L’esperienza in Belgio della Casasola e i consigli della Arzuffi

22.10.2024
4 min
Salva

Sara Casasola non è la prima italiana andata a correre in un grande team straniero di ciclocross. Anzi, ha avuto un illustre predecessore in Alice Maria Arzuffi, che ha vissuto per ben 4 anni in Belgio alla 777 che altri non è se non la stessa Crelan Corendon, la formazione di Sara quando però non aveva le stesse credenziali di adesso.

La Arzuffi con la maglia 777, sponsor diverso ma stesso team della Casasola. Un’esperienza controversa
La Arzuffi con la maglia 777, sponsor diverso ma stesso team della Casasola. Un’esperienza controversa

Alice ormai è abbastanza lontana dall’attività sui prati, se non per qualche sporadica apparizione durante la sua preparazione invernale anche per romperne la monotonia, ma ricorda bene quegli anni, con sentimenti contrastanti: «Sapevo che prima o poi sarei dovuta tornare a occuparmene – afferma con un sorriso amaro – perché la mia esperienza in quella squadra ha avuto due facce».

Racconta…

Se devo giudicare i primi due anni, non posso dire davvero nulla. E’ stata un’esperienza molto formativa, non solo dal punto di vista tecnico perché ho imparato tante cose, tanto per cominciare l’utilizzo assiduo dell’inglese, io che come tanti avevo un uso scolastico. Ora ormai parlo inglese per il 50 per cento della mia giornata e lo devo a quell’esperienza, senza avere paura di sbagliare, intessendo contatti umani anche grazie ai piccoli errori.

Alice Maria Arzuffi ha corso in Belgio dal 2017 al 2021, conquistando anche 2 vittorie nel Superprestige
Alice Maria Arzuffi ha corso in Belgio dal 2017 al 2021, conquistando anche 2 vittorie nel Superprestige
Come ci arrivasti?

Tramite Scotti che al tempo era cittì della nazionale e sapeva che volevo provare ad affrontare un’esperienza internazionale a tutto tondo, correndo nella patria del ciclocross. Io venivo dalla realtà di Guerciotti che era – ed è – leader in Italia, ma sapevo che correndo sul posto sarebbe stato tutto diverso. Mi accorsi quanto fosse importante viverlo, parlando di tecnica, conoscenza della bici, l’abitudine al fango e al cattivo tempo. Furono due anni stupendi, ma due…

Poi che successe?

Dopo divenne una sofferenza, perché non venivano incontro alle mie esigenze, ma direi alle esigenze di chi è straniero in terra belga. Ero espiantata dalle mie radici, soffrivo la lontananza da casa nella quotidianità, non trovavo comprensione nella nostra realtà e nei nostri sacrifici. Io vivevo da sola in un paesino sperduto, nella casa messa da loro a disposizione e la solitudine divenne pesante. Loro si mettevano sempre di traverso se volevo tornare a casa perché dicevano che lì avevo tutto.

Sara Casasola si sta già mettendo in luce nel nuovo team. Qui seconda a Essen dietro la Norbert Riberolle
Sara Casasola si sta già mettendo in luce nel nuovo team. Qui seconda a Essen dietro la Norbert Riberolle
Pensi che con la crescita del team, diventato oggi un riferimento assoluto sia fra gli uomini che fra le donne, le cose siano cambiate?

Voglio sperarlo, anche perché al tempo io mi trovavo a fare un po’ di tutto. Dovevo curare le iscrizioni alle gare, fare le prenotazioni per l’albergo, curare gli orari di partenza e organizzare tutta la trasferta per il nostro camper, quindi io e altre due persone. Non erano questi i miei compiti, erano distrazioni dall’attività che la rendevano molto più complicata.

Secondo te quella della Casasola è una scelta giusta?

Io penso proprio di sì, come anche quella della Baroni, perché da quelle parti vivi veramente il ciclocross. Se ha fatto questa scelta è perché vuole migliorare davvero, credo che stando sul posto potrà crescere tanto. Ci sarà da fare i conti con il maggiore stress perché lì il ciclocross è vissuto con una passione quasi calcistica. Spero soprattutto che anche la gestione del team sia cambiata, sia cresciuta, tenga conto anche delle diverse esigenze di ogni tesserato, perché un corridore di casa non è la stessa cosa di chi viene da lontano.

Anche Francesca Baroni sta facendo la sua carriera in Belgio, alla Proximus Cyclis Alphamotorhomes
Anche Francesca Baroni sta facendo la sua carriera in Belgio, alla Proximus Cyclis Alphamotorhomes
Secondo te, che hai adesso anche vasta esperienza nel ciclismo su strada, c’è una disparità di trattamento nei team fra i corridori di casa e gli stranieri?

Parliamoci chiaro, un pochino è anche normale, succede anche da noi in Italia. Nella Ceratizit posso dire che ci sono solamente tre atlete tedesche che non sono di primo livello su strada, mentre sono molto forti su pista, ma vedo in giro che è sempre un po’ così. Poi comunque quel che conta sono i risultati e chi ne porta di più. Contano il lavoro e l’impegno che ognuno ci mette a prescindere dal passaporto. Sinceramente questo problema non me lo sono mai posto.

Giro archiviato, ma Scotti è già un passo avanti

03.12.2023
5 min
Salva

Neanche il tempo di festeggiare la chiusura del Giro d’Italia che Fausto Scotti si è rimesso subito all’opera, per la prima delle due tappe del Giro delle Regioni. L’evento di Gallipoli di oggi ha una valenza particolare, ospitando anche la nazionale italiana di Daniele Pontoni (suo successore alla guida tecnica del ciclocross italiano) presente in Puglia per uno stage.

D’altro canto la mente di Scotti è sempre in movimento e i programmi si susseguono a ritmo enorme: «Se vedeste la mia scrivania… Il bello è che anche subito dopo la chiusura del circuito mi arrivano richieste per ospitare tappe del Giro».

Fausto Scotti, da sempre a capo del Giro d’Italia Ciclocross, ora si lancia in una nuova avventura
Fausto Scotti, da sempre a capo del Giro d’Italia Ciclocross, ora si lancia in una nuova avventura
Come giudichi quest’edizione del Giro?

Non posso che essere soddisfatto, i numeri ci hanno ancora una volta premiato. Molti mi chiedono quale sia il segreto della nostra challenge: io credo che sia nella professionalità nostra e dei vari comitati locali. Noi cerchiamo di offrire un circuito diversificato, che propone a ogni tappa di volta in volta un percorso pedalabile o uno più impegnativo. Ora dobbiamo già ragionare sulla prossima edizione: le località che hanno ospitato le 6 tappe hanno chiesto la riconferma, ma ce ne sono anche altre 13 che hanno fatto richiesta…

Il fatto che il Giro si esaurisca nei primi due mesi rappresenta un problema?

Di per sé no, ma allargando il numero di prove dovremo trovare altri spazi. La Federazione autorizza challenge fino a 6 gare, ma noi faremo richiesta per averne 8. Vogliamo provare a dare risposte alle società, agli sponsor e a tutti coloro che investono in questo movimento e che non possono essere trascurati. Il problema però è più profondo…

La rassegna rosa ha offerto tracciati molto diversi fra loro, alcuni più tecnici, altri molto semplici (foto organizzatori)
La rassegna rosa ha offerto tracciati molto diversi fra loro, alcuni più tecnici, altri molto semplici (foto organizzatori)
In che senso?

Nel calendario ci sono 55 gare nazionali. Dopo il Covid non si è più tornati indietro: chiunque fa richiesta, la vede accettata. Ma quante di queste gare hanno davvero i titoli per essere nel calendario nazionale? Vogliamo parlare di sicurezza? Dalle società mi arrivano testimonianze assurde, di gare che hanno pochi numeri (ma questo sarebbe il meno), nessuna cura dei percorsi, né dei servizi. Bisogna mettersi in testa che per allestire una gara di livello bisogna investire. Non puoi pensare di avere meno di 250-300 metri di transenne nella zona di arrivo. Poi servono almeno 10 postazioni per i box, messi in sequenza e lunghi dai 15 ai 30 metri. E così via, altri dettagli. Bisogna offrire qualità. A San Colombano c’era un giudice svizzero che organizza gare nazionali nel suo Paese, ci ha invitato da lui per portare la nostra professionalità…

Nel corso della challenge, non tutti hanno realmente seguito l’evolversi del circuito, gareggiando in qualche prova e basta. Questo non intacca il suo valore?

Io non credo, perché noi guardiamo innanzitutto ai numeri e questi ci hanno premiato con centinaia di concorrenti a ogni tappa. Il problema degli elementi di spicco che non lottano per la classifica ha molteplici ragioni. Intanto dopo la prima metà del circuito si sa già chi potrà competere per la vittoria e quindi c’è chi va a cercare gloria altrove. Poi il nostro circuito fatalmente si va ad accavallare con gare internazionali, con le prove di Coppa. Vedi Viezzi, che ha vinto le prime due tappe e poi si è dedicato con grande profitto al massimo circuito mondiale.

Luca Paletti è stato uno dei pochi pro’ che ha affrontato la challenge con continuità (foto organizzatori)
Luca Paletti è stato uno dei pochi pro’ che ha affrontato la challenge con continuità (foto organizzatori)
Le sei tappe saranno quindi confermate?

L’orientamento è sicuramente quello. Tarvisio è stata una rivelazione, certamente lontana geograficamente e onerosa, ma ha offerto un’inaugurazione di primissimo livello. Inoltre l’accoppiata con Osoppo è davvero quanto di meglio si possa avere a inizio stagione. Corridonia ha proposto un percorso veloce e tecnico, ora ci hanno chiesto per il 2024 di poter ospitare la tappa finale. Follonica è ormai una classica, un percorso unico che può essere seguito con lo sguardo nella sua interezza, credo anzi che ci si possa davvero investire sopra per un grande evento. Cantoira ha molto da offrire, soprattutto nella formula nuova che abbiamo congeniato quest’anno togliendo in due drittoni in salita. San Colombano è stata la degna chiusura: una gara rivoluzionata che ha stupito tutti.

E ora si è già ripartiti…

Con il Giro delle Regioni volevamo raccogliere un po’ delle richieste messe da parte nella costruzione del Giro d’Italia, ma non ci sono spazi nel calendario, quindi abbiamo proposto due tappe, quella pugliese e Roma a inizio gennaio. Il nostro progetto però va oltre, è molto ambizioso. Noi vogliamo allestire una gara in almeno 6 regioni, invitando i Comitati regionali e offrendo loro un contributo dai 500 ai 1.000 euro con un montepremi di almeno 20 mila euro. Dovrebbe essere uno stimolo per le categorie giovanili e l’attività locale, ma dobbiamo trovare spazi.

Francesca Baroni, vincitrice della prima tappa a Tarvisio. Poi si è orientata verso le gare estere (foto Billiani)
Francesca Baroni, vincitrice della prima tappa a Tarvisio. Poi si è orientata verso le gare estere (foto Billiani)
Il Giro delle Regioni è al secondo anno, ma anche questa quindi è un’edizione sperimentale.

Per quest’anno abbiamo ricalcato la formula del Giro d’Italia, ma il progetto come detto va molto oltre ed è focalizzato sulle categorie giovanili, infatti inseriremo anche i più piccoli oltre alle categorie per disabili mentali. Possiamo fare tanto, ma la Federazione deve sostenerci non tanto economicamente, quanto dandoci libertà di movimento e mostrando attenzione nella compilazione del calendario. Mi permetto di dare un suggerimento: servirebbe un delegato tecnico con competenza sui percorsi, che li ispezioni con anticipo e consigli le migliorie necessarie. Far crescere il movimento passa da queste decisioni…

Da sola in Belgio, l’inverno di Francesca Baroni

22.11.2023
4 min
Salva

In questo primo grosso scorcio di stagione del ciclocross al Nord c’è anche un pizzico d’Italia. E c’è per merito di Francesca Baroni. La toscana sta di fatto disputando l’intero “inverno del fango” in Belgio. I suoi impegni principali sono infatti la Coppa del mondo e il Superprestige.

Anche domenica in Coppa è giunta 16ª e il giorno prima aveva corso il Superprestige di Merksplas, in cui aveva colto un buon 12° posto. Solo in questa stagione il tabellino di Francesca segna due vittorie, Tarvisio e Dusseldorf, e altri tre podi.

Francesca Baroni (classe 1999) sta correndo in Belgio: forse otterrà qualche vittoria in meno che in Italia, ma imparerà molto
Francesca Baroni (classe 1999) sta correndo in Belgio: forse otterrà qualche vittoria in meno che in Italia, ma imparerà molto

A casa di Van Aert

Ma certo la Coppa e il Superprestige sono un’altra cosa. Combattente, determinata, mai doma, Baroni si sta difendendo alla grande in mezzo a leonesse del calibro Pieterse, Alvarado, Brand e un livello medio molto alto.

«Ho preso una casa a Oevel – racconta Francesca – a una decina di chilometri da Herentals, non lontano da Van Aert, ma non l’ho mai incontrato. Mi piacerebbe molto, così gli chiederei di fare almeno una foto!

«Ho scelto quella zona perché è davvero comoda: in un’ora, massimo due, di auto sei davvero dappertutto. E questo mi consente di fare tutto in giornata. Senza contare che posso allenarmi a Lichtaart: il vero paradiso del ciclocross. Lì ci sono dei percorsi veramente molto belli e tecnici».

Non è facile a 24 anni stare da sola. Cucinare, lavare e soprattutto stare per molte ore in solitudine appunto. In più Francesca, al contrario di tante atlete, non fa la spola con l’Italia: resta fissa in Belgio anche nel mezzo della settimana.

«Sono arrivata a settembre – prosegue – e ci starò fino a febbraio, quindi farò la stagione totale. Ad ottobre sono tornata a casa una settimana, in quanto qui non c’erano gare. Ne ho approfittato per respirare un po’ di aria toscana! 

«Rientrerò in Italia per la classica di Fae’ Di Oderzo (il cross Del Ponte, ndr) e per la prova di Coppa del mondo in Val di Sole. Poi tornerò di nuovo qui e scenderò per il campionato italiano di Cremona».

La toscana da settembre ha preso parte a 19 gare
La toscana da settembre ha preso parte a 19 gare

Rendimento costante

Una lunga serie di piazzamenti ha costellato la stagione dell’atleta della Hubo-Remotive. Oltre a quelli citati, Francesca ha ottenuto diverse top cinque e top dieci. E anche nelle giornate in cui noi l’abbiamo vista in azione, Niel e Dendermonde, non è andata male. Specialmente a Niel. Ma quel che più conta è che mediamente i distacchi dalle vincitrici sono molto più ridotti rispetto allo scorso anno. Ricordiamo che Francesca è alla terza stagione fra le elite.

«In generale la stagione è iniziata benino – spiega Baroni – meglio dello scorso anno sicuramente, però non sono ancora dove vorrei essere. Devo lavorare tanto per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata. Nel complesso sono soddisfatta dai!».

Francesca preferisce non rivelare i suoi obiettivi. Ce lo ha detto in modo esplicito e ci può anche stare: un po’ è scaramanzia e un po’ è il non voler scoprire le carte, ma è chiaro che uno di questi obiettivi ha lo sfondo tricolore. Francesca vorrebbe tornare a vestire quella maglia di campionessa italiana che indossò da U23.

«Voglio fare il meglio ad ogni gara cui partecipo – spiega Baroni – e cercare di ottenere i risultati migliori possibili. Purtroppo non sono brava in partenza. Resto dietro e mi ritrovo a dover rimontare ogni volta. Poi recupero ma non è facile».

Uno degli obiettivi principali di Baroni è quello di migliorare in partenza
Uno degli obiettivi principali di Baroni è quello di migliorare in partenza

Partenze e testa

Ma su questo aspetto sta lavorando. Prima del via è una delle atlete che più si riscalda. E’ sempre concentratissima. Si vede che è consapevole di questo problema con lo start. 

«Niel, per esempio, è stata una gara particolare – spiega Baroni – durissima, con un fango pesante. C’era tanto da spingere e tanto anche da fare a piedi. Fortunatamente ho colto una buona top 10. Su un percorso come quello, se hai una buona gamba riesci a recuperare, ma non sempre è così. In ogni caso la cosa principale resta la testa. Se non ha quella non vai da nessuna parte».

E la testa di Baroni sembra esserci, eccome. Quella che abbiamo visto in Belgio è senza dubbio una ragazza più matura. Super attenta per esempio all’integrazione pre e post gara, al riscaldamento, alla ricognizione. E anche con il suo team si vede che ha fatto un bel salto di qualità.

«Vorrei davvero ringraziare il mio team per il supporto top che mi dà ad ogni gara. Ho dei meccanici bravissimi e qui contano molto. In generale questa squadra non mi fa mai mancare nulla e il capo, Kris Alaerts, mi è sempre vicino, specialmente nei momenti più difficili».

Due cross in 24 ore, parola d’ordine: carboidrati

14.11.2023
5 min
Salva

NIEL (Belgio) – Come su strada, anche nel ciclocross la parola d’ordine è carboidrati. E lo è stata in particolare nella due giorni belga tra Superprestige e Coppa del Mondo, Niel e Dendermonde. Una due-giorni che, oltre a regalarci un vero show, ci ha dato un interessante spunto su come gli atleti hanno gestito questo doppio impegno anche da un punto di vista alimentare.

In quelle 36 ore, visto che partiamo dalla cena del giorno prima e arriviamo al termine della seconda gara, possiamo dire che ci sono state alcune similitudini con la crono. Similitudini sia per la tipologia dello sforzo, sia per alcuni piccoli aspetti dell’alimentazione.

Il cross: un’ora di sforzi massimali in cui si bruciano quasi solamente zuccheri. I carboidrati sono pertanto fondamentali (foto Matthias Thijsen)
Il cross: un’ora di sforzi massimali in cui si bruciano quasi solo zuccheri. I carboidrati sono fondamentali (foto Matthias Thijsen)

Recupero e ricarico

Eli Iserbyt, re di Niel, ci ha svelato il suo programma. Un programma che punta molto su due aspetti: semplicità e carboidrati. 

L’obiettivo da perseguire con i carboidrati è doppio: vengono infatti usati sia per il recupero delle scorte glicemiche post gara, che per il ricarico pre-gara. Oggi è nota questa doppia valenza dei carboidrati, tante volte ne abbiamo parlato anche per la strada. E la regola non sfugge al cross… anzi.

«L’alimentazione in una specialità come il ciclocross – spiega il corridore della Pauwels Sauzen-Bingoal  – è molto delicata. Si tratta di una corsa di un’ora e dunque è importante presentarsi con le scorte piene, anche per quanto riguardo i liquidi, tanto più che poi in corsa non si può bere. E mi riferisco sia all’acqua che ai sali minerali».

Iserbyt preferisce la pasta, ma nei camper questi contenitori di riso erano tra i più gettonati
Iserbyt preferisce la pasta, ma nei camper questi contenitori di riso erano tra i più gettonati

Niente carne

Iserbyt ci spiega che la pasta o anche il riso non mancano mai nei suoi pasti principali che precedono la corsa. Mentre ciò che evita è la carne, specie quella rossa (come nelle crono), perché appesantisce la digestione, mentre il corpo (l’intestino) in quei momenti deve essere leggero. Non deve rubare sangue al ripristino muscolare. Ricordiamo che siamo tra due corse.

«In generale direi che seguo un’alimentazione molto semplice. Mangio di tutto, anche del salmone alla sera ma, come detto, evito la carne. Sto attento alle quantità: poco, ma di tutto».

«La sera prima della corsa (sia il sabato che la domenica in questo caso, ndr) – spiega Iserbyt – mangio un bel piatto di pasta. La mattina dopo a colazione prendo del pane bianco, marmellata, caffè… un pasto semplice. Tre ore prima della corsa mangio ancora un piatto di pasta. E due ore prima bevo una borraccia di Isotonic (malto e sali), noi utilizziamo Etixx. In generale dopo la gara mi concentro sul recupero. Prendo uno shake di carbo e proteine».

Integratori pre-post gara

Da quel momento, le due ore prima del via appunto, gli atleti – e lo abbiamo visto noi stessi – vanno un po’ a sensazione. In ogni caso si smette l’alimentazione solida e si passa a quella liquida, con tanti piccoli sorsi di acqua e malto, man mano che ci si avvicina allo start.

Anche Francesca Baroni, per esempio, si muove sulla stessa linea d’onda di Iserbyt. A Niel subito dopo la gara, ci ha detto: «Vado a prendere la borraccia del recupero, tanto per intenderci. Al termine del defaticamento prendo delle proteine, giusto per arrivare alla cena. E lì mangerò un semplice piatto di pasta e un petto di pollo».

Anche lei prima del via non manca di mandare giù una borraccia di sali e malto. La differenza, ma questa è una particolarità che abbiamo notato in Francesca, è che la toscana in gara ingerisce anche un gel. Lo abbiamo visto in entrambi i giorni. Era legato col nastro isolante sul tubo orizzontale della sua bici.

Iserbyt continua il recupero tra le due gare con bagno gelato fino alla vita per le sue gambe (foto da web)
Iserbyt continua il recupero tra le due gare con bagno gelato fino alla vita per le sue gambe (foto da web)

Iserbyt nel ghiaccio

Un’altra cosa che abbiamo chiesto ad Iserbyt è se faccia dei massaggi tra le due gare, ma evidentemente questi non vanno troppo d’accordo col ciclocross. Non è come su strada che, per quanto si parta forte, si ha più tempo per “distendersi”… Il massaggio inevitabilmente un po’ addormenta il muscolo. Qui serve la massima potenza e subito.

«Nessun massaggio – riprende Iserbyt – piuttosto faccio uno di quei bagni in acqua gelata. La temperatura è a 5 gradi. Immergo solo le gambe per 20′. Questo aiuta moltissimo i muscoli, che sono caldi e devono recuperare da uno sforzo molto intenso in vista del successivo, poche ore dopo. La speranza è che la gamba sia come quella del giorno prima!».

E questo si sposa col fatto che anche con lo stretching gli atleti non esagerano in queste 36 ore. Non è eseguito in modo troppo invasivo. Si tratta di esercizi molto leggeri, fatti più per agevolare la circolazione (e pertanto l’irrorazione periferica) che la distensione diretta delle fibre muscolari.

Europei al via, ma Pontoni guarda più lontano

02.11.2023
5 min
Salva

Sono 20 i ragazzi che da venerdì saranno impegnati a Pontchateau negli europei di ciclocross e l’evento ha quest’anno un sapore particolare, soprattutto in casa italiana, perché a differenza di quanto avveniva negli scorsi anni, non ci sono state prove introduttive. Questa è la prima uscita della nazionale impostata da Daniele Pontoni, che finora si è mosso attraverso un raduno con i suoi ragazzi e valutando le loro apparizioni, scarne, nelle gare d’inizio stagione.

Va subito detto che si tratta di una scelta forzata. In Coppa del mondo si sono disputate due sole prove, di cui una negli Usa disertata dai più e anche in Italia la stagione sta entrando ora nel vivo, dopo le prime tre gare del Giro d’Italia e il classico appuntamento di Brugherio. Per questo Pontoni parte per la Francia con tanta curiosità.

Tommaso Cafueri, appena passato U23 è subito in nazionale, dopo una buona stagione su strada (foto Billiani)
Tommaso Cafueri, appena passato U23 è subito in nazionale, dopo una buona stagione su strada (foto Billiani)

«Non posso negarlo – dice il tecnico friulano – arrivo a quest’evento con uno spirito diverso rispetto a quello dello scorso anno. E’ come un nuovo inizio: abbiamo un gruppo rinnovato, soprattutto nella sua componente giovanile. La metà degli junior che sono del primo anno e gli altri, salvo rarissimi casi, all’esordio internazionale. Sono 10 ragazzi e potevano essere di più, ma ci saranno occasioni per rifarsi con le tappe europee di Coppa, ci saranno opportunità per tutti».

Come tuo costume hai scelto di puntare soprattutto sulle categorie giovanili…

Sì, anche fra gli under 23 abbiamo Filippo Agostinacchio, Paletti e Cafueri che sono tutti fra i più giovani della categoria. Ho le idee chiare non solo su questi europei, ma su tutto il cammino da compiere. I convocati sapevano già da un paio di settimane di questa opportunità proprio perché voglio che non ci siano fraintendimenti e che ci si possa concentrare completamente sull’obiettivo.

Per Sara Casasola buoni risultati nelle sue uscite internazionali. L’obiettivo è almeno una top 10
Per Sara Casasola buoni risultati nelle sue uscite internazionali. L’obiettivo è almeno una top 10
Che cosa ti aspetti da loro?

Partiamo un po’ al buio non avendo avuto occasioni di confronto, ma io sono ottimista. E’ chiaro che altre Nazioni, soprattutto quelle di riferimento come Belgio e Olanda sono più rodate, ma anche i nostri ragazzi hanno potuto gareggiare più volte e, grazie al nuovo calendario internazionale in Italia, raccogliere punti utili per partire più avanti. Cominceremo venerdì con la novità del Team Relay e i ragazzi sanno quanto io tenga a questa prova, che testimonia lo stato di salute del movimento.

Che idea hai del percorso?

Io lo conosco bene, sono sempre andato molto bene su quel tracciato francese, arrivavo sempre primo o secondo, anzi paradossalmente l’ultimo mio mondiale, nel 2004 disputato proprio a Pontchateau è stata la volta dove ero andato più forte. Bucai appena fuori dal box e mi feci mezzo giro con la ruota sgonfia, eppure risalii dal ventesimo al quarto posto. Fu un legno che aveva un sapore davvero particolare… Tornando ai ragazzi, conoscono bene le particolarità e insidie del tracciato, abbiamo visionato più volte le gare disputate negli scorsi anni, sanno come devono interpretarlo.

Per Francesca Baroni un importante ritorno in azzurro, il primo con Pontoni cittì
Per Francesca Baroni un importante ritorno in azzurro, il primo con Pontoni cittì
C’è una variabile che può influenzarlo?

Sicuramente il vento. Da quelle parti – siamo nella Francia del nord, particolarmente vicini all’Atlantico e al Belgio – il vento c’è sempre e cambia continuamente direzione, quindi farà la sua parte.

Sarà anche la prima volta per Francesca Baroni sotto la tua guida…

Sono molto contento che ci sia, se lo è meritato. Dopo due anni di gare in Belgio, ho trovato una ragazza più matura, conscia delle sue possibilità. La sua stagione è iniziata presto, si è avvicinata alla gara continentale nella maniera giusta, sono molto confidente che possa far bene. Questa oltretutto è una tappa fondamentale per tutto il lavoro che stiamo facendo. Ad esempio con me ci sarà un tecnico del gruppo performance, Marco Decet con cui stiamo lavorando specificamente su tutta la parte del riscaldamento pregara.

Pontoni con Silvia Persico. Possibile un suo ritorno in gara per dicembre
Pontoni con Silvia Persico. Possibile un suo ritorno in gara per dicembre
L’impressione è che si parta per questa trasferta con una formazione “work in progress”…

E’ vero in parte, nel senso che non andiamo certo solo per figurare. Questo lavoro è proiettato molto in avanti, verso il prossimo biennio. Ci sono tanti esordienti e l’aspetto psicologico, l’impatto emotivo ci sarà, ma dovranno essere bravi a saperlo gestire, anche quello fa parte del gioco. Se facciamo tutto bene però, so che possono arrivare anche buoni, anzi ottimi risultati, ma non mi sbilancio sui pronostici, non è mia abitudine.

A questa nazionale mancano atlete di spessore come Corvi, Venturelli senza dimenticare Silvia Persico. Hai una road map su quando e come saranno impiegate nel corso della stagione?

Ho avuto frequenti contatti con ognuna di loro e con i loro team, il mio compito è assecondare i programmi stabiliti dalle squadre e in base ad essi studiare come e quando potrò averle a disposizione. Ci sarà chi inizierà fra poco e chi più avanti, nel pieno della stagione internazionale, ma è obiettivo di tutte loro, e anche mio, essere presenti al suo culmine, ossia nella parte di fine gennaio-inizio febbraio coincidente con i mondiali. Strada facendo vedremo come arrivarci al meglio.

Bertolini sarà con Ceolin l’unico italiano al via tra gli elite, dove Iserbyt, Nys e Van Der Haar sono i favoriti
Bertolini sarà con Ceolin l’unico italiano al via tra gli elite, dove Iserbyt, Nys e Van Der Haar sono i favoriti
Un cenno finale sulla gara clou, quella elite maschile che sarà naturalmente priva dei “tre tenori”…

Noi saremo al via con Bertolini e Ceolin. Che cosa mi aspetto? Innanzitutto attaccamento alla maglia e ai colori. Sono professionisti, so che hanno tutte le possibilità per una gara di alto livello, poi i risultati verranno di conseguenza se sapranno tradurre il loro valore sul percorso. Ma questa è la base della nostra attività, non sto dicendo nulla di nuovo.

Super Baroni: equilibrista tra strada e cross

12.06.2023
4 min
Salva

Francesca Baroni macina chilometri praticamente 365 giorni all’anno. Una volta posata la bici da ciclocross prende quella da strada e viceversa. Dopo una stagione invernale sul fango corsa con i belgi del team Pissei – Groep TOM, che ha messo in mostra le sue qualità, è tornata a vestire la maglia della Aromitalia-Basso Bikes-Vaiano. Il 26 febbraio ha chiuso la stagione in Belgio con l’Internationale Sluitingsprijs – Oostmalle ed il 4 marzo era alla Strade Bianche.

Francesca Baroni il 4 marzo era già in corsa alla Strade Bianche (foto pedaleforchetta)
Francesca Baroni il 4 marzo era già in corsa alla Strade Bianche (foto pedaleforchetta)

Un sottile equilibrio

Matteo Ferrari, diesse della Aromitalia, è uno dei coordinatori della doppia attività di Baroni. La squadra è rientrata da qualche giorno dalla Spagna, più precisamente dall’Andalusia dove hanno corso la Ruta del Sol. 

«Francesca (Baroni, ndr) sta bene – ci dice Ferrari – è totalmente concentrata sulla strada, ora farà un piccolo periodo di stacco per preparare i campionati italiani ed il Giro d’Italia Donne. Dopodiché si concentrerà sul cross, anche se avrà ancora una o due gare con noi. Ci si muove su un filo sottile, vero, ma fino a quando i risultati arrivano non ci si può lamentare, sia da una parte che dall’altra.

«Il segreto, se così vogliamo definirlo – riprende il diesse – è la comunicazione. Si imposta tutto diversamente: i contatti avvengono prima con la Baroni, poi con il suo preparatore, infine con il team del ciclocross. Francesca è aiutata in tutto questo dalla sua grande professionalità, fa la vita da atleta, totalmente». 

Per Baroni un periodo di pausa dopo la Ruta del Sol, poi si prepareranno campionato italiano e Giro Donne (foto sergii_raw)
Per Baroni un periodo di pausa dopo la Ruta del Sol, poi si prepareranno tricolori e Giro Donne (foto sergii_raw)

Periodi più brevi

Baroni e la Aromitalia-Basso Bikes-Vaiano sfruttano ogni momento per recuperare e poi correre, non c’è spazio nemmeno per un raffreddore, ma il sistema funziona. Questo grazie all’equilibrio trovato con la Pissei. 

«Esce dalla stagione del cross a febbraio – dice sempre Ferrari – noi sfruttiamo un po’ il lavoro invernale e la facciamo correre fin da subito. Quest’anno appena rientrata dal Belgio è venuta subito alla Strade Bianche. Ha una buona gamba viste le tante gare fatte durante l’inverno, ma il periodo di forma è più breve. L’idea era di portarla fino a Cittiglio, ma un’influenza l’ha fermata al Trofeo Ponente in Rosa. Per questo l’abbiamo portata a correre in Belgio, anche se non era previsto. Baroni spalma quello che è il periodo di stacco classico di un mese in diversi micro-periodi. Il primo è stato a marzo, il secondo arriva ora prima di preparare italiani e Giro, l’ultimo sarà a luglio prima di ributtarsi verso il ciclocross».

La stagione sul fango di Francesca Baroni inizia presto: metà settembre
La stagione sul fango di Francesca Baroni inizia presto: metà settembre

Un picco di forma (e mezzo)

Chiaramente quando un’atleta si divide in due attività deve lavorare al meglio, se si hanno a disposizione cinque mesi su strada al posto dei canonici nove, tutto va ricalibrato. Si devono scegliere gli obiettivi in maniera sistematica, lavorando al meglio per raggiungerli. 

«Per come è fatta – spiega Ferrari – più Francesca corre e meglio sta, anzi lei è una di quelle ragazze che preme per gareggiare. Tanto che a volte dobbiamo stopparla. Con lei si può puntare ad un picco di forma all’anno, uno e mezzo se si conta quello che sfruttiamo quando arriva dal Belgio. In questa stagione abbiamo puntato sul campionato italiano e sul Giro Donne. Non si ha tempo di fare il lavoro della preparazione invernale, e non ce n’è bisogno. La sua condizione è sempre buona, lei sta crescendo in diversi campi, soprattutto resistenza e forza. Il ciclocross le fa bene e si vede direi.

«Una volta terminato il periodo più intenso – chiude il diesse – Baroni inizia a concentrarsi sulla stagione del ciclocross. Per esempio l’ultima corsa che dovrebbe fare con noi è il Giro di Toscana, dal 24 al 27 agosto, ma lì starà già lavorando per arrivare preparata nel ciclocross. Anche perché la sua stagione inizia presto: metà settembre. Tra tutto mette insieme 70 giorni di corsa».

Ktm Alchemist: manca la Baroni, non le ambizioni

26.10.2022
4 min
Salva

La Ktm Alchemist Brenta Brakes continua sulla strada intrapresa anni fa. L’attività internazionale resta un elemento primario nella gestione del team, a dispetto delle ingenti spese che questa comporta, ma la vetrina internazionale è un fattore irrinunciabile per il sodalizio lombardo e probabilmente anche questo fattore ha contribuito alla grande novità di quest’anno: l’assenza di Francesca Baroni, l’azzurra che ha scelto la strada del Belgio.

Si è molto discusso nelle scorse settimane sul suo passaggio e il team manager Simone Samparisi tiene anche a dissipare ogni velo: «Francesca è partita con la nostra piena benedizione. E’ vero, eravamo in parola per confermarla, ma quando ci ha detto di questa eventualità – ed eravamo in primavera – le abbiamo detto che era un’offerta da prendere al volo per poter continuare il suo cammino di crescita».

Michele Falciani, elemento proveniente dal vivaio del quale si dice un gran bene
Michele Falciani, elemento proveniente dal vivaio del quale si dice un gran bene
Non ci sono stati quindi dissapori?

Assolutamente no, ci siamo lasciati benissimo. D’altronde abbiamo anche capito che un capitale tecnico simile va seguito con la massima attenzione e noi, che finita la stagione del ciclocross dobbiamo rituffarci nella mountain bike e seguire la stagione delle Marathon non potevamo garantirle quel seguito di cui ha bisogno. E’ giusto che segua la sua strada e avrà in noi sempre grandi tifosi. Io sono convinto che di qui a breve tornerà a quei livelli di eccellenza che l’hanno portata ai vertici mondiali.

Che cosa cambia quindi nel team?

Abbiamo sostituito Francesca con un importante prospetto al femminile. Si tratta di Elisa Lanfranchi, che lo scorso anno da allieva ha vinto tutto tranne il campionato Italiano per un vero colpo di sfortuna e che vogliamo supportare nella sua crescita ora che affronta la sua prima stagione da junior, il che significa che si comincia a fare sul serio. Inoltre entra in squadra Michele Falciani che è allievo 2° anno, che è un po’ l’esempio di quel vivaio che vogliamo assolutamente costruire e che rappresenta un po’ il sogno da realizzare nel prossimo futuro.

La giovane Elisa Lanfranchi, nuovo acquisto della Ktm Alchemist (foto Lunam)
La giovane Elisa Lanfranchi, nuovo acquisto della Ktm Alchemist (foto Lunam)
Con loro chi fa parte della squadra?

I miei fratelli Nicolas e Lorenzo che continuano a dividersi con la mtb come anche Dario Cherchi, poi lo junior Christian Fantini (nella foto di apertura, ndr), l’austriaca Nadja Heigl che continua ad essere tra le migliori Elite al di fuori del dominante movimento olandese e l’under 23 Cristian Calligaro.

Che cosa vi aspettate da questa stagione?

L’idea è di confermarci ai vertici italiani ponendo l’appuntamento tricolore come focus dell’anno. Vogliamo arrivarci al meglio della forma e forse il fatto che iniziamo la stagione più tardi può aiutarci: il protrarsi dell’attività di mtb ci ha costretto a rimanere a guardare nel ciclocross, presumo che considerando anche il necessario riposo da parte di chi come Nicolas ha fatto tutta la stagione delle classiche fuoristrada non inizieremo prima della metà di novembre.

L’austriaca Nadja Heigl, campionessa nazionale per ben 9 volte (foto Ernst Teubenbacher)
L’austriaca Nadja Heigl, campionessa nazionale per ben 9 volte (foto Ernst Teubenbacher)
Ti aspetti un ambiente cambiato?

Non particolarmente. Posso dire che vedo molto fermento giovanile e in questo l’opera di Daniele Pontoni si vede già e darà frutti. Il problema che avverto riguarda semmai i calendari rimasti abbondanti anche dopo la pandemia, ma per noi che veniamo dalla mtb è un discorso vecchio e che ha sempre dei pro e dei contro.

Si dice che il principale problema sia legato alle concomitanze e al fatto che per acquisire punti Uci bisogna comunque andare all’estero…

Qui sinceramente mi trovo in difficoltà a rispondere per il semplice fatto che noi abbiamo sempre fatto attività internazionale all’estero e la riteniamo l’unica vera strada per emergere, per crescere soprattutto nelle categorie giovanili. I viaggi, le gare in ambienti diversi sono quel che serve per imparare. Purtroppo l’allungamento della stagione di mtb porta a una collisione con quella di ciclocross, diventa difficile far coincidere le due attività. Ma proprio l’esempio della mountain bike può essere utile nello sviluppo del calendario.

Nicolas e Lorenzo Samparisi con Dario Cherchi, al via del mondiale Marathon mtb
Nicolas e Lorenzo Samparisi con Dario Cherchi, al via del mondiale Marathon mtb
In quale maniera?

E’ indubbio che quello italiano delle Marathon sia ormai il migliore al mondo, tanto è vero che tutti i team internazionali vengono spesso qui ad affrontare le principali classiche. Manca solo una vera gara a tappe e se l’Appenninica Mtb continua a crescere potrà prendere questo posto. Per il resto abbiamo i migliori organizzatori, i migliori teatri di gara, una partecipazione sempre di primissimo piano e questo favorisce anche la crescita del movimento, come la vittoria europea di Rabensteiner dimostra. Non vedo perché lo stesso non possa avvenire nel ciclocross…

Aromitalia-Basso Bikes, le scommesse e le certezze

25.01.2022
5 min
Salva

Programmazione e spirito di adattamento. Queste sono le armi dell’Aromitalia-Basso Bikes-Vaiano per combattere i cambiamenti portati negli ultimi due anni dal WorldTour femminile.

La formazione continental di patron Stefano Giugni – giunta alla tredicesima stagione di attività – quest’anno disporrà di un organico di 11 atlete, capeggiate dalla lituana e pistoiese d’adozione Rasa Leleivyte (abita a Montecatini Terme dal 2008) e guidate in ammiraglia da Paolo Baldi e Matteo Ferrari. Abbiamo sentito quest’ultimo (varesino trapiantato in Toscana con già una laurea in Lettere ed una seconda in Scienze Motorie da conseguire il prossimo luglio con tesi sui protocolli Covid nel ciclismo professionistico) proseguendo così il nostro giro di opinioni sullo stato del ciclismo femminile italiano.

Francesca Baroni, attualmente impegnata nel cross, tornerà presto su strada proprio con l’Aromitalia
Francesca Baroni, attualmente impegnata nel cross, tornerà presto su strada proprio con l’Aromitalia
Matteo, come è andato il 2021?

Siamo riusciti a fare le gare che volevamo fare. Oltre a quelle italiane, abbiamo disputato quattro belle corse al Nord (Giro delle Fiandre, Dwars door Vlaanderen, Scheldeprijs e Freccia del Brabante, ndr), poi altre in Spagna, Francia e Svizzera. Abbiamo fatto un buon calendario e al momento non stiamo risentendo della riforma WorldTour.

Però quest’anno ci saranno più formazioni WT e sarà più difficile partecipare. Un programma lo avete già fatto?

Sì, abbiamo dovuto crearci un calendario alternativo che ci permetta di correre prendendo già contatto con organizzatori diversi. Naturalmente speriamo di ricevere anche gli inviti per le gare WT estere. Quelle italiane invece siamo praticamente già sicuri di correrle. Il nostro esordio sarà alla Strade Bianche e da lì fino ai campionati italiani praticamente correremo sempre ogni settimana. Poi c’è il programma delle gare in Italia che si sta allargando ed è un bene.

Così facendo c’è il rischio di partecipare a gare di livello più basso?

Direi di no. Non lo vedo come un adattamento verso il basso quanto più come un adeguamento alla situazione. Non è facile impostare ora una stagione, ma credo che abbiamo fatto delle scelte giuste. Partecipando a certe gare ci siamo garantiti un paracadute. Poi bisogna considerare anche come si sta evolvendo il marketing e benvengano gare in posti diversi come la Serbia ad esempio. Noi per la seconda parte di stagione abbiamo dovuto inserire corse in Polonia ed Estonia che probabilmente in passato non avremmo fatto, però siamo certi che molte altre squadre faranno il nostro stesso ragionamento. E il livello sarà buono anche in queste corse minori.

Risolti i problemi muscolari, torna in mischia anche Sofia Collinelli (foto Instagram)
Risolti i problemi muscolari, torna in mischia anche Sofia Collinelli (foto Instagram)
Invece come giudichi il cambiamento del WorldTour femminile?

Noi siamo una formazione che è in una sorta di limbo tra le continental e quelle della massima categoria. Detto questo, non so quanta sostenibilità finanziaria abbia il progetto del WT. Non so quanto possa durare, anche per le stesse formazioni che ne fanno parte ora. Alcune non hanno problemi, altre potrebbero averceli già a stagione in corso.

Quindi per voi il discorso economico non è cambiato tanto?

Non possiamo lamentarci in questo senso. Tutte le aziende che ci hanno sostenuto in passato hanno continuato a farlo allo stesso modo. Il nostro budget è rimasto praticamente invariato. Non possiamo che ringraziare tutti gli sponsor che sono con noi. Certo, avere a disposizione somme maggiori aiuterebbe a correre di più all’estero, ma come ho detto prima bisogna sapersi adattare e lavorare col materiale che si ha.

A proposito di questo, dal punto di vista umano che squadra avrete?

La nostra indole ultimamente è quella delle scommesse abbinate a certezze. Abbiamo un gruppo piuttosto nuovo, con tante giovani toscane e alcune ragazze esperte. La nostra formazione ruoterà attorno a Rasa (Leleivyte, classe ’88, in apertura alla Strade Bianche 2021, ndr) che garantisce sempre risultati, come il bel terzo posto nella prova in linea agli scorsi europei di Trento. 

Leleivyte arriva al nuovo anno forte del bronzo su strada agli europei di Trento e del 2° posto al Toscana
Leleivyte arriva al nuovo anno forte del bronzo su strada agli europei di Trento
Chi sono le scommesse di cui parlavi?

Direi tre. Inga Cesuliene (altra lituana della squadra, ndr) è rientrata con noi l’anno scorso dopo sette anni di inattività nei quali ha avuto due bambini. Ha fatto bene e quest’anno può fare un ulteriore step. Valentina Scandolara aveva smesso a metà 2019 ed era diventata diesse della Cogeas. L’abbiamo incontrata spesso alle corse, ci aveva detto che avrebbe voluto ricominciare e così le abbiamo proposto il contratto. Ha già corso su pista questo inverno facendo risultati. Conosciamo il suo valore e le vittorie che ha ottenuto in passato, sarà molto utile a noi. La scommessa vera e propria però sarà Carlotta Fondriest.

Si è parlato molto del suo ingaggio in effetti…

Ha venticinque anni e ha iniziato a correre in bici da pochissimo. Paolo (Baldi, ndr) ha visto alcuni suoi test ed è rimasto colpito. Deve crescere e fare tanta esperienza, come saper stare in gruppo in gara. Fisicamente deve definirsi ancora un po’ ma crediamo in lei. Non c’entra nulla il discorso del nome che porta (è figlia di Maurizio, ex campione del mondo ’88, ndr), non ha avuto alcuna raccomandazione. Pensiamo solo che si sia meritata di fare questo salto. D’altronde ci sono tanti esempi di atlete che hanno iniziato tardi e che poi hanno continuato a correre.

Scandolara correrà anche nel 2022, con l’occhio del direttore sportivo (foto Aromitalia Vaiano)
Scandolara correrà anche nel 2022, con l’occhio del direttore sportivo (foto Aromitalia Vaiano)
Da Baroni (che ha un contratto di due anni, ndr) e Collinelli invece cosa vi aspettate?

Francesca sta finendo la stagione del ciclocross e pensiamo che su strada possa togliersi delle soddisfazioni. Correrà al Nord, nelle gare adatte alle sue caratteristiche e ci attendiamo buone cose. Sofia Collinelli ha passato due stagioni difficili per problemi muscolari. L’abbiamo aspettata come giusto che fosse. Abbiamo studiato un rientro tranquillo per lei. Il 2022 sarà la prima vera annata. Contiamo su di lei, potrebbe essere la nostra arma in più.

Matteo chiudiamo col gruppo delle altre toscane.

Sono cinque ed interessanti. Balducci, Del Sarto, Scarselli, Sernissi e Marchesini. Queste ultime due hanno fatto davvero un bell’inverno, trovando il proprio equilibrio. Da loro mi aspetto tanto impegno e sono certo che verremo ricambiati.

Samparisi 2022

Atleta e preparatore: le mille facce di “Nico” Samparisi

17.01.2022
5 min
Salva

I suoi capelli dritti spiccavano, nel dopo arrivo dei campionati italiani di Variano di Basiliano. Quel podio per Nicolas Samparisi vale molto, ha il significato di una conferma che il lavoro premia sempre e che i sacrifici costanti valgono qualcosa. Nicolas e Lorenzo Samparisi hanno una storia particolare che si arguisce scorrendo gli ordini di arrivo delle principali gare internazionali: loro li trovi quasi sempre, non solo in Coppa del mondo, spesso partecipano anche alle altre challenge, quelle che sembrano essere territorio quasi esclusivo di belgi e olandesi.

Una scelta del genere non è una mancanza di fiducia nel movimento italiano, ma un investimento ed è lo stesso portacolori della Ktm Alchemist Powered by Brenta Bikes – Selle SMP, 29 anni, quando ormai i fasti di Variano sono già diventati patrimonio della memoria (nella foto di apertura è intirizzito dopo l’arrivo), che tiene a sottolinearlo.

«Le gare italiane – dice – è normale che abbiano un ritmo, una qualità diversa. Per crescere bisogna confrontarsi sempre con il meglio che c’è, anche se questo costa quattrini e soprattutto sconfitte. E’ un sacrificio anche passare tanti giorni lontano da casa, ma è la scommessa che abbiamo fatto anni fa e che non rinneghiamo».

Samparisi Variano 2022
Nicolas Samparisi in gara a Variano, dove ha chiuso 3° a 1’05” dal vincitore Dorigoni
Samparisi Variano 2022
Samparisi in gara a Variano, dove ha chiuso 3° a 1’05” da Dorigoni
Quando avete iniziato questa “politica”?

E’ stato almeno 6 anni fa. Prima abbiamo optato per il calendario svizzero, considerando che il livello qualitativo era abbastanza simile al nostro, poi abbiamo allargato gli orizzonti e puntato al massimo possibile, al livello della Coppa del mondo. Col passare del tempo notavamo che le nostre prestazioni miglioravano progressivamente finivamo sempre più avanti negli ordini d’arrivo.

Quando hai iniziato a fare ciclocross?

Sin da esordiente, prima io e poi Lorenzo. Inizialmente d’inverno facevamo sci di fondo, lo abbiamo abbinato al ciclocross, ma poi la passione per le due ruote ha preso il sopravvento. D’inverno ciclocross e dalla primavera Mtb, ma anche se ci sono punti in comune (il fuori giri che ti dà l’attività invernale è fondamentale sulle ruote grasse) non abbiamo mai visto il ciclocross come propedeutico alla mountain bike. Noi siamo ciclocrossisti a tutto tondo…

Samparisi Svizzera 2021
Samparisi, qui in Svizzera, privilegia le gare internazionali, girando tutta l’Europa (foto Radsport)
Samparisi Svizzera 2021
Samparisi, qui in Svizzera, privilegia le gare internazionali (foto Radsport)
Il vostro girare per l’Europa vi porta ad essere fra i più esperti del panorama italiano, eppure le vostre presenze in nazionale sono abbastanza ridotte…

Non l’abbiamo mai sentita come un’esclusione per partito preso, anche se non posso negare che qualche volta è pesato. Noi siamo andati avanti per la nostra strada senza sentire quel che dicevano gli altri e piano piano i risultati sono arrivati. E con quelli anche la convocazione e la maglia azzurra.

Quali sono i percorsi dove ti trovi più a tuo agio?

Sono un ciclocrossista in evoluzione. Quest’anno ad esempio penso di aver perso qualcosa nei tracciati più semplici e veloci ma di essere migliorato molto su quelli tecnici e più duri. Certamente c’è ancora molto da fare.

Come sono i tuoi rapporti con Pontoni?

Ci sentiamo spesso, è stato un grande campione e ha sempre consigli utili. Anche dopo l’italiano mi ha parlato e indicato su che cosa lavorare per l’anno prossimo. Ho una grande stima del suo pensiero.

Samparisi nazionale 2021
I suoi buoni risultati di quest’anno l’hanno riportato in nazionale in Val di Sole (foto Previsdomini)
Samparisi nazionale 2021
Quest’anno è tornato in nazionale in Val di Sole (foto Previsdomini)
Tu abbini la tua attività agonistica a quella di preparatore: sei tu che curi le tabelle di Francesca Baroni?

Sì, come le mie e quelle di Lorenzo. Questo è stato un anno difficile per lei, a livello psicologico e fisico prima ancora che tecnico. Con lei abbiamo potuto iniziare effettivamente la preparazione solo a fine settembre, dopo l’incidente su strada e i problemi con la società, così è venuta a mancare completamente la fase dei lavori lunghi e della palestra. E’ stato un continuo inseguimento della condizione, con qualche bel picco come i due secondi posti conquistati in Slovacchia, ma anche un rendimento generale non all’altezza del suo valore.

Pensi che le polemiche dei mesi scorsi abbiano lasciato strascichi?

Forse qualcosa, perché in alcune occasioni non l’ho vista motivata al 100 per cento. Ne abbiamo parlato, anche dopo la gara tricolore, sappiamo che cosa fare per il prossimo anno di ciclocross nel quale sono sicuro che vedremo una Baroni ben diversa.

Samparisi Allievi
Nicolas e Lorenzo, uniti già da Allievi, qui primo e secondo al campionato lombardo
Samparisi Allievi
Nicolas e Lorenzo, uniti già da Allievi, qui primo e secondo al campionato lombardo
Sarai tu il preparatore anche per la stagione su strada?

Questo è un argomento che Francesca deve chiarire con il team della strada: lei vorrebbe continuare con me, ma se l’impostazione della squadra è quella di avere un preparatore proprio, allora troveremo una soluzione.

Tu intanto che cosa farai d’ora in poi?

Ancora un paio di gare di ciclocross e poi una breve sosta, una decina di giorni per ricaricare le batterie prima di buttarci a capofitto nella mountain bike, dove il primo obiettivo sarà il campionato italiano marathon di giugno in Liguria. Se dovessi dire un sogno, è quello di vestire la maglia azzurra a europei e mondiali, starà a me dimostrare che non un’utopia.