Zana nella morsa norvegese. E’ dura, ma non è finita…

21.08.2021
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Se la tappa di ieri era corta, quella di oggi era cortissima: appena 71,3 chilometri ma quasi 3.000 metri di dislivello. In molti la temevano, soprattutto i nostri. Alessandro Verre, Gianmarco Garofoli e capitan Filippo Zana. Persino Filippo Baroncini e Marco Frigo i due giganti dell’Italia. Ma in qualche modo alla fine i ragazzi di Marino Amadori si sono salvati dalla morsa norvegese e non solo…

A Saint Jean d’Arves, paesino assolato sulle gigantesche montagne della Maurienne, ha vinto ancora la maglia gialla. Il Tobias Johannessen del Tour de l’Avenir è l’Ayuso del Giro U23. E’ stata un corsa ad eliminazione: prima in 40, poi in 18, poi in 8 e alla fine si sono presentati in quattro sull’arrivo, dove la potenza del norvegese, e anche la sua palese freschezza, sono state devastanti.

Colnaghi a casa

Le cose non erano partite bene per gli azzurri. Nella notte Luca Colnaghi era stato male. Il mal di stomaco e lo sforzo violento di ieri lo avevano costretto ad alzare bandiera bianca. Il dispiacere è tanto, ma per “fortuna” il danno è “poco”. Le ultime due frazioni, infatti, non erano adatte alla ruota veloce di Lecco.

Per questa particolare frazione, tutto (e tutti) avevano messo in campo le conoscenze all’avanguardia che ormai siamo abituati a vedere nei pro’. Alimentazione differenziata, con un pasto più leggero del solito, solo dei gel nelle tasche e un bel po’ di riscaldamento prima del via. Si partiva infatti subito in salita, sul Col du Chaussy. Sorrisi sui volti dei ragazzi, ma anche quel velo di tensione, assolutamente comprensibile. Una tensione che per molti era lo spettro del tempo massimo: meno di 30′. E infatti sono andati a casa in 16.

I giapponesi, di fronte al caravan dell’Italia, avevano iniziato a scaldarsi già un’ora prima del via. E gli spagnoli appena dopo di loro. Il cittì Amadori un po’ ci scherzava: «Vorranno attaccare subito!», ma un po’ li temeva. E buttava un occhio su tutti, pur cercando di far restare tranquilli i suoi corridori.

Pochi chilometri dopo il via e Marco Frigo è nelle prime posizioni a controllare la gara
Pochi chilometri dopo il via e Marco Frigo è nelle prime posizioni a controllare la gara

Frigo presente

La partenza è stata fulminea. Dopo neanche un chilometro c’erano già alcuni corridori staccati. In testa la Colombia. Ma davanti a controllare c’era Marco Frigo, oggi uno dei più brillanti.

«I colombiani – racconta Marco Frigo – hanno attaccato forte e poco dopo sono rimasti davanti in 40. Io mi sono staccato nella prima discesa per i miei soliti problemi (era caduto violentemente ad inizio stagione ed ha preso paura, ndr). E dentro c’era anche tutta la nazionale norvegese. Dell’Italia restava solo Zana. Purtroppo abbiamo perso Verre abbastanza presto. Io ho provato a rientrare, ma non c’è stato nulla da fare e ho dato una mano a Zana finché ho potuto. I norvegesi sono davvero forti. Però io Pippo lo vedo bene. Ci conosciamo, non abitiamo lontano e so che ha preparato al meglio questo appuntamento. E’ vero che Johannessen ha una squadra forte, ma c’è ancora tanta salita e la classifica si deciderà domani a fine tappa.

«Io? Sto bene. Mi spiace un po’ per i miei problemi in discesa. Forse in salita ho perso qualcosa, ma credo che nelle prime tappe e nella cronosquadre sia riuscito a dare un aiuto alla squadra».

Frigo sta disputando un buon Avenir e quando gli facciamo notare che non è poco visto che è stato chiamato quasi in extremis in sostituzione di Omar El Gouzi, infortunato, lui chiarisce: «No, no… sapevo da tempo che avrei fatto l’Avenir. Anzi, ringrazio Amadori che mi dà sempre tanta fiducia».

Rischi e progetti

Un rischio enorme per Zana e per gli azzurri, restare senza uomini. C’è mancato tanto così che tutto il lavoro fatto fosse vanificato. Per fortuna il corridore della Bardiani Csf Faizanè se l’è cavata da solo.

«Sì – commenta Zana – sono rimasto sempre con il gruppetto di testa». A queste parole anche noi tiriamo un sospiro di sollievo, in quanto ad un tratto “radiocorsa” non lo dava più nelle prime posizioni. «Questa – riprende Filippo – non era una tappa troppo adatta a me. Le preferisco più lunghe. Era una frazione particolare: salita e discesa, salita e discesa. Abbiamo visto che il norvegese è difficile da attaccare, ma domani c’è un’altra tappa durissima… e non ci accontentiamo.

«Ho studiato molto bene la frazione di domani e vedendo l’altimetria mi piace. Quelle salite non le conosco, ma ormai ho visto che le salite qui in Francia sono lunghe e abbastanza pedalabili. Io spero di avere la gamba per attaccare e far fare un po’ di fatica agli avversari.

«Se sento Reverberi? Sì – ride- lui ma anche tutti gli altri ragazzi della Bardiani mi scrivono, mi sostengono. Devo ringraziarli perché mi hanno permesso di fare un calendario super. Mi hanno dato un’opportunità grande. Sono fortunatissimo e cercherò ripagarli al meglio».

Tobias Johannessen è sempre più in giallo. Adesso vanta 2’18” su Rodriguez e 2’24” su Zana
Tobias Johannessen è sempre più in giallo. Adesso vanta 2’18” su Rodriguez e 2’24” su Zana

Italia compatta

E poi Zana aggiunge una frase che ci è piaciuta moltissimo: «Speriamo che i ragazzi oggi siano riusciti a recuperare un po’ e magari domani possano darmi una mano per stancare i norvegesi e gli altri uomini di classifica. Una classifica che vorrei continuare a risalire». 

“Speriamo che i ragazzi abbiano recuperato”. Amadori la sa lunga. Una volta “sistemata” la corsa di oggi, la testa era già rivolta a domani per gli altri. Non per Zana chiaramente. Sotto la cenere gli azzurri covano qualcosa. Speriamo che le gambe siano buone per far divampare l’incendio. Domani, l’ultima tappa è lunga (151 chilometri) e prevede la Madelaine, l’Iseran (ad oltre 2.700 metri di quota) e l’arrivo sul Piccolo San Bernardo.

Il clima in squadra è buono. I ragazzi scherzano, si cercano. E a tavola l’umore è buono. «I massaggiatori, Luigino Moro e Alessandro Capelli – racconta Frigo – non ci fanno mancare niente. Sono molto bravi. Non ci fanno sentire la mancanza dell’Italia. Sappiamo che quando siamo fuori è sempre un po’ complicato e che in Francia non è mai facile con gli hotel e la cucina, ma loro ci stanno aiutando moltissimo. E tutti noi ci crediamo».

A Johannessen il primo round in salita. Ma Zana non molla

20.08.2021
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L’aria sarà anche cambiata, ma il vento soffia sempre da Nord al Tour de l’Avenir. Prima gli olandesi e da ieri, e oggi ancora di più, tanti norvegesi. Sul primo vero grande arrivo in quota, ai 1.501 metri du Grand Colombiere trionfa, anzi domina Tabias Johannessen. 

Senza Ayuso e Umba, il secondo classificato del Giro d’Italia U23 sta mettendo in campo e in mostra tutto il suo valore. Ma lui non è sbruffone affatto, sia chiaro. Disponibile, sorridente… ma con due gambe e due polmoni che per ora sono d’acciaio

Ancora uno Johannessen

Il vichingo ieri aveva fatto secondo in volata dietro al gemello Anders, oggi eccolo vincere in solitaria nel più classico dei “tappa e maglia”. Giusto il tempo di asciugarsi il sudore e raggiungere la tensostruttura dove c’è il controllo antidoping, che Tobias inizia a mangiare il riso (condito con pomodoro e parmigiano). Un piattone gigante, mentre risponde già ai messaggi che gli stanno arrivando. 

Un signore dell’organizzatore gli porta la maglia gialla. Con le normative anticovid deve indossarla da solo e non sul podio.

«Sono super contento – afferma Johannessen con un sorriso grosso così – Ieri mio fratello e oggi io. Io che aiuto lui e lui che aiuta me, come del resto ha fatto tutta la squadra. Una grande squadra. Come è andata? Ha attaccato Rodriguez e io l’ho seguito, poi poco prima che finisse il tratto duro ho aperto il gas a tutta e sono andato via. Non ho guardato neanche il potenziometro. Tutto a sensazione, pensavo solo al traguardo».

Da come parlava sembrava che il norvegese conoscesse la salita. Invece lui ci ha risposto che non l’aveva mai fatta, ma che l’aveva studiata e ristudiata sull’altimetria. E credeteci non era facile da interpretare. Era molto dura nei primi 8-9 chilometri, c’erano poi un tratto intermedio ondulato, un falsopiano e due strappate che portavano al traguardo dopo 15,3 chilometri di scalata. Segno che il ragazzo sa il fatto suo.

Ma Zana c’è…

Adesso è lecito pensare che Tobias potrà difendere questa maglia fino alla fine. Ha una squadra molto forte. E dire che hanno perso anche un elemento, Soren Waerenskjold, vincitore del prologo. Eh già, dopo questa dimostrazione di potenza chi potrà togliergliela? Beh, tra i più accreditati ci sono i nostri azzurri. A cominciare da Filippo Zana, oggi secondo, anche se a più di un minuto.

«Mamma mia – commenta ancora con i battiti a mille dopo l’arrivo il corridore della Bardiani Csf Faizanè – come è andato forte. Chapeau. Ne aveva di più. Io ci ho provato, ma era nettamente superiore, a quel punto mi sono messo di passo e sono andato su».

Zana sembra un po’ giù di morale. O forse è solo stremato. Ma l’Avenir non è finito. Anzi, è “iniziato” oggi. Ci sono due tappe molto dure, specie l’ultima, e certi sforzi si potrebbero pagare cari. E così gli facciamo notare che chi ha l’attivo due Giri d’Italia nelle gambe è lui. «Ma sì, sì – ribatte Filippo – non molliamo. Continueremo a lottare».

Gli azzurri oggi ci hanno provato. Sono stati tra i pochi a mettere in difficoltà i norvegesi. Baroncini è scattato nelle prime fasi iniziali in pianura e ha consentito agli altri di risparmiarsi un po’. Lungo la scalata ha poi dato una mano a Verre.

A proposito il corridore lucano appena ci ha visto ha commentato: «Il Tour non è il Giro. Vanno fortissimo».

Rodriguez deluso

E che il livello sia alto ce lo conferma anche la faccia dello spagnolo Rodriguez. Lui, che corre nella Ineos-Grenadiers su queste strade qualche mese fa stava tirando per il capitano Richie Porte al Delfinato. Oggi ha attaccato ma è stato respinto. Il suo volto è a dir poco scuro.

«Forse pensava di venire a prendere le caramelle – dice Amadori – ma qui le caramelle sono alto. Sia che corri tra gli U23 che nel WorldTour. Oggi comunque non era facile: tappa breve (98 chilometri, ndr) con la sola scalata finale. Tutto molto esplosivo».

Quest’ultima frase ci deve lasciare tanta speranza. Un percorso del genere strizza l’occhio ai più giovani, con più forza e meno fondo. E se Zana che è più “esperto” arriva secondo in una frazione così… 

Zana Sazka 2021

Zana, storia di una vittoria vissuta metro per metro

11.08.2021
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Ultima tappa del Sazka Tour. Siamo in Repubblica Ceka ma la partecipazione è davvero qualificata, molti soprattutto i giovani in gara per effettuare le prove generali dell’imminente Tour de l’Avenir, anche se l’Intermarché Wanty Gobert non fa mistero di voler portare a casa la corsa con due vecchi marpioni come Rein Taaramae (EST) e Jan Hirt (CZE). In classifica però comanda un italiano, Filippo Zana (Bardiani CSF Faizané) che nella frazione precedente aveva fatto il vuoto insieme al norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Dare Development Team). Zana ha un bottino di 22”, in altri momenti potrebbe essere sufficiente, ma alla partenza c’è un’aria strana…

I compagni di squadra di Zana gli sono tutti attorno: che correranno per lui è scontato, che lo proteggeranno altrettanto, ma il messaggio arrivato dall’ammiraglia è chiaro: «Filippo, devi stargli incollato alla sella, non perderlo mai di vista perché non si è rassegnato…».

Zana Bardiani 2021
Filippo Zana scortato dalla sua squadra: al Sazka Tour la formazione di Reverberi ha dato una bella lezione di ciclismo
Zana Bardiani 2021
Filippo Zana scortato dalla sua squadra: al Sazka Tour la formazione di Reverberi ha dato una bella lezione di ciclismo

Taaramae? Non è lui il nemico…

E’ vero che Taaramae ha ancora velleità, in fin dei conti è a 29” e l’estone sa come si corre una gara a tappe, eppure tutti puntano dritto sul norvegese, che all’Avenir dicono voglia sbancare e raccogliere il testimone dall’ultimo vincitore, il connazionale Tobias Foss per poi approdare in una grande squadra. Filippo ha capito fin troppo bene e non se lo farà sfuggire.

La tappa finale è in circuito e al penultimo giro Taaramae ha sparato la sua cartuccia, anche perché i compagni di squadra di Zana hanno fatto buona guardia. L’estone finirà presto le energie tanto da pensare poi solo a difendere l’ultimo gradino del podio. Johannessen però sembra il gatto pronto a tirare fuori gli artigli, tanto è vero che al traguardo volante batte tutti: ecco che un pochino di quel gruzzolo è già evaporato…

Hai voglia a dire che non è certo una gara del World Tour: sei lì, a un passo dalla vittoria, ma “quello” ci pensa eccome. Paura? Sì, perché negarlo? Un po’ c’è, ma è quella paura sana che ti mantiene concentrato, che ti dice che devi stare attento a non sbagliare. Incollato alla sua sella, così hanno detto e così bisogna fare…

Zana Adriatica 2021
Per Zana 4 vittorie nel 2021 e il quinto posto all’Adriatica Ionica Race, fra i “grandi”
Zana Adriatica 2021
Per Zana 4 vittorie nel 2021 e il quinto posto all’Adriatica Ionica Race, fra i “grandi”

La sfida uomo contro uomo

Ultimo giro e Johannessen parte. Una fucilata. Questa volta non ci sono i compagni, bisogna provvedere da soli. Filippo gli resta attaccato, dietro si fa il vuoto. Uno contro l’altro: la storia del ciclismo è piena di questi testa a testa. Quando Bertoglio e Galdos se le diedero di santa ragione nel finale del Giro ’76, oppure Hinault e Zoetemelk alla tappa conclusiva del Tour ’82 Zana non era ancora nato, ma sa bene che questi finali accrescono il pathos di una corsa e affascinano gli spettatori. Nel loro piccolo, i due stanno scrivendo una piccola pagina di storia.

Johannessen sembra un toro imbufalito, i chilometri scorrono sotto le ruote e sa che deve staccarlo. Il circuito presenta un breve strappo, il norvegese spinge come un forsennato sui pedali ma Zana resta lì, con la sua maglia gialla indosso, ribatte colpo su colpo e ogni metro che passa sente le sue energie crescere. Lo affianca, si guardano e quello sguardo dice tutto: tu vincerai la tappa come hai fatto ieri, sei il più veloce, ma io non cedo.

Zana Sazka Tour 2021
Il podio finale del Sazka Tour con Zana fra Taaramae (3°) e Johannessen (2°)
Zana Sazka Tour 2021
Il podio finale del Sazka Tour con Zana fra Taaramae (3°) e Johannessen (2°)

Ma la partita non è finita…

I due arrivano fianco a fianco. Per Zana è il trionfo, miglior viatico per la corsa francese non ci potrebbe essere. La squadra fa festa, dietro Luca Covili e Davide Gabburo hanno fatto buona guardia finendo anche davanti al gruppo. Sul podio, un nuovo sguardo che sa di avvertimento: la sfida non è finita, ci si rivede sulle Alpi.

Filippo è pronto, tornato a casa ha cambiato le valigie, messo da parte la maglia della Bardiani e ripiegato quella della nazionale. Correre in azzurro è un grande onore ed è pronto a gettarsi nella mischia: in Repubblica Ceka ha visto che la condizione è al suo apice, come doveva essere, ora però si sale di qualche gradino perché non ci sarà solo Johannessen: gente come Umba e Ayuso li conosce bene, ma è il norvegese quello che ha il dente avvelenato…

Zana tappa Pace 2021

Zana, dal Giro d’Italia alla Corsa della Pace

08.06.2021
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Appena finito il Giro d’Italia, Filippo Zana è salito in macchina, una rapida capatina a casa, cambio di valigia e via verso un’altra avventura, destinazione Est Europa, Repubblica Ceka per la precisione. Un Giro vissuto da comprimario (ma neanche poi tanto, come si vedrà), un’altra gara da protagonista assoluto e non una gara qualunque, ma la Corsa della Pace, la stessa che nel secolo scorso era l’appuntamento principe del calendario dilettantistico.

I tempi sono cambiati, prima era una gara articolata su almeno 10 giorni, ora si gareggia su tre tappe più un brevissimo prologo a cronometro (appena 4 minuti di gara), ma è pur sempre una prova per la Nations Cup Uci, riservata alle squadre nazionali. Una gara che all’Italia aveva sorriso solo due volte, nel 2004 con Michele Scarponi e nel 2006 con Gianpaolo Cheula. Fino a domenica, fino a Filippo Zana.

«Sinceramente tutto questo risalto un po’ mi ha sorpreso – esordisce il corridore della Bardiani CFS Faizané, 22 anni – non sapevo del prestigio di questa corsa. Probabilmente mi ha aiutato molto l’aver finito il Giro d’Italia in crescendo. Non ero partito al massimo della forma, avevo anche avuto problemi intestinali all’inizio, ma poi sono andato sempre meglio cogliendo anche un 7° posto nella tappa di Stradella. Ho finito 73°, ma in crescendo e gli effetti si sono visti dopo».

Zana Battistella Giro 2021
Filippo Zana dietro Battistella, alla tappa del Giro Rovereto-Stradella finita al 7° posto
Zana Battistella Giro 2021
Filippo Zana dietro Battistella, alla tappa del Giro Rovereto-Stradella finita al 7° posto
Che gara è la nuova Corsa della Pace?

Si gareggia sempre nello stesso Paese, anzi a dir la verità i percorsi sono tutti disegnati in un raggio che non supera i 100 chilometri e questo aiuta per gli spostamenti. La prima tappa era la più semplice, infatti è finita in volata, la seconda era la più dura con un circuito finale da ripetersi due volte con all’interno una salita lunga, la prima volta dopo 10 chilometri di ascesa si svoltava e discendeva, la seconda si è arrivati in cima.

E’ lì che hai fatto la differenza…

Devo dire che i compagni di nazionale (Lorenzo Balestra, Fabio Mazzucco, Lorenzo Quartucci, Mattia Petrucci, Luca Rastelli) hanno lavorato splendidamente per me, prima tenendomi davanti al primo giro, poi spianando la strada fino a quando ai -7 ho provato ad andar via. Ho visto che nessuno mi seguiva e ho tirato dritto.

Zana Pace 2021
Zana vincitore alla Corsa della Pace con 1’10” su Hocevar e 1’12” su Clynhens (foto Jan Brychta)
Zana Pace 2021
Zana vincitore alla Corsa della Pace su Hocevar e Clynhens (foto Jan Brychta)
Alla fine hai vinto la Corsa con un distacco sensibile, oltre un minuto sullo sloveno Hocevar. Non capita spesso che un italiano vinca corse a tappe, seppur brevi, ma Filippo Zana che corridore è?

Nelle gare a tappe mi sono sempre trovato bene, gli sforzi ripetuti in più giorni li assorbo senza problemi e vado bene in salita. A cronometro diciamo che mi difendo, ma non le ho mai preparate come si deve e certamente se voglio avere ambizioni devo migliorare.

Quanto ti ha aiutato aver finito il Giro?

Moltissimo, sentivo alla fine di avere una gran gamba. Una corsa di tre settimane può davvero fare la differenza, darti progressivamente quella condizione che ti manca, certo se finisci stanco significa che serve staccare, ma dipende molto anche da quello che si richiede alla corsa. Io avevo finito abbastanza soddisfatto, d’altronde non dovevo neanche farlo, ero stato richiamato proprio all’ultimo in sostituzione di un compagno (Alessandro Tonelli, risultato falso positivo al Covid prima del via, ndr).

Zana azzurri 2021
Da sinistra: Lorenzo Quartucci, Mattia Petrucci, Filippo Zana e Luca Rastelli
Zana azzurri 2021
Da sinistra: Lorenzo Quartucci, Mattia Petrucci, Filippo Zana e Luca Rastelli
Ora che cosa ti aspetta?

Ho ancora un mese abbastanza intenso, con Adriatica Jonica Race, Campionato Italiano, Giro dell’Appennino e Lugano, poi staccherò un po’ per preparare il finale di stagione.

Questi risultati, anche prima della Corsa della Pace, ti stanno attirando attenzioni, anche da parte di squadre del WorldTour?

Qualche segnale c’è, per ora solo a livello di voci, ma non posso negare che la cosa mi fa molto piacere e mi spinge a lavorare ancora di più. E’ importante che mi faccia conoscere, il mio futuro è tutto da scrivere. La cosa bella di questa gara è stata anche che ho vinto in maglia azzurra, è stata la prima volta e lo sognavo da tempo.

Lo sai chi c’è nell’albo d’oro della Corsa della Pace?

Sono andato a leggerlo, ho visto che c’è anche Tadej Pogacar. So che chi vince quella corsa non può essere un ciclista comune, speriamo che sia di buon auspicio per i prossimi anni…

Zana, buona la prima (nel mito di Pantani)

16.03.2021
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Lo scorso anno Filippo Zana era stato il secondo corridore più giovane del Giro d’Italia, lo aveva battuto di appena 27 giorni il suo compagno di squadra Mazzucco. Roberto Reverberi aveva fiutato le sue doti in salita e decise di dargli questa opportunità.

A distanza di un anno (in realtà solo pochi mesi) rieccoci a parlare del vicentino, stavolta per una vittoria, la prima da professionista. Il che è sempre una bella emozione.

Filippo Zana vincitore della 2ª tappa dell’Istrian Spring Trophy
Zana vincitore della 2ª tappa dell’Istrian Spring Trophy

Buona la prima

«Una vittoria che ho voluto dedicare a mio nonno Sergio, venuto a mancare qualche tempo fa – racconta Zana – Al Giro non ci ero riuscito e il mio primo pensiero dopo la tappa dell’Istrian Spring Trophy è andato a lui. E’ stata un’emozione indescrivibile. Non me lo aspettavo, sapevo di stare bene, ma da qui a vincere… Anche se non era una super corsa c’è sempre qualcuno che va forte. E la squadra ha svolto un lavoro impeccabile».

In ammiraglia, Mirko Rossato ha fatto le prove generali. Il diesse ha cercato di dare un certo imprinting ai suoi ragazzi: dettare la corsa. E così ecco che la Bardiani Csf Faizané ha corso da leader. Visconti e Battaglin a tirare nella prima parte, Marengo a dare la menata finale.

«Si arrivava in salita. La scalata finale misurava 3,5 chilometri. Marengo ha tirato forte all’imbocco e quando è partito Novikov l’ho seguito e siamo andati via in due. Ai 200 metri l’ho passato perché il finale era in pavè e ho voluto anticipare. Eravamo andati a dare un’occhiata a questa salita nei giorni precedenti e vedendo com’era avevamo deciso che sarebbe stato meglio anticipare in quel punto, perché poi passare sarebbe stato difficilissimo. Dispiace che la generale sia sfuggita per poco, ma magari ci riusciremo la prossima volta».

In effetti Zana dopo la sua vittoria è stato anche leader di questa tre giorni croata. Ma nella frazione finale, il giorno dopo, il neozelandese Finn Fisher-Black della Jumbo Visma Developement gli ha sfilato la maglia.

«C’era un traguardo volante con abbuoni – racconta il vicentino – ma lui è stato più veloce di me. Eravamo dietro? No, non ci siamo fatti sorprendere (altrimenti Rossato li avrebbe fatti tornare in bici! ndr) è stato proprio più forte lui».

Filippo Zana ha vinto il Gp Capodarco nel 2019, quando era ancora alla Sangemini-Trevigiani
Zana ha vinto il Gp Capodarco nel 2019

Leader giovane 

Ritrovarsi leader a neanche 22 anni (li compirà dopodomani) con la squadra che tira per te non capita spesso. Lasciamo da parte quei tre-quattro fenomeni a partire da Pogacar, ma se il team corre in tuo appoggio significa che qualcosa di buono devi pur avere.

«Aver visto la squadra lavorare per me mi ha dato una carica indescrivibile e al tempo stesso anche un po’ di pressione. Dopo un lavoro del genere dovevo cercare di ripagarli. E’ stata una bella responsabilità. Vedi Visconti e Battaglin che tirano per tutta la tappa, gli altri ragazzi che ti portano in testa all’imbocco della salita finale…. 

«Visco poi, quando si stacca ti urla, ti incita. Lui è un uomo squadra. Durante il ritiro ci ha dato tanti consigli. Io ero anche in camera con lui».

Zana appare più che consapevole del suo momento della carriera. Pensate che ha scelto di stare in una professional.

«Prima di passare ho avuto qualche offerta da parte di una WorldTour, ma in una professional posso crescere gradualmente. Ho la possibilità di fare gare più adatte a me, non amo fare il passo più lungo della gamba, e penso di aver fatto la scelta giusta. Vero che nelle WorldTour viaggiano ad altri ritmi, ma quando vedo tanti giovani che vanno forte per me è una motivazione in più per allenarmi bene. Se ci riescono loro, penso, ci posso riuscire anche io».

Tra le passioni di Zana ci sono gli animali, tra cui il suo cavallo Dior
Tra le passioni di Zana ci sono gli animali, tra cui il suo cavallo Dior

Non solo scalatore

Il vicentino ha un bel rapporto con la salita, ma Zana non si definisce uno scalatore puro, le scalate da venti chilometri per intenderci non sono il suo terreno ideale. Ciò nonostante si allena spesso verso l’altopiano di Asiago, ad un’ora di bici dalla sua Piovene Rocchette, e uno dei suoi miti è “lo” scalatore: Marco Pantani. Allora gli chiediamo come faccia il Pirata ad essere il suo idolo, se quando Marco compiva le sue imprese lui non era ancora nato.

«Vero – afferma Zana – non l’ho visto in diretta ma ho comprato i dvd sulla sua vita e mi sono gustato le sue vittorie. Quale mi piacerebbe imitare? Tutte! Pantani dava spettacolo, ma se proprio devo dirne una allora scelgo Oropa, quando si fermò per il salto di catena e rimontò tutti.

«Sulle salite lunghe faccio un po’ fatica, preferisco quelle di 5-6 chilometri, soprattutto se nel finale. Mi difendo bene anche in pianura e nei percorsi vallonati, quindi dico che sono più un corridore completo».

Zana-Mazzucco debuttanti, Rossato cosa dici?

28.10.2020
4 min
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La Bardiani Csf Faizanè era la squadra più giovane del Giro d’Italia. L’età media dei suoi otto ragazzi era la più bassa tra le 22 formazioni presenti. E tra questa infornata di giovani Fabio Mazzucco e Filippo Zana erano al debutto. Entrambi classe 1999 ed entrambi provenienti dalle fila della storica UC Trevigiani.

In questa nuova avventura tra i pro’ hanno avuto la fortuna di avere al loro fianco Mirko Rossato, direttore sportivo che li seguiva quando erano dilettanti.

Mirko Rossato, è tornato quest’anno alla Bardiani
Mirko Rossato, è tornato quest’anno alla Bardiani
Squadra di giovani, Mirko: più un limite o uno stimolo?

Da parte mia posso dire che è uno stimolo. Questi ragazzi hanno affrontato in 21 giorni, 21 tappe di esperienza. Ogni volta una cosa nuova. Bisognava gestirli in tutto e per tutto. Dalla gara all’alimentazione, dalla tattica al recupero… perché tempo per recuperare non ce n’era. Però il loro sogno era il nostro entusiasmo. Poi è chiaro che dall’altro lato non puoi pretendere molto. Sì, in qualche tappa intermedia cerchi di fargli prendere la fuga, ma pensando anche al giorno dopo. Se la tappa successiva è dura devi farli stancare il meno possibile, altrimenti rischiano di tornare a casa, di non stare nel tempo massimo.

Hanno vissuto dei momenti di crisi?

Mazzucco moralmente è sceso parecchio in alcune tappe. Fare una fatica tremenda solo per restare attaccato al gruppo non è facile. Dopo 7-8 giorni è sceso molto anche fisicamente. Ha avuto un calo non da poco. Il che ci stava, perché alla fine non aveva mai fatto gare coì lunghe. Al massimo aveva fatto la Tirreno. Poi un po’ si è ripreso. Con Roberto (Reverberi, ndr) ad un certo punto credevamo che non ce la facesse. Invece è stato bravo a tenere duro. 

E Zana?

Anche per lui non è stato facile. Filippo ha provato diverse azioni interessanti. Nella tappa di San Daniele del Friuli è entrato nella fuga ed era convinto di poter fare risultato. Poi però quando hanno davvero aperto il gas si è staccato. A fine tappa c’è rimasto male. E mi ha detto: cavolo, devo lavorare di più, tanto di più. E lui è un montanaro vero, parla poco. Rispetto a Mazzucco era un po’ più continuo. Ha mostrato un buon recupero. Inoltre è un ragazzo meticoloso.

Fabio Mazzucco, padovano, aveva vinto una tappa al Giro U23 2019
Mazzucco, padovano, aveva vinto una tappa al Giro U23 2019
Sono stati bravi alla fine…

Una cosa bella era proprio questa: sentirli parlare in prospettiva. La parola lavoro è stata la più usata da loro due. Non è facile ritrovarsi nella mischia, spingere al massimo solo per restare agganciati, tanto più se come loro due eri abituato a vincere tra i dilettanti. E questo è quel che è successo a Fabio Mazzucco nella tappa di Piancavallo. Una frazione che prima dell’ascesa finale prevedeva altre quattro salite. Quel giorno Fabio è arrivato con il gruppetto ad oltre 40′. Dopo l’arrivo, stremato, è scoppiato in una crisi di pianto.

Come mai?

Era sconfortato, ma sono situazioni che ti servono per crescere. Oggi per molti giovani può essere più facile, ma anche più difficile. Alcuni passano e vanno forte, vediamo chi ha vinto il Giro e il Tour. Per altri non è così. Però un grande Giro fa crescere il tuo motore ed averlo fatto in autunno crea più di altre volte una solida base di lavoro. In un paio di mesi non perdi tutto ciò che hai fatto. 

Tu e Reverberi insistevate sul riscaldamento. A Castrovillari notammo che li riprendeste. Perché? 

Oggi si parte sempre a tutta e cerchiamo sempre di far scaldare i ragazzi, soprattutto quando poi si inizia con una salita. Sono fasi in cui se resti dietro rischi molto. Non a caso uno dei giorni in cui erano più preoccupati era per la tappa dello Stelvio. Qualcuno di loro non ha neanche dormito la sera prima. Faceva freddo, si partiva in salita, la tappa era lunga e durissima. Quella mattina li ho visti scaldarsi per bene.

A Brindisi come è andata con i ventagli?

Hanno cercato di stare davanti, ma quella era una tappa in cui serviva esperienza. Dopo l’arrivo li ho visti con gli occhi spalancati. Proprio Zana e Mazzucco si guardavano e continuavano a ripetersi: mai vista una cosa del genere e tu? Nemmeno io, rispondeva l’altro. Al che gli ho detto: oh guardate che avete corso insieme tre anni, ve lo dovreste ricordare! 

Filippo Zana, vicentino, l’anno scorso ha vinto il Gp Capodarco
Zana, vicentino, l’anno scorso ha vinto il Gp Capodarco
Però adesso hanno un Giro nel sacco…

Sono esperienze importanti. Si parla sempre di WorldTour ma quanti ragazzi della loro età possono dire di aver fatto la Sanremo, la Tirreno, il Giro? Guardate che nelle squadre WorldTour se non sei all’altezza certe corse non le fai, neanche per fare il gregario. Per noi Mazzucco e Zana hanno del potenziale e abbiamo deciso d’investirci schierandoli in queste corse.

Tu che li hai sentiti parlare da chi sono rimasti colpiti?

Parlavano spesso di Almeida. Joao ha un anno più di loro e anche lui era passato per la Trevigiani. Senza contare che tra i dilettanti forse loro due avevano vinto più del portoghese.

E adesso cosa gli consigli?

Di riposarsi, ma senza ingrassare perché a dicembre si ricomincia a preparare la prossima stagione in vista delle gare di febbraio. Mi spiace che non potranno farsi neanche una vera vacanza visti i tempi.