Tre maglie a casa e Viezzi ora riparte fra strada e mtb

08.02.2024
5 min
Salva

«Tanti mi hanno fatto i complimenti, ma per fortuna non hanno fatto particolari feste. Non fanno molto per me, mi sarei sentito un po’ a disagio». Ieri Stefano Viezzi è tornato a scuola, il suo primo giorno da campione del mondo. Hai voglia a pensare che il ciclocross non sia così popolare: in Friuli lo è eccome. Poi i ben 19 anni di attesa prima del ritorno di una maglia iridata in Italia (l’ultimo era stato Davide Malacarne nel 2005, guarda caso sempre tra gli juniores) hanno alzato il livello dell’attenzione.

La vittoria di Tabor rende quasi necessario un approccio diverso con Viezzi, per conoscerlo meglio considerando che non capita spesso di avere prospetti simili nel mondo delle due ruote. Chiaramente però si parte dall’ultima magia, raccontata nell’intervallo tra una lezione e l’altra con i professori che, vista l’eccezionalità dell’evento, si mostrano più accondiscendenti del solito.

«So che molti mi guardavano come il grande favorito della gara e partire con tanta pressione addosso non è il massimo – racconta il ragazzo di Majano – ma la vittoria della settimana prima valsa la conquista della Coppa del Mondo mi aveva dato la consapevolezza di poter far bene. Avevo rimediato al disastro di Benidorm, il mio bilancio era già in attivo, anche se il mondiale era il mio vero obiettivo».

Il momento dell’attacco su Sparfel, stoppato da una foratura. Ma anche l’azzurro avrà i suoi problemi…
Il momento dell’attacco su Sparfel, stoppato da una foratura. Ma anche l’azzurro avrà i suoi problemi…
Anche a Tabor però le cose si stavano mettendo male…

Sono andato a sbattere contro una transenna e la ruota si è storta. A quel punto dovevo cercare di stare attento, badare soprattutto alla guida più che alla velocità, per non far prendere altri colpi. Se si fosse rotto il cerchio la gara sarebbe finita lì. Ho chiamato subito il team per farmi trovare la bici nuova, con cui ho fatto il mezzo giro finale.

L’olandese era quasi addosso a te, ti hanno avvertito?

Sì, ma lo sapevo. C’erano passaggi del circuito che permettevano di vedere chi c’era dietro. Quando ho cambiato la bici Solen era davvero vicino, ho capito che dovevo dare tutto per capitalizzare quei pochi secondi che mi rimanevano.

Ora hai ben 3 maglie a casa, a quale tieni di più?

Senza nulla togliere a quella tricolore, le maglie internazionali sono una grande soddisfazione, diversa. Quella di Coppa è il compendio di una stagione, che premia la costanza durante più mesi. Averla vinta in quella maniera, rimontando Sparfel nell’ultima gara, dà ancora più soddisfazione. La maglia arcobaleno è però un simbolo assoluto, che ti resta addosso per un anno. Io non potrò indossarla perché cambierò categoria, ma ha comunque un valore speciale. Forse anche maggiore dell’altra.

Proviamo a conoscerti un po’ meglio…

Lunedì ho compiuto 18 anni (e non potevo farmi regalo migliore…). Vengo da Majano, sono alto 1,90 per 70 chili di peso forma. Mio padre Luigi ha un’azienda di marmi, poi c’è mia mamma Michela e le mie sorelle Elisa e Alice, anche loro vanno in bici. O meglio, mia sorella maggiore ci andava, ma poi ha lasciato per concentrarsi sulla scuola, mentre la più piccola pedala anche lei. Io ho iniziato a 6-7 anni.

Il selfie del cittì Pontoni con Viezzi sul podio sta diventando una bella consuetudine…
Il selfie del cittì Pontoni con Viezzi sul podio sta diventando una bella consuetudine…
Fidanzato?

Sì, con Emma. L’ho conosciuta proprio attraverso il ciclocross, non abbiamo tanto tempo per vederci anche perché non abita vicino. Passiamo molto tempo in videochat, ma domenica era anche lei a Tabor e mi ha dato forza in più sapere che si è fatta ben 10 ore di macchina con la mia mamma per venire a vedermi. Poi ci sono i miei nonni Bruno e Valentino e mia nonna Marisa, loro sono rimasti a casa ma erano attaccati alla tv.

Quali altre passioni hai, fai altri sport?

Diciamo che mi piace sciare, per il resto non ho grandi hobby. Una cosa che amo è fare le passeggiate in montagna, raggiungere una baita dove prendere sole e aria, è qualcosa che mi rilassa molto e mi fa apprezzare il mondo che ho intorno.

La famiglia lo ha seguito fino a Tabor: 10 ore di macchina ben spese (foto Instagram)
La famiglia lo ha seguito fino a Tabor: 10 ore di macchina ben spese (foto Instagram)
Cinema, musica, videogames?

Mi piacciono i film action, ma non ne ho uno preferito né un particolare attore. Nella musica ascolto soprattutto il trap e il mio cantante preferito è Thasup. Videogames? No, proprio non mi piacciono. Ma devo dire che anche allo smartphone non dedico così tanto tempo. Lo uso, questo sì, ma senza esagerare.

Non segui neanche il calcio?

Pochissimo, non ho una vera e propria squadra del cuore, anche se mi piace il Real Madrid da quando ci giocava Ronaldo che per certi versi è un riferimento. Sicuramente con meno talento naturale di Messi, ma che con il lavoro è diventato quello che è.

L’abbraccio dopo l traguardo di Luca Bortoluzzo, meccanico della nazionale (foto Instagram)
L’abbraccio dopo l traguardo di Luca Bortoluzzo, meccanico della nazionale (foto Instagram)
Ora che sei campione del mondo, che cosa farai, sceglierai la strada o continuerai a fare la doppia attività?

Doppia? Anche tripla come consiglia il mio preparatore Mattia Pezzarini, che non ringrazierò mai abbastanza. Tra due settimane inizierò il mio ritiro prestagionale su strada con la Work Service, poi ai primi di marzo esordirò in gara, ma quest’estate sarà importante anche per gli appuntamenti in mountain bike. Non per niente il mio idolo è Van der Poel, che fa tutto e lo fa alla grande.

La tua più grande delusione?

L’europeo di quest’anno, dove ho commesso degli errori di valutazione che mi sono costati il podio. E’ stato il vero lato buio della mia stagione invernale.

E la più grande gioia?

Che dire, tra conquista della Coppa e il mondiale è stata una settimana da Dio, per dirla citando un titolo di film…