Finn e Seixas, è subito testa a testa. La prima al francese

04.09.2024
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LA SPEZIA – La prima tappa del Giro della Lunigiana offre un testa a testa mozzafiato tra Lorenzo Finn e Paul Seixas. Una volata a due su via Domenico Chiodo, nel centro di La Spezia, dove a spuntarla è il francese, che beffa di poco il campione italiano in carica (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sopra le teste dei corridori risplende un cielo azzurro, mentre sullo sfondo le colline incorniciano un quadro da cartolina. Oltre quei verdi pendii ci sono le Cinque Terre, la testimonianza di come la Liguria sia una regione dove il mare e la montagna vivono in simbiosi. 

Una volata lanciata da lontano. Prima con uno studio attento tra i due contendenti, iniziato a un chilometro dall’arrivo. Poi dopo un lento avvicinamento è partito lo sprint, che Seixas prende in testa e conclude alzando le braccia al cielo. Finn fa un gesto di stizza e si rammarica, mentre i due spariscono dietro la curva in fondo al rettilineo. 

Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Uno contro uno

Dopo l’arrivo Paul Seixas è circondato dai compagni di squadra e dal massaggiatore del team francese. Al contrario Lorenzo Finn è solo, gli altri atleti della Rappresentativa Liguria devono ancora arrivare e l’impressione è che la differenza non la faranno solo le gambe dei due giovani talenti, ma anche quelle dei compagni di squadra. La nazionale transalpina ha preso in mano la situazione e in poco meno di 25 chilometri ha ricucito il margine sui fuggitivi e propiziato l’attacco del loro capitano. 

«I miei compagni hanno fatto un grandissimo lavoro – commenta ai piedi del podio – io ho solo portato a termine quanto costruito da loro. Sono felice di aver iniziato con una vittoria e una prestazione del genere, questo mi fa capire che ho lavorato bene in preparazione al Giro della Lunigiana. Sono in ottima forma. E’ una corsa impegnativa con tanti corridori forti, Finn lo ha dimostrato ma anche gli altri non sono da sottovalutare. Non penso che sia una sfida tra noi due e basta, ci sarà da stare attenti alle altre squadre che ora saranno agguerrite».

Finn rincorre

Al contrario Lorenzo Finn ai piedi dell’ultimo GPM di giornata si è trovato a dover rincorrere il rivale francese. Ieri alla presentazione delle squadre lo aveva etichettato come uno dei principali favoriti e così si è rivelato. Il solo a tenere il suo passo è stato proprio il ligure della Grenke Auto Eder che qui corre con i colori del team Liguria. 

«Sono dispiaciuto di aver perso – commenta Finn mentre le sue gambe girano sui rulli per sciogliere i muscoli – perché ero lì. La gamba in salita era molto buona, quindi fa sperare bene per i prossimi giorni. Abbiamo fatto la differenza noi due, lui ha iniziato la salita finale con qualche secondo di vantaggio, poi in discesa sono riuscito a chiudere. La Francia ha attaccato in discesa e sono andati via in tre mentre io ero rimasto nel gruppo dietro. In salita ho fatto una cronometro per mantenere il distacco. Il Giro della Lunigiana è una corsa che si può vincere anche in discesa e il fatto di aver spinto bene e chiuso su Seixas mi fa ben sperare. Ogni secondo farà la differenza e domani saremo ancora qui a sfidarci».

I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

L’Italia va

L’azione di giornata è scandita da quattro corridori, degni di un’Italia che va veloce, corre e cresce bene. Stefano Viezzi, Andrea Bessega, Elia Andreaus e Michele Bicelli si sono avvantaggiati in un tratto in pianura alla fine del primo GPM di giornata. Il cronometro ha fatto segnare un distacco massimo di 2 minuti e 38 secondi.

«L’idea di anticipare – spiega il campione del mondo di ciclocross Stefano Viezzi – era già in programma perché sapevamo che gli altri erano più forti su questo tipo di salite. Le pendenze all’8 per cento non aiutano i corridori della mia stazza (Viezzi è alto 190 centimetri per 70 chilogrammi, ndr). Siamo riusciti a prendere un bel vantaggio, personalmente ci credevo perché 2 minuti e 38 sono tanti da recuperare. Poi Finn e Seixas sono rientrati e bisogna solo che fargli i complimenti. A noi resta la consapevolezza che siamo andati forte e che avremo le nostre occasioni nei prossimi giorni.

«Quando dopo una quarantina di chilometri – spiega Elia Andreaus – è partito Viezzi mi sono subito accodato. Poi sono rientrati anche Bicelli e Bessega. Quello che hanno fatto Finn e Seixas è impressionante, di un altro livello. Anche con tutto quel vantaggio sapevo che in salita ci avrebbero potuto riprendere e saltare. Così è stato. Ora sono in classifica (ha terminato quarto la tappa, ndr) ma sarà difficile rimanerci. Forse sarà meglio puntare a qualche tappa».

Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Fuori Omrzel  

I primi chilometri del Giro della Lunigiana hanno dato già dei verdetti importanti. La corsa di uno dei favoriti, Jakob Omrzel, dura esattamente 6 minuti, terminando a Sarzana. Una caduta, che ha coinvolto anche Jacopo Sasso, pone fine al sogno del giovane sloveno di vincere la Corsa dei Futuri Campioni. I due sono stati prontamente trasportati in ospedale, sono stati ricoverati e coscienti.

La Ag2R licenzia Lavenu: fine (triste) di una lunga storia

22.08.2024
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Lo ha ben raccontato L’Equipe: Vincent Lavenu non è più il team manager della Decathlon-Ag2R La Mondiale. E anche se era intuibile che il cambiamento sarebbe arrivato, nessuno si aspettava che nei confronti del suo fondatore si arrivasse a un licenziamento come quello che si è consumato. Il tempo che si chiudesse il Tour de France a Nizza, ricostruisce il quotidiano francese, e al fondatore della squadra è arrivata una mail in cui si annunciava l’apertura del processo di licenziamento. Contestualmente, gli sarebbe stato chiesto di restituire telefono aziendale, computer e auto.

Avevamo parlato con lui proprio in Francia, ragionando sulle prestazioni opache dei suoi ragazzi al confronto con quelle sfavillanti del Giro e ci aveva fatto capire che di colpo il clima in squadra non fosse più così sereno. Nulla lasciava però pensare all’epilogo poi andato in scena.

Rinaldo Nocentini e la sua maglia gialla del 2009 danno lustro inatteso alla squadra
Rinaldo Nocentini e la sua maglia gialla del 2009 danno lustro inatteso alla squadra

La Chazal-Vanille

Lavenu quella squadra l’ha fondata nel 1992 con un produttore di salumi francese. E’ la Chazal-Vanille del gigante Kirsipuu, che con gli anni diventa la Casinò e poi dal 2000 al 2023 ha come primo nome Ag2R, abbinato dal 2021 al 2022 a Citroen. Ogni volta Lavenu è lì a raccontarla, costruirla, tenerla insieme. Ogni volta con la sua serietà di uomo all’antica, che sulla soglia dei 68 anni già pensava che fosse arrivato il momento della pensione, ma si era certamente augurato di poter gestire l’uscita di scena. Magari dando a sua figlia Magali, inizialmente addetta stampa del team, il ruolo di responsabilità di cui parlava già da un po’. Magari lanciando un team femminile. I progetti non mancavano.

Invece lo hanno convocato. Dall’altra parte del tavolo ha trovato il nuovo direttore generale, Dominique Seryes, e il segretario generale Philippe Chevallier che aveva assunto a sua volta come vice. Nessuno ha raccontato esattamente come sia andato l’incontro, ma pare che al termine Lavenu abbia avuto un malore e per questo sia stata chiamata un’ambulanza dei Vigili del Fuoco. Da quel momento Lavenu ha affidato la gestione della vicenda a un avvocato.

Il caso Bonnamour

L’Equipe ha cercato di ricostruire con i contatti interni alla squadra e pare che la causa scatenante del licenziamento sarebbe stato il caso doping di Bonnamour. Il corridore francese, 29 anni, è stato sospeso dall’UCI dopo il Tour Down Under a causa di anomalie nel suo passaporto biologico e licenziato dalla squadra il 26 marzo. A Lavenu sarebbe stato imputato il ritardo con cui ha informato i suoi nuovi capi della situazione in corso. Sta di fatto che, con rapidità sorprendente rispetto alle abitudini, scattato il licenziamento, il suo nome è scomparso dall’organigramma del team, dove figurava ormai come direttore sportivo e non più come manager.

Il passaggio era avvenuto infatti nel luglio scorso con la nomina di Dominique Serieys da parte della direzione dell’AG2R La Mondiale, anche se (alla larga da sguardi indiscreti) i problemi erano iniziati tre anni prima.

Dal 2013 al 2017 è anche la squadra di Domenico Pozzovivo
Dal 2013 al 2017 è anche la squadra di Domenico Pozzovivo

Nasce la Ag2R-Citroen

Per consentire alla sua squadra di crescere e reggere il confronto internazionale, nel 2020 Lavenu ha costruito una nuova sede. E’ il progetto Ag2R-Citroen, raccontato come una meraviglia francese e come salto di qualità significativo, con l’arrivo di corridori come Greg Van Avermaet. Invece è l’inizio dei problemi.

Per metterlo in strada, Lavenu si indebita personalmente e proprio in quel momento iniziano i problemi. Per motivi non annunciati, Citroen attiva improvvisamente la clausola di recesso dopo tre dei cinque anni per cui ha firmato. Mentre Ag2R nomina un nuovo direttore generale, poco propenso ad assecondare gli slanci del manager francese.

Nel 2021 arriva Van Avermaet, oro olimpico a Rio 2016
Nel 2021 arriva Van Avermaet, oro olimpico a Rio 2016

Le carte sul tavolo

E’ la fine una partnership importante e antica, per i tempi del ciclismo. Un investimento, certo, ma anche un hobby per i grandi sponsor, che di colpo si trasforma in mero business. Per questo Ag2R La Mondiale mette le carte sul tavolo e offre due scelte. Rilevare la società, oppure andarsene. Il prezzo d’acquisto proposto, ricostruisce L’Equipe, sarebbe di 8.000 euro: una cifra che stupisce anche i due corridori presenti all’incontro. Il cambio di strategia è argomentato con la necessità di passare a società sportive meno romantiche, ma in grado di reggere il confronto con l’iper professionalizzazione dello sport.

Lavenu è nell’angolo. Ha cento dipendenti da tutelare e capisce che l’uscita di Ag2R La Mondiale sarebbe per questo drammatico. Per cui il contratto viene firmato. Lavenu resta nella posizione di direttore generale, ma contestualmente deve firmare una modifica al contratto a causa della quale perde ogni potere di firma.

La squadra da quest’anno ha cambiato nome con l’arrivo di Decathlon: qui Paret Peintre vince a Cusano Mutri al Giro
La squadra da quest’anno ha cambiato nome con l’arrivo di Decathlon: qui Paret Peintre vince a Cusano Mutri al Giro

Fine della storia

E’ una rottura netta col passato di squadre costruite e mandate avanti da un solo uomo, il presente che spazza via la tradizione. Certo con motivazioni sostenibili, però con modi che lasciano a desiderare. Alcuni membri dello staff hanno preferito lasciare la squadra lo scorso anno, un paio di dipendenti hanno intentato causa alla società, fra cui un direttore sportivo in squadra dal 1994.

Della gestione precedente resta la struttura del servizio corse, per la quale la società paga ora l’affitto a Lavenu. Tuttavia secondo L’Equipe la strategia prossima prevede che la compagnia assicuratrice voglia risistemare i quadri della squadra per poi venderla definitivamente a Decathlon, con lo spostamento a quel punto della sede operativa nel Nord della Francia. Si chiude una pagina del ciclismo francese, se ne apre un’altra. Sarà la storia a dire quale dei due capitoli sarà stato infine più affascinante e meritevole di racconto.

Albanese nel WorldTour ha scoperto il fascino del Nord

23.05.2024
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Anche Vincenzo Albanese è entrato nei meccanismi dell’Arkea-B&B Hotels e si trova a correre lontano dall’Italia come capita al suo compagno e connazionale Luca Mozzato. Quando lo chiamiamo, è arrivato da pochi minuti nella Loira, regione del Nord della Francia dove oggi parte la Boucles de la Mayenne. Una breve corsa a tappe molto vicina alle caratteristiche tecniche di Albanese. 

«Sono arrivato da una decina di minuti – racconta – e tra poco andrò a provare il percorso del prologo (che si corre oggi, ndr). Mi sono messo in viaggio martedì sera, ho fatto tappa a Parigi e ho preso il treno per arrivare fino a qui. Rispetto agli anni scorsi viaggio molto di più: da un lato è stressante, ma mi piace venire a fare queste gare nel Nord».

Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)

Primo anno nel WT

Per Albanese il 2024 è stato l’anno del debutto in un team WorldTour, lo ha fatto a 27 anni con una lunga esperienza alle spalle. Il mondo dalla prospettiva dei grandi assume dettagli differenti, sfumature che si notano e che Albanese ci racconta…

«Un po’ di differenze ci sono – prosegue nel racconto – in un team WorldTour abbiamo molta più organizzazione e un calendario più ampio. Fino all’anno scorso le gare sulle quali puntare erano quelle, ora la cosa bella è che se sbagli una corsa ne hai altre dopo per rifarti. In una professional il calendario è ristretto e se sbagli… Ciao, ci si rivede l’anno prossimo. Per quanto riguarda le tipologie di corse che ho fatto, direi che sono contento, sto mettendo da parte tanta esperienza e ho scoperto un calendario interessante tra Francia e Belgio». 

L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
E’ arrivato anche l’esordio sulle pietre nel WT, con l’E3 Saxo ad Harelbeke…

Una bellissima gara, nella quale sono andato senza particolari aspettative e ho portato a casa il nono posto. Ero tranquillo all’inizio, Mozzato mi ha dato i giusti consigli e sono partito sereno. 

Che consigli ti ha dato?

In generale durante la stagione tanti. Ma il più prezioso è arrivato proprio ad Harelbeke perché io non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi. Mozzato mi ha preso, mi ha messo da parte e mi ha detto di stare sempre davanti. Mi ha anche indicato il punto dove sarebbe esplosa la corsa e indovinate? E’ esplosa esattamente lì. 

Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Quanto è importante per te avere una figura come Mozzato accanto?

Molto. Con lui ho un gran bel rapporto e ci si diverte anche. Cosa che male non fa, soprattutto se stai lontano da casa per una o due settimane. Capita che si passino 15 giorni fissi in Belgio e avere la giusta compagnia aiuta a superare le giornate. 

Poi è arrivato il Fiandre.

Una corsa unica, fantastica. Una delle più belle e spettacolari che abbia mai fatto. Mi sono anche comportato bene, arrivando 28°. Non dico che ci sia stato un po’ di rammarico, ma quasi: ero nel gruppo con Mozzato, ho forato e sono rimasto coinvolto in una caduta, peccato. Magari avrei potuto lottare per una posizione migliore. Ma già essere lì sugli ultimi muri con i superstiti di giornata e dietro solo all’alieno Van Der Poel è stato bello. 

Arkea-B&B Hotels, squadra francese con tanti corridori del Nord e al Fiandre i primi due sono italiani.

Ci abbiamo pensato anche noi! I diesse alla fine della corsa ridevano e scherzavano proprio su questo. Si potevano aspettare di tutto tranne che i primi due atleti del team a tagliare il traguardo saremmo stati noi.

Una prima stagione nel WT che ti ha permesso di scoprire anche gare nuove…

Mi piacciono molto le gare nel Nord, sono adatte a me. Ho ancora un anno di contratto e la prossima stagione voglio tornare e riprovarci.

Ci hai detto dei viaggi, in un team WT ti sposti molto, ti pesa?

Vero che viaggiamo tanto, ma dipende da che corridore sei. Io sono uno da corse di un giorno o brevi gare a tappe quindi mi sposto parecchio, ma poi riesco a tornare a casa. Poi chiaro che se ho una serie di corse in Belgio o in Francia rimango su, per comodità. Succederà così anche dopo la Boucles de la Mayenne, visto che dopo pochi giorni sarò al Circuit Franco-Belge. Tanto quando decidiamo di restare al Nord non siamo mai soli, ci sono altri atleti o lo staff che si ferma. 

In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Esattamente un anno fa eri nel mezzo del Giro, ti manca?

Visto il clima di ieri no (ride, ndr). In realtà grazie a queste esperienze ho capito di non essere un corridore adatto alle grandi corse a tappe. Preferisco concentrarmi sulle corse di un giorno o gare di una settimana, sono più adatte alle mie caratteristiche. Fino ad ora ho messo nelle gambe tanti giorni di gara, ma mirati sul tipo di corridore che sono. 

Il calendario ora cosa prevede?

Tirerò fino al campionato italiano, passando per Francia, Belgio e Giro di Svizzera. Poi mi fermerò per la pausa di metà stagione, farò cinque giorni senza bici e un lungo periodo di altura. In teoria dovrei tornare alle corse tra metà luglio (Giro dell’Appennino, ndr) e inizio agosto. Dovrei fare buona parte del calendario italiano di fine stagione.

Trevigiani in Francia per la prima corsa a tappe della stagione

02.05.2024
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L’Uc Trevigiani si trova in Francia, precisamente sulle strade de la Ronde de l’Isard, corsa a tappe under 23 (foto apertura Florian Frison/DirectVelo). Ieri si è disputata la prima tappa con arrivo a Trie-sur-Baise, con vittoria dello svedese Lovidius, il secondo posto dell’azzurro Sierra (Tudor U23) e il quarto proprio di Perani della squadra veneta. Oggi si arriva invece a Bagneres de Luchon, città che ha ospitato parecchie volte il Tour de France. Un viaggio lungo, che ha portato i ragazzi della Trevigiani fino al dipartimento dell’Alta Garonna, al confine con la Spagna. Tanti chilometri per trovare la prima corsa a tappe della stagione: non un bel segnale se un team italiano deve attraversare un intero Paese per far correre ai suoi ragazzi un appuntamento di alto livello. 

«Questo – dice Filippo Rocchetti diesse del team – rappresenta il primo passo di avvicinamento al Giro Next Gen. Siamo arrivati nella giornata di lunedì 29 aprile: due massaggiatori, un meccanico, i sei corridori ed io. I ragazzi hanno pedalato su queste strade per prendere le misure e noi abbiamo fatto tutte le verifiche e i controlli prima di iniziare la corsa».

Un lungo viaggio

L’Alta Garonna si trova all’interno del Parco Nazionale dei Pirenei, da queste parti il ciclismo e la salita sono due certezze. Per certi versi l’idea degli organizzatori è la stessa di quella che hanno avuto al Giro della Valle d’Aosta. Una corsa a tappe breve ma impegnativa, sempre con la catena in tiro e la faccia che guarda al cielo. 

«E’ stato un viaggio davvero lungo – continua Rocchetti – dieci ore e mezza di macchina, per fortuna non abbiamo trovato traffico. Lungo, ma scorrevole (ride, ndr). Partiamo da qui per arrivare nel migliore dei modi al Giro Next Gen. Il percorso sarà impegnativo e i ragazzi si devono preparare, per molti di loro la Ronde de l’Isard è la prima corsa a tappe da U23. La Trevigiani da queste parti era già venuta qualche volta, per me, invece, rappresenta il debutto da diesse in terra francese».

Tanta Italia ieri nella prima tappa con 5 atleti nei primi 10 (foto Florian Frison/DirectVelo)
Tanta Italia ieri nella prima tappa con 5 atleti nei primi 10 (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come siete organizzati?

Abbiamo portato un furgone officina, una macchina e un furgone per trasportare i ragazzi. I trasferimenti sono comodi, al massimo ci saranno da coprire 45 chilometri tra l’arrivo di una tappa e la partenze di quella successiva. Ci siamo attrezzati con il minimo indispensabile, con sei ragazzi una macchina va ancora bene. Poi comunque ci sono gli altri a casa che saranno impegnati nelle attività nazionali. 

Hai parlato di preparazione al Giro Next Gen, quindi questi sei sono gli stessi che vedremo in azione alla corsa rosa per U23?

Praticamente saranno questi, al Giro i corridori che si potranno schierare saranno sei. Però i nomi usciranno da qui. La Ronde de l’Isard è una gara davvero dura, con cinque tappe che non danno mai respiro. 

Nella zona dei Pirenei la primavera non si è affacciata in maniera decisa (foto Florian Frison/DirectVelo)
Nella zona dei Pirenei la primavera non si è affacciata in maniera decisa (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come mai diventa una tappa importante per preparare il Giro?

Perché è la prima corsa di più giorni dell’anno, per prima cosa. Poi è dura e quindi si mette tanta fatica nelle gambe. Spero di uscire da qui con i ragazzi in crescita. La corsa prevede tante salite lunghe, cosa che in Italia nelle gare U23 facciamo fatica a trovare.

Hai detto che molti ragazzi sono alla prima esperienza in una gara a tappe. 

Sì, sembra strano ma è così. In Italia ne abbiamo poche e per di più il Giro Next Gen è la prima. Portare ragazzi a fare esperienza è importante per far capire loro come ci si muove in gruppo e come si gestiscono certi sforzi. Se penso al fatto che siamo arrivati fino al confine con la Spagna per fargli fare un’esperienza così

In questo giorni in Francia il corridore di punta della Trevigiani sarà Zamperini (in secondo piano)
In questo giorni in Francia il corridore di punta della Trevigiani sarà Zamperini (in secondo piano)
Il parterre è importante.

Ci sono altre due formazioni italiane: Technipes e CTF. Poi c’è la Visma Development al completo e tante squadre di sviluppo. Il livello è alto, noi punteremo a difenderci e a raccogliere qualche risultato. La nostra punta è Zamperini, sta bene ed è in condizione, il suo mese di aprile lo ha dimostrato. Vedremo cosa farà da qui in avanti.

Lo sfogo di Bonifazio e la promessa di riprovarci

16.09.2023
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Bonifazio è tornato a correre, dopo più di un mese, in Belgio: prima al Bodes Izegem Koerse e poi al GP Fourmies. Mentre la prima corsa gli è servita per tornare a mettere chilometri nelle gambe, la seconda (Gp Fourmies) lo ha portato già ad ottenere un buon sesto posto.

Un piazzamento che lo accompagna con maggiore fiducia alle prossime gare, a cominciare dal Memorial Pantani (in apertura Bonifazio in ricognizione a Tavullia, foto Instagram), corso oggi, e all’Adriatica Ionica Race. 

Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)
Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)

Care pietre

Niccolò Bonifazio ha poi postato una foto sui social che immortalava le pietre della Roubaix. Il corridore ligure da quelle parti ci ha lasciato il cuore e un po’ di fortuna, che in futuro spera di poter andare a recuperare. 

«Tra le due corse fatte in Francia e Belgio – racconta Bonifazio – ho approfittato per tornare ad allenarmi sulle strade della Parigi-Roubaix. La corsa distava un po’ da lì ma il richiamo era troppo forte e sono tornato a pedalare su quelle pietre. In passato ho corso qui per tre volte e non sono mai stato fortunato: tra forature o cadute nelle gare prima non sono mai arrivato al pieno della forma. Secondo me è una gara che si può adattare alle mie caratteristiche, vado forte in pianura e guido bene la bici. Solo che negli anni le squadre non mi hanno più convocato, forse non avrò più occasione di tornare, ma ci spero sempre».

Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto
Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto

Il presente incombe

Il presente però porta esigenze diverse per Bonifazio, quest’anno in forza alla Intermarché-Wanty-Circus. L’obiettivo in queste prossime gare è quello di mettersi in mostra. Vuole dimostrare a se stesso e agli altri che in questo mondo c’è ancora spazio per lui. Il contratto con il team WorldTour belga scade alla fine del 2023, mentre per il 2024 ancora non si parla di ufficialità. 

«Ci sono stati dei contatti – spiega – anche con interessi concreti, però non si è ufficializzato ancora nulla. Mi dispiacerebbe smettere proprio ora, alla fine sono ancora giovane (deve compiere 30 anni a breve, ndr). In più bisogna anche considerare che da dopo il Covid, negli ultimi tre anni quindi, ho fatto registrare i miei migliori numeri. Il ciclismo ha cambiato pelle e si va sempre più veloci, quindi bisogna allinearsi. Da un lato non ho avuto però modo di correre con continuità, nello stesso periodo (cioè gli ultimi tre anni, ndr) ho messo insieme 40 giorni di corsa ogni stagione. Ho cercato di tenere alto il livello con tanti allenamenti, ma senza il riscontro delle gare è difficile.

«A inizio anno – continua Bonifazio – le poche occasioni le ho colte al volo. Al Giro di Sicilia ho vinto una tappa, mentre al Giro d’Italia sono arrivato tre volte in top 10. Nel ciclismo dei punti, forse non c’è più spazio per i corridori come me, ma una cosa voglio dirla: la questione dei punti dovrebbe essere rivista. Non è possibile che una vittoria di una tappa al Giro d’Italia abbia lo stesso peso di una corsa in linea minore».

E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre
E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre

Il finale in Italia

Ora Bonifazio punta alle corse in Italia per rialzare la testa, per avere continuità in questo finale di stagione e andare con più fiducia verso la prossima.

«Nelle prossime gare cercherò di mettermi in mostra – dice – di fare bene e provare a vincere o comunque essere protagonista. Quest’anno alla Intermarché sono arrivato un po’ all’ultimo, con i programmi già fatti. Mi piacerebbe fare un inverno fatto bene e avere l’occasione di fare un calendario congruo, la voglia e la fiducia non le ho perse, tra un anno ci sentiremo di nuovo e sarò ancora qua».

Bisiaux, re di Lunigiana. A Casano vince lo spagnolo Lospitao

03.09.2023
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CASANO DI LUNI – Gli ultimi cinque chilometri di questo Giro della Lunigiana sono una rincorsa continua, un braccio di ferro a distanza tra i fuggitivi e il gruppo. 13 secondi, un nulla. Così pochi che quando i corridori spuntano sul rettilineo finale, ingannati dalla prospettiva, sembra siano tutti insieme. Invece la fuga ha resistito e sul traguardo di Casano di Luni, ad esultare è lo spagnolo Pablo Gonzalez Lospitao, che batte il norvegese Grimstad e lo sloveno Marolt. 

Cinque chilometri infiniti

Uno dei più attivi nella fuga di giornata è stato l’umbro Vittorio Friggi, il suo tecnico, Eros Capecchi, ci aveva promesso che ci avrebbero provato. In seconda battuta ci capita davanti Daniele Chinappi, della rappresentativa laziale, il primo a lanciare lo sprint, che ci racconta quegli ultimi e interminabili 5 chilometri: «Abbiamo fatto l’ultimo strappo, quello di Montecchio – racconta – molto forte perché sapevamo di avere poco vantaggio. Gli ultimi 2 chilometri, girandoci, vedevamo il gruppo arrivare. Sono saltati un po’ gli accordi e quindi con il passare dei metri ho deciso di provare la volata lunga. Con noi davanti c’erano gli stranieri che avevano un migliore spunto, ho provato a beffarli. Mi sono buttato in questa fuga perché immaginavo oggi ci sarebbe stato spazio, peccato non aver vinto, ma è stata una bella avventura».

Un altro francese: Bisiaux

Dietro il gruppo arriva unito ed in fondo, in ultima posizione, sicuro e sorridente, transita Leo Bisiaux. Il giovane francese vince questo 47° Giro della Lunigiana, succedendo a Morgado e al connazionale Lenny Martinez. E’ il secondo francese in 3 anni a vincere la “Corsa dei Futuri Campioni” e quando glielo facciamo notare sotto al podio delle premiazioni ride di gusto. 

«Avevamo una squadra forte – racconta Bisiaux mentre si scioglie nei festeggiamenti – ed è stato importante vincere questa corsa. Martinez, due anni dopo, aver vinto il Giro della Lunigiana ha indossato la maglia rossa alla Vuelta. Non so cosa potrò fare io in futuro, mi auguro di poter fare gli stessi passi, ma è molto difficile. Vedrò anno dopo anno in che direzione andare e che cosa fare, penso che con il giusto impegno si possa fare tutto. Le gare, però sono difficili, farò i giusti passi, scoprendo che corridore sono».

«Intanto – riprende subito – il prossimo anno passerò alla AG2R Citroen Continental (Bisiaux corre già nel team juniores, ndr). E’ la squadra giusta per me, francese e che mi darà gli spazi per gestirmi e conoscermi sempre meglio. Poi conosco tutto lo staff, che è un dettaglio da non trascurare».

Stradista e crossista

Leo Bisiaux corre anche nel ciclocross, e sul fango, dove mette le ruote vince. L’inverno appena passato ha fatto incetta di primi posti, tra i quali spicca una “tripletta” da capogiro: titolo nazionale francese, titolo europeo e maglia iridata. Un pensiero non può che andare in quella direzione, Bisiaux stesso non intende abbandonare questa disciplina che tanto gli piace e che gli porta numerose gioie. 

«Ora correrò su strada fino ai campionati europei – ci dice – e poi passerò al ciclocross. La scelta di continuare con l’AG2R è dovuta anche a questo, loro mi lasciano lo spazio per correre anche nel ciclocross. Abbiamo visto come ormai sia una disciplina che vale tanto, in chiave di preparazione e di crescita. Van Der Poel ha vinto entrambi i titoli iridati (strada e ciclocross appunto, ndr). Van Aert è uno degli atleti più forti in circolazione, insomma è una disciplina che porta tanti benefici, e in più mi piace tantissimo».

Roubaix U23: Delle Vedove racconta il viaggio all’Inferno

11.05.2023
5 min
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Nel piazzale dei pullman di linea del paesino del dipartimento dell’Alta Francia si sono raccolte le squadre della Paris-Roubaix Espoirs. La pioggia detta il ritmo della mattinata, picchiettando su caschi e bici, in un silenzio decisamente surreale. Il camper del team development della Intermarché è uno dei più distanti dalla partenza. Chiediamo di parlare con Delle Vedove e i suoi lunghi capelli escono dal camper pochi istanti dopo.

Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)
Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)

Di casa al Nord

Il veneto, al suo primo anno da under 23, è stato accolto dalla Circus-ReUz nel migliore dei modi. E’ giovane ma ha già dimostrato, almeno in parte, di essersi meritato questa squadra: la convocazione alla Paris-Roubaix Espoirs ne è una testimonianza. Ma com’è preparare questa gara quando corri in una squadra che da queste parti è praticamente di casa?

«Arrivavo direttamente dalla Eschborn-Frankfurt (dove ha fatto settimo, ndr). Siamo venuti a provare il percorso mercoledì – racconta sotto una tettoia mentre cerchiamo di ripararci dalla pioggia – abbiamo visto gli ultimi 100 chilometri. La squadra ci ha fatto curare tutto nei minimi dettagli, si è curato molto il setting della bici. Io sono poi rimasto al service course che è qui vicino. Gli altri giorni prima della corsa ci siamo allenati riducendo sempre di più le ore. Giovedì abbiamo pedalato due ore e mezza, mentre venerdì e sabato abbiamo fatto delle sgambate da un’oretta e mezza».

La cura dei dettagli

Questi cinque giorni al Nord per Delle Vedove sono stati un ottimo modo per adattarsi al clima e alle pietre. La prima differenza che si nota rispetto al viaggio della Colpack-Ballan è la ricognizione. Per motivi logistici la squadra bergamasca ha visto i primi chilometri di gara, che comprendevano comunque quattro settori di pavé. 

«I giorni prima della gara – riprende Delle Vedove – non siamo tornati sul percorso, anche perché le indicazioni le avevamo prese. Il meccanico aveva il suo bel da fare, ha dovuto sistemare due bici per ogni corridore. Tutti in squadra abbiamo optato per la bici più pesante, lasciando la light sull’ammiraglia. Io ho scelto di correre montando ruote con profilo da 42, i copertoni sono da 32 millimetri tubeless. Ho messo un doppio nastro al manubrio, per attutire al meglio i colpi. Il setting a livello di misure è uguale. Durante la ricognizione di mercoledì mi sono accorto che perdevo le borracce, quindi ho messo un portaborracce diverso, più stretto».

Appuntamento nel velodromo

La Paris-Roubaix Espoirs di Delle Vedove è stata una continua lotta contro il tempo. Fin dai primi settori di pavé il corridore della Circus-ReUz si è trovato a tirare il gruppo degli inseguitori. All’interno del velodromo, se non ci avesse salutato lui, avremmo fatto molta fatica a riconoscerlo. Si sta confrontando con i compagni, così ascoltiamo e chiediamo com’è andata la corsa.

«E’ stata una corsa folle fin da subito – dice – al primo settore di pavé è caduta una moto ed il gruppo si è spezzato. Noi ci siamo trovati a rincorrere, io sono stato uno dei primi a mettersi all’opera per chiudere il gap. Non è stata una corsa facile, abbiamo rincorso per quasi 100 chilometri, se non di più. Per fortuna il fango ha sporcato lo schermo del computerino, perché probabilmente ho fatto una gara interamente fuori soglia (dice ridendo, ndr). Alla fine siamo tornati sui primi nei pressi del Carrefour de l’Arbre. Io mi sono sfilato ed ho chiuso ventiquattresimo, non male. Però che corsa e che spettacolo, è la più bella mai fatta e voglio tornare, non c’è dubbio».

L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa
L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa

Le occasioni ci sono

Come detto in precedenza Delle Vedove arrivava direttamente dalla Eschborn-Frankfurt, corsa da protagonista, nella quale ha raccolto il settimo posto. Dall’inizio dell’anno ha raccolto tanti piazzamenti importanti, risultati che danno fiducia.

«La squadra crede in me – replica – son contenti di quello che faccio, e di come mi sto ambientando. Mi piace correre qui, i compagni sono super gentili e disponibili, siamo una famiglia. Per il momento, avendo ancora la scuola da concludere, alterno periodi in Belgio, quando corriamo a periodi a casa per allenarmi. A giugno, quando finirò la scuola, potrò concentrarmi ancora di più sulle corse. Per il Giro under non so ancora come ci gestiremo, certamente la squadra è corta, con soli cinque corridori, ed in più il percorso è davvero tosto».

Colombo e l’avventura al Nord terminata in ospedale

13.04.2023
5 min
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Nel giro di una settimana Filippo Colombo è passato dalla fuga da protagonista del Fiandre alla caduta della Roubaix. Ora lo svizzero si trova in ospedale a Zurigo e nei giorni scorsi è stato sottoposto ad un’operazione per sistemare la frattura al gomito. Il suo 2023 era iniziato iniziato in modo diverso, correndo un po’ di corse al Nord, sempre con un occhio alla mountain bike: suo terreno di caccia. Vale la pena ricordare infatti che lo svizzero di Gussago, classe 1997, ha vinto per due volte il mondiale della staffetta (2017 e 2018) e una volta il titolo europeo nella stessa specialità (2017), mentre è stato argento ai mondiali U23 di cross country e bronzo agli ultimi europei di Monaco, dietro Pidcock e Carstensen.

«Quest’anno – racconta dal letto dell’ospedale – grazie a Scott ed al Team Q36.5 ho avuto modo di mettermi alla prova su strada. Dovevo fare una prima parte di stagione con un po’ di gare tra Belgio e Francia e poi tornare concentrato al massimo per preparare la stagione di Mtb».

La stagione su strada di Colombo si è aperta prima con la Kuurne, poi con Le Samyn, qui in foto
La stagione su strada di Colombo si è aperta prima con la Kuurne, poi con Le Samyn, qui in foto
Come sono andate queste gare?

Bene, almeno fino alla Roubaix. Ho iniziato la stagione con un ritiro in Sud Africa insieme alla Scott-Sram Mtb. Successivamente ho gareggiato alla Kuurne e a Le Samyn, devo ammettere che mi sono trovato a mio agio fin da subito. 

Eri soddisfatto della condizione?

Sono riuscito a performare bene, fino alla Roubaix, che se vogliamo dirla tutta è stata l’eccezione. Ero molto curioso di vedere come sarebbe andata, passando dalla Mtb alla strada. 

Con quale obiettivo ti eri messo in gioco?

Non avevo necessità di fare risultato, volevo capire se un periodo su strada mi avrebbe poi aiutato a fare meglio in Mtb. L’obiettivo era di iniziare un blocco di lavoro in vista poi delle Olimpiadi di Parigi 2024.

Sei partito per testarti arrivando a guadagnarti la convocazione al Fiandre…

Sì, non me lo aspettavo nemmeno io ad essere sincero. Però, come detto, fin dalle prime gare mi sentivo bene e quindi anche la squadra mi ha dato fiducia. 

Che cosa hai provato a correre lì?

E’ stata un’esperienza bellissima, super intensa. L’ambiente in Belgio è sensazionale, la gente vive per il ciclismo e la corsa, manco a dirlo, è magnifica. Il fatto di essere andato in fuga mi ha permesso di prendere i Muri davanti e di godermi ancor di più l’atmosfera

Sei stato in avanscoperta per 135 chilometri, nel Fiandre più veloce di sempre…

Si è trattata di una prova di forza, la squadra aveva voglia di andare in fuga e nei primi 100 chilometri ci siamo messi d’impegno. Nessuno però voleva mollare, il gruppetto è uscito solamente dopo 109 chilometri, è stata una vera guerra. 

Al Fiandre 135 chilometri in avanscoperta, Colombo è stato uno degli ultimi della fuga ad arrendersi
Al Fiandre una fuga cercata e sudata, poi 135 chilometri in avanscoperta
Con una distanza importante da affrontare.

Fino ai 250 chilometri è andata nella maniera prevista, poi però non ero preparato per affrontare i rimanenti 20. Mi mancava la base che mi avrebbe permesso di concludere al meglio la prova. 

Che sensazioni hai avuto?

Nelle fasi finali ho davvero sofferto, sono però riuscito ad arrivare al traguardo in 50ª posizione. Con il senno di poi, mi viene da dire che con la giusta preparazione sarebbe stato possibile ambire alla top 20. 

Una bella esperienza?

E’ stato un bell’esperimento, a febbraio non ero a conoscenza delle gare che avrei fatto e nemmeno che corridore fossi su strada. Però fin dalla prima gara, la Kuurne-Bruxelles-Kuurne mi ero comportato bene, entrando nel gruppo dei primi. 

Poi c’è stata la parentesi Roubaix, meno positiva per come è finita?

Non del tutto, i primi chilometri stavo molto bene, ero sempre nelle prime posizioni e nel prendere i settori di pavé non facevo fatica a lottare per il piazzamento. Due settori prima di Arenberg ho bucato la ruota davanti ed ho fatto tutto il pavé sul cerchio. Alla fine del settore c’era un meccanico e siamo riusciti a montare la ruota, ma non so perché è stato messo un copertone con sezione da 28 al posto di un 30

La caduta nella Foresta di Arenberg è costata a Colombo la frattura del gomito e il ricovero in ospedale
La caduta nella Foresta di Arenberg è costata a Colombo la frattura del gomito e il ricovero in ospedale
A breve è arrivata la caduta nella Foresta…

Nel frattempo tra la foratura e Arenberg sono riuscito a rientrare ed ho preso l’imbocco del pavé nei primi quindici. Dopo 100 metri, purtroppo ho bucato ancora, sempre la ruota davanti ma sono riuscito a rimanere in piedi. Wright, che era accanto a me, ha forato anche lui ed è caduto ed io mi sono ritrovato a terra. Avevo capito fin da subito che si trattava di una frattura.

Che esperienza è stata?

Positiva, anche se i risultati li vedremo una volta che riuscirò a tornare in sella. Anche questo fa parte del processo di crescita, le conclusioni le tirerò dopo la stagione di Mtb, però mi piacerebbe continuare questa doppia attività.

Storia di Vauquelin, la grande speranza normanna

17.03.2023
5 min
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«Mi sento sotto pressione». Nel corso dell’ultima Parigi-Nizza, Kevin Vauquelin non ha nascosto che la sua nuova situazione ha delle controindicazioni. A ogni gara che disputa, c’è un’attenzione mediatica, social, degli appassionati intorno a lui che non è comune. Tanto è vero che la sua squadra, l’Arkea Samsic, cerca per quanto possibile di tenerlo tranquillo e limita al minimo i contatti con la stampa, altrimenti i giornalisti starebbero quasi addosso più a lui che a Pogacar…

Perché tutto ciò? Partiamo da una constatazione: l’ultimo francese ad aver vinto il Tour de France è stato Bernard Hinault nel 1985. Da allora sono arrivate solo 9 presenze sul podio, l’ultima di Romain Bardet, terzo nel 2017. I tifosi francesi hanno visto il proprio ciclismo affrontare una crisi profondissima, scalzato nell’attenzione popolare da altre discipline ciclistiche dove si vinceva molto di più, poi con i vari Alaphilippe, Pinot, Bardet stesso la ripresa è stata evidente, ma resta sempre la stessa domanda: quando si tornerà a vincere la Grande Boucle?

Al Tour des Alpes Maritimes 2023 primo in classifica con 7″ su Paret-Peintre e 10″ su Powless
Al Tour des Alpes Maritimes 2023 primo in classifica con 7″ su Paret-Peintre e 10″ su Powless

Un pensiero che schiaccia

Una richiesta che nel corso del tempo ha schiacciato tanti giovani validi. Ora di elementi promettenti ce ne sono tanti, ma il problema è l’impazienza. Vauquelin è uno di questi e a colpire la fantasia popolare è la sua cocciutaggine. Kevin è normanno di Bayeux, 22 anni ancora da compiere, orgoglioso delle sue origini tanto che non manca mai di sottolinearle e in questo ricorda molto proprio quel Bernard Hinault che era bretone fin nel più profondo delle ossa, forse spigoloso, ma campione purissimo. Sarà lo stesso per Kevin?

D’altronde non è che avrebbe potuto fare molto di diverso dal ciclista: basti pensare che ha iniziato nell’UC Tilly-Val de Seulles, società gestita dai genitori per la quale ha ancora la licenza nazionale. Da buon francese ha affrontato un po’ tutte le discipline ciclistiche partendo dalla Bmx, che è un po’ il primo banco di scuola e su pista ha mostrato inizialmente il suo talento, cogliendo fra il 2018 e il 2019 tre argenti iridati, due nell’inseguimento a squadre e uno nella corsa a punti. Sempre da junior aveva vinto il titolo sia in linea che a cronometro. Insomma, le capacità erano evidenti a tutti, ma un conto è a livello giovanile, il professionismo è tutt’altra cosa.

Tre argenti iridati su pista da junior. Ma da pro il bretone non si è più impegnato nei velodromi
Tre argenti iridati su pista da junior. Ma da pro il bretone non si è più impegnato nei velodromi

Corse a tappe? Il suo pane…

I suoi risultati non erano comunque passati inosservati e già nel 2020 l’Arkea Samsic lo aveva preso sotto la sua ala, lasciandolo anche per l’anno successivo nelle file del Vc Rouen 76, ma facendolo allenare a più riprese nel suo gruppo. Dallo scorso anno Vauquelin è a pieno titolo nella formazione entrata nel 2023 nel WorldTour e subito ha fatto capire che le corse a tappe sono il suo pane: 6° nell’Oman, primo giovane in Belgio, 6° all’Arctic Race in Norvegia, 2° al Tour Poitou-Charentes, 2° anche al Giro del Lussemburgo. Una tale costanza di risultati è da specialista vero come solo pochi big riescono ad avere, da corridore capace di far sognare.

La squadra non lo opprime, questo deve essere chiaro, la pressione viene tutta dall’esterno, emerge anche dando una semplice occhiata ai social, scorrendo lo smartphone. Alla Parigi-Nizza è diventato protagonista sempre di più e i tifosi si sono estasiati vedendolo, nella quarta tappa, mettersi a battagliare con gente come Pogacar e Vingegaard. E chissà che cosa avrebbe potuto fare senza una caduta…

Spesso in fuga alla Parigi-Nizza, ha raccolto poco ma ha impressionato gli addetti ai lavori
Spesso in fuga alla Parigi-Nizza, ha raccolto poco ma ha impressionato gli addetti ai lavori

La pressione dei media

«Sono stato stupido – faceva sapere tramite la squadra – andavo veloce e ho colpito la ruota avanti a me. Per non perdere troppo terreno ho preso la bici di Champoussin (altro giovane di grandi speranze, ma per certi versi già passato di moda, quell’attesa spasmodica consuma troppo in fretta…) e sono ripartito, ma avevo rotto anche la scarpa. Ho speso tanto nell’inseguimento, anche se il vento frontale davanti frenava il gruppo. In salita ho pagato dazio».

La cosa curiosa è che in quella tappa, vinta da Pogacar nel testa a testa con Gaudu, i giornalisti erano quasi più interessati a lui che al leader della Groupama FDJ tanto è vero che la squadra ha preferito evitargli interviste raccogliendo le sue impressioni.

A Ramatuelle (Tour des Alpes Maritimes) il primo successo da pro. Primo di tanti?
A Ramatuelle (Tour des Alpes Maritimes) il primo successo da pro. Primo di tanti?

Alla ricerca della potenza

Alla fine Vauquelin ha chiuso 18° a 14’52” dallo sloveno vincitutto, ma con tanta esperienza in più: «Correndo con i più grandi ho capito che devo guadagnare potenza e gestire meglio la ripetizione degli sforzi nei sorpassi per essere al loro livello. Per ora non posso andare veloce come Tadej e gli altri».

All’Arkea però ne sono coscienti e gli danno tutto il tempo: «Kevin rispecchia lo spirito del gruppo – ha affermato Yvon Caer, diesse del team – mai abbassare la testa ma ripartire più forte di prima come ha fatto lui dopo la caduta, per provare sempre a vincere. E’ così che si progredisce». E magari andare un giorno a caccia della maglia gialla, sempre che la gente sappia aspettare…