Cassani: il Tour, Prudhomme, il Papa e un pensiero su Moscon

21.06.2024
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Dopo aver parlato con Gianni Moscon qualche giorno fa, una voce nella testa ci aveva consigliato di fare uno squillo a Davide Cassani. Il ricordo di quando anni fa il trentino ci aveva parlato dell’ex cittì come uno dei pochi con cui fosse riuscito a tirare fuori il meglio ci era rimasto attaccato addosso. Il quinto posto ai mondiali di Innsbruck e il quarto l’anno dopo ad Harrogate furono gli squilli di un Moscon ad altissimo livello. Nel 2021 le due vittorie al Tour of the Alps e quella di Lugano sono ancora le ultime di una carriera che sembrava destinata a ben altri palcoscenici. Invece qualcosa si è inceppato e abbiamo pensato di chiedere a Cassani quale fosse il suo approccio con l’atleta che andrà al Tour accanto a Remco Evenepoel.

Il fatto è che se chiami Cassani in questi giorni che conducono al Tour de France, rischi di restare a bocca aperta. Se ne parlava ieri ai tricolori crono con Francesco Pancani, che con Davide ha commentato il Giro, mentre per il Tour il romagnolo affiancherà Rizzato: come fa a mettere così tante cose nelle sue 24 ore? Per cui, prima di parlare di Moscon, sentite che cosa è venuto fuori…

Cassani, Prudhomme e il sindaco Nardella: è stato Davide il motore della partenza del Tour dall’Italia
Cassani, Prudhomme e il sindaco Nardella: è stato Davide il motore della partenza del Tour dall’Italia
Dove sei?

Ero a Bologna e ora sto scendendo a Roma. Domattina, questa è una bella cosa, siamo in udienza privata dal Papa con Prudhomme e Nardella, sindaco di Firenze, e altre 7-8 persone.

Prudhomme in Italia non se ne è persa una, è davvero bravo…

E’ impressionante, il numero uno. Per fare un esempio. L’altra settimana gli ho detto che quelli del museo di Bottecchia avrebbero veramente piacere di averlo. E lui ha detto subito di sì. Quindi lunedì mattina andremo anche a trovare Bottecchia nel Museo di Colle Umberto. Il 2 gennaio è andato da Coppi. E’ venuto all’apertura del calendario italiano alla Firenze Empoli. Domenica sarà al campionato italiano. E’ venuto al Ghisallo. E’ veramente una persona che sa fare il suo lavoro.

Torniamo a Moscon: che cosa ti pare della sua carriera?

Pensavo sinceramente che potesse fare qualcosina in più. Forse è stato anche un po’ sfortunato, per cui a questo punto il Tour per lui diventa un appuntamento importante. Il problema è che comunque in squadra c’è un certo Evenepoel, quindi dovrà lavorare per la squadra. Però sì, mi piacerebbe rivedere un Gianni Moscon motivato, con la voglia di fare. Non ho dubbi che il motore ci sia ancora, a volte però basta un granello di sabbia per andare a rompere questo meccanismo che è prezioso. Spero che abbia tutti gli elementi a posto per poter dare il meglio di se stesso.

Moscon ha partecipato a 5 mondiali con Cassani. Qui 4° ad Harrogate, con Trentin 2° dietro Pedersen
Moscon ha partecipato a 5 mondiali con Cassani. Qui 4° ad Harrogate, con Trentin 2° dietro Pedersen
Qual era la tua chiave d’accesso a questo meccanismo?

Io gli ho sempre dimostrato fiducia. Ero assolutamente convinto che avesse tutto quello che gli serviva per essere bravo. Stavo attento nel dargli l’importanza giusta e soprattutto l’attenzione. che meritava e lui questo l’ha sempre apprezzato.

Perché dice che adesso la sua dimensione è quella di tirare e che per vincere avrebbe bisogno di migliorarsi di un 10 per cento?

La carriera di qualsiasi atleta lo porta sempre a un leggero miglioramento. Se uno fa il corridore al 100 per cento, migliora per forza. Basta vedere i dati di qualche ultra trentenne, che comunque è riuscito a migliorarsi. Deve credere in se stesso, capire che è ancora forte e ricordarsi che ha ottenuto dei risultati. E capire che se fa quello che deve, può migliorarsi ancora. E’ un ciclismo esigente, molto esigente. Per emergere devi davvero non lasciare nulla al caso e quindi, come dico sempre, basta calare o migliorare del 2 per cento per passare dall’essere in crisi alla possibilità di vincere. Devi veramente guardare a tutto, dalle gocce d’olio che metti in un’insalata, ai 10 chilometri di allenamento in più o in meno.

A sentirlo, si ha la sensazione di uno che ha perso il treno e fa una fatica bestiale per rimettersi sul binario… 

L’importante è non abbattersi, perché se prendi come una sconfitta il fatto che questi vanno più forti, sei finito. Lui forse non era consapevole della forza che aveva e quindi alla fine è anche una questione mentale. Mi ricorda l’ultimo Gianni Bugno…

L’ultima vittoria di Moscon risale al Gp di Lugano del 2021: era il 27 giugno
L’ultima vittoria di Moscon risale al Gp di Lugano del 2021: era il 27 giugno
In cosa?

Anche Gianni a un certo punto preferiva tirare che mettersi davanti. Non riusciva a dire a se stesso quello che aveva fatto, dai due mondiali al Giro d’Italia. Invece devi farti forza su quanto di buono sei riuscito a fare e spazzare sia le remore. Gianni deve dire a se stesso: ho ancora qualche anno a disposizione e faccio tutto quello che è necessario per dare il meglio di me stesso.

Sei pronto per commentare il Tour?

Sì, sono pronto.

Moscon sullo Stelvio prepara il tricolore e la sfida del Tour

15.06.2024
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L’ultimo bollettino della neve sullo Stelvio parla di 90 di minima e 340 di massima: per essere giugno, davvero tanta roba. Moscon è arrivato lassù mercoledì sera e giovedì si è limitato a una girata sui rulli. Poi il lavoro è entrato nel vivo. Mancano due settimane all’inizio del Tour, una ai campionati italiani. Il trentino ha preferito un richiamo di altura vicino casa, piuttosto che raggiungere i pochi compagni che si sono ritrovati a Isola 2000 con Evenepoel.

E’ notizia di due giorni fa che un’altra importante pedina della Soudal-Quick Step per la sfida francese sia finito fuori gioco. Martedì, Pieter Serry (35 anni) è stato investito da un’auto durante un allenamento a Kruishoutem. Non ha riportato fratture, ma a causa della commozione cerebrale, la sua vista non è ancora al 100% impedendogli di allenarsi. Se Serry non sarà della partita, la responsabilità sulle spalle di Moscon sarà parecchio superiore. Non tanti corridori della squadra belga sanno cosa significhi lavorare per un leader di classifica al Tour, Gianni è l’unico ad averlo fatto negli anni di Sky, correndo nei team che vinsero la maglia gialla con Thomas e con Bernal alla Ineos.

Lo troviamo nel tardo pomeriggio, lupo di montagna sul passo che tre settimane fa respinse il Giro d’Italia. Il tono di voce calmo di chi ha faticato e ora riduce i giri per recuperare. L’accento trentino che chiudi gli occhi e ti sembra di vedere Moser. Gianni Moscon è uno di quelli su cui scommetteresti ancora un mese di stipendio, eppure ogni volta sulla sua strada ha trovato ostacoli troppo alti. Nel suo carattere, nelle opinioni altrui, nella salute. La ripartenza alla Soudal-Quick Step ha toni e ambizioni diverse, ma si capisce che la voglia di spiccare ci sarebbe ancora e viene tenuta giù per realismo e opportunità. Eppure fa di tutto per abbassare i toni, ridurre le aspettative o tenerle lontane.

Moscon ha partecipato al Tour 2019 vinto da Ineos con Bernal: eccolo alla Grand Depart da Bruxelles
Moscon ha partecipato al Tour 2019 vinto da Ineos con Bernal: eccolo alla Grand Depart da Bruxelles
Sei andato su per… sciare?

Quando sono arrivato (sorride, ndr) aveva appena smesso di nevicare e ne aveva fatti altri 15 centimetri. Il primo giorno ho fatto rulli, ma poi si scende e al ritorno farò la salita. Sono quassù da solo, mi viene comodo venirci da casa. Se vai lontano, stai via così tanto tempo che quando inizia il Tour sei già stufo. Una parte della squadra è in Francia, ma non sono tutti. Fra poco ci sono i campionati nazionali, ritiri tutti insieme ne abbiamo già fatti.

Come sta andando la preparazione al Tour? Al Delfinato ti è toccato lavorare parecchio…

Benvenga, insomma, che ci sia da lavorare: vuol dire che si va bene. Speriamo di avere lavoro anche al Tour. Al Delfinato siamo andati bene.  Anche la prestazione di Remco è stata buona, considerando da dove viene, dall’infortunio dei Baschi. Se penso a come l’ho visto a Sierra Nevada nel ritiro di maggio… Era molto indietro e vederlo vincere la cronometro e perdere solo poco in salita, vuol dire che sta recuperando bene. Fare nei dieci al Delfinato vuol dire che vai già forte. E quindi penso che se migliora da qui al Tour, potrebbe fare davvero bene.

Gianni invece come sta?

Sto bene, ho sensazioni positive e numeri anche positivi. Poi si va sempre più forte, quindi ormai dovrei migliorare un 10 per cento per essere competitivo con i primi. Perciò faccio il mio, cerco di rendermi utile alla squadra finché riesco. Le ambizioni personali sono sempre lì, ma ci vogliono le gambe. Quando vai alle corse ti scontri con la realtà e mi sembra oggettivo che adesso si vada più forte di quando vincevo. Devi riuscire a trovare qualcosa in più. Perciò continuo, faccio il mio. E quando vedo che sono competitivo per giocarmi le corse, me le gioco. Altrimenti cerco di capire la mia posizione e rendermi utile.

Alla Soudal-Quick Step, Moscon ha avuto spazio per sé al Nord, poi è passato al servizio dei capitani
Alla Soudal-Quick Step, Moscon ha avuto spazio per sé al Nord, poi è passato al servizio dei capitani
Anche quello è un ruolo importante, del resto…

E’ un lavoro apprezzato, se uno lo fa bene. Certo che è bello essere davanti e giocarsi le corse, si può anche fare, ma non per tutto l’anno. Sono molto contento della squadra. Mi stanno dando gli spazi che cercavo e un ruolo in cui mi sto muovendo bene.

Tu ha vissuto le vigilie del Team Sky che andava per vincere il Tour: ci sono affinità con quella di quest’anno?

Remco va in Francia per la prima volta. Ci sono delle similitudini su come si lavora, alla fine bene o male si fanno tutti le stesse cose. Quelle che cambiano semmai sono le consapevolezze. Il Team Sky con cui si andava al Tour era comunque una squadra già rodata, ognuno aveva il suo ruolo e sapeva alla perfezione come farlo. Si conoscevano le potenzialità di ognuno e per quello si veniva selezionati. Qui invece, tolti Remco e Landa che sono due campioni che tutti conoscono, per il resto bisogna trovare un po’ di equilibri. Non si tratta di una squadra organizzata per lavorare. Anche nell’ottica ipotetica di avere la maglia gialla, non so se sarebbe una squadra in grado di gestirla.

E come si fa?

Penso che ci si improvviserebbe strada facendo. E poi l’esperienza dice che se c’è da lavorare per un obiettivo più grande, tutti riescono a dare il massimo. Viene più naturale.

Quell’esperienza ti è rimasta addosso?

Sì, assolutamente. Per me è naturalissimo correre come serve in un Tour e penso di poterla mettere a disposizione della squadra. Penso che potrei avere un ruolo importante in questo senso. Detto questo, il Tour è una corsa dove se hai le gambe, qualche soddisfazione te la togli. Come dico sempre, l’importante è avere le gambe.

Moscon porterà la sua esperienza di Tour. Landa è un veterano, Evenepoel sarà al debutto
Moscon porterà la sua esperienza di Tour. Landa è un veterano, Evenepoel sarà al debutto
Gli ultimi due anni all’Astana sono stati buttati per entrambi, oppure in termini di esperienza a qualcosa sono serviti?

Diciamo che non sono stati i due anni migliori per me, per vari motivi. Però alla fine penso che ogni cosa faccia parte di un disegno più ampio. Bisogna tirare le somme alla fine. Magari tra cinque anni capirò che quei due anni mi hanno insegnato qualcosa, mi hanno dato una formazione che mi tornerà utile per affrontare altre situazioni. Da questo punto di vista, non sto a guardare gli anni persi, ma guardo avanti.

Il campionato italiano può essere un obiettivo oppure l’ultima distanza prima del Tour?

Sicuramente è un obiettivo. Ultimamente non ci sono più certezze, tu vai forte, gli altri vanno forte. Per cui cosa vi posso dire? La prendo come una corsa qualunque, vado a Firenze e do il massimo. Poi quello che viene, viene. Ormai non mi sento più in grado di dichiarare gli obiettivi, perché il livello è così alto che per dare garanzie ci vuole essere davvero superiori.

Quando scendi da lassù?

Penso mercoledì, in tempo per cambiare la valigia e andare giù a Firenze. I tempi sono molto stretti, sono già fortunato ad aver passato due giorni a casa, lunedì e martedì. Per cui adesso sono qua per allenarmi. Fuori c’è un bel panorama, il cielo è limpido. Speriamo che regga così.

Moscon, adesso o mai più: «Riparto dal livello del 2021»

12.01.2024
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CALPE (Spagna) – «Io devo fare riferimento al Gianni del 2021, perché quelli sono i miei livelli». Gianni Moscon ha voglia di parlare, si percepisce: frutto di un ritrovato entusiasmo. Il talento trentino è passato dall’Astana-Qazaqstan alla Soudal-Quick Step, la squadra con la quale vuole rilanciarsi dopo due stagioni non troppo brillanti.

Il Covid preso in maniera violenta, qualche difficoltà “logistica”, chiamiamola così, con la sua ex squadra, Moscon, 30 anni ad aprile, sembra essere sulla strada giusta per tornare quello di un tempo. Pensate che la sua ultima vittoria è del giugno 2021, il Gp di Lugano: incredibile per un corridore del suo talento.

Moscon si presenta alla stampa durante il lancio ufficiale del team a Calpe
Moscon si presenta alla stampa durante il lancio ufficiale del team a Calpe
Gianni, si ricomincia e si torna in una squadra del Nord Europa, cambiano le mentalità rispetto ad un team più “latino” vista la tanta Italia che c’era in Astana?

Direi che si torna in una squadra seria. Ogni team ha la propria peculiarità. E’ certamente diversa dall’Astana, ma non assimilerei neanche la Soudal-Quick Step a quella che era la mentalità Sky di un tempo o Ineos attuale. 

E come sta andando qui?

Per il momento mi sono trovato molto bene. Chiaro che è presto per dirlo, però la prima impressione è sempre molto importante. Mi sono sentito subito parte del team. Già nel meeting di metà novembre, quello in cui ci si ritrova per le foto, body fitting, sponsor… ero già uno di loro, uno del Wolfpack. Ogni squadra cerca di integrare i nuovi arrivati coinvolgendoli subito, però qui è avvenuto tutto con naturalezza. Forse anche perché i fiamminghi sono molto uniti tra di loro. Sono una popolazione radicata in generale e anche nel team tendono a fare gruppo, ma se sei all’interno di questo gruppo tutto viene più facile. Hai la loro fiducia e ti danno tutto.

La fiducia specie di questi tempi conta, no?

E’ molto apprezzabile. Che poi è un po’ come sono io: molto diretto, dico le cose come stanno. Poi magari si può litigare o discutere, ma la cosa finisce là, come se fossimo in famiglia. E una famiglia rema nella stessa direzione.

Gianni Moscon (classe 1995) è approdato alla Soudal-Quick Step: per lui contratto di un anno (foto Wout Beel)
Gianni Moscon (classe 1995) è approdato alla Soudal-Quick Step: per lui contratto di un anno (foto Wout Beel)
Veniamo a discorsi più tecnici, Gianni. Sei nel pieno della tua forza, della maturità psicofisica. E’ ora di iniziare a portare a casa risultati importanti…

Vero, dobbiamo portare a casa i risultati assolutamente. Gli ultimi due anni sono stati molto duri e difficili per vari motivi. So cosa non ha funzionato, lo sapevo sin da subito, ma non ho avuto la possibilità di correggere il tiro perché ormai la stagione era iniziata e quando devi fare una gara ogni settimana, tra l’altro anche gare dure ed importanti, non hai il tempo di ricostruire niente. Di allenarti. Quindi se inizi male puoi solo finire peggio. E così è stato. Ma ora basta, capitolo chiuso. Io riparto dal 2021. Quello è il mio punto di riferimento, quando ero al livello che mi compete e qui penso di poterci tornare.

Chiarissimo…

Vincere è l’obiettivo di tutti. Vincere è bello. Quando ci riesci diventa tutto più semplice. Io credo che questa squadra sia l’ambiente migliore per me, per il corridore che sono, per la mia mentalità da classiche.

Questa è la squadra delle classiche per antonomasia, però è anche difficile trovare spazio, essere un leader per certe corse. Come farai?

Negli ultimi due anni ero leader per le classiche, ma andavo alle corse che ero un cadavere e in quei casi della leadership te ne fai poco. Qui c’è un discorso di squadra, una squadra che sa come lavorare. Tutti si sacrificano e contemporaneamente ci sono tante carte da giocare. Penso che ognuno, in base al proprio stato di forma o al proprio livello, sia messo nelle condizioni di fare bene. Ti puoi anche muovere d’anticipo se non hai le gambe per stare coi migliori. E’ inutile aspettare, ma così facendo puoi raccogliere un risultato personale o essere una pedina importante per il team. Alla fine sarà la strada a determinare le gerarchie. In più credo sia il momento storico più favorevole per fare bene in questa squadra, perché non c’è la superstar, almeno per certe classiche, come magari succedeva in passato.

Roubaix 2021, Moscon sembra lanciato verso il successo ma sfortuna e qualche errore tecnico lo riportano coi piedi per terra
Roubaix 2021, Moscon sembra lanciato verso il successo ma sfortuna e qualche errore lo riportano coi piedi per terra
Un’analisi ben definita Gianni. Era un po’ che non ti sentivamo parlare così…

Come ho detto, questi ultimi due anni sono stati veramente difficili. Non avevo neanche più tanto da dire perché cosa vuoi fare in una situazione del genere? Non vedevo l’ora che arrivasse la fine dell’anno. Una volta finito il giro di Lombardia mi sono tolto un peso. Anzi, poco dopo, perché dovevo fare anche le ultime gare in Veneto, ma le ho saltate ed è stata una liberazione. Adesso mi diverto, me la godo di nuovo. In gruppo mi alleno col sorriso. E penso che siano i migliori presupposti per poi ottenere i risultati in bici, perché il motore se ce l’hai non lo perdi. Io so quello che sono. 

Non senti delle pressioni dunque?

No, specie se riesco a dare il massimo. Poi sappiamo tutti che sono stato preso all’ultimo e in qualche modo sono anche una scommessa per la squadra. Anche in passato se ho avuto pressioni, queste non sono mai arrivate dal team, ma da me stesso… Quando stavo bene perché sapevo di poter arrivare in alto. 

Bramati lancia l’operazione Moscon. L’obiettivo è vincere

20.11.2023
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«Moscon è con me – dice Bramati – nei giorni scorsi ho cominciato a guardarlo negli occhi. E’ molto determinato, abbiamo parlato tanto. Sono contento che l’abbiamo in squadra, lo dicevo sin da quando era under 23 che fosse un corridore in grado di fare grandi cose nel professionismo. E adesso cercherò di motivare lui come ho sempre motivato tutti per arrivare a dei grandi risultati. E’ arrivato in questa squadra per ultimo. Abbiamo parlato, ma ora saremo noi a decidere il suo programma. A dicembre a Calpe ci sarà tempo per sedersi e decidere dove iniziare. Dobbiamo conoscerlo meglio, lo vedremo in allenamento e lo vedremo in generale».

Bramati è tornato a casa dal Belgio, dove la Soudal-Quick Step ha festeggiato i 25 anni di attività e il bergamasco è fiero nel dire di esserci stato dall’inizio. Prima come corridore e a seguire come direttore sportivo. Il tempo di tornare a casa ed è cominciato il susseguirsi di videoconferenze per iniziare a parlare dei programmi dei corridori, che saranno sbrogliati definitivamente nel ritiro di Calpe, a metà dicembre.

Bramati è nel gruppo belga dal 1999, quando la squadra si chiamava Mapei-Quick Step. Qui alla Japan Cup
Bramati è nel gruppo belga dal 1999, quando la squadra si chiamava Mapei-Quick Step. Qui alla Japan Cup
Come è stato il primo approccio con Moscon?

Abbiamo avuto questi tre giorni per conoscerci, è stato bello. Abbiamo visitato la sede di Soudal e poi anche Quick Step. I 27 corridori hanno fatto un team building tutti insieme e so che si sono divertiti tanto. In gruppo c’è l’atmosfera festosa come sempre, ma sicuramente da dicembre bisognerà mettersi sotto, iniziare a pedalare per il 2024, sperando che non succeda niente.

Prima che arrivasse da voi, cosa pensavi di Moscon?

Che fosse un predestinato e infatti anche nel professionismo, appena passato, ha fatto veramente delle belle cose. Sono contento che ce lo abbiano proposto.

La vittoria di Bagioli al Gran Piemonte e quella di Van Wilder alla Tre Valli sono state prova di grande reazione
La vittoria di Bagioli al Gran Piemonte e quella di Van Wilder alla Tre Valli sono state prova di grande reazione
Perché Cattaneo ha detto che questa è la squadra giusta per rilanciarsi? Perché Lefevere l’ha paragonato all’esperienza con Cavendish?

Abbiamo sempre preso corridori all’ultimo momento e Mark (Cavendish, ndr) è stato l’ultima nostra scommessa. Cattaneo ha ragione, siamo una squadra vincente. Tanti hanno detto che quest’anno siamo stati sottotono, ma io penso che cogliendo 55 vittorie dietro a due colossi come la Jumbo e la UAE, abbiamo fatto la nostra parte. Abbiamo vinto in tutti i tre Grandi Giri e abbiamo vinto una Monumento. Penso che la squadra abbia dimostrato di avere sempre la mentalità vincente, lo stimolo che da anni riusciamo a trasmettere ai corridori.

Forse si è parlato poco della reazione durante il periodo della presunta fusione…

Esatto. La settimana delle corse italiane e i risultati delle ultime cinque gare di fine stagione sono stati la prova della nostra compattezza, nonostante le tante voci che c’erano in giro. La squadra ha reagito veramente alla grande. I corridori che indossano la nostra maglia portano la mentalità di questo gruppo, che coinvolge anche noi direttori e tutto lo staff. L’ho sempre detto: è una grande famiglia.

Che va avanti da un quarto di secolo…

La settimana scorsa c’è stata la festa dei 25 anni e io ci sono dall’inizio. Penso che questa sia anche la nostra forza e non vogliamo perderla. Vogliamo continuare su questo passo e spero che Gianni si integrerà bene già da dicembre. In questi giorni ha visto la mentalità, a dicembre ci sarà da rimboccarsi le maniche e lavorare, programmando il 2024 che per lui sarà veramente importante. Spero che ottenga il riscatto di tutte le qualità che ha sempre avuto sin da giovane.

Moscon ha sempre avuto bisogno di grandi motivazioni, forse l’ultimo averlo capito è stato Cassani in nazionale. E’ importante per un corridore come lui il fatto di sentire la fiducia della squadra?

Penso che nel ciclismo degli ultimi anni, dove il livello si è alzato tantissimo, i corridori devono arrivare agli appuntamenti preparati alla perfezione. Ma un altro fattore che conta tantissimo è la motivazione. Se la squadra crede in loro, questo diventa un altro punto di forza. Si sa che durante l’anno ci sono dei momenti in cui le cose non andranno bene e in quelle situazioni la squadra deve essere dalla parte del corridore, saperlo seguire, saperlo far reagire nei momenti che non vanno. Penso che noi l’abbiamo sempre fatto e sicuramente continueremo a farlo.

Quarto ai mondiali di Harrogate 2019, mentre consola Trentin giunto secondo. In azzurro Moscon non ha mai deluso
Quarto ai mondiali di Harrogate 2019, mentre consola Trentin giunto secondo. In azzurro Moscon non ha mai deluso
I programmi definitivi si faranno a dicembre, ma intanto come si procede?

Siamo a buon punto, manca solo di parlare con i corridori. Io ho i miei 4-5 da seguire, fra cui anche Gianni. Nei prossimi giorni li chiamerò per farci una prima chiacchierata e avere un’idea ancora più completa, affinché a dicembre si decida nel modo giusto. I programmi saranno poi rivelati il 9 gennaio alla presentazione della squadra. La speranza nel frattempo è che tutto vada bene, che non ci siano incidenti, che nessuno si ammali, che nessuno cada, per avere una programmazione senza imprecisioni. Dicembre, gennaio e febbraio, anche più di un tempo, sono veramente tre mesi molto importanti, sia per il lavoro del singolo, sia per la programmazione degli obiettivi della squadra.

Moscon ha ricevuto anche la nuova bici?

Proprio in questi giorni stanno partendo le mail alle squadre precedenti dei nuovi corridori, affinché dal primo dicembre li lascino liberi di utilizzare i nuovi materiali. Altrimenti non si può. Non dovrebbe nemmeno servire fare una simile richiesta, ma ad ora la situazione è questa. Seguo anche Landa e anche lui è nella stessa posizione.

Cattaneo, il Wolfpack, Moscon e il sogno di Parigi

11.11.2023
5 min
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MILANO – Cattaneo parlotta con Ganna, poi Filippo si sposta e arriva Lorenzo Milesi. L’iridato U23 della crono è appena tornato dalle vacanze, con il grosso punto interrogativo su dove correrà nel 2024: se ancora al Team DSM-Firmenich o alla Ineos Grenadiers. Con i due si scherza delle Olimpiadi: se portano Ganna, l’altro è Cattaneo. Due della Ineos sarebbero troppi. Ridono. Il Giro d’Onore della FCI è una bella occasione anche per loro.

Sul palco del Teatro Manzoni, ieri in occasione del Giro d’Onore, sono saliti tutti i tecnici azzurri
Sul palco del Teatro Manzoni, ieri in occasione del Giro d’Onore, sono saliti tutti i tecnici azzurri

I ragazzi del 1990

Poi Cattaneo torna serio. Con lui si può parlare di Evenepoel, come dell’arrivo di Moscon. Di Bagioli e Ballerini andati via, del nuovo corso della Soudal-Quick Step, il cui spirito secondo Remi Cavagna, che l’ha lasciata, si sarebbe annacquato. Gli raccontiamo anche dell’intervista con Sbaragli di qualche giorno fa, quando ci rendemmo conto che dei fantastici corridori classe 1990, portatori di grandi promesse con atleti come Aru e Moreno Moser, sono rimasti soltanto lui, il toscano e Fabio Felline. Mattia alza gli occhi al cielo.

«Non è una cosa facile avere 33 anni in questo ciclismo – ammette – però la carriera che ho avuto mi aiuta. All’inizio ho avuto qualche anno difficile, quindi non ho consumato tutto quello che avevo e adesso comincio a ottenere i miei risultati. Logicamente l’età avanza, quindi alla fine dovrò farci i conti, però il livello che sono riuscito a ottenere anche quest’anno per me è ottimo, quindi spero di durare il più a lungo possibile».

Con Affini, Sobrero, Paladin, Cecchini e Guazzini, Cattaneo ha centrato l’argento nella cronosquadre agli europei
Con Affini, Sobrero, Paladin, Cecchini e Guazzini, Cattaneo ha centrato l’argento nella cronosquadre agli europei
Che anno è stato per te il 2023?

Penso il migliore da quando sono professionista. Sono super contento, però ormai è passato e bisogna già guardare avanti.

Cosa hai pensato quando si è cominciato a parlare della fusione fra la tua squadra e la Jumbo-Visma?

Ormai in questo ciclismo non puoi essere sicuro di niente, però io ero sereno. Sapevo di aver fatto una super stagione per quello che è il mio lavoro e di conseguenza, detta fuori dei denti, credo che nella peggiore delle ipotesi una squadra l’avrei trovata. Ero tranquillo, non arrivavo da un anno in cui non avevo fatto niente. In caso contrario, magari avrei pensato che se ci fosse stata la fusione, sarei rimasto a piedi…

Nel frattempo in ogni caso dalla squadra sono andati via anche alcuni nomi di rilievo. Cavagna ha detto che il Wolfpack non è più quello di un tempo…

Ne avevamo già parlato prima della Vuelta e le cose si stanno confermando. Io credo che quando cambi così tanti corridori, è logico che hai bisogno di un po’ di rodaggio per creare il gruppo. Non è più la Quick Step di qualche anno fa, ma è inevitabile perché c’è Remco che condiziona gran parte delle scelte, come è giusto che sia quando hai un corridore del genere.

Ai mondiali di Glasgow, per Cattaneo è arrivato l’8° posto, seguito dal 5° degli europei
Ai mondiali di Glasgow, per Cattaneo è arrivato l’8° posto, seguito dal 5° degli europei
Deve crearsi di nuovo il clima giusto?

Ci sono tanti giovani e tanti nuovi elementi che arrivano nella squadra con l’idea di entrare nel Wolfpack, quindi secondo me sono nuova linfa perché questa cosa torni visibile, perché alla fine tra di noi c’è sempre stata. Non così evidente, però c’è sempre stata.

La tua storia parla di anni iniziali difficili alla Lampre, poi del rilancio con l’Androni e in qualche modo di una consacrazione nel gruppo Quick Step. Credi che Moscon potrà approfittarne come è successo a te?

Ho sempre detto, senza offendere l’uno né l’altro, che è la Quick Step è un’Androni con più soldi. Nel senso che è una famiglia e credo che sia la squadra giusta per cercare un rilancio. Credo che Gianni abbia vissuto anni un po’ complicati per una serie di motivi e credo che questa sia la squadra giusta per ritrovare il Moscon di qualche anno fa. Secondo me avevamo bisogno di uno come lui nelle classiche del pavé in cui eravamo un po’ meno forti e lui secondo me è un innesto che, se rende come dovrebbe, potrebbe fare la differenza.

Lombardia, abbraccio fra Bagioli arrivato secondo e Cattaneo. Dopo 4 anni, le loro strade si separano
Lombardia, abbraccio fra Bagioli arrivato secondo e Cattaneo. Dopo 4 anni, le loro strade si separano
Come hai vissuto, al contrario le partenze di Bagioli e Ballerini?

Per “Bagio” alla fine credo che sia stato giusto così. Alla fine, se aveva ambizioni personali, è giovane e ci sta che abbia cercato una squadra che gli lasci più spazio. Per Ballerini mi dispiace, perché secondo me era un uomo importante per quella fascia delle classiche. Non conosco bene le dinamiche di tutte le cose. Va in una squadra dove comunque è già stato, conosce l’ambiente che trova, quindi evidentemente ha fatto la sua scelta. Dispiace perché secondo me poteva essere una pedina importante per noi al Nord.

Per il prossimo anno immagini un cammino parallelo a quello di Remco nei grandi Giri e strizzi un occhio alle Olimpiadi? 

Le Olimpiadi sono un sogno, ma non è facile. Senza girarci attorno, abbiamo due posti per la crono e uno è di Ganna. Poi ci sono altri tre o quattro che si giocano il secondo. Io cercherò di fare il massimo, ma come al solito saranno le gambe, Velo e Bennati ad avere l’ultima parola.

Moscon alla Soudal-Quick Step, il disegno di Lefevere

10.11.2023
4 min
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Qualcuno ieri, leggendo sulla nostra pagina Facebook la notizia del passaggio di Moscon alla Soudal-Quick Step, ha commentato in modo sbrigativo, ma efficace. «Se ci andava ad inizio carriera – ha scritto – avrebbe vinto almeno 2 Fiandre e 3 Roubaix. Speriamo che sia ancora in tempo per dimostrare quello che vale».

Fuori contesto

Cosa ci faceva Moscon al Team Sky, diventato poi Ineos? In che modo un trentino che ama trattori e mele può trovarsi a suo agio nel salotto di cristalli del team britannico? Eppure non si può dire che Gianni non ci abbia provato, anche se un po’ la sua indole e un po’ quel diverso sentire lo hanno condotto lungo percorsi scivolosi. Se non sei a tuo agio, parli a sproposito. E se non sei lucido, capita che ci scappi il gesto da evitare. E a quel punto il gruppo non ti regala più niente e ti attacca la lettera scarlatta. Moscon il razzista. Moscon il violento. E presto di Moscon il campione non parlava più nessuno. Gli anni all’Astana sono stati utili per capire di dover ripartire, ma lì si sono messi il Covid e poi una clavicola rotta a rendere tutto in salita. E alla fine, per fortuna, di Gianni si è accorto Patrick Lefevere

Moscon decisivo per Bernal al Giro del 2021 sugli sterrati: farà lo stesso al Tour per Evenepoel?
Moscon decisivo per Bernal al Giro del 2021 sugli sterrati: farà lo stesso al Tour per Evenepoel?

«Ha solo 29 anni – ha detto il manager belga a Het Nieuwsblad – non può ancora essere finito. Non appena si è saputo che avevamo ancora un posto libero per il prossimo anno, i procuratori mi hanno bombardato di corridori che non avevano ancora una squadra. Il manager di Moscon si chiama Giovanni Lombardi e ce lo aveva già consigliato più volte. Ma ora voleva solo venire da noi, avrebbe preferito smettere piuttosto che correre altrove».

Un guerriero

Moscon è un guerriero, che ama il fango e il corpo a corpo. Vederlo spento oppure infilato in modo del tutto anonimo nel treno di Cavendish trasmetteva solo un’infinita tristezza. Ora però, in un Wolfpack forse in crisi ma pur sempre capace di lasciare il segno, il trentino potrà ricollegarsi con le sue origini.

«Conosciamo i suoi punti di forza e di debolezza – spiega Lefevere – è abbastanza versatile. Gianni può andare forte nelle classiche, ma può anche tirare a lungo nei grandi Giri in salita. Viene dalle montagne, può fare facilmente il ritmo in testa al gruppo. Forse lo chiamano “il trattore” anche per questo».

Nel 2021, Moscon stava per vincere la Roubaix, ma un guasto e ruote non a posto glielo impedirono
Nel 2021, Moscon stava per vincere la Roubaix, ma un guasto e ruote non a posto glielo impedirono

Fattore Cavendish

Eppure in qualche modo Cavendish torna nella vita del trentino, che nel corso della sua carriera ha sempre brillato se chi lo guidava era capace di parlargli al cuore. L’ultimo forse è stato Davide Cassani.

«Molte persone dimenticano che ha quasi vinto la Parigi-Roubaix nel 2021 – ricorda Lefevere, riaprendo una pagina mai chiarita del tutto – ma ha avuto un guasto meccanico nel momento peggiore. E la pressione degli pneumatici della bicicletta che gli hanno dato non era corretta. Questo gli è costato la vittoria. Lui può tornare forte, chiamatelo scenario Cavendish. Oppure scenario Moscon o anche Lefevere… Chiamatelo come vi pare, io vedo un buon corridore che cercheremo di riportare al suo miglior livello. Speriamo di potergli dare una svolta».

Moscon non è l’atleta rassegnato che sul Bondone ha scortato Cavendish al Giro 2023
Moscon non è l’atleta rassegnato che sul Bondone ha scortato Cavendish al Giro 2023

Vero carattere

Lefevere è uomo di mondo e ha sempre tirato fuori le cose migliori da corridori di carattere. Non è un caso che negli ultimi tempi abbia sempre punzecchiato Alaphilippe con toni a tratti feroci, per provocarne la reazione. E Moscon di carattere ne ha, anche se gli ultimi tempi lo hanno mostrato troppo educato, quasi spento…

«Chiaramente – ha ammesso Lefevere – certe cose non gli è permesso farle, ma è sicuramente un personaggio e a volte preferisco uno così a una pecora che bela sempre di sì. La sua reputazione gli è sfavorevole, per cui qualsiasi cosa faccia, finisce sotto la lente di ingrandimento. Ma se non sbaglio (ride, ndr) è dal 2020 che non gli viene contestato più nulla».

Moscon lo conosciamo da quando era under 23. Siamo stati nella sua casa. Lo abbiamo seguito alle corse, nei momenti belli e in quelli brutti. Gianni non è la persona spenta e remissiva dell’ultima stagione né il barbaro che tanti hanno cercato di descrivere. Nel novero dei talenti azzurri in cerca d’autore e di una collocazione, lui è ancora una grande incompiuta. Siamo d’accordo con Davide Dante, l’autore di quel commento. Se fosse andato alla Quick Step da neoprofessionista, la sua forse sarebbe stata una strada ben diversa.

Moscon: all-in “sull’operazione Cavendish”

05.07.2023
5 min
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VITORIA GASTEIZ – Gianni Moscon è l’ombra di Mark Cavendish. Dove va l’inglese, va il trentino. Anche durante la prima tappa sono passati insieme sul Pike. Cav davanti, cioè nelle retrovie ma davanti a Gianni, a prendersi gli applausi e Moscon ciondolante alla sua ruota. Ma era ciondolante non perché fosse affaticato, anzi…

Dopo il Giro d’Italia ammettiamo che siamo rimasti un po’ stupiti di vedere Gianni al Tour de France. Eppure in casa Astana-Qazaqstan, dal diesse Stefano Zanini al preparatore Maurizio Mazzoleni, e in parte fino a Gianni, stesso ci dicono che la corsa gialla era prevista.

Astana tutta intorno a Cav. Occupano 4 delle ultime 5 posizioni della generale. Quando hanno potuto hanno risparmiato il massimo
Astana tutta intorno a Cav. Occupano 4 delle ultime 5 posizioni della generale. Quando hanno potuto hanno risparmiato il massimo

Zanini, ora tocca a Gianni

Moscon viene da una stagione e mezza a dir poco tribolata. Anche, alla fine, noi è un anno che scriviamo delle sue difficoltà, del fatto che ha pagato a carissimo prezzo il Covid, che è stato sfortunato ad inizio stagione con frattura della clavicola in Australia… però è qui.

«Gianni – dice Zanini – è un corridore importante per la squadra. Quel che conta è che stia bene lui e che riesca a sbloccarsi, magari anche a vincere una tappa. Sarebbe una bella cosa per lui, in primis. E anche per noi chiaramente».

Gianni “ha vinto” un sorta di trials con altri compagni per essere schierato in Francia, segno che la sua presenza non era poi così scontata.

«Il livello – prosegue Zazà – è altissimo ovunque, ma qui al Tour c’è sempre qualcosina in più e bisogna portare i corridori più in condizione – il riferimento è alla selezione fatta in Astana per i posti disponibili – e così dopo io campionato italiano gli abbiamo comunicato che sarebbe venuto al Tour».

Maurizio Mazzoleni, preparatore della squadra kazaka
Maurizio Mazzoleni, preparatore della squadra kazaka

Per Cav prima di tutto

La condizione sembra esserci, il talento non manca e così l’obiettivo. Gianni è uscito bene dal Giro d’Italia. Probabilmente una grossa fetta di Tour se l’è guadagnata a Roma, nell’ultima tappa del Giro, quando ha aiutato parecchio, e bene, Cavendish. E Mark, che la sa lunga, in qualche modo lo ha precettato. 

«Era nei programmi che Moscon facesse Giro e Tour – ha spiegato Mazzoleni – poi non è facile da realizzare questa accoppiata in quanto tra le quattro settimane tra un Giro e l’altro deve andare tutto bene. Gianni ha avuto qualche giorno d’intoppo per uno status influenzale, ma poi lo ha risolto. Ha recuperato una settimana post Giro, ha avuto appunto quell’intoppo e ha ripreso ad allenarsi. Non è andato in altura».

«Come arriva a questo Tour? Dico in buone condizioni. Inizialmente dovrà fare un lavoro di appoggio a Mark, un lavoro che ha fatto benissimo al Giro d’Italia. Poi vediamo strada facendo come andrà. Nei team si procede per obiettivi e quello minimo è di stare accanto a Cavendish, poi vedremo se potrà andare a caccia di una tappa.

«In generale dico che è stato importantissimo il fatto che Gianni abbia finito il Giro dopo l’anno travagliato che ha passato. Quello è stato il primo step, adesso dobbiamo aggiungerne un altro e siamo fiduciosi che possa fare bene nel ruolo che ha».

Per la storia

E poi c’è il diretto interessato. Gianni Moscon ci parla in modo diretto. Ormai è un adulto e un corridore esperto. La forma della gamba sembra essere buona all’occhio esterno e così le sue parole. Parole di chi ha una grande consapevolezza… che non tutto è rosa e fiori, neanche se sei al Tour.

«Era previsto che fossi qui? Diciamo di sì – sbuffa un po’ Gianni, come a dire che forse si aspettava un avvicinamento diverso nell’arco della stagione – Siamo qui con Mark e proveremo a fare qualcosa di storico. 

«Vero in queste prime tappe l’ho scortato e questo è il mio ruolo, almeno per ora. Poi magari, strada facendo, avrò un po’ di spazio per me, ma l’obiettivo principale è quello di stare vicino a Cav. Le ambizioni sono grandi e giustamente ha bisogno di tutto l’aiuto possibile».

Gianni ammette di essere uscito bene dal Giro. Anche lui parla di quei giorni di influenza: ha dovuto prendere qualche antibiotico, però adesso sta bene. Il caldo e la continuità nel correre lo stanno rimettendo in sesto definitivamente. 

«Dopo l’italiano – ha concluso Moscon – ho fatto solo scarico, mi sentivo stanco. Ma qui, ripeto, mi sento bene. Non è facile. Anche dal punto di vista della testa dopo quello che ho passato nelle ultime stagioni, ma non bisogna mai mollare. Certe cose puoi risolvere solo te stesso. Purtroppo mi rendo conto che a volte è difficile essere capiti. E non sempre vieni aiutato».

Nervo sciatico e corridori: bella gatta da pelare

28.12.2022
6 min
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«Avevo un mal di schiena tremendo, proprio nella zona lombare. Ero piegato in due perché quando non stai bene, sforzi la schiena e la prima cosa che parte è il nervo sciatico».

Con queste parole, pronunciate in Spagna alcuni giorni fa, Gianni Moscon ci aveva raccontato una delle fasi per cui, in abbinamento con l’infezione del sangue causata dal Covid, la prima parte del suo 2022 è stata un calvario. Solo che sentirlo parlare di infiammazione del nervo sciatico ha fatto scattare l’attenzione su un… acciacco che raramente si associa a un corridore professionista. Ragione per cui ci siamo rivolti a Michele Pallini, storico fisioterapista di Nibali. Il toscano è rimasto all’Astana dove avrebbe dovuto occuparsi di Lopez.

Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Michele, anche i corridori rischiano l’infiammazione del nervo sciatico?

E’ un argomento molto vasto, soprattutto volendo parlare di tutti i ciclisti, dal cicloamatore al professionista, e le cause possono essere diverse. Chiaramente bisogna fare subito una distinzione tra lombosciatalgia e sciatalgia. La prima proviene da una lombalgia causata da un’ernia, che ne è la causa primaria. Quando poi vai in bici, non sei allenato oppure fai degli sforzi che vanno al di sopra della tua preparazione, coinvolgi la parte lombare. Questa, contraendosi, accentua le problematiche dell’ernia e causa la lombosciatalgia. Invece nel professionista la causa più comune è la sindrome del piriforme. E sono due cose diverse. Si tratta sempre di sciatalgia, ma la lombosciatalgia colpisce soprattutto il cicloamatore rispetto al professionista. Ci sono anche dei ciclisti professionisti che ci hanno problemi di ernia, ma di solito sono dovuti all’età. 

Parliamo di professionisti allora…

La sindrome del piriforme è la compressione del nervo sciatico da parte del muscolo piriforme (in apertura, nell’immagine del dottor Marcello Zavatta), nella parte posteriore del bacino. Causa dolore ai glutei e occasionalmente, appunto, la sciatalgia. La causa è sempre un sovraccarico che può essere dovuto a degli sforzi eccessivi. Non a caso se ne può osservare l’insorgenza dopo 10-12 giorni di una grande corsa a tappe, se viene affrontata in condizioni non ottimali.

Il muscolo piriforme si trova nella parte posteriore del bacino a contatto con il nervo sciatico (immagine Fisio Science)
Il muscolo piriforme si trova nella parte posteriore del bacino a contatto con il nervo sciatico (immagine Fisio Science)
Solo questo?

Possono esserci degli altri fattori scatenanti. Una tacchetta che si sposta e ti causa una intrarotazione dell’anca, ad esempio. A volte non te ne rendi conto, perché cadi, non verifichi la posizione della tacchetta e magari continui a pedalarci. Se l’anca e il ginocchio sono ruotati, il problema è biomeccanico e può diventare causa di sciatalgia.

Di cosa parliamo?

Anatomicamente quello sciatico è il nervo più grosso che ci sia nel corpo umano e passa proprio sul piriforme. Quando viene “pinzato” tra il piriforme e gli altri muscoletti che ci sono lì intorno e che scorrono paralleli al piriforme, si può avere la sciatalgia. Per capire empiricamente la differenza tra una lombosciatalgia e la sindrome del piriforme, basta sedersi a terra e mettere il tallone del piede sul ginocchio opposto, spingendo in giù. Se hai la sindrome del piriforme senti subito dolore.

Durante un grande Giro, il massaggio quotidiano aiuta a sciogliere le contratture lombari (foto Harima Nazionale)
Durante un grande Giro, il massaggio quotidiano aiuta a sciogliere le contratture lombari (foto Harima Nazionale)
Hai parlato di insorgenza durante un Giro.

Facendo i massaggi tutti i giorni, ti accorgi che a livello lombare c’è un problema di contratture. Quindi ci lavori, ne parli col medico e fai anche dei trattamenti fisioterapici. Poi interviene anche l’osteopata, ma si può risolvere utilizzando la classica Tecar terapia, che abbiamo sempre dietro. 

Con Moscon non ha funzionato…

Se la condizione non ti permette di sopportare certi sforzi, si arriva al ritiro. Quello che è successo a Moscon è un’eccezione. Gianni veniva da un long Covìd e nonostante tutto quello che abbiamo fatto, non riusciva a venirne fuori. L’unica soluzione che ha avuto la squadra è stato fermarlo e poi si è scoperto che il problema dipendeva dal sangue. Però restando sul fronte del nervo sciatico, c’erano delle teorie per cui il Covid potrebbe provocare l’ispessimento della fascia. Perciò, non venendone a capo, con il dottor Magni si è pensato di mandarlo da un luminare di Padova. Un manipolatore fasciale professionista, che ha messo a punto una tecnica specifica. Però non è servita, per lui non era necessario questo di tipo di trattamento, ma bastava il riposo. Quanto invece a quegli studi, come per ogni cosa che riguarda il Covid, la casistica è limitata e non c’è stato il tempo di studiarla.

Nella primavera di Moscon, fra varie sofferenze, c’è stata anche l’infiammazione del nervo sciatico
Nella primavera di Moscon, fra varie sofferenze, c’è stata anche l’infiammazione del nervo sciatico
Come fa un professionista, sempre così monitorato, a finirci dentro?

Tolti i casi patologici come quello di Gianni, una fase a rischio è quando vanno da soli in ritiro a Tenerife. Lassù ogni giorno fai un’ora e mezza di salita, 3.000 metri di dislivello, e se non hai una condizione eccellente oppure fai degli sforzi superiori a quelli indicati dalle tabelle di lavoro, puoi incorrere in questo tipo di problema. La statistica dice che 99 volte su 100 dipende da sovraccarico. I problemi biomeccanici dovuti a una caduta sono invece più ricorrenti durante le gare. Lo spostamento della tacchetta in allenamento è rarissimo. In più tutti i corridori che ho seguito sono abbastanza maniaci delle scarpe e le controllano e ricontrollano mille volte. Ci sta che magari camminando un po’ la tacchetta ruoti leggermente all’interno, ma prima del problema al piriforme, inizi a sentire già qualcosa a livello del tensore. Insomma, prima di fare un danno grosso, ci sono dei sintomi che mettono in allarme. 

L’unica cura è il riposo, non potendo fare infiltrazioni?

Sì, soprattutto se la patologia viene fuori in gara. Se invece ti stai allenando, puoi diminuire l’intensità del lavoro. Vai ancora in bici, ma invece di fare delle sedute di 5 ore, le fai da un’ora e mezza e recuperi lo stesso. A casa durante l’allenamento la cosa è più risolvibile.

I ritiri in altura (qui sul Teide) se fatti in autonomia espongono al rischio di sovraccarichi (foto Astana)
I ritiri in altura (qui sul Teide) se fatti in autonomia espongono al rischio di sovraccarichi (foto Astana)
Forse una tendinite è più facile da capire?

Infatti il nervo sciatico è una problematica più subdola della tendinite. Normalmente l’insorgenza una tendinite ti dà degli avvertimenti. Prima che arrivi al tendine rotuleo, inizi ad avere problemi al vasto mediale. Lo stesso vale per il tendine d’Achille, con il tricipite surale che va in sofferenza. Quindi ci sono dei segnali che dicono di fare attenzione. Invece il mal di schiena è vigliacco, perché potresti pensare che si fermi lì. E la sindrome del piriforme devi saperla riconoscere. Per esempio, può esserci uno che pedala con un ginocchio troppo all’interno. Oppure è caduto e quindi, a livello propriocettivo, cerca di tenere il ginocchio più all’interno per sentire meno dolore. Lui pensa di aver risolto, invece ha appena iniziato ad avere problemi…

L’infezione è guarita, Moscon può rialzare la testa

20.12.2022
5 min
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Dice Martinelli che la Bernocchi è stata la prima corsa del 2022 in cui ti sei sentito Gianni Moscon. Il trentino alza lo sguardo e dentro ci vedi il barlume di un sorriso. Uno così fai fatica a vederlo prostrato, piuttosto si indurisce. Lo abbiamo vissuto abbastanza per ricordarne le reazioni in altri momenti. Eppure il Moscon dell’ultima stagione era arreso, sulla bici e anche fuori, alle prese con un malanno per cui non si trovava la cura. Dall’inizio dell’anno, un crollo dietro l’altro. Fermo dal Fiandre al Giro di Svizzera. Ritirato dal Tour a Losanna e proprio quel giorno venne la decisione di fermarlo due mesi per andare finalmente al fondo del problema.

«La Bernocchi era il 3 ottobre – annuisce – è stata forse la prima gara dove ho avuto sensazioni normali. Ho ripreso a pedalare a inizio settembre e sono arrivato alle prime corse con quindici giorni di allenamento da zero. Perché dopo il Tour avevo iniziato anche a fare qualcosa, ma i medici mi hanno imposto di fermarmi assolutamente».

La Strade Bianche poteva essere un bel passaggio per Moscon, ma si è ritirato: tanta fatica, poca resa
La Strade Bianche poteva essere un bel passaggio per Moscon, ma si è ritirato: tanta fatica, poca resa

Piegato in due

Un mese e mezzo senza bici. E quando ha ripreso, finalmente ha sentito che il fisico rispondeva. Fatica e recupero: quello che per tutti è normale, per lui era diventato un incubo e per la squadra un bel rompicapo.

«Prima non riuscivo neanche andare a tutta – dice Moscon, giocando con le parole – perché ero sempre a tutta. Intendo che ci mettevo anche l’anima, ma il fisico non rendeva. Non arrivavo ad esprimere il massimo, quindi non riuscivo ad allenarmi perché ero sempre più stanco. Ho avuto un’infezione batterica nel sangue da curare inizialmente col riposo. Ero a casa, ma è stato un incubo, perché non se ne veniva a capo. Avevo un mal di schiena tremendo, proprio nella zona lombare. Ero piegato in due perché quando non stai bene, sforzi la schiena e la prima cosa che parte è il nervo sciatico. Avevo appuntamenti e visite quasi tutti i giorni, da Padova fino a Monaco. Finché a forza di girare, ho trovato una direzione». 

Parigi-Roubaix 2021, Gianni Moscon in versione guerriero: solo due cadute gli impedirono di vincere
Parigi-Roubaix 2021, Gianni Moscon in versione guerriero: solo due cadute gli impedirono di vincere

Antibiotici e via

Individuato il problema, s’è trovata la cura ed è stato possibile tracciare un cammino di rientro. Solo che la causa di quella debolezza è saltata fuori dopo quasi tre settimane.

«Trovata l’infezione – prosegue Moscon – è stato definito il protocollo terapeutico. Così finalmente ho avuto una strada da seguire e ho cominciato. Antibiotici e via. Ho trovato la mia routine, ero sempre operativo a casa. Ne ho approfittato per sistemare tutte le cose che poi, riprendendo ad allenarmi, non avrei potuto seguire. Avevo già previsto che avendo perso tutto quel tempo d’estate, il mio fine stagione non sarebbe stato tanto lungo. In questo ciclismo non ti puoi permettere di staccare un attimo, figurarsi un mese e mezzo d’estate. Al Langkawi sono andato perché era utile alla causa, quindi l’ho affrontato col morale giusto ed è servito».

Moscon correrà per la maggior parte della stagione con la Wilier Filante
Moscon correrà per la maggior parte della stagione con la Wilier Filante

Il sangue pulito

Il via libera è arrivato alla fine di settembre con le ultime analisi del sangue, vissute con una certa apprensione.

«Finalmente il sangue era pulito – sorride Moscon – non c’erano più parassiti. C’era ancora qualcosina, ma potevo nuovamente allenarmi in maniera blanda e seguendo le sensazioni. Ho capito che era inutile seguire una tabella, se non sai neanche come stai. E allenandomi così, sono arrivato alle corse anche discretamente. Il Covid aveva causato un’immunodepressione e si sono sviluppati dei batteri. I medici mi hanno detto che il virus e il vaccino possono avere effetti diversi. Magari non ti fanno niente oppure puoi avere un’immunodepressione. Magari nella vita di tutti i giorni, se devi andare in ufficio, accusi un po’ di stanchezza e ci passi sopra. Pensate invece a farci un Tour de France! Un altro effetto del Covid invece sono le malattie autoimmuni, ma con una di quelle sarebbero stati dolori…».

In allenamento con Basso, compagno di lavoro dal 2018 quando arrivò al Team Sky. Dietro, Garofoli (foto Sprint Cycling/Astana)
In allenamento con Basso, compagno di lavoro dal 2018 quando arrivò al Team Sky (foto Sprint Cycling/Astana)

Il tempo perduto

Così ora si va alla ricerca del Gianni perduto, di quel corridore vincente al Tour fo the Alps, poi lanciato verso la vittoria della Roubaix 2021 (ma fermato da due cadute: arrivò quarto), infine sparito dai radar.

«Il miglior Gianni che ho visto negli ultimi tempi – dice – è stato quello della prima parte del 2021, fino al Giro. Determinato e vincente. Mi sentivo bene, ero solido e con una gran condizione. Anche l’anno scorso ero sulla buona strada, a dicembre qui in ritiro stavo bene. Poi ho preso il Covid a gennaio ed è cominciato tutto. Faticavo a rispondere perché non sapevo cosa dire e perché c’era delusione per me stesso e anche per l’Astana che mi aveva dato fiducia. Non è stato facile, però so che posso solo migliorare. Ho questo in testa. Se il fisico mi asseconda, prima o poi la condizione si trova. E quando hai la condizione, si creano le opportunità».