«A casa nostra si vive di pane e ciclismo». Parole di Francesco Cingolani, che ormai è diventato “comandante in capo” di un’autentica armata, unica alternativa ai grandi team del Nord-Est che da sempre fanno il bello e il cattivo tempo nel ciclocross. Il team si avvia a festeggiare il suo trentennale (avverrà nel 2024), ma la storia è forse ancora più antica, se si pensa che la squadra nasce da quel che era il Gs Pianello, la società del paese che attraverso il Cingolani Bike Shop, negozio di riferimento non solo per le Marche, ha allargato i suoi confini a dismisura.
La storia di Francesco affonda le radici a quando era egli stesso un ciclocrossista di vaglia, nel giro della nazionale con due mondiali disputati all’attivo. Poi la sua attività si è chiusa agonisticamente ma si è espansa a dismisura, tra negozio e squadra, sulla quale ha lavorato tantissimo: «Quando abbiamo iniziato, era un piccolo team locale, man mano si è sviluppato di pari passo con il negozio. Ora abbiamo qualcosa come 200 tesserati e seguiamo un po’ tutte le attività, dal ciclocross alla mtb, dal ciclismo amatoriale su strada all’enduro. Nel ciclocross andiamo dagli esordienti agli elite con un totale di 12 atleti, insomma è un’attività a 360 gradi e l’impegno conseguente è enorme».
Il vostro non è più un team locale considerando anche la provenienza dei vostri tesserati.
Effettivamente abbiamo fatto del team una squadra nazionale: Pavan è piemontese, la Gariboldi lombarda, Debora Piana (una delle big delle marathon di mtb, ndr) è del Triveneto, ora è arrivata anche Francesca Saccu che è ligure. Questa scelta è stata fatta anche perché il nostro marchio si sta diffondendo a macchia d’olio, ormai non lavoriamo più solo con il negozio, l’attività commerciale si è spostata fortemente sull’online e quindi abbiamo anche bisogno di nomi per supportare la nostra presenza nell’intero territorio nazionale.
Un team nazionale, ma anche un team di famiglia considerando i due ragazzi, Filippo e Tommaso che continuano a vincere e convincere fra gli esordienti, come si è visto anche al recente Giro d’Italia…
Avere due figli in gara un po’ cambia le prospettive, ma il mio compito è non avere favoritismi nei confronti di nessuno, né fra loro né con gli altri. E’ chiaro che dentro di me, le loro gare sono sentite quasi più di quando correvo io, diciamo che sono emozioni diverse rispetto a quando corre qualcun altro con la nostra maglia, ma le emozioni ci sono sempre.
Non c’è il rischio che, proprio per non mostrare favoritismi, ti mostri anche più severo e attento con loro?
No, tengo tutto dentro. Poi, quando siamo a casa, riparliamo anche delle gare, degli allenamenti, di quel che c’è da fare. Bisogna considerare il fatto che stiamo parlando di ragazzi, per i quali l’attività deve mantenere un alone di divertimento e spensieratezza, anche se certamente parlando di esordienti, significa che si comincia a fare un po’ più sul serio. Poi sono in un periodo nel quale lo sviluppo fisico differenziato incide molto sui risultati: a me interessa che si divertano e ci mettano passione e quella non manca, per il valore dei risultati se ne parlerà più avanti.
Quanto incide il team dal punto di vista commerciale, sull’immagine del marchio e conseguentemente sulle vendite?
Ha un effetto positivo, rafforza il nome e il fatto di essere ormai un team nazionale è qualcosa di più, un veicolo importante nell’evoluzione del nome Cingolani. Il mercato è influenzato dalle nostre apparizioni in giro per l’Italia durante tutto l’anno e i risultati sono un bel volano per incrementare le vendite.
E’ anche vero però che, rispetto ad altre realtà di vertice del ciclocross italiano, la posizione geografica non vi aiuta…
E’ vero, chi opera nel Nord-Est è facilitato nelle sue trasferte perché la maggior parte delle gare più importanti sono lì. La gestione dei costi è più semplice, noi dobbiamo davvero essere molto attenti nella nostra gestione perché ogni trasferta significa farsi almeno 400-500 chilometri. Ho letto i costi che team di vertice come la DP66 sostiene, noi siamo su quelle cifre per le nostre trasferte, ma per farlo dobbiamo ridurre il numero degli atleti in gara, quindi pro capite paghiamo molto di più. Molti ragazzi per questo seguono di base il calendario dell’Adriatico Cross Tour, che consente trasferte molto più abbordabili.
Vi sentite una sorta di mosca bianca nel panorama del Centro-Sud d’Italia?
Non come prima. Devo constatare con piacere che rispetto a qualche anno fa c’è maggior movimento, ci sono realtà che si stanno affermando da noi nelle Marche come nel Lazio o in Puglia e questo è un segnale molto positivo.
Che cosa vi aspettate ora?
Gennaio è il mese dei campionati italiani, differenziati con le gare assolute per le categorie internazionali a Ostia Antica (RM) e quelle per le categorie giovanili a fine mese a San Fior (TV). Passato gennaio ci concentreremo sulla programmazione per la mountain bike: chi non ha fatto attività invernale esordirà nello stesso mese, chi viene dal ciclocross partirà a marzo. Pronostici non ne faccio, contiamo di continuare sulla stessa falsariga delle ultime settimane.