Filippo Colombo, un biker doc, che va forte anche su strada

07.05.2022
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C’è un corridore che al Giro di Romandia vestiva la maglia della nazionale svizzera. Agli appassionati della strada il suo nome magari non dirà molto, ma per i biker è un vero campione. Stiamo parlando di Filippo Colombo (in apertura, foto Maxime Schmid).

Il ticinese ha chiare origini italiane. Vive a Lugano e, come dicevamo, nella Mtb è uno dei ragazzi più forti. Se la gioca con Nino Schurter, Van der Poel, Avancini… e per disputare le Olimpiadi (quelle di Tokyo) nella nazionale svizzera devi andare davvero forte, vista la quantità e la qualità degli atleti che ci sono.

Ma Filippo è anche un super appassionato della strada. La prima volta che lo incrociammo era in Costa Azzurra, durante un ritiro invernale. Non aveva neanche 18 anni. Alex Moos, ex stradista e all’epoca direttore di quella squadra, la Bmc, se lo portò dietro. C’era Le Roi, Julien Absalon, in quel gruppo.

Filippo, partiamo da questo Romandia: come è andato?

Direi che è andato bene. Non avevo mai corso prima in una gara WorldTour e non sapevo cosa mi aspettasse. Prima, su strada, avevo fatto gare minori, molte delle quali erano delle under 23. Quindi non sapevo che ritmi avrei trovato. Per questo l’obiettivo primario era riuscire a finire la corsa. Alla fine sono riuscito a fare anche qualche chilometro davanti. E’ stata una nuova esperienza, speriamo sia appagante per il futuro e per le prossime gare.

Futuro: dov’è quello di Filippo Colombo?

In mtb. Adesso c’è la Coppa del mondo (domenica prossima in Germania c’è la seconda tappa, ndr) e da questo momento in poi integrare l’attività su strada con quella offroad non sarà facile. Però vediamo un po’ cosa si potrà fare.

Tu avevi già corso su strada. Lo scorso anno addirittura sfiorasti la vittoria in Turchia. Come mai hai questa passione?

La strada è un qualcosa che mi piace, ma la mia passione resta la mtb e non ho dubbi a riguardo. Certo però che mi piacerebbe integrarla sempre di più con la strada. Fare queste corse è per me un ottimo allenamento. Senza contare che gli ultimi 20-30 chilometri sono adrenalinici. Tutto cambia, è un rischio diverso rispetto alla mtb, si va forte, c’è tensione.

Lo scorso anno Colombo (sullo sfondo) fu secondo Grand Prix Alanya alle spalle di Gabburo
Lo scorso anno Colombo (sullo sfondo) fu secondo Grand Prix Alanya alle spalle di Gabburo
Però vedere i Pidcock e i Van der Poel che fanno certi numeri anche in Mtb è un incentivo in qualche modo? Non pensi che puoi riuscirci anche tu?

Certo che può servire. Sono esempi da seguire o comunque bisogna cercare di emulare, con tutte le proporzioni del caso. Sono i migliori al mondo. Ma certo è difficile andare come loro.

E’ difficile, però proprio Diego Ulissi, con cui esci spesso, ci ha detto che hai davvero un gran motore…

A Lugano ci sono pochi biker, ma molti stradisti e sì, quando loro sono a casa sfruttiamo spesso queste occasioni per uscire tutti insieme. C’è Diego, ci sono Bettiol, Nibali, Pozzovivo, Honoré… Ecco, Michael forse è la persona con cui esco di più. E poi è arrivato anche Bagioli, anche se ancora non lo conosco.

Uscire con i professionisti su strada, tenere il loro ritmo: ti aiuta ad andare forte poi nella mtb?

Sì, sicuramente è un buon metodo di lavoro. Lo scorso anno con le tante gare che ci sono state non ci siamo allenati tanto assieme. Ma andare con loro mi ha fatto capire quanto vadano forte. Provare a stare con loro è di grande aiuto. Poi ognuno ha il suo piano di allenamento e suoi lavori da fare. Ma in linea di massima si cerca di partire insieme.

Sei ancora abbastanza giovane (Colombo è un classe 1997): se dovesse arrivare una chiamata dalla strada rinunceresti?

Se si tratta di correre solo su strada sì. Se invece mi dessero la possibilità di combinare le due discipline, come appunto fanno Van der Poel e Pidcock, ci penserei. Ci penserei moltissimo.

E che tipo di corridore potresti essere? Con le tue caratteristiche e la tua potenza potresti essere un ottimo finisseur?

Dopo l’esperienza fatta al Romandia posso dire ancora di più che potrei giocarmi qualche tappa un po’ mossa, perché devo ammettere che sulle salite lunghe rispetto a me gli stradisti fanno un altro sport. La tipologia di corsa ideale per me quindi potrebbe essere una classica. Ma come profilo altimetrico, intendo. Perché chiaramente mi manca la distanza. Alla fine sono discretamente veloce e tengo bene su salite di 10′-15’.

Un Van der Poel insomma…

Eh – ride – diciamo qualcosa del genere!