Scotti alza la voce: «Altro che rifondare…»

02.02.2021
5 min
Salva

Il mondiale è già parte del passato: Fausto Scotti preferisce guardare al futuro, ma una cosa ci tiene a sottolinearla in sede di consuntivo.
«Parlare di Italia da ricostruire come ho letto su qualche giornale è sbagliato – dice – significa non avere seguito la stagione, non accorgersi che abbiamo una nazionale fra le più giovani e promettenti del panorama internazionale. Non aver notato che ai mondiali non c’erano i nostri fortissimi juniores. Certo, se guardiamo la gara elite di Ostenda, il fatto che tutti i nostri siano finiti doppiati non fa piacere. Ma quei due “astronauti” stanno ridisegnando l’intero mondo del ciclocross. Sono qualcosa che esula dal livello generale del movimento. Anche gli altri, i campioni belgi e olandesi incassano ritardi pesantissimi».

Anche a Ostenda, Scotti ha avuto al suo fianco Luigi Bielli: la coppia funziona
Anche a Ostenda, Scotti ha avuto al suo fianco Luigi Bielli
E’ anche vero però che i nostri elite non riescono più a competere anche con le altre nazioni come Francia o Svizzera…

Se guardiamo l’ipotetica classifica a squadre, saremmo stati quinti, sempre considerando che Belgio e Olanda sono un mondo a parte per la semplice ragione che lì il ciclocross è professionistico, in grado di garantirti stipendi da 300 mila euro l’anno e ingaggi da 2.000 euro a gara e non parlo certo dei VdP o Van Aert… I nostri devono decidere cosa fare. Se gareggi nel ciclocross e pensi alla mountain bike, puntando a una possibile convocazione olimpica o in nazionale, con i soldi che girano lì, non hai le giuste prospettive. Con questo non dico che sono contrario alla multidisciplinarietà, ma io la intendo più come comunanza fra ciclocross e strada.

Quindi Scotti approverebbe un abbinamento con squadre su strada, meno con quelle offroad?

Intendiamoci, la mountain bike ti dà elasticità ed equilibrio, ma non potrà mai garantirti il motore che ti dà la strada, il lavorare su ritmi e intensità diluiti per ore. Fare un’ora e mezza su strada e lo stesso tempo in Mtb non è lo stesso, alla lunga la Mtb ti prosciuga. Serve, ma secondo me non è complementare al ciclocross. Fontana e Bertolini (nella foto di apertura, ndr), per fare due nomi, hanno dovuto sacrificare parte della loro preparazione per i mondiali alle ambizioni nella Mtb. E a Ostenda non erano al massimo della forma, come avrebbero potuto essere.

Poi però la strada si porta via i migliori talenti, come avvenuto con De Pretto…

Il fatto è che i team italiani non guardano al ciclocross, se non come serbatoio di talenti. E quando approdi lì, ti dicono che la strada comanda e che il ciclocross porta rischi d’infortuni, così perdiamo corridori. Non voglio discutere le scelte dei team, nello specifico della Work Service. Hanno le loro ragioni, ma magari ci sono ragazzi che nel ciclocross potrebbero ottenere molto e su strada non avrebbero carriere altrettanto valide e vincenti. All’estero non ragionano così…

Alice Maria Arzuffi riesce a conciliare bene strada e cross
Alice Maria Arzuffi riesce a conciliare bene strada e cross
C’è rischio di perdere altri talenti in questo modo?

Dipende. Facciamo l’esempio di Lorenzo Masciarelli: con De Clercq c’è un progetto in essere. Correrà tanto su strada, ma il ciclocross resterà un suo obiettivo e questo gli consentirà di crescere. Per Olivo, il campione italiano di categoria che pratica molte discipline ciclistiche, si può fare la stessa cosa. Con le ragazze è più semplice, lì la multidisciplinarietà è acquisita. La Arzuffi che su strada due anni fa emergeva al Giro d’Italia, non ha mai smesso d’investire nella nostra attività.

Lorenzo Masciarelli ha numeri eccellenti anche su strada, ma in Belgio le due cose non si escludono
Masciarelli ha numeri eccellenti anche su strada
Che cosa serve allora per dare una spinta al ciclocross italiano?

Facile, un team professionistico, strutturato come quelli belgi e olandesi, che convogli i migliori talenti giovanili e li faccia crescere. C’è però un aspetto che vorrei sottolineare: a livello giovanile non siamo messi così male. E anche i mondiali, disputati su un percorso atipico che non era poi così entusiasmante, lo hanno dimostrato. Abbiamo molti giovani validi, si può essere ottimisti, ma bisogna preservare il movimento e farli crescere senza portarli verso altri lidi.

Bryan Olivo corre anche su strada e pista, per ora senza esclusioni
Bryan Olivo corre anche su strada e pista, per ora senza esclusioni
Ora che cosa farà Scotti, finita la stagione?

Ci sono da sistemare tutti i rendiconti, preparare calendari e attività del prossimo anno, seguire i progetti scuola e Forze Armate, girare per seguire i ragazzi fra strada e Mtb. Il mio lavoro non è finito, è appena cominciato

Azzurri pronti: «Sarà una guerra»

28.01.2021
4 min
Salva

Ciclocross, mondiali 2021 a Ostenda, qui casa Italia. Un hotel requisito solo per la spedizione degli azzurri, con cuochi e cibo portati da casa. Tampone effettuato a 72 ore dalla partenza odierna dei ragazzi, poi altro tampone all’arrivo e terzo sabato mattina per tutto lo staff. Contatti ridotti al minimo indispensabile, per contenere tutti i rischi di contagio. Quella che parte per Ostenda sembra una spedizione di guerra e forse, per certi versi lo è, anche dal punto di vista agonistico. Sedici ragazzi italiani saranno in gara fra sabato e domenica per attribuire le nuove maglie iridate, equamente divisi fra uomini e donne anche nelle categorie, con 3 under 23 e 5 elite in gara. 

L’Italia del cross in ritiro ad Ardea, ha lavorato sulla spiaggia per preparare il mondiale
L’Italia del cross in ritiro ad Ardea

Meno sabbia

Tutto quel che è avvenuto fin qui è annullato, la gara che conta è solo quella di domenica e Fausto Scotti lo ha ripetuto spesso ai suoi ragazzi.
«Ci siamo preparati specificamente per questo evento – dice – il ritiro ad Ardea è stato strutturato anche per far abituare i ragazzi alla sabbia, anche se l’alta marea ha ridotto a Ostenda il bagnasciuga e quindi sarà minore il tratto da fare a piedi. L’importante però è che sono tutti pronti per l’appuntamento e sono fiducioso che faranno bene».

Francesca Baroni è in forte crescita e non ha paura di nessuno (foto Billiani)
Francesca Baroni è in forte crescita e non ha paura di nessuno (foto Billiani)

Occhi sugli U23

Il tecnico azzurro sa bene che sarà sugli under 23 che si potrà sperare in qualcosa di più di un buon piazzamento.
«Fontana sta bene – dice – è carico come non mai e va davvero forte (il Carabiniere è nella foto di apertura, ndr). Leone è giovane ma è anche lui al massimo della forma, Pavan si è meritato la convocazione con la sua costanza di rendimento per tutta la stagione. Sarà un’esperienza utilissima per lui. Fra le ragazze ho tantissima fiducia in Baroni e Realini, quest’ultima domenica in Coppa è partita per quartultima ma è arrivata sulle code di Arzuffi e Persico».

Anche Bertolini, campione d’Italia elite, ha un buon momento di condizione (foto Billiani)
Anche Bertolini ha un buon momento di condizione (foto Billiani)

Partenza a handicap


Molto conterà la partenza: «Purtroppo non abbiamo potuto fare attività internazionale – ammette il cittì azzurro – né viaggiare né allestire prove in Italia e questo ci ha fatto perdere punti, il che significa posizioni nella griglia di partenza. Oltretutto a Ostenda proprio lo start sarà una fase molto delicata, dovranno partire col coltello fra i denti per non perdere posizioni».

Eva Lechner dal podio tricolore alla sfida di Ostenda con i colori azzurri
Eva Lechner dal podio tricolore alla sfida di Ostenda con i colori azzurri

Lechner in 2ª fila

Un problema che avranno anche gli elite: «Rispetto alle prove di Coppa però – dice Scotti – Bertolini e Dorigoni guadagneranno qualche posizione, non essendoci tutta quella pletora di crossisti belgi e olandesi. Domenica sono andati entrambi molto bene, Dorigoni era partito per terzultimo ma ne ha superati tanti. Chi in partenza avrà qualche problema in meno sarà la Lechner, che scatterà dalla seconda fila».

Scotti non è abituato a fare proclami, ma ha le idee chiare: «Fra gli elite mi aspetto un piazzamento entro i 20, nelle altre categorie qualcosa in più. Poi sarà il percorso a dare i suoi verdetti, ma se i semi gettati nel ritiro azzurro frutteranno…».

A Variano, Bertolini campione di fairplay

17.01.2021
4 min
Salva

Quando nella mattinata il freddo intenso ha palesato anche le condizioni del terreno, fortemente ghiacciato, il primo pensiero del Ct Fausto Scotti all’immediata vigilia della partenza della gara di Variano di Basiliano, ultima prova del trofeo Triveneto, è stato per Fabio Aru.

Daniele Pontoni è stato il perfetto padrone di casa (foto Billiani)
Daniele Pontoni è stato il perfetto padrone di casa (foto Billiani)

«Gli ho detto subito di non rischiare – racconta – soprattutto in curva. Il suo 17° posto finale è figlio di una scelta precisa, non doveva pregiudicare quanto di buono fatto nella stagione. I suoi obiettivi sono molto più avanti nel tempo, qui doveva solo stare attento alle curve».

Caduta Dorigoni

Effettivamente la gara ha fatto molte vittime, anche illustri. Una caduta ad esempio è stata l’evento centrale della prova Open maschile, la più attesa: una caduta che ha visto protagonista Jakob Dorigoni. Tutti si attendevano la rivincita dei tricolori di Lecce fra lui e il nuovo campione italiano Gioele Bertolini e i due hanno fatto la differenza sin dal via. Ma a due giri e mezzo dalla fine, dopo continue schermaglie, il portacolori della Selle Italia Guerciotti Elite è caduto sul fianco sinistro.

Gioele Bertolini ha messo in mostra una grande condizione (foto Billiani)
Gioele Bertolini ha palesato una grande condizione (foto Billiani)

Una botta di non poco conto. Bertolini era lontano, ma non se l’è sentita di vincere così e ha deciso di aspettare il rivale. La coppia si è così ricomposta e i due hanno proceduto in completo accordo fino al giro conclusivo dove ognuno ha giocato le proprie carte. A vincere è stato Bertolini per un paio di secondi, ma al di là del successo, quel che resta di più è stato il valore intrinseco della sua scelta.

Azzurri stanchi

In ottica dei prossimi mondiali di Ostenda (Belgio), i due hanno dato comunque le risposte che Scotti si attendeva.

Dorigoni affranto, porta i segni della caduta (foto Billiani)
Dorigoni affranto, porta i segni della caduta (foto Billiani)

«Sì – conferma il tecnico azzurro – ma mi è piaciuto molto anche Samuele Leone (Development-Guerciotti) che ha chiuso terzo a 43”. Lo aspettavamo a un risultato del genere, anche perché sapevamo che qualcuno era un po’ più affaticato dopo i lavori della settimana nel ritiro azzurro, dove abbiamo svolto anche 4 allenamenti quotidiani su aspetti specifici. Ceolin ad esempio, pur avendo finito quarto, aveva lavorato tutto il tempo con gli elite. Pensavamo fosse anche più stanco, lo stesso dicasi per Pavan sesto alla fine dietro Toneatti. I nomi per i mondiali sono questi, senza dimenticare Fontana che è caduto. Gli faceva male una mano e si è ritirato. Speriamo di poter portare a Ostenda 4 atleti, ma dovremo decidere anche in base a come organizzare la trasferta in questo difficile periodo».

Francesca Baroni ha dominato fra le donne (foto Billiani)
Francesca Baroni ha dominato fra le donne (foto Billiani)

Baroni stellare

La gara femminile ha regalato una super Francesca Baroni. La campionessa italiana under 23 della Selle Italia Guerciotti Elite ha imposto subito un ritmo altissimo al quale Eva Lechner (Starcasino CX) faticava a resistere, finché l’esperta altoatesina è caduta, lasciando via libera alla rivale, alla fine prima con 11” di vantaggio. Terza l’altra under Sara Casasola a 47”. Anche qui le scelte sembrano abbastanza chiare, l’unico dubbio è legato al quantitativo di atlete che effettivamente potranno andare in Belgio fra due settimane. Un tempo utile per fare ancora quel piccolo salto di qualità per rendere al meglio.

Sabbia e rampe, la banda di Scotti verso Ostenda

16.01.2021
5 min
Salva

Raid al ritiro della nazionale di ciclocross. Il cittì Fausto Scotti, in vista dei mondiali di Ostenda ha preparato degli allenamenti a dir poco specifici con sedute finalizzate al percorso iridato. A farla da padrona è stata la sabbia, che dominerà lo scenario belga, ma non sono mancati gli strappi e le scalinate.

Nel giorno in cui gli azzurri si allenavano sulle colline dell’entroterra abbiamo sentito il parere dei due freschi tricolori e dello stesso Scotti.

La seduta di allenamento nei pressi del Divino Amore, a Sud di Roma

Bertolini e le sgasate

«Fausto nei giorni scorsi ha cercato i punti che potevano avvicinarsi al mondiale – ha detto BertoliniHa trovato una rampa dura di 40-50 metri che potesse simulare il ponte di Ostenda. Facevamo un piccolo anello sulla spiaggia che ci portava a questo strappo. Lo facevamo a tutta. Lo abbiamo ripetuto più volte. E allo stesso tempo ci siamo allenati su una scala, sempre dopo aver fatto l’anello sulla spiaggia… Quando sei sulla sabbia devi cercare di restare nella canalina che si crea, perché siamo noi che dobbiamo muoverci sulla bici ed è lei che “guida”».

Bertolini racconta poi dei rapporti. Non bisogna andare troppo agili, ma di sicuro non duri.

«Non è tanto una questione di rapporti, ma di assecondare la bici e restare nella canalina, altrimenti serve tanta potenza. E non è detto che basti. A quel punto devi scendere e correre… La sabbia devi prenderla “piano” per centrare la canalina e poi man mano aumentare».

Bunny hop per Jakob Dorigoni
Bunny hop per Jakob Dorigoni

Il feeling della Arzuffi

Anche la collega tricolore, Alice Maria Arzuffi, è raggiante, sia del ritiro sia della sua condizione. «Non mi aspettavo di arrivare al mondiale con questa maglia – dice la Arzuffi – ma sapevo di essere in buona condizione dopo le gare in Belgio. Ho sistemato qualche problema fisico. Ho avuto una tracheo-bronchite un anno fa e mi portavo dietro dei residui nei bronchi che non mi permettevano di sfruttare il 100% della respirazione.

«Qui ci siamo allenati bene. Abbiamo fatto tanta tecnica, soprattutto nella sabbia. E sono convinta che tutto ciò porterà i suoi frutti. Non avevo mai fatto un lavoro così specifico. Sì, avevo fatto qualcosa prima del mondiale di Koksijde, ma ero giovanissima. Abbiamo simulato alcuni tratti di Ostenda, soprattutto la rampa in discesa con l’entrata diretta sulla sabbia: ci servirà parecchio.

«A me piace la sabbia – riprende Arzuffi – Sei anni fa la odiavo. A forza di correre in Belgio ci ho preso confidenza. Serve tanta potenza e se hai un bel motore ti aiuta e questo va bene per le mie caratteristiche fisiche. Stare seduta e spingere è una delle cose che mi riesce meglio in bici. Nelle prime prove facevamo 10 metri, poi sempre un po’ di più… Alla fine capisci che non puoi guidare la bici. Devi cercare di farla scorrere il più possibile e per farlo devi seguirla col corpo».

La nazionale di ciclocross in ritiro ad Ardea si allena sulla spiaggia
La nazionale di ciclocross in ritiro ad Ardea si allena sulla spiaggia

La sabbia giusta

Mentre i ragazzi girano sul percorso di MyFlyZone, un terreno di erba e terra con molta salita appena a Sud della Capitale, il cittì ci spiega il suo lavoro. 

«Abbiamo fatto dei sopralluoghi per scegliere la location migliore, giocando in casa (Scotti è romano, ndr) conosciamo i luoghi più adatti. Servivano salite e discese per entrare nella sabbia e le scale. L’obiettivo era di abituarci a fare questi settori e di alzare i ritmi.

«Dovevamo ricreare il ponte di 138 metri e il tratto di sabbia di 600 metri che ci saranno ad Ostenda. Vi dico che nella categoria elite pur di non scendere di sella fanno 100 metri in più per arrivare sul bagnasciuga e pedalare. Tra andata e ritorno sono 200 metri in più di sabbia, ma così facendo evitano di correre per 300 metri. Ci abbiamo lavorato moltissimo. Non è facile galleggiare sulla sabbia. E’ un attimo a mettere il piede a terra. Spesso poi tra il procedere a piedi o in bici il ritmo è lo stesso, ma se sei bravo fai la differenza.

«Abbiamo trovato delle zone in cui la sabbia è più “folta”. Quando entri dentro si sprofonda molto, poi con i passaggi si creano delle canaline e in quelle canaline i ragazzi devono saper guidare e fare delle curve per ripartire quasi da fermo. Ad ognuno ho dato dei consigli, ma poi se c’era qualcuno più bravo era lo mettevo vicino a quello meno esperto. I ragazzi hanno lavorato sul bagnasciuga poi entravano “dentro”, a dieci metri dalla linea di costa. La sera, al quarto allenamento di giornata, correvano a piedi sulla sabbia molle per coordinare il peso, imparare a gestirsi sulla sabbia e a capire dove mettere i piedi.

Il gruppo azzurro: Gioele Bertolini, Alice Maria Arzuffi e Fausto Scotti. A destra, Aru
Gioele Bertolini, Alice Maria Arzuffi e Fausto Scotti.

Forza azzurri

La nazionale di cross ha ritrovato stimoli e vigore. I ragazzi erano davvero motivati e, perché no, anche divertiti. Ci è parso un gruppo davvero affiatato. E anche mentre giravano in riscaldamento era un continuo farsi battute a vicenda. 

«Ostenda lo conosciamo come percorso, perché due anni fa ci hanno fatto i campionati nazionali. Inoltre abbiamo dei video e degli informatori, meccanici belgi. Philip Roodhooft, team manager della Alpecin Fenix, mi manda delle info sui lavori che stanno facendo. Arriveremo quattro giorni prima della gara e avremmo il tempo di fare i nostri sopralluoghi. 

«Certo gli avversari saranno favoriti – conclude Scotti – Lassù ci crescono con la sabbia. Nella gara elite uomini i due da battere si conoscono, però non è detto che anche noi con il lavoro fatto non possiamo fare un buon mondiale. Io sono ottimista. Dispiace che sia saltata la prova degli juniores, tanto più che avevamo una buona squadra, ma è rimasta quella U23. Siamo l’unica Nazione che ha sempre gareggiato con il Gic e altre manifestazioni e questa è una fortuna. Il livello generale è buono».

C’è mai stata in Italia una squadra pro’ di ciclocross?

14.01.2021
4 min
Salva

«Quando finirà la mia avventura da responsabile tecnico nazionale del ciclocross, voglio costruire la prima squadra pro’ italiana della specialità».

L’affermazione di Fausto Scotti arriva nella chiacchierata come il montante di un pugile, ci vuole un po’ di tempo per metabolizzarla, per andare più a fondo. Possibile che in Italia non sia mai esistita una squadra professionistica? Eppure il movimento nazionale è uno dei più antichi, l’albo d’oro dei tricolori affonda nell’Anteguerra, i numeri sono a nostro favore anche in confronto a quella che è considerata la Patria del ciclocross, il Belgio.

Lorenzo Masciarelli vive in Belgio e corre nella Pauwels Sauzen, squadra pro’ di ciclocross
Lorenzo Masciarelli corre nella Pauwels Sauzen, squadra pro’ di cross

Longo e la Salvarani

Ad aiutarci a far luce sul passato per proiettarsi verso il presente è Vito Di Tano, due volte campione del mondo fra i dilettanti nel 1979 e 1986.

«Una squadra pro’ che si dedicasse solamente al ciclocross – dice – come avviene in Belgio, non c’è mai stata. C’erano squadre professionistiche della strada che guardavano con favore al ciclocross. Longo ad esempio correva per la Salvarani, che non gli chiedeva quasi nulla per la strada, lasciandolo preparare per i suoi obiettivi. Lo stesso dicasi, nella mia epoca, per Paccagnella, tesserato con l’Amore e Vita. In questo contesto non si può comunque dimenticare quanto Guerciotti sta facendo da oltre 50 anni. Già ai miei tempi c’era il suo team che seguiva tutta l’attività ed è così anche adesso».

Eccezione Belgio

D’accordo, ma non è la stessa cosa della Pauwels Sauzen di Iserbyt e Vanthourenhout o della Baloise Trek Lions dei fratelli Aerts.

«Scherziamo? Significa paragonare una squadra continental – dice – a quelle del World Tour… La differenza è dalla notte al giorno. Lì si vive di ciclocross, c’è un’immagine, c’è un indotto in ogni gara che si riversa sui team permettendo loro di garantire contratti importanti. Anche ora che manca il pubblico, grazie ai contratti televisivi».

Arzuffi racconta

Chi ha vissuto e vive sulla propria pelle la differenza è Alice Maria Arzuffi, che nel 2017 si è trasferita armi e bagagli in Belgio per approdare al Team 777 (la neo campionessa italiana di ciclocross è ritratta nella foto di apertura).

«Venivo dalla Guerciotti – dice – e il cambio è stato notevole, ma volevo assolutamente vivere della mia passione, il ciclocross. E non potevo fare altrimenti. Rispetto a quel che si pensa, le differenze ci sono ma vanno un po’ interpretate. La principale è che la squadra ti supporta in tutto e per tutto dal punto di vista economico, ma devi cavartela da solo. Ognuno ha il suo camper, ha il suo meccanico stipendiato dalla società e il preparatore che deve pagarsi in proprio. Io ho la fortuna di avere i miei genitori che gestiscono tutta la logistica, poi ci sono il meccanico Danny e sua moglie Brenda che mi aiuta in tutte le piccole cose della quotidianità, come le iscrizioni e via dicendo. Bisogna anche considerare un fatto: il Belgio è un Paese piccolo, nella maggior parte dei casi si parte la domenica mattina con il camper e alla sera si è già a casa».

Alessandro Guerciotti, Francesca Baroni, Paolo Guerciotti, Vito Di Tano
Vito di Tano, a destra, con Francesca Baroni, Paolo e Alessandro Guerciotti
Alessandro Guerciotti, Francesca Baroni, Paolo Guerciotti, Vito Di Tano
Vito di Tano, a destra, Francesca Baroni, Paolo e Alessandro Guerciotti

Un’altro clima

Detto così, sembra che non sia un idillio. «Il vantaggio è quello economico – spiega Alice – ma devo dire che l’atmosfera che si respira da noi è diversa. C’è più comunanza, si è più squadra nel vero senso della parola. Quelli in Belgio e Olanda sono piccoli gruppi che fanno parte dello stesso team, anche se poi dal punto di vista umano il legame c’è: con le altre siamo molto amiche. Gareggiando lì però si ha forte la sensazione che stai facendo qualcosa di diverso da quello a cui eri abituata e questo ti fa digerire anche un po’ di solitudine che ogni tanto si affaccia».

Due mondi diversi ma vicini, quello professionistico belga e quello semipro’ italiano. Forse non ci vorrebbe neanche tanto a unirli, il problema è sempre e solo quello economico. Ma se si trovassero i fondi, mettendoci la nostra passione, le emozioni, la tecnica, il successo del team e la crescita di autentici talenti sarebbe pressoché scontata…

Fabio Aru, prova tricolori Lecce 2021

Perché alla Qhubeka non vogliono Aru nel cross?

09.01.2021
4 min
Salva

Fausto Scotti è diviso fra l’orgoglio e il fastidio: l’orgoglio per aver salutato la presenza di Fabio Aru nella già bellissima stagione del cross; il fastidio perché sembra che questo non stia bene a tutti, soprattutto a chi (a suo dire) dovrebbe pensare al bene del campione sardo.

Ai campionati italiani di Lecce, il commissario tecnico azzurro è il riferimento di squadre e atleti, con cui si relaziona come una sorta di saggio fratello maggiore.

Cosa succede, Fausto?

Sono in contatto con Fabio da 15 anni. Possibile che nessuno abbia voluto stargli vicino? Qui si sta divertendo, ha ritrovato il gusto di andare in bici e fare fatica. In questi anni lo hanno sfondato in allenamento pensando soltanto alle gare a tappe, senza nemmeno considerare che sia un fuoriclasse anche per le corse di un giorno. Gliel’ho detto che secondo me dovrebbe mettere nel mirino la Strade Bianche e le corse di aprile.

Perché pensi che nessuno gli stia vicino?

Fabio ha bisogno di gente che gli parli in faccia, non di persone che gli dicono una cosa e poi alle spalle organizzano il contrario. Ha bisogno di serenità e se lo avete visto, vi sarete certamente accorti che è una persona completamente diversa. Ha 16 giornali ogni giorno che parlano di lui. In Olanda stanno facendo i sondaggi circa la sua presenza ai mondiali e il 76% dei tifosi lo vorrebbe al via.

Ci si chiede che cosa venga a fare al mondiale…

Dicono che non abbia senso venire a farsi staccare. Però intanto gente come Boom e Stybar gli mandano messaggi dicendo che fa bene e che così si accende la luce sul cross. Van der Poel e il suo manager sono contenti che potrebbe fare la prova di Coppa del mondo e il mondiale. E per quando mi riguarda, penso sia bello e utile recuperare un ragazzo che voleva smettere. Mi ha detto: «Con quello che ho guadagnato, apro un’attività con mio fratello». Gli ho detto che gli anni più belli sono quelli fino ai 35, perché conosci il tuo corpo e ti godi davvero il ciclismo.

Ryder Douglas
Ryder Douglas, team manager della Qhubeka-Assos, ha aderito di slancio all’idea di Aru nel cross
Ryder Douglas
Douglas, manager della Qhubeka, ha sposato l’idea del cross
Recuperare è una parola importante.

Non puoi lasciarlo in un momento così. Non lo devi lisciare, ma devi parlarci chiaramente. Gli ho detto: «Perché sei tanto deluso del tuo Tour? Ti avevano fatto credere che eri la più bella di tutte? Non era vero. Ti hanno detto che dovevi fare il gregario? Nessun problema, magari provi a infilarti in un paio di fughe e vinci una tappa. A fine anno corri i mondiali, perché tanto Cassani ti porta e magari fai anche una bella corsa, perché sono arrivati davanti quelli forti in salita. E la Uae non si sogna di lasciarti andare». E gli ho detto un’altra cosa: «Prendi carta e penna e scrivi due righe all’operatore che hai mandato a quel paese il giorno che ti sei ritirato. Perché quello sta lì per 50 euro al giorno e ha un capo che gli ha detto di stare su di te. Perché quelle immagini facevano grossi ascolti.

E lui?

E’ stato zitto un secondo e poi ha detto che scriverà quel biglietto. Questi ragazzi vivono nella loro dimensione, non sono nel sociale come noi e nessuno gli dà consigli. Gli ho anche suggerito di tornare indietro. Prendere la famiglia e andare a Villacidro. Cosa diamine ci fa a Lugano? Deve uscire di casa e sentire il saluto del vecchietto davanti al bar, quello dei bambini. Deve tornare a casa dopo un allenamento come Rocky, con la gente che gli corre dietro. Sapete cosa ha detto a Porto Sant’Elpidio?

Fausto Scotti
Fausto Scotti, tecnico della nazionale di cross, ha mostrato grande interesse per Aru
Fausto Scotti
Scotti ha mostrato grande interesse per Aru
Cosa?

Ha detto che quando è andato a prendere i 45 euro del montepremi era emozionato. Ha detto che quei soldi li metterà in cornice. Capito come la sta vivendo? Gli ho detto subito che qua non ci sono docce e di chiamare Cevenini perché gli portasse l’acqua calda per lavarsi in mezzo a un campo. Non c’è dubbio che al centro di tutto ci sia Fabio, più di Aru. Invece l’altro giorno mi ha chiamato Missaglia, il suo direttore sportivo alla Qhubeka-Assos.

Per parlare di cosa?

Mi ha detto: «Parliamoci chiaro, lo stai facendo perché ti serve visibilità!». E io l’ho mandato a quel paese. Lui ha alzato la voce, dicendo che se il discorso doveva andare così… Ma l’ho fermato, gli ho detto che mi aveva cercato lui e mi aveva fatto quell’attacco. Gli ho detto che vivo nella città più bella del mondo e faccio il commissario tecnico da 16 anni, che pubblicità devo farmi? 

Perché lo fai?

Sono stato nascosto per due mesi, confidandomi solo con pochi giornalisti amici. Voi e qualcuno alla Gazzetta. Volevo che parlaste di lui, non di me. Invece paradossalmente gli si sta creando attorno una situazione non bella. Per me da domani Fabio è in ritiro con la nazionale di ciclocross ad Ardea. Gli ho fatto vedere il programma, si è esaltato. Poi correrà la gara di Pontoni in Friuli e a fine mese viene al mondiale. Ma qualcuno glielo vuole impedire. Il suo team manager alla Qhubeka-Assos è una bella persona, alcuni suoi tecnici forse no. Sapete a cosa serve la presenza di Fabio? Al fatto che ci sono dei professionisti che mi chiamano per provare. Gli ho detto che se ne riparla l’anno prossimo, sempre se sarò confermato tecnico.

Jakob Dorigoni, San Fior, 2020 (foto Billiani)

Quattro giorni ai tricolori, parla Scotti

07.01.2021
4 min
Salva

Lo sguardo di Fausto Scotti è già rivolto ai tricolori. Il Giro d’Italia di Ciclocross è appena concluso, ma la scadenza di Lecce incombe ed è il momento di fare un punto della situazione.

«Arriviamo all’appuntamento – dice il tecnico azzurro – con un movimento in chiaro progresso di condizione. Se guardo alle prime gare del Giro a ottobre e a quello che è successo a Sant’Elpidio, è evidente che ci sia stato un generale miglioramento qualitativo. Invece dal punto di vista dei numeri, ogni gara ha confermato la vitalità del movimento, ma se quello italiano è considerato il più grande al mondo, con oltre 3.000 praticanti, non è un caso…».

Fausto Scotti, Luigi Bielli
Per Scotti e il suo collaboratore Bielli, dopo il tricolore, si andrà verso i mondiali
Fausto Scotti, Luigi Bielli
Per Scotti e Bielli, dopo Lecce sarà tempo di mondiali
La sconfitta di Dorigoni ti ha sorpreso?

No, innanzitutto perché Jakob viene dall’ultimo periodo di carico e la stessa gara di Sant’Elpidio era inserita nella tabella di allenamento. Sapeva già di non poter rendere al massimo, ma a Lecce la musica sarà ben altra. Poi non va dimenticato che Filippo Fontana è andato veramente forte, ha confermato quel che si diceva di lui da junior, a Sant’Elpidio volava. In queste condizioni nella gara di Lecce sarà lui il favorito fra gli under 23.

Filippo Fontana, Sant'Elpidio a Mare 2020
Filippo Fontana, primo a Sant’Elpidio, è uno dei favoriti per gli italiani U23 (foto Passarini)
Filippo Fontana, Sant'Elpidio a Mare 2020
Fontana, 1° a Sant’Elpidio (foto Passarini)
A ben guardare, nelle categorie giovanili avrai difficoltà nello scegliere i nomi…

Spero proprio di averle, queste difficoltà… Il fatto è che ancora attendiamo di sapere quale sarà il programma di gare ai mondiali di Ostenda: l’Uci ha detto che darà una risposta il 16 gennaio. Probabilmente aspetteranno di capire quale sarà l’evoluzione della pandemia in Belgio e soprattutto le ultime ordinanze del governo locale. Noi abbiamo avuto la fortuna di fare l’intera attività, in altri Paesi – dal Belgio all’Olanda, dalla Francia a tanti altri – i ragazzi non hanno gareggiato. Saremmo avvantaggiati? Forse, ma non è questo che conta. L’importante è poter dare a questi ragazzi l’emozione di una gara iridata. Vedremo…

Fabio Aru, Montodino 2020
Aru soffre nel guidato stretto, ma spinge forte in salita
Fabio Aru, Montodino 2020
Aru soffre nel guidato, ma spinge forte in salita
Torniamo agli elite: senza parlare di una sua possibile convocazione, come hai visto Aru?

Non era un percorso fra i più adatti a lui, c’era tanto da guidare e discese anche pericolose sulle quali giustamente non ha rischiato, ma la volete sapere una cosa? L’ho cronometrato sui tratti pedalabili in salita e andava più forte anche dello stesso vincitore Fontana. In certi passaggi mi ha impressionato. Dopo i tricolori vedremo cosa fare, intanto ho comunque deciso che finita la gara di Lecce faremo un raduno sul litorale laziale con 12 atleti elite per impostare la trasferta mondiale.

Eva Lechner, San Fior 2020
Eva Lechner, con Arzuffi e Persico: le tre favorite dei tricolori donne elite (foto Billiani)
Eva Lechner, San Fior 2020
Lechner, con Arzuffi e Persico: favorite dei tricolori (foto Billiani)
Come vedi la gara tricolore?

Il percorso è ampiamente pedalabile e presumo che si svilupperà una bella battaglia fra Dorigoni e Bertolini che puntano da tempo l’appuntamento. Anche Colledani su quel percorso può dire la sua e Cominelli non parte battuto, ma deve sicuramente partire meglio di come ha fatto a Sant’Elpidio. Nelle altre categorie ci sarà lotta serrata. Se fra gli under 23 Fontana si fa preferire di pochissimo, fra gli junior è un terno al lotto. Sono tanti che possono vincere e nelle stesse categorie femminili ci sarà ugualmente grande battaglia, uno spettacolo assicurato.

Vedremo all’opera Lechner e Arzuffi fra le elite?

Sicuramente e con loro Silvia Persico, che se la può giocare. La lotta per il titolo non uscirà da queste tre.

Filippo Fontana, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio

Sant’Elpidio assegna le ultime rose

06.01.2021
4 min
Salva

Epifania nel fango per i protagonisti del Giro d’Italia di Ciclocross, che a Sant’Elpidio a Mare (FM) hanno chiuso il lungo cammino della challenge iniziato nello scorso ottobre e passato per 7 tappe. Fango che ha caratterizzato soprattutto la gara Open maschile, la più attesa, ricca di colpi di scena.

Partenza, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fasi di partenza per l’ultima tappa del Giro d’Italia Ciclocross 2020 a Porto Sant’Elpidio
Partenza, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fasi di partenza per l’ultima tappa

Festa per due

Tutti si attendevano l’acuto del campione tricolore Jakob Dorigoni . E tutti guardavano verso la nuova uscita agonistica di Fabio Aru: la seconda con la muova maglia della Qhubeka Assos, che porterà per le strade nella nuova stagione da pro’. Alla fine però il protagonista inatteso è stato Filippo Fontana, 20enne veneto dei Carabinieri, andato in fuga sin dall’inizio insieme a Marco Pavan (D’Amico Um Tools) e a Dorigoni (Selle Italia Guerciotti Elite). Ma prima l’uno e poi l’altro hanno dovuto lasciar andare lo scatenato Fontana, primo in solitudine. Dorigoni, accaparrandosi la seconda piazza, ha conquistato in extremis la maglia rosa strappandola a Cristian Cominelli. All’atleta della Scott non è stata sufficiente la quinta piazza finale: a pari punti nel computo generale, Dorigoni è risultato primo proprio per il miglior piazzamento a Sant’Elpidio.

Fabio Aru, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Fabio Aru ottavo sul traguardo di Porto Sant’Elpidio
Fabio Aru, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Aru chiude all’ottavo posto

Aru cresce

E Aru? Il sardo ha fatto una gara giudiziosa, recuperando qualche posizione nella seconda parte fino all’8° posto finale.

«Sul tecnico ho fatto tanta fatica – ha dichiarato all’arrivo – ma le sensazioni sono sempre migliori e per questo parteciperò anche ai tricolori di Lecce di domenica prossima».

Chissà che questo suo inverno agonistico non vada anche oltre, verso una possibile partecipazione ai Mondiali di Ostenda.

Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Jakob Dorigoni, tricolore in carica, conquista la maglia rosa 2020
Jakob Dorigoni, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
A Dorigoni la classifica finale

Festa Guerciotti

Nella gara Open femminile scambio di cortesie fra le due under 23 della Selle Italia Guerciotti Elite. Gaia Realini ha portato a casa la vittoria nella tappa marchigiana davanti a Francesca Baroni, che ha così conservato la maglia rosa per 11 punti. Quinta assoluta la junior Alice Papo (DP66 Giant SMP), pupilla di Daniele Pontoni che potrebbe essere una delle sorprese a Ostenda.

Maglia Rosa: Francesca Baroni – Maglia Bianca: Alice Papo, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Francesca Baroni in rosa, Alice Papo in maglia bianca
Maglia Rosa: Francesca Baroni – Maglia Bianca: Alice Papo, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Francesca Baroni in rosa, Alice Papo in maglia bianca

Olivo fa il bis

Come al solito la gara più affascinante è stata quella junior maschile, dove ci sono stati continui cambi al vertice. Gabriel Fede (Selle Italia Guerciotti Elite) al comando fino a due terzi di gara non è andato neanche sul podio. La vittoria ha premiato invece Bryan Olivo (DP66 Giant SMP) che già aveva lasciato il segno nella tappa di Ladispoli. Alle sue spalle, l’attesissimo Lorenzo Masciarelli (Pauwels Sauzen Bingoal), autore di una grande rimonta finale. La maglia resta sulle spalle di Eros Cancedda (Gs Sorgente Pradipozzo) oggi quinto, a conferma del grande equilibrio che regna in categoria, forse la più promettente anche in ambito internazionale.

DP66, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
La DP66, team di Daniele Pontoni, premiata fra le squadre
DP66, Giro d'Italia Ciclocross, Porto Sant'Elpidio
Sul palco la DP66, team di Daniele Pontoni

E adesso Lecce

Nelle categorie giovanili tappa e maglia per Riccardo Da Rios (SS Sanfiorese/ES), Ettore Prà (Hellas Monteforte/AL) al sesto successo in sette tappe e per Federica Venturelli (Cicli Fiorin/DA).

Fra le Esordienti vittoria parziale per Linda Sonarini (Scuola Ciclismo Vo’) ma la maglia è di Elisa Ferri (Gs Olimpia Valdarnese). Ora spazio ai tricolori in quel di Lecce, ultimo atto della stagione nazionale.

Fabio Aru, ciclocross Ancona 2020

Otto anni dopo, Aru rientra nel cross ed è quarto

27.12.2020
4 min
Salva

L’ultima volta, prima di oggi ad Ancona, fu il 15 gennaio del 2012 a Solbiate Olona: da allora Fabio Aru, diventato nel frattempo professionista, non era più sceso in una gara di cross. Il cittì azzurro Scotti ce lo aveva sussurrato a ottobre, incontrando qualche scetticismo che non abbiamo problemi ad ammettere. Ci disse che avremmo rivisto il sardo correre nel fango come ai vecchi tempi, così quando ieri è arrivata la conferma della sua presenza nel Cross di Ancona-Trofeo Le Velò, la prima cosa è stata chiamarli entrambi.

Fabio si stava dirigendo a Malpensa, dove si sarebbe incontrato con un suo ex compagno di squadra, Maurizio Anzalone, che ora fa il meccanico di bici a Lugano. Avrebbero noleggiato un van, caricato bici e idropulitrici, e assieme sarebbero scesi nelle Marche. Scotti invece era a casa, per il primo Santo Stefano senza cross della sua vita, pronto a partire a sua volta per Ancona.

Fabio Aru, ciclocross Ancona 2020
Quarto all’arrivo, difficile immaginare per Aru un così bel ritorno nel cross (foto Passarini)
Fabio Aru, ciclocross Ancona 2020
Quarto all’arrivo: Aru è sfinito (foto Passarini)

«Mamma mia – dice Fabio, ritratto in apertura nella foto di Lanfranco Passarini – nel fuoristrada si fa fatica. Dura un’ora, ma quell’ora… Se vi dico i battiti medi che ho tenuto, non mi credete. Un fango mai visto. Poche volte ho corso con così tanta melma. Fino a ieri ha piovuto, oggi no. Per terra c’era argilla, buona per fare i mattoni. Ma mi sono divertito. L’accoglienza è stata super».

Numero uno

Lo hanno fatto partire con il numero uno: la gente del cross riconosce quelli con lo stesso sangue, anche se nel frattempo si sono allontanati. Al via c’erano corridori di peso, tanto che alla fine la vittoria è andata a Gioele Bertolini su Luca Pescarmona, suo compagno al Team Bramati, e su Stefano Capponi, a lungo nel mirino proprio di Aru, che ha dovuto accontentarsi del quarto posto. Risultato se vogliamo sbalorditivo, considerando che Fabio ha ricevuto le bici una settimana fa e le ha usate due volte. E che non ha fatto alcuna preparazione specifica, se non lunghe camminate nei boschi, percorsi con le ciaspole e uscite sulla gravel.

Come è andata?

Sono partito davanti – sorride – ma avendo tutto materiale nuovo, ho sbagliato ad agganciare il pedale e mi sono ritrovato subito in 15ª posizione. Il percorso era abbastanza tecnico per il rientro, però all’arrivo stavo quasi riprendendo il terzo. Mi sono divertito, è andata meglio del previsto. Alla fine, dopo tanti anni, pensavo peggio.

Lorenzo Masciarelli, ciclocross Ancona
Vittoria ad Ancona anche per Lorenzo Masciarelli fra gli juniores (foto Passarini)
Lorenzo Masciarelli, ciclocross Ancona
Fra gli juniores, vittoria di Masciarelli (foto Passarini)
Cambiava qualcosa senza il fango?

Sarebbe stato sicuramente meglio. Vedremo martedì a San Fior. Non conta il percorso, ma il tempo. Pare ci sarà nevischio. Oggi cambiavo bici due volte a giro. Per Anzalone era la prima volta da meccanico in una gara di cross, anche se da corridore qualcuna l’ha fatta anche lui.

Anzalone, varesino classe 1985, entra nella stanza per fare il punto sulle bici, mentre Fabio ha le gambe infilate nei due grossi tubi neri del pressomassaggio con cui cerca di recuperare.

«E’ stata dura anche per me – dice Anzalone – non ero abituato. Meglio correrlo il cross. Ho il fango fino ai capelli». 

Tutti per lui

Il programma prevede che restino insieme fino alla gara di San Fior. Per stasera dormiranno ad Ancona. E visto che domani qua il tempo mette bello, usciranno insieme in bici prima di fare rotta sul Veneto.

«C’erano tutti i miei mentori – sorride – c’era Cevenini da cui ho vissuto i primi tempi a Bologna. C’era Fausto Scotti e c’era pure Billo (Luigi Bielli, braccio destro di Scotti ed ex pistard azzurro, ndr). E’ venuto anche Olivano Locatelli». Quando gli diciamo che mancava soltanto Martinelli, aggiunge che in realtà Martino gli ha mandato un messaggio su Instagram. Attorno a questo ragazzo, ormai padre di famiglia, si respira tanto affetto.

Correrai altri cross?

Di sicuro San Fior e poi forse il Città di Cremona, il 2 gennaio. E’ vicino casa, vado in giornata. E poi a fine gennaio ci sarà il ritiro con la squadra, per cui magari ci sarà il tempo per altre gare. Avrei voluto iniziare il 20, ma non c’è stato il tempo. Mi è mancato qualcosa in fase di organizzazione e per avere il via libera dalle due squadre.

Ciclocross Ancona, Gioele Bertolini, Fabio Aru
Ai piedi del podio, Aru con il 1° Bertolini, il 2° Pescarmona e il 3° Capponi (foto Passarini)
Ciclocross Ancona, Gioele Bertolini, Fabio Aru
Ai piedi del podio, Aru con il 1° Bertolini (foto Passarini)
La Uae sarà stata contenta di vederti con quella maglia, che era sparita dal ritiro del Tour…

Non lo so, ma mi scocciava finire il mio percorso in squadra con quel Tour, l’ho fatto anche per questo. 

Soddisfatto di come è andata?

E’ una bella disciplina. Tutta la stagione sarebbe troppo in vista della strada, ma 6-7 gare sarebbero utili. Per come mi sono divertito oggi, ne farei ancora. Se così non fosse, non sarei andato via da casa, lasciando Valentina e Ginevra. Mi serviva qualcosa di diverso per ripartire. La routine è noiosa. Sono andato sulle ciaspole fino a pochi giorni fa, mi sono anche allenato su strada. Se oggi fosse stato troppo duro, non continuerei. Ho sempre avuto un’importante capacità di stare a tutta. E’ quella la fase in cui si fa la differenza. Queste gare sono importanti anche per certi fuorigiri.