Erica Magnaldi è nata a Cuneo il 24 agosto 1992. E' alla sua ottava stagione elite

Dalle GF alle elite: Magnaldi e le differenze con Trinca Colonel

29.09.2025
5 min
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Esempi di atlete che sono arrivate dalle gran fondo alle elite ce ne sono stati diversi. Nell’ultimo decennio alcune di loro sono diventate pro’ e vincenti come Erica Magnaldi prima e Monica Trinca Colonel adesso. Vale la pena però fare delle distinzioni perché anche questa transizione ha risentito del veloce e progressivo mutamento del ciclismo femminile.

Ti accorgi quindi parlando dell’argomento con Magnaldi che lei stessa farebbe fatica ad inserirsi in quello che è il suo mondo attuale e nel quale ci sa stare alla grande. Alla 33enne cuneese della UAE Team Adq abbiamo chiesto quali consigli e avvisi darebbe alle ragazze che si sentono di provare il passaggio nella massima categoria. In buona sostanza non basta solo saper andare forte in salita, occorrono tanti altri aspetti, anche mentali.

Luglio 2017, Magnaldi vince a Corvara e l'anno successivo passerà elite alla BePink (foto Maratona dles Dolomites)
Luglio 2017, Magnaldi vince a Corvara e l’anno successivo passerà elite alla BePink (foto Maratona dles Dolomites)
Luglio 2017, Magnaldi vince a Corvara e l'anno successivo passerà elite alla BePink (foto Maratona dles Dolomites)
Luglio 2017, Magnaldi vince a Corvara e l’anno successivo passerà elite alla BePink (foto Maratona dles Dolomites)

Vita che cambia

A luglio 2017 Magnaldi sale agli onori della cronaca amatoriale per la vittoria del percorso lungo della Maratona dles Dolomites. Questo risultato nella gran fondo italiana più famosa la proietta tra le elite trovando un contratto con la BePink la stagione successiva, prima di attirare l’attenzione della Ceratizit. Se il resto è storia nota, quel periodo sembra lontano anni luce.

«Il ciclismo specialmente quello femminile – apre la spiegazione Magnaldi – è cambiato tantissimo. Riguardando indietro, posso dire serenamente che la Erica di sette anni fa adesso sarebbe in grande difficoltà a correre tra le elite. Ora il livello è alto, le atlete sono agguerrite e le gare sono molto più complicate. Nel 2018 era più semplice per chi arrivava dal nulla come me. Adesso non è un passaggio così scontato come si può pensare, anche se comunque devi avere delle qualità.

«Personalmente – prosegue – ho dovuto colmare le lacune tattiche, lo stare in gruppo e la conoscenza delle avversarie. Nonostante tutto in qualche modo sono riuscita a cavarmela. Adesso bisogna avere motore per tutto. Ad esempio vediamo che ci sono i lead out per le salite, per portare le proprie capitane all’inizio delle salite o per guidarle fino ai punti decisivi. E talvolta le atlete che svolgono questi compiti continuano a salire a tutta.

Per sua stessa ammissione, ora Magnaldi farebbe fatica a passare dalle granfondo alle elite per il cambiamento del ciclismo (foto Play Full)
Per sua stessa ammissione, ora Magnaldi farebbe fatica a passare dalle gran fondo alle elite per il cambiamento del ciclismo (foto Play Full)
Per sua stessa ammissione, ora Magnaldi farebbe fatica a passare dalle granfondo alle elite per il cambiamento del ciclismo (foto Play Full)
Per sua stessa ammissione, ora Magnaldi farebbe fatica a passare dalle gran fondo alle elite per il cambiamento del ciclismo (foto Play Full)

Passaggio da ponderare

Per quelle granfondiste che ottengono buoni piazzamenti o che producono grandi prestazioni, il salto tra le elite va soppesato in maniera attenta. Se nel ciclismo maschile appare impossibile, anche nel femminile la tendenza inizia ad essere la medesima.

«Attenzione – sottolinea Magnaldi – a chi è tentata di lasciare le gran fondo per provare le gare elite. Ci sono differenze fondamentali a cui nessuno mai pensa. Le granfondiste sanno andare forte in salita con un passo regolare. Al netto di questa dote, trascurano sempre la pianura, le salite brevi e i cambi di ritmo. E poi spesso si trovano in gruppi di uomini che scandiscono la velocità. Per passare elite bisogna lavorare a livello anaerobico.

«C’è poi una componente di stress – aggiunge Erica – che non va sottovalutata. Correre a certi livelli tra le elite ha tanti aspetti belli, ma è una vita dura sia in gara che fuori. Sei chiamata a stare tanto lontano da casa tra ritiri e gare. Devi saper gestire le pressioni delle corse e gli equilibri di una squadra. Ora che sono pro’ mi accorgo che forse non sarei in grado di ritornare alle gran fondo e magari vincerle, proprio perché sono due mondi e sport totalmente diversi, non solo tatticamente».

Trinca Colonel arriva dalle granfondo, ma ha corso le categorie giovanili. Per Magnaldi i loro sono casi molto diversi
Trinca Colonel arriva dalle gran fondo, ma ha corso le categorie giovanili. Per Magnaldi i loro sono casi molto diversi
Trinca Colonel arriva dalle granfondo, ma ha corso le categorie giovanili. Per Magnaldi i loro sono casi molto diversi
Trinca Colonel arriva dalle gran fondo, ma ha corso le categorie giovanili. Per Magnaldi i loro sono casi molto diversi

Esempio border line

Dopo il mondiale appena disputato in Rwanda, sabato prossimo Trinca Colonel correrà anche l’europeo in Ardeche, dove ha conquistato tappa e generale del TCFIA, e dove ci sarà Magnaldi, che una settimana fa ha vinto il titolo continentale nel gravel in Abruzzo. Sono state spesso accomunate per il loro passato nelle gran fondo, ma le similitudini si fermano qua.

«Credo che sia – dice Magnaldi – un esempio border line quello tra me e Monica. Non ci sono consigli che io possa dare a lei. Monica ha corso nelle categorie giovanili fino a quindici anni e ha imparato a guidare molto bene la bici. Non a caso è una delle più forti discesiste del gruppo. Monica ha numeri e motore da fuoriclasse. E infatti non mi stupisco che stia andando forte malgrado fino al 2023 corresse e vincesse le gran fondo.

«Io invece – si avvia alla conclusione del discorso – sono cresciuta sugli sci da fondo e iniziando ad andare in bici quando ormai avevo più di ventidue anni. Mi sono affacciata al ciclismo elite in una fase in cui c’erano divari molto netti tra le 20-30 atlete più forti e le altre. Ora il livello medio è molto più alto alle spalle di quelle solite 20-30 forti. Le abilità le ho acquisite in gruppo, mettendomi in gioco, seguendo consigli e guardando le nostre gare in televisione, cosa che peraltro faccio ancora adesso per capire meglio gli errori che da dentro ti sfuggono. Ecco perché dico che chi viene dalle gran fondo ora farebbe fatica».

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Elena Cecchini

Pontoni, l’agenda è piena: il bello inizia adesso

23.09.2025
4 min
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AVEZZANO – Il titolo europeo gravel con Erica Magnaldi e alcuni segnali molto interessanti nella gara maschile hanno dato la carica a Pontoni. L’inizio delle gare conclude la fase forse più faticosa di programmazione e dei complicati incastri con le squadre. Per questo vedere il tecnico della nazionale di gravel e cross correre come un folletto da un punto all’altro del percorso ha fatto capire che finalmente per Daniele è arrivata la parte bella dell’incarico. Fra tre settimane i mondiali di Maastricht chiuderanno la stagione del gravel e lanceranno quella del cross e poi il calendario non concederà più respiro.

Le convocazioni per gli europei gravel di Avezzano hanno avuto qualche defezione e qualche sorpresa dell’ultima ora. Le squadre della strada sono impegnate con la rincorsa ai punti e alcune non hanno concesso i loro atleti, al punto che forse varrebbe la pena assegnare punti anche per la semplice convocazione. Che è titolo di merito, ma distoglie il corridore dalle gare con la propria squadra. E’ giusto che la chiamata in nazionale sia vissuta come una penalizzazione?

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Erica Magnaldi sul podio con la maglia e la medaglia
La vittoria di Erica Magnaldi ha dato a Pontoni la conferma che il metodo di selezione funziona
Gli europei sono andati bene, adesso si va verso un mondiale più veloce e meno tecnico. Così almeno si dice…

In realtà non ci hanno ancora mandato il programma e siamo qui che lo stiamo aspettando. Abbiamo sollecitato più volte l’UCI, ma ancora non ci sono novità. Mi serve saperlo anche per capire le convocazioni da fare, per atleti e staff. Sapere quante feed zone ci sono, che tipo di percorso sia. Le uniche informazioni le abbiamo avute da Elena Cecchini (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr), perché la Wiebes l’ha provato e le ha raccontato qualcosa…

E’ cominciata la tua stagione?

No, la mia stagione non finisce mai. Anzi, adesso che ci sono le gare, inizia il momento più soft. E’ tutto più bello, più facile, più semplice. Ma la testa ad esempio è anche sul cross. Fino a dicembre è già tutto programmato, quindi poi avremo da gestire l’ultimo mese, ma non abbiamo grossi problemi. Adesso dobbiamo capire bene come gestire la situazione di Agostinacchio, cosa farà realmente. Quindi se salta la categoria under 23 o meno.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Daniele POntoni, Gianmarco Garofoli alla partenza
La convocazione di Garofoli è stata voluta dal corridore e anche da Bramati: qui è con Pontoni alla partenza
E’ stato facile fare le convocazioni per gli europei?

E’ stato un po’ uno slalom, però alla fine abbiamo fatto una bella nazionale, sia in campo maschile che in campo femminile. Abbiamo avuto due defezioni dell’ultimo momento, perché Bertizzolo e Barbieri si sono fatte male. Tra l’altro Rachele era anche indirizzata al mondiale e quindi la perderemo anche per quello, perché è difficile che possa recuperare. Aspettiamo ancora, abbiamo tre settimane.

Si parla con le squadre o con gli atleti?

Un po’ con le squadre, un po’ con gli atleti. Alcuni di loro hanno voluto esserci e sono stati bravi a spingere. Garofoli può essere sembrato una sorpresa, ma lo abbiamo concordato con Davide Bramati. Gianmarco aveva la volontà di provare e io sono stato ben felice di accoglierlo, anche perché è un atleta di alto livello.

Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
Campionati europei gravel 2025, Avezzano, Mattia De Marchi, azione di gara
Mattia De Marchi porta nella nazionale di Pontoni l’anima più libera del gravel
L’obiettivo di un cittì di solito è crearsi un gruppo con cui lavorare, mentre la sensazione è che la tua rosa cambi spesso.

I ragazzi e le ragazze si mettono a disposizione e, anche se sono nuovi o nuove, si integrano subito. Un compito importante del cittì è farli sentire partecipi del gruppo, che ci siano stati per venti volte o che sia la prima. Ho sempre detto che il nostro oro è il gruppo di lavoro, meccanici, massaggiatori e quelli che fanno il lavoro sporco. Gli atleti vanno e vengono, ma il gruppo di lavoro deve essere uno zoccolo duro di cui hai fiducia e cui delegare perché devi poterti fidare a occhi chiusi. E io dei miei ragazzi mi fido al 100 per cento.

Forse la vera squadra è proprio quella?

Esattamente così. Quando mi hanno fatto la proposta per diventare commissario tecnico, ho subito chiamato un responsabile dello staff e ho detto che se ci fosse stato lui, allora ci sarei stato anche io. Quindi ho voluto un vice come Billo (Luigi Bielli, ndr), che arrivava già da un’esperienza lunga 16 anni. Poi abbiamo il resto, dal team manager, al presidente, dal segretario ai nostri consiglieri che ci mettono nel migliore condizioni per fare questo lavoro.

Guerriera Magnaldi: ferita, cocciuta e regina d’Europa

21.09.2025
7 min
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AVEZZANO – Quando ha tagliato il traguardo, Erica Magnaldi ha cacciato un urlo così prolungato e selvaggio da scuotere anche noi che le correvamo dietro per immortalare la prima gioia dopo la vittoria del campionato europeo gravel. La piemontese del UAE Team Adq sarebbe potuta partire domani con le ragazze del mondiale su strada per supportare Elisa Longo Borghini, ma la chiamata non è arrivata. Così si è riboccata le maniche accettando la convocazione del cittì Pontoni, con lo sguardo semmai agli altri europei – quelli della strada – che si correranno in Francia il 4 ottobre.

«Sinceramente non mi aspettavo di vincere – dice quando i pensieri hanno preso il sopravvento sulle emozioni – ma non nascondo che dopo aver vinto la Monsterrato Gravel e guardando l’altimetria di questo percorso, ho pensato che potesse essere adatto a me. Poi sono arrivata qua e l’ho provato. E la fiducia è stata offuscata dalla preoccupazione, perché la salita in realtà non era molto dura e la discesa invece era molto, molto tecnica. Io ho appena iniziato col gravel, quindi mi rendo conto di non avere ancora l’abilità tecnica di altre ragazze. Non mi restava che andare forte in salita e gestire il margine che avessi preso…».

Prima del via, Pontoni (di spalle) ha ripassato punti tecnici e motivato fortemente gli azzurri
Prima del via, Pontoni (di spalle) ha ripassato punti tecnici e motivato fortemente gli azzurri

L’ordine di Pontoni

Avezzano ha accolto il gruppo degli europei gravel con un bel freschino e il percorso selettivo che li ha tenuti tutti in apprensione. Alle nove del mattino c’erano 12 gradi, ma la pacchia è durata poco. Il tempo che il sole si alzasse e si è arrivati a sfiorare i 30 gradi, con il sale ben evidente sui pantaloncini più scuri e improvvise crisi di crampi per tanti dei corridori arrivati. Nel box dell’Italia e prima di lasciarli andare al via, Daniele Pontoni ha fatto un breve ripasso dei punti di assistenza. Dove avrebbero trovato le ruote, le scarpe di scorta e persino il casco. E poi l’ordine delle borracce: prima l’acqua e poi le malto dal secondo massaggiatore. La sua ultima disposizione è stata perentoria: «Non si molla mai!».

Nel giorno in cui a Kigali si sono aperti i mondiali con le prime crono e la vittoria schiacciante di Evenepoel, la vittoria di Erica Magnaldi ha portato un soffio di aria positiva in Federazione. Domani il presidente Dagnoni e il segretario generale Tolu voleranno in Rwanda, in un incrocio pazzesco di sovrapposizioni del calendario che non concedono scampo e non si fermano certo qui. Nei giorni degli europei su strada, il Giro dell’Emilia dirotterà su Bologna corridori forti come Ciccone. E nel giorno del mondiale gravel, il Giro di Lombardia ne distrarrà certamente degli altri.

La volata della vita

Magnaldi ha tagliato il traguardo con la gamba destra ferita, perché è caduta e nonostante tutto è riuscita a tenere il passo della Kloser. La tedesca però si è avvantaggiata e sarebbe stata probabilmente imprendibile se una foratura (la vera piaga di questi europei) non l’avesse fermata.

«La gara stava andando molto bene – racconta Magnaldi – ero rimasta insieme a Kloser e Wright ed ero rassegnata a fare terza, perché erano palesemente più veloci di me in discesa. Allora nel secondo giro (le donne elite ne facevano 3 per un totale di 88,8 chilometri, ndr) ho provato a staccarle in salita: Wright ha ceduto, con Kloser non sono riuscita. Per rilanciare, ha fatto la discesa molto forte. Io ho provato a tenerla e probabilmente sono andata oltre il mio limite e sono caduta, tanto da essere ripresa anche da Wright. L’ho staccata ancora nel giro successivo pensando che non avrei mai raggiunto quella davanti.

«Invece a 500 metri dall’attivo – sorride – mi hanno detto che la prima aveva bucato. Nel frattempo Wright mi aveva ripreso in discesa e allora ho tirato a tutta fino ai 200 metri, poi ho lanciato lo sprint. Da almeno due chilometri avevo i crampi, ma quando ho visto l’arrivo mi è passato tutto e ho fatto la migliore volata di sempre. Ancora non ci credo. Sono davvero contenta, perché non me l’aspettavo. E questo insegna che non bisogna mai mollare, fino a quando si taglia il traguardo. Come ci ha detto Pontoni prima di partire».

Gaffuri saluta il gravel

Anche Gaffuri si è trovato in un folle rimescolamento di posizioni. In tutti gli ultimi 20 chilometri, il corridore dello Swatt Club in maglia azzurra, che ha appena firmato per il 2025 con il Team Polti-Visit Malta, ha viaggiato con il francese Drechou all’inseguimento del fuggitivo (poi vittorioso) Mads Wurtz Schmidt. Sembrava ci fosse solo da scegliere il colore della medaglia, quando su di lui sono tornati Anton Stensby e il suo compagno di club Matteo Fontana. Il quinto posto ha il sapore della beffa. E anche nel suo caso è stata la discesa a fare la differenza.

«La salita non era abbastanza dura per fare la selezione – dice – e loro sono più forti in discesa. Nel primo giro sono caduto e ho dovuto fare tutto il secondo a inseguire. Credo che non sarebbe andata diversamente, ho dato il massimo che avevo oggi e per questo sono contento. Qualche rammarico ce l’ho, però il livello era molto alto. Per quest’anno il mio gravel finisce qui. Adesso farò la CRO Race con la Polti, poi Tre Valli e Gran Piemonte e finirò la stagione in Italia. Niente mondiale gravel quindi, perché in quei giorni sarò in Croazia».

Il bilancio del cittì

E ora che la vittoria di Erica Magnaldi e il quarto posto di Gaffuri fra gli uomini confermano il buon lavoro svolto, Pontoni traccia un primo bilancio. E’ solo l’inizio di un discorso che riprenderemo, perché i nuovi assetti del ciclismo su strada incidono anche sulle scelte del fuoristrada.

«Il bilancio è buono – dice Pontoni – e chiaramente quando vinci, è ancora meglio. Eravamo qui con due belle nazionali e anche con i maschi siamo stati in lotta per una medaglia sino alla fine. Siamo soddisfatti di quello che abbiamo fatto e di quello che potremo fare anche fra tre settimane ai mondiali. Il livello è altissimo e facciamo fatica a trovare atleti disponibili, perché le squadre lottano per i punti UCI. Però alla fine con un po’ di slalom e con un po’ di telefonate ai vecchi amici, si cerca di risolvere. Anche oggi, subito dopo la gara, ho chiamato il team manager di una WorldTour. Quindi adesso ci godiamo questo momento e da domani cominceremo a pensare anche al mondiale».

Dalla Monsterrando agli europei, tante news per Pontoni

30.08.2025
5 min
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La Monsterrando di domenica scorsa a Fubine (AL) ha aperto un mese importante per il gravel, che culminerà il 21 settembre con gli europei in programma ad Avezzano. La classica piemontese, tappa dei circuito Uci ha dato risposte importanti, con la vittoria in campo maschile di Romain Bardet che, dopo il suo ritiro dalle scene professionistiche ha dimostrato che volendo il talento è rimasto intatto, mentre fra le donne Erika Magnaldi ha lasciato il mondo delle corse su strada per una domenica immergendosi in un ambiente più vicino a quello delle sue radici granfondistiche.

Romain Bardet ha chiuso la sua carriera su strada al Giro del Delfinato, ma si sta appassionando al gravel
Romain Bardet ha chiuso la sua carriera su strada al Giro del Delfinato, ma si sta appassionando al gravel

Una nazionale difficile da costruire

Daniele Pontoni a Fubine non c’era, ma è rimasto sempre con le antenne dritte considerando anche che il tempo della selezione per la squadra nazionale per l’Abruzzo è sempre più vicino (senza dimenticare che poi c’è anche la scadenza mondiale da tenere in conto). La gara piemontese gli ha fornito molti spunti sui quali ragionare.

«La composizione di una nazionale – afferma Pontoni – in questo periodo è legata fortemente agli impegni dei team. Bisogna fare una sorta di gimkana fra mille ostacoli, ma io penso di avere ormai una certa idea in testa, che si basa molto sulle risultanze dei campionati italiani. Ci sarà il campione nazionale Mattia Gaffuri, ma poi penso che andrò a pescare in quell’ordine di arrivo. Avrei voluto avere in squadra De Marchi ma il suo calendario stradistico è cambiato e dovrà andare in Slovacchia. Sarà comunque una squadra mista, fra stradisti, biker e gravelisti puri. Fra le donne non potremo avere Persico per la concomitanza mondiale su strada ma penso di averla poi per la rassegna iridata che ricalcherà per molti versi il percorso dell’Amstel Gold Race. Qui la vittoria di Erica Magnaldi è stata una bellissima notizia che vedremo di far fruttare».

Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel, sta preparando la nazionale per europei e mondiali (foto Giulietti)
Daniele Pontoni, cittì per ciclocross e gravel, sta preparando la nazionale per europei e mondiali (foto Giulietti)
La vittoria di Bardet è arrivata al termine di un lungo testa a testa con il ceko Vakoc, che è uno specialista puro. E’ la dimostrazione che a parità di situazione è ancora lo stradista a prevalere?

Sì, ma bisogna fare alcuni distinguo. Su distanze come quella della Monsterrando, ricalcando molto la strada, io credo che la differenza sia ancora marcata, ma più il chilometraggio si allunga, più il divario diminuisce. Sopra i 300 chilometri le prospettive cambiano. Ricordiamoci poi che parliamo di un signor corridore come Bardet, uno dei grandi della strada dell’ultimo decennio. La verità è che i gravelisti si stanno adattando sempre di più e questo sta assottigliando il divario e si annullerà del tutto con le novità in arrivo.

Quali in particolare?

La scelta dell’Uci di attribuire punti per il ranking su strada anche alle altre discipline come gravel e marathon di mtb è qualcosa di rivoluzionario. Questo sta spingendo molti team di primo piano a prevedere la costituzione di vere e proprie costole dedicate al gravel, quindi vedremo sempre più professionisti gareggiare perché le gare internazionali assegneranno punti preziosi. Io credo che già dal prossimo anno ne vedremo delle belle da questo punto di vista…

Per Erica Magnaldi una vittoria netta in Piemonte, con 2’45” sull’australiana Frain (foto organizzatori)
Per Erica Magnaldi una vittoria netta in Piemonte, con 2’45” sull’australiana Frain (foto organizzatori)
Questo influirà anche sul tuo lavoro?

Certamente, cambierà molto, dovrò avere un occhio sempre più attento, tenere contatti stretti con corridori e squadre. La presenza della Magnaldi domenica a Fubine è stata un bel regalo, anche da parte del UAE Team Adq per lei e per tutto il movimento, ma non sarà più così sporadica. Non solo: questo sta spingendo anche gli organizzatori a mettersi in gioco. Avevamo iniziato con un paio di gare, quest’anno erano già 7-8 di richiamo internazionale e so già che ci sono alla porta altri organizzatori che vogliono essere coinvolti.

Da dove nasce tutto quest’interesse?

Facile rispondere: sono le grandi case ciclistiche che stanno spingendo tutto il movimento e gli enti internazionali e le federazioni non possono che andar dietro. Il mercato delle gravel sta vivendo un’enorme espansione e le aziende giustamente, per cavalcarlo, hanno bisogno di vetrine sempre più importanti.

Alla Monsterrando il miglior italiano è stato Matteo Fontana, 6° a 2’38” (foto organizzatori)
Alla Monsterrando il miglior italiano è stato Matteo Fontana, 6° a 2’38” (foto organizzatori)
L’esempio di Bardet che dopo il suo ritiro si è fatto coinvolgere da questo mondo resterà isolato?

Non credo proprio, è lo stesso che avvenne negli anni Novanta per la mtb. Ricordate Vandelli, Noris, Rosola, Vairetti, Gioia tanto per fare qualche nome? Trovarono una coda importante alla loro carriera. Il gravel consente e consentirà a chi per qualsiasi ragione non trova spazio su strada di poter comunque fare attività con tutto quel che ne consegue, anche a livello economico.

Tornando agli europei, sarà un percorso simile a quello affrontato domenica in un’altra parte d’Italia?

In parte, perché si correrà su un circuito di 30 chilometri da ripetere tre volte per le donne e cinque per gli uomini, con un dislivello importante, oltre 2.500 metri. Gli organizzatori non l’hanno ancora ufficializzato, devono verificare e completare alcune parti, ma sappiamo che a differenza della Monsterrando che aveva una prima parte veloce e filante, lì sarà impervio fin da subito, più simile forse a quello del campionato italiano all’Amiata. Io credo che i concorrenti arriveranno alla spicciolata, bisognerà fare in modo di arrivarci preparati.

Longo il Giro è ancora suo! Pensieri e parole attorno a lei

13.07.2025
7 min
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IMOLA – «E’ stata una settimana folle, abbiamo fatto saltare il Giro. La dedica va a mio padre che tanti anni fa mi disse che lo avrei vinto e non sapevo nemmeno cosa volesse dire. Adesso mi ritrovo ad averne conquistati due». Elisa Longo Borghini è serena e sollevata mentre, dopo il cerimoniale delle premiazioni, inizia a raccontare gli ultimi otto giorni suoi e della sua UAE Team ADQ. A Imola si celebra il trionfo di un’atleta che ha trasformato un ambiente intero, dalle compagne allo staff fino ai vertici societari.

Sul traguardo posizionato all’interno dell’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” – il medesimo del mondiale 2020 – Lippert concede il bis come ci aveva anticipato che avrebbe tentato di fare dopo il sigillo di Terre Roveresche di venerdì. La tedesca della Movistar batte una rediviva Van der Breggen che nel finale di tappa aveva allungato in fondo alla Gallisterna, col gruppo delle big ad 8” regolato da Reusser davanti a Longo Borghini. Cinquanta metri dopo la linea Elisa allunga la mano all’avversaria per un autentico «Brava Marlen».

Lippert fa doppietta ad Imola battendo Van der Breggen con cui aveva allungato nel finale
Lippert fa doppietta ad Imola battendo Van der Breggen con cui aveva allungato nel finale

La voce della presidentessa

Dopo l’arrivo c’è un senso di liberazione per tutti. Lippert festeggia la sua seconda vittoria al Giro (terza in totale alla Corsa Rosa) sul lato destro della strada. Dalla parte opposta, al muretto della Formula 1, c’è una bolgia di gente attorno a Longo Borghini. C’è tutto lo stato maggiore del team che non poteva perdersi questa giornata. Melissa Moncada, la presidentessa, è decisamente contenta malgrado cerchi di mantenere un certo aplomb.

«Sono davvero molto felice – risponde – perché questa vittoria significa tanto per noi. E’ fantastico se pensiamo da dove siamo partite. Ed è importante perché abbiamo un profondo legame con l’Italia attraverso Colnago, ad esempio, e tante atlete italiane. Avere Elisa nella nostra squadra è stata una benedizione ed una motivazione per le nostre ragazze. Guardate solo ciò che ha fatto ieri Persico, però è l’intera squadra che ci ha regalato davvero un grande sogno.

«Credo che stiamo creando la storia del ciclismo femminile – aggiunge la numero 1 del UAE Team ADQ – che si sta evolvendo ogni anno di più. Spero che una vittoria come questa possa essere utile e significativa per il movimento perché abbiamo visto sulle strade il doppio dei tifosi, così come è importante aver visto anche tanti giornalisti e fotografi. Quindi spero che questa grande affermazione per il ciclismo femminile diventi una pietra miliare. E che naturalmente possa portare tante grandi vittorie in più alla nostra squadra».

Melissa Moncada è la presidentessa della UAE Team Adq. Con Longo Borghini anche Nicola Rosin di Colnago con la bici rosa
Melissa Moncada è la presidentessa della UAE Team Adq. Con Longo Borghini anche Nicola Rosin di Colnago con la bici rosa

Spazio a casa Mosca-Longo

Jacopo Mosca ha in braccio Pietro, il nipote di Elisa, e ha il suo bel daffare per contenere la sua gioia. Il 31enne della Lidl-Trek era in allenamento in Spagna, ma non sarebbe mai mancato e gli straordinari fatti per essere a Imola non gli pesano assolutamente.

«Rispetto all’anno scorso – espone il suo punto di vista – il Giro è iniziato più in salita perché Elisa si è ritrovata ad inseguire. Però la sentivo e so che è sempre rimasta tranquilla. Hanno gestito tutto alla perfezione, inteso proprio come gruppo di persone. E onestamente sono stato sorpreso di vedere la serenità di Elisa.

«Il numero venuto fuori ieri – va avanti Mosca – è stato da pelle d’oca. Questa è un’azione che si rivedrà per molti anni. Non solo quello di Elisa, ma anche il super lavoro di Persico. Vederla tirare e poi spostarsi stanca morta è stato emozionante per uno che capisce di ciclismo. Ho rivisto l’energia che ha usato Silvia in quella che ci metto io, solo che io lo faccio ad inizio o metà tappa, lei invece nel finale quando conta di più. E’ veramente bello quando lavori così per un tuo compagno che poi riesce a fare risultato».

«Ho letto – conclude Jacopo scherzando – che vi aveva detto che se avesse vinto sarebbe andata al concerto dei Pinguini Tattici Nucleari, però ho controllato le date e ho visto che non ce ne sono più disponibili. Secondo me si va all’anno prossimo, però a me preoccupa un’altra cosa. L’anno scorso per fare spazio al trofeo del Giro abbiamo fatto sparire il forno microonde. Quest’anno che elettrodomestico ci fa saltare? Non so… (ride, ndr)».

Moglie e marito. Jacopo Mosca non è voluto mancare per il bis rosa di Elisa
Moglie e marito. Jacopo Mosca non è voluto mancare per il bis rosa di Elisa

Generatore Longo Borghini

Ci sono vari capannelli di gente. Quelli formati da parenti delle atlete, quelli dei tifosi o degli amici. Da quello della UAE sbuca fuori Erica Magnaldi, una di quelle che alla vigilia del Giro Women era parsa tra le più convinte della vittoria e più dedite alla causa.

«Penso – ci confida la 32enne di Cuneo – che questo sia il più bel momento della mia carriera. Dietro a questa vittoria c’è tutto il lavoro che abbiamo fatto assieme in altura. Durante questo Giro abbiamo speso tantissimo in termini di energie psicofisiche per conquistare la maglia rosa. Siamo state protagoniste dal primo all’ultimo giorno. Rappresenta il giusto premio per ognuna di noi. Elisa è semplicemente una leader che tutti sognerebbero di avere. Lei si merita tutto questo trionfo. Non so se correrò il Tour, ma Elisa certamente darà battaglia e spettacolo anche lassù».

Tra una foto ed un’altra, acchiappiamo anche Eleonora Gasparrini, che sembra sfinita dall’adrenalina post gara e festeggiamenti.

«E’ una grande soddisfazione per noi – dice – ed anch’io devo dire che in queste otto tappe abbiamo dimostrato di essere la squadra più compatta e più forte. Elisa poi ha finalizzato al meglio tutto quanto. Abbiamo inseguito la maglia rosa, ma non ci siamo mai scoraggiate di non poterla prendere. Ci abbiamo creduto ogni giorno, ascoltando anche le nostre sensazioni che erano sempre più buone. Avere Elisa come compagna è tutto più facile. Con lei ti viene naturale dare non il 110 per cento, ma il 200 per cento. E la cosa più bella di tutte è avere la sua riconoscenza. Non è scontata e penso che sia tanta roba».

La vittoria di Longo Borghini è la vittoria di tutte le sue compagne, trasformate dal suo arrivo
La vittoria di Longo Borghini è la vittoria di tutte le sue compagne, trasformate dal suo arrivo

Slongo e le mani salvate

La preparazione al Giro è stato il momento cruciale di questa prima parte di stagione. Tutte con lo stesso obiettivo. A gestire motori e umori delle ragazze c’è sempre Paolo Slongo. Durante il ritiro in altura si è spinto molto in là con le scommesse dopo quelle giornate storte di cui parlava ieri Elisa in conferenza stampa. Il racconto è divertente, che tuttavia fa trasparire una ricerca dei dettagli incredibile.

«Quando si lavora con grandi campioni come è Elisa – dice Slongo – non è sempre facile. Tante volte ci sono dubbi sulla condizione o su tante altre cose. Quando questi atleti esprimono dei valori, poi li vorrebbero avere sempre, ma non è possibile. Abbiamo iniziato una progressione di lavoro cinque settimane prima del Giro per ottenere una condizione da portare anche al Tour, nonostante in Francia non avrà la pressione della classifica. Quindi quando siamo arrivati in ritiro sul Passo San Pellegrino avevamo certi riferimenti da far crescere.

«Al termine di una giornata di allenamento – prosegue – Elisa non era contenta perché avvertiva che le cose non stessero andando dal verso giusto. Ormai la conosco bene, vedo i suoi stati d’animo e ho lasciato passare del tempo. Ho parlato con lei tranquillizzandola e dicendole che le cose sarebbero andate dalla parte giusta. Non ci credeva e così le ho scommesso che mi sarei tagliato una mano se non fosse stato vero. Ecco, ora posso dire che la tappa di Pianezze ho iniziato a pensare che forse sarei arrivato ad Imola con entrambe le mani (dice ridendo, ndr).

Reusser e Gigante hanno chiuso rispettivamente a 18″ e 1’11”. Longo Borghini ha conquistato 15 top 10 di tappa negli ultimi due Giri Women
Reusser e Gigante hanno chiuso rispettivamente a 18″ e 1’11”. Longo Borghini ha conquistato 15 top 10 di tappa negli ultimi due Giri Women

Niente classifica al Tour

Assieme a Longo Borghini avevamo detto tutto o quasi in vetta a Monte Nerone. Oggi ha completato un’opera che resterà negli annali del ciclismo e che dovrebbe essere insegnata nelle scuole. Rende onore a Reusser riconoscendole di aver reso questo Giro Women spettacolare, poi chiude con un cenno sui suoi prossimi programmi.

«Ve lo dico subito – anticipa Elisa – che non vado al Tour Femmes per la generale. Che sia chiaro, non rompetemi le scatole fra poco (dice ridendo assieme alla mixed zone, ndr). Prima la Francia poi penseremo al mondiale e alle altre corse, c’è tempo».

Ce ne torniamo in sala stampa elettrizzati dalla scossa che sa trasmettere Longo Borghini. Quella con cui ha stravolto e rivinto il Giro Women.

“Longo” e il Giro da difendere: consapevolezza e pochi proclami

05.07.2025
6 min
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BERGAMO – Il clima esterno va in contrapposizione a quello della UAE Team ADQ alla vigilia del Giro d’Italia Women. Fuori dal Radisson Blu di Chorus Life si boccheggia per l’afa, dentro alla sala meeting, dove la formazione emiratina ha organizzato la propria conferenza stampa, si avverte il fresco non solo della climatizzazione, ma dello spirito di squadra.

L’occasione è quella dell’annuncio del rinnovo della sponsorizzazione fino al 2029 ed anche quella per tastare il polso delle atlete. Al tavolo si alternano dirigenti prima e ragazze dopo. Yana Seel, Head of Business e Communications della squadra, introduce la presidentessa Melissa Moncada e Anas Jawdat Albarguthi, il direttore operativo del gruppo ADQ. I due vertici societari sono chiaramente felici della crescita del team e una parte di questa crescita passerà per forza dalla Corsa Rosa femminile. Di pressioni non ce ne sono, il prolungamento di questi giorni ne è la testimonianza, però è normale che si voglia fare centro al Giro con la detentrice.

Yana Seel (Head of Business e Communication), la presidente Melissa Moncada e Anas Jawdat Albarguthi (direttore operativo di ADQ)
Yana Seel (Head of Business e Communication), la presidente Melissa Moncada e Anas Jawdat Albarguthi (direttore operativo di ADQ)

Piedi per terra

E’ il turno delle atlete per focalizzarci sul Giro Women. Mancano Gasparrini e Chapman ed assieme a Longo Borghini si siedono Silvia Persico, Erica Magnaldi, Greta Marturano e Alena Amialiusik. Sono tutte serene e piacevolmente sorprese della numerosa presenza alla conferenza. Normale che Longo Borghini sia la più richiesta prima e dopo, soprattutto perché si ripresenta al via con la riconfermatissima maglia tricolore.

«Dopo il campionato italiano – racconta Elisa – che è stato anche un successo di squadra, ho solo pensato di venire al Giro per fare una buona prestazione. Non sono una persona che fa grandi proclami. Posso solo dire che sono in un’ottima condizione di forma e che cercherò di fare il mio meglio, poi vedremo come finirà ad Imola».

«L’avvicinamento – prosegue – è stato molto simile a quello del 2024, ma la vera differenza è che l’anno scorso avevo corso il Giro di Svizzera prima dell’italiano, mentre quest’anno ho preferito restare in altura fino a poco prima della crono tricolore per preparare meglio il Giro».

Longo Borghini è il faro della UAE, ma sa che le sue compagne sono preziose per ogni risultato (foto @facepeeters)
Longo Borghini è il faro della UAE, ma sa che le sue compagne sono preziose per ogni risultato (foto @facepeeters)

Probabilità ed imprevisti

Una corsa a tappe può essere come il percorso di un “monopoli”. Per vincere bisogna sapere affrontare tutte le situazioni ed una risorsa straordinaria di Longo Borghini è proprio quella di avere sempre la risposta in corsa o anche quando si prova ad uscire dagli schemi classici di qualche domanda.

«Sulle percentuali – dice Elisa – di essere in rosa già dal primo giorno o l’ultimo non saprei cosa dirvi. E’ vero che un anno fa ho portato la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa, però è qualcosa di quasi impossibile. Ripeto, a me piace stare con i piedi per terra ed essere realista. Sarà molto difficile vincere la cronometro perché c’è un altissimo livello. Come squadra cercheremo di fare il nostro meglio per difenderci e per attaccare».

Per sua stessa ammissione, in passato Elisa aveva sempre dovuto fare i conti con la “giornata no” che le aveva precluso la conquista del Giro. Il trionfo dell’anno scorso le ha dato una consapevolezza in più, qualora ce ne fosse stato bisogno per un’atleta del suo livello.

«E’ vero – risponde chiudendo con un pizzico di ironia – normalmente negli anni scorsi ho sempre avuto un giorno di crisi. Quest’anno abbiamo cercato di fare un adattamento al caldo facendo saune e quant’altro. Poi cosa posso dirvi? Che chiaramente non arrivi il giorno di crisi».

Rispetto al 2024 quando aveva corso lo Svizzera prima degli italiani, quest’anno Longo Borghini ha preferito restare in altura (foto @facepeeters)
Rispetto al 2024 quando aveva corso lo Svizzera prima degli italiani, quest’anno Longo Borghini ha preferito restare in altura (foto @facepeeters)

Punti chiave

Il disegno del Giro Women 2025 ricalca a grandi linee quello della edizione precedente. Forse con una punta di difficoltà maggiore. Longo Borghini sa quali possono essere i punti chiave.

«La tappa – analizza Elisa – che tutti si aspettano possa essere decisiva sarà quella di Monte Nerone, che è anche quella più scontata. La salita l’abbiamo vista su VeloViewer e sembra molto impegnativa. E’ esposta molto al sole e anche al vento. E sappiamo che quando si va in salita non è piacevole correre in queste condizioni. Penso che per me sarà una salita da gestire bene.

«Credo però che già l’arrivo a Pianezze alla quarta tappa – prosegue – possa dare un accenno di quello che potrebbe essere la classifica generale. Attenzione anche alla sesta tappa, quella che passa per San Marino, che per quanto mi riguarda non è da sottovalutare. Poi bisogna tenere conto anche della cronometro iniziale. Una prova contro il tempo in un giro a tappe di 8 giorni incide tanto. Ha fatto la differenza in passato. L’anno scorso a me ha dato un vantaggio che è risultato impossibile da colmare per le avversarie. Secondo me può delineare o indirizzare in qualche modo la classifica generale anche quest’anno».

Avversarie. Reusser è il primo nome fatto da Longo Borghini, che tuttavia terrà d’occhio anche altre atlete
Avversarie. Reusser è il primo nome fatto da Longo Borghini, che tuttavia terrà d’occhio anche altre atlete

Ricordi e rivali

Fra poco Longo Borghini e compagne saliranno sul palco del Giro Women per la team presentation e domani a quest’ora avrà già un’indicazione di che cosa l’aspetterà tra gara e rivali.

«Dell’anno scorso – riavvolge il nastro per un attimo – ricordo bene gli ultimi cento metri dell’arrivo a L’Aquila. E’ stata una grande emozione ed anche un grande thriller. L’ho sempre detto che a me piacciono le cose che diventano un po’ elettrizzanti».

La concorrenza quest’anno sarà ancora più alta ed Elisa non si scompone, anzi tutt’altro. «Tra le rivali dico Reusser, ma non è l’unica. Personalmente sono molto contenta che ci sia un’avversaria in più come Van der Breggen e di quel calibro. Labous e Muzic partono entrambe alla pari, però credo che chi andrà più forte diventerà la capitana. Sicuramente le controlleremo entrambe perché non si può fare partire né una né l’altra. Noi siamo pronte.

E scommesse pazze per la vittoria ne sono state fatte? «Non sono a livello di mio marito Jacopo – conclude Elisa ridendo – che si è rasato a zero per la rosa di Pedersen! Non ci abbiamo pensato, ma se dovessimo vincere, prendiamo i biglietti per andare a vedere tutte assieme il primo concerto disponibile dei Pinguini Tattici Nucleari».

Persico, Magnaldi, Marturano e Amialiusik sono motivate ad aiutare Longo Borghini a rivincere il Giro Women
Persico, Magnaldi, Marturano e Amialiusik sono motivate ad aiutare Longo Borghini a rivincere il Giro Women

Tutte per una, una per tutte

Elisa Longo Borghini è il faro della squadra, ma lei sa perfettamente che non si vince senza la squadra. Lei lo ha sempre riconosciuto in ogni formazione in cui è stata e le sue compagne di club gliene rendevano merito. La compattezza di un gruppo si forma da queste fondamenta, non si scappa.

«Sicuramente avere Elisa con noi – dice Magnaldici ha dato una spinta in più. C’è tanto affiatamento in squadra, grazie ad un’ottima preparazione tutte assieme. Siamo tutte molto motivate per fare un gran lavoro per Elisa e di portare a casa un successo di squadra. Questo, ne sono certa, ci spingerà ad andare oltre i nostri limiti».

Persico e Amialiusik, rispettivamente bergamasca di nascita e di adozione, sono ulteriormente emozionate di partire da casa. Per Silvia, che ha un paio di tappe adatte a lei, gli obiettivi personali eventualmente si prefiggeranno giorno dopo giorno. Mentre Marturano individua in Movistar e SD-Worx Protime le formazioni più agguerrite sapendo di essere in una squadra ben attrezzata per rispondere a tutte.

La “prima” della Magnaldi. Col permesso della “Longo”

27.04.2025
5 min
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L’ha atteso a lungo, quel momento, quando ha potuto alzare le braccia come liberandosi da un fardello. Erica Magnaldi aveva già iniziato tardi la sua carriera ciclistica, provenendo dal mondo amatoriale, aveva fatto la trafila, era approdata nel WorldTour alla UAE nel 2022. Ci era andata tante volte vicina, ma solo a Chambery ha finalmente assaporato il gusto della vittoria, sette anni dopo la tappa del Tour de l’Ardeche, quando tutto stava praticamente iniziando.

La fuga vincente a Chambery, dov’era stata seconda nel ’23 e terza nel ’24 (foto Vaucolour)
La fuga vincente a Chambery, dov’era stata seconda nel ’23 e terza nel ’24 (foto Vaucolour)

Non è un caso se la vittoria è arrivata proprio a Chambery, tanto è vero che la cuneese aveva segnato in rosso la data della classica transalpina: «E’ una prova che mi si attaglia perfettamente, tanto è vero che nelle altre due volte che ho partecipato sono sempre andata sul podio, diciamo anzi che con questa vittoria ho completato la collezione… Era un obiettivo, uno dei tanti posti in questa stagione, contenta che sia stato centrato».

Come ti sei avvicinata, anche dal punto di vista psicologico visto che ritenevi la gara un passaggio nodale nella tua stagione?

Ero molto fiduciosa perché avevo visto nelle prove precedenti che le gambe giravano bene, che la condizione c’era. Ho vissuto una buona preparazione invernale che comincia a dare i suoi frutti. Alla vigilia il team aveva posto me come leader della squadra insieme a Greta Marturano e la corsa si è messa bene. Abbiamo controllato la gara nella prima parte e quando si è fatta più dura la naturale selezione ha portato a rimanere davanti in 5, tra cui sia io che Greta. Era la situazione tattica ideale e devo dirle grazie perché è stata fondamentale nella gestione della corsa fino al mio attacco, che mi ha permesso di arrivare da sola.

Il podio della classica francese con la cuneese fra Mitterwallner e Curinier (foto Vaucolour)
Il podio della classica francese con la cuneese fra Mitterwallner e Curinier (foto Vaucolour)
Prima dell’inizio della stagione si parlava molto del tuo ruolo in squadra come principale aiutante di Elisa Longo Borghini e da quel che si è visto, il ruolo ti ha calzato a pennello…

Lavorare per Elisa è un onore, ma devo dire che è lei stessa che ci tiene che tutte le compagne abbiano il loro spazio ed è la prima a dire che non sono solo il suo luogotenente. Questo vale per tutte, bisogna essere pronte a lavorare per lei che è il nostro capitano e una delle più forti al mondo, ma anche saper prendersi la propria responsabilità quando lei non c’è. E’ chiaro che la gara di Chambery aveva un livello più basso rispetto alle prove WorldTour, ma sono stata contenta di provarci e ancor più di riuscirci. Ho ripagato la fiducia.

Ora si prospetta per te la lunga trasferta in Spagna a cominciare dalla Vuelta. Con che ruolo andrai?

Dipende molto dalle scelte della squadra e dall’eventuale presenza di Elisa, che inizialmente non aveva in programma la Vuelta anche perché è attesa da Giro e Tour, ma potrebbe essere chiamata a farla perché abbiamo alcune compagne infortunate. Nel caso ci sia dipenderà da che cosa vorrà fare, ma per quanto mi riguarda, anche se mancasse Elisa non penso che punterò alla classifica, preferirei avere più libertà di movimento e poter correre in maniera aggressiva, cercando una vittoria di tappa. Magari cercare una fuga com’è avvenuto al Giro dello scorso anno.

La collaborazione con la Longo Borghini (qui dopo la Freccia Vallone) è solidissima e fondamentale per entrambe
La collaborazione con la Longo Borghini (qui dopo la Freccia Vallone) è solidissima e fondamentale per entrambe
Poi avrai l’Itzulia e la Vuelta a Burgos, più brevi…

Mi piacciono molto. La gara basca l’affronto con curiosità non avendola mai corsa prima ma sapendo che è molto dura, proprio come piace a me. Alla Vuelta a Burgos spero di ripetere le prestazioni di due anni fa, quando finii seconda nella tappa finale di Lagunas de Neila, traguardo che tra l’altro sarà quest’anno alla Vuelta Espana. Vedremo con quale condizione ci arriverò dopo la dura campagna delle Ardenne. I ruoli verranno stabiliti di volta in volta.

Magnaldi è ora attesa dal maggio iberico, a cominciare dalla Vuelta con un ruolo da scoprire via via
Magnaldi è ora attesa dal maggio iberico, a cominciare dalla Vuelta con un ruolo da scoprire via via
Gli appuntamenti con la nazionale sono ancora lontani nel tempo, ma è chiaro che non capita spesso che sia europei che mondiali propongano percorsi durissimi, tipici per scalatori. Senti il richiamo?

Mi piacerebbe essere in azzurro, questo è chiaro, per dare una mano a Elisa che sarebbe la capitana e una delle candidate alla vittoria considerando i tracciati. Il nostro feeling che si va costruendo in squadra sarebbe utilissimo. Ma parliamo di eventi ancora lontani, con il cittì non ho avuto modo di parlarne anche perché è ancora presto. Vedremo in che forma sarò per quel periodo, che cosa avverrà in estate. Per ora lascio tutto nel cassetto, insieme agli altri sogni…

Uno da tirarne fuori?

Mah, mi piacerebbe riassaporare quella gioia provata a Chambery, si dice sempre che quando riesci a sbloccarti, poi diventa tutto più facile. Vediamo intanto di far capitare l’occasione, ovunque sia…

Il Turchino e altri 40 chilometri: la ricetta di Magnaldi per Sanremo

28.03.2025
4 min
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In attesa che la Gand-Wevelgem di domenica riaccenda i riflettori sulle grandi classiche del WorldTour, avendo appena visto Lorena Wiebes dominare anche a De Panne, torniamo sulla Milano-Sanremo con Erica Magnaldi.

C’era grande confusione attorno alla prima edizione della Classicissima di Primavera al femminile. Il percorso era illeggibile e questo ha portato alle scelte più disparate. Alcune squadre hanno lasciato a casa le velociste e altre, al contrario, hanno puntato su atlete di grande potenza, certe che Cipressa e Poggio non avrebbero fatto la differenza. Non avendo una velocista del livello di Wiebes e Balsamo, il UAE Team Adq ha scelto di puntare tutto su Elisa Longo Borghini e le ha costruito attorno una squadra per fare la selezione in salita. Erica Magnaldi doveva essere l’ago della bilancia sulla Cipressa.

«Solo che alla Cipressa – sottolinea da Sierra Nevada, dove sta preparando il resto della primavera – si arrivava soltanto dopo circa 120 chilometri quasi completamente pianeggianti, quindi non era la stessa cosa che vivono gli uomini, che la iniziano quando ne hanno già 250-260. Il gruppo era in buona parte ancora fresco, eravamo tante, per cui una ragazza da sola non bastava per fare la selezione».

Erica Magnaldi, cuneese di 32 anni, è laureata in medicina ed è pro’ dal 2018
Erica Magnaldi, cuneese di 32 anni, è laureata in medicina ed è pro’ dal 2018
Però ci hai provato…

Sì e sicuramente abbiamo un po’ ridotto il gruppo. Però le velociste più forti erano difficili da staccare su quelle pendenze e delle salite non lunghe, in una gara così breve. Per noi donne 156 chilometri non sono una distanza proibitiva. Quello che abbiamo appurato a posteriori, analizzando la corsa, è che se davvero si vuole fare corsa dura sulla Cipressa bisogna impegnare metà della squadra, altrimenti diventa una gara per velociste.

Ricordi quale sia stato lo svolgimento della tua Cipressa?

Sì, è stato abbastanza semplice. L’ho presa a tutta da sotto e ho continuato a tutta finché ce l’ho fatta. Mi hanno detto che a ruota, soprattutto finché c’è stato un gruppo di una trentina di persone, si stava bene. Si risparmiavano tanti watt rispetto al prendere il vento davanti. Però è stato comunque un bel momento. Siamo state protagoniste come squadra, perché siamo state forse le uniche a cercare la selezione. In più è stato emozionante essere in testa, alla prima edizione della Sanremo, su quella salita che avevo visto tante volte in televisione con gli uomini e sentire tanta gente che mi incitava. Sicuramente è un momento che ricorderò.

Pensi che le vostre corse dovrebbero essere allungate?

Dipende, non ha senso generalizzare. Ci sono gare che mantengono la loro peculiarità e la loro difficoltà anche se non sono lunghissime. Dalla Sanremo sinceramente mi aspettavo che, così come per gli uomini è la gara più lunga del calendario, lo fosse anche per noi. Una gara sui 200 chilometri, che per noi sarebbe la più lunga e aggiungerebbe qualcosa che forse è mancato in questa edizione. Per carità è stata molto avvincente, l’ho riguardata e il finale è stato molto bello da vedere, spettacolare anche così. Però, visto che il percorso non è dei più selettivi o dei più particolari, forse la lunghezza sarebbe una caratteristica che avrei aggiunto.

Il forcing di Magnaldi non ha eliminato le velociste più forti: Longo Borghini si volta, Kopecky l’ha già messa nel mirino
Il forcing di Magnaldi non ha eliminato le velociste più forti: Longo Borghini si volta, Kopecky l’ha già messa nel mirino
I 200 chilometri non fanno paura?

In realtà più di una volta al Tour abbiamo fatto tappe di 160-170 chilometri, quindi ci stiamo già avvicinando a delle lunghezze notevoli. Per cui visto che il nostro livello aumenta di anno in anno, forse è giusto intervenire anche sulle distanze. Le ragazze che si allenano come delle professioniste fortunatamente sono sempre di più, per cui in certe corse come la Sanremo allungherei il percorso, anche perché altrimenti diventa veramente difficile fare la selezione.

Fra le nostre ipotesi ci sarebbe la partenza da Novi Ligure, che permetterebbe di fare anche il Turchino…

Esatto, più o meno quello che mi aspettavo. Avere anche noi il Turchino sarebbe stato diverso, perché avrebbe dato l’occasione a qualche fuga di prendere il largo, cosa che è un po’ mancata in questa edizione. Una delle caratteristiche della Sanremo maschile, che per noi non c’è stata, è la possibilità che parta una fuga da lontano, impossibile su un percorso veloce e corto come il nostro. Da noi la fuga che prende vantaggio non viene ripresa di certo come per i professionisti e questo avrebbe aggiunto un po’ di spettacolo e di incognita.

Sei a Sierra Nevada preparando i prossimi obiettivi?

Esatto. Il 20 aprile, lo stesso giorno dell’Amstel, farò una gara in Francia, a Chambéry. Poi rientro nel WorldTour con la Freccia Vallone e da lì il focus principale sarà sulla Vuelta Espana, che inizia dieci giorni dopo e dove vorrei arrivare tirata a lucido.

Magnaldi gregaria di lusso per la Longo: «Sono pronta»

01.12.2024
4 min
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Il ciclismo è un gioco di squadra ed Erica Magnaldi lo sa bene. Dopo una carriera in cui spesso ha avuto la responsabilità del ruolo da leader, nel 2024 si prepara a una nuova sfida: supportare Elisa Longo Borghini, atleta tra le migliori al mondo. L’arrivo della campionessa italiana nella UAE Adq porta con sé aria di rinnovamento e grandi aspettative.

Magnaldi accoglie con entusiasmo questo nuovo ruolo di gregaria di lusso, pronta a lavorare per il successo della squadra e a sfruttare le opportunità che questa dinamica le offrirà per correre in maniera più aggressiva e libera.

Magnaldi (classe 1992) è una scalatrice pura. Nelle corse ondulate si è messa a disposizione delle compagne
Magnaldi (classe 1992) è una scalatrice pura. nelle corse ondulate si è messa a disposizione delle compagne
Che aria tira innanzi tutto, Erica?

Sicuramente tira aria nuova. Ci sono stati dei grandi cambiamenti, non soltanto per l’arrivo di Elisa, ma anche per l’inserimento di altre atlete di valore (arrivano tra le altre anche Brodie Chapman e Sofie Van Rooijen, ndr). Penso che il prossimo anno saremo una squadra molto più forte e si sente già fame, voglia di fare qualcosa di più rispetto agli anni scorsi. Abbiamo fatto un primo camp conoscitivo a ottobre e già in quei pochi giorni si è respirato un grande affiatamento, sia tra le ragazze nuove che con lo staff, che è stato rinnovato in parte anch’esso.

Voi avete i maschietti come metro di paragone… che piano non vanno!

Esatto! La nostra dirigenza non ci nasconde che l’aspirazione è quella di seguire le orme degli uomini della UAE Emirates. Anche senza Pogacar, il prossimo anno penso potremo fare bene e avvicinarci alle aspettative.

Cosa cambierà per te? Detta proprio fuori dai denti sarai chiamata a tirare…

Sono più che consapevole della forza di Elisa e del titolo di leader assoluta che si è guadagnata negli anni. Sono felice di affrontare un cambiamento nel mio ruolo. È anche uno stimolo. Significherà essere lì davanti, essere nel vivo della corsa, avere delle responsabilità…

Sin qui Elisa ed Erica hanno corso insieme solo in nazionale
Sin qui Elisa ed Erica hanno corso insieme solo in nazionale
Che poi è lo specchio del livello del ciclismo femminile che cresce. Un po’ come tra gli uomini. “Di là”, restando in casa UAE, c’è Almeida che tira che Pogacar, qui una scalatrice importante come te…

Esatto. Ma infatti anche per questo sono contenta e fiduciosa. Vero che l’anno scorso ero spesso leader, ma questo comportava una certa pressione e limitava la mia libertà di correre in maniera aggressiva. Il prossimo anno, lavorare per Elisa significherà supportarla nei momenti chiave, ma al tempo stesso mi permetterà di rischiare di più, cercare fughe e giocarmi altre carte, sapendo di avere una leader solida alle spalle.

Piccolo passo indietro: cosa t’è piaciuto della tua stagione e cosa un po’ meno?

Quello che mi è piaciuto di più è stata il mio approccio al Giro Women, dove non ero leader e ho potuto rischiare di più, entrando in fughe buone e ottenendo il mio primo podio. Ho scoperto un’Erica diversa, capace di correre in maniera più aggressiva, e vorrei portare questa mentalità nel 2024. Mi è piaciuto molto anche il Tour Femmes, soprattutto per il livello altissimo della competizione e l’emozione di correre sui grandi passi alpini. Se ripenso all’Alpe d’Huez ancora ho i brividi!

Erica (a destra) crede molto nella squadra e una leader forte come Longo Borghini non potrà che cementare questo spirito
Erica (a destra) crede molto nella squadra e una leader forte come Longo Borghini non potrà che cementare questo spirito
E cosa ti è piaciuto meno?

La prima parte della stagione, invece, è stata sottotono. Ho sofferto mentalmente le aspettative e ho commesso errori, ad esempio nella nutrizione, che ho pagato nelle gare a tappe come la Vuelta.

Mi fai un esempio di errore nella nutrizione?

Semplicemente, durante una tappa stressante come quella dei ventagli, che non sono di certo il mio terreno, sono rimasta concentrata nello stare davanti e ho dimenticato di bere e mangiare a sufficienza. E in quei frangenti una come me spende moltissimo. Questo, nell’economia di una corsa a tappe, lo paghi.

Vi siete già scritte, tu ed Elisa?

Sì, Elisa la conoscevo già, ci siamo incontrate tante volte. Ho sempre desiderato lavorare per una leader come lei, perché la stimo molto, sia come atleta che come persona. Per cui, anche se non ce ne fosse bisogno, lo farò con entusiasmo. Siamo all’inizio, ma sono sicura che ci prenderemo confidenza presto. Sarà importante conoscerci meglio anche su strada, con lei ci siamo sfidate molte volte, ma dal prossimo anno sarà tutto diverso. Quest’anno più che mai ho capito quanto è bello contribuire alla vittoria di squadra. Gioire tutte insieme… anche se non hai vinto tu.