Per alcuni ciclocrossisti la corsa a Vermiglio non è finita sul traguardo, per meglio dire a quel punto ne è cominciata un’altra, verso l’aeroporto e poi Gallipoli, a Lecce, dall’altra parte dello Stivale. C’era da onorare la tappa finale del Giro d’Italia, per molti la caccia alla maglia rosa era l’appuntamento fondamentale per mettere un punto fermo alla stagione.
Condizioni di gara quasi opposte a quelle della sfida di Coppa del Mondo. Se lì dominavano la neve e soprattutto il freddo, in Puglia si gareggiava in condizioni climatiche ben differenti: temperatura oltre i 20°, quasi si fosse a inizio stagione sul finire dell’estate, percorso filante con passaggi sulla spiaggia e quindi sulla sabbia. Un salto enorme, eppure assorbito quasi con nonchalance dai protagonisti.
Il corridore più completo
Ad esempio da Marco Pavan, assoluto dominatore della challenge, che ha bagnato la sua maglia rosa con un’altra vittoria: «E’ stata una bella esperienza. Il Giro d’Italia da elite non lo avevo mai vinto e non è cosa da poco perché questa challenge premia alla fine il corridore più completo». Su questo aspetto il portacolori della Cicli Cingolani (che subito dopo la chiusura della gara ha portato i suoi ragazzi in ritiro prenatalizio a Pianetto d’Ostra, nei pressi di Senigallia nella zona del negozio) mette l’accento.
«Il Giro d’Italia di quest’anno ha davvero attraversato l’Italia proponendo gare sempre diverse: si andava al Nord e al Sud, si andava per mare e per montagna, c’erano percorsi con forti salite ma anche sabbiosi, insomma tante varietà anche dal punto di vista paesaggistico e questo ha influito anche dal punto di vista tecnico, perché bisognava essere competitivi su ogni terreno».
Le conseguenze di Vermiglio
Pavan a Gallipoli ha fatto gara di testa, dimostrando di aver ben assimilato lo sforzo di meno di 24 ore prima: «La mia fortuna è stata uscire indenne da Vermiglio… La gara di Gallipoli era chiaramente ad altri livelli, mi sono adattato abbastanza bene al diverso percorso in una gara che come sempre è stata ben curata».
Come Pavan, anche la sua compagna di colori Rebecca Gariboldi ha firmato a Gallipoli la sua prima maglia rosa, sugellandola con una vittoria: «A differenza di Marco, io sono uscita da Vermiglio quasi con le ossa rotte. Partivo da dietro, ho trovato molti ostacoli lungo il percorso nel senso di avversarie da superare e qualche volta gli stop hanno portato a cadute su quel percorso infido, così ho finito con una marea di ammaccature che a Gallipoli si sono fatte sentire».
Tutto cambia in 24 ore
Il passaggio così repentino da condizioni climatiche così diverse non è stato invece un problema: «Dal freddo al caldo non è così brutto, sarebbe stato molto peggio il contrario. La trasferta non è stata così pesante, avendo preso l’aereo, la mia difficoltà sono state le… botte. D’altro canto noi ciclocrossisti siamo abituati a gareggiare di continuo, ci sono settimane anche con 4 gare, bisogna organizzarsi bene con gli spostamenti, ma fanno parte del gioco».
Il percorso pugliese era decisamente più agevole: «C’era tanto da correre a piedi, ma a 20° si affronta senza problemi. Anch’io ho apprezzato molto il fatto che il Giro raccolga esperienze di ciclocross così diverse. Questa di Gallipoli per me era la prima volta sul primo gradino del podio e mi ha dato grande soddisfazione, oltretutto in un periodo nel quale non mi sento ancora nella mia forma migliore».
Una rosa arrivata in extremis
Per tradizione il Giro d’Italia riserva sempre sorprese all’ultima tappa e quella di Gallipoli non si è discostata: nella prova delle junior tutti alla vigilia avrebbero scommesso sulla vittoria della italo-albanese Nelia Kabetaj, invece la portacolori della Zhiraf Guerciotti è incappata in una giornata no conclusa con un ritiro, spianando la strada verso il trionfo ad Alice Sabatino (Jam’s Bike Team Buja): «Non me lo aspettavo, anche se in classifica ero a un punto da lei. Non ero venuta a Gallipoli per la maglia bianca, ma ora me la godo, oltretutto avendo affrontato la gara in condizioni difficili, riuscendo ad arrivare in extremis dopo che ci avevano cancellato l’aereo».
I ragazzi del Team Cingolani sottolineavano come il Giro sappia premiare sempre la costanza di rendimento in condizioni sempre diverse e la vittoria finale di Ettore Prà fra gli junior sembra essere la conferma. Il portacolori della Hellas Monteforte ha conquistato la maglia solamente all’ultima tappa: «Spero che questo sia sufficiente per farmi guadagnare una convocazione in nazionale, il mio sogno. La condizione è in crescita, vado meglio a ogni gara. Gallipoli era ideale per me, nelle gare dove c’è da correre tanto mi trovo a meraviglia, ma il percorso non era semplice, fra vento e pozzanghere. Una maglia da dedicare ai tecnici: io con gli atleti ho preso l’aereo e in un’ora e mezza ero qui, gli altri con il furgone si sono fatti 12 ore di strada…».
E ora, Giro delle Regioni…
Il Giro d’Italia va così in archivio, non altrettanto per l’Asd Romano Scotti che già sta affilando le armi per lanciarsi nella nuova avventura del Giro delle Regioni, che il 23 dicembre a Noci vivrà la prima delle due tappe della sua “edizione sperimentale”. La manifestazione rosa resterà comunque nel solco della sua tradizione, troppo importante e sentita nel panorama nazionale soprattutto nella conformazione attuale, che colloca la challenge soprattutto come primo vero test stagionale con le sue tappe di ottobre. Di storie da scrivere ce ne sono ancora tante…