela con tutti. In più è sfrontato e senza paura. Zana invece si vede che è il più esperto. Sembra rilassato. Il suo volto è sempre tra i più tranquilli in gruppo ed è ben consapevole che due minuti, ma ben meno da Johannessen, sono un gap che si può colmare.
Un po’ più attardati, Filippo Baroncini, dal quale forse ci si attendeva qualcosa in più nel prologo visto che è campione nazionale a crono, e appunto Luca Colnaghi. Ma il vero Avenir inizia oggi.