Lonardi vince (l’altro) Plouay e riflette sulla corsa ai punti

05.09.2025
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Giovanni Lonardi si trova al Tour of Istanbul, breve corsa a tappe di quattro giorni che si snoda intorno alla capitale turca. Da qui inizierà una serie di appuntamenti che porteranno il veronese e i suoi compagni della Polti VisitMalta fino al termine della stagione. L’obiettivo dichiarato è conquistare il maggior numero di punti per riuscire a entrare nelle prime trenta squadre al mondo e guadagnarsi il diritto di godere di una wild card per partecipare a un Grande Giro nel 2026. La corsa ai punti è serratissima e ogni occasione è buona per riuscire ad aumentare il bottino

«Siamo arrivati martedì a Istanbul – racconta Lonardi alla vigilia della corsa – con un volo diretto comodo e veloce. Meno comodo e molto più lento è stato il trasporto fino all’hotel. Da quando sono professionista è l’undicesima volta che vengo a correre in Turchia, ma la prima partecipazione al Tour of Istanbul. Nella giornata di ieri (mercoledì, ndr) abbiamo visto il percorso del prologo che apre la corsa. Per il resto ci affideremo alle mappe e a VeloViewer, riuscire a fare le ricognizioni del percorso non è mai facile da queste parti visto il traffico».

Podio Grand Prix Plouay 2025, Lonardi, Houcou e Ronan Augé (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Podio Grand Prix Plouay 2025, Lonardi, Houcou e Ronan Augé (foto Freddy Guérin/DirectVelo)

Punti e vittorie

Nella ricerca di punti Lonardi è riuscito anche a ritornare al successo, lo ha fatto al Grand Prix de Plouay, gara 1.2 che anticipava la corsa di categoria WorldTour, la Bretagne Classic, vinta da Arnaud De Lie. Un successo che ha portato 40 punti in casa Polti VisitMalta, e nella rincorsa alla top 30 danno una mano non indifferente (in apertura foto Freddy Guérin/DirectVelo). 

«Siamo affamati di punti – continua Lonardi – come tutti i team che sono nella nostra posizione, e dobbiamo cogliere ogni occasione. Da qui al 20 ottobre ogni gara può rimescolare la classifica, basta davvero poco. Uscire dalla top 30 vorrebbe dire non avere diritto alla wild card per il Giro. Va bene vincere ma ora ciò che conta è portare a casa qualsiasi risultato».

Lonardi è alla sua undicesima corsa in Turchia, qui al Tour of Turkiye insieme a Malucelli e Kristoff
Lonardi è alla sua undicesima corsa in Turchia, qui al Tour of Turkiye insieme a Malucelli e Kristoff
Così capita di correre in mezzo a continental e devo team.

Al Grand Prix de Plouay noi e la Vf Group-Bardiani eravamo le uniche professional in gara (il team di Reverberi ha però schierato al via tutti ragazzi under 23, ndr). Avevamo fatto richiesta per la corsa WorldTour ma non è stata accettata, ogni organizzatore decide quali team invitare. Chiaramente in una corsa francese verranno preferite squadre della stessa nazione (l’unica squadra italiana a partecipare è stata la Vf Group-Bardiani, che ha corso congli elite, ndr). 

E questi 40 punti raccolti al Gran Prix Plouay sono un bel bottino?

Ora si corrono anche le gare di secondo piano, la squadra si trovava già in Francia, visto che avevamo appena finito il Tour Poitou, e ha deciso di prendere parte anche a questa. Naturalmente avremmo preferito correre con i team WorldTour, però quando sei in gara non ci pensi. Alla fine è sempre una vittoria. Nella mia carriera ho corso tante gare di primo livello.

La lotta ai punti è serratissima, il rischio è di rimanere fuori dalla top 30 e dover rinunciare alle wild card
La lotta ai punti è serratissima, il rischio è di rimanere fuori dalla top 30 e dover rinunciare alle wild card
Un successo che aiuta anche moralmente?

Certo, è stato importante sia per me che per la squadra. Non vincevo da aprile 2024, quindi è una bella iniezione di fiducia. Inoltre questa vittoria è una carica importante anche per i miei compagni in vista del prossimo mese e mezzo. Saremo tutti alla ricerca di risultati e punti. 

Quanto è difficile per un corridore scendere a patti con questa realtà?

Non semplice, perché a volte devi “rinunciare” al risultato per portare a casa un doppio piazzamento, e quindi più punti. Penso che con questo sistema si stia rovinando il ciclismo, o meglio con questa distribuzione dei punti. 

Il team Polti VisitMalta è andato a correre al GP Plouay dopo aver corso il Tour Poitou, gara a tappe francese
Il team Polti VisitMalta è andato a correre al GP Plouay dopo aver corso il Tour Poitou, gara a tappe francese
In che senso?

Ci sono gare a tappe dove se si ottiene una vittoria si prendono 14 punti (le 2.1, ndr). Oppure gare come la Volta Valenciana dove un successo di tappa vale 30 punti. Poi si va al Circuit Franco Belge, corsa di un giorno 1.Pro che mette in palio 200 punti. Come il fatto che vincere una classifica generale, ad esempio alla Vuelta a Burgos, dà sempre 200 punti. Una corsa a tappe e una gara di un giorno non è la stessa cosa.

Servirebbe un equilibrio diverso?

Credo di sì, anche perché noi squadre professional non possiamo scegliere il calendario. Possiamo provare a organizzarci, ma non è mai facile e si deve trovare il compromesso tra dove vorresti correre e dove accettano la nostra richiesta.

Il “blocco Bardiani” alla Polti-Kometa: parla Zanatta

07.12.2024
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L’arrivo di Alessandro Tonelli e Samuele Zoccarato alla Polti-Kometa, di cui abbiamo parlato in questi giorni, non è solo un movimento di mercato: rappresenta il tassello di un mosaico che si sta definendo negli anni. Nella squadra di Basso e Contador, in cui uno dei direttori sportivi è Stefano Zanatta, si stanno integrando corridori dal profilo ben definito e affini al progetto: uomini di sostanza per andare in fuga e aiutare. E non è un caso che Tonelli e Zoccarato seguano un percorso già tracciato da corridori come Mirco Maestri, Giovanni Lonardi e prima di loro Vincenzo Albanese: tutti loro sono stati, chi prima e chi dopo, alla VF Group-Bardiani.

Questa migrazione non riguarda solo gli atleti: lo stesso Zanatta, oggi figura chiave nella gestione sportiva della Polti-Kometa, ha vissuto entrambe le realtà. La filosofia del team di Basso è ben diversa da quella della VF Group-Bardiani. Entrambe, visti i tempi stanno intraprendendo una metamorfosi, pensiamo per esempio, ai preparatori interni. Ma ognuno lo fa con delle sfaccettature diverse.

Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Zoccarato in azione durante l’ultimo tricolore gravel da lui vinto, dopo quello del 2022
Stefano, il “blocco Bardiani” cresce, ora avete inserito anche Zoccarato e Tonelli. Qual è la tua impressione su di loro?

Con Zoccarato non avevo mai lavorato prima, perché è arrivato alla Bardiani dopo che io ero andato via. Però conosco bene Tonelli e Maestri, avendo lavorato con loro per quattro anni. Sono molto contento di accogliere Tonelli: è un corridore maturo e penso che si integrerà benissimo nel nostro gruppo. Anche Zoccarato ha mostrato tanto crescendo. Non l’ho mai diretto, ma lo seguo da quando era con i dilettanti: è un uomo che prende molta aria. Qualche volta lo fa in modo un po’ azzardato, ma è migliorato. È diventato famoso per le sue fughe e anche per i suoi titoli italiani nel gravel. Samuele ha ancora margini di crescita: alla fine ha solo 26 anni.

Tonelli viene spesso definito una sorta di direttore sportivo in corsa. Come si inserisce nel vostro progetto?

È vero che Tonelli ha capacità tecniche che potrebbero far pensare a un direttore sportivo in corsa, ma noi preferiamo lasciare questo ruolo… a noi direttori in ammiraglia! Scherzi a parte, Alessandro ha grande esperienza e sa come muoversi in gara. Ha dimostrato la sua maturità e la capacità di essere decisivo nelle fughe. Alla Polti-Kometa sarà un elemento prezioso sia per la sua intelligenza tattica ma anche per le sue doti sportive. Non scordiamo che quest’anno ha anche vinto.

Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
Lonardi (tutto a destra) durante uno dei suoi sprint…
E poi ci sono i veterani della Polti-Kometa: Maestri e Lonardi…

Mirco ormai lo conosciamo. Lui sta ricalcando quello che fu Gavazzi. Quest’anno ha fatto grandi cose. Lui è davvero un uomo squadra ed è importante per noi. Lonardi passò alla Nippo. Al primo anno con noi ha fatto benino, poi ha avuto una stagione così così. Ma quest’anno, dalla metà in poi, ha dimostrato una bella costanza. “Lona” ci assicura sempre un buon piazzamento. Ha preso più confidenza in tutto il sistema e soprattutto nelle sue capacità, questa è la cosa importante.

Che tipo di squadra possiamo aspettarci dalla Polti-Kometa il prossimo anno?

Stiamo lavorando per crescere e strutturare meglio il nostro modo di operare. Abbiamo giovani promettenti come Piganzoli e Tercero, ma anche corridori che si stanno consolidando, come Martín e Serrano. Un abile velocista come Peñalver. Pertanto il nostro obiettivo è essere presenti nelle corse, con una mentalità aggressiva.

Avete corridori che sanno attaccare e allo stesso tempo dovete restare nelle prime 30 squadre del ranking UCI per sperare nell’invito die grandi Giri: è una bella sfida….

Pur non avendo un budget enorme come altre squadre, vogliamo restare tra le migliori professional, costruendo una squadra che si fa vedere ma che porta anche risultati. Non cambieremo dunque molto, ma lo faremo con più consapevolezza. Poi è chiaro che i punti servono e per questo oltre a finalizzare un po’ di più, sarà importante anche scegliere un calendario adatto. Per ora abbiamo molti inviti: valuteremo…

Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Uno dei dogmi della Polti-Kometa è quello di avere preparatori interni. Ecco i ragazzi a raccolta da coach Marangoni (foto Borserini)
Stefano, tu hai lavorato sia con la Bardiani che con la Polti-Kometa. Quali differenze hai riscontrato nei metodi di lavoro?

Ogni squadra ha un proprio stile. La Polti-Kometa segue una filosofia strutturata, con specialisti dedicati e riunioni regolari per definire le strategie. Ivan Basso e Alberto Contador hanno voluto creare un sistema dove tutti sanno esattamente cosa fare. Questo ci ha permesso di crescere e ottenere risultati. Io oggi non posso più riprendere un corridore sull’alimentazione o gli allenamenti. Per entrambe le cose c’è una figura specifica. Se ne parla con chi di dovere e anche per questo vogliamo tecnici interni al team

Chiaro…

La VF Group-Bardiani, invece, ha un’impostazione più familiare. Ma questo non significa che è peggio, sia chiaro. Hanno acquisito una loro stabilità. Bruno Reverberi resta il capo e Roberto gestisce il lato manageriale e lo fa molto bene. In più loro stanno lavorando bene con i giovani, Mirko Rossato, sta facendo grandi cose. Entrambe le filosofie hanno i loro punti di forza, ma sono molto diverse.

C’è un motivo per cui molti atleti stanno passando dalla Bardiani alla Polti-Kometa?

Credo che sia una questione di opportunità e di prospettive diverse. La Bardiani offre stabilità, grazie a sponsor storici e si concentra sul lungo termine, investendo sui giovani. La Polti-Kometa, invece, offre un ambiente più strutturato, dove i corridori possono crescere rapidamente e lavorare con specialisti. Entrambe le realtà hanno il loro valore, ma sta ai corridori scegliere ciò che meglio si adatta alle loro ambizioni.

La nuova Polti-Kometa. Cambiamenti nel segno della continuità

09.11.2024
5 min
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Una delle principali voci dell’ambiente ciclistico in questa fase di passaggio tra la vecchia e la nuova stagione è legata alla Polti-Kometa. Può sembrare strano se consideriamo che ufficialmente ci sono solo 3 nuovi innesti, con il maltese Aidan Buttigieg insieme a due neopro’ (uno dei quali è Raccagni) a fronte di 4 partenze (una pesante, quella di Paul Double), ma il mercato e soprattutto l’evoluzione di una squadra non sono dati solo dai nomi di chi arriva e chi se ne va.

4 vittorie per la Polti-Kometa nel 2024: 2 con Piganzoli, una per Lonardi e Restrepo, tornato in Colombia
4 vittorie per la Polti-Kometa nel 2024: 2 con Piganzoli, una per Lonardi e Restrepo, tornato in Colombia

Ivan Basso non si tira indietro, quando gli viene riferito come i fari dell’attenzione siano più accesi che mai sulla sua creatura e misura bene le parole per tracciare i passi principali di quello che potrebbe essere un punto di svolta: «Io però più che chiamarlo così, vorrei che si parlasse di un processo di continua crescita che anche nel 2025 vedrà il team compiere passi avanti. Noi stiamo mettendo a punto strategie fatte di decisioni importanti, che riguardano non solo i corridori, ma anche lo staff e soprattutto tutta l’intelaiatura che tiene in piedi il nostro progetto. Ogni innesto deve essere attentamente considerato».

Da quel che si vede è in atto però un’opera di ringiovanimento, nel roster e non solo…

E’ il passo che stiamo facendo in questo periodo storico del nostro team. Cerchiamo di muoverci con attenzione guardando al budget ma anche ai nostri obiettivi. Per questo dico che avere trattenuto Piganzoli e Lonardi, ma anche Maestri significa avere mantenuto le colonne portanti del team e questo non può essere dato per scontato nel ciclismo che viviamo, perché è uno sforzo importante, che deve essere riconosciuto. Considerate che sono corridori profondamente rivalutati rispetto a 1-2 anni fa, con un valore molto diverso.

Piganzoli a destra, sul podio dell’Emilia con due mostri sacri come Pidcock e Pogacar
Piganzoli a destra, sul podio dell’Emilia con Pogacar
Sin dall’inizio il tuo progetto è stato molto seguito e attirava intorno a sé grandi speranze legate a tutto il ciclismo italiano. Ritieni di essere arrivato al punto che volevi per questo specifico momento?

Difficile da dire, ma posso ritenermi soddisfatto e orgoglioso, perché non conta solo dove vuoi essere, ma anche come ci arrivi. I processi di crescita non seguono sempre i tempi che uno ha preventivato, possono essere più o meno veloci. Io dico che di strada ne abbiamo fatta tanta, abbiamo una posizione consolidata, ma il processo di crescita è ancora molto lungo.

Una novità profonda nel vostro assetto è il voler dedicare un grande spazio all’attività juniores a discapito di quella under 23. Perché?

Abbiamo studiato la situazione, l’evoluzione del ciclismo e abbiamo capito che ciò che cercavamo è in quella fascia che copre allievi e juniores. Attenzione però, perché sappiamo anche noi che non sono tutti fenomeni a 17 anni, che per uno che emerge subito ce ne saranno altri che avranno bisogno di più tempo. Io penso ad esempio che la fascia under 23 abbia fatto il suo tempo, sia più indicato muoversi attraverso una fascia under 21, nella quale quei due anni post attività juniores permetterebbero ai ragazzi di continuare a crescere senza sentirsi troppo pressati. D’altro canto scendiamo nel dettaglio dell’attività di ragazzi di 17 e 18 anni e vedremo che attualmente ci troveremo di fronte a varie fasce di attività.

Per Lonardi tanta fiducia dal team, che ha deciso di rafforzare il suo treno per le volate
Per Lonardi tanta fiducia dal team, che ha deciso di rafforzare il suo treno per le volate
Quali?

Troverai quelli più bravi che vanno subito nel WorldTour, quelli che approdano nei devo team, quelli che vanno nelle professional e infine quelli che vanno nei team under 23. E’ un sistema che non mi piace, significa che questa categoria prende corridori di quarto livello. Io poi, di un corridore giovane, non voglio guardare solamente i risultati.

Che cosa cerchi allora?

Io devo avere un compendio molto ampio d’informazioni, dove i risultati hanno un peso, ma voglio sapere anche quali gare hanno fatto, quanta altura, quante ore di allenamento, che scuola frequentano, come si relazionano con i compagni. A proposito degli studi, il rendimento scolastico sarà una conditio sine qua non per gareggiare: se anche una sola materia non va bene, niente gare. Io voglio un team di ragazzi ai quali chiedo risposte non immediate, ma fra 3 anni. Solo così possiamo lavorare per costruire insieme il loro futuro.

Maestri, reduce da un’ottima stagione che l’ha portato in nazionale, sarà il regista del team
Maestri, reduce da un’ottima stagione che l’ha portato in nazionale, sarà il regista del team
Come mai finora vi siete mossi così poco?

Stiamo valutando tantissime situazioni, ma devono essere tutte funzionali alle nostre colonne di riferimento. Se vuoi davvero crescere come team, significa che quelli bravi devi tenerli e fare in modo che diventino bravissimi ed è questo il nostro obiettivo. Per farlo, devi avere le spalle coperte. Per me è motivo di grande soddisfazione avere coinvolto ancora la Polti che è un marchio storico nel ciclismo e che si è rilanciato prepotentemente, ma lo è anche sapere che Kometa dopo 7 anni al nostro fianco si è deciso a prolungare per altri 2 anni, o che abbiamo VisitMalta per altri 3, o ancora che abbiamo definito, è notizia di questa settimana, la sponsorizzazione di un marchio prestigioso come Yamamay.

Questo vi dà ulteriore spinta per il mercato?

Sicuramente, infatti oltre ai nomi già sicuri abbiamo definito l’approdo di un giovane di talento come Crescioli e di un corridore già strutturato e funzionale per il nostro team come Zoccarato. Mancano a nostro avviso ancora due innesti, ma stiamo valutando, non inseriremo nomi a caso.

Zoccarato è l’acquisto dell’ultim’ora, ancora non ufficializzato dalla squadra
Zoccarato è l’acquisto dell’ultim’ora, ancora non ufficializzato dalla squadra
Obiettivamente, rispetto a quando avete iniziato la vostra avventura imprenditoriale, le regole dell’UCI in continua evoluzione hanno rappresentato una difficoltà non prevista?

Questo è un tema molto delicato, per il quale ci vorrebbero ore di discussione… Possiamo dire che noi siamo d’accordo che ci sia un ranking che stabilisca le gerarchie, ma che queste hanno valore se c’è equità. Per il resto è un tema che ha mille sottotemi da affrontare. Magari lo faremo più avanti…

Lonardi e il peso di un velocista. Tanti tasselli per la riconferma

13.10.2024
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All’ultima edizione della Cro Race, Giovanni Lonardi ha portato a casa due secondi e un terzo posto. Tanto? Poco? Difficile dare una valutazione oggettiva considerando che per sua natura il ciclismo, più di altri sport esalta solo e soltanto il vincitore, ma nell’era del ranking e dei punti chi porta a casa piazzamenti può dirsi soddisfatto del lavoro compiuto.

L’analisi della prestazione del corridore della Polti Kometa parte proprio da questa dicotomia e dalla difficoltà nel dare un giudizio compiuto: «Effettivamente se guardo indietro alla corsa croata vedo le due facce della medaglia. Da una parte sono contento perché tre podi in una corsa di pochi giorni significano che sono sempre stato lì ai vertici. Dall’altra la mancanza di una vittoria, soprattutto per un velocista, brucia. Ma a far pendere la bilancia verso il più è la considerazione di ciò da cui venivo».

Una delle volate della Cro Race, dove il vecchio Kristoff ha fatto valere la sua esperienza
Una delle volate della Cro Race, dove il vecchio Kristoff ha fatto valere la sua esperienza
Ossia?

Avevo partecipato al Giro del Lussemburgo e sinceramente non ero andato bene, non ero rimasto contentissimo di come erano andate le cose soprattutto in relazione alla mia condizione. In Croazia mi sono espresso meglio, certamente in relazione al parco atleti al via, ma ero io a sentire le gambe girare appieno. Era l’ultima gara a tappe della stagione, volevo onorarla al meglio.

Il tema è ricorrente: tanti piazzamenti ma nessuna vittoria sono un bene o un male?

E’ difficile dare una risposta esauriente perché se guardo il totale dei punti accumulati con quei tre podi sono pari a un ottavo posto in una corsa in linea. Questa è una stortura. Dall’altra parte però è anche vero che riuscire a piazzarsi in qualsiasi corsa, con il livello ormai generale che c’è oggi, è sempre difficile, quindi io devo guardare all’andamento generale e allora posso dire che hanno un valore.

Il veronese veniva dal Giro del Lussemburgo, dal quale si attendeva molto di più
Il veronese veniva dal Giro del Lussemburgo, dal quale si attendeva molto di più
Ivan Basso ha confessato apertamente che la tua conferma, come quella di Piganzoli, sono le principali operazioni di mercato effettuate dal team per il 2025…

Lo ringrazio per questa dimostrazione di fiducia, posso dire che vengo da quella che ritengo la mia miglior stagione, con un paio di vittorie e una trentina di Top 10. Di punti ne ho portati parecchi alla causa, ma la mia intenzione è ottenerne di più il prossimo anno.

La tua è la dimostrazione che nel ciclismo attuale una squadra non può prescindere dal velocista, diventato ancora più essenziale che in passato.

E’ vero, nell’economia di un team pesa molto. I regolamenti sono sempre più legati ai punti, alla loro attribuzione, al salire o scendere di categoria. Il calendario, per com’è strutturato, garantisce a uno sprinter più occasioni che a uno scalatore, almeno quattro volte tante, fra tappe e corse in linea. Noi lavoriamo molto proprio nelle gare a tappe perché danno più occasioni. Se guardiamo nel complesso delle gare, quelle che finiscono allo sprint sono sempre una maggioranza.

La volata di Francavilla al Giro d’Italia, dove ha colto un podio di qualità dietro Milan e Groves
La volata di Francavilla al Giro d’Italia, dove ha colto un podio di qualità dietro Milan e Groves
Dicevi che questa è stata la tua miglior stagione. Qual è stato il suo momento focale?

Sicuramente il Giro d’Italia. Già alla Tirreno-Adriatico stavo andando forte e se devo essere sincero, quella condizione l’ho portata avanti quasi per tutta la stagione. E’ stato fondamentale non avere intoppi fisici e in un’annata non capita spesso. Tornando al Giro, ci sono arrivato entusiasta per i buoni risultati precedenti compresa la vittoria in Turchia. Alla fine un podio e tre Top 10 sono stati il mio bottino, ma tutto ciò si unisce anche alla soddisfazione di aver portato a termine una corsa di tre settimane che non è mai una cosa scontata e rappresenta nel suo piccolo sempre un’impresa.

Che tipo di contratto hai firmato?

Un biennale, che sicuramente rappresenta per me un traguardo, ma anche un punto di partenza. Negli anni mi ero abituato a firmare contratti annuali perché non puoi mai sapere come può andare la stagione, un infortunio può essere sempre dietro l’angolo e cambiare l’andamento. Alla Polti Kometa mi sono trovato bene sin dal mio arrivo e la proposta di un biennale è una dimostrazione di grande fiducia.

L’unica vittoria è arrivata al Giro di Turchia, Paese dove Lonraid, vincitore anche nel 2020, è una celebrità
L’unica vittoria è arrivata al Giro di Turchia, Paese dove Lonraid, vincitore anche nel 2020, è una celebrità
Uno potrebbe pensare che a questo punto puoi tirare i remi in barca…

Non sono il tipo e l’ho detto prima. E’ proprio sulla base di questa fiducia che non vedo l’ora di riprendere la preparazione, ma prima qualche giorno di vacanza è necessario per resettare tutto. Io ho intenzione di ripartire sulla base di quanto fatto in questa stagione per fare ancora di più. D’altronde al 2025 ci penseremo quasi da subito: a fine ottobre abbiamo il nostro primo incontro a Malta, per abbinare a un po’ di relax anche i test su materiali e le prime discussioni su che cosa fare per la nuova stagione. Non posso però negare che con un contratto in tasca si lavora meglio…

Lonardi, volata da mal di testa e un podio per sperare

16.05.2024
5 min
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Giovanni Lonardi è passato in meno di mezz’ora dal quarto al terzo posto di Francavilla. Il tempo che la giuria riesaminasse il video dello sprint e per Merlier è scattata la retrocessione, con il conseguente passo in avanti del veronese del Team Polti-Kometa. Non si può dire che Lonardi sia al settimo cielo, però certo un podio di tappa al Giro è un buon punto di partenza per iniziare la seconda settimana col passo giusto.

«Sicuramente era un obiettivo mio e della squadra – risponde – da prima di partire per il Giro. Chiaramente il sogno è sempre vincere una tappa, però fare un podio fa un certo effetto. Sono contento, non me l’aspettavo, è un’emozione».

Giovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’Italia
Giovanni Lonardi ha 27 anno, è alto 1,80 per 70 chili. E’ pro’ dal 2019 ed è al terzo Giro d’Italia

Il buco giusto

I velocisti sono rinomati per la capacità di ricostruire e raccontare uno sprint in ogni minimo dettaglio, ma quello di ieri a Francavilla è stato così confuso che i dettagli si sovrappongono. Ha ragione Adriano Baffi quando dice che il lavoro dei treni in certi casi si ferma ai 400 metri e poi è una partita a scacchi tra i velocisti rimasti davanti.

«E’ stata una volata confusa – spiega Lonardi – perché abbiamo avuto vento da dietro per quasi tutto il finale, tranne all’arrivo in cui era contrario. Per cui abbiamo fatto l’inversione per tornare indietro ed essendo stati per tutto il giorno a ruota, avevamo tutti gambe fresche. Però nella confusione sono riuscito a trovare il buco giusto. Tante volte non lo trovi, invece questa mi è andata abbastanza bene, per una volta meglio che agli altri. Penso che alla fine i conti si pareggino».

Gruppetto verso Prati di Tivo: nonostante ciò, il velocista deve difendersi anche in salita
Gruppetto verso Prati di Tivo: nonostante ciò, il velocista deve difendersi anche in salita

Due volate in una

La bravura in questi casi, come è stato per Milan, è trovare la traiettoria e tenersi una via d’uscita qualora il gruppo si rimescoli. Lonardi sin da subito aveva scelto la ruota di Merlier e poi quella di Milan.

«Solo che non è facile – ammette il veronese – perché loro hanno due o tre uomini davanti. Poi passa uno, passa un altro e magari l’unico che non passa sei tu. C’era confusione, finché ho trovato un buco a destra. Mi sono detto di rimontare le posizioni che potevo, altrimenti non avrei più fatto la volata. Sono riuscito ad arrivare davanti, ma per farlo ho speso le energie che mi sarebbero servite per fare lo sprint. Però stavo ancora abbastanza bene e mi sono ributtato a fare la volata e sono riuscito a reggere».

Lonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van Poppel
Lonardi ha vinto una tappa al Turchia per il declassamento di Van Poppel

La vittoria in Turchia

L’operazione, condotta con grande lucidità, ha funzionato. E di solito, quando si guadagnano punti sulla strada, il risvolto più importante è a livello psicologico: se sono riuscito a farlo, posso farlo ancora.

«L’anno scorso non è stato un buon anno – conferma Lonardi – è andata bene solo da metà in poi. Mi aiuta tanto quando inizio a fare risultati, anche in termini di fiducia. Poi credo che per un velocista questo discorso valga anche di più. Quest’anno sono partito forte, sto andando abbastanza bene dall’inizio. Ho vinto in Turchia prima di venire qua (quella volta per declassamento di Van Poppel, ndr), quindi il morale è buono, sempre alto e questo cambia tanto. Io non mi reputo proprio un velocista puro, però qua il livello è talmente alto che per arrivare a fare le volate devi difenderti anche in salita».

Ieri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primi
Ieri a Francavilla, Lonardi ha fatto un primo sprint per affiancare i primi

Il treno della Polti

In questo gruppo di altissimo livello, in cui i velocisti vengono portati avanti e indietro da scudieri fidati e forti, la vita per i corridori delle squadre più piccole è decisamente più impegnativa. E se già nelle normali fasi di corsa le WorldTour reclamano il loro spazio in testa al gruppo, nell’impostare la volata la regola è ancor più severa.

«Anche noi partiamo con i compagni tutti per me – spiega – però non è facile fare quel lavoro e non abbiamo la squadra attrezzata per farlo. Ieri nel finale prima è entrato in azione Pietrobon, più o meno fino ai meno 10. Poi è arrivato Mirko Maestri, che ha provato a pilotarmi come al solito, solo che in due non è facile. Non è facile neanche per le squadre attrezzate come la Lidl-Trek e la Soudal-Quick Step, perché ieri era davvero caotico. Era facile perdere la ruota. Stai a ruota del tuo compagno, ma se il tuo compagno perde la ruota, sei spacciato. Però ce la mettiamo tutta. Io dico sempre che vincere un tappa al Giro per un corridore italiano è la cosa più bella del mondo, però anche un podio ha la sua importanza. Ci risentiamo se riuscirò a vincere, almeno saprò dirvi la differenza».

Lonardi, due podi alla Valenciana. Per Zanatta è solo l’inizio

07.02.2024
5 min
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La prima trasferta si può proprio dire che sia stata positiva. In casa Polti-Kometa si fanno i conti dopo la trasferta in terra spagnola, per le corse di Mallorca e la Volta a la Comunitat Valenciana. In particolare quest’ultima ha regalato segnali positivi con i piazzamenti di Giovanni Lonardi, per due volte sul podio e le prestazioni generali di Paul Double e Davide Piganzoli, finiti a un soffio dalla Top 10.

Lo sprint per il 2° posto a La Valldigna. Consonni e Fiorelli battuti, ma Mohoric è già arrivato…
Lo sprint per il 2° posto a La Valldigna. Consonni e Fiorelli battuti, ma Mohoric è già arrivato…

Alla guida del team nella particolare occasione era Stefano Zanatta, decisamente soddisfatto per questa prima presa di contatto con le gare dopo settimane di preparazione: «Il primo test è andato bene, già nelle classiche maiorchine e di vigilia della Volta avevamo raccolto piazzamenti, ma soprattutto avevo visto i ragazzi vogliosi di essere protagonisti. E questo è un segnale importante anche per il prosieguo della stagione».

Al di là dei risultati, a che cosa hai guardato in particolare?

Intanto la gara aveva squadre di alto livello, molte presenze di team del WorldTour e quando ti confronti con loro, trovare spazi è sempre difficile. La cosa che mi è piaciuta di più, al di là dei piazzamenti, è stata vedere il carattere dei ragazzi, sempre in 3-4 nel cuore della corsa, anche nelle concitate fasi finali, sia per quanto riguarda la conquista delle tappe sia, con Paul e Davide (rispettivamente Double e Piganzoli, ndr), per dare un’occhiata alla classifica.

Stefano Zanatta, 60 anni compiuti da poco, è alla Polti-Kometa dal 2021
Stefano Zanatta, 60 anni compiuti da poco, è alla Polti-Kometa dal 2021
Il livello come ti è sembrato?

Molto alto e il podio finale, con corridori di Uae, Bahrain e Bora lo dimostra. Anche le squadre WT erano in Spagna per mettersi in evidenza e si è visto che corridori come McNulty e Vlasov erano già in ottima forma. Ma noi ce la siamo giocata, ci siamo fatti trovare pronti dopo la lunga preparazione invernale e siamo pronti a migliorare ancora.

I risultati migliori sono arrivati da Lonardi con due podi di seguito. Era il veronese la punta della vostra squadra?

Sapevamo che Giovanni era già in buone condizioni, ha fatto un proficuo lavoro invernale senza intoppi, il che è importante. La Volta a la Comunitat Valenciana aveva occasioni favorevoli, con le prime tre tappe quasi destinate alla volata, anche se le insidie non mancavano. Il primo giorno è rimasto staccato, ma nel secondo è rimasto sempre nel vivo della corsa e solo il colpo di mano di Mohoric in discesa l’ha privato di una possibile vittoria. Anche nel terzo giorno era lì nel vivo. Ma vorrei sottolineare anche la prova di Double e Piganzoli, che hanno anche provato a farsi vedere in salita e sono arrivati a ridosso dei più forti. Il risultato conta, ma mi conforta di più la prestazione atletica.

Paul Double, 27 anni, arriva dalla Human Powered Health. E’ corridore da gare a tappe
Paul Double, 27 anni, arriva dalla Human Powered Health. E’ corridore da gare a tappe
Lonardi lo scorso anno aveva chiuso con ben 15 piazzamenti nei dieci da Ferragosto in poi. Continua su quella scia?

Direi di sì, considerando anche che nella prima parte del 2023 era stato un po’ ai margini per problemi fisici. Conoscendolo – ormai è al terzo anno con noi – si nota la grande voglia di emergere, considerando anche che riesce ad adattarsi bene a differenti situazioni.

Ha un treno a disposizione per le volate?

Lonardi è un velocista atipico, non molto pesante considerando che ha un peso forma di 70 chili, ma questo lo favorisce su percorsi vallonati. Nella seconda tappa erano rimasti una cinquantina e lui c’era, a differenza di molti velocisti più di spicco, ma anche più pesanti. Un treno non possiamo permettercelo, saremmo pretenziosi al confronto con squadre come quelle presenti in Spagna. Giovanni aveva però a disposizione uno come Maestri che è molto abile a portarlo in posizione e con Munoz e Sevilla che si sono molto prodigati per aiutarlo. Non era proprio un treno, ma ha avuto un bel supporto.

Per Piganzoli un buon inizio stagione. Ora al Tour of Antalya conta di migliorare anche in classifica
Per Piganzoli un buon inizio stagione. Ora al Tour of Antalya conta di migliorare anche in classifica
Che cosa gli manca per emergere appieno?

Io gli dico sempre che dovrebbe essere un po’ più “cattivo”. Sta lavorando bene e la sinergia con Maestri penso che possa aiutarlo molto. E’ consapevole che, se ha fatto quel che ha fatto alla Valenciana con gente di primissimo rango, in corse leggermente minori può anche puntare al bersaglio grosso.

Lo vedi protagonista anche al Giro?

E’ chiaro che se lo confrontiamo con velocisti del calibro di Merlier o Milan, che oggi reputo il più forte in circolazione, Lonardi è uno scalino sotto. Le gerarchie però non sono intoccabili, nel senso che ogni corsa è a sé, anche i più forti possono sbagliare qualcosa e lui deve essere lì pronto. Io dico che può fare la sua figura e, perché no, pensare anche a vincere una tappa. Noi ci crediamo molto.

Prima vittoria di Milan con Lonardi terzo. Per Zanatta il friulano oggi ha una marcia in più
Prima vittoria di Milan con Lonardi terzo. Per Zanatta il friulano oggi ha una marcia in più
Ora che cosa vi aspetta?

Ormai l’attività è entrata nel pieno. Noi avremo due gruppi, uno ad Antalya e l’altro sempre in Spagna per Almeria e Andalucia. Giovanni sarà in Turchia, in una corsa a tappe forse anche più accessibile per le sue caratteristiche, con almeno tre occasioni a disposizione e una concorrenza certamente non come quella trovata alla Volta a la Comunitat Valenciana. Poi sarà a El Gran Camino, ma lì servirà mettere chilometri nelle gambe in vista di marzo e dell’inizio della stagione italiana alla quale teniamo particolarmente, con corse come la Milano-Torino che sono altre occasioni per emergere.

In bici con un pro’. Ottanta chilometri con Lonardi

20.10.2022
6 min
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Capita anche di ritrovarsi a pedalare con un professionista. E’ la magia del fine stagione quando all’improvviso tutto rallenta e c’è tempo di fare due chiacchiere. Due chiacchiere con Giovanni Lonardi. Quasi 80 chilometri fatti fianco a fianco nelle pianure di Jesolo.

E si sa, in bici si parla meglio (anche se non c’è il taccuino dietro!). Gli stessi capi della Eolo-Kometa, Ivan Basso e Luca Spada, raccontano che le loro migliori idee, i migliori dialoghi, avvengono quando sono in sella.

Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini
Lonardi impegnato all’ultima Coppa Bernocchi vinta in volata da Ballerini

In sella…

Con Giovanni s’inizia a parlare mentre spalla a spalla si salta dalla ciclabile del Sile alla strada. E per questo si scherza sul limare.

«Oggi tutti limano – dice Lonardi – un po’ perché in gruppo c’è meno rispetto di una volta e un po’ perché con le velocità alte che ci sono è necessario. Oggi succede che magari partono a 100 chilometri all’arrivo. E se a muoversi è un Evenepoel poi vallo a prendere… Devi andare forte, ma forte davvero.

«Quest’anno alla Coppa Bernocchi ho e un po’ tutti abbiamo fatto ogni record sulle salite, con i watt espressi. Non immaginate come siamo andati, eppure ad un giro dalla fine sulla salitella mi sono staccato. Altri velocisti si sono staccati anche prima di me. Ne parlavo con Viviani… lui si è fermato anche prima. E’ incredibile.

«Impressionante quest’anno è stata la Tirreno in più di qualche occasione: ritmi folli. O ad inizio agosto, al Tour de l’Ain, ho sofferto l’ira di Dio. Okay, non era una gara per me, ma ho fatto una fatica bestiale, tanto più che ero al rientro dopo lo stacco estivo. Penso di averla recuperata adesso!».

Lonardi racconta, ma sul suo volto non può non esserci un filo di perplessità. Ma come? Esprimo i miei migliori valori eppure mi stacco? Come si fa a mantenere gli stimoli?

«Gli stimoli però ci sono sempre, non vengono meno. Se tu stai bene alla fine te la giochi. Se ci credi il momento giusto lo trovi. Devi saper cogliere l’occasione quando capita… come è successo a me ad inizio stagione: gamba giusta, nella giornata giusta».

Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso
Giovanni Lonardi vince la Clàssica Comunitat Valenciana 1969. Era il 23 gennaio scorso

Il 2022 al vaglio

Lonardi ci parla della sua stagione. Era partito alla grande con una vittoria in Spagna, poi c’è stata una flessione in primavera che di fatto lo ha tagliato fuori dal Giro d’Italia. E questo è un nodo cruciale… anche in ottica 2023.

«Sono partito bene con quella vittoria – dice Lonardi – e sono stato contento perché nuova squadra, nuovi stimoli e mi sono trovato benissimo sin da subito. E ho proseguito con un secondo posto e altri piazzamenti. Poi sono andato un po’ in calo. Per fortuna a fine stagione mi sono ripreso e le sensazioni sono tornate ad essere buone.

«Cosa mi è mancato? La condizione – ribatte secco Giovanni – la condizione verso aprile, maggio… Mi sono fatto un’idea e credo sia stato un problema specifico di preparazione. Per questo in vista dell’anno prossimo voglio cambiare alcune cose. Fare il contrario, magari meno ore e più intensità».

Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese
Lonardi in azione. «Oggi in gruppo si lima sempre di più», ha detto il veronese

Quanto correre?

Mentre si fila ben oltre i 30 all’ora, riusciamo a non perdere lucidità, per fortuna il gruppo è folto e a ruota si sta benone. Le riflessioni continuano.

Abbiamo parlato del limare in un gruppo sempre più aggressivo e di preparazione. Oggi si dice che bisogna andare alle corse ben preparati, ma altrettanto non bisogna perdere il feeling con corse che sono sempre più al limite. Dove sta il punto di equilibrio?

«Questo è difficile – spiega Lonardi che non ha neanche il fiatone – per esempio io sono convinto che non facendo il Giro a maggio e giugno ho corso poco e quella continuità mi è mancata in quel periodo. Però è anche vero che se non hai tempo di prepararti neanche puoi andare a correre, altrimenti fai solo fatica e peggiori la tua situazione. Quindi è importante correre tanto, ma nei periodi giusti».

Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)
Sosta caffè lungo il Parco del Sile. Oltre a Lonardi, c’era anche Simone Bevilacqua (alla sua sinistra)

Come al bar

Le nostre domande e le nostre curiosità sono quasi “da bar”. Siamo in bici con un protagonista del gruppo e siamo curiosi di sapere come vanno le cose quando in gara ci sono Evenepoel e Pogacar. Davvero cambiano i ritmi? Chi è più forte? 

«Già alla partenza – sorride Lonardi – quando ci sono questi campioni, soprattutto Remco, sai che appena la corsa entrerà nel vivo, ma anche prima, ne vedrai delle belle. Se vedi la loro squadra che va davanti capisci che devi prepararti a soffrire. Poi non devi aver paura, perché se subisci psicologicamente sin da subito diventa più dura. Però è un piacere vederli, perché capisci che hai tanto da migliorare, puoi ambire a molto.

«Pensi che questi ragazzi giovanissimi fanno determinate cose e ti dici: se lo fanno loro posso farlo anche io. A me danno stimolo. Provo a fare qualcosa di più in allenamento. Vedo quel che fanno loro. Poi è chiaro che non siamo tutti uguali e che sono fenomeni, però è intrigante mettersi in gioco con loro».

Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre
Dopo la sgambata (per lui, per noi è stato un vero allenamento), ci si concede un po’ di relax al sole ancora caldo di questo ottobre

Giro nel mirino

Lonardi, velocista classe 1996, ha già alle spalle due Giri d’Italia, uno con la Nippo e uno con la Bardiani, il vero obiettivo del 2023 è quello di tornare a disputare la corsa rosa.

«Ovviamente è quello l’obiettivo e tornarci mi piacerebbe. Ma farlo solo per soffrire no. Tornarci per essere protagonista sì».

Per essere protagonista con le ruote veloci del Giro Giovanni sa che non dovrà essere solo veloce, dovrà tenere anche in salita. Il dislivello medio della prossima edizione è di 2.440 metri a frazione. Tradotto: devi andare forte in salita.

«Lo so bene – conclude Lonardi – se guardi il Caleb Ewan della situazione può passare salite anche importanti. E per giocarti la volata con lui o un Demare devi “salvare” le salite e saltarle bene, altrimenti rischi che sì, passi il Gpm, ma non hai le gambe per farla. E magari a quel punto la volata la fa chi non è un velocista puro però è più fresco. Ma il tutto diventa anche più rischioso perché non si muovono da sprinter».

Caro Rui, che cosa pensi della parabola di Lonardi?

27.01.2022
4 min
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L’ultimo anno da under 23, Giovanni Lonardi lo ha corso alla Zalf Fior. Per questo quando l’altro giorno fra i tanti messaggi ricevuti dopo la vittoria di Valencia ha visto atterrare quello… di “Ciano” Rui che bonariamente lo prendeva un po’ in giro, la sua risposta è stata piena di gratitudine per i bei tempi passati. Il veronese arrivava alla Zalf dopo tre stagioni alla General Store in cui aveva tirato insieme 8 vittorie. Nella squadra di Castelfranco in quel solo 2018 ne centrò 11, fra cui una tappa al Giro d’Italia.

«Ha vinto tante corse – ricorda Rui – fisicamente era pronto per passare. Forse non aveva fatto il salto mentale necessario, ma ci si aspetta che gli investimenti su un atleta vengano fatti a lungo termine e che gli si lasci il tempo per salire quel gradino. Cambiare squadra gli ha fatto bene, ha trovato nuovi stimoli. E quando parti con la vittoria, le cose vanno certamente meglio».

Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)
Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)

Bisogno di sinergie

Rui sa stare al mondo. Ricorda gli anni in cui andava a firmare i contratti con Reverberi direttamente a casa sua. E sa anche che puntare il dito non sarebbe una scelta lungimirante, ma non rinuncia a dire la sua.

«Non si tratta di dire di chi sia la colpa – sorride – semplicemente però si può far notare che negli anni precedenti la squadra e l’atleta non hanno lavorato nella stessa direzione. Con noi Giovanni stava bene, ci siamo lasciato in ottimi rapporti. Pensavo che avrebbe vinto subito perché aveva un bel potenziale, ma la considerazione è sempre la stessa. Per fare l’Università bisogna essere passati per il liceo. E questa fase di formazione ha bisogno dei suoi tempi. Per questo credo che servirebbero sinergie fra atleti, procuratori e squadre. Prima i ragazzi si affidavano al tecnico, adesso le valutazioni sono diverse. Non so se fosse meglio prima».

«Oggi si guardano solo quelli che vincono – riprende – e si perdono gli altri. Uno come Vendrame alla fine è arrivato a dimostrare quanto vale. Prima quasi non lo si conosceva, ma lui si è messo d’impegno e si è costruito. L’altro giorno si è allenato con noi, dimostrando ai ragazzi che in Spagna sarà sicuramente più caldo, ma si può lavorare bene anche facendo avanti e indietro da Asiago. I piedi per terra sono la miglior ricetta».

Un passo per volta

Si guardano quelli che vincono e si punta a farglielo fare anche da professionisti, alzando l’asticella e proponendo esperienze al limite del controproducente.

«Portare Lonardi di primo anno al Giro d’Italia – rimarca Rui – secondo me è stato un errore. Non serve a nulla ritrovarsi ancora ragazzino in mezzo a tutti quei marpioni, non ti fa crescere. Non serve neanche dirgli che tornerà a casa dopo un tot di tappe, perché i corridori non ci stanno mai a mollare. Un ragazzino lo convinci fin troppo facilmente a fare quello che vuoi. Tu lo segui ogni giorno e gli dai 700 euro al mese, poi arriva chi gliene dà 30 mila all’anno, lo lascia da solo e lui automaticamente accetta. E a noi non pagano nemmeno i punti. Giusto ieri ne ho versati per 26 mila dei ragazzi che abbiamo preso.

Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa
Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa

«Sono sempre gli stessi argomenti – annota Rui – ma non si parla per non subire danni. Vogliono essere tutti come Evenepoel e per diventarlo vanno a correre all’estero o dove trovano l’offerta migliore. Noi abbiamo i nostri 17 corridori con 5 di primo anno, fra cui Bonetto e Bruttomesso: faranno bene. Ma tornando a Lonardi, sono certo che verrà fuori. Non gli conviene pensare al Giro d’Italia, dove prevale il tatticismo. Gli consiglierei di ricavarsi una dimensione nelle corse alla sua portata. Partire forte gli servirà magari a trovare il posto in squadra per la Tirreno, va bene che si conquisti i riflettori un passetto per volta».

Lonardi riparte. E Marangoni lo fa puntare sulle volate

22.01.2022
5 min
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Giovanni Lonardi è in Spagna e probabilmente starà facendo una volata (in apertura foto Maurizio Borserini). Prima di passare professionista era un dilettante davvero “corposo”. L’atleta veronese sapeva vincere ed essere costante nelle sue prestazioni. Tre anni alla General Store- Essebi, una stagione alla Zalf-Euromobil-Fior, la maglia azzurra e infine il grande passaggio alla Nippo-Vini Fantini.

E anche al debutto tra i grandi si trovò a suo agio, tanto da conquistare alcune corse e da guadagnarsi un posto per il Giro d’Italia. Era il 2019 e Giovanni non aveva ancora 23 anni. Alla Eolo-Kometa è pronto a ripartire, dopo due stagioni un po’ meno brillanti di quanto ci si poteva attendere alla Bardiani Csf Faizanè. Però anche nei momenti più duri non ha mai smesso di vincere. Segno che la stoffa c’è, eccome.

Sta al suo preparatore, in questo caso Samuel Marangoni, fratello minore di Alan, tirare fuori questa stoffa, anzi per meglio dire esaltarla. Come farà? Ne avevamo parlato con Stefano Zanatta e ora lo chiediamo direttamente al coach del team di Ivan Basso.

Giovanni Lonardi (a sinistra) e coach, Samuel Marangoni, già preparatore di team pro’ dal 2014 (foto Maurizio Borserini)
Lonardi (a sinistra) e Samuel Marangoni (foto Maurizio Borserini)
Samuel, come si rilancia Lonardi?

Giovanni non si deve rilanciare solo con il preparatore, ma con la squadra intera. Gli stimoli giusti possono arrivare da ogni parte: dalla preparazione okay, ma anche dal punto di vista medico, dalla nutrizione, dai diesse.

E dal punto di vista del preparatore?

Io ho conosciuto Lonardi quest’anno. Ho parlato con lui per un’ora e mezza, anche due, chiedendogli tutto quanto fatto finora. E’ stato un modo per conoscersi e per capire, secondo la mia opinione, le cose che gli sono mancate e dove può fare meglio. Ma come ho detto non è un aspetto che riguarda solo il preparatore. Penso anche ai diesse e ai massaggiatori. Questi ultimi giocano un ruolo importante dal punto di vista psicologico. Sono dei confidenti.

In cosa può migliorare Giovanni?

In questo primo periodo abbiamo cercato di lavorare soprattutto sull’aspetto della forza. La forza in bici e quella in palestra. Ma devo dire che il lavoro si è concentrato soprattutto sui lavori in bici.

Cosa ha fatto?

Principalmente ha lavorato sugli sprint… facendo degli sprint. Spesso ridendo gli dicevo: «Fai tante volate finché non sei distrutto!». Abbiamo lavorato sull’esplosività, sulla forza in palestra, abbiamo fatto partenze da fermo. E non sono mancati i lavori intensi.

Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, ma cogliendo comunque due piazzamenti nei primi dieci
Lonardi al Giro 2019. Si fermerà dopo 12 tappe, cogliendo due piazzamenti nei dieci
Avete fatto anche delle SFR o essendo lui una ruota veloce avete tralasciato questa tipologia di forza?

Sì, ci sono anche quelle, anche se in tal senso abbiamo lavorato più in palestra, mentre in bici abbiamo sviluppato la forza massima. La forza resistente l’andiamo ad allenare in altri modi, anche stando in bici.

Sin qui hai notato delle lacune?

Per me è difficile da dire, non ho conosciuto il suo lavoro nelle squadre precedenti. Bisognerebbe chiedere ad altri preparatori che lo hanno avuto o direttamente a lui. Io lavoro con Giovanni dal 1° novembre e cerco di fare al massimo il mio lavoro per farlo migliorare.

In questo tempo invece qual è il punto di forza che hai notato?

Che ha una volata bella lunga. Lonardi è molto resistente. Magari può crescere ancora qualcosina sul picco, sulla volata a breve. Ma per il momento la cosa più importante è riuscire ad essere presente negli sprint… e farli bene.

Alla Nippo può aver fatto il passo un po’ più lungo della gamba prendendo parte al Giro d’Italia, quando forse non era pronto?

Sinceramente non ho parlato con lui di questo fatto. Far fare un Giro d’Italia ad un neopro’ è sempre una questione combattuta anche all’interno dei team stessi. C’è chi preferisce preservarli, chi invece buttarli direttamente nella mischia per fargli fare esperienza. Non tutti sono Pogacar e spesso dipende anche dal soggetto. Poi un conto è un neopro’ di 19 anni e un conto uno di 22-23 anni. Personalmente, in generale, io tenderei a preservare un po’, almeno nel primo anno.

Come proseguirà adesso il vostro lavoro?

Dipende anche dai programmi: in base ad essi valuteremo. Ma sono dell’idea che continueremo a spingere in questa direzione: volate e spunto. Poi dopo le prime gare vedremo se bisognerà aggiustare il tiro. Penso che la palestra sarà portata avanti per tutto l’anno.

E’ il 21 marzo 2019 quando Lonardi vince la sua prima corsa tra i pro’. E’ la 5ª tappa tappa del Tour of Taiwan (foto Instagram)
Il 21 marzo 2019 Lonardi vince la prima corsa tra i pro’ al Tour of Taiwan (foto Instagram)
Insomma, vuoi recuperare il punto forte di Lonardi, la sua volata. Il che è più che legittimo…

Più che lavorare sulle salite lunghe, sulle quali un corridore così fa sempre fatica, meglio pensare alle volate. Semmai può migliorare sulle salite brevi, quelle tra i 2 e i 6-8 minuti. E questo si fa con i lavori più intensi.

In effetti non è facile vincere oggi per un velocista, tanto più con i percorsi sempre più ondulati. Basta pensare che Van Aert batte Ewan…

Beh, noi abbiamo idea di fare gare un po’ più “piccole”, ma se poi va bene non è detto che non si possa pensare anche alle tappe della Tirreno o del Giro. Intanto è importante prendere un certo feeling con queste corse e magari anche con la vittoria.

Qual è il calendario di Lonardi?

Inizierà la prossima settimana a Mallorca: farà due delle cinque gare previste. In più valuteremo quale corsa a tappe farà a febbraio. Una la farà, sicuro.

In Spagna abbiamo visto che avete lavorato molto. Lo hai fatto a tutto tondo anche con i test. E come ti sono sembrati?

Nello specifico ho visto che tiene davvero bene negli sprint, ha dei buoni valori. Ma anche sulla soglia sta migliorando. Oggi è difficile porsi degli obiettivi, quello che vogliamo noi è che si migliori in generale. E magari arriverà anche qualcosa.