EDITORIALE / L’Italia e la WorldTour della pista

15.01.2024
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L’Italia ha una squadra WorldTour: è quella della pista e funziona anche bene. Lo abbiamo appena sentito dalle parole di Salvoldi: il futuro del settore è in buone mani. Di certo lo si deve alle mamme dei ragazzi e alle loro società, ma anche al metodo di lavoro inaugurato con l’arrivo di Dino fra gli juniores e di Bragato alla guida del team performance federale. Il discorso va ovviamente allargato alle donne junior, seguite su pista direttamente da Villa. Sarà pure l’uovo di Colombo, ma avere lo stesso occhio tecnico in modo verticale, permette di fornire agli atleti un metodo di lavoro coerente, come accade appunto nei team WorldTour con i rispettivi devo team.

La presenza di Luca Giaimi (in apertura con Villa, durante l’inseguimento chiuso in 12ª posizione), Matteo Fiorin e Federica Venturelli agli europei di Apeldoorn, cui potremmo aggiungere anche Davide Boscaro con i suoi 23 anni, conferma che con il giusto metodo di lavoro, non è detto che la giovane età sia per forza un limite.

«Il coinvolgimento di questi giovani – ci ha confermato qualche giorno fa Bragato – andrà avanti fino a ridosso delle Olimpiadi, poi sarà fatta la selezione e ci saranno solo quelli che andranno a Parigi. Quando siamo a Montichiari per allenarci, i giovani da un lato servono anche come sparring partner, perché atleti che sanno girare a certi ritmi, anche se non per tutta la prova, ci aiutano in certi tipi di lavoro. Al contempo per loro è una grande esperienza, perché per ragazzi così giovani che fino a qualche giorno prima erano juniores, girare con probabili olimpici e con campioni olimpici è una grandissima scuola».

Gli sponsor inesistenti

In realtà però una WorldTour non ce l’abbiamo e neanche se ne scorgono all’orizzonte. Nei giorni scorsi abbiamo sentito svariate voci sul perché gli sponsor (italiani) più grandi stiano alla larga dalla strada. Più passa il tempo e più ci convinciamo del fatto che il fantasma del doping, che per anni ha inciso sicuramente sulle scelte, sia ormai un pretesto poco credibile. Durante la presentazione del Team Polti-Kometa tre opinioni ci hanno davvero incuriosito.

La prima è venuta da Contador, in risposta alla domanda sulla differenza fra le squadre di un tempo e le corazzate di adesso. «C’è stato un cambio grande – ha risposto lo spagnolo – negli anni 90 bastava una famiglia appassionata e nasceva la squadra. Ora per fare una WorldTour serve avere una multinazionale, con interessi globali. E’ difficile tornare a com’era prima, ora si guarda al ritorno dell’investimento, perché il ciclismo è globale ed è arrivato anche in Paesi dove prima non c’era».

A Contador si è aggiunta la voce del suo sponsor Giacomo Pedranzini, di casa Kometa. «Il ciclismo funziona – ha detto – non credo che giganti come Lidl e Jumbo abbiano investito per il gusto di partecipare, ma perché le squadre che affiancano sono per loro un veicolo importante. In Italia questi grandi sponsor ci sono. Se restiamo nell’ambito della grande distribuzione, ci sono colossi come Esselunga oppure Conad e Coop che potrebbero benissimo trarne vantaggio».

Sul tema ha detto la sua anche Francesca Polti: «Come detto – ha spiegato durante l’evento – nel fare l’analisi sul perché non rientrare, abbiamo trovato solo voci favorevoli al rientro. Non credo che il tema del doping sia più sul tavolo, visti i tanti controlli cui le squadre sono sottoposte. La nostra speranza, che è anche una certezza è di trarre grande visibilità dal ritorno in gruppo, sperando di ispirare anche altre aziende. Siamo una multinazionale tascabile, nel senso che siamo a misura d’uomo, ma siamo anche in tutto il mondo. Magari non subito, ma credo e spero che durante il Giro d’Italia qualcuno inizi a mostrare interesse».

Se Francesca Polti ha ragione, l’estate potrebbe mostrare segni di risveglio negli sponsor italiani
Se Francesca Polti ha ragione, l’estate potrebbe mostrare segni di risveglio negli sponsor italiani

Tasse e fatture

Quasi contemporaneamente, confermando quello che ci aveva detto Philippe Mauduit, in un’intervista a Velo101 Marc Madiot ha risposto all’ipotesi di Lappartient di fissare un tetto agli ingaggi.

«I politici sono fatti per fare promesse – ha detto – ma a volte hanno grandi difficoltà a mantenerle. Però abbiamo anche un altro problema. Il costo del lavoro in Francia è più alto che altrove, abbiamo il 30% in più di tasse. Anche questo va tenuto in considerazione. Siamo nell’ultimo terzo delle squadre in termini di budget e abbiamo anche il 30% di spese in più. Se pur trovandoci in queste situazioni, abbiamo chiuso il 2023 come settima squadra nel mondo, vuol dire che abbiamo fatto un buon lavoro».

Qui da noi ci si sveglia solo quando la Finanziaria tocca i privilegi delle squadre di calcio: in quel caso i principali organi di informazione, per evidenti e mai negati conflitti di interesse, scoprono che il sistema fiscale italiano penalizza le società sportive di tutti i livelli. Il Governo ha cancellato gli sgravi fiscali per diverse categorie di lavoratori provenienti dall’estero, compresi gli sportivi. I club del calcio verranno dunque tassati più che nel recente passato e dovranno forse rivedere le loro strategie di mercato.

Forse è questo il motivo per cui si fa fatica a creare una squadra in Italia? Oppure una volta, oltre alla passione delle famiglie, la possibilità di fare fatture gonfiate rendeva il ciclismo un boccone appetibile?

Il ruolo verticale di Bragato permette di dare coerenza alle carriere degli atleti
Il ruolo verticale di Bragato permette di dare coerenza alle carriere degli atleti

La WorldTour della pista

Allora è meglio tornare col pensiero alla nostra WorldTour della pista, perché ci piace nell’anno olimpico raccontare quel che c’è di buono nel ciclismo italiano, cioè è la capacità di individuare il talento e valorizzarlo. Il coinvolgimento dei ragazzi negli eventi della nazionale maggiore, approfittando dell’assenza di quelli impegnati al Tour Down Under, trasmette lo stesso gusto di Alfredo Martini, che convocava sempre nelle sue squadre di campioni uno o due giovani di sostanza, fosse anche perché facessero le riserve.

«La regola generale – spiegava ancora Bragato – potrebbe prevedere che per questi ragazzi si aspetti la maturazione fisiologica. Il fatto è che si tratta di atleti così forti, che hanno vinto i mondiali del quartetto e dell’inseguimento individuale, da risultare già maturi fisicamente. Abbiamo iniziato a inserirli nelle nuove distanze e abbiamo scoperto che si trovano meglio a fare l’inseguimento sui 4 chilometri piuttosto che sui 3. Per come lavoriamo, usciamo sempre alla distanza e quindi il chilometro in più per Giaimi e soprattutto per Venturelli è stato un vantaggio più che un limite».

Quanto costa fare una squadra come la WorldTour della nazionale? Quanto costerebbe renderla attiva per tutta la lunghezza del calendario? Sono i numeri che davvero interessano chiunque voglia fare del ciclismo il proprio biglietto da visita. Abbiamo i corridori, i tecnici, i preparatori, i nutrizionisti, i dottori, i massaggiatori, i meccanici e i produttori di biciclette. Non ci manca niente, forse solo un po’ di coraggio.

Venturelli è diventata grande. Si parte subito con gli europei

09.01.2024
6 min
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L’Università a Brescia. L’ingresso nel mondo delle pro’ poche settimane fa in ritiro in Spagna. Il suo primo evento ufficiale da domani in Olanda agli europei su pista. Tutto il resto più avanti. E’ diventata grande Federica Venturelli, che ha iniziato il 2024 subito calata perfettamente nella parte (in apertura foto K13/Luis Solana).

E questa settimana non si farà mancare nulla. Il fiato lo userà non solo per pedalare, ma anche per soffiare sulle candeline della torta di compleanno. La cremonese della UAE Development Team festeggerà i 19 anni venerdì nel velodromo di Apeldoorn, prima di potersi concentrare a fondo sulla disciplina che le ha assegnato il cittì Villa. Domenica 14 gennaio correrà l’inseguimento individuale, in cui è già stata campionessa continentale e mondiale in entrambe le stagioni da junior. Fra un impegno e l’altro, siamo riusciti a sentire Venturelli, ormai navigata negli incastri del suo personale “tetris”e sempre brava a spiegare tutto quello che fa.

Federica, nemmeno il tempo di realizzare di essere passata elite, che c’è già una corsa importante che ti attende.

Proprio così, anche se inizialmente non ero sicura di farli, non era nei programmi. Lo abbiamo deciso circa un mese fa. Quando sono rientrata dal ritiro con la squadra, sono andata a Montichiari per lavorare con le altre ragazze. Ho cercato di affinare la condizione ed anche l’intesa con le compagne nelle prove di quartetto, che però non farò.

Cosa ti aspetti da quella prova?

Intanto parto sapendo che sarà più lunga e più difficile da gestire. Da junior l’inseguimento individuale è di due chilometri, mentre da elite sono tre, quindi mezza gara in più da fare. Per me sarà un tipo nuovo di sforzo. Non se ne parla di medaglie o piazzamenti (sorride, ndr). L’obiettivo al momento è fare esperienza e cercare di realizzare una buona prestazione. Sono migliorata anche nella cosiddetta ansia da prestazione, perché ho capito che la gara è il solo momento in cui si mette in pratica il lavoro degli allenamenti. Credo di essermi preparata bene, pertanto sono serena e tesa il giusto. Sicuramente essere già agli europei elite nell’anno olimpico è un motivo di grande orgoglio per me. Poi ovvio che spero di andare forte e superare le qualificazioni per le fasi successive.

Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Agli europei di Apeldoorn Venturelli disputerà l’inseguimento individuale, dove da junior è stata campionessa continentale e mondiale
Come ti sei trovata col gruppo azzurro delle grandi?

Benissimo (risponde raggiante, ndr). Sono molto contenta di come mi hanno accolta. Pensavo che avrei fatto più fatica, invece si vede subito che è un gruppo affiatato. Con Chiara (Consonni, ndr) c’era un briciolo di confidenza in più perché eravamo assieme al ritiro della UAE, però tutte le ragazze mi hanno dato consigli.

Ecco, il training camp in Spagna con il tuo nuovo club invece com’è andato?

Molto bene anche quello. Sia la prima squadra che noi del devo team eravamo nello stesso hotel. Facevamo chiaramente allenamenti separati, ma per le riunioni e le cene eravamo assieme. Anzi a tavola ci siamo sempre sedute mischiate per favorire la conoscenza fra tutte. Lì abbiamo avuto modo di confrontarci con le atlete più esperte ed è un aspetto importante per potersi migliorare.

Tra le ragazze della prima squadra con chi ti sei rapportata maggiormente?

Come dicevo prima per Consonni, conoscevo già bene Silvia (Persico, ndr) per il ciclocross. Lei è sempre stata un mio riferimento, anche per il salto di qualità che ha fatto negli ultimi anni. Devo dire però che mi hanno colpito molto Bertizzolo e Magnaldi per la loro forte personalità. Quando mi ricapiterà l’occasione, vorrei approfondire la conoscenza con loro per avere i loro punti di vista.

Altri particolari?

Tutte le ragazze sono molto precise nell’alimentazione. Ho capito che una buona prestazione passa da qui. Nel complesso ho notato subito una grande cura dei dettagli, della grande organizzazione che c’è dietro e degli allenamenti più intensi. E poi mi ha fatto una buona impressione l’essere state valutate dalla fisioterapista della squadra. Non mi era mai capitato prima di avere uno screening di questo genere. Lo reputo molto interessante.

Il programma gare di Federica Venturelli cosa prevede?

L’agenda è fitta, contando anche l’Università dove ho l’obbligo di frequenza (è iscritta alla facoltà di Farmacia a Brescia, ndr). Lo studio non potevo lasciarlo perché mi piace e mi serve, ma a dire il vero non ho idea di come farò per conciliare tutto (sorride, ndr). Battute a parte, farò il calendario del devo team, ma potrebbero esserci anche le gare con la nazionale. Sia in Nations Cup su pista sia su strada con le U23. So che ci verrà data l’occasione di correre anche col team WorldTour, ma non saprei quando tra tutti questi impegni. Infine ci sarebbe ancora il ciclocross. C’è un’ipotesi-mondiale, sempre che arrivi la convocazione, ma prima ci sarebbe anche la prova di Coppa del mondo a Benidorm a metà gennaio.

Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Campionessa in bici e a scuola. Ad ottobre Venturelli ha ricevuto l’onoreficenza di “Alfiere del Lavoro” da Mattarella
Ti sei posta degli obiettivi per questa stagione?

Premetto che la scelta di andare in un devo team è dovuta proprio anche per prendere meglio coscienza dell’impegno tra studio e ciclismo. Arrivando dalla categoria juniores, sapevo che erano due mondi totalmente differenti e l’ho visto subito. Fino all’anno scorso ero un’atleta che su strada faceva un po’ tutto, quest’anno invece non credo. Ad esempio farò gare a tappe più lunghe di quelle di due-tre giorni da junior. Avrò modo di capire quali sono i miei limiti ovunque. D’altronde sono una ragazza a cui non piace stare con le mani in mano…

Villa, è già tempo di europei su pista: siete pronti?

06.01.2024
5 min
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Neanche il tempo di rimettere da parte albero di Natale e presepe, che già il ciclismo su pista inizia il suo calendario e lo fa con un evento dalla grande importanza, soprattutto perché darà punti pesanti nel cammino di qualificazione a Parigi 2024. Nel velodromo olandese di Apeldoorn da mercoledì prossimo si va a caccia dei titoli europei e un tale anticipo della manifestazione non può non condizionare il suo sviluppo: molte nazioni hanno dovuto fare delle scelte, anche perché neanche un mese dopo si sarà in Australia per la prima tappa della Nations Cup.

Come si presenterà la nazionale italiana? Quali le avversarie di riferimento proprio tenendo conto del periodo spurio di effettuazione? A queste e altre domande non si è sottratto Marco Villa (nella foto d’apertura con Milan e Ganna ai mondiali di Glasgow) già proiettato verso il primo passo di un cammino che porterà lui e i suoi ragazzi verso l’evento principe del quadriennio, la summa di tutto il lavoro effettuato in questi anni.

Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn
Davide Boscaro sarà uno dei nuovi ingressi nel quartetto azzurro ad Apeldoorn

«Questi europei sono un appuntamento delicato – ammette Villa – proprio perché arriva così presto. Noi come tutti gli altri dobbiamo trovare un compromesso per non accelerare troppo la preparazione pensando che il culmine dovrà essere a inizio agosto. Resta però un evento importante perché dà punti per il ranking e soprattutto risposte utili proprio per l’estate».

E’ il primo atto della stagione, ma tu ci arrivi dopo una lunga serie di contatti con i team del WorldTour per impostare il cammino di avvicinamento olimpico. Che risposte hai avuto?

Ho trovato molta disponibilità da parte di tutti. Sono stato a Calpe, al ritiro della Lidl-Trek per parlare di Consonni e Milan, nuovi arrivi in quel contesto e abbiamo stabilito un programma che soddisfa sia l’esigenze del team che le mie. Lo stesso dicasi per la Ineos di Ganna e Viviani, ma con Cioni abbiamo una lunga collaborazione. Sempre a Calpe ho parlato anche della Balsamo, che punta a Parigi in doppia veste. Insomma, abbiamo gettato le basi.

Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Per Elisa Balsamo l’europeo sarà il primo appuntamento di una stagione ricchissima
Chi mancherà ad Apeldoorn?

Per quanto riguarda il quartetto maschile non avremo Ganna e Moro come anche Viviani, ma loro li avrò a disposizione in Australia a inizio febbraio. Fra le donne invece non ci sono defezioni, siamo quasi al completo.

Guardando alle altre Nazioni, vedi la stessa nostra situazione?

Questa è la mia quarta Olimpiade e so per esperienza che quello che si è visto finora ha un peso relativo. Tutti, quando si arriva all’appuntamento olimpico, sono al massimo. Noi a Tokyo non abbiamo certo vinto con vantaggi enormi, ma proprio sul filo e questo significa che tutti erano al limite e sarà così anche a Parigi. In campo maschile dei grandi team mancheranno solo Nuova Zelanda e Australia. Quindi in Olanda avremo contro la Danimarca nostro storico contraltare, ma io dico di fare attenzione alla Gran Bretagna, intanto perché hanno bisogno di fare punti dopo la debacle dei mondiali di casa e poi perché hanno un Tarling in più e sono curioso di vedere la sua incidenza nel team. Senza poi dimenticare la Francia che prepara le Olimpiadi di casa.

Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Joshua Tarling sarà il nuovo motore del quartetto britannico, uno dei motivi d’interesse degli europei
Quanto inciderà l’assenza di Ganna e Moro?

Io sono fiducioso, perché i ragazzi sanno che mi aspetto un buon risultato per molte ragioni: innanzitutto perché anche se non è in discussione la nostra qualificazione, abbiamo bisogno di punti per avanzare nel ranking e quindi partire più avanti nella gara olimpica che ho sempre detto essere un vantaggio. Questo significa che dobbiamo sì puntare al massimo risultato, ma facendo attenzione a non creare disastri: per dirla in parole povere, una presenza in una finale agli europei è comunque un buon risultato, altrimenti perdiamo terreno. Poi so di avere una rosa ampia nella quale dovrò fare scelte dolorose, ma voglio che chi gareggia mi metta in difficoltà. Chi corre deve dare il suo meglio, instillarmi dubbi positivi.

Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
Dalla Guazzini ottimi riscontri in allenamento, il suo europeo sarà un test importante in ottica Parigi
E fra le donne?

Qui la Gran Bretagna ha un certo margine, ma noi possiamo giocarcela. La Francia sarà anche qui uno spauracchio, vedremo poi se la Germania dopo il ritiro di metà quartetto olimpionico sarà riuscita a trovare i giusti innesti, come lo scorso anno non era riuscita a fare. Come si vede, i motivi d’interesse a questi europei così fuori dell’ordinario non mancano…

Le ragazze come si presentano all’appuntamento?

C’è chi è più avanti nella preparazione e chi un po’ indietro, ma questo è normale. Fra le prime c’è sicuramente la Guazzini, che dopo il 2023 così sfortunato ha iniziato prima e questo l’ha portata ad avere già ora una buona forma, mi aspetto molto da lei.

Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Federica Venturelli potrebbe essere la grande novità del quartetto femminile, da Apeldoorn in poi
Hai già in mente come si schiereranno i quartetti? Quando manca Ganna, come cambia la disposizione degli uomini?

Devo certamente rivedere lo schieramento e gli impegni, ma ho più opzioni a disposizione. Posso ad esempio spostare Milan dal 3° al 4° vagone e far fare a lui le veci di Ganna, Consonni in questi giorni lo sto provando come 3°, con Lamon al lancio e Boscaro come 2°. Ma posso anche lasciare Milan al suo posto, mettere Lamon come 4° e Boscaro al lancio. Valuteremo come sfruttare al meglio la condizione di ognuno. Lo stesso dicasi fra le ragazze: in partenza posso schierare Guazzini o Fidanza, come seconda Paternoster o Consonni, come terza Balsamo, Alzini o Venturelli, in chiusura la stessa Venturelli oppure Guazzini. C’è forse ancora più abbondanza, il che può anche mettermi in difficoltà, ma averne di problemi simili…

Per Venturelli è arrivato (a malincuore) il tempo delle scelte

16.11.2023
3 min
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MILANO – «Scusa Federica, cosa ci fai qui, se domani c’è la Coppa del mondo di ciclocross in Belgio?». Venturelli sgrana gli occhi e per un istante esita. Poi capisce che è uno scherzo e sorride. Però intanto la ragazza dai mille talenti, in bici e nello studio, ha dovuto accantonarne uno e ne ha fatto le spese appunto il cross. Il passaggio fra le under 23 su strada richiede un inverno di maggior concentrazione e migliore distribuzione degli sforzi e così una delle azzurre più forti ha appeso la bici al chiodo.

«Comunque era una bella domanda – riflette – e la risposta è che ho deciso di staccare dopo la stagione su strada e prendermi il mio tempo. Sarà un inverno molto impegnativo con la preparazione sia della strada sia della pista, quindi ho dovuto fare una scelta e mettere un po’ da parte il ciclocross. Questo non vuol dire abbandonarlo completamente, però appunto ridimensionare il calendario e il numero di gare».

Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Al Giro d’Onore della FCI, Venturelli è stata premiata per il suo talento multiforme
Scelta difficile? Era nell’aria, ma finora erano state solo teorie…

Molto difficile. Il cross mi è sempre piaciuto, è la disciplina che mi fa divertire di più. Mi ha sempre permesso di staccare la testa anche in inverno, che per gli altri è un periodo di sola preparazione, e di darmi degli obiettivi a breve termine da cercare di centrare. Ma sono arrivata al punto in cui non si può fare più tutto come negli anni scorsi, quindi la decisione è stata inevitabile.

Si parla di te come di una perfezionista in ogni cosa faccia. Lasci il cross perché non riusciresti a farlo al top?

Purtroppo negli ultimi anni ho dovuto imparare a staccarmi dall’opinione degli altri. Non sono una macchina e devo mettermi dei limiti. Questo è il mio lato umano che viene fuori quando si tratta di scelte. Adesso sono all’università e quindi ho anche questo tipo di impegno che è ugualmente nuovo, quindi sto cercando di bilanciare tutto. Ho cominciato con le lezioni a metà ottobre, a gennaio e febbraio avrò i primi esami.

Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Lo scorso anno Venturelli ha disputato il mondiale juniores di cross a Hoogerheide, chiudendo al quarto posto
Hai ricevuto un premio dal Presidente Mattarella come Alfiere del lavoro. Sei uscita dal liceo con 100 e lode, vai forte in bici. Forse davvero la ricerca della perfezione ti appartiene?

Sono una ragazza abbastanza organizzata, so gestire il tempo. Poi conta la testa, la consapevolezza di dover fare tutto nel modo migliore, per cui anche quando sono stanca, continuo sino in fondo. Non ho mai valutato di smettere di studiare per fare solo l’atleta, anche se forse ha significato sacrificare la vita sociale. Però davanti a certi risultati, è un sacrificio che si può sostenere.

Perché prevedi un inverno molto impegnativo?

Essendo passata under 23 e dovendo quindi correre anche con le elite, la preparazione sarà diversa. Devo avere certamente più fondo, ma devo concentrarmi anche sulla preparazione dal punto di vista della forza. C’è un elevato numero di ritiri, mentre l’anno scorso avevo potuto dedicarmi al ciclocross, facendo la preparazione per la strada a fine febbraio. Adesso invece devo già cominciare e quindi la differenza è evidente dal punto di vista della preparazione. E immagino che dovrò lavorare diversamente anche in palestra, ma ho appena ricominciato con la bici e non so ancora nulla sulla preparazione specifica richiesta dalla squadra. Credo però che a breve saprò tutto.

Arianna Bianchi parte subito forte e ha fame di successi

03.10.2023
5 min
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Nel presentare la stagione del suo team, Alessandro Guerciotti era stato molto chiaro, sottolineando le ambizioni legate alla categoria junior femminile, con l’approdo dei migliori talenti in circolazione a cominciare da Arianna Bianchi. L’inizio della bresciana, campionessa europea allievi di mtb nel 2022 è stato più che promettente, non solo per la vittoria ottenuta nella prima importante gara svizzera a Illnau, ma per come essa è arrivata.

«Era la prima stagionale e sinceramente non sapevo come stavo – spiega la lombarda – oltretutto gareggiavo insieme alle elite, gente molto più smaliziata e pronta. Ho cercato di tenere il loro passo e per parte della gara ci sono riuscita, poi è emersa la loro maggiore preparazione e ho cominciato a pensare alla vittoria di categoria. C’era una francese che si stava avvicinando, ma non ho mollato e ho portato a casa un successo di buon auspicio per la stagione».

Su di te il team e tutti gli appassionati ripongono molte speranze in questa stagione. Come ci arrivi?

Con tanta voglia di far bene ma soprattutto di mettere presto da parte questo anno che non è stato fortunato come speravo. Subito dopo la stagione del ciclocross sono stata male a febbraio, mentre a marzo ho preso un citomegalovirus che mi ha ostacolato per tutta la preparazione. Nelle gare su strada e in mtb ho sofferto. Per questo sono rimasta particolarmente contenta della mia prestazione in Svizzera.

Sia strada che mountain bike?

Sì, con due team diversi, l’Isolmant Premac per la strada e la Ktm Protek Elettrosystem per la mountain bike. Dopo i problemi che ho avuto, ho visto che riuscivo a riprendermi meglio su strada, infatti ho chiuso la stagione discretamente. Ora nel ciclocross spero di proseguire su quell’onda. Il prossimo anno comunque credo che mi dedicherò di più alla strada, sia per emergere nella mia categoria in vista di un futuro a livello maggiore, sia per preparare al meglio in ciclocross che resta il mio grande amore.

Arianna Bianchi con la maglia Isolmant Premac: pochissime gare ma un buon 21° posto al Giro della Lunigiana
Arianna Bianchi con la maglia Isolmant Premac: pochissime gare ma un buon 21° posto al Lunigiana
Com’è nato il contatto con Guerciotti?

Mi hanno chiamato a metà estate, ma al tempo non sapevo se potevo passare con la formula del prestito dalla società su strada. Poi è stato risolto tutto a livello burocratico e a quel punto ho accettato. Per me il team Guerciotti è sempre stato un riferimento nel mondo del ciclocross, volevo assolutamente approdare a quella che per me è la squadra principale.

E come ti sei trovata alla tua prima uscita?

Ho visto subito che si tratta di un team altamente professionale, che fa di tutto per metterci nelle migliori condizioni. Il clima in squadra è sereno e il livello è superiore agli altri, so di aver fatto la scelta giusta.

Il nuovo acquisto della Guerciotti in mtb corre con la Ktm Protek, ma ha avuto un’estate ridotta
Il nuovo acquisto della Guerciotti in mtb corre con la Ktm Protek, ma ha avuto un’estate ridotta
Sai che su di te come sulle tue coetanee pesa il passaggio di categoria della Venturelli che vi lascia “orfane”…

Ci mancherà un po’ perché Federica è stata un riferimento per me e le altre che lo scorso erano al primo anno. Con la nazionale abbiamo corso insieme, con lei devo dire che pur in poche occasioni ho avuto modo di imparare tanto. Ma non solo da lei, anche da Valentina Corvi. Ora sta a noi raccogliere la loro eredità soprattutto nelle gare internazionali, cercherò di mettere in pratica quanto ho imparato.

Per te che cosa è cambiato rispetto a un anno fa?

Fisicamente non molto, nel senso che sono rimasta della stessa altezza, non ho avuto grandi mutamenti legati allo sviluppo. In gara però mi accorgo che molto è cambiato, ora mi sento più pronta e avvezza a gareggiare su 50 minuti quando invece era stato un piccolo choc. Un altro elemento è che parto nella stagione del ciclocross con molti più chilometri nelle gambe dopo l’annata su strada, anche se l’ho vissuta a mezzo servizio per varie ragioni. Inoltre essere al secondo anno è un vantaggio, perché posso sfruttare i punti Uci accumulati per partire più avanti: lo scorso anno nelle gare internazionali mi trovavo sempre in fondo al gruppo, ora sarò molto più avanzata nelle griglie di partenza.

Nel 2020, Bianchi aveva vinto a Schio il titolo tricolore Esordienti (foto Soncini)
Nel 2020, Bianchi aveva vinto a Schio il titolo tricolore Esordienti (foto Soncini)
La cosa curiosa di quest’anno è che con te, la Ferri e la Kabetaj (che gareggia per l’Albania ma è a tutti gli effetti italiana) il meglio della categoria è nella stessa squadra…

Secondo me questo è un vantaggio perché ognuna cerca di fare il meglio, avere il confronto in casa non può farci che bene. In questo modo gli stimoli non mancano mai. La nostra è una rivalità sana: ci siamo ritrovate insieme in trasferta e abbiamo subito legato fra noi. Non ci sono invidie, ognuna è a disposizione dell’altra proprio come avviene su strada.

Che cosa ti aspetti ora?

Non posso negare che le mie ambizioni rispetto allo scorso anno siano aumentate. Vorrei far bene soprattutto nelle gare internazionali, agli Europei: lo scorso anno partendo dal fondo sono arrivata a sfiorare la top 10, se tanto mi dà tanto partendo davanti dovrei essere fra le prime. Per questo però bisogna puntare a migliorare il ranking.

«La Gauss ha una storia, giusto chiarire»: la replica di Castelli

29.09.2023
6 min
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Per chiarezza. Si è chiuso così il post del Team Gauss sulla loro pagina social in cui il presidente Luigi Castelli ha voluto mettere qualche “puntino sulle i” relativamente ad alcune affermazioni che venti giorni fa ci aveva rilasciato Daniele Fiorin sul trasferimento di Federica Venturelli nella formazione veneta ad inizio 2022.

Il diritto di replica non si nega a nessuno ed è stato normale prendere spunto da quelle righe per fare un briciolo di… chiarezza in più sulla questione. Potremmo dire che è una storia tipica dello sport giovanile in generale (o forse solo italiano) già vissuta in passato da qualcun altro e da altre parti. Ma attenzione, vi facciamo un piccolo spoiler. Non c’è nessuna polemica o alcun caso in atto che abbia intenzione di protrarsi. La vicenda è già risolta, chiusa. Questo ce lo conferma con tutta la serenità del mondo lo stesso Castelli, che tuttavia non ha potuto fare finta di nulla, in onore quanto meno di quella attività che svolge dal 1996. E così col dirigente bresciano del Team Gauss ne abbiamo approfittato per ampliare il discorso al ciclismo femminile giovanile e al suo importante passato (in apertura il presidente nel 2014 con Martina Alzini tricolore nell’ominum junior e Maria Vittoria Sperotto terza).

Venturelli in maglia Team Gauss nel 2022. Per lei sei vittorie su strada, compreso il tricolore a crono (foto ufficio stampa)
Venturelli in maglia Team Gauss nel 2022. Per lei sei vittorie su strada, compreso il tricolore a crono (foto ufficio stampa)

Dovere di presidente

«Quando ho letto il vostro articolo – ci spiega Castelli al telefono – sono rimasto piuttosto spiazzato da ciò che aveva detto Daniele. Anche presidenti o diesse di altre formazioni mi hanno scritto o chiamato dicendomi che pure loro erano straniti. Non mi sono arrabbiato e non lo sono nemmeno adesso, anche perché ormai ci si può fare poco o nulla. Delle sue parole mi ha dato solo fastidio la concezione che è passata della Gauss, come di una squadra non ritenuta all’altezza. Io l’ho intesa così. Magari posso pure essermi sbagliato però mi si doveva concedere il fatto di chiarire alcuni passaggi imprecisi a scanso di equivoci.

«Noi alle spalle – prosegue il presidente della Gauss – abbiamo una bella storia fatta di vittorie di prestigio anche tra le elite, tra 2006 e il 2012. I primi in abbinamento con Chirio e FRW, gli ultimi quattro da soli. Nel nostro palmares ci sono il bronzo olimpico con Guderzo nel 2008 e l’oro mondiale con Bronzini nel 2010, giusto per citare i successi più importanti. Nel 2013 è stata poi una nostra scelta di ripartire dalle junior quasi da zero e quindi farci nuovamente conoscere. In ogni caso ora non vorrei che si innescasse un meccanismo dove controbattono le mie dichiarazioni perché non voglio che la questione diventi molto più grande di quella che è. Ognuno ha detto la sua opinione e siamo a posto così. Io di sicuro lo sono».

Un altro chiarimento. Venturelli nel 2022 in alcuni ordini d’arrivo compariva come Team Guass e in altri come Cicli Fiorin. Ci sono stati problemi di comunicazione in questo senso?

L’anno scorso avevamo fatto un’affiliazione plurima. A quella classica in Veneto ne avevamo aggiunta una in Lombardia per quattro atlete visto che c’era ancora il vincolo di non poterle fare uscire dalla regione. Eravamo stati chiari fin da subito visto che il budget e le spese erano coperte interamente dal Team Gauss. I nostri comunicati sono sempre usciti con il nome Gauss Fiorin, perché ci chiamavamo così. Purtroppo non era così per le convocazioni di Federica in nazionale. Lo abbiamo segnalato fin da subito pur adeguandoci alla situazione per il quieto vivere di tutti. Solo da fine giugno abbiamo visto che veniva indicato il nome corretto negli ordini d’arrivo.

C’era mai stata la possibilità di trattenere Venturelli anche per questa stagione?

Avevamo un accordo di base col padre e con lo stesso Fiorin, però noi non potevamo garantire ciò che le davano da altre parti in termini economici. La mia filosofia nelle junior è sempre stata quella di non fare differenze tra le ragazze e di ottimizzare il nostro budget a disposizione. Naturalmente Federica l’avremmo voluta tenere volentieri, ma non era possibile a certe condizioni. Lei è davvero qualcosa di fenomenale. Siamo contenti di averla avuta così come lo siamo per i suoi successi e la sua crescita attuali. Tifiamo per lei e speriamo che possa raccogliere ancora tanti risultati da U23 ed elite.

Carola Ratti (al centro) con la nazionale junior ha conquistato il bronzo mondiale nel team sprint
Carola Ratti con la nazionale junior ha conquistato il bronzo mondiale nel team sprint
Ci sembra di capire che diventa difficile fare ciclismo giovanile, specialmente le juniores. E’ realmente così o è solo una impressione sbagliata?

Partiamo dal presupposto che in questa categoria devi gestire atlete il cui rendimento ha curve… gaussiane, se mi concedete il gioco di parole (sorride, ndr). Ed è normale che sia così. Ammiro tanto queste ragazze che hanno davvero tanti impegni tra scuola, compiti, vita sociale, famiglia, palestra, allenamenti in bici. Già si vive sempre più immersi nello stress che non possiamo nemmeno noi crearne di ulteriore se i risultati sportivi non arrivano. Per fortuna nostra, Gauss è il nostro sponsor principale dal 1996 e non è assillato dai risultati. Ma è ovvio che ci siano dei problemi che abbiamo più volte segnalato alla federazione. Alcuni regolamenti sono cambiati e non necessariamente in bene. Prima le allieve più forti che passavano juniores venivano distribuite su più squadre in modo da avere un certo livellamento. Ora chi ha più potere economico può prendere le migliori tutte assieme se volesse. Non è finita qua…

La formazione juniores del Team Gauss. Il presidente Castelli è contento per la crescita delle sue ragazze (foto ufficio stampa)
La formazione juniores del Team Gauss. Il presidente Castelli è contento per la crescita delle sue ragazze (foto ufficio stampa)
Ci spieghi meglio.

Nel 2024 i numeri delle juniores potrebbero scendere ancora. Valcar e Acca Due O chiuderanno, quindi tante ragazze potrebbero non trovare squadra. E’ impossibile pensare a formazioni da 20 atlete. Già quest’anno avevamo avuto un’avvisaglia quando al campionato italiano c’erano solo 60 partenti. In più c’è il problema dei percorsi troppo duri che sono un deterrente per alcune squadre, proprio per quello che dicevo prima. Alcune atlete sentono il salto di categoria dalle allieve poi magari vanno bene il secondo anno, altre viceversa. Dobbiamo tenerne conto. In questo senso le gare open non aiutano molto, troppa disparità col ritmo delle elite. Al momento le ragazze del Team Gauss stanno crescendo bene e siamo contenti. Carola Ratti ha conquistato un bel bronzo ai mondiali di Cali nel team sprint. Vedremo cosa sarà del futuro ma in generale il ciclismo femminile giovanile deve pensare a non perdere ragazze troppo presto.

Venturelli: le conferme della pista, le sorprese della strada

28.09.2023
6 min
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Prima è finita la scuola e questo ha permesso a Federica Venturelli di pensare soltanto allo sport. Ora che invece è finita la stagione e ha portato con sé il consueto carico di medaglie, la cremonese ha appeso la bici al chiodo e si è rifugiata sulle montagne della Valtellina, a Campodolcino sulla strada dello Spluga, dove ha casa sua nonna. Non si può dire che l’estate non sia stata intensa e che, al netto delle tante tutele di cui ha parlato il suo tecnico Daniele Fiorin, l’attività di Federica non sia stata pesante. Forse anche troppo da un certo punto di vista, quello dei suoi 19 anni, ma questo sarà semmai la storia a raccontarlo nel modo giusto.

Intanto il 16 ottobre inizieranno i corsi all’Università, facoltà di Farmacia, anche per raccogliere un domani il mestiere di suo padre. Sarà un inverno meno infuocato del solito, con meno impegni nel ciclocross, alla vigilia della prima stagione da under 23. Federica si racconta, le parole confermano i piedi per terra, anche se i risultati delle ultime settimane potrebbero far girare la testa. Tre ori agli europei juniores su pista. Il bronzo ai mondiali della crono e i due ori su pista. E poi l’oro e l’argento, a crono e su strada, ai campionati europei. Più sei vittorie su strada.

L’oro nella crono degli europei è stata un passo avanti rispetto al bronzo mondiale
L’oro nella crono degli europei è stata un passo avanti rispetto al bronzo mondiale
E’ stata una stagione di grandi sorprese o di grandi conferme?

Sono state grandi conferme per quanto riguarda la pista, grandi sorprese per le gare su strada. Dopo aver vinto i mondiali dell’inseguimento individuale l’anno scorso, quest’anno speravo di replicare il titolo. Invece è stata una sorpresa la madison (in coppia con Vittoria Grassi, ndr), perché è una specialità in cui agli europei ho fatto per due anni quarta, quindi vincere il mondiale è stato qualcosa di incredibile.

Invece su strada?

Sono state delle belle sorprese. Ho imparato ad adattarmi a diversi tipi di percorsi e quindi sono felice di come sono andate le gare, sia il mondiale che l’europeo e anche le altre gare internazionali, come quelle di Nations Cup, in cui sono riuscita a raccogliere delle vittorie internazionali.

La vittoria della crono agli europei nasce dal bronzo dei mondiali?

Sicuramente sono cambiate le avversarie. La prima e la seconda classificata dei mondiali non hanno partecipato all’europeo, dato che erano un’australiana e una britannica. Però secondo me c’è stato anche un salto di qualità grazie agli allenamenti specifici che ho fatto per arrivare in forma all’appuntamento e soprattutto nella gestione dello sforzo. Al mondiale ho sbagliato la gestione della gara: ero partita troppo forte e poi avevo finito in calando. Invece all’europeo, sapevo che la gestione sarebbe stata più difficile perché era una crono lunga e proprio per questo mi sono convinta di dover partire più piano, per avere energia nel finale. Per questo sono riuscita a gestire meglio lo sforzo.

La crono dei mondiali (gestita forse non al meglio) ha portato il bronzo in casa Venturelli, buon viatico per l’europeo
La crono dei mondiali (gestita forse non al meglio) ha portato il bronzo, buon viatico per l’europeo
Si impara molto dalle gare che si fanno?

Alla fine forse è il solo modo, soprattutto quando si perde. La volta dopo ci si ricorda di gestirsi un po’ meglio o comunque di giocarsela in modo diverso.

Perché il secondo posto nella gara su strada degli europei è stato una sorpresa?

Più che un discorso fisico, sapevo di avere la squadra giusta per arrivare davanti. Però ovviamente arrivare lì, riuscire a fare la differenza su uno strappo così corto e portare via appunto la fuga di due negli ultimi 500 metri è stato qualcosa che non mi aspettavo. Poi è andata così, però sono contenta della mia prestazione. E’ quello che ho detto a tutti: non sono andata piano io, ma è la belga (Fleur Moors, ndr) che è andata forte. Quindi sono comunque soddisfatta, non ho rimpianti.

Ai mondiali ti sei detta serena perché lo staff della nazionale continuerà a seguirti anche nel passaggio di categoria e di squadra.

Avere delle persone di riferimento, che sono sempre vicine quando serve e a cui chiedere semmai consiglio, è qualcosa di importante nella crescita. Cambiare squadra (andrà nel devo team del UAE Team ADQ, ndr) può sballare molto, magari anche cambiare preparazione. Invece di avere degli obiettivi comuni serve a organizzare la stagione e anche a sentirsi fermi mentalmente.

Dopo la gara su strada degli europei, Federica Venturelli è franata a terra, per recuperare
Dopo la gara su strada degli europei, Federica Venturelli è franata a terra, per recuperare
A livello psicologico tutte queste competizioni di altissimo livello pesano? C’è una componente di ansia, di pressione che va gestita?

Diciamo che in questi due anni ho imparato abbastanza a gestire l’ansia. Prima di questi campionati europei ero abbastanza tranquilla, più di com’era la Federica di due anni fa. Più che ansia, parlerei di tensione nell’essere sempre a tutta, sempre sotto sforzo. Non poter mai mollare di testa per la presenza di tanti appuntamenti, però ci ho quasi fatto l’abitudine. Però adesso è arrivato il momento di staccare e ricaricare le pile per i prossimi appuntamenti.

Hai mai pensato, davanti al troppo stress, di mollare tutto?

No, mai. Anche se sono sotto stress o stanca, la bici rimane qualcosa che mi fa sentire bene, quindi abbandonarlo non sarebbe una soluzione per nulla. Se anche la mettessi via, dopo un paio di giorni cambierei subito idea e mi prometterei di continuare. Dopo i momenti difficili, c’è sempre qualcosa che funge da ricompensa per gli sforzi che faccio.

Il momento di mollare, significa davvero che sacrificherai il ciclocross?

Non mi sono sentita di accantonarlo completamente, ma il programma prevede una stagione ridotta solo a un paio di mesi: dicembre e gennaio. Dopo le vacanze riprenderò ad allenarmi in vista della prima stagione da under 23 su strada, voglio farmi trovare pronta a questo grande salto. Lavorerò già anche per quello, non solo per il ciclocross, che sarà un modo per divertirmi e rimanere in forma in inverno. E anche per avere obiettivi a breve termine che mi permettano di valorizzare la preparazione che starò facendo.

Labella, Toniolli, Venturelli: per la staffetta mista giovanile, è arrivato l’oro europeo
Labella, Toniolli, Venturelli: per la staffetta mista giovanile, è arrivato l’oro europeo
In cosa consistono le tue vacanze?

Farò tre settimane senza toccare la bici. Ho iniziato con cinque giorni in montagna in provincia di Sondrio, a casa della nonna, e poi dieci giorni al mare, in Egitto, sul Mar Rosso.

E a Campodolcino un giro in bici non si fa? Magari in mountain bike?

No (ride, ndr), neanche la mountain bike. Un po’ di camminate in montagna, oggi abbiamo fatto quattro ore e mezza. Riposo dalla bici, mettiamola così. Non starò tre settimane sul divano senza fare niente, però questo stacco dalla bici serve soprattutto a livello mentale, per non stare 365 giorni all’anno facendo sempre la stessa cosa.

Venturelli e La Bella, la festa dopo l’oro di Federica

20.09.2023
5 min
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Ci sono vittorie che fanno particolarmente bene al morale, a tutto il gruppo. Quella di Federica Venturelli nella crono degli europei, la gara junior che ha inaugurato la rassegna continentale in programma fino a domenica è fra queste e lo si coglie da un semplice episodio. Al pomeriggio avevamo già preso un appuntamento telefonico con Eleonora La Bella, anche lei in gara nella crono per parlare di tutta la settimana di avvicinamento alla rassegna, ma ecco che dall’altra parte del telefono si palesano entrambe: compagne di nazionale e grandi amiche, per condividere ogni singolo passo del post medaglia d’oro.

L’arrivo della Venturelli, prima con 24″ su Kagevi (SWE) e 33″ su Kunz (GER). Toniolli ottava, La bella 15esima
L’arrivo della Venturelli, prima con 24″ su Kagevi (SWE) e 33″ su Kunz (GER). Toniolli ottava, La bella 15esima

L’importanza dell’amicizia

Lo spiega bene la stessa La Bella, anche lei capace di un’ottima prestazione nella sfida contro il tempo a Emmen, quindicesima a 2’13 dalla vincitrice/amica: «Quando c’è un rapporto stretto come si è formato fra noi, ne benefici anche in gara. Noi portiamo la nostra amicizia sulla strada, significa darsi una mano, sostenersi, mentre fuori basta una battuta, la parola al momento giusto per stemperare la tensione».

La voce delle due ragazze è squillante, si sente che l’adrenalina circola ancora nelle vene: «E’ una medaglia d’oro speciale – afferma la Venturelli – io ne avevo vinte tante su pista, ma su strada ha un sapore speciale perché nel velodromo hai più possibilità. Se va male una gara, ne hai subito un’altra per rifarti. Su strada le occasioni non sono poi così tante e io ne ho vista sfuggire qualcuna di troppo. A questa ci tenevo particolarmente».

Eleonora La Bella in gara. Al suo primo anno l’atleta di Anagni sta progredendo a vista d’occhio
Eleonora La Bella in gara. Al suo primo anno l’atleta di Anagni sta progredendo a vista d’occhio

Diverso da Glasgow

Il percorso ha esaltato le sue caratteristiche: «Non era certamente facile. La distanza di 20 chilometri non è abituale per noi, ma essendo il percorso lo stesso delle Under 23 sapevamo che i valori potevano cambiare. Io l’ho interpretata in maniera diversa rispetto ai mondiali, lì nel finale avevo pagato lo sforzo. Questa volta sapevo che la parte finale era la più dura, anche per il vento, quindi mi sono gestita, infatti ho ottenuto il miglior parziale in ogni settore».

Torniamo però al sodalizio fra le due ragazze. Sangalli aveva fatto alla vigilia una scelta precisa, formare un gruppo unito da cementarsi alla Watersley Ladies Challenge, la gara a tappe in Olanda valida per la Nations Cup disputata proprio sul finire della scorsa settimana.

«Erano tre tappe – spiega la La Bella – un prologo da 2,8 chilometri a cronometro e poi due tappe in linea con qualche strappetto e soprattutto il vento che metteva molto in difficoltà. Lì abbiamo lavorato molto di squadra con risultati che definire confortanti è poco».

Il gruppo azzurro in Olanda, con le due anche Bulegato, Grassi, Milesi e Pavesi (foto Instagram)
Il gruppo azzurro in Olanda, con le due anche Bulegato, Grassi, Milesi e Pavesi (foto Instagram)

Un sestetto di leader

Infatti Venturelli, già prima nel cronoprologo, ha conquistato anche la seconda tappa. «Lo ha fatto in volata, quasi non ci credevamo– afferma ridendo la compagna di squadra – poi nella terza dovevamo solo amministrare, ma stando attente alla seconda in classifica. Se avesse vinto, infatti, poteva ribaltare la classifica. Noi abbiamo corso per lei, a me è dispiaciuto solo non riuscire a conquistare la classifica di miglior scalatore, essendo finita terza».

A questo proposito Federica ha qualcosa da dire e per certi versi è sorprendente: «Abbiamo trovato davvero la giusta amalgama, si è formato il team giusto per esaltare ognuna di noi. Loro hanno lavorato per me, ma in questa nazionale ci possono essere occasioni per tutte. Infatti domenica vedremo come si mette la gara, ma io sono convinta che ognuna di noi, io ed Eleonora ma anche Bulegato, Grassi, Milesi, Pavesi potrà avere la sua chance. Dobbiamo essere tutte leader, poi la corsa deciderà chi lo sarà veramente».

Al Watersley Junior Challenge Federica ha vinto le prime due tappe ed è stata seconda nell’ultima (foto Instagram)
Al Watersley Junior Challenge Federica ha vinto le prime due tappe ed è stata seconda nell’ultima (foto Instagram)

Il dolce come premio…

«E’ comunque un percorso per lei – ribatte la La Bella – ha uno strappo finale non lungo, di 250 metri sul quale Federica può sfruttare la sua esplosività scaturita dal ciclocross. O almeno così ci hanno detto, già perché noi dovendoci concentrare sulla crono non abbiamo ancora potuto vedere il percorso della gara in linea…».

Ora è tempo di festeggiare: «Magari si potesse, qui le gare sono una dietro l’altra – afferma Venturelli – però a pranzo un dolcettino ce lo siamo concesso… La cosa che mi dispiace di più? Che non ci hanno messo nella stessa camera, ma tanto siamo sempre insieme lo stesso».

«E’ vero – ribatte la La Bella, che corre per la Vo2 Team Pink – anche perché lo stare insieme permette di imparare tanto. Io sono al primo anno e certe volte penso a quanto in pochi mesi ho imparato, proprio stando a contatto con campionesse come Federica».

La fatica della crono era tanta: 20,8 chilometri non sono usuali fra le junior
La fatica della crono era tanta: 20,8 chilometri non sono usuali fra le junior

E ora il team relay

D’altronde le ragazze hanno ragione, domani già si torna a gareggiare, c’è il team relay per la prima volta con la gara junior affiancata a quella degli elite.

«E’ una grande opportunità – sottolinea Venturelli che sarà in gara nella sua frazione proprio con La Bella e Toniolli, finita alle porte della Top 10 nella gara individuale – mi piace questa formula perché non tutte le Nazioni hanno egualmente un forte team al maschile e al femminile. Noi ce l’abbiamo e faremo di tutto per sfruttare la situazione». La sensazione è che ci sia ancora tanta voglia di far festa, magari unendo due medaglie uguali e poco importa se non si sarà nella stessa camera…

Donne junior: verso Cali, il grande lavoro di Masotti

09.09.2023
6 min
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Il viaggio attorno agli junior azzurri pluri-medagliati al mondiale in pista a Cali fa scalo da Fabio Masotti, collaboratore tecnico del cittì Marco Villa. Così come era successo per le olimpiadi di Tokyo e per tanti altri eventi, durante la rassegna iridata di Glasgow, Masotti era rimasto a Montichiari a lavorare con i più giovani proprio in vista della trasferta colombiana. A lui il compito di seguire principalmente le ragazze (in apertura è con Anita Baima). E quando ad inizio agosto eravamo stati a Montichiari a vedere gli ultimissimi preparativi per la Scozia, il tecnico friulano ce lo aveva anticipato.

«Abbiamo buone sensazioni col gruppo junior – spiega il friulano – secondo me conviene risentirci al nostro rientro». Detto, fatto. Italia migliore nazionale a Cali con quattro ori e altrettanti argenti e bronzi.

Fabio Masotti è nato a Udine nel 1974. Tesserato con le Fiamme Azzurre, ha corso fino al 2012 (foto FCI)
Fabio Masotti è nato a Udine nel 1974. Tesserato con le Fiamme Azzurre, ha corso fino al 2012 (foto FCI)
Fabio avevi ragione, è andata alla grande in Sudamerica.

Il bilancio generale è stato davvero ottimo. Anzi è un medagliere per cui farci sempre la firma prima di partire. Siamo molto soddisfatti, soprattutto in relazione alla preparazione che abbiamo svolto. Andando nello specifico, ho lavorato con le juniores. Non siamo riusciti a fare più di tanto perché Venturelli e Toniolli erano a Glasgow, quindi le prove del quartetto le abbiamo affinate in Colombia. Anzi, le due settimane precedenti sono state un po’ difficili perché si sono allenate poco assieme. A maggior ragione avevamo programmato di arrivare a Cali diversi giorni prima dell’inizio dei mondiali (disputati dal 23 al 27 agosto, ndr) sia per smaltire il fuso orario sia per sistemare gli ultimi automatismi prendendo confidenza con la pista. Alla fine tutto è andato bene, non ci lamentiamo.

Come avete scelto le convocazioni?

Avevamo fissato il martedì e il giovedì per gli allenamenti a Montichiari, compatibilmente con gli impegni di scuole e squadre. La risposta è stata buona. Durante tutta la stagione ad ogni sessione abbiamo sempre avuto in media un gruppo di almeno una decina di ragazze. Diventa più facile lavorare in questo modo. Così assieme a Villa e Bragato abbiamo deciso di far ruotare un po’ di ragazze rispetto all’europeo di luglio ad Anadia. Ad esempio, il quartetto lo abbiamo cambiato per metà pur avendo vinto l’oro in Portogallo. Potevamo fare la stessa scelta di comodo, ma abbiamo avuto altri riscontri in base alla condizione delle ragazze. Così come abbiamo fatto in altre specialità dove abbiamo fatto le rotazioni. Poi crediamo essenzialmente che sia giusto così perché tutte queste ragazze, o quasi, ce le troveremo tra le U23 e le elite.

Il quartetto donne ha lavorato poco insieme, dato che Venturelli e Toniolli erano a Glasgow. L’argento ripaga (foto FCI)
Il quartetto donne ha lavorato poco insieme, dato che Venturelli e TOniolli erano a Glasgow. L’argento ripaga (foto FCI)
Risposta secca, ce ne sono di già pronte o più predisposte ad entrare nel gruppo delle più grandi?

Difficile dirlo al primo colpo (sorride, ndr). Battute a parte, per il futuro siamo ancora ben coperti con le elite perché è un gruppo molto giovane. Certamente una ragazza come Venturelli ha già dimostrato di poter lavorare con U23 e magari con le elite. Però penso a Pellegrini che da junior è andata molto forte su strada e in pista, ma quest’anno, anche perché aveva la maturità, ha dovuto ambientarsi alla nuova categoria, trovando recentemente una buona condizione per andare all’Avenir. Visto come l’hanno ben gestita, lei ad esempio per il 2024 sarà un innesto importante per il nostro gruppo U23. Stesso discorso per Delle Vedove. Alessio aveva inizialmente qualche lacuna poi si allenato tanto tra pista e strada e nell’ultimo mese ha vinto due gare importanti in Belgio. Anche lui sarà una risorsa degli U23.

La categoria junior in pratica cambia ogni anno. Iniziate a fare scouting fin dal primo anno allieve per vedere i prospetti oppure aspettate che siano più grandi?

Bisogna dire che gli juniores è una categoria acerba e di conseguenza quelle sotto. Dobbiamo fare molta attenzione a non voler cercare per forza il talento giovanile basandoci solo sui risultati. Tante volte ci sono juniores del primo anno che vanno benissimo e quello successivo si perdono un po’, così come è vero il contrario, ci sono ragazze che maturano e migliorano al secondo anno. Ecco, tra le allieve seguiamo solo quelle del secondo anno guardando gli italiani in pista, l’attività su strada. Ci basiamo anche su quello che ci riportano i loro diesse o i centri federali regionali perché sarebbe quasi impossibile vederle tutte. Una volta che passano juniores, lavoriamo subito su gruppi larghi poi avviene la scrematura, sia per scelte sia nostre sia da parte delle atlete che magari si sentono meno adatte alla pista col passaggio di categoria.

Masotti ha seguito la preparazione delle juniores durante il mondiale di Glasgow: qui con Baima iridata (foto FCI)
Masotti ha seguito la preparazione delle juniores durante il mondiale di Glasgow: qui con Baima iridata (foto FCI)
Il metodo di lavoro è il medesimo del gruppo elite?

Direi che è lo stesso del gruppo pista in generale. Ovvio che ci siano delle distinzioni da fare visto che parliamo di ragazze tra i 16 e i 18 anni. Ci adattiamo con la tipologia di ragazze che arrivano, aspettiamo sempre un po’ a dare certi carichi di lavoro. Di base con loro curiamo di più la qualità che l’aspetto fisico. Lavoriamo sulla tecnica, come il cambio nel quartetto o nella madison. Sono quelle fondamenta che devono poi fargli fare il salto quando saranno più grandi. Sono tre stagioni che abbiamo in mano il femminile e il nostro intento dichiarato a più riprese è quello di ripetere il metodo che abbiamo affinato con gli uomini. Con le juniores cerchiamo di dare nuova linfa al movimento poi è normale che se hai chi ti trascina è tutto di guadagnato.

Ti riferisci a Venturelli?

Federica per le juniores è stata ciò che sono stati Viviani o Ganna per gli uomini o Balsamo per le donne, giusto per fare i primi nomi che possono venire in mente. Federica in questi due anni da junior è stata uno stimolo per tutte le sue compagne. Se sai che corri una madison o un inseguimento a squadre assieme ad un talento del genere, ti concentri per dare il massimo. Da soli però non si fa nulla. Ed infatti abbiamo raccolto tante medaglie grazie all’impegno di tutte le ragazze. Il merito viene condiviso meglio così e c’è più soddisfazione per tutte.

Anche Paternoster è nelle Fiamme Azzurre: qui con Masotti e l’argento dell’omnium a Pruszkow 2019 (foto FCI)
Anche Paternoster è nelle Fiamme Azzurre: qui con Masotti e l’argento dell’omnium a Pruszkow 2019 (foto FCI)
C’è già chi può sostituirla?

Per il 2024 speriamo di trovare una nuova Venturelli, non necessariamente in termini di risultati, anche se vorremmo chiaramente, quanto più in termini di coinvolgimento generale. Baima in Colombia ha corso con classe tutte le sue prove, vincendo molto bene. Potrebbe ereditare questo ruolo, ma non vogliamo metterle ulteriore pressione. Abbiamo tante altre ragazze che sapranno formare un gruppo forte.