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Nervo sciatico e corridori: bella gatta da pelare

28.12.2022
6 min
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«Avevo un mal di schiena tremendo, proprio nella zona lombare. Ero piegato in due perché quando non stai bene, sforzi la schiena e la prima cosa che parte è il nervo sciatico».

Con queste parole, pronunciate in Spagna alcuni giorni fa, Gianni Moscon ci aveva raccontato una delle fasi per cui, in abbinamento con l’infezione del sangue causata dal Covid, la prima parte del suo 2022 è stata un calvario. Solo che sentirlo parlare di infiammazione del nervo sciatico ha fatto scattare l’attenzione su un… acciacco che raramente si associa a un corridore professionista. Ragione per cui ci siamo rivolti a Michele Pallini, storico fisioterapista di Nibali. Il toscano è rimasto all’Astana dove avrebbe dovuto occuparsi di Lopez.

Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Pallini e Nibali hanno condiviso momenti indimenticabili: qui al Tour 2014
Michele, anche i corridori rischiano l’infiammazione del nervo sciatico?

E’ un argomento molto vasto, soprattutto volendo parlare di tutti i ciclisti, dal cicloamatore al professionista, e le cause possono essere diverse. Chiaramente bisogna fare subito una distinzione tra lombosciatalgia e sciatalgia. La prima proviene da una lombalgia causata da un’ernia, che ne è la causa primaria. Quando poi vai in bici, non sei allenato oppure fai degli sforzi che vanno al di sopra della tua preparazione, coinvolgi la parte lombare. Questa, contraendosi, accentua le problematiche dell’ernia e causa la lombosciatalgia. Invece nel professionista la causa più comune è la sindrome del piriforme. E sono due cose diverse. Si tratta sempre di sciatalgia, ma la lombosciatalgia colpisce soprattutto il cicloamatore rispetto al professionista. Ci sono anche dei ciclisti professionisti che ci hanno problemi di ernia, ma di solito sono dovuti all’età. 

Parliamo di professionisti allora…

La sindrome del piriforme è la compressione del nervo sciatico da parte del muscolo piriforme (in apertura, nell’immagine del dottor Marcello Zavatta), nella parte posteriore del bacino. Causa dolore ai glutei e occasionalmente, appunto, la sciatalgia. La causa è sempre un sovraccarico che può essere dovuto a degli sforzi eccessivi. Non a caso se ne può osservare l’insorgenza dopo 10-12 giorni di una grande corsa a tappe, se viene affrontata in condizioni non ottimali.

Il muscolo piriforme si trova nella parte posteriore del bacino a contatto con il nervo sciatico (immagine Fisio Science)
Il muscolo piriforme si trova nella parte posteriore del bacino a contatto con il nervo sciatico (immagine Fisio Science)
Solo questo?

Possono esserci degli altri fattori scatenanti. Una tacchetta che si sposta e ti causa una intrarotazione dell’anca, ad esempio. A volte non te ne rendi conto, perché cadi, non verifichi la posizione della tacchetta e magari continui a pedalarci. Se l’anca e il ginocchio sono ruotati, il problema è biomeccanico e può diventare causa di sciatalgia.

Di cosa parliamo?

Anatomicamente quello sciatico è il nervo più grosso che ci sia nel corpo umano e passa proprio sul piriforme. Quando viene “pinzato” tra il piriforme e gli altri muscoletti che ci sono lì intorno e che scorrono paralleli al piriforme, si può avere la sciatalgia. Per capire empiricamente la differenza tra una lombosciatalgia e la sindrome del piriforme, basta sedersi a terra e mettere il tallone del piede sul ginocchio opposto, spingendo in giù. Se hai la sindrome del piriforme senti subito dolore.

Durante un grande Giro, il massaggio quotidiano aiuta a sciogliere le contratture lombari (foto Harima Nazionale)
Durante un grande Giro, il massaggio quotidiano aiuta a sciogliere le contratture lombari (foto Harima Nazionale)
Hai parlato di insorgenza durante un Giro.

Facendo i massaggi tutti i giorni, ti accorgi che a livello lombare c’è un problema di contratture. Quindi ci lavori, ne parli col medico e fai anche dei trattamenti fisioterapici. Poi interviene anche l’osteopata, ma si può risolvere utilizzando la classica Tecar terapia, che abbiamo sempre dietro. 

Con Moscon non ha funzionato…

Se la condizione non ti permette di sopportare certi sforzi, si arriva al ritiro. Quello che è successo a Moscon è un’eccezione. Gianni veniva da un long Covìd e nonostante tutto quello che abbiamo fatto, non riusciva a venirne fuori. L’unica soluzione che ha avuto la squadra è stato fermarlo e poi si è scoperto che il problema dipendeva dal sangue. Però restando sul fronte del nervo sciatico, c’erano delle teorie per cui il Covid potrebbe provocare l’ispessimento della fascia. Perciò, non venendone a capo, con il dottor Magni si è pensato di mandarlo da un luminare di Padova. Un manipolatore fasciale professionista, che ha messo a punto una tecnica specifica. Però non è servita, per lui non era necessario questo di tipo di trattamento, ma bastava il riposo. Quanto invece a quegli studi, come per ogni cosa che riguarda il Covid, la casistica è limitata e non c’è stato il tempo di studiarla.

Nella primavera di Moscon, fra varie sofferenze, c’è stata anche l’infiammazione del nervo sciatico
Nella primavera di Moscon, fra varie sofferenze, c’è stata anche l’infiammazione del nervo sciatico
Come fa un professionista, sempre così monitorato, a finirci dentro?

Tolti i casi patologici come quello di Gianni, una fase a rischio è quando vanno da soli in ritiro a Tenerife. Lassù ogni giorno fai un’ora e mezza di salita, 3.000 metri di dislivello, e se non hai una condizione eccellente oppure fai degli sforzi superiori a quelli indicati dalle tabelle di lavoro, puoi incorrere in questo tipo di problema. La statistica dice che 99 volte su 100 dipende da sovraccarico. I problemi biomeccanici dovuti a una caduta sono invece più ricorrenti durante le gare. Lo spostamento della tacchetta in allenamento è rarissimo. In più tutti i corridori che ho seguito sono abbastanza maniaci delle scarpe e le controllano e ricontrollano mille volte. Ci sta che magari camminando un po’ la tacchetta ruoti leggermente all’interno, ma prima del problema al piriforme, inizi a sentire già qualcosa a livello del tensore. Insomma, prima di fare un danno grosso, ci sono dei sintomi che mettono in allarme. 

L’unica cura è il riposo, non potendo fare infiltrazioni?

Sì, soprattutto se la patologia viene fuori in gara. Se invece ti stai allenando, puoi diminuire l’intensità del lavoro. Vai ancora in bici, ma invece di fare delle sedute di 5 ore, le fai da un’ora e mezza e recuperi lo stesso. A casa durante l’allenamento la cosa è più risolvibile.

I ritiri in altura (qui sul Teide) se fatti in autonomia espongono al rischio di sovraccarichi (foto Astana)
I ritiri in altura (qui sul Teide) se fatti in autonomia espongono al rischio di sovraccarichi (foto Astana)
Forse una tendinite è più facile da capire?

Infatti il nervo sciatico è una problematica più subdola della tendinite. Normalmente l’insorgenza una tendinite ti dà degli avvertimenti. Prima che arrivi al tendine rotuleo, inizi ad avere problemi al vasto mediale. Lo stesso vale per il tendine d’Achille, con il tricipite surale che va in sofferenza. Quindi ci sono dei segnali che dicono di fare attenzione. Invece il mal di schiena è vigliacco, perché potresti pensare che si fermi lì. E la sindrome del piriforme devi saperla riconoscere. Per esempio, può esserci uno che pedala con un ginocchio troppo all’interno. Oppure è caduto e quindi, a livello propriocettivo, cerca di tenere il ginocchio più all’interno per sentire meno dolore. Lui pensa di aver risolto, invece ha appena iniziato ad avere problemi…

L’infezione è guarita, Moscon può rialzare la testa

20.12.2022
5 min
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Dice Martinelli che la Bernocchi è stata la prima corsa del 2022 in cui ti sei sentito Gianni Moscon. Il trentino alza lo sguardo e dentro ci vedi il barlume di un sorriso. Uno così fai fatica a vederlo prostrato, piuttosto si indurisce. Lo abbiamo vissuto abbastanza per ricordarne le reazioni in altri momenti. Eppure il Moscon dell’ultima stagione era arreso, sulla bici e anche fuori, alle prese con un malanno per cui non si trovava la cura. Dall’inizio dell’anno, un crollo dietro l’altro. Fermo dal Fiandre al Giro di Svizzera. Ritirato dal Tour a Losanna e proprio quel giorno venne la decisione di fermarlo due mesi per andare finalmente al fondo del problema.

«La Bernocchi era il 3 ottobre – annuisce – è stata forse la prima gara dove ho avuto sensazioni normali. Ho ripreso a pedalare a inizio settembre e sono arrivato alle prime corse con quindici giorni di allenamento da zero. Perché dopo il Tour avevo iniziato anche a fare qualcosa, ma i medici mi hanno imposto di fermarmi assolutamente».

La Strade Bianche poteva essere un bel passaggio per Moscon, ma si è ritirato: tanta fatica, poca resa
La Strade Bianche poteva essere un bel passaggio per Moscon, ma si è ritirato: tanta fatica, poca resa

Piegato in due

Un mese e mezzo senza bici. E quando ha ripreso, finalmente ha sentito che il fisico rispondeva. Fatica e recupero: quello che per tutti è normale, per lui era diventato un incubo e per la squadra un bel rompicapo.

«Prima non riuscivo neanche andare a tutta – dice Moscon, giocando con le parole – perché ero sempre a tutta. Intendo che ci mettevo anche l’anima, ma il fisico non rendeva. Non arrivavo ad esprimere il massimo, quindi non riuscivo ad allenarmi perché ero sempre più stanco. Ho avuto un’infezione batterica nel sangue da curare inizialmente col riposo. Ero a casa, ma è stato un incubo, perché non se ne veniva a capo. Avevo un mal di schiena tremendo, proprio nella zona lombare. Ero piegato in due perché quando non stai bene, sforzi la schiena e la prima cosa che parte è il nervo sciatico. Avevo appuntamenti e visite quasi tutti i giorni, da Padova fino a Monaco. Finché a forza di girare, ho trovato una direzione». 

Parigi-Roubaix 2021, Gianni Moscon in versione guerriero: solo due cadute gli impedirono di vincere
Parigi-Roubaix 2021, Gianni Moscon in versione guerriero: solo due cadute gli impedirono di vincere

Antibiotici e via

Individuato il problema, s’è trovata la cura ed è stato possibile tracciare un cammino di rientro. Solo che la causa di quella debolezza è saltata fuori dopo quasi tre settimane.

«Trovata l’infezione – prosegue Moscon – è stato definito il protocollo terapeutico. Così finalmente ho avuto una strada da seguire e ho cominciato. Antibiotici e via. Ho trovato la mia routine, ero sempre operativo a casa. Ne ho approfittato per sistemare tutte le cose che poi, riprendendo ad allenarmi, non avrei potuto seguire. Avevo già previsto che avendo perso tutto quel tempo d’estate, il mio fine stagione non sarebbe stato tanto lungo. In questo ciclismo non ti puoi permettere di staccare un attimo, figurarsi un mese e mezzo d’estate. Al Langkawi sono andato perché era utile alla causa, quindi l’ho affrontato col morale giusto ed è servito».

Moscon correrà per la maggior parte della stagione con la Wilier Filante
Moscon correrà per la maggior parte della stagione con la Wilier Filante

Il sangue pulito

Il via libera è arrivato alla fine di settembre con le ultime analisi del sangue, vissute con una certa apprensione.

«Finalmente il sangue era pulito – sorride Moscon – non c’erano più parassiti. C’era ancora qualcosina, ma potevo nuovamente allenarmi in maniera blanda e seguendo le sensazioni. Ho capito che era inutile seguire una tabella, se non sai neanche come stai. E allenandomi così, sono arrivato alle corse anche discretamente. Il Covid aveva causato un’immunodepressione e si sono sviluppati dei batteri. I medici mi hanno detto che il virus e il vaccino possono avere effetti diversi. Magari non ti fanno niente oppure puoi avere un’immunodepressione. Magari nella vita di tutti i giorni, se devi andare in ufficio, accusi un po’ di stanchezza e ci passi sopra. Pensate invece a farci un Tour de France! Un altro effetto del Covid invece sono le malattie autoimmuni, ma con una di quelle sarebbero stati dolori…».

In allenamento con Basso, compagno di lavoro dal 2018 quando arrivò al Team Sky. Dietro, Garofoli (foto Sprint Cycling/Astana)
In allenamento con Basso, compagno di lavoro dal 2018 quando arrivò al Team Sky (foto Sprint Cycling/Astana)

Il tempo perduto

Così ora si va alla ricerca del Gianni perduto, di quel corridore vincente al Tour fo the Alps, poi lanciato verso la vittoria della Roubaix 2021 (ma fermato da due cadute: arrivò quarto), infine sparito dai radar.

«Il miglior Gianni che ho visto negli ultimi tempi – dice – è stato quello della prima parte del 2021, fino al Giro. Determinato e vincente. Mi sentivo bene, ero solido e con una gran condizione. Anche l’anno scorso ero sulla buona strada, a dicembre qui in ritiro stavo bene. Poi ho preso il Covid a gennaio ed è cominciato tutto. Faticavo a rispondere perché non sapevo cosa dire e perché c’era delusione per me stesso e anche per l’Astana che mi aveva dato fiducia. Non è stato facile, però so che posso solo migliorare. Ho questo in testa. Se il fisico mi asseconda, prima o poi la condizione si trova. E quando hai la condizione, si creano le opportunità».

Il motore di Moscon è tornato a girare, vero Zazà?

01.12.2022
4 min
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Stefano Zannini e Gianni Moscon un anno dopo. Più o meno di questi tempi, lo scorso anno parlammo con “Zazà” dell’imminente arrivo di Gianni Moscon all’Astana Qazaqstan. Aspettative, sogni e la voglia matta di avere tra le mani finalmente un corridore per il Nord di primissimo piano, scaldavano il direttore sportivo varesino.

Poi però si sa, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E il mare in questione si chiama Covid. Il virus ha letteralmente devastato Moscon, che di fatto ha passato l’intera stagione a rincorrere se stesso e la condizione. 

Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi dell’Astana Qazaqstan (foto Instagram – Astana Qazaqstan)
Stefano Zanini (classe 1969) è uno dei direttori sportivi dell’Astana Qazaqstan (foto Instagram – Astana Qazaqstan)

Ragazzo semplice

Ma siamo sicuri che sia solo il Covid ad aver condizionato Moscon, che non ci sia stato anche altro? E’ lo stesso Zanini che ci accompagna alla ricerca di risposte a 360 gradi.

«In questo anno a contatto con Gianni – dice Zanini –  conoscendolo a fondo ho trovato un ragazzo umile e tranquillo, soprattutto rispetto a quel che si diceva di lui, cioè che fosse difficile da gestire. In Belgio soprattutto ad inizio anno abbiamo passato parecchio tempo insieme e posso dire che mi piace.

«Mi piace perché è semplice, ha le idee chiare e quest’anno è stato davvero tanto sfortunato. Ha preso il Covid ad inizio anno e non si è più ripreso. Solo a fine stagione, ma proprio alla fine, è cominciato a tornare quello che è. Però il periodo è stato breve. Lui si stava riprendendo e la stagione era finita».

E’ importante che Moscon corra molto. Non a caso il team lo ha portato al Langkawi a fine anno e lo farà ripartire dall’Australia a gennaio
E’ importante che Moscon corra molto. Non a caso il team lo ha portato al Langkawi a fine anno e lo farà ripartire dall’Australia a gennaio

Ottimismo 2023

Ma è da qui che vuol ripartire Zanini, che trova l’ottimismo per l’anno che verrà.

«Nell’ultimo mese di gare – va avanti il diesse dell’Astana – ha finito in crescendo. Le sensazioni erano buone rispetto a prima. Nel corso dell’anno faceva una gara e non recuperava. Anziché crescere di condizione, accumulava fatica… che finiva per fargli peggio. E’ stato così anche al Tour de France (lo hanno fermato dopo 7 tappe, ndr). Nel finale invece c’è stato un cambio di rotta. Non che fosse ai suoi livelli, ma le cose erano diverse. Iniziava a salire di condizione».

Zanini parla di un Moscon che anche moralmente ha finito in crescendo e questo è molto importante per affrontare l’inverno. Un inverno che dal punto di vista della preparazione sarà importante: il trentino infatti ha già ripreso e bene.

«Ha fatto uno stacco non lungo, l’idea è di farlo partire presto. Gianni andrà in Australia. Deve riprendere a correre in un certo modo, mettere chilometri di gara nelle gambe e farsi trovare pronto per le classiche di primavera».

Il classe 1994 ha sfiorato il successo alla Roubaix del 2021. Moscon è stato nel gruppo Ineos dal 2016 al 2021
Il classe 1994 ha sfiorato il successo alla Roubaix del 2021. Moscon è stato nel gruppo Ineos dal 2016 al 2021

Crescita e team

Prima abbiamo accennato che oltre al Covid poteva esserci altro in questa difficile stagione di Moscon. In un ampio discorso sui giovani di qualche tempo fa, Bragato ci aveva detto di quanto fosse limitante per certi aspetti stare in squadre importanti straniere. Di come queste influiscano sulla crescita dell’atleta.

Nel caso di Moscon, passato alla Sky (poi Ineos-Grenadiers), c’è stato un enorme blocco di lavoro di gregariato. Così non solo ci si disabitua a vincere o a lottare per la vittoria ma, sempre nel caso di Gianni, che all’epoca del passaggio aveva 22 anni, si cresce con certi schemi mentali che portano poi a dei limiti tattici e se vogliamo anche mentali.

«Io non credo – ribatte Zanini – che questo riguardi Moscon. Io credo che lui abbia una voglia di riscatto incredibile. Già in Belgio lo vedevo che era dispiaciuto di non rendere come voleva. Era di sperato. Mi diceva: “Non vado, non vado… Non c’è soluzione”. E invece adesso è diverso. Il motore Gianni ce l’ha e di questo ne siamo certi. Si è visto anche in passato con le belle cose che ha fatto.

«Per quanto diceva Bragato: sì, Gianni ha fatto spesso il gregario e lo ha fatto nei grandi Giri soprattutto, ma si è visto anche che ha avuto i suoi spazi. Non dimentichiamoci che se non fosse caduto probabilmente avrebbe vinto la Roubaix.

«Quel che sostiene Bragato non è sbagliato, ma dipende anche in che squadra si militi. Io credo, anzi dico per certo, che in Astana per esempio tutti hanno le loro possibilità. Poi è anche vero che ci sono dei momenti o delle corse in cui ci si concentra attorno ad un capitano o a quell’atleta che ha determinate caratteristiche per quella corsa. Ma aggiungo anche che se sei furbo e segui bene il tuo capitano, poi avere anche tu le tue occasioni».

Con Mazzoleni il punto sulla stagione balorda di Moscon

15.07.2022
4 min
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L’impegno e la voglia di tornare ai livelli che gli competono non sono bastati a Gianni Moscon. Quest’anno il trentino proprio non riesce ad ingranare. Il Covid ad inizio stagione gli ha segato gambe e, finora, i sogni di gloria.

Il corridore dell’Astana Qazaqstan ha dovuto lasciare il Tour de France ben prima del previsto. Si era nel corso della tappa con arrivo a Losanna e Gianni ha detto basta. La “foto” del suo Tour è tutta nella tappa del pavè (in apertura). Lui che potenzialmente poteva essere uno dei favoriti per quella frazione è arrivato ultimo.

Maurizio Mazzoleni, segue Moscon da quest’anno…
Maurizio Mazzoleni, segue Moscon da quest’anno…

Parola a Mazzoleni

Durante i giorni del Tour ne abbiamo parlato con il suo preparatore, Maurizio Mazzoleni.

«In effetti – spiega Mazzoleni – è una stagione un po’ particolare per tutti, anche per altri atleti di altri team e di altri sport, non solo per Gianni. Bisogna allargare la discussione un po’ più in generale per capirla e analizzarla al meglio».

E questo è vero. Agli imminenti mondiali di atletica leggera, per esempio, ci sono stati molti forfait e si sono viste prestazioni altalenanti nel corso della stagione da parte di atleti che avevano avuto il Covid. E anche ai mondiali di nuoto ci sono stati ragazzi e ragazze con dei “buchi” pazzeschi.

«Con i nostri medici stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso e presto faremo il punto della situazione. Gianni comunque è un atleta propositivo e ha sempre provato durante l’anno a trovare la migliore condizione per correre. Questa non è arrivata e sta anche alla nostra equipe trovare una soluzione.

«Ma serve pazienza. Siamo un team di professionisti e sicuramente una soluzione la troveremo».

A Copenhagen Moscon (che saluta) aveva grande entusiasmo. La voglia non è mai mancata (foto Instagram – @gettysport)
A Copenhagen Moscon (che saluta) aveva grande entusiasmo. La voglia non è mai mancata (foto Instagram – @gettysport)

Ritiro ponderato

Pertanto il ritiro di Moscon è stato concertato. Non si è trattato di un fulmine a ciel sereno. Inutile continuare in quel modo. Inutile insistere se ogni giorno il corridore va più piano e fa più fatica. E’ solo un trascinarsi verso non si sa cosa.

Nonostante al Giro di Svizzera c’erano stati dei segnali positivi. Prestazioni non costanti, è vero, ma quelle buone avevano dato fiducia a Gianni e al suo staff. La speranza è che le cose con qualche giorno in più si sarebbero definitivamente sistemate al Tour. Non è andata così.

«Né l’atleta, né la squadra vorrebbero mai ritirarsi da una competizione – riprende Mazzoleni – Però quando ci si trova davanti a una situazione in cui la soluzione migliore è quella del ritiro, la si analizza insieme, la si valuta e infine la si prende. Anche se dispiace».

Il morale di Moscon chiaramente non è alto, tanto più che il trentino, anche se non sembra, è alquanto sensibile. Però è proprio qui che bisogna tenere duro e per farlo è importante guardare avanti, come di fatto stanno già facendo Mazzoleni e l’Astana.

Per Moscon (classe 1994) si è trattato del settimo ritiro in stagione su 12 gare disputate, quelle a tappe incluse
Per Moscon (classe 1994) si è trattato del settimo ritiro in stagione su 12 gare disputate, quelle a tappe incluse

Quale piano di rientro?

Proprio con Mazzoleni già alla Tirreno si parlava del recupero lento e senza fretta di Moscon. Un rientro che assolutamente non voleva forzare i tempi.

«Abbiamo provato a rispettare questa tabella di marcia – dice il tecnico – E in effetti, dopo la sosta, tra l’altro uno stacco davvero importante che solitamente non si fa in quel periodo della stagione (primavera, ndr), qualche buona risposta c’è stata. 

«Abbiamo attivato un protocollo di riavvicinamento alle gare molto graduale. Abbiamo pensato un’altura in maniera proporzionata a quelle che erano le sue condizioni… ma non è bastato e quindi proveremo altre strade. E ci riusciremo sicuramente».

«Gianni è un ragazzo determinato che ha un grande talento: sono certo che otterremo dei successi anche con lui. 

«Per adesso la tabella è di attenerci, come sempre, ai nostri protocolli sanitari. Pertanto farà tutti gli accertamenti necessari e una volta trovata la causa, vedremo cosa fare per il rientro agli allenamenti. Le tempistiche però potremo determinarle solo dopo questi esami. Per adesso Gianni non pedala».

Inizio in salita per Moscon. Ma Mazzoleni ha già il piano pronto

07.04.2022
4 min
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Maurizio Mazzoleni si trova sul Teide. Il capo dei preparatori dell’Astana Qazaqstan è in altura col gruppo del Giro d’Italia. Gianni Moscon invece è a casa. Il trentino della Val di Non domenica scorsa dopo il Giro delle Fiandre, ha chiuso la prima parte della campagna del Nord.

Il suo inizio di stagione è stato davvero in salita. Un peccato, perché le motivazioni in seguito al cambio di squadra erano altissime. Aveva finito alla grande il 2021 con una super quanto sfortunata Roubaix. Poi si è beccato il Covid nel pieno della preparazione e tutto si è incredibilmente complicato.

Maurizio Mazzoleni segue tutti i corridori dell’Astana Qazaqstan
Maurizio Mazzoleni segue tutti i corridori dell’Astana Qazaqstan

Scorie di pandemia

Lo stesso Mazzoleni, al via di una tappa della Tirreno, ci aveva detto che bisognava gestire al meglio la situazione post Covid. Adesso con lo stesso preparatore facciamo il punto su come sarà gestito il recupero di questo talento.

«Abbiamo optato per una ripresa soft – spiega Mazzoleni – leggendo gli articoli di cronaca vedo che a livello di popolazione ci sono delle complicazioni che negli sportivi sottoposti a stress fisici vengono amplificate. Il fatto che in appena 59 atleti abbiano finito la Parigi-Nizza sia indicativo. Così come che una squadra WorldTour che sia costretta a rinunciare ad una Classica Monumento (la Israel-Premier Tech al Fiandre, ndr). E’ un fatto storico. Inedito.

«Usciamo da una pandemia, i virus classici sembrano avere più forza e le difese immunitarie degli atleti sono più basse. L’insieme di questi tre fattori complica molto le cose».

Nessun allarme quindi per il fatto che Gianni non abbia dato segnali di ripresa neanche nelle corse del Nord, quelle che in teoria sarebbero più congeniali a lui. In Astana lo sapevano, lo sapeva l’atleta. E verrebbe quasi dire che era tutto parte del percorso di rientro soft.

«Nessuno si aspettava questa situazione – continua Mazzoleni – l’uscita dalla pandemia è nuova per tutti. Anche per gli staff medici, non c’è uno storico di riferimento. E’ una situazione di emergenza per le squadre e per gli atleti. Poi c’è chi da segnali di ripresa in tempi più brevi ed chi ha bisogno di più tempo.

«Idem sulla ripresa della condizione. E’ qualcosa di nuovo e si va passo dopo passo. Senza fretta».

Per Gianni di certo non una campagna belga da ricordare. Esserci è stato comunque importante
Per Gianni di certo non una campagna belga da ricordare. Esserci è stato comunque importante

Niente fretta

Fretta. Potrebbe essere questo il nemico numero per il ritorno, in grande di Moscon. Ma anche per questa evenienza Mazzoleni e l’Astana hanno le idee chiare. Se non chiarissime. Non forzeranno i tempi.

«Abbiamo le idee molto chiare sulla ripresa di Gianni. Adesso osserverà un periodo di recupero. Un recupero che dovrà essere totale. Successivamente, solo se i parametri fisici e le sensazioni del corridore saranno ideali si procederà al secondo step, il ri-allenamento. E così via per quelli successivi. Si procederà solo se si saranno raggiunti al meglio i livelli e i parametri precedenti».

Quando Mazzoleni parla di ri-allenamento intende la fase di risalita in bici. Una nuova base nella quale non è esclusa neanche la palestra, visto che è un modo per sviluppare la forza. «E’ una progressione di carico ben calibrata e individualizzata. In base ai test, come detto, si procederà allo step successivo. E se tutto andrà regolarmente Gianni farà anche l’altura. In teoria abbiamo già programmato tutto per venire qui sul Teide».

Gianni Moscon (classe 1994) è alla prima stagione alla corte di Vinokourov
Gianni Moscon (classe 1994) è alla prima stagione alla corte di Vinokourov

Verso il Tour

Per fortuna, alla fine, il calendario originario di Moscon non sarà troppo stravolto. Perderà alcune classiche okay (il programma prevedeva anche la Roubaix e qualcosa nelle Ardenne), ma ora quel conta è guardare avanti e farlo con ottimismo.

«Gianni – conclude Mazzoleni – non era previsto per il Giro. Avrebbe dovuto fare le classiche, quindi il collaudato iter: stacco, ripresa, altura, Delfinato e Tour de France. E tutto sommato il tempo gioca dalla sua. Spiace sia andata in questo modo. Nessuno, Gianni per primo, si aspettava un inizio così».

Moscon riparte: lo vogliamo con questa grinta…

25.02.2022
5 min
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Quando si rifugia nella sua valle trentina, Moscon diventa irraggiungibile. Non tanto per un problema tecnologico, quanto piuttosto perché sulle sue strade Gianni riesce a riconnettersi con il mondo interiore da cui ha sempre tratto la forza. E così, alla vigilia del debutto sulle strade del Nord, il trentino ci ha raccontato del suo adattamento al mondo Astana Qazaqstan, dopo che ai primi di dicembre aveva parlato delle prime sensazioni non ancora suffragate dall’esperienza.

«Sono stato qualche giorno in Trentino – dice – prima di ripassare a Innsbruck, preparare la valigia e partire per il Belgio. Avrei cominciato anche prima, ma come mezzo mondo ho preso il virus. Sto abbastanza bene, ma stavo meglio prima. Ho fatto un bell’inverno, dopo il Covid però mi sono preso anche una bronchite con cui non potevo allenarmi. Sono stato fermo una ventina di giorni, ora inizio a pedalare. Per cui farò Omloop Het Nieuwsblad, ma non Kuurne, dove l’anno scorso mi ruppi il polso. Torno in Italia, vado a Laigueglia e poi alla Strade Bianche».

Per qualche secondo, ascoltandolo e prendendo appunti, è parso di avere al telefono Francesco Moser. Stesso timbro di voce, stessa assenza di fronzoli, quasi lo stesso dialetto. La tipica concretezza dei trentini delle valli, abituati a fare i conti con la durezza della terra.

Da quest’anno e fino al 2023, Moscon vestirà la maglia dell’Astana Qazaqstan Team
Da quest’anno e fino al 2023, Moscon vestirà la maglia dell’Astana Qazaqstan Team
Dunque la nuova squadra?

Alla fine non è cambiato tanto. Si lavora bene e con una mentalità più italiana. Che cosa significa? Che per allenarsi si sfrutta di più il gruppo, ad esempio ricorrendo molto alla doppia fila. La mentalità anglosassone prevedeva invece che ognuno avesse la sua tabella e svolgesse il lavoro, senza guardare quel che facessero gli altri.

Cos’altro prevede il tuo calendario?

Le classiche fino alla Liegi, poi il Tour. Il fatto che la Roubaix sia stata posticipata rende più semplice legarla alla Liegi, anche se salterò la Freccia Vallone. Invece dopo la Strade Bianche, ci saranno Tirreno e Sanremo.

Pensi ancora alla Roubaix dello scorso anno? Per qualcuno l’avresti vinta tu…

Senza quelle cadute, può darsi e sarebbe stata la ciliegina sulla torta. Per un po’ è andato avanti il giramento di scatole, ma ormai non ci penso più. Ogni anno si azzera tutto, anche Colbrelli che l’ha vinta riparte da zero. E’ vero che abbiamo trovato condizioni proibitive, ma qualunque sia il meteo, quella è una corsa in cui si deve combattere e prendere quel che viene.

Per tutto il 2022, Moscon utilizzerà la Wilier Filante, intervenendo di volta in volta su ruote e gomme (foto Instagram)
Per tutto il 2022, Moscon utilizzerà la Wilier Filante, intervenendo di volta in volta sulle gomme (foto Instagram)
Sai già con quali materiali la correrai?

Non ancora. Nel senso che la Wilier Filante è una bella bici, le differenze con la Pinarello sono davvero minime. Invece approfondiremo i dettagli proprio nei prossimi giorni andando lassù per le prime corse. Non è che serva poi tanto, servono soprattutto le gambe. E poi la differenza si fa con le gomme, scegliendo fra tubolari o tubeless.

La Filante va bene com’è?

Non serve cercarne una che ammortizzi più di altre. L’anno scorso ho corso con la Dogma F, la bici più rigida che avessimo, con i tubeless che però ne compensavano la durezza. E così userò la Filante, come per tutte le altre corse. Ho a disposizione anche altri modelli, ma non credo che mi metterò a cambiare.

Vedremo un Moscon d’attacco come quello del Tour of the Alps?

Partirò con la mentalità per vincere, ma anche quella è legata alla condizione. Quando stai bene, puoi esprimerti al livello che preferisci. E lo stesso devono stare bene i compagni che ti accompagnano. Io farò un programma quasi parallelo a quello di Leonardo Basso e anche Davide Martinelli sarà con noi. La squadra ha certamente una propensione più spiccata per i Giri, ma se hai gambe vai forte anche nelle classiche.

L’abbraccio con Bernal al Giro del 2021: l’incidente di Egan lo ha colpito molto
L’abbraccio con Bernal al Giro del 2021: l’incidente di Egan lo ha colpito molto
Sei nel gruppo di Zanini per il Nord?

Alle classiche ci sarà Zazà, anche se il mio tecnico di riferimento resta Martinelli. Devo dire che è bello poter lavorare parlando italiano. Di là per fortuna ha preso piede Tosatto, ma la mentalità della squadra resta inglese. Hanno un approccio diverso. Noi italiani invece abbiamo una mentalità che dal loro punto di vista può essere negativa, ma alla fine ci permette di tirare fuori ugualmente dei grandi risultati.

Si era parlato di Ineos e alimentazione, come va con i consigli di Erica Lombardi?

Lavoriamo a stretto contatto. Non ha apportato grandi cambiamenti, parliamo molto e mi dà consigli. Diciamo che stiamo facendo una sorta di formazione, aggiungendo qualche utile integrazione al mio bagaglio di esperienza. Dopo tanti anni si può pensare di sapere già tutto, con lei riuscirò a migliorare senza stravolgere la mia dieta.

Moscon debutterà domani alla Omloop Het Nieuwsblad in cui nel 2021 si mise in evidenza attaccando nel finale
Debutto domani alla Omloop Het Nieuwsblad: nel 2021 attaccò nel finale
L’importante è guadagnare…

Un po’ sull’allenamento, un po’ con la nutrizione. E’ tutto curato nei dettagli, poi vedremo i risultati. I marginal gains sono importanti se prima si sono raggiunti i big gains. Se mancano le basi, se si perdono di vista i fondamentali, con i dettagli ci fai poco.

Domani si corre in Belgio, differenze dallo scorso anno?

Non si faranno più i tamponi, che mi pare già un bel passo avanti. Non sono un medico, non so dire come ha fatto Van Aert se sia giusto non imporre più le quarantene. Il Covid me lo sono preso prima della stagione che comunque è tanto lunga. Speriamo che alla fine sarà stato un male che non è venuto per nuocere…

Sicurezza e bici, le parole di Ballerini e Moscon

09.02.2022
5 min
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Quando si parla e si scrive di sicurezza, i temi sono numerosi e non sono sufficienti le ore del giorno per argomentare quanto sarebbe necessario. La sicurezza stradale è un macrotema e non è solo quella del ciclista e del “traffico lento” (la bicicletta ne fa parte), ma è questione di educazione e di relazione. Se è vero che non si possono azzerare i rischi, è altrettanto giusto scrivere che spetta anche al ciclista utilizzare alcuni strumenti che diventano una sorta di deterrente.

Sin dagli anni nel Team Bahrain, Nibali è stato uno dei primi testimonial di Garmin Varia per il progetto sicurezza stradale (foto Instagram)
Sin dagli anni nel Team Bahrain, Nibali è stato testimonial di Garmin Varia (foto Instagram)

Le luci ad esempio, che a tutti gli effetti sono un sistema di sicurezza attivo. Oppure sfruttare la tecnologia radar che oggi è disponibile. Abbiamo fatto una chiacchierata con Davide Ballerini e rubato qualche minuto a Gianni Moscon, impegnato nel ritiro dell’Astana, ricordando che Vincenzo Nibali fu uno dei primi testimonial della campagna di sicurezza promossa da Garmin e ancora oggi si spende in varie iniziative sul tema.

Davide, utilizzi il sistema Garmin Varia Radar, pensando alla sicurezza?

Sì, lo utilizzo e non solo perché è sponsor del team. E’ un’abitudine che ho preso e che ho fatto mia, faccio fatica ad uscire in bici ad allenarmi e non avere con me il sistema Garmin. Uso il computerino, la luce e anche la funzione radar. Quest’ultima la personalizzo in base alle situazioni.

Davide Ballerini, utilizzatore del sistema completo Varia Radar di Garmin (foto QuickStep- Alpha Vinyl)
Davide Ballerini, utilizzatore del sistema completo Varia Radar di Garmin (foto QuickStep- Alpha Vinyl)
Spiegaci meglio.

Quando mi alleno da solo, utilizzo principalmente la luce, quella la uso da sempre e la tengo accesa costantemente. Quando sono in compagnia, magari con altri 3 o 4 compagni di allenamento, preferisco attivare anche la funzione radar. Sapere che c’è un veicolo in arrivo alle spalle e non doversi voltare! Non è poca cosa. Inevitabilmente e comunque in base alle strade, procediamo in coppia e avere uno strumento che mi avvisa quando arrivano le macchine, è qualcosa che mi infonde una maggiore sicurezza. Diciamo che c’è da considerare anche un fattore ambientale, ovvero dove ci si allena e quanto traffico c’è. Ma vi posso dire che non di rado, anche in zone più tranquille, lo uso al massimo delle potenzialità, magari silenziando l’acustica. Adeguo le sue funzioni.

E’ la prima volta, oppure in passato avevi usato qualcosa del genere?

Le luci le ho sempre utilizzate, mentre il radar è la prima volta. L’avevo già notato tempo addietro, mi aveva incuriosito e mi erano piaciuti il funzionamento, l’approccio, la semplicità di utilizzo e anche l’ingombro ridotto. Mi sono reso conto da subito che era qualcosa di estremamente utile e ne guadagno in sicurezza.

Anche il Team Astana Qazaqstan è supportato da Garmin. I corridori utilizzano la luce ed il radar in allenamento (foto Garmin)
Anche il Team Astana Qazaqstan è supportato da Garmin (foto Garmin)
In tema di sicurezza, noti delle differenze tra Italia ed estero?

Posso dire che non c’è una differenza sostanziale, tra l’Italia e le altre Nazioni. La situazione perfetta non esiste. Volendo fare un esempio: in Belgio ci sono più ciclabili e sono tutte molto belle, ma è anche vero che è pieno di trattori e bisogna fare molta attenzione. Credo sia più che altro una questione di cultura ed educazione, ma anche di tolleranza. La strada è di tutti, noi ciclisti dobbiamo prestare attenzione e rispettarne il codice. E dobbiamo imparare ad utilizzare gli strumenti che aumentano il grado di sicurezza. Vedo ancora qualche appassionato in giro senza casco… Non va bene!».

E’ possibile fare di più a tuo parere, sempre in tema di sicurezza? Da dove si potrebbe cominciare?

Sì, si può fare di più! Non è mai abbastanza, io parto sempre da questo presupposto. Credo che ad oggi non sia mai stata fatta una campagna di sensibilizzazione vera e propria, con il soggetto della sicurezza stradale. Una buona soluzione sarebbe quella di partire dalle scuole e dai più giovani. Partire dalla cultura e sviluppare un senso di coerenza, aspetti fondamentali. E poi il buon senso da parte di tutti gli attori della strada. E’ bello vedere i cartelli che indicano la distanza di 1,5 metri: quella che la macchina dovrebbe tenere. Ma noi ciclisti dobbiamo essere coscienti che talvolta percorriamo strade che in totale sono larghe un metro e mezzo! E quindi, chi ha ragione? Anche l’educazione e il senso civico aiutano e non poco».

Il design dei prodotti non è fastidioso ed ingombrante, si integra perfettamente ai componenti della bici (foto Garmin)
Il design dei prodotti si integra perfettamente ai componenti della bici (foto Garmin)

Il punto con Moscon

«Da quando uso il pacchetto Garmin Varia – dice il trentino dell’Astana Qazaqstan – mi sento decisamente più sicuro, prima di tutto visibile. Voglio dire, visto che anche io sono automobilista, che a volte è difficile vedere i ciclisti e per questo è un sistema che consiglio a prescindere. Utilizzando la luce si diventa visibili anche a distanza e vieni notato con un anticipo maggiore. Il radar invece è uno strumento che completa l’aspetto sicurezza e ti permette di stare più attento, anticipando anche le eventuali mosse dell’automobilista».

Gianni Moscon sempre con Sidi: «Qui mi sento a casa»

31.01.2022
3 min
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Il 2022 potrebbe essere l’anno di Gianni Moscon. Il passaggio del trentino dalla corazzata INEOS Grenadiers all’Astana Qazaqstan Team, al fianco di Vincenzo Nibali, ha rappresentato di fatto una delle grandi sorprese proposte dal recente “giro” di ciclomercato. Per Moscon sono cambiati la bicicletta – sempre italiana, da Pinarello a Wilier – i componenti e gli accessori montati sulla sua specialissima, l’abbigliamento, il casco… Un unico brand è rimasto invece “ai piedi” del “trattore di Cles” assicurando all’atleta un percorso di continuità: questo marchio è Sidi.

Il calco dei piedi di Moscon fra quelli dei tanti altri corridori che calzano scarpe Sidi
Il calco dei piedi di Moscon fra quelli dei tanti altri corridori che calzano scarpe Sidi

Obiettivo classiche

L’obiettivo principale di Gianni Moscon per questa stagione sono le Classiche, ripensando alla splendida Roubaix corsa lo scorso anno. E proprio qualche giorno prima di concentrarsi sui prossimi impegni stagionali, Moscon è passato presso il quartier generale di Sidi per un piccolo tour e una piacevole chiacchierata.

«Quando sei immerso nella frenesia della corsa – ha dichiarato Gianni – le emozioni non si elaborano con coscienza. Proprio a Roubaix mi ero reso conto di essere in testa e, pedalata dopo pedalata, ero concentrato solo ed unicamente su un unico pensiero: quello di arrivare al velodromo. Gli ultimi chilometri sono stati difatti come una cronometro. Dovevo raggiungere il traguardo nel minor tempo possibile. Ero così concentrato che non ho lasciato nessuno spazio alle emozioni. Volevo solo gestire al meglio il mio vantaggio».

Gianni Moscon nei magazzini di Sidi, dove vengono stoccate le scarpe per tutti i corridori
Gianni Moscon nei magazzini di Sidi, dove vengono stoccate le scarpe per tutti i corridori

In Sidi, Moscon ha anche raccontato della sua speciale inclinazione per questo genere di corse, ripensando alle prime volte in cui si è approcciato agli insidiosi e tecnici percorsi del Nord.

«In squadra quelle corse erano poco battute dai corridori che puntavano ad altre competizioni, quindi ho avuto da subito la possibilità di cimentarmi su questi terreni. Non era programmato, ma è stato davvero un amore a prima vista».

Con Sidi dai 14 anni

Rosella Signori, che ha accolto il trentino in azienda, si è detta entusiasta della volontà di Moscon di confermare la partnership con Sidi anche per il 2022

«Lo scorso anno – ha confessato la Signori – Gianni ci ha regalato emozioni incredibili. Gli ultimi chilometri verso Roubaix sono stati letteralmente da cardiopalma: siamo davvero contenti di avere ancora un atleta così forte nel nostro grande team».

La sede di Sidi a Maser, proprio di fronte ai Colli Asolani
La sede di Sidi a Maser, proprio di fronte ai Colli Asolani

Moscon, che calza Sidi sin dall’età di quattordici anni, da quando era esordiente, si è detto entusiasta di aver ritrovato gli atleti italiani che corrono con l’Astana Qazaqstan: anch’essi testimonial Sidi.

«E’ un po’ come tornare in famiglia – ha confessato – basti pensare che con Leonardo (Basso) e Simone (Velasco) ho corso da Under alla Zalf e da Castelfranco è passato anche Battistella. Per me quest’anno sarà come fare un salto nel passato… Con loro mi trovo molto bene: siamo amici. E sapere che saremo di nuovo in corsa con gli stessi colori mi fa sentire come se fossi a casa».

Sidi

Moscon ritrova la fiducia, il sorriso e… l’italiano

05.12.2021
5 min
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C’era anche Moscon ieri sul volo di rientro dal Kazakhstan alla Spagna e nella valigia, oltre allo stupore per gli scenari mai visti prima, Gianni portava un carico di entusiasmo tutto nuovo, fresco, leggero. Dopo il 2021 delle vittorie di primavera, del Giro corso in grande supporto di Bernal e la Roubaix sfuggita di mano per sfortuna e forse per qualche errore tecnico, il trentino ha voltato pagina. Te ne accorgi da tante spie. Dal tono di voce. Dalla rapidità con cui risponde ai messaggi. Dal fatto di essere uscito da un cono di luce non suo. Si riparte e non da zero. E ha ragione Velasco quando dice che gli sembra di trovarsi nella Zalf in cui corsero assieme.

«Sei anni nel gruppo Ineos sono tanta roba – dice Moscon –  ma non ho nessuna nostalgia. Si chiude un ciclo. Resto in contatto con gli amici, non è un addio. L’ambiente è sempre quello del ciclismo. Ma nella nuova squadra respiro tante sensazioni positive. Sembra davvero lo spirito di quando eravamo dilettanti, l’entusiasmo di quando ogni cosa ti sembra nuova. Credo che l’Astana sia più a misura mia, un ambiente familiare. La forte componente italiana fa la differenza. E vedo in tutti la voglia di tornare a essere una grande squadra».

Moscon ha ritrovato l’equilibrio in una squadra a misura d’uomo e nella sua campagna (foto Instagram)
Moscon ha ritrovato la serenità in una squadra a misura d’uomo (foto Instagram)

Un viaggio impegnativo

Il viaggio è stato impegnativo, come ha raccontato Velasco. Sei ore di volo da Francoforte e cinque ore di fuso guadagnate. Sono sbarcati alle quattro del mattino, la seconda notte sono andati a dormire tardi e il volo di rientro era all’alba. Hanno dormito a dire tanto per due ore, recuperando semmai in aereo. Alle tre del pomeriggio di ieri sono arrivati in Spagna e sono usciti a fare un giretto in bici, per resistere alla tentazione di addormentarsi.

Che effetto ti fa essere in una squadra in cui si parla italiano?

Molto bello, è un valore aggiunto che ti fa sentire a casa. E’ quello che cercavo.

Si poteva cambiare prima?

E’ stato giusto fare sei anni, che per vari motivi sono stati proficui. Ma era arrivato il momento di cambiare, di rimettersi in gioco in una squadra che ha voglia di riscatto. Mi volevano da sempre, avevamo già parlato altre volte. Quando però si sono fatti sotto quest’anno, erano davvero determinati e mi hanno proposto un bel progetto. Trovo un ambiente in cui credono in me al 100 per cento ed è motivante rispetto a quando questa fiducia non era più al massimo.

Le cadute di Roubaix hanno fatto più male al morale o al fisico?

Al morale, al fisico non mi sono fatto niente (ride, ndr). Esco comunque da una stagione positiva. Con tre vittorie, sono tornato ai miei livelli dopo due anni difficilissimi. Il 2020 è stato un buco nero. Peccato per lo scafoide rotto a Kuurne a marzo, sarebbe stata una stagione anche migliore. Era importante fare un buon anno e mi ha dato tanta fiducia.

Quando hai deciso per Astana?

Sarà stato metà agosto, ma non mi ha distratto né mi ha dato motivazioni diverse. Corro innanzitutto per me stesso, per dare il massimo, a prescindere dalla maglia che indosso. E comunque la Ineos è sempre stata corretta nei miei confronti, era giusto dare il massimo sino alla fine.

Come si è svolta la trattativa?

Se ne è occupato Lombardi, che mi aggiornava passo dopo passo. Quando poi abbiamo preso la decisione, mi sono sentito con Vinokourov e Martinelli e a fine settembre ho firmato il contratto.

Settimo ma protagonista alla Coppa Sabatini: con lui c’è Valgren, che vincerà
Settimo ma protagonista alla Coppa Sabatini: con lui c’è Valgren, che vincerà
Che cosa potrà darti Martinelli?

Sicurezza, esperienza e fiducia, che è importantissima perché il corridore dia il massimo. Sto notando una cosa molto positiva e cioè che ci seguono passo dopo passo anche negli allenamenti. Se c’è da correggere qualcosa, te lo fanno notare in tempo reale ed è il segreto del successo. Se invece ti viene dato un programma e devi seguirlo da solo, può capitare che ti allontani dalla linea e arrivi in corsa che non vai come dovresti.

Cosa ti pare del gruppo dei corridori?

Giovani ed esperti, un bel mix, con Vincenzo (Nibali, ndr) che è un riferimento per tutti. Con lui ho un bel rapporto, ci conosciamo da diversi anni. Un’amicizia nata nel ciclismo, ho sempre avuto molta stima nei suoi confronti. Allenarsi con lui, per me che sono cresciuto guardando le sue gesta, non ha prezzo

Attento a come parli, potrebbe pensare che tu gli stia dicendo che è vecchio…

Non è quello (ride, ndr), il fatto è che ha sempre vinto tanto. Quando io ero junior, lui aveva già vinto la Vuelta. Al mio primo anno da under 23, ha vinto il Giro. E’ sempre stato un riferimento.

Con Nibali sempre un buon rapporto: qui al Giro dell’Appennino, nel 2018 leader insieme a Innsbruck
Con Nibali sempre un buon rapporto: qui al Giro dell’Appennino, nel 2018 leader insieme a Innsbruck
Con chi dividi la camera in ritiro?

Con Leonardo Basso, che è un altro valore aggiunto per la squadra. Sa fare il suo lavoro ed è un amico giù dalla bici.

Hai già un’idea di programma o delle corse che vorresti fare?

Ne ragioneremo qui in Spagna. In assoluto direi le classiche e poi uno o due Giri in supporto del leader e pensando alle tappe. Ma è tutto in fase di lancio. Ho iniziato da un paio di settimane a pedalare sulla nuova bici e qui ne approfitteremo per sistemare le misure. Si deve assettare tutto, per essere pronti a correre all’inizio dell’anno.