Martinez, figlio d’arte, dal Lunigiana al Tour? / Video esclusivo

05.09.2021
6 min
Salva

Suo padre Miguel diventava una furia ogni volta che saliva sulla mountain bike. Corse in Italia nella Full Dynamix di Battaglin e si portò a casa le Olimpiadi di Sydney e prima il bronzo ad Atlanta. Classe pura, tecnica e rapidità mai vista prima in salita. Quando poi passò su strada, trovò la Mapei disposta a fargli correre un Tour de France, ma a parte qualche rara apparizione in fuga, non riuscì mai a ripetere la magia del fuoristrada. Suo figlio Lenny Martinez invece dalla strada ha cominciato e ammette di non aver mai corso in mountain bike. Pratica però il ciclocross, durante l’inverno, ed è stato anche secondo al campionato nazionale. Suo padre ovviamente vinse un mondiale anche lì, nel 1996.

Svrcek caduto

Lenny Martinez ha vinto il Giro della Lunigiana juniores, primo francese nella lunga storia della corsa. Ha battuto Crescioli, salito al secondo posto per la caduta di Martin Svrcek, e Alessandro Pinarello. Lo ha fatto mettendo sotto scacco tutti i rivali nella prima tappa a La Spezia, in cui si è piazzato secondo. Conquistando poi l’arrivo in salita di Fosdinovo e correndo il resto delle tappe lasciando quasi intendere di non voler rincorrere le fughe. Fisico minuto, lo sguardo mite e di tanto in tanto il tipico guizzo francese, prima di renderci conto che fosse il figlio di MiniMig, avevamo pensato all’incredibile somiglianza con Julian Alaphilippe.

Dna di campione

Nello stupore generale dei giorni scorsi per il clamoroso tempo di scalata a Fosdinovo, nessuno aveva considerato che il bagaglio genetico di questo ragazzino potrebbe essere davvero fuori del comune. Non è detto che fare il figlio d’arte sia il più semplice dei mestieri, ma suo nonno Mariano (professionista per 10 anni, due tappe al Tour e la maglia a pois del 1978) e poi suo padre devono per forza aver lasciato in lui qualche traccia di nobiltà ciclistica. Se è vero che piccolo com’è, è riuscito a rintuzzare tutti gli attacchi e a portarsi a casa la maglia verde finale.

«Mi sta bene essere paragonato a MiniMig (il soprannome di suo padre, data la statura, ndr) – scherza – ma mi starebbe bene anche essere chiamato MiniAlaphilippe. Scherzi a parte, la bicicletta è sempre stata parte della mia vita e non potrei immaginarla diversamente. Quello che sogno e avere una carriera buona e lunga tra i professionisti, mettermi in luce sulle salite del Tour e della Vuelta».

Primo francese

Al Giro della Lunigiana è venuto per preparare i campionati europei e al termine dell’ultima tappa conferma che la condizione è buona. Non ha ancora visto il circuito di Trento, ma gli hanno parlato tutti molto della salita e proprio la salita è il suo terreno d’elezione. Nei giorni scorsi i direttori sportivi delle squadre italiane lo hanno visto in difficoltà in discesa, ma questo non toglie che il francesino abbia vinto a Fivizzano e controllato la corsa con grande freddezza e grande padronanza.

«Va bene allenarsi per gli europei – dice – però il Giro della Lunigiana era un obiettivo. Quando ho visto l’albo d’oro, sono rimasto colpito anche io perché non ci fossero francesi. E’ stata una bella corsa, con belle salite e avversari tosti. Soprattutto Svrcek e Crescioli, direi. Dopo Trento correrò prevalentemente nella mia regione e poi inizierò la stagione del cross. Il prossimo anno invece sarò nella continental della Fdj, quest’anno sono comunque nel team juniores che fa sempre riferimento alla squadra».

Doppietta di Oioli

Festa Finale per Manuel Oioli, già vincitore a Fosdinovo. «La vittoria di oggi – dice – è figlia di quella. Mi sono sbloccato. Ho capito di non avere nulla da aspettare. E peccato per la prima tappa. Se non avessi perso terreno, sarei stato in lotta sino alla fine per la generale. Ieri a Fivizzano ho provato a riaprirla, ma Martinez non si è fatto sorprendere».

Il piemontese ha sfruttato ottimamente il lavoro dei compagni e ha diviso con loro svariate bottiglie di prosecco. Quella per la tappa. Quella per la maglia a punti. E quella per la maglia della montagna. Al netto di una piccola contestazione per la volata, durata il tempo di rendersi conto che il piemontese fosse comunque partito in testa, il suo secondo successo in questo giro della Lunigiana parla di un ragazzo con la lucidità giusta per gestire le situazioni di corsa. L’unico rammarico è appunto l’aver dormito un po’ nella prima tappa, quando i francesi hanno messo il cappello sul tavolo e hanno ipotecato la classifica finale.

Trofei in marmo bianco di Carrara: il Lunigiano è ambasciatore del territorio
Trofei in marmo bianco di Carrara: il Lunigiano è ambasciatore del territorio

Organizzazione perfetta

Vai in archivio una corsa incerta fino all’ultimo. Incerta anche per le problematiche covid che già lo scorso anno avevano costretto al rinvio. L’organizzazione di Marco Danese ha gestito tutto nel migliore dei modi e il risultato finale parla di uno standard organizzativo di alto livello, percorsi sicuri e voglia di tornare a correre dopo il 2020 della cancellazione.

Tanti di questi ragazzi dal prossimo anno saranno under 23 è la sensazione che si trae osservandoli in azione è che il movimento italiano abbondi di talenti, che hanno soltanto bisogno di essere gestiti e aspettati per avere la speranza di un futuro ad alto livello.

Volata elettrica: Oioli spiega a Martinez di essere stato corretto. Pinarello sorride
Volata elettrica: Oioli spiega a Martinez di essere stato corretto. Pinarello sorride

Storie appena iniziate

Il discorso vale per tutti, anche per quelli che sembrano più maturi. Vale per Pinarello che andrà direttamente alla Bardiani, vale per Crescioli e Giordani che andranno alla Mastromarco e per Oioli che proseguirà alla Eolo-Kometa U23 di cui la Bustese Olonia è il vivaio.

Non è detto che allenarsi come professionisti a 17 anni oltre alla gamba faccia maturare la testa. Dando loro il tempo di cui hanno bisogno, potranno inseguire i traguardi che il talento spalanca ai loro piedi. Ora il gruppo si trasferisce a Trento per i campionati europei, poi sarà già tempo di pensare ai Mondiali. Scorrendo l’albo d’oro del Lunigiana, Martinez ha scoperto di essere in ottima compagnia. Il suo cammino nel ciclismo che conta è appena agli inizi, seguire le loro parabole è uno dei veri piaceri di questo mestiere.

Fosdinovo, Pogacar stracciato da nove ragazzini

04.09.2021
5 min
Salva

Lenny Martinez vince a Fivizzano, alle sue spalle Martin Svrcek, uno che da noi era considerato quasi imbattibile. Curiosamente i primi due posti di tappa sono anche quelli della classifica. Al terzo posto del Giro della Lunigiana un italiano, finalmente: Ludovico Crescioli, squadra di casa anche se è nato e vive ai piedi di San Baronto. Ma intanto nel gruppo si parla ancora di Fosdinovo.

Tappa combattuta oggi al Lunigiana. Gli italiani si sono rincorsi, forse alla ricerca di un posto in azzurro
Tappa combattuta oggi al Lunigiana. Gli italiani si sono rincorsi, forse alla ricerca di un posto in azzurro

Sono ore strane, se non altro per gli atleti italiani. Stamattina proprio Svrcek chiedeva al suo tecnico Bardelli quali saranno i suoi avversari azzurri agli europei e Bardelli non ha saputo dirlo. Perché i nomi non ci sono, verranno fuori. E allora ogni tappa diventa una rincorsa, mentre gli avversari stranieri – francesi, slovacchi e norvegesi su tutti – sanno da un pezzo chi correrà a Trento e per questo si stanno preparando. Forse per questo e per il fatto che tutti sono diventati nemici di tutti nel nome della maglia azzurra, la tappa più attesa e indicata per diventare la chiave della classifica, si è risolta con lo sprint di un gruppetto bello ricco: quasi 40 corridori, regolati da Lenny Martinez.

Crescioli e la scuola

Uno di quelli che rischia di sfinirsi nella rincorsa al piazzamento è appunto Crescioli, anche se alla fine l’ha imparata ed evita di fasciarsi la testa.

«E’ già una bella emozione essere qui al Lunigiana – dice il corridore del Team Casano – ricordando quando lo guardavo da più piccolo e sognavo di partecipare. Il primo che ricordo? Forse quello vinto da Evenepoel nel 2018, perché ci correva mio fratello. E’ la mia seconda corsa a tappe, l’obiettivo era fare classifica. Ora sono terzo, ma la speranza è l’ultima a morire, si prova ogni giorno».

Crescioli ad ora è terzo della classifica dietro Martinez e Svrcek
Crescioli ad ora è terzo della classifica dietro Martinez e Svrcek

Poi il discorso cade su uno dei temi più dibattuto delle ultime ore: la velocità pazzesca con cui ieri Martinez ha scalato Fosdinovo e Crescioli annuisce.

«E’ andato forte – dice – e mi ha dato 25 secondi (il suo tempo è stato dunque il terzo di sempre, ndr). Era quello che mi aspettavo, si va forte».

Ci sarebbe di che volare alto e magari prendere la strada del professionismo come Pinarello e Pellizzari, ma Crescioli mette le mani avanti.

«Io ho deciso di intraprendere un’altra strada – dice – il prossimo anno vado alla Mastromarco, che è vicino casa. L’obiettivo 2022 è finire la scuola da perito informatico robotico. Sennò si poteva anche tentare il salto, ma credo che nella vita sia importante avere un piano B».

Ecco la tabella con i tempi, i watt e la Vam dell’ascesa di Fosdinovo degli ultimi anni
Ecco la tabella con i tempi, i watt e la Vam dell’ascesa di Fosdinovo degli ultimi anni

Pogacar stracciato

Fosdinovo resta nei discorsi. Ieri Oioli ha vinto la tappa, ma quello che nel frattempo si scatenava alle sue spalle ha scritto la storia del Lunigiana. Lenny Martinez con il suo tempo di scalata di 14’58” a 23,400 di media e con una Vam di 1.667,7, sulla stessa scalata ha dato 49 secondi al Pogacar del 2016. Come si fa a immaginare che nel giro di così pochi anni gli standard degli juniores si stiano alzando così tanto?

«Si cerca tutti di capire – dice Paolo Alberati, che assieme a Maurizio Fondriest segue anche degli juniores – il mondo va avanti e a volte penso che forse ai nostri dovremmo chiedere di più, oppure avere la pazienza di farli crescere bene per raccogliere a lungo termine. Una volta davanti a certe prestazioni si sarebbe pensato male, ma vengono da Paesi diversi e squadre diverse, quindi ci sono altre motivazioni. Visto i francesi ai mondiali di mountanin bike? Hanno vinto tutto, quindi forse c’è chi lavora alla grande. E oggi su una salita di 6 chilometri, nove ragazzi hanno fatto meglio di Pogacar che dominò il Lunigiana del 2016. Gente che è salita con 6,4 watt/kg. Un professionista lo fa dopo 180 chilometri, loro lo fanno quando gli viene chiesto. Mosca, un ragazzino umbro che alleno, ha fatto Fosdinovo a 6,2 watt/kg ed è un ragazzo… normale, ma pur sempre un ottimo atleta».

Con la classifica in ballo, Piemonte e Veneto hanno provato ad attaccare i francesi, ma invano
Con la classifica in ballo, Piemonte e Veneto hanno provato ad attaccare i francesi, ma invano

Marginal gains

Stiamo parlando di evoluzione della specie? Oggi Malori spiegava che nelle crono il progresso tecnologico ha scavato un solco, ma in salita?

«Il livello si è alzato enormemente – dice ancora Alberati – lo vedo anche nella mountain bike. C’è un insieme di marginal gains da indagare. Si parla di alimentazione, in primis. Basta zuccheri tanto per prenderli e largo alla pasta e ai carboidrati quando servono. Si parla di misuratore di potenza, che anche se non lo guardano i ragazzi, serve ai preparatori per dirgli come lavorare. E si parla di materiali. Qua non si parla a caso. Fra i primi di Fosdinovo, hanno tutti il misuratore di potenza, i watt indicati sono veri».

Domani il Lunigiana vivrà l’ultima tappa, i numeri sono sul tappeto e sono in crescita. Se tanto ha potuto fare Pogacar, che cosa ci aspetta per i prossimi anni?

Europei di Trento juniores. De Candido, cosa prevedi?

04.09.2021
4 min
Salva

Ai campionati europei di ciclismo correrà anche la categoria juniores, il 10 settembre. I ragazzi del cittì Rino de Candido saranno pronti a dare battaglia sulle strade di casa. Il percorso è lo stesso della prova degli under 23, il circuito cittadino di Trento verrà percorso otto volte, per un totale di 107 chilometri. Non una prova lunga, ma molto impegnativa. Ce la facciamo raccontare dal tecnico azzurro che guiderà i ragazzi in questa loro prima esperienza internazionale. Alcuni stanno correndo il Giro della Lunigiana che terminerà domani, domenica 5 settembre, a Casano di Luni.

Fra gli azzurri presenti al Lunigiana, Lorenzo Giordani e Piergiorgio Colzani
Fra gli azzurri presenti al Lunigiana, Lorenzo Giordani e Piergiorgio Colzani
Come vi siete approcciati a questo europeo casalingo?

Siamo andati a vedere il percorso a metà agosto, con un gruppo di 12 ragazzi. I quali sono poi venuti in ritiro con me a preparare gli ultimi appuntamenti prima della selezione finale. Li ho divisi in due gruppi: un primo gruppo ha corso il Gp della Pace (Belletta Dario, Igor Bonetto, Samuele Pellizzari, Giulio Romele, Alessandro Ursella e Raffaele Mosca), mentre un secondo sta disputando ora il Giro della Lunigiana (Piergiorgio Cozzani, Lorenzo Giordani, Sebastiano Minoia, Simone Roganti, Luca Tornaboni e Stefano Cavalli).

Cosa ne pensa del percorso ora che lo avete visto da vicino?

Si continua a mettere l’accento sulla lunghezza, dicendo che è corto, ma non si dice che il dislivello ammonta a 2.000 metri totali. Non è semplice, la salita farà sicuramente la differenza, è dura ed impegnativa. Ripeterla otto volte porterà ad una selezione naturale.

Belletta, qui in ritiro con la nazionale juniores di De Candido a metà aprile, ha provato il percorso di Trento (foto Instagram)
Belletta, qui in ritiro con la nazionale juniores di De Candido, ha provato il percorso di Trento (foto Instagram)
Ha notato qualche particolarità?

A parte la costante difficoltà tecnica, per cui dovrò scegliere ragazzi con dimestichezza nel guidare il mezzo, l’arrivo è complicato. Si arriva da un sottopasso, poi ci sono delle continue curve, ed il rettilineo finale, oltre ad essere in pavé, è anche in leggera pendenza. Serviranno dei ragazzi bravi in salita, ma che si sappiano difendere in una volata ristretta. Il tempismo la farà da padrone, un attimo prima e rimani piantato, un secondo dopo rimani imbottigliato dietro.

Vorremmo sapere che emozioni provano questi giovani atleti a correre in un palcoscenico così importante.

Questi ragazzi hanno già corso in gare internazionali, come il Lunigiana o il GP della Pace. Certo è molto differente gareggiare in una corsa a tappe o in una gara singola. Loro sanno quel che devono fare, se corrono come sono in grado di fare saranno protagonisti, andiamo per portare a casa un buon risultato. L’emozione non si può nascondere, poi correre in Italia è ancora più eccitante, avranno gli occhi puntati addosso. E’ esperienza anche questa, sarà un mio compito tranquillizzarli e farli dormire sereni.

I norvegesi, ma anche i francesi: al Lunigiana si lavora per gli europei juniores
I norvegesi, ma anche i francesi: al Lunigiana si lavora per gli europei juniores
La concorrenza è elevata, i francesi al Lunigiana non scherzano.

Vanno molto forte, ma siamo ad un europeo, tutti vanno forte, non bisogna sottovalutare nessuno. In primis bisognerà curare, oltre ai transalpini anche gli olandesi ed i norvegesi. Non dobbiamo farci intimidire e dobbiamo correre da squadra, l’organizzazione è alla base di tutto.

Come si interpreta una corsa del genere? in questa categoria siamo abituati a vedere gare sempre molto attive.

Dovremo essere pronti a seguire qualsiasi evoluzione, stare davanti ed entrare in ogni tentativo di fuga, sarebbe un rischio troppo elevato far uscire un gruppetto e non farne parte. Anche se si dovesse trattare di una fuga da lontano, farne parte ci permetterà di controllare meglio la corsa. E’ una gara che stanca molto anche la mente, essere sempre pronti non è facile. Ho parlato molto con i miei ragazzi e sanno cosa devono fare.

Fra i possibili juniores azzurri per Trento, anche Biagini, qui con il suo diesse Luca Colombo
Fra i possibili juniores azzurri per Trento, anche Biagini, qui con il suo diesse Luca Colombo
L’appuntamento successivo sarà il mondiale, i ragazzi saranno quelli di questo gruppo?

Non necessariamente, sono due gare simili solo sulla carta, il nostro percorso al mondiale è cittadino come quelle di Trento. E’ però, anche molto più tecnico e complicato, lì (nelle Fiandre ndr) ci saranno 4 o 5 strappi da 200 o 300 metri molto duri, serve esplosività, quindi i corridori saranno differenti.

Il Lunigiana parla francese: ombra transalpina sugli europei

02.09.2021
4 min
Salva

A La Spezia fa un caldo da piena estate, mentre il gruppo di testa del Giro della Lunigiana juniores è annunciato ai 9 chilometri dall’arrivo, con un francese che mena le danze e gli altri che lo rincorrono. Con Massimiliano Mori si commenta la convocazione di Cattaneo agli europei e si fanno due chiacchiere sul mercato dei più giovani. E onestamente, in questo primo pomeriggio che sa di inizio della scuola, vedere questi ragazzini già proiettati sul professionismo fa pensare a un branco di gazzelle in mezzo ai leoni.

Al via da Fiumaretta, Cipollini ha parlato un po’ con gli azzurri
Al via da Fiumaretta, Cipollini ha parlato un po’ con gli azzurri

Una rimpatriata

Il Lunigiana è cominciato all’ora di pranzo a Fiumaretta, tra gente ancora in spiaggia e il senso del grande evento. Facce note e forestieri, è subito chiaro che la posta in gioco sia bella alta, perché alla partenza invece di mescolarsi nei soliti capannelli, le squadre si sono ritrovate cercando la concentrazione. Gli incontri abbondano. Luca Colombo segue i suoi ragazzi, ma si occupa dei rifornimenti. Il campione del mondo di Stoccarda 1991 ha corso per una vita al Casano Ortonovo e come per magia (neanche troppo, vista la vicinanza geografica) dal nulla saltano fuori Paolo Colò e suo figlio Alessandro, passato e presente del ciclismo a Ortonovo. Al via c’era anche Valerio Agnoli, ora responsabile del Comitato Regionale del Lazio, ma in procinto di iniziare una nuova avventura o così si spera. Poi Ivan Quaranta, alla guida degli azzurri. E Rino De Candido, che li guiderà a europei e mondiali, in osservazione interessata.

Francese volante

Ma adesso che lo speaker scandisce bene il nome, ci rendiamo conto che il francese al comando non è Lenny Martinez, che dal prossimo anno correrà nella continental della Groupama-Fdj, terzo in entrambi i campionati nazionali e vincitore di tappa all’Ain Bugey Valromey Tour, chiuso al terzo posto. Non è lui, che alla partenza camminava con i favori del pronostico sulle spalle, ma il compagno Rolland Brieuc (primo da sinistra nella foto di apertura), ugualmente classe 2003 e alla prima esperienza internazionale.

«Nella riunione avevamo deciso di correre per Lenny – dice – e per la generale. Poi è partita una fuga in cui c’era Nicolas Favier e così siamo andati in due. Abbiamo scandito un bel tempo e alla fine ho cominciato a credere nella vittoria. Ho pensato alla preparazione fatta, a tutti i sacrifici. Siamo stati una squadra formidabile. E’ la mia prima corsa internazionale, non pensavo di poter vincere. Sto veramente bene. Da qui andremo direttamente a Trento per i campionati europei».

Roland Brieuc, francese, primo vincitore e primo leader del Lunigiana
Roland Brieuc, francese, primo vincitore e primo leader del Lunigiana

Pinarello sgridato

Primo e secondo e poi Pinarello, vincitore della volata di gruppo, con la salopette della Borgo Molino e maglia del Veneto. E’ sotto il gazebo che parla con il suo direttore sportivo e sembra risentito. Il tecnico gli dice che i modi magari sono stati un po’ rudi, ma la sostanza è vera: questi attaccano da lontano, che cosa hanno pensato quando i francesi hanno forzato il ritmo? Lui si difende dalle giuste osservazioni e di colpo ci rendiamo conto che deve aver parlato con De Candido, incrociato con un diavolo per capello già dopo l’arrivo.

«Certo che ci ho parlato – dice il tecnico della nazionale – gli ho chiesto perché abbia dormito e come lui tutti gli altri. Questi dei Comitati pensano di avere chissà quali squadroni, ma se poi stanno a guardare, questi qua non li batti. Non so se i francesi siano venuti con la nazionale più forte, ma non credo perché lo stesso Martinez, il più conosciuto, non ha trovato posto nella squadra per la Coppa delle Nazioni. Ma di sicuro verranno agli europei e bisognerà correre senza paura. Proprio come fanno loro».

Martinez e Brieuc, secondo e primo, i francesi volano
Martinez e Brieuc, secondo e primo, i francesi volano

Remco non c’è

Il primo giorno del Giro della Lunigiana 2021 ha poco altro da raccontare, dato che il francesino ha preso per sé tutte le maglie e le attenzioni del dopo corsa. Dice De Candido che sarà difficile togliergli la maglia e che, nel caso, essa passerà sulle spalle del compagno Martinez. A noi piace pensare che la corsa sia ancora aperta. Non si vede ancora traccia di un Evenepoel, magari ci sarà margine per giocarsela ancora.

Da giovedì il Lunigiana, palestra per grandi campioni

28.08.2021
5 min
Salva

Guardando l’albo d’oro del Giro della Lunigiana si capisce subito che per iscrivervi il tuo nome, devi andare davvero forte. Un elenco che è un concentrato di campioni, di corridori che già da “piccoli” hanno fatto vedere che avevano davvero una grande propensione per gli sforzi ripetuti, per le gare a tappe. Uno di loro però resterà unico: Corrado Donadio, vincitore della prima edizione.

La storia racconta che la gara toscana nacque nel 1975 come Giro della Bassa Lunigiana, una due giorni riservata ai dilettanti che vide Donadio, azzurro dell’epoca, conquistare il successo. La gara ebbe molto risalto tanto che la Federazione decise già dall’anno successivo d’inserirla nel calendario nazionale, cambiandole però categoria e facendone quello che poi sarebbe diventato il principale appuntamento a tappe per gli junior. Per questo Donadio resterà un “unicum”…

Simoni Lunigiana 1989
Un giovanissimo Gilberto Simoni vincitore del Lunigiana nel 1989, davanti a Davide Rebellin e Andrea Peron
Simoni Lunigiana 1989
Un giovanissimo Gilberto Simoni vincitore del Lunigiana nel 1989, davanti a Davide Rebellin e Andrea Peron

Una parata di campioni

Nel corso degli anni la gara organizzata dai dirigenti dell’Unione Sportiva Casano ha raccolto qualcosa come 6 futuri vincitori del Giro d’Italia: Franco Chioccioli, Gilberto Simoni, Danilo Di Luca, Damiano Cunego, Vincenzo Nibali e Tao Geoghegan Hart. Negli ultimi anni la caratteristica maglia verde è “caduta” su spalle nobili come quelle di Tadej Pogacar (2016) e Remco Evenepoel (2018), mentre l’ultimo entrato in quel famoso elenco è Andrea Piccolo, vincitore nel 2019, perché lo scorso anno il Covid ha chiuso ogni porta per la disputa dell’evento.

La parentesi si chiuderà da giovedì prossimo, poi fino a domenica saranno le ruote a parlare. L’edizione 2021 del Giro della Lunigiana si preannuncia apertissima e potete star certi che sarà una palestra frequentata dai campioni del domani. In gara 15 rappresentative regionali italiani e 15 nazionali estere, per un totale di 180 corridori: ogni team potrà schierare infatti solo 6 corridori, il che rende praticamente impossibile gestire la corsa.

Piccolo Lunigiana 2019
Piccolo, a destra, preceduto dal tedesco Brenner nella prima tappa 2019. Il Giro lo vincerà però l’azzurro
Piccolo Lunigiana 2019
Piccolo, a destra, preceduto dal tedesco Brenner nella prima tappa 2019. Il Giro lo vincerà però l’azzurro

Quattro giorni intensissimi

Si comincia quindi giovedì con la prima tappa, da Fiumaretta a La Spezia per complessivi 89 km e subito saranno fuochi d’artificio, con ben 4 Gran Premi della Montagna di cui la metà di prima categoria, a Pignone e a Biassa, da dove mancheranno solo una decina di chilometri per il traguardo, facile pensare che la classifica sarà già delineata.

Lunigiana tappa 1 2021
Giro della Lunigiana 2021, 1a tappa, Fiumaretta-La Spezia
Giro della Lunigiana 2021, 1a tappa, Fiumaretta-La Spezia

Il giorno dopo doppio appuntamento, come ormai nel ciclismo professionistico non avviene quasi più. La prima semitappa, di 55 km, va da Lerici a Sarzana, è un lungo viaggio completamente pianeggiante, qui è presumibile un arrivo in volata anche perché, considerando che le fatiche non saranno finite, molti team vorranno concentrare gli sforzi sulla preparazione dello sprint.

Lunigiana tappa 2 2021
Giro della Lunigiana 2021, 2ª tappa (1ªsemitappa: Lerici-Marinella di Sarzana)
Giro della Lunigiana 2021, 2ª tappa (1ªsemitappa: Lerici-Marinella di Sarzana)

Lunghezza quasi identica ma caratteristiche completamente diverse per la seconda semitappa: si va da Sarzana a Fosdinovo per 53,6 km, ma l’ultima decina è in salita fino all’arrivo coincidente con il Gpm di prima categoria. Qui ci si giocherà moltissimo in termini di classifica, chissà che qualcuno non voglia però anticipare gli scalatori…

Lunigiana tappa 2 seconda semi 2021
Giro della Lunigiana 2021, 2a tappa, 2a semitappa, Sarzana-Fosdinovo
Lunigiana tappa 2 seconda semi 2021
Giro della Lunigiana 2021, 2a tappa, 2a semitappa, Sarzana-Fosdinovo

A Fivizzano ci si gioca tutto

Al sabato frazione lunga, 104 km con partenza e arrivo a Fivizzano: una frazione per niente tranquilla… Ben 5 Gran Premi della Montagna e arrivo in salita, lo strappo finale che i concorrenti affronteranno tre volte entrando nel circuito conclusivo.

Lunigiana tappa 3 2021
Giro della Lunigiana 2021, 3a tappa, Fivizzano-Fivizzano
Lunigiana tappa 3 2021
Giro della Lunigiana 2021, 3a tappa, Fivizzano-Fivizzano

Chiusura domenicale con la tappa conclusiva di 106 km da Massa a Casano di Luni, anche questa con un circuito finale da affrontare due volte. Probabile che allora la classifica sarà definita, così non fosse c’è spazio per dare battaglia, magari da parte di quelle squadre in credito di risultati.

Lunigiana tappa 4 2021
Giro della Lunigiana 2021, 4a tappa, Massa-Casano di Luni
Lunigiana tappa 4 2021
Giro della Lunigiana 2021, 4a tappa, Massa-Casano di Luni

Che cosa attendersi dal Giro della Lunigiana? In chiave italiana sarà interessante capire il rendimento delle generazioni più giovani in una corsa a tappe già impegnativa. Ci lamentiamo spesso della difficoltà del ciclismo nazionale nel trovare nuovi interpreti per i grandi Giri, magari la prossima settimana ne sapremo di più sul futuro a lungo termine in questo dato settore. Anche per questo bici.pro sarà al seguito della carovana, alla ricerca di sorrisi azzurri per guardare al futuro con un po’ di ottimismo in più.

Giro della Lunigiana, palestra dei futuri campioni

05.02.2021
5 min
Salva

Ne sono passati tanti, di campioni, attraverso le strade del Giro della Lunigiana. Ne abbiamo sentito parlare pochi giorni fa da Johnny Carera, come cartina al tornasole per corridori di sicuro avvenire (in apertura il podio 2019, con Piccolo davanti a Martinelli e Piras). La storia della più importante corsa a tappe italiana per juniores ha subìto lo scorso anno l’ultimo stop, naturalmente per Covid, ma nel corso della sua evoluzione non è stato un caso isolato. Basti pensare che dal 1950 la gara, che era nata nel 1929 per mano dell’Us Vezzanese, era stata cancellata dai calendari, per poi essere ripresa in mano dall’Us Casano nel 1975. Da allora si era andati avanti ininterrottamente fino al 2014, anno nel quale la corsa era saltata per problemi interni all’organizzazione, attraversando anche il grande passaggio dalla categoria dilettanti a quella junior, all’inizio degli anni Ottanta.

Corsa di casa

Renato Di Casale, direttore generale della corsa, è un po’ la memoria storica del Giro, sempre disegnato in questo territorio di confine fra Liguria e Toscana con tutte le tappe fra le province di La Spezia e Massa Carrara (anche se in qualche edizione si “sforò” nel Pistoiese con la tappa di Lamporecchio).
«La cosa curiosa – dice – è che il Giro della Lunigiana rinacque per dare un terreno di battaglia fra due grandi rivali dell’epoca. Corrado Donadio, che quel Giro lo vinse, era sempre sfidato da un corridore di La Spezia, allora pensammo che una gara a tappe potesse essere l’ideale per dirimere la questione e così fu».

Si corre a cavallo fra le province di La Spezia e Massa Carrara: scenari bellissimi, rampe ripide (foto Giro della Lunigiana)
Si corre a cavallo fra La Spezia e Massa Carrara (foto Giro della Lunigiana)

Paesi e regioni

Il passaggio alla categoria juniores comportò anche un regolamento particolare.
«Il Giro doveva essere per rappresentative – dice – questo consentì l’adesione di nazionali estere. A cominciare dal 1979 con Cecoslovacchia e Polonia e la presenza delle squadre del Blocco dell’Est, rimase sempre una caratteristica della corsa, uno dei pochi punti d’incontro tra americani e sovietici sui pedali. Potevano partecipare le squadre nazionali e le rappresentative regionali, metà e metà, con qualche eccezione. Non potevamo non dare spazio anche alla società organizzatrice e alle formazioni di rappresentanza per le province interessate… Erano tempi molto particolari, ricordo ad esempio un anno nel quale la nazionale polacca non voleva rientrare in patria e qualche corridore scappò… Il Giro della Lunigiana divenne il corrispettivo autunnale e per junior del Giro delle Regioni, che si svolgeva in primavera ed era riservato ancora ai dilettanti».

Per Antonio Tiberi, nel 2019 piazzamenti e subito dopo l’oro al mondiale crono di Harrogate (foto Giro della Lunigiana)
Per Tiberi piazzamenti, nel 2019 poi l’iride crono (foto Giro della Lunigiana)

Cunego e Nibali

Nel corso degli anni sono tantissimi i corridori passati attraverso il Giro della Lunigiana che poi hanno avuto una grande carriera professionistica. Qualcuno era ancora acerbo, come nel 1982, quando la nazionale italiana presentò gente come Gianni Bugno e Franco Ballerini, ma la corsa la vinse il sovietico Yuri Abramov (Bugno però era finito secondo l’anno prima). Sulle sue strade hanno pedalato anche campioni del mondo come Moreno Argentin, Maurizio Fondriest e Paolo Bettini, terzo nel ’92.
«Io però – riprende Di Casale – ne ricordo due che già da junior erano vincenti: Damiano Cunego primo nel ’98 e Vincenzo Nibali nel 2002, si vedeva che ne avevano tanto di più degli altri, soprattutto il grande siciliano».

Nel 2019 secondo Martinelli, qui con il Ct De Candido, che finirà sul podio dei mondiali di Harrogate (foto Giro della Lunigiana)
Nel 2019, Martinelli fu 2° anche ai mondiali di Harrogate (foto Giro della Lunigiana)

Aspettando Brenner

Tanti altri che al Giro sono emersi non sono poi diventati campioni. Ripensandoci, a Di Casale viene però in mente un corridore dalla partecipazione molto recente e che ha ancora tutto il tempo per emergere.
«E’ il tedesco Marco Brenner (quest’anno al suo esordio fra i pro’ nel Team Dsm, ndr), che nel 2019 vinse tre tappe, ma non finì neanche sul podio tutto italiano, con la vittoria di Andrea Piccolo. Ebbi forte la sensazione che gli avessero fatto la guerra in casa, nella sua nazionale, per questo perse, senza nulla togliere all’azzurro».

Effetto Remco

Parlando di campioni passati per il Lunigiana, il direttore di corsa Alessio Baudone non ha però dubbi nell’indicare chi l’ha più impressionato.
«Remco Evenepoel, primo nel 2018 – dice – mai visto un corridore spaccare la corsa come lui, appena si partiva andava al doppio della velocità degli altri, un atleta potente e intelligente come nessuno. Un altro che andava davvero forte era lo sloveno Matej Mohoric, primo nel 2012, in discesa era veramente un funambolo già allora».

Nel 2019 tre tappe per il tedesco Brenner, oggi pro’ al Team Dsm (foto Giro della Lunigiana)
Nel 2019 tre tappe per il tedesco Brenner (foto Giro della Lunigiana)

Il giallo Bettiol

C’è un episodio, risalente all’anno prima, che però ha segnato l’esperienza di Baudone alla guida della corsa ligure-toscana.
«Nel 2011 l’ultima tappa nacque sotto una cattiva stella – racconta – con un diluvio che costrinse a togliere la classica salita di Fosdinovo, appuntamento topico ogni anno. Su una curva verso Marina di Carrara ci fu un ruzzolone generale e dovemmo fermare la corsa. Alberto Bettiol, che era al comando della classifica, venne verso di noi dicendo che gli faceva molto male la gamba: lo portammo di corsa all’Ospedale di Sarzana, ma i controlli furono negativi e la dottoressa gli diede il nullaosta per tornare in gara. I responsabili del team della Lombardia piantarono una polemica enorme, ma avevo applicato i regolamenti e l’Uci mi diede ragione, così Bettiol si aggiudicò la gara».