Trentin, un altro giro sugli sterrati fra Parigi e Tours

05.10.2024
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Domenica si corre la Parigi-Tours, classica di antica nobiltà. Fu lanciata nel 1896 da Henri Desgrange, l’ideatore del Tour del France, per ripercorrere idealmente il tracciato che i reali di Francia seguivano per raggiungere uno dei loro castelli, collegando la nuova e l’antica capitale di Francia. Dal punto di vista ciclistico, si tratta di una delle classiche più antiche, che tuttavia negli anni ha cambiato più volte pelle.

E se negli anni Novanta era diventata la classica dei velocisti, scontro al vertice fra treni e uomini, con l’introduzione di un paio di muri nel finale era diventata una corsa più vivace. Finché ASO che la organizza, probabilmente ispirata dalla concomitanza con l’Eroica di Gaiole in Chianti, s’è inventata una serie di passaggi su sterrati in mezzo ai vigneti.

La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours 2022. Quarto e quinto Consonni e Mozzato
La volata vincente di Demare alla Parigi-Tours 2022. Quarto e quinto Consonni e Mozzato

Tanti italiani

Fra gl italiani l’hanno vinta Minali e Petacchi, quando era prova di Coppa del mondo e sull’Avenue du Grammont si arrivava in volata. Un anno però la vinse Tafi. Era l’8 ottobre del 2000, Andrea arrivò da solo con la rabbia in corpo e inviò così un messaggio al cittì Fusi che lo aveva lasciato fuori dai mondiali che si sarebbero corsi la settimana successiva a Plouay. L’ha vinta anche Marcato, attuale diesse del UAE Team Emirates.

L’ultimo italiano ad averla vinta è stato Matteo Trentin. Accadeva nel 2015 e nel 2017, quando il trentino correva ancora nella Quick Step. E siccome a certi appuntamenti non ci si può sottrarre, Trentin sarà nuovamente al via che sarà dato da Chartres. Ormai da Parigi non parte più niente, nemmeno le Olimpiadi. Trentin giovedì ha corso la Sparkassen Münsterland Giro, ovviamente in maglia Tudor Pro Cycling.

Cambia qualcosa ad averla vinta per due volte?

Non cambia niente, cambia solo se non c’è Pogacar e in teoria non c’è, quindi si va alla partenza più fiduciosi. Quello che ha fatto al mondiale credo non fosse mai successo prima. Comunque penso che se l’Olanda e il Belgio trovavano subito un accordo e lo mettevano a 20 secondi, era una cosa. Potevano fare l’azione e prenderlo. Se invece lo lasci andare, tira solo il Belgio e l’Olanda si nasconde, allora gli fai anche un favore. L’unico che poteva provare era Evenepoel, infatti tutti gli altri si sono finiti cercando di rispondere ai suoi scatti.

Torniamo alla Parigi-Tours, quanto è cambiata da quando l’hai vinta tu?

Ai tempi era ancora la Parigi-Tours classica, un po’ più lunga. Se c’era vento, veniva una corsa un pochino più dura. Poi hanno aggiunto due strappi finali e rispetto a quella che era la prova di Coppa del mondo cambiava parecchio e si decideva lì. Adesso il percorso è cambiato totalmente con queste strade sterrate. In teoria è più dura, però negli ultimi anni si è sempre deciso tutto in finale. Quindi più dura, ma anche no.

Il vento incide sempre?

Comanda lui. E’ il vento che determina quanto viene dura la corsa. Il percorso non è difficile, di per sé è fattibile.

Lo scorso anno, con la faccia piena di polvere, la Parigi-Tours l’ha vinta l’americano Riley Sheehan
Lo scorso anno, con la faccia piena di polvere, la Parigi-Tours l’ha vinta l’americano Riley Sheehan
Le strade bianche non incidono?

La verità? Non sono così belle e alla fine sono tutte dritte, quindi non sono neanche tecniche. E’ tecnico il pezzo del circuito, ma la strada sterrata in sé non è tortuosa – destra, sinistra, salita, discesa – che renderebbe il percorso tecnico come in Toscana. Sono tutte strade dritte, a parte una che ha due curve e un’altra che ne ha una. Quindi diciamo che fanno la differenza perché buchi. Mentre non l’abbiamo ancora mai fatta con la pioggia e questa potrebbe essere la vera incognita. Infatti mi hanno detto che ha piovuto per per tutta la settimana scorsa, quindi non credo proprio che arriverà ad asciugarsi tutto.

Preferisci questa versione della Parigi-Tours o quella di prima?

Quella di prima. Questa sembra una sorta di “vorrei ma non posso” cercando di imitare la Strade Bianche. In Francia nel 2018 e 2019 mettevano strade bianche dappertutto, perché si erano accorti che tiravano. Poi per carità, ci sta che abbiano voluto modernizzare un pochino la corsa, perché era sempre stata la corsa del vento. Però alla fine non è cambiato nulla: se non c’è il vento, la Parigi-Tours non diventa dura sino al finale. E il finale non è abbastanza duro per fare la differenza. L’anno scorso sono arrivati in quattro, ma la selezione è venuta dopo mille scatti e controscatti, non perché il percorso fosse impegnativo.

Quanto conta avere accanto la squadra?

Oddio, conta come in tutte le corse. Se c’è vento, più sei davanti e meglio è. Quando poi si arriva nelle strade sterrate, per quanto la strada in sé non sia così selettiva, il tratto è comunque nervoso. Sei sempre lì a limare e tenere posizioni. Quindi è ovvio che se hai qualcuno che ti dà una mano, come in tutte le corse, ti aiuta a risparmiare un po’ di energie. Io avrò con me un bel gruppo di giovani, compreso il nostro Sierra.

Quest’anno Trentin ha colto al Renewi Tour la prima vittoria in maglia Tudor Pro Cycling
Quest’anno Trentin ha colto al Renewi Tour la prima vittoria in maglia Tudor Pro Cycling
Come stai? Si può provare a fare qualcosa?

Sto bene. La settimana scorsa al Grand Prix de Wallonie ero lì per giocarmi la corsa e uno ha deciso di non fare la curva, di finirmi addosso e poi trascinarmi per terra. Alla Super 8 Classic ho fatto sesto. Questa settimana invece ho riposato. Ho ancora due gare, Parigi-Tours e Gran Piemonte, penso di star bene, quindi vediamo di portare a casa qualcosa. La squadra invece non farà le corse di Pozzato in Veneto, quindi fra poco si chiude la stagione e si pensa alla prossima. La squadra si sta rinforzando, come corridori e staff. Arrivano Alaphilippe e Hirschi che si inseriranno benissimo nel gruppo. Ho corso con entrambi e non ho dubbi. Il progetto sta crescendo davvero bene.

Un punto sui mondiali juniores. Che dicono gli stranieri?

22.09.2024
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Le quattro tappe del Giro della Lunigiana hanno evidenziato due protagonisti assoluti: Paul Seixas e Lorenzo Finn. Abbiamo scritto tanto dei due giovani che si sono messi in evidenza sulle strade di Liguria e Toscana. Un francese e un italiano che, con grande probabilità, saranno tra le figure principali dei mondiali juniores di Zurigo. In tanti lo hanno detto, dal cittì Salvoldi agli stessi avversari che contro Finn e Seixas hanno lottato, finché le gambe hanno retto. Ora si tratta di prendere la corsia giusta per arrivare all’appuntamento iridato nella migliore condizione. Ma gli ostacoli verso la maglia iridata hanno nomi e cognomi: il più gettonato è Albert Philipsen. 

Sumpik in rampa di lancio

Dino Salvoldi ha definito l’affare di Zurigo una corsa a tre, anche se gli outsider sono diversi a partire da chi ha completato il podio della Corsa dei Futuri Campioni: Pavel Sumpik. Il ragazzo della Repubblica Ceca cresciuto alla Roman Kreuziger Cycling Academy rimanda però le considerazioni al mittente. 

«Il percorso mi si addice abbastanza – analizza Sumpik – ma bisogna stare attenti. L’esperienza dell’anno scorso mi ha insegnato a essere calmo, ci sono tanti ragazzi che vogliono vincere. Albert Philipsen sarà l’uomo da seguire. Potrebbe vincere ancora, in questa stagione ha dimostrato di essere molto forte. Le salite di Zurigo gli si addicono perfettamente». 

Il nuovo piano sloveno

Altri erano gli iscritti alla lista dei pretendenti, ma la sfortuna li ha colpiti in maniera differente. Tra di loro c’era Jacob Ormzel, lo sloveno vincitore della Parigi-Roubaix juniores è stato messo fuori gioco in una caduta nella prima tappa del Lunigiana. I piani della Slovenia cambiano radicalmente, dall’essere una delle favorite passano a dover inventare nuovamente la corsa. 

«L’incidente ha causato un grande spavento – dice il cittì sloveno – ma siamo felici che Omrzel stia bene. Chiaro che era il nostro capitano per il mondiale, abbiamo altri corridori forti ma dovremo cambiare modo di gareggiare. Ci saranno tante occasioni per provare ad anticipare i favoriti, come entrare in una fuga fin da subito. Il percorso è duro, davanti si spende tanto quanto in gruppo. Valjavec è altrettanto forte in salite brevi ed esplosive. Sarà una battaglia tra i migliori scalatori a mio modo di vedere.

Paul Seixas è il nome sulla bocca di tutti dopo il Giro della Lunigiana e la Francia correrà tutta per lui (foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Paul Seixas è il nome sulla bocca di tutti dopo il Giro della Lunigiana e la Francia correrà tutta per lui (foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Francia all-in

I giovani galletti punteranno tutto sulle qualità di Paul Seixas, vincitore del Giro della Lunigiana e autore di una stagione di primo piano. Ha vinto dappertutto, a partire dalla Liegi fino alle corse a tappe più impegnative. 

«Il Lunigiana – racconta il cittì – era un passo in preparazione alla rincorsa verso il mondiale, le risposte direi che sono state positive. Abbiamo lavorato bene in precedenza, con un training camp sulle Alpi nella settimana prima del Lunigiana. Naturalmente per il mondiale il nostro leader unico sarà Paul Seixas, abbiamo visto come su salite brevi sia pienamente a suo agio. Certo non sarà semplice, perché è una corsa di un giorno che si prepara in un mese».

ll cittì belga crede nella forza della sua squadra, nessuna punta ma tante frecce (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
ll cittì belga crede nella forza della sua squadra, nessuna punta ma tante frecce (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Belgio all’arrembaggio

La squadra guidata da Serge Pauwels ha tante frecce nel proprio arco. Una delle più interessanti sarebbe stata quella che porta il nome di Aldo Tailleu, ma anche lui è stato vittima di una caduta e sarà fuori dai giochi. 

«La selezione non è stata semplice – spiega – però avremo tanti corridori validi, nessun capitano designato probabilmente. A Zurigo l’ultima scalata sarà lontana dall’arrivo, una ventina di chilometri. Non è detto che vincerà il miglior scalatore, potrebbe esserci spazio per un passista. Abbiamo delle buone alternative come Jasper Schoofs o Matijs Van Strijthem. Staremo a vedere, perché la squadra conterà abbastanza a mio modo di vedere, quei venti chilometri finali pianeggianti aprono a scenari diversi».

Finn e Seixas, è subito testa a testa. La prima al francese

04.09.2024
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LA SPEZIA – La prima tappa del Giro della Lunigiana offre un testa a testa mozzafiato tra Lorenzo Finn e Paul Seixas. Una volata a due su via Domenico Chiodo, nel centro di La Spezia, dove a spuntarla è il francese, che beffa di poco il campione italiano in carica (in apertura foto Duz Image / Michele Bertoloni). Sopra le teste dei corridori risplende un cielo azzurro, mentre sullo sfondo le colline incorniciano un quadro da cartolina. Oltre quei verdi pendii ci sono le Cinque Terre, la testimonianza di come la Liguria sia una regione dove il mare e la montagna vivono in simbiosi. 

Una volata lanciata da lontano. Prima con uno studio attento tra i due contendenti, iniziato a un chilometro dall’arrivo. Poi dopo un lento avvicinamento è partito lo sprint, che Seixas prende in testa e conclude alzando le braccia al cielo. Finn fa un gesto di stizza e si rammarica, mentre i due spariscono dietro la curva in fondo al rettilineo. 

Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Seixas beffa Finn allo sprint, è lui la prima maglia verde del Lunigiana 2024 (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Uno contro uno

Dopo l’arrivo Paul Seixas è circondato dai compagni di squadra e dal massaggiatore del team francese. Al contrario Lorenzo Finn è solo, gli altri atleti della Rappresentativa Liguria devono ancora arrivare e l’impressione è che la differenza non la faranno solo le gambe dei due giovani talenti, ma anche quelle dei compagni di squadra. La nazionale transalpina ha preso in mano la situazione e in poco meno di 25 chilometri ha ricucito il margine sui fuggitivi e propiziato l’attacco del loro capitano. 

«I miei compagni hanno fatto un grandissimo lavoro – commenta ai piedi del podio – io ho solo portato a termine quanto costruito da loro. Sono felice di aver iniziato con una vittoria e una prestazione del genere, questo mi fa capire che ho lavorato bene in preparazione al Giro della Lunigiana. Sono in ottima forma. E’ una corsa impegnativa con tanti corridori forti, Finn lo ha dimostrato ma anche gli altri non sono da sottovalutare. Non penso che sia una sfida tra noi due e basta, ci sarà da stare attenti alle altre squadre che ora saranno agguerrite».

Finn rincorre

Al contrario Lorenzo Finn ai piedi dell’ultimo GPM di giornata si è trovato a dover rincorrere il rivale francese. Ieri alla presentazione delle squadre lo aveva etichettato come uno dei principali favoriti e così si è rivelato. Il solo a tenere il suo passo è stato proprio il ligure della Grenke Auto Eder che qui corre con i colori del team Liguria. 

«Sono dispiaciuto di aver perso – commenta Finn mentre le sue gambe girano sui rulli per sciogliere i muscoli – perché ero lì. La gamba in salita era molto buona, quindi fa sperare bene per i prossimi giorni. Abbiamo fatto la differenza noi due, lui ha iniziato la salita finale con qualche secondo di vantaggio, poi in discesa sono riuscito a chiudere. La Francia ha attaccato in discesa e sono andati via in tre mentre io ero rimasto nel gruppo dietro. In salita ho fatto una cronometro per mantenere il distacco. Il Giro della Lunigiana è una corsa che si può vincere anche in discesa e il fatto di aver spinto bene e chiuso su Seixas mi fa ben sperare. Ogni secondo farà la differenza e domani saremo ancora qui a sfidarci».

I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
I quattro al comando guidati da Stefano Viezzi, a fine giornata per lui la maglia dei Traguardi Volanti (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

L’Italia va

L’azione di giornata è scandita da quattro corridori, degni di un’Italia che va veloce, corre e cresce bene. Stefano Viezzi, Andrea Bessega, Elia Andreaus e Michele Bicelli si sono avvantaggiati in un tratto in pianura alla fine del primo GPM di giornata. Il cronometro ha fatto segnare un distacco massimo di 2 minuti e 38 secondi.

«L’idea di anticipare – spiega il campione del mondo di ciclocross Stefano Viezzi – era già in programma perché sapevamo che gli altri erano più forti su questo tipo di salite. Le pendenze all’8 per cento non aiutano i corridori della mia stazza (Viezzi è alto 190 centimetri per 70 chilogrammi, ndr). Siamo riusciti a prendere un bel vantaggio, personalmente ci credevo perché 2 minuti e 38 sono tanti da recuperare. Poi Finn e Seixas sono rientrati e bisogna solo che fargli i complimenti. A noi resta la consapevolezza che siamo andati forte e che avremo le nostre occasioni nei prossimi giorni.

«Quando dopo una quarantina di chilometri – spiega Elia Andreaus – è partito Viezzi mi sono subito accodato. Poi sono rientrati anche Bicelli e Bessega. Quello che hanno fatto Finn e Seixas è impressionante, di un altro livello. Anche con tutto quel vantaggio sapevo che in salita ci avrebbero potuto riprendere e saltare. Così è stato. Ora sono in classifica (ha terminato quarto la tappa, ndr) ma sarà difficile rimanerci. Forse sarà meglio puntare a qualche tappa».

Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)
Il via del Giro della Lunigiana 2024 è avvenuto dall’anfiteatro di Luni (Foto Duz Image / Michele Bertoloni)

Fuori Omrzel  

I primi chilometri del Giro della Lunigiana hanno dato già dei verdetti importanti. La corsa di uno dei favoriti, Jakob Omrzel, dura esattamente 6 minuti, terminando a Sarzana. Una caduta, che ha coinvolto anche Jacopo Sasso, pone fine al sogno del giovane sloveno di vincere la Corsa dei Futuri Campioni. I due sono stati prontamente trasportati in ospedale, sono stati ricoverati e coscienti.

La Ag2R licenzia Lavenu: fine (triste) di una lunga storia

22.08.2024
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Lo ha ben raccontato L’Equipe: Vincent Lavenu non è più il team manager della Decathlon-Ag2R La Mondiale. E anche se era intuibile che il cambiamento sarebbe arrivato, nessuno si aspettava che nei confronti del suo fondatore si arrivasse a un licenziamento come quello che si è consumato. Il tempo che si chiudesse il Tour de France a Nizza, ricostruisce il quotidiano francese, e al fondatore della squadra è arrivata una mail in cui si annunciava l’apertura del processo di licenziamento. Contestualmente, gli sarebbe stato chiesto di restituire telefono aziendale, computer e auto.

Avevamo parlato con lui proprio in Francia, ragionando sulle prestazioni opache dei suoi ragazzi al confronto con quelle sfavillanti del Giro e ci aveva fatto capire che di colpo il clima in squadra non fosse più così sereno. Nulla lasciava però pensare all’epilogo poi andato in scena.

Rinaldo Nocentini e la sua maglia gialla del 2009 danno lustro inatteso alla squadra
Rinaldo Nocentini e la sua maglia gialla del 2009 danno lustro inatteso alla squadra

La Chazal-Vanille

Lavenu quella squadra l’ha fondata nel 1992 con un produttore di salumi francese. E’ la Chazal-Vanille del gigante Kirsipuu, che con gli anni diventa la Casinò e poi dal 2000 al 2023 ha come primo nome Ag2R, abbinato dal 2021 al 2022 a Citroen. Ogni volta Lavenu è lì a raccontarla, costruirla, tenerla insieme. Ogni volta con la sua serietà di uomo all’antica, che sulla soglia dei 68 anni già pensava che fosse arrivato il momento della pensione, ma si era certamente augurato di poter gestire l’uscita di scena. Magari dando a sua figlia Magali, inizialmente addetta stampa del team, il ruolo di responsabilità di cui parlava già da un po’. Magari lanciando un team femminile. I progetti non mancavano.

Invece lo hanno convocato. Dall’altra parte del tavolo ha trovato il nuovo direttore generale, Dominique Seryes, e il segretario generale Philippe Chevallier che aveva assunto a sua volta come vice. Nessuno ha raccontato esattamente come sia andato l’incontro, ma pare che al termine Lavenu abbia avuto un malore e per questo sia stata chiamata un’ambulanza dei Vigili del Fuoco. Da quel momento Lavenu ha affidato la gestione della vicenda a un avvocato.

Il caso Bonnamour

L’Equipe ha cercato di ricostruire con i contatti interni alla squadra e pare che la causa scatenante del licenziamento sarebbe stato il caso doping di Bonnamour. Il corridore francese, 29 anni, è stato sospeso dall’UCI dopo il Tour Down Under a causa di anomalie nel suo passaporto biologico e licenziato dalla squadra il 26 marzo. A Lavenu sarebbe stato imputato il ritardo con cui ha informato i suoi nuovi capi della situazione in corso. Sta di fatto che, con rapidità sorprendente rispetto alle abitudini, scattato il licenziamento, il suo nome è scomparso dall’organigramma del team, dove figurava ormai come direttore sportivo e non più come manager.

Il passaggio era avvenuto infatti nel luglio scorso con la nomina di Dominique Serieys da parte della direzione dell’AG2R La Mondiale, anche se (alla larga da sguardi indiscreti) i problemi erano iniziati tre anni prima.

Dal 2013 al 2017 è anche la squadra di Domenico Pozzovivo
Dal 2013 al 2017 è anche la squadra di Domenico Pozzovivo

Nasce la Ag2R-Citroen

Per consentire alla sua squadra di crescere e reggere il confronto internazionale, nel 2020 Lavenu ha costruito una nuova sede. E’ il progetto Ag2R-Citroen, raccontato come una meraviglia francese e come salto di qualità significativo, con l’arrivo di corridori come Greg Van Avermaet. Invece è l’inizio dei problemi.

Per metterlo in strada, Lavenu si indebita personalmente e proprio in quel momento iniziano i problemi. Per motivi non annunciati, Citroen attiva improvvisamente la clausola di recesso dopo tre dei cinque anni per cui ha firmato. Mentre Ag2R nomina un nuovo direttore generale, poco propenso ad assecondare gli slanci del manager francese.

Nel 2021 arriva Van Avermaet, oro olimpico a Rio 2016
Nel 2021 arriva Van Avermaet, oro olimpico a Rio 2016

Le carte sul tavolo

E’ la fine una partnership importante e antica, per i tempi del ciclismo. Un investimento, certo, ma anche un hobby per i grandi sponsor, che di colpo si trasforma in mero business. Per questo Ag2R La Mondiale mette le carte sul tavolo e offre due scelte. Rilevare la società, oppure andarsene. Il prezzo d’acquisto proposto, ricostruisce L’Equipe, sarebbe di 8.000 euro: una cifra che stupisce anche i due corridori presenti all’incontro. Il cambio di strategia è argomentato con la necessità di passare a società sportive meno romantiche, ma in grado di reggere il confronto con l’iper professionalizzazione dello sport.

Lavenu è nell’angolo. Ha cento dipendenti da tutelare e capisce che l’uscita di Ag2R La Mondiale sarebbe per questo drammatico. Per cui il contratto viene firmato. Lavenu resta nella posizione di direttore generale, ma contestualmente deve firmare una modifica al contratto a causa della quale perde ogni potere di firma.

La squadra da quest’anno ha cambiato nome con l’arrivo di Decathlon: qui Paret Peintre vince a Cusano Mutri al Giro
La squadra da quest’anno ha cambiato nome con l’arrivo di Decathlon: qui Paret Peintre vince a Cusano Mutri al Giro

Fine della storia

E’ una rottura netta col passato di squadre costruite e mandate avanti da un solo uomo, il presente che spazza via la tradizione. Certo con motivazioni sostenibili, però con modi che lasciano a desiderare. Alcuni membri dello staff hanno preferito lasciare la squadra lo scorso anno, un paio di dipendenti hanno intentato causa alla società, fra cui un direttore sportivo in squadra dal 1994.

Della gestione precedente resta la struttura del servizio corse, per la quale la società paga ora l’affitto a Lavenu. Tuttavia secondo L’Equipe la strategia prossima prevede che la compagnia assicuratrice voglia risistemare i quadri della squadra per poi venderla definitivamente a Decathlon, con lo spostamento a quel punto della sede operativa nel Nord della Francia. Si chiude una pagina del ciclismo francese, se ne apre un’altra. Sarà la storia a dire quale dei due capitoli sarà stato infine più affascinante e meritevole di racconto.

Albanese nel WorldTour ha scoperto il fascino del Nord

23.05.2024
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Anche Vincenzo Albanese è entrato nei meccanismi dell’Arkea-B&B Hotels e si trova a correre lontano dall’Italia come capita al suo compagno e connazionale Luca Mozzato. Quando lo chiamiamo, è arrivato da pochi minuti nella Loira, regione del Nord della Francia dove oggi parte la Boucles de la Mayenne. Una breve corsa a tappe molto vicina alle caratteristiche tecniche di Albanese. 

«Sono arrivato da una decina di minuti – racconta – e tra poco andrò a provare il percorso del prologo (che si corre oggi, ndr). Mi sono messo in viaggio martedì sera, ho fatto tappa a Parigi e ho preso il treno per arrivare fino a qui. Rispetto agli anni scorsi viaggio molto di più: da un lato è stressante, ma mi piace venire a fare queste gare nel Nord».

Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)

Primo anno nel WT

Per Albanese il 2024 è stato l’anno del debutto in un team WorldTour, lo ha fatto a 27 anni con una lunga esperienza alle spalle. Il mondo dalla prospettiva dei grandi assume dettagli differenti, sfumature che si notano e che Albanese ci racconta…

«Un po’ di differenze ci sono – prosegue nel racconto – in un team WorldTour abbiamo molta più organizzazione e un calendario più ampio. Fino all’anno scorso le gare sulle quali puntare erano quelle, ora la cosa bella è che se sbagli una corsa ne hai altre dopo per rifarti. In una professional il calendario è ristretto e se sbagli… Ciao, ci si rivede l’anno prossimo. Per quanto riguarda le tipologie di corse che ho fatto, direi che sono contento, sto mettendo da parte tanta esperienza e ho scoperto un calendario interessante tra Francia e Belgio». 

L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
E’ arrivato anche l’esordio sulle pietre nel WT, con l’E3 Saxo ad Harelbeke…

Una bellissima gara, nella quale sono andato senza particolari aspettative e ho portato a casa il nono posto. Ero tranquillo all’inizio, Mozzato mi ha dato i giusti consigli e sono partito sereno. 

Che consigli ti ha dato?

In generale durante la stagione tanti. Ma il più prezioso è arrivato proprio ad Harelbeke perché io non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi. Mozzato mi ha preso, mi ha messo da parte e mi ha detto di stare sempre davanti. Mi ha anche indicato il punto dove sarebbe esplosa la corsa e indovinate? E’ esplosa esattamente lì. 

Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Quanto è importante per te avere una figura come Mozzato accanto?

Molto. Con lui ho un gran bel rapporto e ci si diverte anche. Cosa che male non fa, soprattutto se stai lontano da casa per una o due settimane. Capita che si passino 15 giorni fissi in Belgio e avere la giusta compagnia aiuta a superare le giornate. 

Poi è arrivato il Fiandre.

Una corsa unica, fantastica. Una delle più belle e spettacolari che abbia mai fatto. Mi sono anche comportato bene, arrivando 28°. Non dico che ci sia stato un po’ di rammarico, ma quasi: ero nel gruppo con Mozzato, ho forato e sono rimasto coinvolto in una caduta, peccato. Magari avrei potuto lottare per una posizione migliore. Ma già essere lì sugli ultimi muri con i superstiti di giornata e dietro solo all’alieno Van Der Poel è stato bello. 

Arkea-B&B Hotels, squadra francese con tanti corridori del Nord e al Fiandre i primi due sono italiani.

Ci abbiamo pensato anche noi! I diesse alla fine della corsa ridevano e scherzavano proprio su questo. Si potevano aspettare di tutto tranne che i primi due atleti del team a tagliare il traguardo saremmo stati noi.

Una prima stagione nel WT che ti ha permesso di scoprire anche gare nuove…

Mi piacciono molto le gare nel Nord, sono adatte a me. Ho ancora un anno di contratto e la prossima stagione voglio tornare e riprovarci.

Ci hai detto dei viaggi, in un team WT ti sposti molto, ti pesa?

Vero che viaggiamo tanto, ma dipende da che corridore sei. Io sono uno da corse di un giorno o brevi gare a tappe quindi mi sposto parecchio, ma poi riesco a tornare a casa. Poi chiaro che se ho una serie di corse in Belgio o in Francia rimango su, per comodità. Succederà così anche dopo la Boucles de la Mayenne, visto che dopo pochi giorni sarò al Circuit Franco-Belge. Tanto quando decidiamo di restare al Nord non siamo mai soli, ci sono altri atleti o lo staff che si ferma. 

In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Esattamente un anno fa eri nel mezzo del Giro, ti manca?

Visto il clima di ieri no (ride, ndr). In realtà grazie a queste esperienze ho capito di non essere un corridore adatto alle grandi corse a tappe. Preferisco concentrarmi sulle corse di un giorno o gare di una settimana, sono più adatte alle mie caratteristiche. Fino ad ora ho messo nelle gambe tanti giorni di gara, ma mirati sul tipo di corridore che sono. 

Il calendario ora cosa prevede?

Tirerò fino al campionato italiano, passando per Francia, Belgio e Giro di Svizzera. Poi mi fermerò per la pausa di metà stagione, farò cinque giorni senza bici e un lungo periodo di altura. In teoria dovrei tornare alle corse tra metà luglio (Giro dell’Appennino, ndr) e inizio agosto. Dovrei fare buona parte del calendario italiano di fine stagione.

Trevigiani in Francia per la prima corsa a tappe della stagione

02.05.2024
4 min
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L’Uc Trevigiani si trova in Francia, precisamente sulle strade de la Ronde de l’Isard, corsa a tappe under 23 (foto apertura Florian Frison/DirectVelo). Ieri si è disputata la prima tappa con arrivo a Trie-sur-Baise, con vittoria dello svedese Lovidius, il secondo posto dell’azzurro Sierra (Tudor U23) e il quarto proprio di Perani della squadra veneta. Oggi si arriva invece a Bagneres de Luchon, città che ha ospitato parecchie volte il Tour de France. Un viaggio lungo, che ha portato i ragazzi della Trevigiani fino al dipartimento dell’Alta Garonna, al confine con la Spagna. Tanti chilometri per trovare la prima corsa a tappe della stagione: non un bel segnale se un team italiano deve attraversare un intero Paese per far correre ai suoi ragazzi un appuntamento di alto livello. 

«Questo – dice Filippo Rocchetti diesse del team – rappresenta il primo passo di avvicinamento al Giro Next Gen. Siamo arrivati nella giornata di lunedì 29 aprile: due massaggiatori, un meccanico, i sei corridori ed io. I ragazzi hanno pedalato su queste strade per prendere le misure e noi abbiamo fatto tutte le verifiche e i controlli prima di iniziare la corsa».

Un lungo viaggio

L’Alta Garonna si trova all’interno del Parco Nazionale dei Pirenei, da queste parti il ciclismo e la salita sono due certezze. Per certi versi l’idea degli organizzatori è la stessa di quella che hanno avuto al Giro della Valle d’Aosta. Una corsa a tappe breve ma impegnativa, sempre con la catena in tiro e la faccia che guarda al cielo. 

«E’ stato un viaggio davvero lungo – continua Rocchetti – dieci ore e mezza di macchina, per fortuna non abbiamo trovato traffico. Lungo, ma scorrevole (ride, ndr). Partiamo da qui per arrivare nel migliore dei modi al Giro Next Gen. Il percorso sarà impegnativo e i ragazzi si devono preparare, per molti di loro la Ronde de l’Isard è la prima corsa a tappe da U23. La Trevigiani da queste parti era già venuta qualche volta, per me, invece, rappresenta il debutto da diesse in terra francese».

Tanta Italia ieri nella prima tappa con 5 atleti nei primi 10 (foto Florian Frison/DirectVelo)
Tanta Italia ieri nella prima tappa con 5 atleti nei primi 10 (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come siete organizzati?

Abbiamo portato un furgone officina, una macchina e un furgone per trasportare i ragazzi. I trasferimenti sono comodi, al massimo ci saranno da coprire 45 chilometri tra l’arrivo di una tappa e la partenze di quella successiva. Ci siamo attrezzati con il minimo indispensabile, con sei ragazzi una macchina va ancora bene. Poi comunque ci sono gli altri a casa che saranno impegnati nelle attività nazionali. 

Hai parlato di preparazione al Giro Next Gen, quindi questi sei sono gli stessi che vedremo in azione alla corsa rosa per U23?

Praticamente saranno questi, al Giro i corridori che si potranno schierare saranno sei. Però i nomi usciranno da qui. La Ronde de l’Isard è una gara davvero dura, con cinque tappe che non danno mai respiro. 

Nella zona dei Pirenei la primavera non si è affacciata in maniera decisa (foto Florian Frison/DirectVelo)
Nella zona dei Pirenei la primavera non si è affacciata in maniera decisa (foto Florian Frison/DirectVelo)
Come mai diventa una tappa importante per preparare il Giro?

Perché è la prima corsa di più giorni dell’anno, per prima cosa. Poi è dura e quindi si mette tanta fatica nelle gambe. Spero di uscire da qui con i ragazzi in crescita. La corsa prevede tante salite lunghe, cosa che in Italia nelle gare U23 facciamo fatica a trovare.

Hai detto che molti ragazzi sono alla prima esperienza in una gara a tappe. 

Sì, sembra strano ma è così. In Italia ne abbiamo poche e per di più il Giro Next Gen è la prima. Portare ragazzi a fare esperienza è importante per far capire loro come ci si muove in gruppo e come si gestiscono certi sforzi. Se penso al fatto che siamo arrivati fino al confine con la Spagna per fargli fare un’esperienza così

In questo giorni in Francia il corridore di punta della Trevigiani sarà Zamperini (in secondo piano)
In questo giorni in Francia il corridore di punta della Trevigiani sarà Zamperini (in secondo piano)
Il parterre è importante.

Ci sono altre due formazioni italiane: Technipes e CTF. Poi c’è la Visma Development al completo e tante squadre di sviluppo. Il livello è alto, noi punteremo a difenderci e a raccogliere qualche risultato. La nostra punta è Zamperini, sta bene ed è in condizione, il suo mese di aprile lo ha dimostrato. Vedremo cosa farà da qui in avanti.

Lo sfogo di Bonifazio e la promessa di riprovarci

16.09.2023
4 min
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Bonifazio è tornato a correre, dopo più di un mese, in Belgio: prima al Bodes Izegem Koerse e poi al GP Fourmies. Mentre la prima corsa gli è servita per tornare a mettere chilometri nelle gambe, la seconda (Gp Fourmies) lo ha portato già ad ottenere un buon sesto posto.

Un piazzamento che lo accompagna con maggiore fiducia alle prossime gare, a cominciare dal Memorial Pantani (in apertura Bonifazio in ricognizione a Tavullia, foto Instagram), corso oggi, e all’Adriatica Ionica Race. 

Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)
Tra le due corse in Belgio e Francia Bonifazio è tornato sulle pietre della Roubaix ad allenarsi (foto Instagram)

Care pietre

Niccolò Bonifazio ha poi postato una foto sui social che immortalava le pietre della Roubaix. Il corridore ligure da quelle parti ci ha lasciato il cuore e un po’ di fortuna, che in futuro spera di poter andare a recuperare. 

«Tra le due corse fatte in Francia e Belgio – racconta Bonifazio – ho approfittato per tornare ad allenarmi sulle strade della Parigi-Roubaix. La corsa distava un po’ da lì ma il richiamo era troppo forte e sono tornato a pedalare su quelle pietre. In passato ho corso qui per tre volte e non sono mai stato fortunato: tra forature o cadute nelle gare prima non sono mai arrivato al pieno della forma. Secondo me è una gara che si può adattare alle mie caratteristiche, vado forte in pianura e guido bene la bici. Solo che negli anni le squadre non mi hanno più convocato, forse non avrò più occasione di tornare, ma ci spero sempre».

Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto
Al Giro d’Italia, nella tappa vinta da Dainese per Bonifazio è arrivato un quarto posto

Il presente incombe

Il presente però porta esigenze diverse per Bonifazio, quest’anno in forza alla Intermarché-Wanty-Circus. L’obiettivo in queste prossime gare è quello di mettersi in mostra. Vuole dimostrare a se stesso e agli altri che in questo mondo c’è ancora spazio per lui. Il contratto con il team WorldTour belga scade alla fine del 2023, mentre per il 2024 ancora non si parla di ufficialità. 

«Ci sono stati dei contatti – spiega – anche con interessi concreti, però non si è ufficializzato ancora nulla. Mi dispiacerebbe smettere proprio ora, alla fine sono ancora giovane (deve compiere 30 anni a breve, ndr). In più bisogna anche considerare che da dopo il Covid, negli ultimi tre anni quindi, ho fatto registrare i miei migliori numeri. Il ciclismo ha cambiato pelle e si va sempre più veloci, quindi bisogna allinearsi. Da un lato non ho avuto però modo di correre con continuità, nello stesso periodo (cioè gli ultimi tre anni, ndr) ho messo insieme 40 giorni di corsa ogni stagione. Ho cercato di tenere alto il livello con tanti allenamenti, ma senza il riscontro delle gare è difficile.

«A inizio anno – continua Bonifazio – le poche occasioni le ho colte al volo. Al Giro di Sicilia ho vinto una tappa, mentre al Giro d’Italia sono arrivato tre volte in top 10. Nel ciclismo dei punti, forse non c’è più spazio per i corridori come me, ma una cosa voglio dirla: la questione dei punti dovrebbe essere rivista. Non è possibile che una vittoria di una tappa al Giro d’Italia abbia lo stesso peso di una corsa in linea minore».

E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre
E’ tornato in corsa al Czech Tour, poi di nuovo uno stop lungo un mese fino a inizio settembre

Il finale in Italia

Ora Bonifazio punta alle corse in Italia per rialzare la testa, per avere continuità in questo finale di stagione e andare con più fiducia verso la prossima.

«Nelle prossime gare cercherò di mettermi in mostra – dice – di fare bene e provare a vincere o comunque essere protagonista. Quest’anno alla Intermarché sono arrivato un po’ all’ultimo, con i programmi già fatti. Mi piacerebbe fare un inverno fatto bene e avere l’occasione di fare un calendario congruo, la voglia e la fiducia non le ho perse, tra un anno ci sentiremo di nuovo e sarò ancora qua».

Bisiaux, re di Lunigiana. A Casano vince lo spagnolo Lospitao

03.09.2023
5 min
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CASANO DI LUNI – Gli ultimi cinque chilometri di questo Giro della Lunigiana sono una rincorsa continua, un braccio di ferro a distanza tra i fuggitivi e il gruppo. 13 secondi, un nulla. Così pochi che quando i corridori spuntano sul rettilineo finale, ingannati dalla prospettiva, sembra siano tutti insieme. Invece la fuga ha resistito e sul traguardo di Casano di Luni, ad esultare è lo spagnolo Pablo Gonzalez Lospitao, che batte il norvegese Grimstad e lo sloveno Marolt. 

Cinque chilometri infiniti

Uno dei più attivi nella fuga di giornata è stato l’umbro Vittorio Friggi, il suo tecnico, Eros Capecchi, ci aveva promesso che ci avrebbero provato. In seconda battuta ci capita davanti Daniele Chinappi, della rappresentativa laziale, il primo a lanciare lo sprint, che ci racconta quegli ultimi e interminabili 5 chilometri: «Abbiamo fatto l’ultimo strappo, quello di Montecchio – racconta – molto forte perché sapevamo di avere poco vantaggio. Gli ultimi 2 chilometri, girandoci, vedevamo il gruppo arrivare. Sono saltati un po’ gli accordi e quindi con il passare dei metri ho deciso di provare la volata lunga. Con noi davanti c’erano gli stranieri che avevano un migliore spunto, ho provato a beffarli. Mi sono buttato in questa fuga perché immaginavo oggi ci sarebbe stato spazio, peccato non aver vinto, ma è stata una bella avventura».

Un altro francese: Bisiaux

Dietro il gruppo arriva unito ed in fondo, in ultima posizione, sicuro e sorridente, transita Leo Bisiaux. Il giovane francese vince questo 47° Giro della Lunigiana, succedendo a Morgado e al connazionale Lenny Martinez. E’ il secondo francese in 3 anni a vincere la “Corsa dei Futuri Campioni” e quando glielo facciamo notare sotto al podio delle premiazioni ride di gusto. 

«Avevamo una squadra forte – racconta Bisiaux mentre si scioglie nei festeggiamenti – ed è stato importante vincere questa corsa. Martinez, due anni dopo, aver vinto il Giro della Lunigiana ha indossato la maglia rossa alla Vuelta. Non so cosa potrò fare io in futuro, mi auguro di poter fare gli stessi passi, ma è molto difficile. Vedrò anno dopo anno in che direzione andare e che cosa fare, penso che con il giusto impegno si possa fare tutto. Le gare, però sono difficili, farò i giusti passi, scoprendo che corridore sono».

«Intanto – riprende subito – il prossimo anno passerò alla AG2R Citroen Continental (Bisiaux corre già nel team juniores, ndr). E’ la squadra giusta per me, francese e che mi darà gli spazi per gestirmi e conoscermi sempre meglio. Poi conosco tutto lo staff, che è un dettaglio da non trascurare».

Stradista e crossista

Leo Bisiaux corre anche nel ciclocross, e sul fango, dove mette le ruote vince. L’inverno appena passato ha fatto incetta di primi posti, tra i quali spicca una “tripletta” da capogiro: titolo nazionale francese, titolo europeo e maglia iridata. Un pensiero non può che andare in quella direzione, Bisiaux stesso non intende abbandonare questa disciplina che tanto gli piace e che gli porta numerose gioie. 

«Ora correrò su strada fino ai campionati europei – ci dice – e poi passerò al ciclocross. La scelta di continuare con l’AG2R è dovuta anche a questo, loro mi lasciano lo spazio per correre anche nel ciclocross. Abbiamo visto come ormai sia una disciplina che vale tanto, in chiave di preparazione e di crescita. Van Der Poel ha vinto entrambi i titoli iridati (strada e ciclocross appunto, ndr). Van Aert è uno degli atleti più forti in circolazione, insomma è una disciplina che porta tanti benefici, e in più mi piace tantissimo».

Roubaix U23: Delle Vedove racconta il viaggio all’Inferno

11.05.2023
5 min
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LE CATEAU-CAMBRESIS (Francia) – Nel piazzale dei pullman di linea del paesino del dipartimento dell’Alta Francia si sono raccolte le squadre della Paris-Roubaix Espoirs. La pioggia detta il ritmo della mattinata, picchiettando su caschi e bici, in un silenzio decisamente surreale. Il camper del team development della Intermarché è uno dei più distanti dalla partenza. Chiediamo di parlare con Delle Vedove e i suoi lunghi capelli escono dal camper pochi istanti dopo.

Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)
Delle Vedove dopo aver corso la Eschborn-Frankfurt ha iniziato a preparare la Roubaix (foto Instagram)

Di casa al Nord

Il veneto, al suo primo anno da under 23, è stato accolto dalla Circus-ReUz nel migliore dei modi. E’ giovane ma ha già dimostrato, almeno in parte, di essersi meritato questa squadra: la convocazione alla Paris-Roubaix Espoirs ne è una testimonianza. Ma com’è preparare questa gara quando corri in una squadra che da queste parti è praticamente di casa?

«Arrivavo direttamente dalla Eschborn-Frankfurt (dove ha fatto settimo, ndr). Siamo venuti a provare il percorso mercoledì – racconta sotto una tettoia mentre cerchiamo di ripararci dalla pioggia – abbiamo visto gli ultimi 100 chilometri. La squadra ci ha fatto curare tutto nei minimi dettagli, si è curato molto il setting della bici. Io sono poi rimasto al service course che è qui vicino. Gli altri giorni prima della corsa ci siamo allenati riducendo sempre di più le ore. Giovedì abbiamo pedalato due ore e mezza, mentre venerdì e sabato abbiamo fatto delle sgambate da un’oretta e mezza».

La cura dei dettagli

Questi cinque giorni al Nord per Delle Vedove sono stati un ottimo modo per adattarsi al clima e alle pietre. La prima differenza che si nota rispetto al viaggio della Colpack-Ballan è la ricognizione. Per motivi logistici la squadra bergamasca ha visto i primi chilometri di gara, che comprendevano comunque quattro settori di pavé. 

«I giorni prima della gara – riprende Delle Vedove – non siamo tornati sul percorso, anche perché le indicazioni le avevamo prese. Il meccanico aveva il suo bel da fare, ha dovuto sistemare due bici per ogni corridore. Tutti in squadra abbiamo optato per la bici più pesante, lasciando la light sull’ammiraglia. Io ho scelto di correre montando ruote con profilo da 42, i copertoni sono da 32 millimetri tubeless. Ho messo un doppio nastro al manubrio, per attutire al meglio i colpi. Il setting a livello di misure è uguale. Durante la ricognizione di mercoledì mi sono accorto che perdevo le borracce, quindi ho messo un portaborracce diverso, più stretto».

Appuntamento nel velodromo

La Paris-Roubaix Espoirs di Delle Vedove è stata una continua lotta contro il tempo. Fin dai primi settori di pavé il corridore della Circus-ReUz si è trovato a tirare il gruppo degli inseguitori. All’interno del velodromo, se non ci avesse salutato lui, avremmo fatto molta fatica a riconoscerlo. Si sta confrontando con i compagni, così ascoltiamo e chiediamo com’è andata la corsa.

«E’ stata una corsa folle fin da subito – dice – al primo settore di pavé è caduta una moto ed il gruppo si è spezzato. Noi ci siamo trovati a rincorrere, io sono stato uno dei primi a mettersi all’opera per chiudere il gap. Non è stata una corsa facile, abbiamo rincorso per quasi 100 chilometri, se non di più. Per fortuna il fango ha sporcato lo schermo del computerino, perché probabilmente ho fatto una gara interamente fuori soglia (dice ridendo, ndr). Alla fine siamo tornati sui primi nei pressi del Carrefour de l’Arbre. Io mi sono sfilato ed ho chiuso ventiquattresimo, non male. Però che corsa e che spettacolo, è la più bella mai fatta e voglio tornare, non c’è dubbio».

L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa
L’arrivo nel velodromo e la soddisfazione di aver dato il massimo, per Delle Vedove è sbocciato l’amore verso questa corsa

Le occasioni ci sono

Come detto in precedenza Delle Vedove arrivava direttamente dalla Eschborn-Frankfurt, corsa da protagonista, nella quale ha raccolto il settimo posto. Dall’inizio dell’anno ha raccolto tanti piazzamenti importanti, risultati che danno fiducia.

«La squadra crede in me – replica – son contenti di quello che faccio, e di come mi sto ambientando. Mi piace correre qui, i compagni sono super gentili e disponibili, siamo una famiglia. Per il momento, avendo ancora la scuola da concludere, alterno periodi in Belgio, quando corriamo a periodi a casa per allenarmi. A giugno, quando finirò la scuola, potrò concentrarmi ancora di più sulle corse. Per il Giro under non so ancora come ci gestiremo, certamente la squadra è corta, con soli cinque corridori, ed in più il percorso è davvero tosto».